Piccoli Schiavi Invisibili 2025, il nuovo rapporto di Save The Children

Progetto Melting Pot Europa - Wednesday, August 13, 2025

Nel nuovo dossier di Save The Children, il 38% delle vittime di tratta è un minore: cresce lo sfruttamento, alimentato anche dalle nuove tecnologie

È un mondo iperconnesso, il nostro. Social media, gaming online, app di messaggistica, piattaforme di live streaming: lì dove passiamo la maggior parte del nostro tempo, oggi si sviluppano nuove forme di sfruttamento, che colpiscono soprattutto chi ha meno strumenti di difesa. Sono bambini e adolescenti, sempre più esposti offline e online.

Aumentano, infatti, i casi di sfruttamento e tratta “tradizionali”, ma anche quelli virtuali, al centro del nuovo rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili 2025 – La digitalizzazione della tratta: Come il digitale sta trasformando i fenomeni di tratta e sfruttamento dei minori” 1, pubblicato da Save The Children nella sua quindicesima edizione.

Nel 2021, secondo i dati della ONG, 49,6 milioni di persone vivevano in condizioni di schiavitù moderna: una su quattro (24,8%) era minorenne. In gran parte vittime di matrimoni forzati (9 milioni di bambine e bambini), ma anche di sfruttamento sessuale e lavorativo, o impiegati in attività illecite come lo spaccio.

Altri dati ci restituiscono un quadro complesso, e sicuramente sottostimato, data la difficoltà di raccogliere dati puntuali: secondo il Global Report on Trafficking in Persons 2024 2, redatto dallo United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC) – l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di contrasto al crimine organizzato, al traffico di esseri umani, alla corruzione e al narcotraffico – le vittime di tratta identificate nel 2022 sono state 74 mila, in aumento del 25% rispetto al periodo pre Covid. Il 38% di loro, più di uno su tre, è un minore. Lo sfruttamento sessuale colpisce soprattutto le bambine (60%), mentre tra i casi di lavoro forzato il 45% riguarda i ragazzi e il 21% ragazze.

Tre i fattori che hanno contribuito all’aumento delle vittime: «una maggiore incidenza delle ragazze tra le vittime trafficate a fini di sfruttamento sessuale», «un aumento dei ragazzi vittime di tratta per lavoro forzato», specialmente in Europa e Nord America, e «una forte crescita delle vittime minorenni in Africa Sub-Sahariana», racconta il dossier di Save The Children.

Numeri e tipologie di sfruttamento cambiano in base al luogo in cui avvengono: più di 3 vittime su 5 in America Centrale e nei Caraibi sono minorenni, spesso legati a contesti di criminalità organizzata, e i bambini sono destinati principalmente al traffico di sostanze e ad altre attività criminali forzate.

In Africa Sub-Sahariana e nel Nord Africa il 61% delle vittime di tratta identificate ha meno di 18 anni, sfruttati in agricoltura, estrazione mineraria, pesca e lavoro domestico. Nel Sud-est asiatico cresce il fenomeno del turismo sessuale minorile, nel Sahel rimane costante l’accattonaggio.

I contesti di conflitto rappresentano le aree più a rischio. Oltre un bambino su sei oggi vive in zone di crisi: è il dato più alto dalla fine della seconda guerra mondiale. Alle brutalità della guerra, si sommano i casi di reclutamento da parte dei gruppi armati, le violenze sessuali e i matrimoni forzati. Nel 2024 i casi documentati sono stati 7.400 – dato fortemente sottostimato – soprattutto in Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Somalia, Siria e Myanmar.

Per le bambine, il fenomeno dei matrimoni forzati o precoci cresce nelle aree colpite da guerre e crisi umanitarie, dove le famiglie spinte dalla povertà e dall’insicurezza, vedono nel matrimonio precoce una forma di protezione dalle violenze sessuali, dalla fame o da altre minacce. L’UNICEF stima che nel mondo circa 640 milioni di ragazze si siano sposate prima dei 18 anni.

Al vertice della classifica c’è l’Asia del Sud (45% dei matrimoni avvenuto prima della maggiore età), seguita da Africa Sub-sahariana (20%), Asia dell’Est e Pacifico (15%). 

Tratta e sfruttamento: la situazione in Europa e Italia

Il fenomeno ha una forte rilevanza anche in Europa, dove nel 2023 sono state identificate 1.358 vittime minorenni, pari al 12,6% del totale. In Italia, i numeri ufficiali restano contenuti – 82 minori identificati nel 2023 su 2.051 vittime totali – ma Save the Children avverte: è solo la punta dell’iceberg.

I minori stranieri non accompagnati (MSNA), coloro cioè che arrivano in Europa senza familiari al seguito, sono tra i più esposti, soprattutto nelle fasi successive all’arrivo, quando spesso si allontanano dalle comunità per raggiungere le frontiere interne, con l’intenzione di proseguire il viaggio verso altri paesi europei.

