Perché gli istituti finanziari dovrebbero lasciar perdere il progetto Coral North FLNG di ENIAggiornamento da ReCommon e Justiça Ambiental!
30 maggio 2025
La multinazionale italiana ENI aveva annunciato già a gennaio di essere pronta
per la Decisione Finale di Investimento per il suo progetto Coral North FLNG,
mentre adesso afferma che sta ancora negoziando con le banche private per il
finanziamento e sembra attribuire la responsabilità del ritardo alle autorità
mozambicane. Nel frattempo, la compagnia di Stato coreana KOGAS è stata
denunciata per i suoi investimenti nel progetto e quattro banche private hanno
già escluso nuovi finanziamenti.
Coral North FLNG, una piattaforma galleggiante progettata per l’estrazione e la
liquefazione del gas al largo delle coste del Mozambico, è ancora alla ricerca
di finanziatori. Sebbene Eni abbia dichiarato a gennaio 2025 di essere pronta
per la Decisione Finale di Investimento sul progetto, a metà maggio, nel
contesto della sua assemblea generale annuale, ha ammesso che non c’è ancora un
piano per finanziarlo, dichiarando che “sono in corso trattative con istituzioni
finanziarie private”. Alla domanda sui motivi del ritardo nella conclusione
dell’accordo, ENI ha risposto solo che il piano di sviluppo è stato approvato
dalle autorità mozambicane ad aprile 2025, suggerendo così che la responsabilità
fosse loro.
ENI è anche a capo di Coral South FLNG, l’unico progetto operativo nel bacino di
Rovuma, in Mozambico. Si tratta di una piattaforma galleggiante ancorata in
acque profonde che esporta GNL dal novembre 2022. Il nuovo Coral North FLNG
sarebbe una replica, un impianto di estrazione di gas dalle riserve che si
trovano sotto il fondale marino a soli 10 chilometri di distanza dal primo, con
gravi impatti sull’ecologia della zona. In risposta alle domande dell’assemblea
generale annuale, ENI ha anche confermato che “si prevede di finanziare una
parte dei fabbisogni di progetto tramite debito” e con “il supporto di alcune
ECAs (Export Credit Agencies)” come già fatto per Coral South FLNG.
Tuttavia, diversi attori finanziari privati si stanno ritirando dal settore
dell’upstream non convenzionale di gas e petrolio in vista degli obiettivi di
zero emissioni entro il 2050. Almeno quattro delle banche che hanno sostenuto il
primo progetto – BNP Paribas, Credit Agricole, UniCredit e ABN Amro – affermano
oggi di non essere interessate a finanziare la replica perché non è più in linea
con la loro policy aggiornata in materia di cambiamenti climatici.
A poco più di tre anni dall’arrivo di Coral South FLNG nella regione di Cabo
Delgado, la gigantesca piattaforma ha registrato numerosi casi di flaring,
ovvero la combustione del gas estratto in eccesso, che comporta significative
emissioni di carbonio. Essendo una replica, Coral North sarebbe probabilmente
soggetta a problemi simili. Un’indagine di ReCommon pubblicata ad aprile ha
rivelato che le emissioni totali di Coral South sono state sette volte superiori
a quelle dichiarate nella valutazione di impatto ambientale del progetto. Solo
tra giugno e dicembre 2022, le emissioni di flaring di Coral South hanno
rappresentato l’11,2% delle emissioni annuali dell’intero Mozambico, con un
aumento dell’11,68% rispetto al 2021.
Estrarre gas nel bacino di Rovuma significa inoltre ignorare i risultati
dell’International Institute for Sustainable Development (IISD), secondo cui lo
sviluppo di ulteriori infrastrutture per il gas è incompatibile con l’obiettivo
di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. Anche l’analisi
dell’International Energy Agency rivela che, in uno scenario in cui si limita
l’aumento di temperatura a 1,5 °C, l’attuale capacità di esportazione di GNL
sarebbe già sufficiente a soddisfare la domanda attuale e futura.
