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Sciopero della fame per Gaza
Roma, 20 settembre 2025 Questa mattina tre persone supportate da Ultima Generazione – Beatrice (32 anni), Alina (36 anni) e Serena (39 anni) – hanno iniziato uno sciopero della fame a oltranza. Si sono presentate alle 9.45 davanti alla Camera dei Deputati in piazza di Montecitorio con una richiesta chiara: il Governo Meloni deve riconoscere ufficialmente il genocidio in corso in Palestina da parte di Israele e deve garantire protezione e ritorno in sicurezza per le persone italiane imbarcate nella Flotilla. Queste richieste sono in linea con quelle del grande sciopero nazionale del 22 settembre, a cui Ultima Generazione dà sostegno. Subito sono arrivate le forze dell’ordine che hanno sequestrato i cartelli delle tre persone con scritto “Meloni riconosca il genocidio. Sciopero della fame 1°giorno”, per poi restituirli. L’inizio dello sciopero era stato programmato nel momento in cui la Global Sumud Flotilla fosse stata bloccata dalla marina israeliana. Tuttavia, l’accelerazione del genocidio con l’invasione di terra a Gaza, unita alla vigliaccheria del governo italiano, che dopo due anni di stragi inizia timidamente a contestare i piani israeliani senza alcun atto concreto, hanno spinto le attiviste ad agire subito. Piani che sono chiari, come dichiarato dallo stesso ministro israeliano Smotrich: massacrare quanti più palestinesi possibile, cacciare i sopravvissuti, radere al suolo Gaza e speculare sui suoi terreni. “Ho deciso di unirmi allo sciopero e di privarmi del cibo, perché non riesco più a tollerare ciò che sta succedendo a Gaza – dichiara Alina, madre di tre figli. Ora basta! Non continuerò la mia vita come se nulla fosse, metto il mio corpo a disposizione e andrò avanti con lo sciopero della fame a oltranza, il mio impegno è per la Flotilla e per la Palestina, affinché riesca nella sua missione e affinché le persone partite tornino a casa senza un graffio e che il governo riconosca che le atrocità che stanno succedendo a Gaza sono un genocidio! Invito chiunque lo desideri ad unirsi: c’è ancora speranza, possiamo e dobbiamo ancora agire.” IL GOVERNO MELONI DEVE RICONOSCERE IL GENOCIDIO Il genocidio in corso a Gaza è già stato riconosciuto da diversi organismi internazionali: la Commissione indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite ha pubblicato un’analisi legale di 72 pagine che definisce inequivocabilmente genocidaria la guerra condotta da Israele. Eppure il governo Meloni non ha ancora compiuto un atto formale di riconoscimento. Non è solo una mancanza di coraggio politico: è una scelta che implica complicità diretta. Perché è importante chiamarlo genocidio? Usare la parola genocidio non è retorica. È una categoria giuridica precisa che ha conseguenze enormi: Sul piano internazionale, la Convenzione ONU sul genocidio obbliga tutti gli Stati firmatari a prevenire il genocidio e a non esserne complici. La Corte Internazionale di Giustizia ha già riconosciuto un “rischio plausibile” di genocidio a Gaza, imponendo quindi obblighi anche all’Italia. Sul piano nazionale, la Legge italiana n. 962 del 1967 (“Punizione del crimine di genocidio”) recepisce questi principi nel nostro ordinamento: anche la complicità in genocidio è punita dal nostro codice penale. Voi che avete pronunciato la parola genocidio — Meloni, Tajani — non potete limitarvi alla retorica. Non accettiamo plausi verbali né usi strumentali del termine. Se lo avete detto, dimostrate di crederci: agite ora, perché la parola genocidio non è uno slogan ma un dovere giuridico e morale che impone responsabilità e interventi immediati. LE ULTIME CONFERME DI COMPLICITÀ DI QUESTO GOVERNO Il governo italiano non è un osservatore neutrale. La Camera ha appena rinnovato il memorandum di cooperazione militare con Israele, mentre i deputati di Fratelli d’Italia si sono astenuti e la Lega ha persino votato contro una risoluzione europea – già timidissima – di condanna. Arianna Meloni ha addirittura accusato la Flotilla di “strumentalizzare” il dolore di Gaza. In tutto questo, non riconoscere formalmente il genocidio equivale a mantenere e consolidare la complicità italiana: politica, economica e militare. La Flotilla esiste proprio perché i nostri governi sono marci. Alina, Beatrice e Serena, con i loro corpi e il loro sacrificio, sono lì a ricordarcelo e non si fermeranno fino a quando il governo italiano non avrà riconosciuto il genocidio in Palestina, agendo di conseguenza, e fino a quando le persone italiane presenti sulle imbarcazioni non saranno tornate sane e salve. Ultima Generazione sosterrà tutte le persone che sceglieranno lo sciopero della fame come forma di resistenza nonviolenta e di pressione sul governo italiano. BASTA SEPARARE IL BUSINESS DALLA POLITICA: BOICOTTIAMO Siamo già 53.000 ad aver scelto questa forma di resistenza attiva, unendoci in una mobilitazione che va oltre gli aiuti umanitari – pur necessari – e mira a compiere un atto politico concreto contro il genocidio in corso. Il boicottaggio colpisce