Secondo i dati di Lost in Europe 3, almeno 51.433 MSNA sono scomparsi dopo essere arrivati in Paesi europei. L’Italia è in cima alla classifica, con 22.899 casi. Il rischio è che molti di questi minori, privi di tutela e assistenza, possano diventare bersaglio delle reti criminali, costretti a entrare nei circuiti illegali dello spaccio, o dedicati allo sfruttamento sessuale o lavorativo.

I dati del sistema SIRIT indicano che nel 2024 il 4,8% delle valutazioni antitratta ha riguardato minori (137 casi) 4, e nel primo semestre del 2025 la percentuale è salita al 5,2% (61 minori). 

Fonte: Osservatorio Interventi Tratta, Relazione annuale 2024

Oltre alle persone di nazionalità tunisina e nigeriana, che si confermano in numero maggiore, sono in aumento i minori provenienti da Bangladesh, Costa d’Avorio e Gambia, con le regioni di maggiore emersione localizzate in Sicilia, Liguria ed Emilia-Romagna. Le fasce d’età più colpite sono quelle tra i 16 e i 17 anni, ma non mancano casi di minori più piccoli.

Le forme di sfruttamento più diffuse tra i minori in Europa sono lo sfruttamento sessuale (70% dei casi), il lavoro forzato (13%) e l’accattonaggio o le attività criminali forzate (17%), come furti, borseggio o trasporto di sostanze.

In Italia, oltre alle situazioni di sfruttamento sessuale e lavorativo, il rapporto segnala la presenza di minori coinvolti in contesti informali e domestici o in circuiti criminali invisibili, dove il riconoscimento della vittima è spesso assente.

A fronte di questo scenario, il dossier sottolinea le lacune nei sistemi di identificazione precoce, protezione effettiva e presa in carico duratura, soprattutto nelle zone di frontiera e nei contesti ad alta vulnerabilità.

Nuove forme di sfruttamento: digitale e nuove tecnologie

Fonte: Save The Children

«Tutti possono diventare potenziali vittime di tratta, questo è molto vero nel contesto digitale». Alessia Vedano, funzionaria OSCE, descrive così i rischi connessi alle nuove tecnologie, che hanno abbattuto oggi molte delle barriere linguistiche e territoriali che in alcuni casi ostacolavano, o contenevano, il fenomeno della tratta di esseri umani.

L’e-trafficking, quel fenomeno, cioè, che «include tutte le forme di tratta di esseri umani che si avvalgono delle tecnologie sia per il reclutamento, l’adescamento e il controllo delle vittime, sia per la gestione logistica, il pagamento e la distribuzione dei profitti», ha oggi raggiunto livelli sempre più preoccupanti.

Quasi tutte le forme di sfruttamento sessuale minorile oggi presentano una componente online. La maggior parte degli abusi infatti comincia online e poi sfocia in incontri fisici, o rimane relegato alla sfera virtuale, tramite live streaming o produzione di materiale su richiesta via webcam.

Tra le pratiche più diffuse ci sono il grooming, la tecnica dei lover boys, la sextortion, il live streaming degli abusi e l’adescamento tramite social, chat e piattaforme di gaming.

Il primo consiste nell’inscenare affetto, supporto o comprensione sfruttando le fragilità emotive dei e delle minori, attraverso un rapporto manipolativo più veloce di quanto si possa pensare: secondo il Global Threat Assessment 2023 di WeProtect Global Alliance 5, infatti, in media ci vogliono 45 minuti per instaurare una relazione ad alto rischio. In alcuni casi, bastano 20 secondi.

C’è poi il fenomeno dei lover boys: relazioni sentimentali fittizie costruite online con lo scopo, ancora una volta, di manipolare le vittime. «Il fenomeno è centrale nella nuova stagione della tratta minorile in Europa», commenta Silvia Maria Tăbuşcă, «e colpisce in particolare le minori tra i 12 e i 14 anni, età in cui emergono i primi sentimenti romantici […] e il rischio di manipolazione è elevato». Sextortion e live streaming sono due facce della stessa medaglia: dopo aver condiviso contenuti intimi, le vittime minorenni vengono minacciate e ricattate di diffondere il materiale affinché continui lo sfruttamento, con richieste sempre più invasive.

Infine la gamification: le attività illecite da compiere vengono descritte come sfide o esperimenti sociali, attraverso la promessa di premi e ricompense elargite dopo il superamento delle “prove”. 

Sempre più spesso questi crimini avvengono su piattaforme poco sorvegliate o non regolamentate, in particolare nei Paesi dove le leggi sono assenti o inefficaci. Vengono utilizzati anche sistemi di pagamento in criptovaluta, che rendono quasi impossibile rintracciare gli autori degli abusi.

Inoltre, cresce la produzione e diffusione di materiali pedopornografici (CSAM – Child Sexual Abuse Material), anche attraverso dirette video a pagamento, un fenomeno reso possibile dalla facilità di accesso ai dispositivi digitali da parte dei minori e dalla carenza di controlli efficaci sulle piattaforme. 

«Nel mondo reale, le vittime vengono adescate tra persone con necessità economiche. Online, invece, il rischio cresce tra i minori che sono molto attivi sui social, che pubblicano tutto senza filtri e sono particolarmente esposti alla realtà virtuale», spiega Fabrizio Sarrica dell’UNODC. «I trafficanti vanno a studiare questi profili e iniziano l’adescamento».

