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BDS Italia - sezione italiana per il movimento a guida palestinese per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele

Weekend di azione globale 18-21 settembre
La società civile palestinese chiede un'escalation delle azioni di disturbo del BDS contro gli Stati, le aziende e le istituzioni complici, fino ad arrivare a un'azione di disturbo di massa dal 18 al 21 settembre, data fissata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite come termine ultimo in cui Israele deve porre fine all’occupazione illegale e all’apartheid. Palestina occupata, 28 agosto 2025 – L'iniziativa Integrated Food Security Phase Classification (IPC), sostenuta dall'ONU, ha infine confermato lo stato di carestia in cui versano centinaia di migliaia di palestinesi che vivono nel nord di Gaza. La carestia, conseguenza diretta della politica israeliana sostenuta dagli Stati Uniti di usare la fame come arma, colpirà molte più persone nel sud di Gaza entro la fine del prossimo mese, afferma l'IPC. Nessuno può affermare di non esserne a conoscenza. Persino il complice Segretario Generale delle Nazioni Unite, che in più di 22 mesi di genocidio ha espresso solo “preoccupazione”, è stato costretto a menzionare finalmente Israele come responsabile di questa carestia indotta. Poiché si tratta di una questione di vita o di morte, chiediamo la formazione di ampie coalizioni e l'organizzazione, ove possibile, di potenti azioni di disturbo di massa, adeguate al contesto, pacifiche e strategiche, che prendano di mira le entità complici e chiedano la fine della complicità e l'imposizione di sanzioni legali, in particolare embarghi militari ed energetici completi, in qualsiasi giorno durante il Disrupt Complicity Weekend, dal 18 al 21 settembre. Alcuni esempi¹: * Bloccare, occupare o comunque interrompere il funzionamento di autostrade strategiche, ponti, porti, strutture di aziende complici nel settore delle armi, della tecnologia, dei media, della finanza e altro; * Proteste di massa e azioni pacifiche di disturbo presso sedi governative (ad esempio ministeri del commercio, dei trasporti o degli affari esteri) o parlamenti, chiedendo che rispettino i loro obblighi legali ai sensi del diritto internazionale. Come richiesto da decine di esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani, queste includono: * L’imposizione di “un embargo totale sulle armi a Israele, interrompendo tutti gli accordi, le importazioni, le esportazioni e i trasferimenti di armi, compresi i beni a duplice uso”. * L’annullamento o la sospensione “delle relazioni economiche, degli accordi commerciali e dei rapporti accademici con Israele che possono contribuire alla sua presenza illegale e al regime di apartheid nei territori palestinesi occupati”. * L’adesione al Gruppo dell'Aia, finora l'iniziativa interstatale più promettente volta a promuovere sanzioni concrete e misure di responsabilità significative e consequenziali, e l’approvazione e l’attuazione della Dichiarazione di Bogotá del Gruppo.  * L’espulsione di Israele, stato che pratica l'apartheid, dall'ONU, revoca del suo accreditamento all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e pressione per sanzioni legali contro di esso simili a quelle imposte al Sudafrica dell'apartheid.  * Scioperi², ove possibile, e obiezione di coscienza alla complicità nel genocidio nelle istituzioni e nei luoghi di lavoro, comprese le università, i consigli comunali e altri; * Intensificazione delle campagne di boicottaggio contro gli obiettivi prioritari del movimento BDS, compresi disturbi pacifici nei negozi e nelle sedi delle aziende, nonché azioni sui social media; * Lancio di ampie campagne intersezionali per costringere le istituzioni, compresi i consigli comunali, le università, i sindacati, gli ospedali, ecc., ad adottare politiche di approvvigionamento e di investimento etiche, ove applicabile, che escludano le aziende consapevolmente e persistentemente coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani, in particolare crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio. Nel settembre 2024 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) ha votato a stragrande maggioranza a favore di sanzioni contro Israele, per la prima volta in decenni, confermando la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia del luglio 2024 secondo cui la presenza di Israele nei territori palestinesi occupati è assolutamente illegale, costituisce apartheid e deve essere portata a termine. L'UNGA ha inoltre dato a Israele un ultimatum con scadenza al 18 settembre 2025 per porre fine alla sua occupazione illegale di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Non solo Israele non ha per nulla posto fine all'occupazione, ma ha anche intensificato la sua depravata violenza genocida a Gaza, anche contro il personale e le strutture delle Nazioni Unite, e ha aumentato drasticamente il furto di terre, l'espansione delle colonie e gli attacchi contro i palestinesi in Cisgiordania. Ora più che mai, Israele rappresenta una minaccia mortale non solo per i palestinesi, ma anche per l'umanità intera. Già un anno fa, i relatori speciali delle Nazioni Unite avevano avvertito: “Il mondo è sul filo del rasoio: o ci incamminiamo collettivamente verso un futuro di pace e legalità, oppure precipitiamo verso l'anarchia e la distopia, in un mondo in cui conta solo la legge della forza”.  Nonostante lo slogan “Mai più” che ha seguito l'Olocausto, il mondo non è riuscito a fermare i genocidi, dal Ruanda all'ex Jugoslavia al Myanmar. Ora, tutti gli Stati e gli organismi interstatali, così come tutte le istituzioni, hanno l'obbligo legale, e non solo etico, di fermare il primo genocidio al mondo trasmesso in diretta streaming: i crimini atroci di stampo nazista commessi da Stati Uniti e Israele contro 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza occupata illegalmente. Il regime israeliano di colonialismo d’insediamento e apartheid, che dura da 77 anni, sta ora cercando di “portare a termine il lavoro” di sterminio dei sopravvissuti alla sua Nakba continua  di espropriazione e pulizia etnica. In questa fase più terribile del genocidio, la società civile palestinese è unita nel ribadire l'appello alle persone di coscienza di tutto il mondo affinché canalizzino il loro immenso dolore e la loro rabbia per recidere i legami di complicità di stati, aziende e istituzioni con questo regime genocida e con tutte le istituzioni e le aziende che ne rendono possibili i crimini. Il più alto obbligo morale è innanzitutto quello di non nuocere, di porre fine alla complicità.  Non siamo mai stati così vicini come ora all'imposizione di un regime di sanzioni completo ed efficace. Sempre più stati e municipalità stanno procedendo all'imposizione di sanzioni parziali e alla revisione dei legami e dei contratti. La maggioranza globale oggi è chiaramente a favore della liberazione della Palestina, e anche negli stati che sono partner di Israele nel genocidio, come gli Stati Uniti, la Germania, il Regno Unito, i Paesi Bassi e altri, la maggioranza delle persone oggi ha un’opinione negativa di Israele e sostiene i diritti dei palestinesi, e sta procedendo a un isolamento informale, ma non per questo meno incisivo, di Israele. Dobbiamo incanalare questa energia potenziale nella costruzione di una massa critica di potere popolare in grado di costringere i governi, le aziende e le istituzioni complici a porre fine alla loro complicità.  Mai più è davvero ora. Insieme, possiamo e dobbiamo interrompere ogni complicità nella “soluzione finale” di Israele per il popolo indigeno della Palestina. Insieme possiamo sostenere lo smantellamento dell'apartheid israeliano proprio come è stato smantellato l'apartheid sudafricano. * Palestinian General Federation of Trade Unions (PGFTU - Gaza) * Council of National and Islamic Forces in Palestine * Palestinian BDS National Committee (BNC)  * Global Palestine Right of Return Coalition * General Union of Palestinian Workers * Palestinian Federation of New Unions * General Union of Palestinian Teachers (GUPT) * Palestinian Federation of Unions of University Professors and Employees (PFUUPE) * General Union of Palestinian Women * General Union of Palestinian Writers * Engineers Association - Jerusalem Center * Palestinian Bar Association * General Union of Palestinian Peasants * Palestinian Union of Postal, IT & Telecommunications Workers * Union of Professional Associations * Palestinian NGO Network (PNGO) * Palestinian National Institute for NGOs * Federation of Independent Trade Unions * Veterinarians Syndicate - Jerusalem Center * Occupied Palestine and Syrian Golan Heights Initiative (OPGAI) * Union of Palestinian Farmers * Grassroots Palestinian Anti-Apartheid Wall Campaign (STW) * Palestinian Campaign for the Academic & Cultural Boycott of Israel (PACBI) * Popular Struggle Coordination Committee (PSCC) * Civic Coalition for the Defense of Palestinian Rights in Jerusalem * Coalition for Jerusalem * Union of Palestinian Communities’ Institutions and Activities in Europe (IGMAH) * Palestinian Youth Movement (PYM) * Palestine Community in Belgium and Luxembourg * Palestinian Community of Catalonia * Union of Palestinian Charitable Organizations * Women's Campaign to Boycott Israeli Products * Agricultural Cooperatives Union * National Committee for Grassroots Resistance * Southern Electricity Company Employees Union * Association of Employees of The Financial Sector, Palestine  * Health Services Employees’ Association * Union of Workers in Kindergartens and Private Schools * Jawwal Employee Association * Union of Workers' Unions in Local Authorities - Hebron * Palestinian Electricians Union - Hebron ¹ Per ridurre al minimo i rischi legali, raccomandiamo sempre di consultare prima gli avvocati del movimento. ² Laddove uno sciopero potrebbe causare danni significativi ai lavoratori, è preferibile “darsi malati”: malati a causa del genocidio e della fame usata come arma da Israele e malati a causa della complicità dell’istituzione di cui si fa parte in entrambe queste cose.