direttamente le aziende italiane che continuano a esportare in Israele, scegliendo il profitto invece di assumersi la responsabilità di non essere complici. Continuare a commerciare significa sostenere, anche indirettamente, un sistema di violenza e oppressione: ecco perché la complicità economica non può più essere tollerata. L’obiettivo è duplice: incidere sugli interessi economici che alimentano l’occupazione e tentare di forzare il blocco navale imposto da Israele – a bordo delle barche ci sono anche persone di Ultima Generazione. Gli Stati europei restano legati a interessi militari ed energetici e non intervengono: spetta a noi cittadini agire, anche da casa propria, attraverso il boicottaggio. Come ricorda Francesca Albanese, in Quando il mondo dorme: “Il sistema che reprime i Palestinesi è lo stesso a cui apparteniamo noi.” Questo passa attraverso i supermercati, che vendono prodotti coltivati su terre sottratte ai palestinesi, mentre in Italia comprimono i piccoli agricoltori, trasformando la spesa quotidiana in un lusso. Siamo già in 53.000. Unisciti anche tu: https://vai.ug/boicottaggio?f=cs Ultima Generazione
Chiamata per il Weekend di azione globale BDS 18-21 settembre
Il 18 settembre il Gruppo BDS (Boicottaggio, Disinvestimenti, Sanzioni) ha effettuato alcune azioni di boicottaggio a Milano nell’ambito del “Global Weekend of Action” (GWA) indetto dal BNC in tutto il mondo per il periodo 18-21 Settembre 2025. La data del 18 settembre ha un forte significato, dato che è la scadenza fissata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come termine ultimo in cui Israele deve porre fine all’occupazione illegale e all’apartheid nei Territori Palestinesi Occupati. È importante ricordare che anche in questo caso Israele, in completo spregio e violazione del diritto internazionale, non ha rispettato la sentenza come peraltro più volte avvenuto con risoluzioni ONU sin dal 1948 dimostrando ancora una volta di essere uno “stato canaglia”. Per ricordare l’importanza della sentenza della CIG il BDS ha voluto mettere in atto delle azioni di disobbedienza civile che ricordino alle istituzioni italiane che l’Italia non vuole e non può essere complice di un genocidio. Come parte delle nostre azioni abbiamo messo in atto un “percorso delle complicità” che si è sviluppato a partire da una breve occupazione della sede del Parlamento Europeo, alle sedi di alcune banche complici di finanziare l’esercito israeliano, ed infine un intervento nel Consiglio Comunale di Palazzo Marino, dove abbiamo voluto ricordare alla Giunta ed ai Consiglieri che Milano, Città Medaglia d’Oro della Resistenza, non può più essere complice di uno stato genocidario. Ricordiamo che tutti possono partecipare con azioni di boicottaggio e disobbedienza civile per fermare il genocidio del popolo palestinese per mano dell’entità sionista di Israele. Alcuni esempi includono: * Bloccare, occupare o comunque interrompere il funzionamento di autostrade strategiche, ponti, porti, strutture di aziende complici nel settore delle armi, della tecnologia, dei media, della finanza e altro; * Proteste di massa e azioni pacifiche di disturbo presso sedi governative (ad esempio ministeri del commercio, dei trasporti o degli affari esteri) o parlamenti, chiedendo che rispettino i loro obblighi legali ai sensi del diritto internazionale. Trovate altre proposte di azioni sul sito BDS: https://bdsitalia.org/index.php/la-campagna-bds/comunicati/2964-weekend-di-azione-globale-18-21-settembre Il boicottaggio massiccio e capillare di tutti noi può bloccare l’apartheid di Israele! Andrea De Lotto
Boicottaggio e diritti umani: a Napoli cresce il movimento BDS
NEL VENTENNALE DEL MOVIMENTO INTERNAZIONALE BDS CRESCE ANCHE A NAPOLI L’IMPEGNO PER I DIRITTI DEL POPOLO PALESTINESE: NASCE UN NODO CITTADINO, SI RAFFORZA LA RETE SPLAI E SI PREPARA L’INCONTRO CON UNO DEI FONDATORI. Nel 2025 il movimento internazionale BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni per i diritti del popolo palestinese) ha compiuto vent’anni. La sua nascita risale al 9 luglio 2005, quando sindacati, associazioni accademiche, chiese e movimenti di base in tutto il mondo lanciarono un appello: “La società civile palestinese chiama al Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele fino a quando non rispetterà il Diritto Internazionale ei Principi Universali dei Diritti Umani” . Alla base dell’iniziativa c’è un principio semplice: i palestinesi hanno gli stessi diritti del resto dell’umanità. Ispirato al movimento anti-apartheid sudafricano, il BDS invita ad esercitare forme di pressione su Israele affinché rispetti il diritto internazionale. È un movimento globale che sostiene la parità di diritti per tutti e tutti e si oppone ad ogni forma di razzismo, fascismo, sessismo, antisemitismo, islamofobia e discriminazione etnica o religiosa. Importante anche il ruolo di diversi gruppi ebraici progressisti, mentre personalità come l’arcivescovo Desmond Tutu, Naomi Klein, Roger Waters, Angela Davis, Moni Ovadia, Ken Loach e Judith Butler hanno espresso aumentando