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[Ponte Radio] Polli e frontiere
Facciamo una chiacchera con la ricercatrice Ginevra Sanvitale sul concetto di Pollocene, sulla storia dell'allevamento dei polli e sullo sfruttamento di persone e animali nell'industria della carne. Nella seconda parte intervista al collettivo Rotta Balcanica sulla situazione nel confine fra Turchia e Bulgaria fra Frontex, carcere e espulsioni. Ci accompagna la musica di: * Knucks - Los pollos Hermanos * Faith Petric - Little red hen * Bilal Assarguini - Visa Schengen * Baby Gang - Liberi Link al Anagrafe Nazionale Zootecnica - Statistiche Melting pot Il film La Jaula de oro Condotto da Radio Spore.
[2025-11-08] Pigneto Mediterraneo - Festival di Cibo, Culture e Comunità @ Quadrato Ex-Snia
PIGNETO MEDITERRANEO - FESTIVAL DI CIBO, CULTURE E COMUNITÀ Quadrato Ex-Snia - Via Prenestina, 175, 00176 Roma RM (sabato, 8 novembre 10:00) In occasione del suo primo compleanno, Rotta Genuina vi invita a una giornata di festa e cultura, fatta di relazioni costruite, pratiche solidali e incontri autentici nel cuore del quartiere. Con Pigneto Mediterraneo vogliamo celebrare il percorso fatto e guardare al futuro, valorizzando l’identità culturale, sociale e gastronomica del nostro territorio e della rete che lo anima. Dalla mattina alla sera, il Parco delle Energie si trasformerà in un laboratorio urbano aperto al dialogo tra tradizioni e culture contemporanee: tra passeggiate, musica, arte, letture e buon cibo genuino preparato insieme ai nostri produttori locali. Un’occasione per vivere il quartiere in modo partecipato, accogliente e solidale. Ecco Il programma: Dalle ore 10:30 alle 18 sarà presente un’autoemoteca dell’AVIS per la donazione del sangue: un’opportunità concreta di solidarietà per il quartiere. H10:30 – Visita guidata gratuita per il quartiere Pigneto Saremo accompagnati da Gianluca Farris, storico dell’arte e guida turistica, in una passeggiata turistica e non solo, alla scoperta del Pigneto. Un percorso tra le sue origini, le persone che lo vivono, i luoghi di incontro, della storia partigiana e del cinema. Per partecipare, compila il seguente form: https://forms.gle/F8tHvZ6gypiCk3JL9 H12:00 – Pranzo genuino Le volontarie e i volontari di Rotta Genuina APS prepareranno un pranzo aperto a tutte e tutti, realizzato con i prodotti etici e genuini del Gruppo di Acquisto Solidale dell’associazione. Il menù prevede anche opzioni vegetariane e vegane, per un momento di convivialità inclusivo e sostenibile H12:00 – “Ritmonelli” Band La band “Ritmonelli” è composta da 8/9 bambine e bambini di circa nove anni, frutto del laboratorio d’insieme polistrumentale. Suoneranno cover di brani pop, portando tutta la loro energia e creatività. L’attività è a cura di Battiti!, una scuola di musica dove è possibile suonare strumenti diversi e raggiungere i propri obiettivi attraverso un percorso personalizzato. Il metodo Battiti! favorisce lo sviluppo del pensiero musicale tramite esperienze concrete, socializzanti e di scambio, che si traducono in capacità di ascolto e relazione. La scuola ha una lunga esperienza nella formazione e nell’inclusione: lavora con soggetti psichiatrici (progetto Letizia Drums), ragazzi seguiti dall’USSM, ragazze madri straniere con figli socialmente a rischio, progetti contro il bullismo e di assistenza per le devianze minorili. Segue inoltre ragazzi con autismo, non vedenti, con ritardo cognitivo, disturbi dell’attenzione e dell’apprendimento. H12:30 – Drum Circle con Mauro D’Alessandro Un Drum Circle facilitato è un coinvolgente cerchio ritmico in cui le persone si incontrano per suonare tamburi e percussioni di vario tipo, liberando la propria energia vitale. Attraverso il sostegno di un facilitatore, si allentano tensioni e stress, riscoprendo la propria creatività e la sintonia con il gruppo. Nel Drum Circle non esistono errori e non serve alcuna competenza musicale: ognuno è libero di esprimere la musica che ha dentro. L’attività non è una performance ma un’esperienza di connessione e armonia collettiva. Saranno messi a disposizione tamburi e percussioni extra, ma se vuoi puoi portare il tuo strumento: un tamburo, una campana, uno shaker o delle maracas. A cura di Battiti!, scuola di musica impegnata da anni in progetti educativi e sociali per l’inclusione e la crescita personale attraverso la musica H15:00 – Presentazione del libro Roma. Il Pigneto Incontro con Carmelo Severino, autore del libro Roma. Il Pigneto, edito da Gangemi Editore. Un dialogo aperto sul quartiere come luogo di identità, trasformazioni e immaginari urbani, tra storia, architettura e vita quotidiana H19 – Aperitivo genuino Scatta l’aperitivo con camparini e vino bono… e se magna pure! H20 – Sfilata a cura di Darbazar Emporio Sociale (l'armadio collettivo di LabPuzzle - Bene Comune). Con Frad, Nuvola e Boom Bambinas Una passerella aperta a tuttə, dove la bellezza è condivisione, riuso e libertà di scelta. E dopo la sfilata... si balla con DJ PIMPA da Bologna ! Restate sintonizzati: nei prossimi giorni pubblicheremo il programma completo di tutti gli appuntamenti!