Fermiamo il materiale militare diretto in Israele in transito per il porto di Ravenna
Il porto italiano di Ravenna, una volta usato principalmente per la gestione di carichi di granaglie e generi alimentari, un po’ alla volta è diventato un centro del traffico illegale di armi ed esplosivi diretti in Israele durante il genocidio in corso dei palestinesi a Gaza, come rivelato da The Weapon Watch, un’iniziativa della società civile che monitora la produzione e la logistica delle armi. The Weapon Watch ha dichiarato: “I lavoratori portuali di Ravenna stanno assistendo al passaggio di container di munizioni destinati all'IDF”. Queste merci letali vengono caricate su navi container dirette ad Haifa e Ashdod, gestite principalmente dalla compagnia di navigazione israeliana ZIM. Una delle ultime denunce da parte di un lavoratore portuale anonimo risale al 30 giugno, quando diversi container etichettati come “esplosivi” di classe 1.4 (cioè munizioni) sono stati caricati a bordo della “ZIM New Zealand”, partita per Haifa, dove è arrivata regolarmente il 4 luglio. Martedì 8 luglio, durante una conferenza stampa a Roma (ospitata in una sala del Senato italiano), alcuni giornalisti della rivista finanziaria italiana Altreconomia hanno presentato gli importanti risultati di un’inchiesta, riguardanti anche il porto di Ravenna. La giornalista investigativa Linda Maggiori ha riferito in merito alle indagini giudiziarie sul traffico di componenti per cannoni da carro armato, destinati a Israele, che sono stati spacciati per manufatti civili e sono stati sequestrati il 4 febbraio 2025 nel porto di Ravenna, grazie alla segnalazione di un coraggioso lavoratore della compagnia di navigazione. “L'indagine iniziale su un carico di componenti militari destinati a Israele, camuffati da merci per uso civile, sta portando alla luce un vero e proprio vaso di Pandora: non solo attraverso il porto di Ravenna, il transito non autorizzato di armi verso Israele è molto più diffuso di quanto pensassimo”, ha affermato Linda Maggiori. Il destinatario di queste tredici tonnellate di pezzi forgiati era IMI Systems, un'importante azienda militare israeliana di proprietà di Elbit Systems. Questo traffico mirava ad aggirare il divieto imposto dalla legge italiana 185/90 sulle nuove autorizzazioni di armi a Israele, in vigore dal 7 ottobre 2023, come affermato dal primo ministro italiano Giorgia Meloni. Non potendo ottenere nuove licenze di esportazione, le aziende italiane hanno escogitato soluzioni per continuare a spedire illegalmente questi componenti. Valforge di Cortenova, azienda che produce prodotti destinati all’uso civile, ha agito da intermediario per la spedizione di componenti di cannoni fabbricati da altre due aziende italiane (Stamperia Mazzetti e Riganti), autorizzate alla produzione e all’esportazione di componenti militari e iscritte al Registro Nazionale delle Imprese (RNI) per gli armamenti fino al presunto blocco imposto dal governo a partire dall’ottobre 2023. Perché inviarli tramite un’azienda civile? Presumibilmente per evitare di destare sospetti sul carico in dogana. Quanto è stato scoperto è solo la punta dell’iceberg. L’indagine ha rivelato altre quattro spedizioni precedenti, che hanno aggirato i controlli di tre uffici doganali (Milano 1, Milano 2 e Bologna) nel 2024 e sono arrivate in Israele. In questo caso, il cliente era Ashot Ashkelon, un’altra grande azienda militare israeliana, che fornisce all’esercito israeliano componenti per i carri armati Merkava e i veicoli blindati Namer, entrambi attivamente utilizzati nel genocidio israeliano contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza. Questa operazione illegale si basava sulla supervisione della dogana, che controlla le merci solo a campione. La seconda inchiesta della giornalista Elisa Brunelli riguarda il traffico di componenti a duplice uso verso Israele, come il nitrato di ammonio e il trizio. Il primo, utilizzato come fertilizzante agricolo, è un noto precursore di esplosivi, particolarmente ricercato dall’esercito israeliano per distruggere le case di Gaza dal basso. L’Italia è diventata uno dei principali esportatori verso Israele dopo ottobre 2023. Nell’ultimo anno e mezzo, l’Italia ha anche aumentato le esportazioni di trizio, un isotopo radioattivo utilizzato in settori civili (medicina), ma anche nella produzione di armi nucleari, comeha rivelato Altreconomia. Israele è l’unico paese della regione a possedere armi nucleari, e oggi l’unico paese al mondo in cui un ministro del governo ha minacciato di usarle contro una popolazione civile. Autorevoli esperti legali e di diritti umani delle Nazioni Unite concordano: trasferire materiale militare, compresi i prodotti a duplice uso, a uno stato che impone un sistema di apartheid e occupazione illegale, commette plausibilmente un genocidio, come stabilito dalla Corte Internazionale di Giustizia, e conduce guerre di aggressione contro Stati sovrani nella regione, è illegale secondo il diritto internazionale. Gli stati e le aziende che consapevolmente consentono o effettuano tali trasferimenti, o gli stati che non agiscono quando sono coinvolte aziende sotto la loro giurisdizione, sono essi stessi complici. Il Comitato Nazionale Palestinese per il BDS e BDS Italia chiedono di fare pressione sulle autorità portuali italiane e su tutte le altre autorità portuali competenti affinché agiscano immediatamente e fermino il trasferimento di forniture militari illegali destinate ad essere utilizzate nella violenza genocida di Israele e indaghino e perseguano ZIM e l’azienda italiana Valforge per la loro complicità. Lo scorso giugno, BDS Italia ha lanciato una petizione per chiedere la fine del trasporto di armi attraverso porti e aeroporti italiani. La petizione ha già raggiunto oltre 10.000 firme. Chiediamo di esercitare pressioni sulle autorità italiane e sulle agenzie di verifica affinché controllino immediatamente tutti i container sospetti, rifiutino di rilasciare licenze e blocchino tutte le navi appartenenti alla flotta genocida, implicata nel trasferimento e nella consegna di rifornimenti militari all’Israele dell’apartheid, per commettere crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio contro i nativi palestinesi. Chiediamo di esercitare pressioni sul governo italiano affinché imponga un embargo militare totale. Come affermano gli esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani, tutti gli stati hanno l’obbligo giuridico di conformarsi alla pronunciamento della Corte penale internazionale (CIG). Tra le altre azioni, gli esperti invitano gli Stati a “imporre un embargo militare totale a Israele, bloccando tutti gli accordi, le importazioni, le esportazioni e i trasferimenti di armi, compresi quelli di prodotti a duplice uso che potrebbero essere utilizzati contro la popolazione palestinese sotto occupazione”. Fonte: BNC 
No Room for Genocide!