il loro sostegno. Il focus resta il contrasto all’apartheid e al colonialismo d’insediamento israeliano: “Israele occupa e colonizza la terra palestinese, discrimina i cittadini palestinesi di Israele e nega ai profughi palestinesi il diritto di tornare alle loro case” , si legge sul sito ufficiale del movimento. Gli strumenti principali del BDS si articolano su tre direttrici. Il boicottaggio riguarda le istituzioni sportive, culturali e accademiche israeliane, oltre alle aziende coinvolte nelle violazioni dei diritti umani. Il disinvestimento chiede a banche, consigli locali, chiese, fondi pensione e università di ritirare i capitali da Israele e dalle imprese complici dell’apartheid. Le sanzioni , infine, sono rivolte ai governi, sostenendo pongano fine alla complicità con l’apartheid israeliano, vietino rapporti economici con gli insediamenti illegali, interrompano il commercio militare e sospendano accordi di rappresentanza internazionale. LA RETE SPLAI A NAPOLI A Napoli, campagne di boicottaggio legate al BDS sono attive da tempo. Tra queste spicca SPLAI – Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliano , che promuove una rete di spazi, reali e virtuali, dichiarati liberi da ogni forma di discriminazione e impegnati a non collaborare con sistemi di oppressione. Il primo ad aderire è stato il Caffè Arabo di Piazza Bellini, a cui si sono poi aggiunti numerosi luoghi noti della città: associazioni come il Centro Handala Ali e il Centro di Cucina Consapevole, esercizi commerciali come La Taverna a Santa Chiara, Magma Art, L’Orto va in città, e spazi politici come il Giardino Liberato, l’Ex Opg Je so’ pazzo , Casa del Popolo Civico 7 Liberato e il Mezzocannone Occupato. Oggi, le attività SPLAI in Italia sono oltre 500, testimonianza di una crescente sensibilità verso la crisi umanitaria e della consapevolezza che la solidarietà può trasformarsi in azione politica nei luoghi di vita, di lavoro e del tempo libero. ASSEMBLEE E NUOVO NODO CITTADINO Negli ultimi mesi l’attenzione si è intensificata, anche in seguito al caso legato alla Taverna a Santa Chiara, uno degli spazi SPLAI. Proprio da lì è maturata l’esigenza di un coordinamento cittadino. Il 17 giugno scorso oltre 80 persone si sono ritrovate in Largo Banchi Nuovi per una pubblica assemblea. L’esito dell’incontro è stato chiaro: costruire un nodo napoletano del BDS , capace di mettere in rete le diverse realtà già attive e di reagire in modo tempestivo contro il genocidio in corso a Gaza. Un secondo appuntamento si è svolto l’11 settembre presso l’Asilo Filangieri, bene comune cittadino. Anche qui la partecipazione è stata ampia e trasversale. Tra i temi emersi, il rafforzamento del boicottaggio accademico, la pressione sull’Autorità portuale per impedire il transito di imbarcazioni con materiale bellico (in collaborazione con il nodo BDS di Salerno) e la campagna internazionale “No room for genocide” , rivolta ai piccoli operatori del settore ricettivo. Quest’ultima campagna richiama gli obblighi sanciti dal diritto internazionale: gli Stati terzi devono interrompere ogni forma di complicità nella commissione di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio. Ciò significa negare il passaggio e l’asilo ai responsabili e perseguirli per i loro crimini. Considerati i grandi flussi turistici che attraversano Napoli ei collegamenti diretti con Tel Aviv, la città può diventare un punto strategico per dare concretezza a questo impegno. L’ARRIVO DI OMAR BARGHOUTI Il prossimo appuntamento annunciato ha un valore particolare: l’arrivo a Napoli di Omar Barghouti , membro fondatore della Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) e co-fondatore del movimento BDS. Barghouti sarà presente per una tappa di due giorni nell’ambito di un tour italiano. L’incontro è fissato per sabato 20 settembre alle 18:30 presso lo Zero81 – Laboratorio di Mutuo Soccorso, in Largo Banchi Nuovi . Sarà un’occasione per dialogare con uno dei principali ideatori del movimento, porre domande, proporre collaborazioni e costruire azioni comuni. La serata si concluderà con una cena sociale. UN INVITO APERTO L’appello alla cittadinanza resta aperto: chiunque condivida i valori ei principi fondanti del BDS è chiamato a partecipare. In ogni luogo, in ogni modo, dal basso. -------------------------------------------------------------------------------- FONTI * http://Cos’è il BDS – sito ufficiale BDS Italia * Elenco aderenti SPLAI – BDS Italia * http://L’Espresso – Archiviazione caso Taverna Santa Chiara Redazione Napoli
Sarà vero embargo? Pedro Sánchez annuncia la fine del commercio d’armi con Israele
Grazie alla breve conferenza stampa tenuta ieri alla Moncloa, Pedro Sánchez è tornato a catturare l’attenzione sia dei propri sostenitori che dei critici con un nuovo annuncio, atteso da quasi due anni e reclamato caparbiamente da tutto il movimento di solidarietà con la Palestina. Secondo quanto affermato dal presidente del […] L'articolo Sarà vero embargo? Pedro Sánchez annuncia la fine del commercio d’armi con Israele su Contropiano.
