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25 NOVEMBRE: CONTRO LA GUERRA E IL PATRIARCATO@0
Il 25 novembre 2025, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per il secondo anno ha visto riempirsi piazze da tutta Italia: l’obbiettivo di dare risalto ai nodi territoriali sfida il classico corteo nella capitale che quest’anno si è tenuto sabato 22, contando 70 mila persone. Ad oggi in Italia si parla di 91 femminicidi monitorati dall’osservatorio di nudm solo nel 2025 e almeno 68 tentati femminicidi riportati. Il lavoro dell’osservatorio è particolarmente importante in quanto in Italia non esiste una banca dati pubblica sui femminicidi. Mentre secondo l’ISTAT sono 6,4 milioni le donne che hanno riportato di aver subito delle forme di violenza. Inoltre i dati dell’ISTAT pubblicati martedì confermano che le uccisioni avvengono all’interno delle relazioni più strette della persona. Infatti si riporta “Nel 2024, sulla base delle variabili disponibili, si stimano 106 femminicidi presunti su 116 omicidi con una vittima donna. Si tratta di 62 donne uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner, 37 donne uccise da un altro parente; sette casi, di cui tre donne uccise da un amico o conoscente e quattro da sconosciuti, per i quali l’accanimento sul corpo della donna motiva la classificazione dell’omicidio come femminicidio.” La giornata è stata caratterizzata dal discorso sulla violenza strutturale che ci circonda, espressa dal nesso tra guerra e patriarcato, due processi sistemici aventi matrici comuni. Infatti non sono mancati i rimandi alle mobilitazioni a sostegno della palestina con la esplicita volontà di inserirsi in una settimana che si concluderà con lo sciopero generale contro la legge finanziaria di economia di guerra venerdì 28 e il la 29 giornata mondiale per la palestina. A questo proposito Fatou di nudm Torino ci racconta il comunicato nazionale “Perchè come transfemministe sabotiamo la guerra”: (metti link) Con Maria di nudm Torino il racconto della giornata, partita dalla mattina con il fino al corteo serale cittadino: Con Simona di Lucha y Siesta commentiamo il crescente attacco del governo ai danni dei centri antiviolenza: Mentre con Carlotta di nudm Milano raccontiamo il corteo che ha contato almeno 10.000 persone, culminato nell’occupazione simbolica del villaggio olimpico: In ultimo riportiamo alcune delle interviste che abbiamo realizzato nel corso del corteo per restituire il clima e la voce dellx partecipantx :
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Il 25 novembre 2025, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per il secondo anno ha visto riempirsi piazze da tutta Italia: l’obbiettivo di dare risalto ai nodi territoriali sfida il classico corteo nella capitale che quest’anno si è tenuto sabato 22, contando 70 mila persone. Ad oggi in Italia si parla di 91 femminicidi monitorati dall’osservatorio di nudm solo nel 2025 e almeno 68 tentati femminicidi riportati. Il lavoro dell’osservatorio è particolarmente importante in quanto in Italia non esiste una banca dati pubblica sui femminicidi. Mentre secondo l’ISTAT sono 6,4 milioni le donne che hanno riportato di aver subito delle forme di violenza. Inoltre i dati dell’ISTAT pubblicati martedì confermano che le uccisioni avvengono all’interno delle relazioni più strette della persona. Infatti si riporta “Nel 2024, sulla base delle variabili disponibili, si stimano 106 femminicidi presunti su 116 omicidi con una vittima donna. Si tratta di 62 donne uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner, 37 donne uccise da un altro parente; sette casi, di cui tre donne uccise da un amico o conoscente e quattro da sconosciuti, per i quali l’accanimento sul corpo della donna motiva la classificazione dell’omicidio come femminicidio.” La giornata è stata caratterizzata dal discorso sulla violenza strutturale che ci circonda, espressa dal nesso tra guerra e patriarcato, due processi sistemici aventi matrici comuni. Infatti non sono mancati i rimandi alle mobilitazioni a sostegno della palestina con la esplicita volontà di inserirsi in una settimana che si concluderà con lo sciopero generale contro la legge finanziaria di economia di guerra venerdì 28 e il la 29 giornata mondiale per la palestina. A questo proposito Fatou di nudm Torino ci racconta il comunicato nazionale “Perchè come transfemministe sabotiamo la guerra”: (metti link) Con Maria di nudm Torino il racconto della giornata, partita dalla mattina con il fino al corteo serale cittadino: Con Simona di Lucha y Siesta commentiamo il crescente attacco del governo ai danni dei centri antiviolenza: Mentre con Carlotta di nudm Milano raccontiamo il corteo che ha contato almeno 10.000 persone, culminato nell’occupazione simbolica del villaggio olimpico: In ultimo riportiamo alcune delle interviste che abbiamo realizzato nel corso del corteo per restituire il clima e la voce dellx partecipantx :