Come le aziende del settore dell’ospitalità e del turismo possono impegnarsi per sostenere la causa palestinese e far sì che Israele risponda del genocidio commesso a Gaza.   Scaricare il toolkit    Il BNC (Comitato nazionale palestinese per il BDS) ha lanciato la campagna NO ROOM FOR GENOCIDE (“nessuna stanza / nessuno spazio per il genocidio") che invita la società civile globale a fare pressione sui governi affinché modifichino le politiche sull'immigrazione e sui visti per allinearsi agli standard e agli obblighi legali internazionali. In tutto il mondo cresce la richiesta di porre fine al genocidio a Gaza da parte di Israele e di fare in modo che risponda dei suoi crimini di atrocità. Il diritto internazionale è chiaro sugli obblighi giuridici degli Stati terzi di porre fine a tutte le forme di complicità nella commissione di crimini di guerra, di crimini contro l'umanità (compreso l'apartheid) e del genocidio "plausibile" di Israele. Tra questi, la responsabilità di garantire che ai criminali di guerra sia negato il passaggio o l’asilo da parte di Stati terzi e che siano perseguiti per i loro crimini. Per contrastare la deliberata negligenza degli Stati nel sostenere questa responsabilità e rispondere all'appello della società civile palestinese affinché non ci sia spazio per il genocidio, le piccole imprese del settore dell'ospitalità e del turismo e i gruppi di solidarietà stanno intraprendendo azioni coraggiose. Appoggiando l’appello della società civile palestinese e contrastando l’incapacità degli Stati di fare in modo che Israele sia ritenuto responsabile del genocidio, i proprietari di piccole aziende del settore hanno chiesto agli ospiti di firmare un impegno di non coinvolgimento in crimini di guerra o dichiarato che “i criminali di guerra non sono i benvenuti”. Queste azioni coraggiose difendono i pilastri del sistema di diritto internazionale, mentre Israele, con il sostegno degli Stati Uniti e dell'Europa, lo sta smantellando. Per amplificare questa campagna e sostenere le aziende del settore dell’ospitalità, i movimenti del turismo etico e i gruppi di solidarietà nell'intraprendere azioni efficaci, il movimento BDS ha prodotto nell'espansione e nel rafforzamento della campagna il Toolkit No Room for Genocide. Questo Toolkit offre una serie di strumenti e misure che B&B, hotel, agenzie di viaggio, ristoranti, bar e altre strutture turistiche possono adottare per: * Scoraggiare i presunti criminali di guerra israeliani dal prenotare o visitare strutture turistiche che si oppongono al genocidio perpetrato da Israele a Gaza. * Disincentivare l'offerta di prodotti o servizi ai presunti criminali di guerra israeliani. * Contestare la complicità di piattaforme turistiche come Booking, Airbnb ecc. * Chiedere agli Stati di imporre l'obbligo del visto (compreso un efficace processo di screening) ai cittadini israeliani e ad altri cittadini provenienti da stati in cui vengono commessi crimini internazionali su larga scala. Inoltre le aziende dell’ospitalità e del turismo etico possono unirsi a centinaia di bar, ristoranti, spazi culturali e altre strutture che si sono dichiarati Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana (SPLAI). Questi spazi si impegnano a non acquistare o vendere prodotti/servizi ad aziende israeliane o internazionali implicate in violazioni dei diritti umani dei palestinesi. Questi sforzi sono importanti anche per difendere l’impegno di queste imprese a favore dei diritti umani, della pace, della giustizia, dell’apertura, dell’inclusività, della sicurezza e della responsabilità sociale. Il Toolkit fornisce una breve panoramica giuridica e mira a mettere in contatto imprenditori, organizzazioni e movimenti incentrati sul turismo etico, in modo da poter essere più forti insieme. Il movimento BDS invita i suoi sostenitori in tutto il mondo a intensificare subito la campagna No Room for Genocide e a fare pressione sul loro governo affinché modifichi le politiche sull'immigrazione e sui visti per allinearle agli standard e agli obblighi giuridici internazionali. In particolare, vengono richieste ai governi le seguenti azioni: 1. Porre fine a tutti gli accordi di esenzione dal visto con Israele. 2. Istituire controlli alle frontiere per verificare l'eventuale coinvolgimento di persone di nazionalità israeliana o di altre nazionalità in crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidi, anche contro i palestinesi. Chiunque sia credibilmente sospettato di essere responsabile del coinvolgimento in tali crimini di atrocità dovrebbe essere sottoposto a misure di responsabilità, tra cui il rifiuto dell'ingresso e, ove possibile, un'azione legale. 3. Se individui sospettati di essere coinvolti in crimini internazionali sfuggono o eludono in qualche modo il processo di screening e vengono trovati all'interno dei confini dello Stato terzo, le autorità competenti devono indagare e, se giustificato, perseguirli nella massima misura consentita dalla legge. Queste misure sono in linea con gli obblighi legali previsti dal diritto internazionale, tra cui il dovere di non commettere, non essere complici, nonché di prevenire, perseguire e punire il genocidio, l'apartheid e altri crimini di atrocità. Questo appello si concentra sulla complicità, non sull'identità, e raccomanda i seguenti criteri di selezione: 1. Chiunque, indipendentemente dal possesso della cittadinanza israeliana o altro, abbia prestato servizio nelle forze armate israeliane (comprese le unità logistiche e di intelligence) dal 7 ottobre 2023. 2. Chiunque sia ragionevolmente sospettato di aver aiutato, assistito o cospirato nella commissione di crimini di guerra, crimini contro l'umanità o genocidio in qualsiasi momento, durante il servizio militare o meno. 3. Chiunque sia ragionevolmente sospettato di essere coinvolto in un pubblico incitamento a commettere crimini di guerra, crimini contro l'umanità o genocidio, in qualsiasi momento, sia durante il servizio militare che non. Inoltre, qualsiasi israeliano che risieda o lavori in un insediamento coloniale israeliano illegale nei Territori palestinesi occupati (TPO), compresa Gerusalemme Est, o nelle alture occupate del Golan siriano, e qualsiasi israeliano o internazionale che fornisca sostegno materiale a tale insediamento, partecipa consapevolmente a un crimine di guerra e deve pertanto essere ritenuto responsabile. Attraverso questo appello, il movimento BDS chiede che venga chiesto di rispondere delle responsabilità in conformità con le principali risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con le ordinanze provvisorie e i pareri consultivi della Corte internazionale di giustizia, con le indagini in corso della Corte penale internazionale e con i rapporti/raccomandazioni degli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani e delle organizzazioni per i diritti palestinesi e internazionali riguardanti il genocidio in corso a Gaza da parte di Israele e il suo regime illegale di occupazione militare e di apartheid. L’attuazione di controlli per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio prima di concedere visti a sospetti criminali di guerra e coloni illegali israeliani è il primo passo nella direzione di chiedere conto delle loro responsabilità. Ciò va al di là di pochi individui ai vertici. Centinaia di migliaia di uomini e donne israeliani hanno prestato servizio nell’esercito durante il genocidio in corso, e la probabilità di un loro coinvolgimento nella commissione di crimini di atrocità è estremamente elevata. Tutti devono essere indagati e, se giustificato, perseguiti nella misura massima consentita dalla legge. Senza tali misure concrete, non vi è alcuna deterrenza contro la commissione di tali crimini.   Scaricare il toolkit 
Azione urgente necessaria prima della Conferenza sul Trattato sul commercio delle armi.