Weekend di azione globale 18-21 settembre
La società civile palestinese chiede un'escalation delle azioni di disturbo del BDS contro gli Stati, le aziende e le istituzioni complici, fino ad arrivare a un'azione di disturbo di massa dal 18 al 21 settembre, data fissata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite come termine ultimo in cui Israele deve porre fine all’occupazione illegale e all’apartheid. Palestina occupata, 28 agosto 2025 – L'iniziativa Integrated Food Security Phase Classification (IPC), sostenuta dall'ONU, ha infine confermato lo stato di carestia in cui versano centinaia di migliaia di palestinesi che vivono nel nord di Gaza. La carestia, conseguenza diretta della politica israeliana sostenuta dagli Stati Uniti di usare la fame come arma, colpirà molte più persone nel sud di Gaza entro la fine del prossimo mese, afferma l'IPC. Nessuno può affermare di non esserne a conoscenza. Persino il complice Segretario Generale delle Nazioni Unite, che in più di 22 mesi di genocidio ha espresso solo “preoccupazione”, è stato costretto a menzionare finalmente Israele come responsabile di questa carestia indotta. Poiché si tratta di una questione di vita o di morte, chiediamo la formazione di ampie coalizioni e l'organizzazione, ove possibile, di potenti azioni di disturbo di massa, adeguate al contesto, pacifiche e strategiche, che prendano di mira le entità complici e chiedano la fine della complicità e l'imposizione di sanzioni legali, in particolare embarghi militari ed energetici completi, in qualsiasi giorno durante il Disrupt Complicity Weekend, dal 18 al 21 settembre. Alcuni esempi¹: * Bloccare, occupare o comunque interrompere il funzionamento di autostrade strategiche, ponti, porti, strutture di aziende complici nel settore delle armi, della tecnologia, dei media, della finanza e altro; * Proteste di massa e azioni pacifiche di disturbo presso sedi governative (ad esempio ministeri del commercio, dei trasporti o degli affari esteri) o parlamenti, chiedendo che rispettino i loro obblighi legali ai sensi del diritto internazionale. Come richiesto da decine di esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani, queste includono: * L’imposizione di “un embargo totale sulle armi a Israele, interrompendo tutti gli accordi, le importazioni, le esportazioni e i trasferimenti di armi, compresi i beni a duplice uso”. * L’annullamento o la sospensione “delle relazioni economiche, degli accordi commerciali e dei rapporti accademici con Israele che possono contribuire alla sua presenza illegale e al regime di apartheid nei territori palestinesi occupati”. * L’adesione al Gruppo dell'Aia, finora l'iniziativa interstatale più promettente volta a promuovere sanzioni concrete e misure di responsabilità significative e consequenziali, e l’approvazione e l’attuazione della Dichiarazione di Bogotá del Gruppo.  * L’espulsione di Israele, stato che pratica l'apartheid, dall'ONU, revoca del suo accreditamento all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e pressione per sanzioni legali contro di esso simili a quelle imposte al Sudafrica dell'apartheid.  * Scioperi², ove possibile, e obiezione di coscienza alla complicità nel genocidio nelle istituzioni e nei luoghi di lavoro, comprese le università, i consigli comunali e altri; * Intensificazione delle campagne di boicottaggio contro gli obiettivi prioritari del movimento BDS, compresi disturbi pacifici nei negozi e nelle sedi delle aziende, nonché azioni sui social media; * Lancio di ampie campagne intersezionali per costringere le istituzioni, compresi i consigli comunali, le università, i sindacati, gli ospedali, ecc., ad adottare politiche di approvvigionamento e di investimento etiche, ove applicabile, che escludano le aziende consapevolmente e persistentemente coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani, in particolare crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio. Nel settembre 2024 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) ha votato a stragrande maggioranza a favore di sanzioni contro Israele, per la prima volta in decenni, confermando la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia del luglio 2024 secondo cui la presenza di Israele nei territori palestinesi occupati è assolutamente illegale, costituisce apartheid e deve essere portata a termine. L'UNGA ha inoltre dato a Israele un ultimatum con scadenza al 18 settembre 2025 per porre fine alla sua occupazione illegale di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Non solo Israele non ha per nulla posto fine all'occupazione, ma ha anche intensificato la sua depravata violenza genocida a Gaza, anche contro il personale e le strutture delle Nazioni Unite, e ha aumentato drasticamente il furto di terre, l'espansione delle colonie e gli attacchi contro i palestinesi in Cisgiordania. Ora più che mai, Israele rappresenta una minaccia mortale non solo per i palestinesi, ma anche per l'umanità intera. Già un anno fa, i relatori speciali delle Nazioni Unite avevano avvertito: “Il mondo è sul filo del rasoio: o ci incamminiamo collettivamente verso un futuro di pace e legalità, oppure precipitiamo verso l'anarchia e la distopia, in un mondo in cui conta solo la legge della forza”.  Nonostante lo slogan “Mai più” che ha seguito l'Olocausto, il mondo non è riuscito a fermare i genocidi, dal Ruanda all'ex Jugoslavia al Myanmar. Ora, tutti gli Stati e gli organismi interstatali, così come tutte le istituzioni, hanno l'obbligo legale, e non solo etico, di fermare il primo genocidio al mondo trasmesso in diretta streaming: i crimini atroci di stampo nazista commessi da Stati Uniti e Israele contro 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza occupata illegalmente. Il regime israeliano di colonialismo d’insediamento e apartheid, che dura da 77 anni, sta ora cercando di “portare a termine il lavoro” di sterminio dei sopravvissuti alla sua Nakba continua  di espropriazione e pulizia etnica. In questa fase più terribile del genocidio, la società civile palestinese è unita nel ribadire l'appello alle persone di coscienza di tutto il mondo affinché canalizzino il loro immenso dolore e la loro rabbia per recidere i legami di complicità di stati, aziende e istituzioni con questo regime genocida e con tutte le istituzioni e le aziende che ne rendono possibili i crimini. Il più alto obbligo morale è innanzitutto quello di non nuocere, di porre fine alla complicità.  