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La partita Israele-Italia, presidi di protesta in diverse città
Ieri la nazionale di calcio italiana ha giocato la gara di andata, valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2026, contro la nazionale israeliana. Di quello che è avvenuto nel rettangolo verde poco ci interessa, non è questo per noi che deve far notizia. Quello che deve far notizia, invece, […] L'articolo La partita Israele-Italia, presidi di protesta in diverse città su Contropiano.
La Federazione Gioco Calcio cerca di mascherare la sua complicità col genocidio
Il 14 ottobre si giocherà nuovamente la partita della vergogna. La FIGC cerca nuovamente di mascherare la sua complicità, questa volta dicendo di voler devolvere gli incassi ad una ONG che operi a Gaza.  Limitarsi a “riparare” parzialmente i danni senza mettere in discussione le cause profonde significa accettare la […] L'articolo La Federazione Gioco Calcio cerca di mascherare la sua complicità col genocidio  su Contropiano.
#STOPtheGENOCIDE "Nel mio cuore, Io sono palestinese"
#STOPtheGENOCIDE "Nel mio cuore, Io sono palestinese". Se Diego Armando #Maradona fosse vivo, ne sono certo, chiederebbe oggi alla nazionale italiana di disertare l'incontro di #calcio con Israele ad #Udine il 14 ottobre 2025... #BoycottIsrael #nongiocare #figc #FIFA
Solo una partita di calcio?
Articolo di Andrea Ponticelli, Gabriele Granato Il 19 agosto scorso l’Associazione Italiana allenatori di calcio (Aiac), guidata da Renzo Ulivieri, ha inviato una potente lettera-appello al presidente della Figc, Gabriele Gravina, chiedendo di proporre a Uefa e Fifa la sospensione temporanea di Israele dalle competizioni internazionali. Una presa di posizione che non è solo simbolica ma, come si legge nel testo, «una scelta necessaria che risponde a un imperativo morale, condivisa da tutto il gruppo dirigente dell’Aiac». Il documento si apre con una domanda esplicita: «Una partita di calcio, preceduta dagli inni nazionali, può essere considerata solo una partita di calcio?». Si affronta il contesto della Striscia di Gaza e delle conseguenze devastanti in Cisgiordania e Libano, chiedendo se possano essere trattate come uno dei tanti conflitti «ordinari». E spunta subito la domanda cruciale: «il massacro terroristico compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023 […] può giustificare la feroce rappresaglia genocida di Israele […] fino ad annunciarne la deportazione?». Ovviamente no! Nella lettera si ribadisce, senza reticenze, che valori come l’umanità, fondamento dello sport, impongono una risposta chiara: «l’indifferenza non è ammissibile», dice il vicepresidente, in quota preparatori, Francesco Perondi. Si cita, inoltre, lo statuto federale (art. 2, comma 5): «la Figc promuove l’esclusione dal gioco del calcio di ogni forma di discriminazione sociale, di razzismo, di xenofobia e di violenza». Quando in gioco ci sono «stragi quotidiane» e vittime tra atleti e dirigenti, escludere Israele diventa «legittimo, necessario, anzi, doveroso». Il calcio, del resto, nonostante il potere mediatico provi a dire il contrario, non è mai stato neutro, tanto meno in un momento storico dove appare sempre più evidente come lo sport sia un terreno decisivo di battaglia politica per imporre la propria visione del mondo. Lo dimostra la scelta dell’Uefa di portare in campo a Udine alcuni bambini palestinesi e di mostrare lo striscione «Stop killing children, stop killing civilians»; lo ha dimostrato Mohamed Salah con il suo post che denunciava la rimozione della verità da parte dell’Uefa sulla morte del «Pelé palestinese» Suleiman al-Obeid; lo dimostrano le crescenti voci che – da diversi settori del calcio – chiedono apertamente la sospensione di Israele da ogni competizione.  