La lobby fossile fa il record di presenze alla COP30 in Brasile. ReCommon: “Belém assediata dai giganti dell’oil&gas”

ReCommon - Friday, November 14, 2025

Roma, 14 novembre 2025 –  Come membro della coalizione internazionale Kick Big Polluters Out (KBPO), che chiede di escludere i lobbisti fossili dalle Conferenze per il clima, ReCommon ha avuto accesso a documenti confidenziali della COP30. Dall’analisi delle carte,  emerge che in totale i lobbisti fossili presenti al vertice di Belém sono 1.602, di gran lunga il numero più alto dei rappresentanti di quasi tutte le delegazioni nazionali presenti, superati solo dal Brasile (3805), Paese ospitante. Uno ogni 25 delegati presenti, in termini percentuali un aumento del 12% rispetto ai negoziati sul clima dello scorso anno a Baku, in Azerbaigian e la più grande concentrazione di lobbisti dei combustibili fossili alla COP da quando KBPO ha iniziato ad analizzare i partecipanti alla conferenza. Tra i dati che spiccano maggiormente, va segnalato che i lobbisti fossili hanno ricevuto il 66% in più di pass per la COP30 rispetto a tutti i delegati dei 10 paesi più vulnerabili al cambiamento climatico messi insieme (1061). Una sproporzione che dimostra, ancora una volta, come chi è responsabile dell’aggravarsi della crisi climatica continui a godere di un accesso privilegiato ai tavoli multilaterali dove si decide il futuro del pianeta.

I lobbisti italiani sono complessivamente 17, con 3 esponenti della Fondazione Enrico Mattei, collegata al campione nazionale del fossile ENI, 2 di Confindustria, 4 di ACEA, società che sta puntando con decisione su progetti per lo sfruttamento del gas, 6 di Enel, che conferma di essere particolarmente attiva in America Latina, uno di Edison, tra le società più attive nell’import di GNL nel nostro paese, e uno della Venice Sustainability Foundation, fondazione con governance a guida fossile presente alla COP con il direttore generale Alessandro Costa, dipendente del leader europeo e italiano delle infrastrutture gasiere Snam.

Massiccio il contingente di esponenti di organizzazioni di lobbying che promuovono una considerevole fetta del greenwashing del settore fossile, ovvero i bio-carburanti e la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS) anche collegata alla produzione di idrogeno e ammoniaca da fonti fossili. Queste organizzazioni annoverano tra i loro membri anche ENI e Snam, che a Ravenna, sono impegnate nel primo progetto di CCS italiano. Una tecnologia, quest’ultima, che ReCommon denuncia come estremamente costosa, poco sicura e non efficace, che necessita di ingenti sussidi pubblici. Il progetto di Eni e Snam, al momento in fase sperimentale, ha potuto beneficiare di una legislazione a maglie larghe che le stesse corporation hanno contribuito a definire, in pieno conflitto di interessi, come spiegato in un recente report dell’associazione. .

La presenza record di lobbisti fossili alla COP30 rafforza l’urgenza di introdurre un quadro vincolante di trasparenza e prevenzione dei conflitti di interesse all’interno dell’ambito ONU. Senza tali garanzie, i negoziati continueranno ad essere vulnerabili all’influenza delle stesse corporation che stanno alimentando la crisi climatica

«A 10 anni dall’Accordo di Parigi, la presenza dei lobbisti fossili nelle COP, dove non dovrebbero trovarsi, continua a crescere» ha dichiarato Elena Gerebizza di ReCommon. «Stanno promuovendo “soluzioni” che vanno bene per i loro affari, ma non per le persone e il clima come il CCS, l’idrogeno e il biogas, che dovrebbero essere etichettati come greenwashing per l’espansione dell’estrazione di petrolio e gas che continua ad avvenire. Le compagnie fossili, invece, dovrebbero pagare per l’impatto globale delle loro attività» ha concluso Gerebizza.   

«L’ennesima “invasione” di una COP da parte di manager fossili è intollerabile. L’obiettivo di questi “personaggi” è di garantirsi altri decenni di petrolio, gas e mega infrastrutture LNG spacciate come transizione. Per questo o si caccia l’industria fossile dalle COP o la crisi climatica continuerà a essere scritta da chi ne trae profitto» ha dichiarato Daniela Finamore di ReCommon.