I progetti di comunità e le prospettive future

Fonte: Vie d’Uscita, Save The Children

Continuano i progetti che da anni Save The Children ha messo in campo per cercare di contrastare il fenomeno e offrire percorsi di autonomia a bambini e adolescenti.

Con Nuovi Percorsi, nato nel 2021 in sinergia con il Numero Verde Antitratta, l’ONG sostiene minori e madri sopravvissuti a tratta e sfruttamento, attraverso l’erogazione di “Doti di cura”: una presa in carico che si sviluppa in sostegno materiale, educativo, formativo o psico-sociale.

I beneficiari del progetto sono stati fino ad oggi 1348: nei primi sei mesi del 2025 hanno ricevuto sostegno 139 persone, di cui 37 bambine, 39 bambini e 46 madri. Nel 2022, il progetto si è ampliato attraverso l’attivazione di uno sportello di ascolto e sostegno a Roma. Da allora, lo Sportello ha sostenuto 1596 persone.

Il progetto Vie d’Uscita, attivo dal 2012 in sinergia con enti antitratta piemontesi, liguri, laziali e veneti, è rivolto a minori e neomaggiorenni, per supportarne l’identificazione e l’emersione, ma anche attraverso il sostegno alla presa in carico successiva affinché possa essere efficace per lo sviluppo di un’autonomia personale.

Liberi dall’Invisibilità, invece, dal 2022 interviene nella zona agricola della Fascia Trasformata, in provincia di Ragusa. Attraverso il partenariato con l’Associazione “I tetti colorati” e la Caritas Diocesana della zona, il progetto ha coinvolto fino ad oggi 515 persone, di cui 296 minori e 219 adulti. Si organizzano laboratori artistici, supporto scolastico, accompagnamento alla genitorialità, orientamento sanitario, supporto alle iscrizioni scolastiche, orientamento legale-amministrativo.

L’ultimo in ordine di attivazione, nell’aprile 2023, è stato il progetto transnazionale E.V.A. (Early identification and protection of victims of trafficking and exploitation in border areas). Attraverso il lavoro congiunto tra Italia, Francia e Spagna, lo scopo è quello di potenziare la pre-identificazione in frontiera di minori e donne adulte vittime di tratta, affinché la messa in protezione possa avvenire in una fase preliminare. Negli ultimi due anni sono state intercettate 995 potenziali vittime di tratta, di cui 416 solo in Italia.

I progetti messi in campo sui territori da Save The Children, dagli enti anti tratta e da altre organizzazioni internazionali sono efficaci, ma non bastano. Il fenomeno si sta evolvendo, la digitalizzazione rende sempre più complessa l’intercettazione delle vittime.

I dati raccolti mostrano chiaramente come milioni di bambini e adolescenti siano esposti a violenze e abusi sistematici, resi ancora più insidiosi dalla povertà, dai conflitti, dalle disuguaglianze di genere e, sempre più, dall’uso distorto delle tecnologie digitali.

L’identificazione delle vittime, in particolare tra i minori stranieri non accompagnati, rimane ancora troppo frammentaria e tardiva, e le risposte istituzionali risultano spesso inefficaci, soprattutto nei contesti di accoglienza o lungo le frontiere.

Per questo, per Save The Children è indispensabile rafforzare in modo deciso gli strumenti di prevenzione e protezione: non solo intervenendo nei singoli casi, ma agendo sulle cause profonde che alimentano la vulnerabilità minorile – come l’accesso negato all’istruzione, la violenza domestica, la discriminazione o l’instabilità economica.

È altrettanto fondamentale migliorare i meccanismi di identificazione precoce delle vittime, investendo nella formazione di operatori sociali, sanitari, scolastici, prevedendo protocolli di collaborazione tra tutti gli enti coinvolti, a più livelli, e garantendo percorsi di tutela realmente accessibili, multidisciplinari e su misura per i minori.

Un’attenzione particolare va infine riservata allo spazio digitale, sempre più centrale nei processi di adescamento e sfruttamento: servono regolamenti chiari e strumenti efficaci per il controllo delle piattaforme, dalla verifica dell’età alla moderazione dei contenuti, oltre a percorsi di educazione digitale rivolti sia ai giovani che agli adulti.

Senza dimenticare il piano internazionale, dove un maggiore coordinamento tra Paesi di origine, transito e arrivo – unito a un’effettiva raccolta dati e a programmi di protezione transfrontaliera – potrebbe rappresentare un argine concreto alla dispersione e all’invisibilità delle vittime. Al centro di tutto, però, dovrebbero esserci proprio loro: i minori, da ascoltare, coinvolgere e rendere protagonisti delle scelte che li riguardano.

  1. Consulta il rapporto ↩︎
  2. Consulta il rapporto ↩︎
  3. Consulta i dati ↩︎
  4. Leggi la relazione 2024 ↩︎
  5. Global Threat Assessment 2023 ↩︎