Rome for Climate Justice – podcast #2: Il cibo nelle grandi città, tra produzione e consumo
Dove e come viene prodotto il cibo che mangiamo nelle grandi città? Come funziona la grande distribuzione organizzata? Chi stabilisce i prezzi nei supermercati? Queste sono solo alcune delle domande a cui abbiamo risposto durante la seconda puntata della serie videopodcast “Rome for Climate Justice”, curata da DINAMOpress e dedicata alla giustizia climatica. Vanessa Bilancetti, della redazione di DINAMOpress, ne ha parlato con Francesco Paniè, del centro internazionale Crocevia. Venerdì 17 ottobre alle ore 20:00, presso Centro Sociale La Strada, si terrà il secondo dibattito del progetto “Rome for Climate Justice”. L’iniziativa, che vedrà la partecipazione di due importanti percorsi di lotta ecologista europei, les Soulèvements de la Terre e Code Rouge/Réseau Ades, sarà un’occasione di confronto e scambio tra movimenti attivi nella difesa dell’accesso alla terra e all’acqua, nell’opposizione al modello di produzione agro-industriale, nella mobilitazione contro le grandi opere dannose e di scarsa utilità sociale, e nella lotta contro i combustibili fossili e le infrastrutture a essi connesse. Gli e le ospiti dell’iniziativa saranno: – Claudia Terra: curatrice di “Abecederaio dei Soulèvements de la Terre” – Soulèvements de la Terre: movimento ecologista francese – Code Rouge e Réseau Ades: movimenti ecologisti dal Belgio – Emanuele Amadio: portavoce comitato No Snam L’Aquila – Renato De Nicola: Per il clima Fuori dal fossile L’evento si inserisce all’interno della due giorni “Comporre la resistenza per un mondo comune. Organizzarsi, ribellarsi, disarmare”, organizzata dal Centro Sociale La Strada. Scopri tutto il programma su questo link. Continua a seguire su DINAMOpress le prossime iniziative del progetto “Rome for Climate Justice” Tutte le immagini sono a cura di DINAMOpress SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress abbiamo attivato una nuova raccolta fondi diretta. Vi chiediamo di donare tramite paypal direttamente sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Rome for Climate Justice – podcast #2: Il cibo nelle grandi città, tra produzione e consumo proviene da DINAMOpress.
Il cibo come strumento di soprusi e di morte in Palestina
Dallo zaatar vietato ai datteri espropriati: come il colonialismo di insediamento ha colpito l’agricoltura e la cultura gastronomica palestinese. “Perché hai questo sacchetto? Perché se un giorno non potrò comprarmi da mangiare a Londra, avrò il mio cibo: zaatar. E gli ho chiesto: Do you know zaatar? ”. Si sono allontanati e mi hanno lasciato da sola nel mio silenzio e nelle mie perplessità: come hanno occupato il nostro paese per trent’anni e non sanno distinguere il timo macinato (lo zaatar) dalla polvere da sparo? O hanno paura dello zaatar perché fa bene alla memoria e vuole eliminarla totalmente?” ( Viaggio dopo viaggio , Salman Natur). Il cibo è il nostro carburante, ci diciamo spesso. Però, forse, non è una cosa di cui ci occupiamo abbastanza: magari prestiamo più attenzione alla benzina che mettiamo nell’auto. Nelle nostre concitate vite trangugiamo pasti di fretta, troppo spesso e senza riflettere su ciò che abbiamo nel piatto. Eppure produzione e consumo di cibo sono le funzioni principali che gli esseri umani svolgono sulla terra per la propria sopravvivenza. Danno forma alle nostre città, visto che le stesse sono nate, quasi ovunque nel mondo, intorno ai mercati; creare le reti e le connessioni, poiché il trasporto delle risorse alimentari disegna e trasforma le vie di comunicazione; determinano anche conflitti, sin dai tempi dell’antichità. Oggi in Palestina, in quello che ormai è definito, anche in sede giuridica, come genocidio (il 16 settembre 2025 una commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite, dopo una lunga indagine, lo afferma come tale in quanto sono stati commessi quattro dei cinque atti che, secondo il diritto internazionale, identificano questo tipo di crimine contro l’umanità), il cibo ha assunto un ruolo terribile: è stato usato per affamare la gente della Striscia di Gaza, per costringerla a evacuare e, purtroppo, per ucciderla in massa, come intento di pulizia etnica. In pratica, come ha più volte ricordato Rula Jebreal, il cibo è diventato un’arma di guerra. La connessione tra l’occupazione della Palestina e il cibo è, però, molto più profonda e antica: già dalla fase iniziale del colonialismo di insediamento, tutto è ruotato intorno alla terra e ai suoi frutti. Una bellissima, quanto tragica, ricostruzione degli avvenimenti la si può trovare nel famoso testo di Ilan Pappe Dieci miti su Israele , pubblicato nel 2022 e tradotto in Italia da Edizioni Tamu, in cui l’autore, attraversando le varie fasi del progetto sionista a partire dalle prime colonie del diciannovesimo secolo fino a oggi, ci rende noto come tutto sia nato ben oltre un secolo fa. D’altra parte, come potrebbe non essere così, se la questione nodale del progetto colonialista israeliano riguarda l’appropriazione di terra? Non tutte le colonizzazioni