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Firma la petizione: Interrompiamo il transito di armi dai porti italiani
ESIGIAMO L’IMMEDIATA CESSAZIONE DI OGNI TRANSITO DI ARMI E COMPONENTISTICA MILITARE NEI PORTI ITALIANI, E IN PRIMO LUOGO DI QUELLE DESTINATE A ISRAELE E AD ALTRI PAESI CHE OPPRIMONO E BRUTALIZZANO ALTRI POPOLI COMMETTENDO CRIMINI CONTRO L’UMANITÀ, IL CRIMINE DI APARTHEID E DI GENOCIDIO. ALCUNI DATI 1) Nella Relazione governativa del 2025, l’Agenzia delle Dogane riporta, per l’anno 2024, 212 operazioni di esportazioni di materiali militari a Israele per un valore complessivo di 4.208.757 euro che sono da riferirsi a licenze rilasciate in anni precedenti. Inoltre, nel 2024, sono continuati gli interscambi di materiali militari tra Italia e Israele: sono state rilasciate 42 nuove autorizzazioni di importazione di armamenti per il nostro Paese per 154.937.788 euro e, sempre nel 2024, ne sono state effettivamente importate per 37.289.708 euro. 2) Sta inoltre continuando in Italia la produzione di droni “munizioni circuitanti” (detti anche “droni kamikaze”) Hero 30. Sono prodotti dalla RWM Italia su licenza della israeliana U Vision. Vengono prodotti non solo per le nostre Forze Armate ma anche per l’esportazione:  il primo destinatario è stata nel 2023 l’Ungheria verso cui l’Italia (governo Meloni) ha autorizzato l’esportazione di 160 droni Hero 30 e relativo materiale per un valore di circa 150 milioni di euro. L’esportazione di materiale d’armamento, componenti, attrezzature militari e tecnologie è espressamente vietata qualora si riscontri la violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale da parte del paese destinatario. Tale divieto è stabilito dalla Legge 185/1990 “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, così come dall’articolo 11 della Costituzione italiana. Stesse disposizioni sono presenti anche nel Trattato Internazionale sul commercio delle armi (ATT) – sottoscritto dall’Italia – e nelle risoluzioni dell’Assemblea delle Nazioni Unite e di altri organismi internazionali.  Nel 2024 l’UAMA non ha concesso nuove autorizzazioni per il commercio di armi verso Israele, ma le operazioni già autorizzate negli anni precedenti continuano. L’Italia, quindi, continua a inviare armamenti e fornire supporto logistico ad un governo responsabile del massacro in atto nella Striscia di Gaza, della violazione del Diritto Internazionale Umanitario e della Violazione della Quarta Convezione di Ginevra per Crimini contro l’Umanità e Crimini di Guerra, nonché attualmente sotto processo per violazione della Convenzione sul Genocidio. Alcune aziende italiane aggirano il divieto previsto dalla legge. Nel mese di febbraio 2025 nel porto di Ravenna è stato sequestrato un carico di 14 tonnellate di componenti di armi “illegali”.  Il  carico, che doveva transitare verso lo stato di Israele, è stato bloccato nell’area portuale poiché l’azienda produttrice non disponeva dell’autorizzazione a esportare materiale bellico. Firma anche tu per  lo stop ad ogni transito di armi dai porti italiani soprattutto di quelle destinate a Israele e ad altri paesi che si macchiano di crimini contro l’umanità. Non vogliamo più essere complici dei massacri e dei genocidi che si stanno compiendo nella Striscia di Gaza e nel mondo. CLICCA QUI PER FIRMARE LA PETIZIONE SU CHANGE.ORG. Promotori della petizione: BDS Italia Un Ponte Per Fari di pace (Pax Christi e Weapon Watch)  GPI – Giovani Palestinesi d’Italia Partito dei CARC Gaza Free Style Peace Link Gruppo Autonomo Portuali (GAP) Coordinamento Nazionale No Nato Assopace Palestina Cambiare Rotta Rete Romana Palestina OPAL Emergenza Gaza Rifondazione Comunista Abbasso la guerra – OdV Antropologə per la Palestina LABIBA APS Warfree – Rete Imprenditori, Commercianti e Professionisti per la Pace e la Transizione Ecologica Comitato Riconversione Rwm – Sardegna Comitato Regionale Sardo – Insieme per la pace disarmata Cultura è Libertà – una campagna per la Palestina Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università (elenco in continuo aggiornamento)
Modena. Sionisti fuori controllo, minacciano per fare affari
Alcuni giorni fa, sui canali sionisti social Telegram e Facebook – “Free4Future” e “Israele Senza Filtri” – è apparsa una invettiva violenta, falsa e diffamatoria che mette nel bersaglio con nome e cognome e foto, 2 giornalisti, 2 attivisti e il presidente della Regione Emilia-Romagna. Il post dal titolo “Intifada […] L'articolo Modena. Sionisti fuori controllo, minacciano per fare affari su Contropiano.