Non siamo mai stati così vicini come ora all'imposizione di un regime di sanzioni completo ed efficace. Sempre più stati e municipalità stanno procedendo all'imposizione di sanzioni parziali e alla revisione dei legami e dei contratti. La maggioranza globale oggi è chiaramente a favore della liberazione della Palestina, e anche negli stati che sono partner di Israele nel genocidio, come gli Stati Uniti, la Germania, il Regno Unito, i Paesi Bassi e altri, la maggioranza delle persone oggi ha un’opinione negativa di Israele e sostiene i diritti dei palestinesi, e sta procedendo a un isolamento informale, ma non per questo meno incisivo, di Israele. Dobbiamo incanalare questa energia potenziale nella costruzione di una massa critica di potere popolare in grado di costringere i governi, le aziende e le istituzioni complici a porre fine alla loro complicità.  Mai più è davvero ora. Insieme, possiamo e dobbiamo interrompere ogni complicità nella “soluzione finale” di Israele per il popolo indigeno della Palestina. Insieme possiamo sostenere lo smantellamento dell'apartheid israeliano proprio come è stato smantellato l'apartheid sudafricano. * Palestinian General Federation of Trade Unions (PGFTU - Gaza) * Council of National and Islamic Forces in Palestine * Palestinian BDS National Committee (BNC)  * Global Palestine Right of Return Coalition * General Union of Palestinian Workers * Palestinian Federation of New Unions * General Union of Palestinian Teachers (GUPT) * Palestinian Federation of Unions of University Professors and Employees (PFUUPE) * General Union of Palestinian Women * General Union of Palestinian Writers * Engineers Association - Jerusalem Center * Palestinian Bar Association * General Union of Palestinian Peasants * Palestinian Union of Postal, IT & Telecommunications Workers * Union of Professional Associations * Palestinian NGO Network (PNGO) * Palestinian National Institute for NGOs * Federation of Independent Trade Unions * Veterinarians Syndicate - Jerusalem Center * Occupied Palestine and Syrian Golan Heights Initiative (OPGAI) * Union of Palestinian Farmers * Grassroots Palestinian Anti-Apartheid Wall Campaign (STW) * Palestinian Campaign for the Academic & Cultural Boycott of Israel (PACBI) * Popular Struggle Coordination Committee (PSCC) * Civic Coalition for the Defense of Palestinian Rights in Jerusalem * Coalition for Jerusalem * Union of Palestinian Communities’ Institutions and Activities in Europe (IGMAH) * Palestinian Youth Movement (PYM) * Palestine Community in Belgium and Luxembourg * Palestinian Community of Catalonia * Union of Palestinian Charitable Organizations * Women's Campaign to Boycott Israeli Products * Agricultural Cooperatives Union * National Committee for Grassroots Resistance * Southern Electricity Company Employees Union * Association of Employees of The Financial Sector, Palestine  * Health Services Employees’ Association * Union of Workers in Kindergartens and Private Schools * Jawwal Employee Association * Union of Workers' Unions in Local Authorities - Hebron * Palestinian Electricians Union - Hebron ¹ Per ridurre al minimo i rischi legali, raccomandiamo sempre di consultare prima gli avvocati del movimento. ² Laddove uno sciopero potrebbe causare danni significativi ai lavoratori, è preferibile “darsi malati”: malati a causa del genocidio e della fame usata come arma da Israele e malati a causa della complicità dell’istituzione di cui si fa parte in entrambe queste cose.
Anche due attivisti di UG con la Sumud Flottilla
Italia, 30 agosto 2025 –Con un post su Instagram Ultima Generazione annuncia il suo sostegno e la sua partecipazione alla spedizione umanitaria della Global Sumud Flottila che partirà verso Gaza con aiuti e personale medico e umanitario. Mentre due persone aderenti ad Ultima Generazione si preparano ad imbarcarsi nei prossimi giorni oggi, a Genova, un altro gruppo di attiviste e attivisti del movimento era presente, assieme ad altre decine di persone, per aiutare a caricare i beni raccolti grazie alla mobilitazione lanciata da Music For Peace, Global Movement to Gaza e il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali: 300 tonnellate di cibo, che domani saranno in viaggio verso Gaza.   Quella della Global Sumud Flotilla sarà una grande azione nonviolenta, alla quale parteciperanno anche due aderenti di Ultima Generazione. Ma la resistenza non si ferma in mare: mentre alcuni affrontano il blocco navale, tutti noi possiamo agire subito mettendo pressione economica. Il boicottaggio è uno strumento concreto e potente di resistenza civile: rifiutando i prodotti e le catene della grande distribuzione complici, colpiamo direttamente gli interessi che sostengono l’occupazione israeliana. Siamo già in 40.000, unisciti anche tu: https://vai.ug/boicottaggio Una delle persone di Ultima Generazione che farà parte alla missione ha rilasciato una testimonianza sul perché ha deciso di partecipare: “Noi vogliamo costringere il governo israliano alla decisione più giusta, a riporre le armi e aiutare il popolo palestinese stremato da due anni di genocidio. La Global Sumud Flotilla ha tantissime anime al suo interno; una è quella dell’attivismo ambientale e ci sono tantissimi punti in contatto con le istanze ambientaliste. Le