hanno avuto questo obiettivo: ad esempio, gli stati europei che si sono macchiati di crimini efferati nella cosiddetta tratta atlantica attingevano all’Africa per il commercio degli schiavi da usare come manodopera nelle piantagioni americane e, infatti, per questo motivo, nel 1680 fu istituita la Royal African Company , promuovendo l’arrivo massiccio di schiavi nelle colonie inglesi. Nel colonialismo di insediamento israeliano, invece, la terra è al centro dell’interesse: in quell’area geografica e in nessun’altra si sarebbe mai potuto riprodurre allo stesso modo. Infatti, come noto, il progetto sionista, traendo origine da un’interpretazione, a detta di molti, tra cui Moni Ovadia, assolutamente restrittiva del libro del Levitico , fa coincidere il diritto all’acquisizione della terra promessa con la creazione dello stato-nazione israeliana. Le conseguenze del progetto di insediamento sono state, quindi, da subito di grande impatto, in senso negativo, per l’agricoltura palestinese, ma anche per la cultura culinaria plurimillenaria della Palestina. Il sionismo si è occupato con una certa dedizione della persecuzione delle sue radici culturali. Parliamo del famoso zaatar, considerato un simbolo nazionale palestinese che lega le persone alla propria terra e cultura. Si tratta di una miscela di erbe e spezie composta tradizionalmente da timo, sesamo e sommacco e usata come merenda energetica dagli studenti, dai lavoratori, dai bambini, per lo più nella fase che precede il pranzo, a metà mattinata. Lo zaatar, usato su pane, verdure, carne, pesce e persino nelle insalate, viene consumato da secoli sia in Palestina che in tutto il Medio Oriente, elemento di resistenza culturale, un modo per mantenere viva la connessione con la terra di origine, specialmente per la diaspora palestinese. Nel 1977, con una legge, lo stato di Israele ne ha vietato la raccolta, applicando sanzioni penali ai palestinesi, ma non agli israeliani. Questa politica è vista come un tentativo di tagliare il legame dei palestinesi con la loro terra e la loro cultura. I dati sugli arresti confermano questa supposizione: tra il 2004 e il 2016, tutti i 61 imputati accusati per la raccolta di questa pianta erano palestinesi, secondo un articolo di NenaNews: “Solo un anno dopo la Giornata della terra Israele emanò una legge che vietava la raccolta dello zaatar perché ‘pianta protetta’. Facendo così però, osserva il giornalista Hammud, Tel Aviv non solo ha giustificato il suo furto delle terre dei palestinesi, ma si è anche appropriata dei loro elementi culturali”. akkoub Una sorte analoga è toccata all’akkoub, “una pianta selvatica difficile da raccogliere a causa della sua posizione montanara e delle foglie spinose. Ha un sapore simile al carciofo. Nella cultura araba e palestinese in particolare, viene utilizzata per la preparazione di cibi e per scopi curativi, e queste culture rispettano e si identificano con questa pianta” (dal sito della Fondazione Slow Food per la biodiversità che lo ha inserito nelle piante da preservare). Sempre sullo stesso tema, va citato il bellissimo docufilm Foragers , girato sulle alture del Golan, in Galilea ea Gerusalemme, che, attraverso l’utilizzo della finzione, del documentario e di filmati d’archivio, mostra scene di inseguimenti tra i raccoglitori e le pattuglie israeliane, momenti di difesa nelle aule del tribunale e momenti in cucina. Un caso a parte e molto controverso è rappresentato dai datteri, quelli che noi mangiamo a Natale: accade che i datteri coltivati dai contadini di Jenin, di antica produzione autoctona, a causa della sottrazione delle terre, rischiando di sparire dal patrimonio della biodiversità del pianeta, tant’è che è nata un’impresa sociale, Al Reef, che dal 1993 supporta i piccoli produttori della Cisgiordania costretti ad affrontare le limitazioni delle autorità israeliane e le violenze dei coloni. In Italia, sulle nostre tavole, essi vengono sostituiti dai più famosi datteri della Valle del Giordano; quest’ultima è una varietà introdotta successivamente nel deserto del Negev e nei kibbutz israeliani, cooperative agricole sostenute dal governo israeliano e operanti prevalentemente in territori occupati, cioè aree dove il colonialismo di insediamento israeliano e il controllo militare causano l’espropriazione di terra palestinese, la demolizione delle case e, sempre più spesso, uccisioni indiscriminate. I datteri israeliani sono venduti in Italia attraverso la rete Naturasì che, proprio a causa di critiche provenienti da alcuni consumatori che chiedevano di boicottare tali produzioni, ha ritenuto doveroso pubblicare un chiarimento che riportiamo in calce. Infine, va fatto un breve accenno alla notizia che sta girando molto sul web circa l’intreccio esistente tra il nostro pomodoro “pachino” e l’agroindustria israeliana: tale ortaggio, che la stragrande maggioranza delle persone pensa sia un prodotto tipico di Pachino, Portopalo di Capo Passero, Noto e Ispica, in provincia di Siracusa, viene invece prodotto grazie a semi di proprietà della multinazionale Hazera Genetics, che