Dal 25 al 29 agosto 2025 si terrà a Ginevra, in Svizzera, la Conferenza sul Trattato sul commercio delle armi (2025 Arms Trade Treaty, ATT). Israele, firmatario dell'ATT, sta commettendo un genocidio contro  2,3 milioni di palestinesi a Gaza da oltre 22 mesi, utilizzando forniture militari acquistate da e trasferite da/attraverso gli Stati parti del trattato. Gli Stati che aderiscono al trattato e forniscono a Israele materiale militare, compresi articoli a duplice uso, stanno violando palesemente le norme dell'ATT che si sono impegnati a rispettare.  In quanto documento delle Nazioni Unite giuridicamente vincolante, l'ATT deve essere rispettato al di là della mera retorica e il comportamento degli Stati aderenti non deve essere preso alla leggera. Gli Stati aderenti non solo non hanno adottato misure per scoraggiare, porre fine e punire i crimini di Israele, ma sono stati anche complici nell'armarli, finanziarli e in altro modo renderli possibili.   Firma e invia la seguente lettera Per smartphone, clicca su questo link automatico. Se hai problemi con il link sopra indicato o stai utilizzando un laptop/desktop, copia e incolla questo modello.   Chiediamo ai nostri sostenitori di appoggiare la dichiarazione del movimento globale BDS che invita i rappresentanti degli Stati a rispettare i loro obblighi legali e morali, come esplicitamente specificato nel Trattato, che gli Stati membri hanno costantemente violato. Chiediamo che venga esercitata pressione sugli Stati affinché pongano fine alla loro complicità nel genocidio perpetrato da Israele, almeno attraverso le seguenti misure:  1. Applicare il meccanismo dell'ATT vietando efficacemente tutti i trasferimenti, compresi l'esportazione, l'importazione, il transito, il trasbordo e l'intermediazione, da e verso Israele di armi, munizioni o loro parti e componenti, nonché di prodotti a duplice uso.  2. Garantire che i sistemi di controllo nazionali siano efficaci e che le violazioni dell'ATT da parte degli Stati membri siano soggette a sanzioni adeguate e a misure di responsabilità; 3. Revocare qualsiasi privilegio diplomatico concesso a Israele in qualità di firmatario dell'ATT. Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS
Oltre 500 Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana in tutta Italia
NELLE ULTIME SETTIMANE SONO GIUNTE OLTRE 100 NUOVE RICHIESTE DI ADESIONE ALLA CAMPAGNA SPAZI LIBERI DALL’APARTHEID ISRAELIANA (SPLAI), ARRIVANDO COSÌ A SUPERARE I 500 SPAZI CHE IN ITALIA HANNO DECISO DI RIFIUTARE OGNI COMPLICITÀ CON IL GENOCIDIO E LA PULIZIA ETNICA DI ISRAELE IN ATTO CONTRO I PALESTINESI E CON IL SUO REGIME DI COLONIALISMO, OCCUPAZIONE E APARHEID. Tra le adesioni recenti si contano bar, ristoranti, artisti, librerie, liberi professionisti e molti circoli ARCI, anche in seguito all’adesione di ARCI Nazionale. Una vera e propria ondata di solidarietà e resistenza in risposta anche agli attacchi che hanno subito i gestori della Taverna a Santa Chiara, accusati ingiustamente di antisemitismo per aver risposto alle provocazioni di due turisti israeliani che difendevano il genocidio del loro paese a Gaza. La campagna di odio contro uno spazio che ha scelto di schierarsi in difesa del diritto internazionale e dei diritti dei palestinesi ha avuto come effetto quello di produrre una reazione solidale di associazioni, attività commerciali e singoli cittadini e di dare slancio alle campagne di boicottaggio dei prodotti israeliani e delle aziende complici. Il 19 luglio 2024 la Corte Internazionale di Giustizia ha confermato la discriminazione sistemica e sistematica che differenzia i palestinesi dagli ebrei israeliani. Ha dichiarato Israele colpevole di apartheid e la sua occupazione militare illegale, ordinando a Israele di porre fine all’occupazione militare della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est. QUINDI DICHIARARSI SPAZIO LIBERO DALL’APARTHEID NON HA NULLA A CHE VEDERE CON L’ANTISEMITISMO. NE È LA PROVA ANCHE IL FATTO MOLTI EBREI IN TUTTO IL MONDO HANNO FATTO PROPRIA LA DENUNCIA DEI CRIMINI DELL’APARTHEID E DEL COLONIALISMO ISRAELIANO E SONO SOLIDALI CON I PIENI DIRITTI DEI PALESTINESI. In Italia gli spazi liberi dall’apartheid si impegnano a non acquistare e vendere prodotti e servizi di imprese – israeliane e internazionali – implicate nelle violazioni dei diritti dei palestinesi, come indicato nella guida al boicottaggio di BDS Italia. Gli spazi culturali si impegnano a non ospitare o partecipare a eventi culturali, accademici e sportivi finanziati o sponsorizzati da Israele o che ne coinvolgano i suoi rappresentanti ufficiali, rispettando le linee guida sul boicottaggio culturale SPLAI fa parte della campagna internazionale del BDS “Apartheid Free Zones”, una rete internazionale di solidarietà con la Palestina attiva, oltre che in Italia, anche in Belgio, Norvegia, Spagna, Grecia, Finlandia, Stati Uniti, Brasile, Cile, Argentina, Australia, Marocco. In molti altri paesi continua a raccogliere nuove adesioni, con 180 spazi attivi in Sud America, 115 in Finlandia, 170 in Irlanda, per citarne alcuni. In Sudafrica l’apartheid fu sconfitta dalla resistenza della popolazione nera, dalle azioni di boicottaggio internazionale e dalle sanzioni varate dalla comunità internazionale. Nel 2005, ispirandosi alla lotta sudafricana, la società civile palestinese ha lanciato un appello per un movimento internazionale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), come forma di pressione nonviolenta su Israele, affinché rispetti il diritto internazionale e i diritti dei palestinesi. La solidarietà concreta con la resistenza delle e dei palestinesi contro il genicidio e la pulizia etnica e con la loro lotta per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza, oggi passa anche dal rafforzamento della rete di spazi liberi da ogni forma di discriminazione e da ogni complicità con il regime di oppressione israeliano. Invitiamo associazioni, sindacati, movimenti, attività produttive e commerciali, centri sociali e culturali, squadre di sport popolare e altri spazi ad aderire alla campagna SPLAI. Chiediamo a tutte le persone solidali di sostenere gli SPLAI e di invitare gli spazi frequentati ad aderire alla campagna. Tutte le informazioni sulla campagna SPLAI a questa pagina. 