Il boicottaggio: strumento di lotta nonviolenta, per non essere complici di un genocidio
“L’etica delle scelte preserva l’etica della cura”: con questa affermazione si apre l’intervista al Sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, che accetta volentieri di dialogare insieme, sulla decisione compiuta dal Comune che rappresenta, per provare ad uscire dal senso di complicità diffusa, che davanti al genocidio in corso a Gaza in molte e molti proviamo. Quando Firenze per la Palestina, ed insieme a questa altre realtà attive sul territorio, hanno sollecitato specifici posizionamenti da parte delle pubbliche amministrazioni rispetto al boicottaggio, non era chiaro ancora quanto un sindaco potesse volersi esporre con una scelta, condizionante l’orientamento economico, nell’interruzione di ogni forma di relazione istituzionale tra un’amministrazione comunale ed il governo israeliano. Qui, a Sesto fiorentino, si è scelto di partire dall’agire concreto, sospendendo gli accordi commerciali che coinvolgono Azienda Farmacie e Servizi Spa, Azienda partecipata al 100% dal Comune, che possiede otto farmacie su questo stesso territorio, nello stop all’approvvigionamento di prodotti realizzati da aziende israeliane, prima tra tutte Teva, forse oggi la più conosciuta. “Assumersi la responsabilità di amministrare una realtà comunale”, sostiene Lorenzo Falchi, “significa non solo occuparsi della quotidianità a livello locale: c’è anche il ruolo che una comunità ha in un contesto più ampio. Le scelte, anche quelle quotidiane, hanno infatti un riflesso politico di posizionamento; il boicottaggio è uno strumento potente ma pacifico per fare pressione sui governi”. Approfondendo il significato che ancora può assumere il diritto internazionale, supposto che questo si ritiene avere un valore, Falchi sottolinea come “la comunità internazionale è ancora, di base, troppo silente, se non complice, su quello che Israele fa oggi a Gaza, già da decenni in Cisgiordania. Non si può solo demandare alle scelte dei governi; si deve partire dal basso, da quello che possiamo fare noi oggi, qui: la campagna BDS coinvolge i cittadini e le cittadine, anche una comunità locale può sostenere il boicottaggio, andando a toccare il portafoglio”. Quando, pensando al significato del rispetto del diritto internazionale (a livello di realtà globale) ed al meccanismo di influenzamento da parte delle realtà locali, il Comune di Sesto fiorentino ha iniziato ad avviare prime interlocuzioni per capire come agire concretamente attraverso il boicottaggio, emergendo la presenza, oltre alcune società a partecipazione di minoranza rispetto al Comune, di altre (come nel caso di Azienda Farmacie e Servizi Spa) a partecipazione maggioritaria, si è verificata la circostanza per cui è emersa una volontà condivisa di poter trovare uno strumento più definito, meno lasciato alle scelte autonome delle persone; è stato discusso preventivamente anche con RSU. “La politica economica israeliana è forte nell’economia del farmaco”: “la scelta”, prosegue Falchi, “non è quindi solo un simbolo, ma un modo di agire concretamente: le imprese israeliane sono e saranno coinvolte (dal boicottaggio), perché ci sarà (dal primo luglio – oggi) la cancellazione di tutti gli ordini con le aziende israeliane. Con il boicottaggio si colpisce così l’economia di un paese.” Ricorda, per precisare il corretto posizionamento etico sul rispetto della scelta della cura, che comunque la maggior parte dei farmaci da banco hanno decine di prodotti equivalenti con cui poter sostituire un eventuale farmaco di produzione da parte di aziende israeliane e che non verrebbe così in alcun modo messa a rischio la salute del singolo acquirente – paziente. “Si può porre un parallelo (storico)”, sostiene Falchi, “rispetto a quanto successo negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta”; ricorda infatti che “una spallata all’apartheid in Sud Africa è venuta proprio dal boicottaggio dei prodotti, messo in atto per fare pressione rispetto ad un governo che praticava la segregazione razziale”. Nel parallelo (politico – sociale – di posizionamento) con l’oggi, “attaccare un governo che non rispetta il diritto internazionale, un governo che uccide bambini, bombarda chi è in fila per ricevere aiuti, cibo, se arrivano, quando arrivano… non può non muovere le coscienze: