
Mozambico: gas ed ENI, tutte le incognite di Coral North FLNG
ReCommon - Tuesday, October 7, 2025pubblicato su Nigrizia.it
Il progetto di ENI in Mozambico denominato Coral North FLNG sembra essere infine a una svolta: il Cane a sei zampe e i suoi quattro partner sono arrivati alla Final investment decision (FID) o decisione finale di investimento, in pratica lo schema finanziario per la costruzione dell’infrastruttura e il passaggio che segna l’avvio dell’iniziativa.
Coral North FLNG consiste in una piattaforma galleggiante progettata per l’estrazione e la liquefazione del gas al largo delle coste di Cabo Delgado, la provincia più settentrionale del Mozambico. La zona è teatro da ormai otto anni di un conflitto fra l’esercito di Maputo e milizie che si dichiarano affiliate allo Stato islamico.
È di fatto la copia di Coral South FLNG, che è invece attiva ed esporta gas fossile (GNL) da fine 2022. Le due piattaforme, qualora anche la seconda vedesse la luce, finirebbero per distare solo 10 chilometri.
Cronaca di un ritardo
È dallo scorso gennaio che si parla della realizzazione della FID per Coral North FLNG, che a inizio di quest’anno sembrava cosa fatta. E invece fino a questo momento c’era stata solo una litania di rinvii e smentite.
Senza la FID, banche e agenzie di credito all’export come l’italiana SACE non possono di fatto valutare se sostenere o meno con i loro soldi un grande progetto infrastrutturale. Questo ritardo di circa dieci mesi aveva spinto gli esperti del settore a dubitare del fatto che lo schema finanziario potesse vedere la luce entro il 2025.
Le ragioni alla base del ritardo accumulato sono molteplici, a partire dall’instabilità socio-politica del Mozambico. Tra il 9 ottobre 2024 e la primavera del 2025, il paese ha attraversato la fase più complessa degli ultimi anni.
La crisi istituzionale innescatasi dopo le elezioni presidenziali di ottobre – che hanno visto la vittoria di Daniel Chapo, candidato del partito FRELIMO che guida il Mozambico da 50 anni – sembra rientrata, ma le tensioni con le forze di opposizione rischiano di sfociare in nuovi episodi di repressione da parte delle forze armate, dopo che i precedenti sono costati la vita a centinaia di persone.
Un elemento dirimente – ma rimasto fin troppo sotto traccia a queste latitudini – riguarda poi il potenziale contributo dell’industria fossile al tessuto economico del Paese africano.
Già a dicembre dello scorso anno l’organizzazione della società civile mozambicana Centro de Integridade Publica (CIP) denunciava presunte pressioni che ENI avrebbe esercitato sul governo uscente d Filipe Nyusi per eliminare due clausole rilevanti per l’economia mozambicana dal contratto di sfruttamento del gas di Coral North FLNG: il versamento dell’imposta sulla produzione sotto forma di risorse naturali come il gas, anziché in denaro; il maggiore impiego di manodopera, beni e servizi locali per la realizzazione del progetto.
Se il Cane a sei zampe ha respinto con forza queste accuse, sia la Confederazione delle associazioni economiche del Mozambico (CTA) che lo stesso governo Chapo ne hanno fatto terreno di scontro: segno che, se non di pressioni, si trattasse comunque di forti divergenze. Uno scontro da cui il CTA e il governo mozambicano sembrano uscire momentaneamente vittoriosi.
La questione del flaring
Ci sono poi i potenziali impatti ambientali e climatici associati a Coral North FLNG. Dall’analisi dei dati pubblici e delle immagini satellitari esaminati da ReCommon e dai suoi consulenti a marzo 2025, il progetto gemello Coral South FLNG si è reso protagonista di numerosi fenomeni di flaring dall’inizio della sua attività nel 2022, non adeguatamente riportati da ENI.
Il flaring consiste nella pratica di bruciare in torcia il gas in eccesso estratto insieme ad altri idrocarburi, che ha impatti rilevanti sul clima, l’ambiente e – in prossimità di centri abitati – sulle persone.
Durante l’assemblea degli azionisti del 14 maggio 2025, ENI ha affermato che nel periodo «dal 24 gennaio 2024 al 4 maggio 2025, sono avvenuti solo 9 episodi di riavvio dell’impianto (decisamente migliore rispetto al benchmark per impianti similari). In questi episodi è stata bruciata solo la quantità strettamente necessaria a garantire la sicurezza delle persone e degli impianti, come previsto progettualmente».
Nove riavvii degli impianti non sono pochi, e non è chiaro quali siano i parametri utilizzati da ENI. Quello che è certo è che, secondo i dati della Banca Mondiale, nel 2024 Coral South FLNG ha bruciato in torcia 71 milioni di metri cubi di gas, che si traducono in 184.600 tonnellate di CO2e (anidrida carbonica equivalente).
In generale, le emissioni totali associate all’intera catena del valore dei due progetti durante i previsti 25 anni di operatività sarebbero pari a 1 miliardo di tonnellate di CO2e, cioè più di tre volte le emissioni dell’Italia nel solo 2023.
Se Coral North FLNG è il progetto gemello di Coral South FLNG, ciò significa che replicherà anche gli episodi di flaring o saranno apportati interventi correttivi? I potenziali sponsor finanziari del progetto – agenzie di credito all’esportazione e banche commerciali – sono al corrente di questa situazione?
La FID per Coral North FLNG è stata annunciata ufficialmente solo il 2 ottobre 2025. Tuttavia la costruzione delle componenti della piattaforma galleggiante procede spedita da mesi, anche senza uno schema finanziario di riferimento.
Ciò significa che, rispetto a Coral South FLNG, ENI aumenterà la quota di capitale sborsata di tasca propria e cercherà meno soldi a debito sul mercato? Una mossa, questa, alquanto inusuale e che si porterebbe dietro potenziali rischi economico-finanziari. Il progressivo sfilarsi dal progetto di diverse banche europee che avevano invece finanziato Coral South FLNG, sicuramente non aiuta.
L’incognita SACE
Sul fronte italiano bisogna considerare anche un altro fattore. Se, come probabile, ENI richiedesse il supporto finanziario dell’assicuratore pubblico SACE, ci si troverebbe dinanzi a un potenziale conflitto di interessi, dal momento che le due società “condividono” un membro all’interno dei rispettivi consigli di amministrazione.
Come si muoverà SACE, che ha appena passato un turbolento periodo di riassetto interno? Quali saranno le reazioni della politica e degli organi di controllo della contabilità pubblica?
Di sicuro, per quanto la FID sia stata firmata, non risulta ancora alcun coinvolgimento diretto né di agenzie di credito all’esportazione né di banche commerciali. Ne consegue che il finanziamento vero e proprio dell’opera non avverrà prima di novembre 2025, a essere generosi.
Solo una rigorosa due diligence sociale, ambientale ed economica può fare in modo che il gas fossile di ENI non arrivi di soppiatto a divorare l’ennesimo boccone del Mozambico.