ha sede centrale nei Paesi Bassi e in Israele, con filiali in 11 paesi, oltre a una rete di distribuzione che serve oltre 130 mercati. Tutto è iniziato nel 1989, quando l’azienda sementiera ha selezionato questa varietà e ha iniziato a fare affari con i contadini siciliani e il consorzio IGP. Sì, si tratta proprio di affari, poiché i frutti ottenuti non sono in grado di riprodurre il seme che, quindi, deve essere sempre riacquistato. Non possiamo affermare, in questo caso, che vi sia un diretto coinvolgimento della multinazionale nelle azioni criminali agite dal governo israeliano. Certo è che il rischio che vi siano complicità in atto andrebbe considerato e verificato per tutte le aziende che hanno sede o investimenti in Israele. In definitiva, se siamo ciò che mangiamo, l’attenzione al cibo deve essere centrale nella lotta alle violazioni documentate che il popolo palestinese subisce costantemente dalla fine dell’Ottocento. La vera origine del pachino – L’Indipendente NenaNews alreeffairtrade.ps RaiNews YouTube Fondazione Slow Food NaturaSì Hazera Genetics Nives Monda
Verso un’Italia che consuma meno e in modo più consapevole
Tra gli obiettivi che gli italiani ritengono prioritari da perseguire, ritornano istanze di pace e diritti civili (per il 64%), una maggiore attenzione e cura delle persone attraverso il contrasto alla fame e alla povertà e alle differenze e violenze di genere (lo chiede il 55%) e la garanzia per tutti di un lavoro dignitoso e della riduzione delle disuguaglianze economiche (62%). Sono alcuni dei dati dell’anteprima digitale del “Rapporto Coop 2025 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”, redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto d’analisi di NielsenIQ e i contributi originali di Circana, GS1-Osservatorio Immagino, CSO Servizi, GfK, Mediobanca Ufficio Studi. Cambia anche il rapporto degli italiani con il consumo e a essere messa in discussione è l’essenza stessa della società dei consumi. Al posto del piacere del possesso, l’Italia di oggi scopre il vero valore nelle esperienze di vita e gli italiani acquistano solo le cose indispensabili, amano il second hand e riparano gli oggetti piuttosto che sostituirli. E anche quando si torna a spendere in acquisti tecnologici (16,5 miliardi di euro negli ultimi 12 mesi, +1,2% su base annua) lo si fa privilegiando l’utilità alla gratificazione e meno elettronica di consumo (gli acquisti annui di smartphone si riducono di 2 milioni di unità rispetto al 2022). A mutare è anche il rapporto degli italiani con il cibo, che resta comunque privilegiato. I consumi (e le preparazioni) alimentari tornano innanzitutto nella sfera domestica. Nei primi sei mesi del 2025 la spesa per la ristorazione fuori casa cala di un -2,2% rispetto al 2024 e un italiano su 3 vi rinuncerà ulteriormente nei mesi a venire. Contestualmente si registra una ripresa importante nei carrelli della spesa, con le vendite nella grande distribuzione che, nei primi sei mesi del 2025, fanno registrare una crescita su base annua, rispettivamente, del +3,8% a valore e del +2% a volume. A fare da traino frutta e verdura e altri comparti del fresco. Mentre negli ultimi 12 mesi i sostituti vegetali delle proteine animali sono cresciuti 10 volte di più delle carni. Perfetto contraltare di questi comportamenti è il fatto che il cibo ha acquisito nella percezione corrente e maggioritaria una funzione di alleato della salute; la longevità si conquista a tavola, ma non si disdegna nemmeno l’utilizzo di farmaci ad hoc. Ogni grammo conta e il controllo peso che quasi 1 italiano su 4 fa almeno una volta a settimana può spiegare il vero e proprio boom di vendite delle bilance sia per la persona che per gli alimenti. Gli italiani devono comunque fare i conti con le persistenti difficoltà reddituali che fanno sì che resti alta anche a tavola la ricerca del risparmio e di soluzioni di maggiore convenienza. Questa ricerca sembra rivolgersi però in minor misura all’utilizzo del discount che nel primo semestre registra una crescita a volume del +1,8%, ma piuttosto agli scaffali dei supermercati che mettono a segno un +2,7% dove gli italiani prediligono i prodotti in promozione e quelli a marchio del distributore. “Mentre l’Italia, si legge nell’anteprima del Rapporto, a dispetto di una stabilità politica e sociale che oggi la caratterizza positivamente nel confronto europeo, purtroppo dal punto di vista economico sembra aver definitivamente esaurito l’abbrivio della crescita record del periodo post pandemico. Così, le stime dei previsori macroeconomici individuano per il biennio 2025-2026 una crescita su base annua del Pil di mezzo punto percentuale, mentre le previsioni degli opinion leaders intervistati sono ancora più pessimistiche (+0,1% nel 2026). L’economia italiana torna al male antico di una produttività declinante. A fronte di un’occupazione in crescita (sono 840.000 i nuovi occupati), fa difetto all’Italia la produttività per ora lavorata che è prevista in decrescita fino al -1,4% in maniera opposta rispetto al resto d’Europa. Segno evidente dell’assenza