Con il calo della domanda di gas a livello mondiale, costruire Coral North FLNG
comporterebbe anche un elevato rischio finanziario, per questo l’organizzazione
della società civile sudcoreana Solutions for Our Climate (SFOC) sta cercando di
fermare gli investimenti statali nel progetto.
A febbraio infatti, la Korean Gas Corporation (KOGAS) ha annunciato la decisione
di sostenere Coral North con 562 milioni di dollari attraverso una
partecipazione azionaria e un prestito alla sua controllata KG Mozambique. A
marzo, SFOC ha fatto causa a KOGAS, sostenendo che l’investimento è
economicamente rischioso per la Corea del Sud e che il progetto contribuirebbe
in modo significativo agli effetti dei cambiamenti climatici, violando quindi il
diritto delle generazioni future a un ambiente sano.
Tra il 2008 e l’aprile 2024, KOGAS aveva già investito circa 1 miliardo di
dollari nello sviluppo del gas in Mozambico, e si è rifiutata di divulgare lo
studio di fattibilità preliminare (PFS) per Coral North. SFOC ha avviato una
causa contro KOGAS anche per ottenere la divulgazione del PFS.
Nel bacino di Rovuma sono inoltre presenti altri due progetti che prevedono
impianti onshore significativamente più grandi per la lavorazione del gas
estratto da pozzi situati a circa 50 km al largo della costa: sono Mozambique
LNG e Rovuma LNG.
L’impatto ambientale dei quattro progetti nel loro complesso, considerato per
l’intero periodo di attività, potrebbe essere devastante per il bacino di Rovuma
e per l’Oceano Indiano occidentale. La valutazione di impatto ambientale per il
progetto Coral North è stata criticata da diverse ONG per non aver soddisfatto
gli standard legali e scientifici nella valutazione dei rischi ambientali e
climatici.
Il progetto Mozambique LNG, guidato dal gigante fossile francese TotalEnergies,
resta sotto osservazione internazionale. Il progetto è stato fermato per ragioni
di force majeure nell’aprile 2021, a seguito di un violento attacco armato. È
ora sotto indagine per accuse di un massacro di civili che sarebbe stato
commesso a metà del 2021 dalle forze di sicurezza pubblica vicino all’area del
progetto, nella penisola di Afungi. Mozambique LNG condivide i diritti di
utilizzo del suolo e alcune infrastrutture con il progetto Rovuma LNG, guidato
da ExxonMobil, con ENI e China National Petroleum Corporation come partner
principali. Anche questo progetto non ha ancora raggiunto una Decisione Finale
di Investimento.
La produzione di GNL in Mozambico suscita anche gravi preoccupazioni circa
l’erosione della sovranità del Paese, poiché gli accordi commerciali con le
grandi comagnie a carico dei progetti limitano la capacità del governo di
regolamentarli e di ottenere ingressi equi per lo sfruttamento delle risorse
nazionali. Dagli inizi dell’estrazione del gas intorno al 2010, attorno a questa
industria si è generato un significativo debito causato dalla corruzione, e la
partecipazione della compagnia petrolifera nazionale ai progetti crea un rischio
fiscale senza rendimenti garantiti. Le comunità locali hanno già perso terreni
agricoli e l’accesso al mare a causa dello sviluppo delle infrastrutture, e
centinaia di famiglie sono state sfollate per fare posto agli impianti
estrattivi.
I ricavi provenienti dal gas per il Mozambico ammontano finora a poco più di 200
milioni di dollari, di cui il 40% è destinato al Fondo sovrano, istituito per
garantire stabilità e risparmi alle generazioni future. A metà maggio il
Tribunale amministrativo del Mozambico ha segnalato numerose irregolarità nel
conto finanziario dello Stato per il 2023 che rappresentano una presunta
“appropriazione indebita” di 33 milioni di dollari dai ricavi del gas di
Rovuma.
Lo sviluppo dell’industria del GNL in Mozambico promette distruzione ecologica e
impatto sui cambiamenti climatici, distruzione dei mezzi di sussistenza delle
persone e aumento della privazione dei diritti e della disuguaglianza. Si tratta
senza dubbio di un’attività rischiosa anche per gli investitori finanziari
pubblici e privati.