mi fa male pensare che non ci si esponga e non utilizzino tutti gli strumenti che abbiamo di fronte ai bambini che muoiono uccisi, i bambini in fila… quindi ogni strumento che possiamo mettere in campo lo dobbiamo usare: il boicottaggio è una campagna lenta, che richiede tempo perché abbia conseguenze, ma sta crescendo; è uno strumento di lotta nonviolenta”. Infine rispetto alla possibilità di coinvolgere le realtà locali che ancora siano rimaste ai margini, che ancora non abbiano trasformato l’indignazione in denuncia, l’impotenza in prassi, rimarcando come non si possa restare indifferenti e non ci si possa non schierare davanti allo sterminio di un popolo, Falchi afferma che “con i comuni vicini ma anche con comuni lontani ci siamo contattati per riflettere su come mettere in campo iniziative analoghe, perché è importante allargare il fronte”; il Comune di Sesto fiorentino, dopo la presa di posizione rispetto al boicottaggio economico, è stato già contattato da comuni anche “di colore differente”, come a rimarcare la trasversalità e l’effettività di una misura che potrebbe riscuotere consensi trasversali, perché, nonostante ancora la maggior parte della comunità internazionale consideri Israele dentro gli estremi del diritto e pertanto non stia ricevendo sanzioni, vi è la consapevolezza a livello delle comunità locali che questo non sia corretto, e che restare nell’impotenza ad osservare, per quanto il manifestare il proprio dissenso anche attraverso i cortei, i presidi e tutte le occasioni di presenza nelle piazze siano importanti, non provare ad agire anche come realtà politiche “assume il senso di complicità”. “Siamo complici se non mettiamo in campo tutte le forme a noi possibili per far desistere il massacro. Un domani ci chiederanno: e voi, dove eravate? Noi vogliamo provare a fare quello che possiamo per fornire un nostro contributo di inversione di rotta.” Prosegue Falchi, sollecitato a riflettere insieme in merito alla presidenza della Fondazione Meyer: “la Regione Toscana ha approvato un atto di interruzione di ogni rapporto con il governo israeliano; poi però mantiene una contraddizione importante di avere un console che rappresenta uno Stato, come quello di Israele, in una carica significativa: promuove la pace ed i diritti, mentre lascia in carica a presiedere la fondazione Meyer un console che rappresenta uno Stato che uccide bambini”. “Tra venti anni ci chiederanno conto di tutto questo, ci chiederanno dove eravamo. Un comune ha degli strumenti ed ha pertanto il dovere etico di metterli in campo”. Molto probabilmente, aggiungo, anche una regione avrebbe degli strumenti ed avrebbe il dovere di provare ad utilizzarli, forse proprio a partire dalla (il)liceità di mantenere posizionamenti di interesse (economico individuale) che sostituiscono interesse collettivo – globale. L’etica della cura è preservata dal momento in cui è possibile prendersi cura degli interessi individuali ma anche collettivi di una comunità che sceglie di restare aperta, di partire da interrogativi connessi all’etica delle scelte (anche) di consumo: se acquisto un prodotto, mi chiedo chi lo abbia prodotto ed a chi vadano i miei soldi; se sono consapevole che la produzione di un farmaco sia dentro l’economia di guerra e pertanto indirettamente comprendo di essere coinvolta, contribuendo (individualmente) ad un crimine di genocidio (collettivamente), non posso non sentirmi attivamente responsabile. Quando un simile passaggio viene compiuto non a livello di singola persona – attivista, quanto da una persona che ricopre un ruolo politico, quindi da una comunità (un comune) che potenzialmente può mobilitare anche altre comunità (altri comuni), il senso della convergenza e della mobilitazione, che dal basso e dal lontano muove l’alto e collega nelle co-responsabilità, assume significati di indubbia portata, quelli che stanno in questi giorni caratterizzando le riflessioni, che si muovono intorno alla scelta di un sindaco, di una amministrazione comunale, che prova a mettere in campo strumenti per uscire dalle complicità (indirette) che riguardano il sentire comune e prova a invertire una rotta, nella traiettoria della Pace, nella costruzione dei presupposti perché questa sia nel rispetto dei diritti dei popoli all’autodeterminazione e al vivere sulla propria terra.   Emanuela Bavazzano – Redazione Toscana Pressenza Redazione Toscana