Oltre 500 Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana in tutta Italia
NELLE ULTIME SETTIMANE SONO GIUNTE OLTRE 100 NUOVE RICHIESTE DI ADESIONE ALLA CAMPAGNA SPAZI LIBERI DALL’APARTHEID ISRAELIANA (SPLAI), ARRIVANDO COSÌ A SUPERARE I 500 SPAZI CHE IN ITALIA HANNO DECISO DI RIFIUTARE OGNI COMPLICITÀ CON IL GENOCIDIO E LA PULIZIA ETNICA DI ISRAELE IN ATTO CONTRO I PALESTINESI E CON IL SUO REGIME DI COLONIALISMO, OCCUPAZIONE E APARHEID. Tra le adesioni recenti si contano bar, ristoranti, artisti, librerie, liberi professionisti e molti circoli ARCI, anche in seguito all’adesione di ARCI Nazionale. Una vera e propria ondata di solidarietà e resistenza in risposta anche agli attacchi che hanno subito i gestori della Taverna a Santa Chiara, accusati ingiustamente di antisemitismo per aver risposto alle provocazioni di due turisti israeliani che difendevano il genocidio del loro paese a Gaza. La campagna di odio contro uno spazio che ha scelto di schierarsi in difesa del diritto internazionale e dei diritti dei palestinesi ha avuto come effetto quello di produrre una reazione solidale di associazioni, attività commerciali e singoli cittadini e di dare slancio alle campagne di boicottaggio dei prodotti israeliani e delle aziende complici. Il 19 luglio 2024 la Corte Internazionale di Giustizia ha confermato la discriminazione sistemica e sistematica che differenzia i palestinesi dagli ebrei israeliani. Ha dichiarato Israele colpevole di apartheid e la sua occupazione militare illegale, ordinando a Israele di porre fine all’occupazione militare della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est. QUINDI DICHIARARSI SPAZIO LIBERO DALL’APARTHEID NON HA NULLA A CHE VEDERE CON L’ANTISEMITISMO. NE È LA PROVA ANCHE IL FATTO MOLTI EBREI IN TUTTO IL MONDO HANNO FATTO PROPRIA LA DENUNCIA DEI CRIMINI DELL’APARTHEID E DEL COLONIALISMO ISRAELIANO E SONO SOLIDALI CON I PIENI DIRITTI DEI PALESTINESI. In Italia gli spazi liberi dall’apartheid si impegnano a non acquistare e vendere prodotti e servizi di imprese – israeliane e internazionali – implicate nelle violazioni dei diritti dei palestinesi, come indicato nella guida al boicottaggio di BDS Italia. Gli spazi culturali si impegnano a non ospitare o partecipare a eventi culturali, accademici e sportivi finanziati o sponsorizzati da Israele o che ne coinvolgano i suoi rappresentanti ufficiali, rispettando le linee guida sul boicottaggio culturale SPLAI fa parte della campagna internazionale del BDS “Apartheid Free Zones”, una rete internazionale di solidarietà con la Palestina attiva, oltre che in Italia, anche in Belgio, Norvegia, Spagna, Grecia, Finlandia, Stati Uniti, Brasile, Cile, Argentina, Australia, Marocco. In molti altri paesi continua a raccogliere nuove adesioni, con 180 spazi attivi in Sud America, 115 in Finlandia, 170 in Irlanda, per citarne alcuni. In Sudafrica l’apartheid fu sconfitta dalla resistenza della popolazione nera, dalle azioni di boicottaggio internazionale e dalle sanzioni varate dalla comunità internazionale. Nel 2005, ispirandosi alla lotta sudafricana, la società civile palestinese ha lanciato un appello per un movimento internazionale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), come forma di pressione nonviolenta su Israele, affinché rispetti il diritto internazionale e i diritti dei palestinesi. La solidarietà concreta con la resistenza delle e dei palestinesi contro il genicidio e la pulizia etnica e con la loro lotta per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza, oggi passa anche dal rafforzamento della rete di spazi liberi da ogni forma di discriminazione e da ogni complicità con il regime di oppressione israeliano. Invitiamo associazioni, sindacati, movimenti, attività produttive e commerciali, centri sociali e culturali, squadre di sport popolare e altri spazi ad aderire alla campagna SPLAI. Chiediamo a tutte le persone solidali di sostenere gli SPLAI e di invitare gli spazi frequentati ad aderire alla campagna. Tutte le informazioni sulla campagna SPLAI a questa pagina. 
Sesto Fiorentino: un esempio concreto di solidarietà con la Palestina
BDS Italia esprime pieno sostegno alla coraggiosa presa di posizione del Comune di Sesto Fiorentino, che ha scelto di passare dalle parole ai fatti in un momento cruciale per la difesa dei diritti umani e della giustizia internazionale. La Giunta comunale, guidata dal sindaco Lorenzo Falchi, ha deciso di sospendere ogni acquisto e commercializzazione di prodotti farmaceutici e cosmetici provenienti da aziende israeliane nelle farmacie comunali. Si tratta della prima iniziativa di boicottaggio istituzionale adottata da un ente locale in Italia: un segnale forte e concreto contro la complicità con le politiche coloniali e di apartheid dello Stato di Israele. La misura ha un impatto simbolico e pratico rilevante, in particolare nei confronti dell’azienda TEVA, multinazionale farmaceutica israeliana leader mondiale nella produzione di farmaci generici. TEVA è già da tempo oggetto di una campagna di boicottaggio da parte di BDS Italia, a causa del suo diretto coinvolgimento nell’economia dell’occupazione israeliana. È importante sottolineare che la maggior parte dei farmaci TEVA è sostituibile con altri generici, e che il boicottaggio non si applica ai farmaci non sostituibili, nel rispetto del diritto alla salute delle persone. Questa scelta assume ancora più significato nel contesto attuale, in cui il governo italiano continua a sostenere Israele a livello politico, economico e militare, nonostante le gravi violazioni dei diritti umani e le recenti sentenze della Corte Internazionale di Giustizia che parlano chiaramente di potenziale genocidio a Gaza. In questo scenario, Comuni, Regioni ed enti pubblici hanno la possibilità – e la responsabilità – di adottare misure concrete per porre fine a ogni forma di complicità. Per questo, BDS Italia lancia un appello a tutti gli enti pubblici affinché: --> interrompano ogni tipo di rapporto istituzionale ed economico con Israele, finché continueranno l’occupazione, il colonialismo e il genocidio del popolo palestinese --> adottino politiche etiche di appalti e investimenti, escludendo le aziende coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani, in Palestina come altrove  --> esercitino pressione sul governo italiano, affinché rispetti gli obblighi derivanti dalle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia del 2024, incluso un embargo militare totale nei confronti di Israele --> sostengano le campagne del movimento BDS, contribuendo così a costruire un fronte sociale e istituzionale per la giustizia e la liberazione della Palestina. Serve una presa di posizione collettiva, coraggiosa e concreta.  Il tempo della neutralità è finito.  La solidarietà non si dichiara: si pratica. BDS Italia
Oltre dichiarazioni di principio e impegni, servono azioni concrete per fermare il genocidio e la pulizia etnica in Palestina.
COMUNICATO A 20 mesi dall’inizio della guerra genocidaria a Gaza e dall’intensificazione della pulizia etnica in tutta la Palestina, finalmente stiamo assistendo anche in Italia a prese di posizione e chiamate alla mobilitazione da parte di soggetti politici, sociali e istituzionali che fino a non molto tempo fa faticavano a pronunciare la parola "genocidio" e a chiedere misure contro Israele per fermare i massacri a Gaza. In questo quadro, BDS Italia accoglie positivamente le dichiarazioni di Regione Puglia, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna e Comune di Rimini che hanno annunciato l’intenzione di interrompere le relazioni istituzionali con il Governo israeliano. Diverse forze politiche hanno inoltre presentato e sostenuto mozioni in parlamento e nei consigli regionali e comunali per chiedere un embargo militare, sanzioni internazionali e la sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele.  Le manifestazioni nazionali indette per Gaza — il 7 giugno a Roma e il 14 giugno a Marzabotto-Monte Sole — rilanciano e danno voce a queste stesse rivendicazioni. Mentre il governo italiano continua a sostenere e a garantire copertura politica a Israele, votando contro la revisione dell’accordo di associazione UE-Israele in violazione della clausola sul rispetto dei diritti umani, e continuando a inviare armi, le regioni e i comuni italiani forniscono invece un esempio da seguire per il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani. In questa prospettiva, ci auguriamo che anche i sindacati e il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici italiane rispondano con forza all’appello delle organizzazioni sindacali palestinesi, promuovendo azioni di solidarietà in grado di esercitare una reale pressione sul governo. Israele può portare avanti il suo progetto coloniale, fondato su genocidio, pulizia etnica e apartheid, solo grazie al sostegno politico, militare ed economico garantito da governi, imprese, università e istituzioni in tutto il mondo. Spezzare questa rete di complicità è l’unico modo per porre fine alla sua impunità. A chi oggi prende posizione con dichiarazioni di principio e impegni pubblici chiediamo, quindi, di dimostrare coerenza nei fatti, adottando misure concrete e non soltanto simboliche. A tutte le cittadine e a tutti i cittadini e a coloro che si mobilitano per condannare il genocidio a Gaza e in solidarietà con la Palestina chiediamo: * di sostenere e amplificare le richieste del movimento internazionale BDS a guida palestinese; * di portare avanti campagne di boicottaggio e disinvestimento per fare cessare le complicità con Israele di aziende, istituzioni e università; * di esigere dal governo italiano sanzioni internazionali nei confronti di Israele, incluso un embargo militare totale, agendo per fare cessare ogni forma di commercio e cooperazione nel settore militare e della sicurezza e per bloccare la produzione e il transito di armi destinate a Israele.   Ai comuni, regioni e altre istituzioni, incluse le università, chiediamo: * di adottare politiche etiche di appalti e investimenti che impediscano di cooperare con aziende coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani in qualsiasi parte del mondo, compresa la Palestina. Il disinvestimento da tali aziende è un obbligo etico e legale; * di unirsi alle campagne BDS in campo economico, accademico, culturale e sportivo; * di esercitare pressione sul nostro governo affinché rispetti i propri obblighi derivanti dalle sentenze della Corte internazionale di giustizia del 2024, sostenendo la sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele e l’attuazione di un embargo militare totale.  Mettere fine a qualsiasi complicità con Israele, è la via per fermare il genocidio e sostenere concretamente la lotta del popolo palestinese per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza. Info su BDS Italia e su come attivarsi nelle nostre campagne sul nostro sito (bdsitalia.org) e sui nostri social media (@bdsitalia).