tematiche si stanno unendo perché abbiamo capito ormai che questo modello socioeconomica ci sta portando a schiantarci e di questo modello Israele, che toglie acqua terra e diritti ai palestinesi, ne è l’esempio vivente” BOICOTTIAMO PER COLPIRE GLI INTERESSI ECONOMICI Rompiamo il sistema colpendolo al cuore: boicottiamo i supermercati complici. Siamo già quarantamila ad aver scelto questa forma di resistenza attiva, unendoci in una mobilitazione che non si limita a fornire aiuti e assistenza – pur necessari ma insufficienti di fronte all’immensità della tragedia palestinese – bensì mira a compiere un atto politico concreto di opposizione al genocidio in corso. L’obiettivo è duplice: da un lato tentare di forzare il blocco navale imposto da Israele, costringendo la marina israeliana a un maggiore sforzo logistico; dall’altro incidere direttamente sugli interessi economici che alimentano e legittimano l’occupazione. Gli Stati europei hanno scelto la via dell’ipocrisia, incapaci o non disposti a fermare Israele, legati a interessi che spaziano dal commercio di armi e tecnologia militare fino all’energia e alle forniture strategiche. Di fronte a questa inazione politica, spetta a noi cittadini assumere la responsabilità di agire: se non tutti possono affrontare a viso aperto la macchina dell’occupazione, ciascuno di noi può colpirla da casa propria attraverso il boicottaggio. Come ricorda Francesca Albanese in Quando il mondo dorme: “Il sistema che reprime i Palestinesi è lo stesso a cui apparteniamo noi”. Questo sistema passa anche attraverso i supermercati, che stringono accordi con compagnie israeliane, immettendo sugli scaffali prodotti coltivati con l’acqua e sulle terre sottratte ai palestinesi, mentre in Italia gli stessi colossi schiacciano i piccoli agricoltori costretti a vendere al ribasso, trasformando la spesa quotidiana in un lusso per molte famiglie. Per queste ragioni UG rilancia con forza il suo appello: boicottare è resistere, boicottare è scegliere da che parte stare. Siamo già in quarantamila. Unisciti anche tu: https://vai.ug/boicottaggio?f=cs Ultima Generazione
La Palestina irrompe alla Vuelta
La protesta contro il genocidio del popolo palestinese scuote da due giorni la pretesa normalità della Vuelta di Spagna, una competizione che ospita tra i partecipanti la squadra israeliana Israel Premier Tech. Nella tappa di mercoledì, con partenza da Figueres, alcuni manifestanti dei gruppi catalani di solidarietà con la Palestina […] L'articolo La Palestina irrompe alla Vuelta su Contropiano.
Booking and Airbnb finanziano la guerra in Palestina
Oggi , 27 Agosto 2025, a Trieste un gruppo di cittadine e cittadini ha attaccato ai lucchetti portachiavi degli appartamenti affittati da booking e Airbnb dei volantini informativi su come queste due aziende traggono profitto da crimini di guerra. Una recente inchiesta del “The Guardian” ha rivelato che ben 760 locazioni in Cisgiordania, territorio palestinese occupato, sono presenti sulle piattaforme di Booking e Airbnb, mettendo in luce come queste due aziende traggano profitti da crimini di guerra perpetrati nei territori occupati dai coloni israeliani. Questa denuncia accusa le due aziende di essere complici nell’arricchirsi grazie alla sofferenza della popolazione palestinese, che subisce violenze, sottomissioni e morte, per affermare l’espansionismo israeliano. Uccidere, occupare, e resort di lusso: queste parole non sono una metafora, ma una realtà quotidiana per il popolo palestinese. Il piano di Trump, che prevedeva la trasformazione della Striscia di Gaza in una zona turistica di lusso, non è così lontano dalla triste verità già materializzata. Le camere affittate nei territori occupati illegalmente spesso offrono comodità di lusso, come piscine. Mentre alla popolazione palestinese viene impedito l’arrivo di acqua e cibo. Le operazioni di Booking e Airbnb non si limitano a ignorare le leggi internazionali, ma stanno attivamente facilitando crimini di guerra attraverso l’affitto di proprietà in territori sottratti alla popolazione palestinese. Booking è attualmente sotto processo nei Paesi Bassi per aver contribuito a fare profitti tramite l’affitto di case vacanze in queste aree occupate. E nonostante le denunce, Booking ha aumentato il numero di locazioni disponibili nei territori sotto occupazione israeliana. Gli affittuari definiscono le proprie case come territorio israeliano, con solo cinque locazioni che indicano chiaramente di essere situate su territorio palestinese. Israele sta utilizzando il turismo, con il pretesto di valorizzare siti storici e naturali, come una delle motivazioni per l’occupazione di terreni palestinesi. La violenza armata da parte dei coloni israeliani per sottrarre terre, supportata dallo Stato di Israele, è finalizzata a consolidare il controllo di un’area sempre più vasta e a impedire la creazione di un futuro Stato palestinese. Inoltre, questo fenomeno non è isolato a livello globale. La mercificazione del territorio, che porta a trasformare intere città in esperienze turistiche, sta creando un enorme impatto negativo anche in Europa. Città come Venezia, Barcellona e Amsterdam stanno affrontando gravi difficoltà legate all’invasione turistica, e Trieste non fa eccezione: le locazioni turistiche sono aumentate con un corrispondente aumento degli affitti per i cittadini. La speculazione edilizia alimentata dal turismo non solo danneggia le comunità locali, ma permette anche a entità multinazionali come Booking e Airbnb di sfruttare senza scrupoli la situazione. La nostra responsabilità è agire. Siamo in un momento cruciale: dobbiamo difendere non solo i diritti del popolo palestinese, ma anche le nostre città e comunità. La difesa della Palestina e la resistenza al sistema di occupazione sono questioni globali che ci coinvolgono tutti. Invitiamo tutti i cittadini a unirsi al boicottaggio di booking e Airbnb. Ma anche delle altre aziende che supportano il genocidio del popolo palestinese che potete trovare sul sito del movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS). Il boicottaggio si sta dimostrando uno strumento efficace per fermare la violazione dei diritti umani e il genocidio in corso. Non possiamo rimanere indifferenti. Per ulteriori informazioni visitare i seguenti link: https://www.theguardian.com/world/ng-interactive/2025/feb/27/seized-settled-let-how-airbnb-and-bookingcom-help-israelis-make-money-from-stolen-palestinian-land https://www.justiceinfo.net/en/132249-is-booking-com-profiting-from-war-crimes-in-palestine.html https://bdsitalia.org/images/PDFs/BDS_volantino_prodotti_03-2025_FRONTE_RETRO.pdf Redazione Friuli Venezia Giulia