Boicottare Carrefour
Roma, 28 giugno 2025 – Oggi pomeriggio alle ore 18.30, 14 persone tra attivisti aderenti alla campagna Il Giusto Prezzo di Ultima Generazione e a BDS, hanno messo in atto un’azione di protesta al Carrefour di San Lorenzo in Via dei Sabelli. Dopo aver fatto la spesa come normali clienti, si sono fermati alle casse per lanciare una dichiarazione contro la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e denunciare la complicità della Carrefour con il genocidio in Palestina. Stefano, 60 anni, insegnante, ha dichiarato: “Sono un insegnante precario della scuola italiana; precario perché il nostro governo compra armi, ed invece di pensare a tagliare l’Iva sui beni e prodotti essenziali, spenderà dieci miliardi in armamenti . Abbiamo scelto Carrefour per lanciare un boicottaggio contro la grande distribuzione che strozza i piccoli produttori, e propone dei prezzi insostenibili a noi consumatori. E Carrefour è macchiata di sangue perché collabora con l’esercito israeliano”. MELONI ANZICHE’ L’IVA, TAGLIERA’ SANITA’, ISTRUZIONE E SERVIZI PER COMPRARE LE ARMI Se agli italiani non erano sufficienti i motivi per ricordare l’inconsistenza del governo rispetto al collasso ecoclimatico e per aver portato l’Italia al picco di  povertà assoluta mai raggiunto finora, ora hanno un motivo molto forte per ricordare l’azione di governo di Giorgia Meloni: obbediente a Trump ed alla NATO, l’Italia si accoda supinamente alla scelta di aumentare del 5% rispetto al PIL le spese militari. Si tratta di 10 miliardi di euro, che serviranno a comprare armi specialmente dagli Stati Uniti. Con quella cifra, ed esempio, si potrebbero assumere 30.000 sanitari, ridurre del 60% le liste di attesa, dare un reddito minimo garantito di 650 € mensili a tre milioni di persone (oltre il 50% di quelle attualmente sotto la soglia di povertà), assumere 40.000 nuovi insegnanti, mettere in sicurezza 15.000 kmq di aree fragili, e molto altro; i soldi avanzerebbero pure. Per trovare questi dieci miliardi, che ora nel bilancio dello Stato non ci sono, invece ogni italiano dovrebbe contribuire con  circa 650 € in più per la difesa. Tutto questo è intollerabile e insopportabile. Per questo, invitiamo tutte e tutti a firmare l’impegno al boicottaggio sul sito di Ultima Generazione, in vista dell’autunno: per la giustizia climatica, economica e sociale. Per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Per la Palestina. IL GENOCIDIO DI GAZA CHIEDE ALLE IMPRESE ITALIANE UNA SCELTA ETICA E COMMERCIALE RADICALE Solamente Coop Alleanza 3.0  ha avuto il coraggio di togliere dai propri scaffali prodotti di provenienza israeliana. Carrefour è complice del genocidio in Palestina, attraverso rapporti economici con aziende israeliane  coinvolte nell’occupazione dei territori palestinesi (Carrefour: il supermercato dell’occupazione israeliana ). Quella in corso a Gaza e in Cisgiordania non è solo una violazione dei diritti umani, ma una strategia deliberata di annientamento del popolo palestinese: attacchi militari indiscriminati, colonizzazione, regime di apartheid, uso della fame e dell’acqua come strumenti di guerra. In un momento in cui il governo israeliano guidato da Netanyahu intensifica l’uso sistematico della fame come arma, è fondamentale prendere posizione concreta anche qui, in Italia, contro tutte le aziende che collaborano con questo sistema. Carrefour non è neutrale. Come consumatori, possiamo scegliere di non alimentare con i nostri acquisti la violenza, la speculazione e la distruzione. CONTRO CARREFOUR E CONTRO LA GRANDE DISTRIBUZIONE, PER IL GIUSTO PREZZO Dal 2022 la multinazionale francese ha avviato un franchising con la società israeliana Electra Consumer Products e la sua controllata YenonBitan, entrambe attive nelle colonie israeliane illegali. Sugli scaffali dei punti vendita della YenonBiten, in territori occupati illegalmente, si trovano prodotti Carrefour; “inoltre – ricorda il movimento BDS – il Gruppo Carrefour e le sue filiali locali sostengono apertamente l’esercito di occupazione israeliano nel massacro che si sta svolgendo a Gaza, consegnando razioni alimentari ai suoi soldati. Ciò costituisce un sostegno logistico al genocidio dei palestinesi a Gaza”. Quello di Carrefour è l’estremo di un sistema, quello della grande distribuzione