Visite scolastiche alla NATO: propaganda o educazione?
Il fenomeno della militarizzazione delle scuole sta assumendo dimensioni così
ampie da rendere sempre più difficoltosa la sua “mappatura”. Apprendiamo in
questi giorni di attività svolte nei mesi di febbraio/marzo presso la base
N.A.T.O di Lago Patria – Giugliano in Campania, che ha coinvolto le studentesse
e gli studenti delle scuole superiori di primo grado dei plessi “Don Salvatore
Vitale” Giugliano (Napoli) E “M. Beneventano” di Ottaviano (Napoli) e
studentesse e studenti delle scuole superiori di secondo grado delle scuole Don
Lorenzo Milani, (Gragnano) e Antonio Serra (Napoli).
Troviamo su internet anche una circolare del liceo Matilde Serao, con in oggetto
la stessa visita guidata (con pagamento a carico delle famiglie del bus) fatta
rientrare nelle ore di didattica orientativa e di educazione civica, qui).
Apprezziamo che non sia stata definita dalla D.S. visita di istruzione, ma
visita guidata, cosa che auspichiamo dovuta alla consapevolezza che tale uscita
non abbia proprio nulla di istruttivo. Mentre nutriamo forti dubbi che una tale
uscita possa rientrare nell’educazione civica, non ne abbiamo alcuno sul suo
carattere orientativo, essendo tale uscita finalizzata ad orientare i ragazzi
verso nuove “culture” (della difesa, della sicurezza, militare) anche con il
fine di un possibile loro arruolamento nelle forze armate.
Per quanto riguarda le scuole medie, organizzata in occasione del 70° della
N.A.T.O ai ragazzi e alle ragazze è stato ricordato come questa alleanza sia
nata per “contrastare quel blocco di Stati che si riunirà qualche anno dopo nel
Patto di Varsavia” mostrando già da questo breve incipit dell’articolo
pubblicato sul sito della scuola il carattere propagandistico dell’iniziativa.
Se storicamente si dovesse rispettare l’ordine cronologico degli eventi si
sarebbe dovuto spiegare ai ragazzi esattamente l’inverso come il patto di
Varsavia sia nato, 6 anni dopo la N.A.T.O, con il fine di contrastare l’alleanza
militare North Atlantic Treaty Organization.
In ogni modo, caduto nel 1991 il Patto di Varsavia, perché la N.A.T.O ha
continuato ad esistere? Quale ratio dietro la scelta del suo non scioglimento?
Sono state elencate ai ragazzi le innumerevoli guerre che dal 1991 in poi hanno
coinvolto o sono state causate dalla N.A.T.O? E’ stato spiegata la richiesta (a
febbraio Marzo non ancora certa, non se ne conosceva con certezza la percentuale
del 5%, ma si discuteva sull’alzamento del PIL che il vertice N.A.T.O avrebbe
richiesto) dell’aumento delle spese per gli armamenti e dei relativi tagli che
queste avrebbero comportato? Tagli a istruzione, ricerca, sanità, welfare.
Nulla di tutto questo è stato detto alle ragazze e ai ragazzi già vittime della
implicita manipolazione che una gita scolastica sottende: in quanto scolastica
essa ha fare con la scuola, con la formazione, con l’educazione al pari di una
vista ad un museo, ad una città d’arte o ad un convegno disciplinare per fare
alcuni esempi.
Leggendo tutti i report delle giornate, si scopre come gli incontri siano
serviti a promuovere un’immagine della N.A.T.O dual use, con due “rami”: quello
militare e quello civile e come tutto l’incontro abbia nei fatti promosso
l’importante ruolo della N.A.T.O sul piano civile: giornalismo, salute e
ambiente, trasporti, ingegneria civile, con particolare attenzione alla Cyber
Security.
Il fine degli incontri era proprio quello di riuscire a “mutare” negli studenti
l’immagine della NATO che non può continuare a essere percepita come composta di
soli “mezzi corazzati” e quindi solo nella sua veste militare, ma va promossa
con la costruzione di un aspetto “buono”, il suo essere formata da civili (si
fatica a lanciare il ruolo del militare senza armi né guerre evidentemente!)
istruiti e preparati pronti a intervenire sul piano civile. La solita operazione
di brand washing più volta denunciata dall’Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle università adottata dalle forze armate e
dalle forze dell’ordine.
Ovviamente come confermano anche le studentesse e gli studenti degli istituti
superiori di secondo grado i temi affrontati sono quelli che, fino alla visita
alla struttura di Lago Patria, credevano “di competenza dei libri di testo o dei
telegiornali: tutela della pace, difesa dei Paesi membri, sostegno nelle
attività umanitarie, cyber security, conflitto russo ucraino.
La parola pace fa riflettere se usata da un’alleanza sulle cui guerre illegali
esiste una consistente bibliografia (fra tutti vd. Daniel Ganser) e i cui
membri, rivolgendosi ai ragazzi e alle ragazze, ammettono il solito ossimoro
guerrafondaio: Per mantenere la pace, interveniamo in qualsiasi modo possibile,
fino al più drastico, cioè con le armi.
Dubitiamo che sia stato ricordato alle scuole, come si legge on line, che nel
2015, la base NATO di Lago Patria è stata il centro di coordinamento della più
grande esercitazione militare dopo la caduta del Muro di Berlino, chiamata
“Trident Juncture“, con la partecipazione di 36.000 militari.
Tendiamo più a pensare che tale visite guidate abbiano anche un altro fine
orientativo per le/i giovani e l’intera società civile: l’accettazione
incondizionata di questa presenza sul proprio territorio in vista di possibili
future esercitazioni che acquistano, con questo manipolativo avvicinamento, il
carattere di necessità al fine del mantenimento della pace.
Ovviamente come sempre non poteva mancare anche qui l’inclusione di genere:
Particolare interesse è stato mostrato dalle studentesse sul ruolo delle donne
all’interno dell’Alleanza, sia come civili che come militari. Per essere più
accattivante la N.A.T.O strumentalizza anche il tema dell’inclusione di genere e
della parità.
Si legge sul report dell’istituto San Vitale: Tali visite sono molto importanti
perché i ragazzi hanno potuto capire che per mantenere alta la sicurezza,
mantenere ed attuare cambiamenti radicali di pace nel Mondo ci sono delle
persone che lavorano in silenzio tutti giorni in strutture internazionali.
La conclusione è agghiacciante. Un’alleanza militare che assicura la sicurezza e
cambiamenti radicali di pace è la cosa più lontana da quanto i libri di storia
ci insegnano e la nostra contemporaneità ci mostra. Quale docente realmente
impegnato sull’educazione alla pace potrebbe fare sua questa conclusione?
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università