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Non perdiamo di vista i container israeliani fermati al porto di Ravenna
L’osservatorio Weapons Watch avvisa che container “fermati” a Ravenna sono probabilmente in movimento sulle strade italiane, per raggiungere un porto e riprendere la strada per Israele. Sono sotto osservazione: (nel Tirreno) Genova, La Spezia, Livorno, Salerno; (nell’Adriatico) Trieste, Venezia-Marghera, Ancona, Bari. I container sono identificati dalle sigle TLNU2151714 (Trident) e JXJU3227698 […] L'articolo Non perdiamo di vista i container israeliani fermati al porto di Ravenna su Contropiano.
A Ravenna bloccati container di esplosivi diretti a Haifa
Prima la segnalazione di alcuni lavoratori portuali. Poi una lettera inviata dal sindaco di Ravenna, Alessandro Barattoni, insieme alla presidente della Provincia, Valentina Palli e al presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale ai vertici di Sapir, la società che gestisce in Darsena San Vitale il principale terminal operator del […] L'articolo A Ravenna bloccati container di esplosivi diretti a Haifa su Contropiano.
Alle armi! Ma ce li abbiamo i soldi?
Avanti ad occhi chiusi, anzi con cappuccio ben calcato in testa, ma con in mano molte armi che non servono a granché. E’ l’immagine dell’Unione Europea più Londra (che intanto scivola verso il razzismo suprematista, visto che il guerrafondaio razzista alla guida si dice «laburista»), che ancora fanno fatica a […] L'articolo Alle armi! Ma ce li abbiamo i soldi? su Contropiano.
MOBILITAZIONE AI PORTI DI LIVORNO E RAVENNA. I LAVORATORI: “NESSUN TRAFFICO DI ARMI DAI NOSTRI SCALI”
Carro armato al porto di Livorno, 15 settembre 2025 I porti italiani sono sempre più teatro dell’economia bellica che sta trasformando il tessuto produttivo e il settore logistico del nostro Paese. Al porto di Livorno, così come in altri scali marittimi italiani, passano armamenti e munizioni diretti nei vari teatri di guerra. A denunciarlo i portuali e lavoratori dello scalo toscano: ancora una volta è avvenuto l’imbarco di armi e veicoli su navi che caricano anche passeggeri civili. L’ultimo oggi, sulla Zeus Palace, dove a bordo è salito un carro armato. Contro la logistica delle armi e le responsabilità italiane nel genocidio in Palestina, lavoratori e lavoratrici dei porti sotto la giurisdizione dell’Autorità di sistema del mar Tirreno settentrionale (Livorno, Piombino, Elba, Capraia) hanno annunciato lo stato di agitazione per la Global Sumud Flotilla. Non solo: il 20 settembre Livorno torna in piazza contro l’economia di guerra e il genocidio del popolo palestinese. L’intervista a Simone dei GAP, Gruppo Autonomo Portuali di Livorno. Ascolta o scarica. Dal mar Tirreno, al mare Adriatico. A Ravenna domani, martedì 16 settembre, si svolgerà una protesta contro il passaggio di navi cariche di munizioni e armamenti. La manifestazione programmata per domani in Darsena, sotto la guida del Coordinamento Bds Ravenna (movimento per il Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni a Israele)  è fissata alle 17.30 nei pressi della stazione, per poi dirigersi in corteo verso la sede di Autorità Portuale. “Fuori Israele dal porto di Ravenna: no al traffico di armi, no al progetto Undersec”, recita lo slogan di indizione del corteo a Ravenna. A rafforzare la mobilitazione c’è anche la recente cancellazione del workshop di Undersec, cioè l’Underwater Security finanziato con sei milioni di euro tramite fondi del programma quadro dell’Ue “Horizon” e che doveva ospitare il ministero della Difesa israeliano, una società israeliana che si occupa di armamenti e l’Università di Tel Aviv. Il Coordinamento sottolinea come l’annullamento del workshop sia dovuto alle pressioni pubbliche e segnala che l’assemblea generale del progetto avrebbe discusso la proposta di espellere i partner israeliani, avanzata da un gruppo di accademici europei. L’intervista a Axel, operatore portuale e membro del CAP, Comitato Autonomo Portuale di Ravenna. Ascolta o scarica.
