Le fondazioni Compagnia di Sanpaolo e Cariplo voltano le spalle ai territori, alle persone e al Pianeta
Rappresentanti di 11 comunità che vivono sulle coste del Texas e della
Louisiana, insieme a 14 organizzazioni della società civile internazionale, tra
cui ReCommon, hanno inviato una lettera alle fondazioni Compagnia di San Paolo e
Cariplo – due influenti azionisti della banca – chiedendo di spingere Intesa
Sanpaolo a interrompere il finanziamento alle compagnie e ai progetti di
produzione del GNL, a disinvestire dal gas fossile e a rafforzare la propria
policy Oil & Gas escludendo esplicitamente l’espansione del GNL tra i criteri di
finanziamento. Non è arrivata alcuna risposta.
Intesa Sanpaolo è conosciuta in Italia come la “banca dei territori”. Negli
Stati Uniti, però, finanzia pesantemente l’espansione del GNL, che ha un impatto
devastante sulle comunità che vivono vicino ai nuovi gasdotti e terminal per
l’export. Un silenzio particolarmente grave, considerando che entrambe le
fondazioni dichiarano di operare in favore dello sviluppo sociale, della cultura
e della sostenibilità. In quanto azionisti di riferimento, hanno infatti un
dovere morale e fiduciario a garantire che la banca sia allineata con questi
principi.
Flaring dalle torce dell’impianto di Sabine Pass, in Texas, gestito da Cheniere
Energy, il più grande degli Stati Uniti. Da qui prende il via la maggior parte
del gas “naturale” liquefatto (Gnl) diretto in Europa. Foto © Carlo Dojmi di
Delupis/ReCommon
Accade invece il contrario. Intesa Sanpaolo è tra le prime 20 istituzioni
finanziarie globali nel sostegno all’espansione del GNL e tra le 5 più grandi in
Europa. A marzo 2024 la banca ha contribuito a organizzare l’emissione di
un’obbligazione da 1.5 miliardi di dollari per Cheniere Energy. A luglio 2025,
ha partecipato a una nuova emissione da 1 miliardo per l’espansione del terminal
Sabine Pass LNG in Louisiana. Nel 2023 ha sostenuto Next Decade con 278,75
milioni di dollari in un’obbligazione e 1.08 miliardi di dollari di
finanziamento per il terminal Rio Grande LNG.
Da anni la prima banca italiana finanzia alcune delle più dannose compagnie di
GNL e le loro infrastrutture sulle coste del golfo del Messico negli Stati
Uniti, tra cui Sabine Pass, Corpus Christi, Golden Pass, Lake Charles, Freeport
LNG e Cameron LNG.
Il costo umano e ambientale di questi progetti è allarmante. La concentrazione
di terminal di GNL, raffinerie e impianti petrolchimici tra Texas e Louisiana
sta aggravando una lunga eredità di razzismo ambientale e ingiustizia, esponendo
le comunità a rischi sanitari gravissimi, inquinamento dell’aria e dell’acqua e
tassi elevati di malattie.
Ai sei impianti attualmente operativi si aggiungono oltre 20 nuovi progetti di
GNL in fase di proposta. Nell’agosto 2025, un grave incidente di dragaggio al
terminal Calcasieu Pass di Venture Global ha sversato tonnellate di fango
tossico nei bayou, contaminando pesci, ostriche e gamberi e devastando la pesca
locale, già colpita dalle industrie della zona.
Nonostante tutte queste evidenze, l’ultima policy Oil & Gas di Intesa Sanpaolo
non include nessuna restrizione per il finanziamento al GNL, e resta tra le più
deboli d’Europa.
“Le organizzazioni della società civile e i rappresentanti delle comunità locali
hanno cercato il dialogo con la banca in numerose occasioni, attraverso lettere,
appelli pubblici e domande dirette, senza mai ricevere risposta” commenta
Susanna De Guio di ReCommon. “Ora i maggiori azionisti della banca – due
fondazioni che si definiscono impegnate nel sostegno delle persone e del
Pianeta, si stanno comportando nello stesso modo. Il loro silenzio di fronte
alla nostra lettera è una chiara presa di posizione contro i territori
statunitensi e le loro comunità, che evita le responsabilità della banca nel
frenare il cambio climatico”.