organizzata che è già basato sullo sfruttamento e delle persone e degli ecosistemi; un sistema che da un lato si basa sullo sfruttamento dei lavoratori e, nel caso dei prodotti agro-alimentari – di braccianti e piccoli produttori – con la cronaca che lo ricorda continuamente, dall’altro si arricchisce sempre di più, come indica un recente report (Nessun argine al carovita, ricavi e profitti dei supermercati crescono più dell’inflazione)dell’area commerciale di Mediobanca. Un settore che chiude il 2024 con 113 miliardi di fatturato (+3% rispetto all’anno precedente) con i margini di guadagno ai massimi dal 2019. PERCHÉ IL BOICOTTAGGIO? Il boicottaggio è una tattica di pressione collettiva che può funzionare: in Croazia ha portato il governo a calmierare i prezzi. Colpendo economicamente e mediaticamente la GDO, possiamo spingerla a sostenere la nostra richiesta. Non toglie responsabilità alla grande distribuzione, che è uno dei settori più potenti e meno trasparenti del Paese: mentre milioni di famiglie e agricoltori subiscono l’inflazione climatica, i colossi del commercio aumentano profitti e potere, scaricando i costi su chi è più fragile. La campagna è semplice: se entro l’autunno raccoglieremo 100.000 adesioni, da ottobre partirà un boicottaggio organizzato contro i supermercati, per chiedere al governo il taglio dell’IVA sui beni essenziali, finanziato con un prelievo sugli extraprofitti delle grandi aziende responsabili della crisi climatica. Il boicottaggio sarà complementare alle altre forme di disobbedienza civile già praticate da Ultima Generazione: non è una rinuncia, ma un passo in avanti verso una partecipazione di massa, accessibile, determinata ed efficace. E se smettessimo di fare la spesa tutti assieme? Fallo anche tu: https://vai.ug/boicottaggio I NOSTRI CANALI Aggiornamenti in tempo reale saranno disponibili sui nostri social e nel sito web: Sito web:https://ultima-generazione.com Facebook@imagenerazione.A22 Instagram@ultima.generazione Twitter@UltimaGenerazi1 Telegram@ultimagenerazione Ultima Generazione è una coalizione di cittadini ed è membro del network A22. Ultima Generazione
A margine delle operazioni militari…
Trattative Iran/ Ue sul nucleare Le trattative ginevrine tra il ministro degli esteri iraniano, Arakgi, e i ministri di Francia, Gran Bretagna e Germania sul nucleare non hanno portato ad una svolta. L’Iran ha affermato che non rinuncia all’arricchimento dell’uranio in proprio per gli usi civili e gli europei hanno ribadito in un loro comunicato che non permetteranno all’Iran di costruire la bomba atomica. Un dialogo tra sordi. Coloro che hanno fatto di Israele l’unica potenza nucleare della regione mediorientale, stanno facendo pressioni su Teheran in mezzo ad una campagna militare israeliana. “Non siamo il muro basso e non tratteremo con gli USA prima che finisca l’aggressione in corso”, ha detto il ministro degli esteri di Teheran. Un ruolo torbido sembra lo stia giocando il direttore dell’Aiea, Grossi, che in una dichiarazione stampa ha detto che l’organismo internazionale è disponibile a proteggere il sito nucleare iraniano di Abu Shaher. Nella sua dichiarazione gli sono “sfuggite” alcune informazioni sensibili che dovevano rimanere segrete. La stampa iraniana sta conducendo una campagna contro Grossi, accusandolo di “connivenza con il nemico che non ha firmato il trattato di non proliferazione”. Non mancano le voci oltranziste a Teheran che invitano il governo ad “uscire dal Trattato, per mettere fine alle ispezioni nei siti nucleari che forniscono al nemico informazioni preziose sul nostro programma”. Informazione e guerra La verità è la prima vittima di ogni guerra. Il governo israeliano ha oscurato le trasmissioni di Al-Jazeera e sta perseguitando i giornalisti che collaborano con l’emittente del Qatar. Un’irruzione è avvenuta negli studi del centro media stranieri da dove Al Jazeera trasmetteva. Gli agenti hanno parlato di “trasmissioni illegali”, perché gli studi di Al-Jazeera erano stati chiusi con una legge ad hoc. Ci sono stati anche tentativi della polizia di fermare le riprese di una tv turca. Israele non vuole far sapere dove i missili iraniani colpiscono e già in almeno due occasioni ha interrotto il lavoro dei giornalisti che documentavano i danni dei raid di Teheran sulla capitale Tel Aviv. BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) 