nell’economia nazionale dei settori ad alto valore aggiunto e di conseguenza di un lavoro poco qualificato e meno pagato. Nei settori di impiego dei nuovi lavoratori troviamo infatti in maggioranza costruzioni, commercio, alberghi e ristoranti e fa impressione per converso il dato del titolo di studio; il numero di occupati con licenza media è sceso di oltre 647mila unità, a fronte di un aumento di 687mila diplomati e 800mila laureati. È proprio la mancata crescita della produttività a non far ripartire l’ascensore sociale, oramai fermo da anni. Basti pensare che il 10% della popolazione italiana detiene il 58% della ricchezza del Paese (peggio di noi solo i tedeschi) e a fruttare sono più le rendite (da finanza e da immobili) che il lavoro, soprattutto se è lavoro autonomo. Il sistema Italia recupera il livello complessivo dei redditi delle famiglie solo in virtù del forte aumento del totale delle ore lavorate (2,3 miliardi in più di ore lavorate nel corso degli ultimi 5 anni)”. Qui per approfondire: https://italiani.coop/rapporto-coop-2025-anteprima-digitale/.   Giovanni Caprio
La cucina meticcia dell’Esquilino
-------------------------------------------------------------------------------- POLO CIVICO ESQUILINO E REDAZIONE DI COMUNE presentano a Roma nell’ambito del progetto “PARTIRE DALLA SPERANZA E NON DALLA PAURA” PROMOSSO DALL’ASS. PERSONE COMUNI / EDITORE DI COMUNE Qui il programma completo che include 4 iniziative in diversi quartieri di Roma, tra giugno e novembre 2025 SABATO 20 SETTEMBRE PIAZZA PEPE (Esquilino) Ingresso libero ORE 19 PEDAGOGIA DEL CONFINE Il corpo come luogo culturale, la danza come condivisione Spettacolo di Danza-movimento-terapia Fernando Battista ORE 20 LA CUCINA METICCIA DELL’ESQUILINO Il mondo non è uno scontro di culture, ma un incontro di fritture Cena e concerto/perfomance multimediale donpasta -------------------------------------------------------------------------------- Daniele De Michele da oltre vent’anni, con lo pseudonimo donpasta, utilizza la scrittura e gli spettacoli per indagare e proteggere la cucina popolare. Sabato 20 settembre lo farà incontrando la comunità meticcia dell’Esquilino per una festa di piazza: una grande tavolata, cuochi dal mondo intero, una consolle e un sound system. Cucinare per parlare di tradizioni che si contaminano, di vite in bilico, di resistenze e accoglienze. Saranno raccontate alcune delle tante ricette italiane che hanno origine da ibridazioni secolari come i carciofi alla giudia, il cacciucco livornese, il cous cous di pesce trapanese. E saranno raccontati anche il presente e il futuro prossimo di una cucina sempre più aperta alle contaminazioni. Con le sue tagliatelle, assieme ai cuochi di origine migrante, donpasta immaginerà piatti che prendano spunto da tradizioni diverse. Per questo sul palco ci saranno musica e pentole contemporaneamente, mixer e mini-pimer, una consolle e un piano da cucina, fornelli e cuffie, e tanta farina tenera e di grano duro per l’insostituibile “Imperia” a manovella che sforna tagliatelle. Tutti i sensi saranno chiamati in causa. Naturalmente anche il dj set sarà speziato di sonorità del mondo intero, tra il funk, il reggae, il Sud America e la Londra meticcia… La serata si aprirà con uno spettacolo di Danza-movimento-terapia di Fernando Battista. La danza, presente in ogni tempo, luogo e in tutte le strutturazioni sociali, si rivela uno straordinario mezzo interculturale di condivisione dei vissuti e una modalità partecipata di pensare il fare collettivo. -------------------------------------------------------------------------------- L’iniziativa fa parte del ciclo di appuntamenti “Partire dalla speranza e non dalla paura” realizzato dall’Ass. Persone comuni. Il progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico Artes et Iubilaeum – 2025, finanziato dall’Unione Europea Next Generation EU per grandi eventi turistici nell’ambito del PNRR sulla misura M1C3 – Investimento 4.3 – Caput Mundi”. -------------------------------------------------------------------------------- Daniele De Michele Don Pasta (www.donpasta.it). Daniele De Michele è autore del film Naviganti, presentato alle Giornate degli Autori di Venezia nel 2021 e I Villani prodotto da Rai Cinema e presentato a Venezia 2018. Eonomista, con un Master in “Economia e sviluppo Economico” all’Istituto Nazionale delle ricerche Agronomiche in Francia, Daniele De Michele dal 2001, con lo pseudonimo donpasta, utilizza la scrittura, le performance, gli spettacoli, le istallazioni, il giornalismo per sviluppare un progetto culturale e artistico sul tema dell’alimentazione. In televisione collabora assiduamente con Geo And Geo (RAI3), La Prova del Cuoco (Rai 1), la rete LaEffe. In radio è spesso invitato a Fahreneith (Radio3), Caterpillar (Radio 2), Decanter (Radio 2) e Capital in The World (Radio Capital). Per Treccani e Corriere della Sera ha curato la serie web-tv “Le nonne d’Italia in cucina”, viaggio nelle venti regioni incontrando nonne in cucina. Collabora Nel 2014 ha pubblicato Artusi Remix (Mondadori), frutto di un