Giovedì 28 agosto, il personale sanitario digiuna per Gaza
Si stima che digiuneranno 15 mila persone. Oltre 100 associazioni hanno aderito.  Don Luigi Ciotti sostiene l’iniziativa. L’appuntamento è per il 28 agosto, giornata nazionale del digiuno degli operatori e operatrici del servizio sanitario per protestare contro il genocidio che si sta perpetrando a Gaza e dell’intero popolo palestinese. L’iniziativa, partita il 29 luglio scorso in Toscana, con il digiuno a staffetta che ha coinvolto oltre 4 mila persone, ha oltrepassato i confini toscani ed ha raggiunto tutte le regioni con la pronta adesione di “Sanitari per Gaza”, Medicina Democratica e “BDS Teva? No grazie!”. Vista la grande mobilitazione e l’adesione immediata del personale sanitario di Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Campania, è stata istituita la Giornata Nazionale del 28 agosto, quando circa 15 mila sanitari digiuneranno davanti ai principali ospedali e alle diverse strutture sanitarie territoriali di tutta Italia (complessivamente oltre 500 presidi). A sostenere la protesta anche Don Luigi Ciotti, insieme a oltre 100 associazioni, alla CGIL FP, all’USB, all’ANPI provinciale di Pisa, all’ARCI, solo per citarne alcune, a singoli cittadini e cittadine, che hanno scelto di aderire al digiuno iscrivendosi al form specifico. “In qualità di professionisti sanitari e di operatori ed operatrici che lavorano nel sistema sanitario, in nome dei valori deontologici che ci accomunano e che ci impegnano a difendere sempre e comunque la dignità umana, esprimiamo la nostra profonda indignazione e rifiutiamo di rimanere in silenzio di fronte al genocidio in corso a Gaza, pianificato deliberatamente dal governo di Israele con la complicità dei governi occidentali”.  Questo l’incipit del documento. Un digiuno di massa, auto organizzato e partito dal basso, con un appello che si lega a richieste molto concrete e attuabili. Cosa chiediamo: Al governo italiano di sospendere immediatamente accordi militari e fornitura di armi a Israele e di chiedere con urgenza il cessate il fuoco e l’apertura di corridoi umanitari per aiuti alimentari e sanitari alla popolazione di Gaza allo stremo delle forze. Alle aziende e istituzioni sanitarie, agli ordini professionali, alle società scientifiche, alle università e ai centri di ricerca di adottare formalmente una Dichiarazione ove si riconosca il genocidio in corso e si affermi l’impegno dell’istituzione a contrastarlo con ogni mezzo a disposizione, come la petizione internazionale “Stop the Silence: Call on academic and professional associations to publicly recognise the genocide in Gaza”. Ai medici, ai farmacisti, ai pazienti, alle Regioni, ai Comuni di aderire alla campagna di boicottaggio No Teva promossa da Sanitari per Gaza e BDS contro l’azienda farmaceutica israeliana TEVA per la risoluzione di contratti in essere, o il declinare accordi futuri con un’azienda non solo complice di occupazione e apartheid, da cui trae profitti, ma anche attivamente coinvolta nel genocidio. Fb https://www.facebook.com/groups/1267273637723589 IS https://www.instagram.com/digiuno_gaza/   Redazione Italia
No Room for Genocide!
Come le aziende del settore dell’ospitalità e del turismo possono impegnarsi per sostenere la causa palestinese e far sì che Israele risponda del genocidio commesso a Gaza.   Scaricare il toolkit    Il BNC (Comitato nazionale palestinese per il BDS) ha lanciato la campagna NO ROOM FOR GENOCIDE (“nessuna stanza / nessuno spazio per il genocidio") che invita la società civile globale a fare pressione sui governi affinché modifichino le politiche sull'immigrazione e sui visti per allinearsi agli standard e agli obblighi legali internazionali. In tutto il mondo cresce la richiesta di porre fine al genocidio a Gaza da parte di Israele e di fare in modo che risponda dei suoi crimini di atrocità. Il diritto internazionale è chiaro sugli obblighi giuridici degli Stati terzi di porre fine a tutte le forme di complicità nella commissione di crimini di guerra, di crimini contro l'umanità (compreso l'apartheid) e del genocidio "plausibile" di Israele. Tra questi, la responsabilità di garantire che ai criminali di guerra sia negato il passaggio o l’asilo da parte di Stati terzi e che siano perseguiti per i loro crimini. Per contrastare la deliberata negligenza degli Stati nel sostenere questa responsabilità e rispondere all'appello della società civile palestinese affinché non ci sia spazio per il genocidio, le piccole imprese del settore dell'ospitalità e del turismo e i gruppi di solidarietà stanno intraprendendo azioni coraggiose. Appoggiando l’appello della società civile palestinese e contrastando l’incapacità degli Stati di fare in modo che Israele sia ritenuto responsabile del genocidio, i proprietari di piccole aziende del settore hanno chiesto agli ospiti di firmare un impegno di non coinvolgimento in crimini di guerra o dichiarato che “i criminali di guerra non sono i benvenuti”. Queste azioni coraggiose difendono i pilastri del sistema di diritto