Fuori le armi dai porti, aeroporti e ferrovie
BDS ITALIA LANCIA UNA PETIZIONE PER DISARMARE I PORTI: INTERROMPIAMO IL TRANSITO DI ARMI DAI PORTI ITALIANI   FIRMA LA PETIZIONE   Diretta a UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) presso il Maeci, al Ministero della Difesa e al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la petizione chiede “l’immediata cessazione di ogni transito di armi e componentistica militare nei porti italiani, e in primo luogo di quelle destinate a Israele e ad altri paesi che opprimono e brutalizzano altri popoli commettendo crimini contro l’umanità, il crimine di apartheid e di genocidio”.   IL PROBLEMA Nel 2024 secondo il report ministeriale ai sensi della legge 185/90 l’Italia ha esportato armi ad Israele per un valore 35 milioni di euro e importato armi e tecnologia militare per 44 milioni di euro da Israele, finanziando così le sue industrie di armi e il genocidio in corso nella striscia di Gaza. L’esportazione di materiale d'armamento, componenti, attrezzature militari e tecnologie è espressamente vietata qualora si riscontri la violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale da parte del paese destinatario. Tale divieto è stabilito dalla Legge 185/1990 “Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, così come dall’articolo 11 della Costituzione italiana. Nel 2024 l’UAMA non ha concesso nuove autorizzazioni per il commercio di armi verso Israele, ma le operazioni già autorizzate negli anni precedenti continuano. Le aziende più coinvolte sono quelle note: Leonardo, Lma, Rwm, SLS, e tutti i fornitori. L'Italia, quindi, continua a inviare armamenti e fornire supporto logistico - anche attraverso triangolazioni - ad un governo responsabile del massacro in atto nella Striscia di Gaza, della violazione del Diritto Internazionale Umanitario e della Violazione della Quarta Convezione di Ginevra per Crimini contro l’Umanità e Crimini di Guerra, nonché attualmente sotto accusa per violazione della Convenzione sul Genocidio. Parte di questo export è "sommerso" e avviene senza essere tracciato.   IL CASO DI RAVENNA Nel mese di febbraio 2025 nel porto di Ravenna è stato sequestrato un carico di 14 tonnellate di componenti di armi “illegali” dall’azienda Valforge di Lecco che non è neppure iscritta al registro nazionale di esportatori e importatori di armi. Il carico, che doveva transitare verso lo stato di Israele, è stato bloccato nell’area portuale poiché l’azienda produttrice non disponeva dell’autorizzazione a esportare materiale bellico. Ma, prima di questo la stessa azienda aveva già inviato altri due carichi, passando indenne le dogane dell'aeroporto di Bologna e Milano. Il porto di Ravenna è peraltro uno di quelli in cui verrà testata una nuova tecnologia di security marittima e sottomarina all’interno del progetto europeo Undersec, finanziato dai fondi Horizon, per «l’individuazione di potenziali oggetti pericolosi o illegali in ingresso al porto». Nell'equipe internazionale che deve implementare questa tecnologia, ci sono importanti istituzioni israeliane: Rafael Advanced Systems, l’università di Tel Aviv e il ministero della Difesa di Israele. Il progetto risale all’ottobre del 2023 e verrà implementato entro il 2026. Questo a testimoniare ancora una volta il profondo legame tra Israele e Europa, come rivela anche l’inchiesta dei due giornali internazionali quotidiani belgi L'Echo e De Tijd. L’Europa continuerà a finanziare istituzioni militari israeliane o bloccherà il progetto?    IL MEMORANDUM D'INTESA CON ISRAELE A siglare ancor più il legame Italia-Israele, c’è un Memorandum che dura da 20 anni e implica collaborazione militare e condivisione di strategie anche coperte da segreto militare. Si rinnova ogni 5 anni automaticamente, se uno dei due stati non lo “rigetta” (denuncia in gergo tecnico). Venti anni macchiati da stragi di civili e gravissime violazioni di diritti umani, scadranno l’otto giugno. Tra pochi giorni. Undici giuristi hanno indirizzato al Governo una diffida sostenuta da Bds. Il memorandum è la “madre” di tutti gli accordi di cooperazione militare con Israele tuttora attivi, a partire dalle esercitazioni congiunte nell’aeroporto di Amendola per testare i caccia F35, fino all’acquisto di tecnologie israeliane per dotare aerei spia in dotazione all’aeronautica italiana. I nostri governanti che sono senza vergogna hanno già detto che sosterranno ancora questo memorandum. Il 21 giugno, in coincidenza con la manifestazione a Roma contro il riarmo europeo, si terrà una giornata internazionale contro lo spyware di Israele, che nel settore è leader mondiale. La tecnologia di sorveglianza è ampiamente venduta in tutto il mondo ed è utilizzata dall’esercito israeliano per trovare e selezionare obiettivi da bombardare. Basta che l’IA esamini innumerevoli filmati di sorveglianza per identificare l’obiettivo da colpire, non importa se in mezzo ad altre persone che verranno pure uccise. Israele ha dato all’IA il controllo diretto di armi letali: è la prima volta nella storia che i computer sono autorizzati ad uccidere esseri umani. La sorveglianza è diventata un’arma letale, essenziale per il genocidio di Gaza.    APPUNTAMENTI In preparazione a queste importanti date, l'11 giugno Bds organizza un convegno a Ravenna sulla logistica del traffico di armi (porti, aeroporti, ferrovie) con Carlo Tombola di Weapon Watch, il gruppo autonomo portuali di Livorno. Altre iniziative seguiranno a Roma.  Sono sempre più le aziende che si convertono dal civile al militare dietro la spinta delle autorità governative e dell’UE, ma anche della crisi che sta investendo l’economia. Eppure l’industria militare richiede meno lavoratori che negli altri settori.