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Il 25 novembre 2025, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per il secondo anno ha visto riempirsi piazze da tutta Italia: l’obbiettivo di dare risalto ai nodi territoriali sfida il classico corteo nella capitale che quest’anno si è tenuto sabato 22, contando 70 mila persone. Ad oggi in Italia si parla di 91 femminicidi monitorati dall’osservatorio di nudm solo nel 2025 e almeno 68 tentati femminicidi riportati. Il lavoro dell’osservatorio è particolarmente importante in quanto in Italia non esiste una banca dati pubblica sui femminicidi. Mentre secondo l’ISTAT sono 6,4 milioni le donne che hanno riportato di aver subito delle forme di violenza. Inoltre i dati dell’ISTAT pubblicati martedì confermano che le uccisioni avvengono all’interno delle relazioni più strette della persona. Infatti si riporta “Nel 2024, sulla base delle variabili disponibili, si stimano 106 femminicidi presunti su 116 omicidi con una vittima donna. Si tratta di 62 donne uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner, 37 donne uccise da un altro parente; sette casi, di cui tre donne uccise da un amico o conoscente e quattro da sconosciuti, per i quali l’accanimento sul corpo della donna motiva la classificazione dell’omicidio come femminicidio.” La giornata è stata caratterizzata dal discorso sulla violenza strutturale che ci circonda, espressa dal nesso tra guerra e patriarcato, due processi sistemici aventi matrici comuni. Infatti non sono mancati i rimandi alle mobilitazioni a sostegno della palestina con la esplicita volontà di inserirsi in una settimana che si concluderà con lo sciopero generale contro la legge finanziaria di economia di guerra venerdì 28 e il la 29 giornata mondiale per la palestina. A questo proposito Fatou di nudm Torino ci racconta il comunicato nazionale “Perchè come transfemministe sabotiamo la guerra”: (metti link) Con Maria di nudm Torino il racconto della giornata, partita dalla mattina con il fino al corteo serale cittadino: Con Simona di Lucha y Siesta commentiamo il crescente attacco del governo ai danni dei centri antiviolenza: Mentre con Carlotta di nudm Milano raccontiamo il corteo che ha contato almeno 10.000 persone, culminato nell’occupazione simbolica del villaggio olimpico: In ultimo riportiamo alcune delle interviste che abbiamo realizzato nel corso del corteo per restituire il clima e la voce dellx partecipantx :
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Il 25 novembre 2025, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per il secondo anno ha visto riempirsi piazze da tutta Italia: l’obbiettivo di dare risalto ai nodi territoriali sfida il classico corteo nella capitale che quest’anno si è tenuto sabato 22, contando 70 mila persone. Ad oggi in Italia si parla di 91 femminicidi monitorati dall’osservatorio di nudm solo nel 2025 e almeno 68 tentati femminicidi riportati. Il lavoro dell’osservatorio è particolarmente importante in quanto in Italia non esiste una banca dati pubblica sui femminicidi. Mentre secondo l’ISTAT sono 6,4 milioni le donne che hanno riportato di aver subito delle forme di violenza. Inoltre i dati dell’ISTAT pubblicati martedì confermano che le uccisioni avvengono all’interno delle relazioni più strette della persona. Infatti si riporta “Nel 2024, sulla base delle variabili disponibili, si stimano 106 femminicidi presunti su 116 omicidi con una vittima donna. Si tratta di 62 donne uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner, 37 donne uccise da un altro parente; sette casi, di cui tre donne uccise da un amico o conoscente e quattro da sconosciuti, per i quali l’accanimento sul corpo della donna motiva la classificazione dell’omicidio come femminicidio.” La giornata è stata caratterizzata dal discorso sulla violenza strutturale che ci circonda, espressa dal nesso tra guerra e patriarcato, due processi sistemici aventi matrici comuni. Infatti non sono mancati i rimandi alle mobilitazioni a sostegno della palestina con la esplicita volontà di inserirsi