lavoro condiviso con il Comitato Scientifico di Casartusi. Ha pubblicato inoltre: Food sound system (2006) e Wine Sound System (2009) per Kowalski-Feltrinelli; La Parmigiana e la Rivoluzione (2011) e La Ballata di Circe (2017) per Stampa Alternativa; Kitchen Social Club (2016) per Altreconomia. Nel giornalismo scrive assiduamente con: Repubblica, Corriere della Sera, Left e Manifesto e Comune. Lo spettacolo Food Sound System gira il mondo dal 2001 (Usa, Vietnam, Zimbabwe, Mozambico, Algeria, Finlandia, Libano, Turchia, Francia, Germania, Spagna) e partecipa ai più importanti festival nazionali (Mittlefest in Friuli; Festival di Ravello; Capodanno di Roma e di Firenze; Arezzo Wave, etc). -------------------------------------------------------------------------------- Fernando Battista, coreografo e performer, porta avanti con l’Università Roma 3 una ricerca sui temi della Danza-movimento-terapia (DMT) in ambito educativo e nei processi migratori. Docente presso diverse scuole di formazione in DMT, Counseling, Psicomotricità e ArteTerapia. partecipa da tempo a progetti internazionali e attività di formazione per docenti e operatori del sociale. Il suo ultimo libro è Pedagogia del Confine (ed. Junior). Corpisensibili è il suo blog. Corpisensibili.com -------------------------------------------------------------------------------- Mezzi pubblici per raggiungere Piazza Pepe metropolitana (fermata Termini) e bus 71 Informazioni: Whatsapp +39 335 5769531 -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo La cucina meticcia dell’Esquilino proviene da Comune-info.
Ritornare a fare il pane
-------------------------------------------------------------------------------- Foto di M.M. -------------------------------------------------------------------------------- Restituire la dignità al pane, per ricreare quell’anima contadina che ha scandito la quotidianità e sfamato per millenni interi popoli, è il progetto della costituenda “Comunità del pane” a Olis. Alcuni anni fa quando scrissi il reading multimediale “C’era una volta il pane”, sottolineavo con una certa tristezza che aver confinato il pane tra gli scaffali di un supermercato e scisso fino a mutilare il legame con la terra e con le sue molteplici relazioni, era stato come se gli avessimo rubato l’anima. Il pane era vita, era cultura, era bellezza, ma con l’arrivo della moderna opulenza era diventato una merce! Penso che questa nefasta deriva sia anche il segno della decadenza di alcuni valori e dell’ascesa di altri in cui si magnificano le luccicanti apparenze e si trascurano le cose semplice ed essenziali. Prima che sia troppo tardi per non essere completamente fagocitati dalle sirene di una virtualità, sempre più frenetica e seducente, c’è bisogno di ritornare a vivere in sintonia con i tempi naturali della lentezza e della cura di sé. C’è bisogno di recuperare una sana manualità del fare affinché quei gesti che hanno accompagnato il tempo dei nostri avi possano restituirci il valore più profondo, ovvero la dignità della nostra umanità. È il tempo della condivisione e del piacere di fare le cose assieme. Mani che s’intrecciano e creano legami di intimità in una solidarietà concreta e operosa. Per queste ragioni, durante il periodo pandemico ho avvertito la necessità e l’urgenza di condividere quei saperi che la mia famiglia, in particolare mia madre Giuseppina, mi aveva trasmesso e che rischiavano di essere perduti. Per mia fortuna quel legame con le mie radici non si è mai interrotto del tutto e come un fiume carsico è riemerso in tutto il suo vigore. L’interesse per il pane mi ha portato negli anni a scoprire i grani antichi, a conoscere e apprezzare la passione e la fatica di alcuni contadini e di vecchi e giovani mugnai. Poi la riscoperta del lievito madre, un grumo di farina e acqua che cresce sotto i nostri occhi e diventa per incanto lievito! Prima il mio Pasqualino nato nel giorno di Pasqua e successivamente, grazie al dono dell’amica Stefania, di Matusalemme il lievito madre centenario, mi hanno arricchito di bellezza e di soddisfazioni. Un’esperienza magica, direi emozionante! E così grazie a due amici, Amerigo e Leonardo, è stato costruito un forno a legna nel giardino di Olis. Ad onor del vero la mia piccola pagnottina l’ho sempre sfornata, ma il valore della condivisione è impagabile. Saperi e sapori antichi che s’intrecciano e danno senso e sapore alla vita. La bellezza di queste sane consuetudini e di questi gesti sta soprattutto nella semplicità senza dimenticare la gratitudine verso la terra che dovremmo custodire e non distruggere e verso tutte quelle persone che, non senza fatica e umiltà, si prendono cura del nostro benessere. -------------------------------------------------------------------------------- Tratto dal libro Elogio della sobrietà (Ed. Mondo Nuovo) -------------------------------------------------------------------------------- LEGGI ANCHE QUESTO ARTICOLO DI CHIARA SPADARO: > La pasta madre, le domande chiave -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Ritornare a fare il pane proviene da Comune-info.