Nakba 77: 7 fatti e 7 richieste di solidarietà
Nel 77esimo anniversario della Nakba del 1948 (1947-1949), la pulizia etnica e l'espulsione della maggior parte degli indigeni di Palestina e la distruzione di centinaia delle nostre città e dei nostri villaggi per creare Israele come colonia d’insediamento basata sulla supremazia ebraica e sull'apartheid, il movimento BDS condivide questi 7 fatti e 7 richieste di solidarietà significativa. Fatto 1: Israele, come quasi tutte le colonie d’insediamento nella storia da Turtle Island all'Australia, ha costantemente cercato come suo obiettivo centrale di eliminare la popolazione indigena della Palestina al fine di sostituirci con coloni e, soprattutto, per diventare uno stato "normale". Il progetto sionista non è riuscito finora a raggiungere questo obiettivo, i palestinesi oggi, ancora una volta, rappresentano la maggioranza della popolazione nella Palestina storica, anche senza contare la metà del popolo palestinese che vive in esilio forzato. Oggi, tuttavia, Israele vede l'ascesa al potere dei suoi alleati naturali, le forze fasciste negli Stati Uniti e in tutto l'Occidente coloniale, come il momento più opportuno per attuare ciò che i leader israeliani apertamente chiamano, la "Nakba di Gaza": l'eliminazione dei restanti palestinesi indigeni attraverso lo sterminio di massa e/o l'accelerazione radicale della sua politica di pulizia etnica in corso. Israele è uno stato canaglia che è più lontano dalla normalità che mai. Fatto 2: Armato, finanziato e in altro modo abilitato principalmente dall'Occidente coloniale guidato dagli Stati Uniti, Israele sta perpetrando un genocidio, sterminando, mutilando e sfollando 2,3 milioni di palestinesi a Gaza e distruggendo la Striscia di Gaza, illegalmente occupata e assediata, e la sua civiltà millenaria. Nello stesso tempo, Israele sta intensificando la sua brutale aggressione nella Cisgiordania occupata, distruggendo campi profughi e mettendo in atto la pulizia etnica di decine di migliaia di persone. Il fatto che questo sia il primo genocidio al mondo in diretta streaming indica un livello di impunità e complicità internazionale senza precedenti e manifesta l'accelerata cancellazione delle fondamenta del diritto internazionale da parte di Israele, degli Stati Uniti e di quasi tutto l'Occidente. Questa complicità comprende non solo stati, ma anche aziende e istituzioni, come università, associazioni sportive e culturali, che hanno copiato la propaganda di Israele o conservato una modalità “business-as-usual” con esso o con le corporazioni e istituzioni che sono profondamente implicate nel genocidio e nel regime di apartheid per mano di Israele. Molti media e società di gestione di social media dovrebbero essere processati per il loro ruolo nell'incitare e giustificare il genocidio. Fatto 3: Secondo 130 economisti israeliani, l'economia israeliana sta affrontando una "spirale del collasso". I segni più rivelatori sono una "fuga di cervelli" senza precedenti, l'industria tecnologica in declino e l'alto tasso di disoccupazione nel settore, la diminuzione degli investimenti internazionali e l’affidabilità creditizia che secondo Moody’s è vicino a livelli "spazzatura". Vista dagli investitori sempre più come una ShutDown Nation [nazione in declino, NdT], Israele è ultimo tra i 50 paesi nel Nations Brand Index pubblicato di recente. Anche nel settore economico, il presidente dell'Israel Export Institute ha ammesso che "BDS e boicottaggi hanno cambiato il panorama commerciale globale di Israele." Nonostante gli immensi investimenti da parte di Israele e dei suoi influenti gruppi di pressione in America del Nord ed in Europa, e nonostante tutto il suo greenwashing, pinkwashing e tutte le altre forme di whitewashing [ripulitura dell’immagine con vari mezzi, NdT], Israele ha perso la sua maschera propagandistica "liberale". Le esportazioni le più rilevanti di Israele oggi sono tecnologie e strumenti di genocidio, crimini di guerra, sorveglianza di massa, repressione violenta, spyware, e brogli elettorali. Fatto 4: Nonostante tutti gli ovvi difetti e limitazioni di tipo coloniali dei meccanismi del diritto internazionale, è fondamentale riconoscere che le deliberazioni della Corte internazionale di Giustizia (CIG) e della Corte penale internazionale nel 2024 hanno determinato come mai prima l'obbligo legale degli stati, delle società e delle istituzioni in tutto il mondo di porre fine a ogni complicità diretta e indiretta con il regime israeliano di apartheid e di occupazione militare illegale. Come ha detto l'ex funzionario senior per i diritti umani dell'ONU Craig Mokhiber, la deliberazione della CIG del luglio 2024 secondo la quale Israele sta praticando l'apartheid e che la sua presenza nel territorio palestinese occupato è illegale rende BDS "non solo un imperativo morale e un diritto costituzionale e umano, ma anche un obbligo giuridico internazionale." Fatto 5: Dopo più di un anno e mezzo di genocidio USA-israeliano, i sentimenti di disperazione e di impotenza stanno crescendo. Questo è una strategia. Da Jabotinsky a Netanyahu e da Ben-Gurion a Ben-Gvir, il movimento sionista con i suoi potenti partner razzisti anti-palestinesi ha sempre cercato di colonizzare le menti dei palestinesi indigeni, e per estensione il movimento globale di solidarietà, con la disperazione. Mentre non possiamo mai prevedere quando il punto di svolta nella nostra lotta incrementale per la liberazione sarà raggiunto, possiamo sicuramente dire che ce ne stiamo avvicinando sempre di più, nonostante l'orrore indicibile che il nostro popolo sta vivendo e resistendo. Rinunciare alla speranza non è mai un'opzione. Andiamo avanti, con principi e radicalismo strategico, a prescindere. Fatto 6: La crescita del sostegno internazionale per la liberazione palestinese e la solidarietà con la nostra lotta intersezionale, in particolare sotto forma di BDS, sono anche stati senza precedenti. Gaza è diventata oggi l'epicentro della lotta globale contro l'era della "legge del più forte" che Israele, gli USA e l'Europa stanno portando avanti. La giustizia per i palestinesi è più che mai intersezionalità collegata alle lotte per la giustizia razziale, indigena, economica, sociale, di genere e climatica, e le generazioni più giovani stanno innalzando lo slogan: "La Palestina ci libera tutti." La Palestina di oggi è diventata ciò che era il Sudafrica negli anni '80: non solo una lotta per la liberazione, ma un'incarnazione del significato stesso di essere umani, etici e giusti. La solidarietà internazionale sta incoraggiando e sostenendo i palestinesi nella nostra leggendaria Sumud, la resilienza e la resistenza all'oppressione coloniale di fronte a enormi difficoltà. Fatto 7: L'immensa crescita di potere della gente ha rafforzato l'impatto del movimento BDS in tutto il mondo nella misura in cui ha iniziato a influenzare i cambiamenti politici in molti settori. Nel mondo accademico, nella cultura, nello sport, in politica, nel diritto internazionale e in molti altri campi, BDS ha cambiato il modo in cui milioni di persone in tutto il mondo vedono Israele e, soprattutto, lo trattano. Avendo piantato molti semi e preparato il terreno con grandi coalizioni intersezionali e una cassetta degli attrezzi efficace, piena di strategie e tattiche per porre fine alla complicità a tutti i livelli, il movimento BDS con i suoi numerosi partner ha mobilitato un'ondata globale di solidarietà attiva e strategica davvero senza precedenti. Proliferazione degli spazi liberi dall'apartheid, proteste di massa, coraggiose perturbazioni pacifiche di imprese complici, in particolare quelle legate all'esercito, campagne coordinate contro i trasferimenti militari marittimi e di carburante, accampamenti di studenti e l'immenso aumento del sostegno per il boicottaggio accademico e il disinvestimento nei campus, centinaia di spazi culturali e decine di migliaia di artisti e scrittori che si uniscono alle fila del boicottaggio culturale, ecc. Tutto attesta questa ondata resiliente. 7 Richieste urgenti Quando bruciare, massacrare, mutilare, fare morire di fame, di sete e costringere a sfollamenti continui 2,3 milioni di bambini, uomini e donne palestinesi non riesce a attivare il mondo per fermare questo genocidio, Gaza diventa non solo un "cimitero di bambini" e del diritto internazionale, ma anche dei principi fondamentali sui quali si fonda la nostra umanità. Per porre fine al genocidio USA-israeliano e aiutarci a smantellare l'apartheid coloniale d’insediamento di Israele, il movimento BDS invita i sostenitori della libertà, della giustizia, dell’uguaglianza e della dignità dei palestinesi e tutti gli esseri umani perbene, i movimenti di base per la giustizia, i sindacati e le organizzazioni della società civile di tutto il mondo a unirsi al crescente numero di spazi liberi dall'apartheid e a intensificare la pressione come mai prima: 1. Sull'ONU e le organizzazioni internazionali perché espelli Israele dall'Assemblea generale dell'ONU e dagli eventi sportivi internazionali (Olimpiadi, FIFA, UEFA, ecc.), riattivi il Comitato speciale delle Nazioni Unite contro l'apartheid e annulli i contratti dell’ONU con le aziende complici (compresi i giganti della tecnologia Microsoft, Google e Amazon) che sono implicati nell'occupazione illegale di Israele, nell'apartheid o nel genocidio. 