Una frattura che in Italia si fa più evidente: qui, dove il 14 ottobre a Udine è in programma la partita di qualificazione ai Mondiali tra Italia e Israele, le mobilitazioni popolari hanno raccolto la rabbia e la determinazione di chi non accetta la normalizzazione del genocidio. Il Comitato per la Palestina di Udine, insieme a Saalam Ragazzi dell’Olivo di Trieste, Bds Italia e al collettivo Calcio&Rivoluzione, ha lanciato un appello a scendere in piazza quel giorno con un messaggio chiaro: «Udine è con la Palestina, fuori Israele dalla Fifa». Non si tratta di una protesta astratta, ma della consapevolezza che in quella partita non ci sono in palio solo i tre punti, che quella partita non rappresenta una semplice competizione sportiva, bensì un palcoscenico internazionale che rischia di legittimare uno Stato responsabile di crimini di guerra e di genocidio. In questo contesto la lettera dell’Associazione Italiana Allenatori di Calcio rappresenta un fatto politico di enorme portata. Non è un documento di facciata né una presa di posizione generica: gli allenatori, con Renzo Ulivieri in prima fila, hanno scritto alla Figc chiedendo di farsi promotrice in Uefa e Fifa della sospensione di Israele. Un atto che ha la forza di chi parla dall’interno del mondo del calcio e non dall’esterno. La lettera mette in fila questioni che spesso la politica evita: l’impossibilità di chiamare «partita» ciò che si gioca sotto il peso di un genocidio, l’urgenza di affermare che l’indifferenza non è più possibile, la necessità di riconoscere che lo sport è parte della società e che, quando la società è attraversata dal genocidio, non può fingere neutralità. E il richiamo alla parte di statuto federale che parla di lotta alla discriminazione e violenza, all’interno dell’appello, serve proprio a mostrare come la stessa struttura istituzionale del calcio fornisca le basi giuridiche e morali per un atto di esclusione che non sarebbe eccezione ma coerenza. In un periodo storico in cui Uefa e Fifa hanno già escluso paesi per guerre o apartheid, non c’è giustificazione per mantenere Israele al tavolo delle competizioni.  Questa presa di posizione rompe l’isolamento delle piazze e conferma che la mobilitazione dal basso è in grado di generare fratture, costringendo anche chi opera dentro le istituzioni sportive a schierarsi. La forza della lettera dell’Aiac sta proprio in questo: mostra che l’appello dei movimenti non è marginale né settario, ma intercetta un sentimento di giustizia che attraversa diversi settori sociali. È un tassello che si aggiunge al mosaico delle resistenze, dalle manifestazioni popolari alla voce dei giocatori, dalle denunce delle Ong alle prese di posizione dei rappresentanti e delle rappresentanti dell’Onu. Di fronte a questo movimento crescente, non può non colpire l’atteggiamento del Partito Democratico. Un partito che in Italia pretenderebbe di rappresentare il progressismo di sinistra e che si è limitato a lanciare una petizione online per chiedere l’annullamento della partita Italia-Israele. Nessuna mobilitazione reale, nessuna scelta di campo netta, nessuna volontà di rompere la normalità. Solo la comoda distanza della politica digitale, che si accontenta di dichiarazioni formali senza mettere in discussione la complicità dello Stato italiano con il genocidio. È l’ennesima prova dell’ipocrisia di un partito che parla di diritti ma tace quando si tratta di scontrarsi con i poteri sportivi ed economici, che preferisce la politica dell’equidistanza al coraggio di azioni concrete. Quello stesso partito che esattamente un anno fa, per mano del sindaco di Udine, Felice De Toni, concedeva il patrocinio alla partita, allora valida per la Nations League, tra Italia e Israele e che oggi ne chiede il boicottaggio. Quello stesso partito che conta decine e decine di europarlamentari, parlamentari e amministratori locali e agisce come non avesse qualsivoglia peso e potere istituzionale. Piuttosto che usare strumentalmente la questione palestinese per occupare uno spazio politico e mostrarsi come sensibili alle «questioni umanitarie», potrebbero, invece, chiedere la cessazzione dei rapporti istituzionali con lo Stato sionista in quanto occupante illegittimo di terre palestinesi e siriane (alture del golan); potrebbero presentare, nei luoghi da loro presidiati, proposte di boicottaggio nei confronti delle entità israeliane; potrebbero soprattutto prendere le distanze e cacciare dal partito personaggi come Marco Minniti in quanto presidente della fondazione MedOr della Leonardo, fondazione di osservazione sul medioriente di una delle aziende coinvolte nella produzione di armi che Israele utilizza per sterminare il popolo palestinese. Invece nulla, solo un atteggiamento che svilisce la politica e la consegna all’irrilevanza, lasciando che siano i comitati, le piazze e oggi persino gli allenatori a incarnare la voce della coscienza collettiva. La battaglia per l’esclusione di Israele dalle competizioni Uefa e Fifa, in questo contesto, non