in una settimana che si concluderà con lo sciopero generale contro la legge finanziaria di economia di guerra venerdì 28 e il la 29 giornata mondiale per la palestina. A questo proposito Fatou di nudm Torino ci racconta il comunicato nazionale “Perchè come transfemministe sabotiamo la guerra”: (metti link) Con Maria di nudm Torino il racconto della giornata, partita dalla mattina con il fino al corteo serale cittadino: Con Simona di Lucha y Siesta commentiamo il crescente attacco del governo ai danni dei centri antiviolenza: Mentre con Carlotta di nudm Milano raccontiamo il corteo che ha contato almeno 10.000 persone, culminato nell’occupazione simbolica del villaggio olimpico: In ultimo riportiamo alcune delle interviste che abbiamo realizzato nel corso del corteo per restituire il clima e la voce dellx partecipantx :
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Il 25 novembre 2025, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per il secondo anno ha visto riempirsi piazze da tutta Italia: l’obbiettivo di dare risalto ai nodi territoriali sfida il classico corteo nella capitale che quest’anno si è tenuto sabato 22, contando 70 mila persone. Ad oggi in Italia si parla di 91 femminicidi monitorati dall’osservatorio di nudm solo nel 2025 e almeno 68 tentati femminicidi riportati. Il lavoro dell’osservatorio è particolarmente importante in quanto in Italia non esiste una banca dati pubblica sui femminicidi. Mentre secondo l’ISTAT sono 6,4 milioni le donne che hanno riportato di aver subito delle forme di violenza. Inoltre i dati dell’ISTAT pubblicati martedì confermano che le uccisioni avvengono all’interno delle relazioni più strette della persona. Infatti si riporta “Nel 2024, sulla base delle variabili disponibili, si stimano 106 femminicidi presunti su 116 omicidi con una vittima donna. Si tratta di 62 donne uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner, 37 donne uccise da un altro parente; sette casi, di cui tre donne uccise da un amico o conoscente e quattro da sconosciuti, per i quali l’accanimento sul corpo della donna motiva la classificazione dell’omicidio come femminicidio.” La giornata è stata caratterizzata dal discorso sulla violenza strutturale che ci circonda, espressa dal nesso tra guerra e patriarcato, due processi sistemici aventi matrici comuni. Infatti non sono mancati i rimandi alle mobilitazioni a sostegno della palestina con la esplicita volontà di inserirsi in una settimana che si concluderà con lo sciopero generale contro la legge finanziaria di economia di guerra venerdì 28 e il la 29 giornata mondiale per la palestina. A questo proposito Fatou di nudm Torino ci racconta il comunicato nazionale “Perchè come transfemministe sabotiamo la guerra”: (metti link) Con Maria di nudm Torino il racconto della giornata, partita dalla mattina con il fino al corteo serale cittadino: Con Simona di Lucha y Siesta commentiamo il crescente attacco del governo ai danni dei centri antiviolenza: Mentre con Carlotta di nudm Milano raccontiamo il corteo che ha contato almeno 10.000 persone, culminato nell’occupazione simbolica del villaggio olimpico: In ultimo riportiamo alcune delle interviste che abbiamo realizzato nel corso del corteo per restituire il clima e la voce dellx partecipantx :
25 NOVEMBRE: CONTRO LA GUERRA E IL PATRIARCATO
Il 25 novembre 2025, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per il secondo anno ha visto riempirsi piazze da tutta Italia: l’obbiettivo di dare risalto ai nodi territoriali sfida il classico corteo nella capitale che quest’anno si è tenuto sabato 22, contando 70 mila persone. Ad oggi in Italia si parla di 91 femminicidi monitorati dall’osservatorio di nudm solo nel 2025 e almeno 68 tentati femminicidi riportati. Il lavoro dell’osservatorio è particolarmente importante in quanto in Italia non esiste una banca dati pubblica sui femminicidi. Mentre secondo l’ISTAT sono 6,4 milioni le donne che hanno riportato di aver subito delle forme di violenza. Inoltre i dati dell’ISTAT pubblicati martedì confermano che le uccisioni avvengono all’interno delle relazioni più strette della persona. Infatti si riporta “Nel 2024, sulla base delle variabili disponibili, si stimano 106 femminicidi presunti su 116 omicidi con una vittima donna. Si tratta di 62 donne uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner, 37 donne uccise da un altro parente; sette casi, di cui tre donne uccise da un amico o conoscente e quattro da sconosciuti, per i quali l’accanimento