2. Sugli stati che devono "annullare o sospendere le relazioni economiche, gli accordi commerciali e le relazioni accademiche con Israele che possono contribuire alla sua presenza illegale e al regime di apartheid" e "imporre un embargo totale sulle armi a Israele, sospendendo tutti gli accordi, importazioni, esportazioni e trasferimenti di armi, compresi quelli dual-use che potrebbero essere usati contro la popolazione palestinese sotto occupazione", come richiesto dai principali esperti ONU sui diritti umani #MilitaryEmbargo #EnergyEmbargo. Gli obblighi degli stati terzi includono anche l'investigazione e, laddove esistano prove sufficienti, il perseguimento di potenziali esecutori israeliani e altri" che possono aver commesso crimini come membri dell'esercito o dei movimenti di coloni israeliani", come richiesto da Amnesty International. 3. Su governi regionali e locali (compresi i consigli comunali) perché cessino immediatamente di collaborare con Israele e tutte le sue istituzioni complici e consigli comunali, esercitino pressioni, disinvestano ed escludano dai contratti le società complici, adottano politiche di appalti etiche nonché, ove applicabile, politiche di investimento etico che escludono contratti con le società che sono complici di gravi violazioni dei diritti umani e crimini atroci ovunque. Devono inoltre impedire il transito di articoli militari e a dual-use verso Israele. 4. Su sindacati e associazioni professionali perché trasformino la solidarietà in una reale pressione su governi, imprese e istituzioni, anche attraverso il disinvestimento e il disturbo pacifico, garantiscano che i lavoratori che rappresentano non siano coinvolti in azioni che costituiscono complicità nel genocidio, nell'apartheid e nell'occupazione illegale di Israele. 5. Su istituzioni accademiche e culturali perché taglino tutti i legami con l'apartheid israeliana e le sue istituzioni complici, taglino i legami con le aziende complice e adottino linee guida etiche che governino le relazioni professionali e aziendali. 6. Su aziende complici perché pongano fine alla loro complicità con il genocidio, l'apartheid e l'occupazione illegale per mano di Israele, oltre alle richieste istituzionali di cui sopra, con l’intensificazione del boicottaggio degli obiettivi prioritari del movimento BDS da parte della società civile. 7. Su organizzazioni legali e per i diritti umani perché indaghino e, se giustificato, esercitano pressioni sulle autorità competenti affinché le aziende siano ritenute responsabili e perché perseguano tutte le persone israeliane, con doppia cittadinanza, internazionali e i decisori ragionevolmente sospettati di coinvolgimento o istigazione di crimini internazionali contro i palestinesi. Fonte: BNC
I palestinesi lanciano un appello per una giornata mondiale di azione il 15 maggio 2025
Il movimento BDS lancia un appello per mobilitazioni di massa e disobbedienza civile il 15 maggio in occasione del 77esimo anniversario della Nakba. Per quasi 20 anni, il movimento BDS ha portato avanti l’appello per una solidarietà strategica e impattante con la lotta palestinese per la giustizia, la libertà e l'uguaglianza. Dall'inizio del genocidio in diretta streaming contro il nostro popolo a Gaza, la pressione del BDS per porre fine alla complicità internazionale con il regime israeliano di insediamento coloniale e di occupazione illegale è aumentata esponenzialmente. Sappiamo tutti che Israele è in grado di continuare il suo genocidio, con massacri quotidiani, bruciando vivi i nostri bambini, uomini e donne, o facendoli morire di fame e di sete, solo per via della complicità di stati, aziende e istituzioni di tutto il mondo. Mentre ci avviciniamo al 77o anniversario della Nakba, la pulizia etnica e l'espulsione della maggior parte degli indigeni della Palestina, il vostro intervento è necessario ora più che mai. Israele ha appena annunciato che il suo genocidio in diretta contro i palestinesi sta per diventare ancora più letale, perché si prepara alla pulizia etnica di massa e alla distruzione totale di Gaza. "In migliaia, in milioni, siamo tutti palestinesi" è uno slogan popolare di solidarietà in tutto il mondo. Data la ferocia dei massacri quotidiani commessi da Israele e la sua impunità criminale, dobbiamo aumentare la pressione. Aziende e governi sentono la pressione e hanno tagliato i legami di complicità. Il BDS funziona ma abbiamo bisogno di fare di più per costringere Israele a mettere un termine ai suoi crimini. A migliaia e a milioni, insorgete e fate crescere le campagne BDS ora! Il Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC), la grande coalizione palestinese alla guida del movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) globale, lancia un appello perché siano organizzate in tutto il mondo mobilitazioni di massa e disobbedienza civile il 15 maggio. Facciamo vedere a governi, istituzioni e aziende complici ciò che il potere reale delle persone può fare! PROPOSTE DI AZIONI: 1: Mobilizzatevi: scendete in piazza, organizzate azioni pacifiche di disturbo dello status quo, occupate uffici di governi, istituzioni e aziende complici (soprattutto militari, tech, finanza e media). 2: Scioperate: se potete, spiegate al vostro datore di lavoro, all'università, a scuola, ecc. perché lo fate, organizzate scioperi di massa in un momento specifico (anche se per due ore). Se non è possibile, "datevi malati" (malati della complicità orribile che permette il genocidio!) o uscite prima per unirvi alle mobilitazioni. 3: Fate pressione: organizzatevi in gruppo per boicottare gli obiettivi prioritari del BDS, organizzate la pressione popolare nei confronti dei vostri rappresentanti eletti per chiedere sanzioni mirate contro Israele, incluso un embargo militare, e delle istituzioni complici affinché cessino il loro coinvolgimento nei crimini di Israele. Fonte:  https://bdsmovement.net/news/nakba-77-palestinians-call-global-day-action-15-may-2025
Solidarietà alla Taverna a Santa Chiara: condannare i crimini di Israele non è antisemitismo
BDS Italia esprime piena solidarietà ai gestori della Taverna a Santa Chiara di Napoli, sotto attacco con l’accusa di antisemitismo da parte dei media filo-israeliani, per avere risposto alle provocazioni di due clienti israeliani, sostenitori del genocidio a Gaza e dell’oppressione del loro governo contro il popolo palestinese. Da quanto ci risulta non vi è stato nessun atto discriminatorio nei confronti dei due avventori sulla base della loro appartenenza nazionale, etnica o religiosa. I gestori si sono limitati a condannare, in maniera ferma ma pacifica, i crimini di guerra e contro l’umanità attribuiti a Israele, in coerenza con quanto già riconosciuto dalle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia. La Taverna a Santa Chiara è tra le oltre 400 le realtà italiane che hanno aderito alla campagna Spazi Liberi dall'Apartheid Israeliana (SPLAI) che riunisce associazioni, sindacati, movimenti, attività produttive e commerciali, centri sociali e culturali, squadre di sport popolare e altri spazi. La campagna SPLAI promuove la creazione di una rete di spazi, virtuali e fisici, che si dichiarano liberi da ogni forma di discriminazione e di razzismo e si impegnano a non avere rapporti con aziende ed altre entità complici del regime israeliano di colonialismo, occupazione e apartheid. La campagna SPLAI promossa da BDS Italia fa parte della campagna globale AFZ (Apartheid Free Zones) ed è basata sui principi del movimento BDS a guida palestinese che sostiene la parità di diritti per tutt* e perciò si oppone ad ogni forma di razzismo, fascismo, sessismo, antisemitismo, islamofobia, discriminazione etnica e religiosa. Il movimento BDS non prende di mira l’identità, ma le complicità con il regime di oppressione israeliano. Invitiamo tutt* a manifestare la propria solidarietà nei confronti della Taverna a Santa Chiara, anche sostenendo e aderendo alla campagna SPLAI, per rafforzare una rete di spazi realmente liberi da razzismo e discriminazione. Per maggiori info sulla campagna SPLAI e per aderire: https://bdsitalia.org/splai