9 paesi dell’Ue hanno deciso di bloccare le importazioni di prodotti delle colonie israeliane in Cisgiordania ed hanno invitato la Commissione a procedere in tal senso. La lettera indirizzata alla dirigente della politica estera dell’UE, Kaja Kallas, è stata firmata dai ministri degli esteri di Belgio, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia. L’Unione Europea è il principale partner commerciale di Israele, rappresentando circa un terzo del suo scambio totale di merci. Lo scorso anno, lo scambio di merci tra l’UE e Israele ha raggiunto un valore di 42,6 miliardi di euro, sebbene non sia chiaro quanto di esso sia legato agli insediamenti illegali. I ministri hanno fatto riferimento al parere consultivo della Corte internazionale di giustizia emesso nel luglio 2024, in cui si afferma che l’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele, compresa la creazione di insediamenti, è illegittima.   ANBAMED
Olbia: protesta contro la tratta diretta Tel Aviv – Olbia, Aeroporto Costa Smeralda
Pubblichiamo il comunicato diffuso dalla “Associazione Amicizia Sardegna – Palestina” sulla nuova tratta aerea diretta Tel Aviv – Olbia. No al turismo sionista in Sardegna!  Interrompiamo la tratta aerea diretta Tel Aviv – Olbia. I criminali di guerra non sono i benveuti Un volo diretto per collegare Israele alla Costa Smeralda nel pieno della stagione estiva. Voli charter – prenotati privatamente – partiranno da Tel Aviv e porteranno direttamente in Sardegna, all’Aeroporto Olbia Costa Smeralda, tanti ricchi israeliani desiderosi di rilassarsi nella nostra isola per tutto il mese di giugno e luglio. Un “protocollo di sicurezza rafforzata” permetterà a polizia e agenti di sicurezza israeliani in borghese di lavorare a Olbia ispezionando bagagli e interrogando l3 passegger3 in partenza dalla Sardegna. Mentre in Cisgiordania si accelera l’annessione violenta di terre palestinesi agli insediamenti dei coloni, si bombardano Paesi sovrani nell’impunità più totale e a Gaza si consuma un genocidio, gruppi festanti di cittadine e cittadini di questo Stato criminale se ne partono serenamente in vacanza per il mondo. Ma non erano “in guerra”? Da che mondo e mondo l3 cittadin3 di uno Stato sotto attacco possono partecipare ad allegri picnic in spiaggia, partire in gruppo per vacanze costose, e organizzare barbecue a pochi km di distanza dal campo di concentramento in cui stanno sterminando per fame, sete, malattie e sotto le bombe i loro presunti nemici? E adesso approdano in Sardegna, terra storicamente venduta o affittata al miglior offerente e ai peggiori criminali di guerra, basta che paghino bene. Ma il popolo sardo NON CI STA. Ci vediamo il 18 giugno alle h 9.00 del mattino nell’area Arrivi dell’Aeroporto Olbia Costa Smeralda. Contatta i numeri in locandina se vuoi partecipare all’organizzazione. Porta bandiere palestinesi, keffiyah, bandiere della Sardegna ma nessun simbolo di partito o sindacato: questa è una lotta di tutt3. Il tempo delle condanne parolaie è finito. Ora è tempo di azioni concrete, immediate. Non attenderemo oltre un giorno prima di procedere al primo passo di questa lotta per il popolo palestinese, il popolo sardo, e soprattutto per il genere umano. Redazione Sardigna
Presidio a Cagliari, ore 17.00 in piazza Matteotti: Liberate la Madleene
La notte del 9 giugno la nave Madleen della Freedom Flotilla, battente bandiera britannica, carica di aiuti umanitari per Gaza è stata assaltata dalle forze speciali dell’occupazione israeliana, mentre si trovava in acque internazionali. Questo è un atto di pirateria, un altro crimine di guerra questa volta fuori dalla Palestina contro un paese europeo. Saremo lì perché oggi il Consiglio comunale di Cagliari oggi dovrà decidere di stare dalla parte giusta. Oggi si svolgerà la discussione sul boicottaggio di Israele e speriamo che si vada oltre le semplici dichiarazioni di vicinanza. Chiediamo tutti insieme con forza l’immediata liberazione dell’equipaggio e della nave perché gli aiuti possano finalmente arrivare a Gaza, rompendo questo mostruoso assedio. Cagliari, 10 giugno 2025 Comitato sardo di solidarietà con la Palestina Associazione amicizia Sardegna Palestina Redazione Sardigna
Oltre dichiarazioni di principio e impegni, servono azioni concrete per fermare il genocidio e la pulizia etnica in Palestina.