sul corpo della donna motiva la classificazione dell’omicidio come femminicidio.” La giornata è stata caratterizzata dal discorso sulla violenza strutturale che ci circonda, espressa dal nesso tra guerra e patriarcato, due processi sistemici aventi matrici comuni. Infatti non sono mancati i rimandi alle mobilitazioni a sostegno della palestina con la esplicita volontà di inserirsi in una settimana che si concluderà con lo sciopero generale contro la legge finanziaria di economia di guerra venerdì 28 e il la 29 giornata mondiale per la palestina. A questo proposito Fatou di nudm Torino ci racconta il comunicato nazionale “Perchè come transfemministe sabotiamo la guerra”: (metti link) Con Maria di nudm Torino il racconto della giornata, partita dalla mattina con il fino al corteo serale cittadino: Con Simona di Lucha y Siesta commentiamo il crescente attacco del governo ai danni dei centri antiviolenza: Mentre con Carlotta di nudm Milano raccontiamo il corteo che ha contato almeno 10.000 persone, culminato nell’occupazione simbolica del villaggio olimpico: In ultimo riportiamo alcune delle interviste che abbiamo realizzato nel corso del corteo per restituire il clima e la voce dellx partecipantx :
25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Milano non manca all’appello
Milano non resta a guardare. Il 25 novembre da Porta Venezia fino alla fermata della metro di Lodi, migliaia di persone hanno riempito le strade rispondendo all’appello di Non Una di Meno, trasformando la giornata contro la violenza sulle donne in una potente mobilitazione. Tra cartelli e tamburi, risuonavano slogan come: “La notte ci piace, lasciateci uscire in pace. Ci piace pure il giorno, levatevi di torno” e l’ormai celebre “Non una, Non una, Non una di Meno “, che hanno ribadito un messaggio semplice e urgente: la libertà e la sicurezza non devono essere negoziabili, né di notte né di giorno. La manifestazione ha attraversato le vie milanesi con energia, portando al centro del dibattito i dati sempre più allarmanti: secondo le rilevazioni più recenti, nel 2025 in Italia sono già state uccise oltre ottanta donne, nella maggior parte dei casi da partner o ex partner. Un numero che dimostra come la violenza di genere continui a rappresentare un’emergenza strutturale e sistemica. Accanto alle rivendicazioni contro la violenza maschile sulle donne, erano presenti anche numerosi slogan e cartelli a sostegno della Palestina, richiamando la dimensione intersezionale della lotta. Molte manifestanti hanno ribadito che non può esserci liberazione per alcune senza giustizia per tutte, collegando battaglie diverse ma unite dalla stessa richiesta di diritti, autodeterminazione e fine delle oppressioni. Molti interventi hanno sottolineato anche la necessità di un riconoscimento giuridico più chiaro e incisivo: in Italia, infatti, il femminicidio non costituisce ancora un reato autonomo, ma viene inquadrato all’interno dell’omicidio aggravato. Da qui la richiesta di misure più efficaci, sia sul piano legislativo sia nel sostegno concreto ai centri antiviolenza. Rivendicazioni che, almeno in parte, sembrano aver trovato ascolto. Il 25 novembre, proprio in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità un disegno di legge volto a introdurre nel Codice penale il reato di femminicidio, tipizzando in maniera autonoma l’omicidio di una donna in quanto tale e prevedendo un aggravamento specifico delle pene. Il disegno di legge non è ancora stato approvato in via definitiva, ma rappresenta un importante passo verso il riconoscimento di una fattispecie di reato spesso rimasta invisibile agli occhi della giustizia.   Giulia Camuffo
MILANO: 10MILA AL CORTEO DI NON UNA DI MENO. OCCUPATO SIMBOLICAMENTE IL VILLAGGIO OLIMPICO, SIMBOLO DELLA SPECULAZIONE SELVAGGIA IN CITTÀ
Foto di Lorenzo Uboldi per Milano in Movimento Il 25 novembre 2025 è stata la giornata delle manifestazioni territoriali “contro la guerra e il patriarcato” organizzate da Non una di meno in occasione di quella che è stata ieri la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza di genere. Decine di cortei in altrettante città italiane, migliaia di persone in piazza. A Milano almeno “10 mila in piazza”, come sottolinea Elena del nodo locale di Non Una di Meno, ai microfoni di Radio Onda d’Urto. Durante il corteo è stato occupato simbolicamente il Villaggio olimpico, definito l’“ennesimo progetto speculativo in città”. L’intervista a Elena, di Non Una di meno Milano. Ascolta o scarica.