You have no idea
SOLTANTO NEL 2024 LE SPARATORIE DI MASSA NEGLI USA SONO STATE 503, LE STRAGI 30 E I MORTI PER ARMA DA FUOCO 16.725. EPPURE ADESSO RACCONTANO CHE SI TRATTA DI UN OMICIDIO POLITICO. “NON HAI IDEA DI CIÒ CHE HAI SCATENATO” HA DETTO LA MOGLIE DI KIRK, RIVOLGENDOSI AL RESPONSABILE DELL’OMICIDIO. CIÒ CHE ACCADE NEGLI USA È UN COLLASSO PSICO-POLITICO DI CARATTERE SUICIDARIO. MA IL VERO PROBLEMA, SCRIVE BIFO, È CHE ORA QUEL SUICIDE BY COP SI STA PROIETTANDO SU SCALA MONDIALE Unsplash.com -------------------------------------------------------------------------------- Ventiquattro anni dopo l’attentato al World Trade Organization che segnò l’inizio della guerra civile globale, siamo di fronte a un salto che potrebbe precipitare definitivamente nel caos gli Stati Uniti. “You have no idea of what you have unleashed”, ha detto la moglie di Charlie Kirk (rivolgendosi al responsabile dell’omicidio). Cerchiamo allora di farcene un’idea poiché la cosa non riguarda solo gli statunitensi, – che forse entrano in una sanguinosa agonia -, ma tutti gli abitanti del pianeta poiché sappiamo che la guerra civile statuntense ha e avrà sempre più una proiezione globale. Il collasso psico-politico del gigante imperialista ha carattere suicidario, ma si tratta di un suicidio micidiale (suicide by cop), come quello che da anni compiono migliaia di giovani statunitensi. Prendono il fucile e vanno a sparare davanti a una scuola nella speranza che arrivi qualcuno armato per aiutarli a uscire dall’incubo che è stata la loro esistenza. Da Columbine in poi abbiamo imparato a riconoscere questo tipo di suicidio delegato come una particolarità della vita interna a questo paese disgraziato. Ora il suicide by cop si sta proiettando su scala mondiale. 11 settembre 2025 La pallottola che ha ucciso Charlie Kirk (pace all’anima sua) è partita proprio mentre lui stava dicendo che le vittime innocenti che capitano durante i mass shooting sono un piccolo sacrificio che dobbiamo sopportare per difendere la libertà di portare armi. Questa volta la vittima dello shooting non è innocente, dal momento che ha sempre difeso la proliferazione di armi da fuoco. Perciò è difficile unirsi all’ipocrita rammarico generale: chi di spada ferisce di spada perisce, e qui la spada è un fucile di precisione che ha sparato dalla distanza di duecento metri. Per un giorno e mezzo ci siamo chiesti chi fosse lo sparatore. Qualcuno ha fatto l’ipotesi che l’assassino fosse un tiratore scelto dello stato profondo, poi ci hanno detto che si chiama Tyler Robinson, ha ventidue anni, e sui proiettili aveva scritto Bella Ciao e “beccati questa fascista”. Hanno trovato quello che stavano cercando, e adesso racconteranno che si tratta di un omicidio politico. Non so se Tyler ha scritto davvero quelle frasi, ma so che secondo il Gun Violence Archive nel 2024 le sparatorie di massa sono state 503, le stragi sono state trenta e i morti per arma da fuoco 16.725. Tyler Robinson, come Thomas Crooks, il ventenne che mancò la testa di Donald Trump, come innumerevoli altri da Columbine (1999) ha preso il fucile per partecipare a questo sport nazionale: una guerra civile psicotica. Un popolo di bambini incattiviti ha sostituito la ragione politica con la demenza aggressiva amplificata dai media. La crisi psicotica della più grande potenza militare di tutti i tempi iniziò l’11 settembre 2001 con l’abbattimento delle due torri simbolo. Seguirono due guerre inconcludenti e catastrofiche, poi il suprematismo umiliato trovò in Donald Trump la sua vendetta. Poi un’armata caricaturale diede l’assalto al Campidoglio, e la grande democrazia fu incapace di reagire alla violenza e soprattutto al ridicolo. Infine Trump ha vinto di nuovo, e questa volta fa sul serio: ha condotto e sta conducendo una guerra contro le città governate dal Partito democratico. Una guerra ridicola se volete, ma c’è poco da ridere. Al contempo l’Immigration and Custom enforcement (ICE) è stato trasformata in una milizia finanziata dai contribuenti direttamente al servizio del presidente: un corpo di agenti