COMUNICATO A 20 mesi dall’inizio della guerra genocidaria a Gaza e dall’intensificazione della pulizia etnica in tutta la Palestina, finalmente stiamo assistendo anche in Italia a prese di posizione e chiamate alla mobilitazione da parte di soggetti politici, sociali e istituzionali che fino a non molto tempo fa faticavano a pronunciare la parola "genocidio" e a chiedere misure contro Israele per fermare i massacri a Gaza. In questo quadro, BDS Italia accoglie positivamente le dichiarazioni di Regione Puglia, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna e Comune di Rimini che hanno annunciato l’intenzione di interrompere le relazioni istituzionali con il Governo israeliano. Diverse forze politiche hanno inoltre presentato e sostenuto mozioni in parlamento e nei consigli regionali e comunali per chiedere un embargo militare, sanzioni internazionali e la sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele.  Le manifestazioni nazionali indette per Gaza — il 7 giugno a Roma e il 14 giugno a Marzabotto-Monte Sole — rilanciano e danno voce a queste stesse rivendicazioni. Mentre il governo italiano continua a sostenere e a garantire copertura politica a Israele, votando contro la revisione dell’accordo di associazione UE-Israele in violazione della clausola sul rispetto dei diritti umani, e continuando a inviare armi, le regioni e i comuni italiani forniscono invece un esempio da seguire per il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani. In questa prospettiva, ci auguriamo che anche i sindacati e il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici italiane rispondano con forza all’appello delle organizzazioni sindacali palestinesi, promuovendo azioni di solidarietà in grado di esercitare una reale pressione sul governo. Israele può portare avanti il suo progetto coloniale, fondato su genocidio, pulizia etnica e apartheid, solo grazie al sostegno politico, militare ed economico garantito da governi, imprese, università e istituzioni in tutto il mondo. Spezzare questa rete di complicità è l’unico modo per porre fine alla sua impunità. A chi oggi prende posizione con dichiarazioni di principio e impegni pubblici chiediamo, quindi, di dimostrare coerenza nei fatti, adottando misure concrete e non soltanto simboliche. A tutte le cittadine e a tutti i cittadini e a coloro che si mobilitano per condannare il genocidio a Gaza e in solidarietà con la Palestina chiediamo: * di sostenere e amplificare le richieste del movimento internazionale BDS a guida palestinese; * di portare avanti campagne di boicottaggio e disinvestimento per fare cessare le complicità con Israele di aziende, istituzioni e università; * di esigere dal governo italiano sanzioni internazionali nei confronti di Israele, incluso un embargo militare totale, agendo per fare cessare ogni forma di commercio e cooperazione nel settore militare e della sicurezza e per bloccare la produzione e il transito di armi destinate a Israele.   Ai comuni, regioni e altre istituzioni, incluse le università, chiediamo: * di adottare politiche etiche di appalti e investimenti che impediscano di cooperare con aziende coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani in qualsiasi parte del mondo, compresa la Palestina. Il disinvestimento da tali aziende è un obbligo etico e legale; * di unirsi alle campagne BDS in campo economico, accademico, culturale e sportivo; * di esercitare pressione sul nostro governo affinché rispetti i propri obblighi derivanti dalle sentenze della Corte internazionale di giustizia del 2024, sostenendo la sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele e l’attuazione di un embargo militare totale.  Mettere fine a qualsiasi complicità con Israele, è la via per fermare il genocidio e sostenere concretamente la lotta del popolo palestinese per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza. Info su BDS Italia e su come attivarsi nelle nostre campagne sul nostro sito (bdsitalia.org) e sui nostri social media (@bdsitalia).
Unicoop Firenze: “Non abbiamo più prodotti israeliani in vendita. Dei segnali vanno dati!”
Abbiamo avuto modo di parlare con il direttore de “L’ informatore Coop” Claudio Vanni che ci ha detto che la situazione a Gaza e in Cisgiordania adesso è “insostenibile” e che perciò non solo le arachidi israeliane (non più presenti sugli scaffali) non avranno più il marchio Coop ma verranno sostituite da un prodotto diverso. Siamo stati anche informati da altri dirigenti che Unicoop Firenze ha dato indicazione ai propri compratori di cercare prodotti alternativi a quelli israeliani. E la salsa israeliana Tahini? E’ ancora presente in tutti i supermercati coop? “Non la troverete più”. Unicoop Firenze si detta disponibile a finanziare iniziative a favore dei progetti di assistenza ai profughi palestinesi. La presidente di Unicoop Firenze Daniela Mori interrogata esplicitamente in assemblea su quanto sopra ha confermato attenzione e vicinanza alla tragedia palestinese dicendo che “Non abbiamo più prodotti israeliani in vendita” perché “dei segnali vanno dati” confermando pubblicamente quanto già espresso in modo ufficioso dai dirigenti sia a Lucca che a Firenze Sia il nostro intervento che quello della presidente sono stati molto apprezzato ed applauditi dai presenti in sala. Siamo soddisfatti di questo cambiamento di rotta, della disponibilità e della sensibilità alla causa palestinese manifestata oggi da parte di Unicoop Firenze. Firenze per la Palestina Redazione Toscana