25 NOVEMBRE: UNA GIORNATA DI LOTTA PER I DIRITTI DI TUTTE NEL SOLCO DELLE SORELLE MIRABAL, “LAS MARIPOSAS” DELLA REPUBBLICA DOMINICANA
Oggi, martedì 25 novembre, è la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”, sancita nel 1999 dall’Onu, riprendendo in realtà quanto già deciso e praticato fin dal 1981 in Colombia, SudAmerica, durante il primo incontro femminista latinoamericano e caraibico. Una scelta non rituale ma di lotta, quella assunta a Bogotà 44 anni fa, per ricordare quanto avvenuto il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana: 3 attiviste politiche, le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), militanti del Movimento 14 Giugno con il nome in codice Las Mariposas, furono rapite, torturate e trucidate per ordine del dittatore fascista, razzista e anticomunista, Trujillo. Una quarta sorella e compagna, Bélgica Adela Mirabal, riuscirà invece a vedere la fine della dittatura, avvenuta nel 1961 con l’omicidio di Trujillo, a seguito proprio della rabbia popolare suscitata dalla barbarie commessa contro Las Mariposas. Bélgica Adela Mirabal morirà, di cause naturali, nel 2014. Su Radio Onda d’Urto la storia e la lotta delle sorelle Mirabal in Repubblica Dominicana, all’interno della puntata odierna di Storia di Classe, in onda ogni giorno alle ore 7.15, 8.15 e 19.50. Ascolta o scarica
Napoli, 25 novembre: la violenza si combatte molto prima della violenza
Arte, scuola, istituzioni, cultura e testimonianze. Un’unica direzione: educare alla libertà. Le notizie arrivano così fitte che i volti delle donne sembrano quasi sovrapporsi, uno sull’altro, senza il tempo di essere riconosciuti. Quando pensiamo di aver trovato le parole giuste per l’ennesimo femminicidio, arriva sempre un nuovo giorno che ci costringe a riformularle. Riaffiorano allora immagini che l’Italia non riesce a dimenticare. La pancia di Giulia Tramontano, spezzata insieme al figlio che portava in grembo. Il volto giovane di Giulia Cecchettin. La vicenda di Tiziana Cantone, divorata dalla violenza digitale. La vita interrotta di Martina Carbonaro, a soli quattordici anni. La storia di Roua Nabi, uccisa nonostante il braccialetto elettronico al marito. Storie diverse, lontane tra loro, eppure accomunate dalla stessa radice: la cancellazione della libertà altrui. E ancora una volta, la cronaca recente ci obbliga a fermarci. A Qualiano, vicino Napoli, un uomo già denunciato, già sottoposto a codice rosso e ai domiciliari con braccialetto elettronico, ha manomesso il dispositivo, ha raggiunto l’ex compagna e l’ha colpita più volte con un coltello. È viva per miracolo, dicono i medici. Ma quante volte ancora dovremo affidarci alla parola miracolo dopo che tutto il resto non ha funzionato? Questo episodio, come altri, mostra che la repressione, pur necessaria, non basta. Spesso arriva dopo, quando è già tardi. La violenza sulle donne non si esaurisce nelle storie che finiscono in prima pagina, con un nome, una fotografia e una sentenza. Esiste un territorio sommerso, silenzioso e ostinato, fatto di manipolazione, controllo, dipendenza affettiva, svalutazione e isolamento. È una violenza che non lascia lividi sulla pelle, ma scava dentro, corrode lentamente la voce, l’autostima, la libertà interiore. È quella che ti convince che sei tu il problema, che stai esagerando, che forse te la sei cercata. È fatta di parole trattenute, telefoni controllati, amori che diventano confini, e di una casa che, invece di proteggere, diventa prigione emotiva. È una violenza domestica non perché avviene tra quattro mura, ma perché mette la paura dentro la vita. Ha un effetto farfalla. Genera altre fragilità, altre bambine cresciute nella sudditanza, altri bambini educati all’idea del possesso. Perché in un contesto dove non si è liberi non si può insegnare la libertà, e nessuno può trasmettere ciò che non ha il permesso di vivere. I dati ci obbligano a non voltare lo sguardo. In Europa una donna su tre subisce violenza fisica o sessuale. In Italia