incappucciati e armati che vanno in giro a minacciare malmenare e sequestrare persone per poi deportarle in campi di concentramento sul territorio nazionale e fuori del territorio nazionale. Il Ku Klux Klan come guardia pretoriana dell’Imperatore. Ross Douthat del NYT (Will Trump’s Imperial Presidency Last?) parla del cesarismo di Trump e si chiede se le sue riforme autoritarie sono destinate a cambiare la natura dello stato sul lungo periodo. Io direi che la questione non è di lungo periodo, perché nel breve periodo assisteremo a una disintegrazione politica, sociale e soprattutto psichica, del paese che con Israele si contende il primato di più violento del mondo. È questa disintegrazione ormai in corso che cambierà il lungo periodo, forse cancellandolo anticipatamente. Che fare in una tempesta di merda? Nel 2001 l’Occidente entrò in una sorta di guerra civile che l’ha progressivamente travolto. Da quel momento la democrazia venne liquidata. Il 20 luglio del 2001, a Genova, il governo di Berlusconi e Fini scatenò la violenza armata contro una manifestazione pacifica di trecentomila persone. Da allora capimmo che la vita sociale non sarebbe più stata la stessa. Nel ventesimo secolo, in Europa, il potere politico funzionava secondo le regole della “democrazia”: la politica si fondava sul consenso, e conviveva con il dissenso: l’oggetto del contendere era il “senso” della relazione sociale. Nel nuovo secolo il “senso” della relazione sociale è perduto: la legge ha lasciato il posto alla forza. La persuasione ideologica ha ceduto il posto alla pervasione mediatica. La ragione ha ceduto il posto alla psicosi di massa. Nelle condizioni del secolo passato “dimostrare” aveva una funzione utile: parlare, gridare, manifestare erano modi per spostare il senso condiviso della società: esprimere dissenso serviva a spostare il consenso, poiché l’esercizio del potere si fondava sulla mediazione e sul consenso. A Genova capimmo che questa dinamica era finita. Da quel momento il potere ha modificato la sua forma e la fonte della sua legittimità. La società, investita da una tempesta mediatica sempre più intensa, non ruotava più intorno alla persuasione – ma intorno alla pervasione, al dominio bruto. La psicosi ha preso il posto della politica, e si tratta di una psicosi omicida, con una fortissima vocazione suicida. Ma la questione è: che fare in questa tempesta di merda? Possiamo continuare a dimostrare finché ce lo permettono: possiamo essere contenti di essere tanti a protestare nelle piazze, ma dobbiamo sapere che la forza non si piega alla ragione. Dimostrare non è inutile: in piazza incontriamo amiche e amici, e testimoniamo l’esistenza di una resistenza etica al genocidio. Ma la resistenza etica non cambia i rapporti di forza. Siamo costretti a guardare lo spettacolo, attendiamo che la psicosi armata conduca alla disintegrazione del mostro occidentale. Ma intanto quanto costa alla società questa guerra civile psicotica? Una crisi di gelosia Mentre a Pechino si incontrano quelli che preparano la vendetta e le armi ultra della vendetta, Trump e Vance fanno i bulli ammazzando undici persone su una barchetta davanti alla costa venezuelana. Trump rappresenta la maggioranza del popolo americano, ma questo vuol dire solo che la maggioranza del popolo statunitense ha perduto ogni contatto con la realtà e che gli US sono precipitati in un vortice di demenza autodistruttiva. Tradito e dileggiato dall’amato Putin Trump potrebbe reagire come fanno talora gli amanti traditi: con un’aggressione suicida ovvero suicidio aggressivo. “You’ll see things happen”, ha minacciato il presidente rivolgendosi a Putin. E ha scritto un messaggio stizzito, stizzitissimo a Xi Jin Ping: “Please give my warmest regards to Vladimir Putin, and Kim Jong Un, as you conspire against The United States of America”, “ti prego di rivolgere i miei più calorosi saluti a Vladimir Putin e Kin Jong Un, mentre cospirate insieme contro gli Stati Uniti d’America”. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo You have no idea proviene da Comune-info.