BDS in Germania dichiarata estremista ed eversiva
Scrivevo ad aprile del 2024, promuovendo la campagna pacifica di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) che ebbe un ruolo significativo contro l’apartheid in Sudafrica e che ha sensibilizzato milioni di persone per una spesa etica e responsabile contro il genocidio che sta portando avanti Israele. “Da questa parte del “mondo democratico occidentale”, molti di noi si dibattono tra rabbia e la sensazione drammatica di impotenza nell’assistere allo sterminio in diretta di un intero popolo. A volte questo senso di frustrazione si trasforma in disagio somatizzato, in depressione (parlo per me e per gli amici e compagni con cui mi confronto ogni giorno). In altri casi, invece, rischia di generare reazioni di autoconservazione fatalista, ricerca del deus ex machina, rimozione. Eppure qualcosa si muove. Qualcosa possiamo fare. Una piccola goccia insistente sta scavando la roccia.” Evidentemente la campagna BDS sta ottenendo più successi di quanto non appaia, tanto che la Germania il 20 maggio ha praticamente dichiarato fuorilegge la sezione tedesca. L’Ufficio per la protezione della Costituzione di Berlino, “che raccoglie informazioni su gruppi estremisti per il ministero dell’Interno tedesco, martedì ha denunciato il movimento filo-palestinese di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni come “ostile alla costituzione”. Esattamente si accusa BDS di “comprovato sforzo estremista ostile alla costituzione”, nel rapporto annuale sulle minacce al libero ordine democratico di base e all’esistenza della Repubblica Federale di Germania, così come dei suoi stati. La conclusione, afferma l’ufficio di intelligence (cioè dei servizi segreti), è “arrivata dopo aver raccolto informazioni su l’ideologia anti-costituzionale della campagna BDS, che nega il diritto di Israele all’esistenza, così come il suo ruolo centrale nella scena anti-israeliana di Berlino”. La relazione osservava che “i sostenitori del BDS a Berlino hanno giustificato e/o glorificato l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023”, presentandolo come, (letteralmente) “il peggior massacro di un giorno contro gli ebrei dai tempi dell’Olocausto”. Nel rapporto sono riportate come prova dichiarazioni di BDS a favore della ‘lotta di liberazione contro il colonialismo dei coloni’ o anche “un’evasione dalla ‘prigione a cielo aperto’ di Gaza”. Inoltre, secondo il rapporto, “segnali con immagini stereotipate antisemite sono stati mostrati ripetutamente” durante le iniziative di boicottaggio della produzione israeliana. Si accusa BDS di (Sic) “significativa sovrapposizione con estremisti islamici e gruppi terroristici” Il rapporto osserva (in un continuum delirante) che il movimento BDS di Berlino è cresciuto in questi ultimi due anni. (Chissà perché…) “Nel 2024 la scena ha continuato a crescere a 2.440 individui, in aumento di 60 dall’anno precedente, collegando l’impennata a un aumento della base di sostegno di Hamas, ora stimato in circa 200 persone.” E non finisce qui: “Gli attacchi islamisti in Germania sottolineano il livello di minaccia persistentemente elevato rappresentato da questo spettro. All’interno della scena islamista, la propaganda diffusa attraverso i social network funge da motore chiave della radicalizzazione, prendendo sempre più di mira i giovani e anche i bambini”, si legge nel rapporto. La Germania è stato primo paese europeo a dichiarare il movimento BDS contro l’unico stato ebraico come antisemita nel 2019. La mozione non vincolante, che è stata approvata dal Bundestag il 17 maggio 2019, ha detto che la campagna, che cerca di infliggere danni economici a Israele, “ricordava il capitolo più terribile della storia della Germania” e innescava i ricordi dello slogan nazista “Non comprate dagli ebrei”. Nel mese di novembre, una schiacciante maggioranza della camera bassa del parlamento tedesco votò nuovamente a favore della risoluzione, chiedendo di escludere dal finanziamento pubblico tutti i boicottatori di Israele e riconoscendo il legame tra l’immigrazione dai paesi musulmani e l’antisemitismo. Il rapporto dei servizi tedeschi evidenzia inoltre che “nel 2023, la Germania ha visto un aumento del 95% degli incidenti antisemiti segnalati rispetto al 2022. La metà dei casi di 5.164, ha specificato il ministero dell’Interno tedesco, sono avvenuti dopo il 7 ottobre. Il sito di BDS Germany appare come se fosse stato svuotato, privo di ogni contenuto. Per prima cosa, l’agenzia di intelligence tedesca etichetta il BDS come “ostile alla Costituzione” – JNS.org https://www.jns.org/in-first-  german-intelligence-agency- labels-bds-hostile-to- constitution/  https://bdsmovement.net/tags/ Germania ——————— GAZA HA BISOGNO DI TUTTI NOI: PROPRIO IN QUESTO MOMENTO l’AntiDiplomatico è in prima linea nel sostenere attivamente tutti i progetti di Gazzella Onlus a Gaza (Gli eroi dei nostri tempi). Acquistando “Ho ancora le mani per scrivere. Testimonianze dal genocidio a Gaza” (IL LIBRO CON LA L MAIUSCOLA SUL GENOCIDIO IN CORSO) sosterrete i prossimi progetti di “Gazzella Onlus” per la popolazione allo stremo. Clicca QUI Per Seguire OGNI GIORNO le attività BENEFICHE di GAZZELLA ONLUS L'Antidiplomatico