è quindi un dettaglio tecnico, ma un passaggio fondamentale di una strategia politica più ampia: costruire pressione internazionale, rompere la vetrina di normalità dietro cui si nasconde Israele mentre porta avanti un genocidio, usare anche lo sport come terreno di boicottaggio. Così come il Sudafrica dell’apartheid fu escluso e così come la Russia è stata estromessa dopo appena quattro giorni dallo scoppio del conflitto con l’Ucraina (caso sul quale la rapidità di azione restituisce il peso politico del Calcio per l’occidente, dimostrando definitivamente che la Fifa è strettamente connessa con il potere occidentale), Israele non può continuare a giocare come se nulla accadesse mentre devasta Gaza e massacra civili. Ogni partita di Israele è propaganda, ogni volta che risuona l’inno israeliano è legittimazione delle sue politiche, ogni stretta di mano in campo è normalizzazione. Per questo la mobilitazione a Udine, le parole di Salah, la lettera dell’Aiac e la rabbia che attraversa le piazze in Italia e nel mondo convergono verso un obiettivo comune: rompere il silenzio, colpire Israele anche sul terreno simbolico e visibile dello sport, trasformare lo stadio in un campo di battaglia per l’egemonia culturale e politica. Chi scenderà in piazza il 14 ottobre non lo farà solo contro una partita, ma contro l’ipocrisia delle istituzioni che fingono di non vedere. E lo farà sapendo che la forza delle mobilitazioni dal basso è l’unico strumento capace di incrinare l’apparente compattezza di chi sostiene Israele. È questo che rende importante ogni corteo, ogni striscione, ogni appello: costruire un fronte che attraversa società, sport e politica e che afferma una cosa semplice e radicale, che oggi vale più di mille discorsi istituzionali: il genocidio del popolo palestinese non può essere normalizzato, né nei palazzi del potere né tanto meno negli stadi di calcio. *Andrea Ponticelli, attivista da più di dieci anni nelle lotte di Napoli e provincia, fa parte del progetto di Calcio&Rivoluzione di cui è tra i principali promotori. Gabriele Granato, attivista sociale, frequentatore di stadi e collezionista di t-shirt da gioco, è appassionato di sport e politica ed è tra i fondatori del progetto Calcio&Rivoluzione. L'articolo Solo una partita di calcio? proviene da Jacobin Italia.
#stopthegenocideingaza🇵🇸 Questa partita non si deve giocare.: il 7 ottobre 2025 Italia-#Israele per i Mondiali di #Calcio. Con il genocidio del popolo palestinese e la pulizia etnica di #Gaza City con la deportazione di un milione di persone, sarebbe un crimine #boicottaisraele
Un appello degli allenatori italiani per escludere Israele da ogni competizione calcistica
Il calcio non è mai stato soltanto un gioco. È uno dei grandi spazi simbolici della società, capace di modellare l’immaginario collettivo e di parlare a milioni di persone in un linguaggio immediato, popolare, universale.  Ed è proprio per questo che la sua apparente “neutralità” non esiste: quando davanti ad […] L'articolo Un appello degli allenatori italiani per escludere Israele da ogni competizione calcistica su Contropiano.
Antonio Mazzeo: Impedire e boicottare la partita di calcio Italia-Israele #nongiocareitaliaisraele #worldcup #boicottaisraele #Israele #italia #calcio #partitadicalcio #FIFA #figc #mondialidicalcio https://www.youtube.com/watch?v=_dD8AsYCKpw&t=1s
#STOPtheGENOCIDE Israele intende occupare militarmente la Striscia di #Gaza e deportare più di un milione di palestinesi prima del 7 ottobre 2025. Sette giorni dopo a #Udine si giocherà l'incontro di #calcio Italia-Israele mondiali 2026. #boicottaisraele https://www.youtube.com/shorts/oFkW95tMEwA
#STOPtheGENOCIDE #figc Israele intende occupare militarmente la Striscia di #Gaza e deportare più di un milione di palestinesi prima del 7 ottobre 2025. Sette giorni dopo a #Udine si gioca l'incontro di #calcio Italia-Israele in vista dei mondiali 2026. Impediamo che non avvenga
Fuori Israele dalla FIFA! Appello verso la partita Israele-Italia
Udine è con la Palestina: fuori Israele dalla FIFA! Appello alla mobilitazione per il 14 ottobre 2025 a Udine in vista della partita FIFA Italia – Israele PALESTINA, ADESSO – Mentre lanciamo questo appello il numero ufficiale dellз mortз a Gaza è salito ad almeno 59106, 17400 dellз quali bambinз. […] L'articolo Fuori Israele dalla FIFA! Appello verso la partita Israele-Italia su Contropiano.