L’omicidio di Charlie Kirk e l’emergenza americana
Un paio di anni fa ho avuto un mesetto particolare, perché quasi ogni sera mi sono fissato col vedermi qualunque intervento disponibile online – e sono davvero tanti – da parte di Charlie Kirk: ad un certo punto mi sono sentito quasi uno specialista sulla sua figura, in quella logica […] L'articolo L’omicidio di Charlie Kirk e l’emergenza americana su Contropiano.
Presidio davanti alla sede della Leonardo a Roma
Diverse centinaia di persone sono arrivate in corteo, dopo una trattativa con la questura, fin davanti al cancello della Leonardo spa, la nota industria di armamenti a partecipazione statale, ex Finmeccanica. Il presidio era organizzato dal Coordinamento romano di Stop Rearm Europe, composto da oltre 70 associazioni, movimenti e partiti, per chiedere lo stop immediato alla vendita di armi da parte dell’azienda italiana a Israele e per sostenere la Global Sumud Flotilla. Nel corso del presidio si è tenuta una performance teatrale: al suono di una registrazione dei bombardamenti a Gaza alcuni manifestanti hanno simulato la fuga tra le bombe e la strage di civili. L’attrice Daniela Poggi ha letto testi di pacifisti palestinesi e israeliani e si è rivolta alla coscienza delle forze dell’ordine e dei pochi lavoratori presenti, presumibilmente i custodi. Il presidio si è concluso pacificamente e simbolicamente davanti ai cancelli chiusi della Leonardo,  che vorremmo restassero chiusi per sempre. Mauro Carlo Zanella
Sarà vero embargo? Pedro Sánchez annuncia la fine del commercio d’armi con Israele
Grazie alla breve conferenza stampa tenuta ieri alla Moncloa, Pedro Sánchez è tornato a catturare l’attenzione sia dei propri sostenitori che dei critici con un nuovo annuncio, atteso da quasi due anni e reclamato caparbiamente da tutto il movimento di solidarietà con la Palestina. Secondo quanto affermato dal presidente del […] L'articolo Sarà vero embargo? Pedro Sánchez annuncia la fine del commercio d’armi con Israele su Contropiano.
La penisola banchina. Intervista a Josè Nivoi
«Se anche solo per 20 minuti perdiamo il contatto con le nostre barche, le nostre compagne e i nostri compagni, noi blocchiamo l’Europa». Sono le parole dei camalli del Calp USB che risuonano potenti nella notte prima della partenza della Global Sumud Flotilla dal porto di Genova: gli aiuti umanitari […] L'articolo La penisola banchina. Intervista a Josè Nivoi su Contropiano.
La Scozia sospende i finanziamenti ai produttori di armi che riforniscono Israele
Mercoledì 3 settembre il Primo Ministro scozzese John Swinney ha annunciato che il suo governo ha sospeso i finanziamenti alle industrie belliche che vendono armi a Israele, ordinando che la bandiera palestinese fosse issata sugli edifici governativi scozzesi. Swinney ha fatto l’annuncio mentre i membri del Parlamento scozzese votavano 65 a 24 per riconoscere lo Stato di Palestina, esortando il governo britannico a seguire il loro esempio. “Di fronte al genocidio non si può continuare come se nulla fosse. Sospenderemo l’assegnazione di nuovi fondi pubblici alle aziende belliche che forniscono armi o servizi a Paesi in cui esistono prove plausibili che si stia commettendo un genocidio. E questo comprende Israele” ha dichiarato il Primo Ministro John Swinney. Democracy Now!