internazionale, mentre Israele, con il sostegno degli Stati Uniti e dell'Europa, lo sta smantellando. Per amplificare questa campagna e sostenere le aziende del settore dell’ospitalità, i movimenti del turismo etico e i gruppi di solidarietà nell'intraprendere azioni efficaci, il movimento BDS ha prodotto nell'espansione e nel rafforzamento della campagna il Toolkit No Room for Genocide. Questo Toolkit offre una serie di strumenti e misure che B&B, hotel, agenzie di viaggio, ristoranti, bar e altre strutture turistiche possono adottare per: * Scoraggiare i presunti criminali di guerra israeliani dal prenotare o visitare strutture turistiche che si oppongono al genocidio perpetrato da Israele a Gaza. * Disincentivare l'offerta di prodotti o servizi ai presunti criminali di guerra israeliani. * Contestare la complicità di piattaforme turistiche come Booking, Airbnb ecc. * Chiedere agli Stati di imporre l'obbligo del visto (compreso un efficace processo di screening) ai cittadini israeliani e ad altri cittadini provenienti da stati in cui vengono commessi crimini internazionali su larga scala. Inoltre le aziende dell’ospitalità e del turismo etico possono unirsi a centinaia di bar, ristoranti, spazi culturali e altre strutture che si sono dichiarati Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana (SPLAI). Questi spazi si impegnano a non acquistare o vendere prodotti/servizi ad aziende israeliane o internazionali implicate in violazioni dei diritti umani dei palestinesi. Questi sforzi sono importanti anche per difendere l’impegno di queste imprese a favore dei diritti umani, della pace, della giustizia, dell’apertura, dell’inclusività, della sicurezza e della responsabilità sociale. Il Toolkit fornisce una breve panoramica giuridica e mira a mettere in contatto imprenditori, organizzazioni e movimenti incentrati sul turismo etico, in modo da poter essere più forti insieme. Il movimento BDS invita i suoi sostenitori in tutto il mondo a intensificare subito la campagna No Room for Genocide e a fare pressione sul loro governo affinché modifichi le politiche sull'immigrazione e sui visti per allinearle agli standard e agli obblighi giuridici internazionali. In particolare, vengono richieste ai governi le seguenti azioni: 1. Porre fine a tutti gli accordi di esenzione dal visto con Israele. 2. Istituire controlli alle frontiere per verificare l'eventuale coinvolgimento di persone di nazionalità israeliana o di altre nazionalità in crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidi, anche contro i palestinesi. Chiunque sia credibilmente sospettato di essere responsabile del coinvolgimento in tali crimini di atrocità dovrebbe essere sottoposto a misure di responsabilità, tra cui il rifiuto dell'ingresso e, ove possibile, un'azione legale. 3. Se individui sospettati di essere coinvolti in crimini internazionali sfuggono o eludono in qualche modo il processo di screening e vengono trovati all'interno dei confini dello Stato terzo, le autorità competenti devono indagare e, se giustificato, perseguirli nella massima misura consentita dalla legge. Queste misure sono in linea con gli obblighi legali previsti dal diritto internazionale, tra cui il dovere di non commettere, non essere complici, nonché di prevenire, perseguire e punire il genocidio, l'apartheid e altri crimini di atrocità. Questo appello si concentra sulla complicità, non sull'identità, e raccomanda i seguenti criteri di selezione: 1. Chiunque, indipendentemente dal possesso della cittadinanza israeliana o altro, abbia prestato servizio nelle forze armate israeliane (comprese le unità logistiche e di intelligence) dal 7 ottobre 2023. 2. Chiunque sia ragionevolmente sospettato di aver aiutato, assistito o cospirato nella commissione di crimini di guerra, crimini contro l'umanità o genocidio in qualsiasi momento, durante il servizio militare o meno. 3. Chiunque sia ragionevolmente sospettato di essere coinvolto in un pubblico incitamento a commettere crimini di guerra, crimini contro l'umanità o genocidio, in qualsiasi momento, sia durante il servizio militare che non. Inoltre, qualsiasi israeliano che risieda o lavori in un insediamento coloniale israeliano illegale nei Territori palestinesi occupati (TPO), compresa Gerusalemme Est, o nelle alture occupate del Golan siriano, e qualsiasi israeliano o internazionale che fornisca sostegno materiale a tale insediamento, partecipa consapevolmente a un crimine di guerra e deve pertanto essere ritenuto responsabile. Attraverso questo appello, il movimento BDS chiede che venga chiesto di rispondere delle responsabilità in conformità con le principali risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con le ordinanze provvisorie e i pareri consultivi della Corte internazionale di giustizia, con le indagini in corso della Corte penale internazionale e con i rapporti/raccomandazioni degli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani e delle organizzazioni per i diritti palestinesi e internazionali riguardanti il genocidio in corso a Gaza da parte di Israele e il suo regime illegale di occupazione militare e di apartheid. L’attuazione di controlli per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio prima di concedere visti a sospetti criminali di guerra e coloni illegali israeliani è il primo passo nella direzione di chiedere conto delle loro responsabilità. Ciò va al di là di pochi individui ai vertici. Centinaia di migliaia di uomini e donne israeliani hanno prestato servizio nell’esercito durante il genocidio in corso, e la probabilità di un loro coinvolgimento nella commissione di crimini di atrocità è estremamente elevata. Tutti devono essere indagati e, se giustificato, perseguiti nella misura massima consentita dalla legge. Senza tali misure concrete, non vi è alcuna deterrenza contro la commissione di tali crimini.   Scaricare il toolkit