Gaza, MSF: “La distribuzione della GHF è un massacro mascherato da aiuto umanitario”
Il sistema di distribuzione alimentare promosso da Israele e Stati Uniti a Gaza, avviato un mese fa, umilia intenzionalmente i palestinesi, costringendoli a scegliere tra fame e rischio di morte per ottenere scorte minime di cibo. Più di 500 persone sono state uccise nei punti di distribuzione e quasi 4.000 sono state ferite mentre cercavano di procurarsi del cibo. Questo sistema di distribuzione è un massacro mascherato da aiuto umanitario e deve essere fermato immediatamente.  Medici Senza Frontiere (MSF) chiede alle autorità israeliane e ai loro alleati di revocare l’assedio e consentire l’ingresso di cibo, carburante, forniture mediche e umanitarie, ristabilendo un sistema di aiuti fondato sui veri principi umanitari, come quello precedentemente coordinato dalle Nazioni Unite. Questa catastrofe è stata orchestrata da un’organizzazione creata per conto di Israele e Stati Uniti che opera sotto il nome di Gaza Humanitarian Foundation (GHF). Il metodo di distribuzione usato costringe migliaia di palestinesi — affamati da oltre 100 giorni di assedio — a percorrere lunghe distanze a piedi per raggiungere i 4 siti di distribuzione, dove le persone lottano per contendersi pochi avanzi di cibo. Questi punti distribuzione sono di difficile accesso per categorie più vulnerabili, come donne, bambini, anziani e persone con disabilità, e nel caos che si crea, le persone vengono uccise e ferite ogni giorno. Eppure, ogni nuova atrocità sembra non suscitare più reazioni né condanne da parte della comunità internazionale che appare quasi rassegnata nel suo ruolo davanti a uno scenario ormai riconducibile a un genocidio. La situazione è insostenibile. “I 4 siti di distribuzione si trovano in aree sotto il totale controllo delle forze israeliane, da cui la popolazione era stata precedentemente sfollata con la forza. Sono aree grandi come campi da calcio, circondate da postazioni di sorveglianza, cumuli di terra e filo spinato. C’è un solo varco d’accesso, tutto recintato” afferma Aitor Zabalgogeazkoa, coordinatore dell’emergenza di MSF a Gaza. “Gli addetti della GHF scaricano pallet e scatole di viveri, poi aprono le recinzioni, facendo entrare migliaia di persone contemporaneamente, che si ritrovano a lottare per contendersi anche un singolo chicco di riso”. “Chi arriva prima e si avvicina ai posti di blocco, viene colpito. Chi arriva in orario ma scavalca i cumuli di terra e filo per via del sovraffollamento di persone, viene colpito. Chi arriva in ritardo, non dovrebbe essere lì perché si trova in una zona sottoposta a evacuazione e quindi viene colpito” aggiunge Zabalgogeazkoa di MSF. Ogni giorno, le équipe di MSF vedono pazienti uccisi o feriti mentre cercavano di procurarsi cibo in uno di questi siti. “Molte persone vengono colpite direttamente. Questo non è un aiuto, è una trappola mortale” afferma Hani Abu Soud, un membro della comunità del centro per cure primarie di Al-Mawasi. “Ci stavano per uccidere uno per uno. Avevamo fame, cercavamo solo di dare da mangiare ai nostri figli. Che altro posso fare? Un sacchetto di lenticchie costa circa 30-40 shekel (6–10 euro). Non abbiamo quella somma di denaro. La morte è diventata più economica della sopravvivenza”. Da quando le distribuzioni sono in corso, le équipe mediche hanno notato un netto aumento del numero di pazienti con ferite da arma da fuoco. Nell’ospedale da campo di MSF a Deir Al-Balah il numero di pazienti con ferite da arma da fuoco è aumentato del 190% nella settimana dell’8 giugno rispetto alla settimana precedente. Gli ospedali di Gaza, ancora a malapena funzionanti, sono devastati e vanno avanti solo con scorte minime di analgesici, anestetici e sangue. Ospedali pienamente funzionanti farebbero fatica a far fronte a un numero così elevato di pazienti traumatizzati che inondano ogni giorno i pronto soccorso. I pazienti feriti cercano aiuto nelle cliniche di base o negli ospedali da campo, dal momento che gli ospedali più grandi e meglio attrezzati per fornire cure per traumi violenti sono stati danneggiati dagli attacchi israeliani alle strutture sanitarie, e molti non sono più funzionanti. La clinica di MSF ad Al Mawasi, che solitamente non è attrezzata per curare pazienti con traumi, dal 7 giugno ha ricevuto 423 feriti provenienti dai siti di distribuzione, dai quali ogni giorno arrivano 10 o più pazienti con lesioni violente. Queste lesioni richiedono cure salvavita immediate, come trasfusioni di sangue o interventi chirurgici, che le équipe mediche di MSF non possono fornire in una clinica sanitaria di base. I pazienti vengono trasferiti nei pochi