il 31,5 per cento delle donne tra i sedici e i settant’anni ha subito violenza. Tra le ragazze più giovani quella psicologica raggiunge il 35 per cento. Nei primi sei mesi del 2024 sono stati denunciati 8.592 atti persecutori, e nel 74 per cento dei casi le vittime erano donne. Il 75 per cento delle italiane ritiene che la violenza psicologica non venga riconosciuta come tale. La prevenzione autentica comincia molto prima della violenza. Prima dei tribunali, delle misure cautelari e dei braccialetti elettronici. Comincia nell’infanzia, nelle famiglie e soprattutto nelle scuole. È un’educazione quotidiana quella che serve, fatta di rispetto, limite, empatia, consenso e libertà. In questa direzione si muovono anche alcuni provvedimenti oggi in discussione in Parlamento: il Disegno di Legge S 979, che propone di introdurre in modo strutturato l’educazione affettiva e sessuale nei programmi scolastici, e due proposte alla Camera, l’AC 2278, che riguarda l’educazione alle relazioni e al riconoscimento dell’identità di genere, e il C 2271, che disciplina le attività scolastiche sui temi dell’affettività e della sessualità prevedendo il consenso informato delle famiglie. È un segnale chiaro. Non è più possibile rimandare. Anche Napoli risponde, e lo fa attraverso linguaggi diversi: l’arte, la cultura, la memoria, l’esperienza, la cura. In Piazza Municipio, la ASL Napoli 1 Centro ha trasformato la riflessione in un’esperienza. All’interno di un grande cubo nero, simbolo del buio e dell’isolamento, si attraversa un labirinto sonoro fatto di voci, rumori, testimonianze e dati. Ogni passo è un frammento di paura, fragilità, controllo, ma anche resistenza. L’uscita è una Porta Rosa, luminosa, simbolo di rinascita. Fuori, operatori e volontari informano sui Percorsi Rosa attivi nei Pronto Soccorso cittadini, offrendo orientamento e protezione. La Direzione regionale Musei nazionali Campania ha diffuso il suo impegno lungo un’intera settimana, dal ventidue al ventinove novembre, trasformando musei e luoghi culturali in spazi di consapevolezza. A Montesarchio, la mostra fotografica Per Lei di Michele Stanzione racconta la presenza femminile attraverso luce, assenza e memoria. A Santa Maria Capua Vetere, l’Anfiteatro Campano si accende di arancione al crepuscolo, in un gesto collettivo che invita a dire insieme: accendiamo il rispetto. A Benevento, il Teatro Romano ospita studenti, psicologi e musicisti per riflettere sull’impatto invisibile della violenza. A Pontecagnano, una serata tra mito, danza e parola prova a immaginare relazioni libere da ruoli imposti. A Eboli, con Clitennestra o del crimine, il mito diventa voce contemporanea, che chiede ascolto e non solo giudizio. Anche il Teatro Trianon Viviani contribuisce a questo percorso. Il 25 novembre, dalle ore 10 alle 13, la Fondazione Campania dei Festival, insieme alla Regione Campania, promuove un incontro dedicato a studenti e famiglie, con interventi di istituzioni, associazioni e realtà impegnate nella tutela dei diritti e nella costruzione di una cultura del rispetto. È previsto anche un breve contributo artistico, con testimonianze e monologhi curati dall’Associazione Forti Guerriere, come forma di narrazione civile e restituzione della voce. Questi sono solo alcuni degli appuntamenti che Napoli e la Campania dedicano, lungo tutta la settimana, non a una celebrazione, ma a un impegno diffuso. Perché la consapevolezza non si costruisce in un giorno, e soprattutto non si costruisce da soli. Il venticinque novembre non è una data. È una domanda. A ciascuno di noi. E Napoli risponde mettendo al centro non solo la tragedia, ma la prevenzione. La cultura, l’ascolto, il linguaggio, la scuola, l’arte, la relazione. Perché la violenza si combatte molto prima della violenza. Nei gesti quotidiani. Nei bambini che imparano a rispettare. Nelle bambine che imparano a non abbassare gli occhi. Se vogliamo cambiare davvero questo tempo, dobbiamo ricominciare da lì. Dalle radici. Lucia Montanaro