ospedali rimasti ancora funzionanti come l’ospedale Nasser, ma con l’assistenza sanitaria così scarsa, MSF ha ricevuto segnalazioni di persone ferite nei siti di distribuzione degli aiuti che muoiono a causa delle ferite prima ancora di poter ricevere cure. Il 23 giugno Ashraf, un ragazzo di 17 anni che vive in una tenda con la sua famiglia ormai priva di cibo, si è recato in un sito di distribuzione. “Gli ho detto che era troppo pericoloso, ma lui ha risposto che voleva prendere qualcosa per sua sorella” racconta sua madre Hanan che era in cura presso la clinica sanitaria di base di Al Mawasi. “Trenta minuti dopo mi ha chiamato, chiedendo aiuto. Gli avevano sparato. Questo aiuto è intriso di sangue“. Gli aiuti non devono essere controllati da una parte in guerra per perseguire i propri obiettivi militari. Le autorità israeliane hanno utilizzato una tattica deliberata di privazione del cibo contro i palestinesi di Gaza. Hanno utilizzato la fornitura di cibo come arma di guerra, negandolo alle persone e poi limitandolo a un rivolo, in completa violazione del diritto umanitario internazionale. I principi umanitari esistono per consentire l’arrivo degli aiuti a coloro che ne hanno più bisogno con dignità. Gli aiuti devono essere erogati su larga scala, in linea con questi principi. La popolazione di Gaza ha un bisogno vitale e immediato del ripristino di un vero sistema di aiuti e di un cessate il fuoco duraturo, per la sua stessa sopravvivenza.     Medecins sans Frontieres
Magnatelo!
Con un compagno dell'ExSnia abbiamo parlato di Eat Up!, il festival del cibo del mondo nel quale si parlerà di politica, cultura e resistenza. Con lui abbiamo commentato la proposta per questa edizione e le particolarità di ognuna delle giornate. A seguire l'invito e il programma completo:   Politica, cultura e resistenza dentro Eat Up: 4 giorni di iniziative da non perdere!   Eat Up non è solo cibo: è anche spazio critico, incontro e produzione culturale indipendente. Dal 25 al 28 giugno, ogni sera un appuntamento politico-culturale per ragionare insieme su carcere, media, tecnologie e musica. Ecco il programma completo:   25 giugno Tavola rotonda: “Streaming, podcast e webradio: controcultura o merce?” Una discussione aperta su come le forme di comunicazione indipendenti si muovono tra autonomia, mercato e possibilità di rottura.   26 giugno Presentazione del libro “Carcere ai ribell3” con Nicoletta Salvi Ouazzene delle Mamme in piazza per la libertà di dissenso. Intervengono: Associazione A SUD, Comitato Romano contro il carcere e la repressione, XR Roma. Parleremo di lotte, della repressione e del carcere, ma soprattutto parleremo di resistenza e del potere della collettività.   27 giugno Talk con Kenobit Mutuo aiuto, software libero, Fediverso e resistenza digitale: come costruire spazi liberi anche online? Ne parliamo con uno dei pionieri della cultura hacker in Italia.   28 giugno Presentazione del nuovo album di Rebel, con ospiti dal vivo e proiezione del videoclip girato da Trash Secco, featuring Il Danno. Un viaggio tra rap, visioni distopiche e realtà di quartiere – tutto rigorosamente girato alla Snia. Tutte le iniziative si svolgeranno all’interno di Eat Up. Vi aspettiamo per costruire insieme uno spazio che unisce cultura, politica e comunità e per una buona cena con sapori dal mondo!
[2025-06-25] Eat UP! - Cibo di Strada dal Mondo @ CSOA Ex-Snia
EAT UP! - CIBO DI STRADA DAL MONDO CSOA Ex-Snia - Via Prenestina 173 (mercoledì, 25 giugno 12:00) Eat UP! CIBO TERRITORIO CONFLITTO Dal 25 al 28 Giugno 2025 Quattro giorni di cultura indipendente, saperi condivisi, autoformazione, convivialità, pratiche di liberazione e autogestione. 🍲 CIBO DI STRADA DAL MONDO Cibo popolare da 4 continenti, che racconta storie di resistenza e territori in lotta contro il capitale. Cucinare è un fatto politico. Mangiare è un'azione diretta. ♻️ Una ECOfesta priva di barriere architettoniche, dove ogni scelta conta: ✅ ingredienti di stagione, locali, da filiere naturali e solidali ✅ rispetto dei lavoratori, della terra, del benessere animale ✅ solo materiali compostabili e riciclabili ✅ la festa è interamente alimentata a energia solare. Con gli impianti fotovoltaici del Parco delle Energie, quello che si consuma si produce. 👉 Eat Up! è una manifestazione interamente autofinanziata e autorganizzata, senza sponsor o finanziamenti istituzionali Ogni contributo non è un biglietto, una semplice consumazione, può essere un gesto consapevole. 🤝 Sottoscrivi per i collettivi e le comunità in resistenza che si finanziano con la propria cultura e tradizioni culinarie. Sostieni le attività e le lotte che il CSOA eXSnia porta avanti dal 1995.