La pesante eredità: Ricchezza e (im)mobilità sociale tra le generazioni in Italia

Pressenza - Wednesday, July 16, 2025

La distribuzione della ricchezza in Italia è fortemente sbilanciata: il 10% più ricco possiede addirittura il 60% della ricchezza nazionale, mentre la metà più povera della popolazione detiene appena il 7,4%. Negli ultimi dieci anni questa disparità si è accentuata ulteriormente, con la quota del 10% più benestante cresciuta di 7 punti percentuali, una velocità doppia rispetto alla media europea. E l’Italia è anche il Paese che presenta una delle mobilità sociali più basse tra quelli dell’area OCSE, con una forte influenza del contesto familiare sul futuro economico degli individui. Infatti, il livello di elasticità intergenerazionale del reddito è pari a 0,5, segno evidente che nascere in una famiglia benestante o in una con meno risorse determina significativamente le opportunità economiche future. Un altro fattore preoccupante riguarda le differenze tra generazioni: quelle più giovani, Millennials e Generazione Z, possiedono livelli di patrimonio significativamente più bassi rispetto alle generazioni precedenti, Generazione X e Baby Boomers, alla stessa età. Sono i dati di un recente Report “La pesante eredità, Ricchezza e (im)mobilità sociale tra le generazioni in Italia” di Tortuga, un think-tank indipendente, nato dall’iniziativa volontaria di giovani ricercatori e ricercatrici, studentesse e studenti di economia e scienze sociali, con l’obiettivo di contribuire a un’Italia più equa, inclusiva e innovativa. 

Numerose ricerche, si legge nel Report, suggeriscono che livelli elevati di disuguaglianza economica siano correlati a una minore mobilità sociale e a una crescita economica più lenta. La mobilità sociale può essere analizzata da due diverse prospettive: intragenerazionale, che riguarda i cambiamenti nello status socioeconomico di un singolo individuo; e intergenerazionale, che esamina la relazione tra la condizione economica dei genitori e quella dei figli una volta adulti. La letteratura economica ha evidenziato una forte correlazione tra disuguaglianza e “rigidità” intergenerazionale. Secondo un fenomeno noto come Curva del Grande Gatsby, nei Paesi con maggiore disuguaglianza di reddito, misurata dal coefficiente di Gini, la mobilità sociale è più bassa”. In altre parole, nei contesti caratterizzati da profonde disuguaglianze non solo la distanza tra ricchi e poveri è maggiore, ma è anche più difficile per un individuo migliorare la propria condizione economica rispetto a quella della famiglia d’origine. Un fenomeno, noto anche come “rottura dell’ascensore sociale”, particolarmente marcato in paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Italia. Al contrario, i paesi nordici si distinguono per livelli più elevati di equità e mobilità sociale. La diseguale distribuzione della ricchezza e delle opportunità, radicata in meccanismi ereditari ed economici, rende il tema della mobilità sociale una priorità di politica economica. L’Italia si distingue – insomma – non solo per un tasso di crescita tra i più bassi d’Europa, ma anche per una crescita sbilanciata, in cui le fasce più ricche vedono aumentare il proprio patrimonio molto più rapidamente rispetto al resto della popolazione. Questo processo contribuisce ad amplificare le disuguaglianze.

Entro il 2045 avverrà un enorme trasferimento intergenerazionale di ricchezza stimato in circa 6.486 miliardi di euro. Dal punto di vista fiscale applicando la legislazione vigente, si prevede un gettito fiscale complessivo di circa 50 miliardi di euro entro il 2045, con una media di 2,4 miliardi l’anno. Applicando invece uno schema di tassazione come quello attualmente adottato in Francia, Germania o Regno Unito il gettito potrebbe salire di almeno 17 miliardi. Queste risorse potrebbero essere strategicamente reinvestite per ridurre le disuguaglianze, migliorando l’accesso a istruzione di qualità, assistenza sanitaria e opportunità lavorative. Per questo le ricercatrici e i ricercatori di Tortuga propongono di aumentare leggermente l’imposta di successione per i grandi patrimoni, portandola agli standard europei. Questa misura non impatterebbe negativamente sulle famiglie con questi ingenti patrimoni, ma contribuirebbe a promuovere l’equità sociale. Chiaramente queste misure servirebbero alla riduzione della tassazione sui redditi oppure porterebbero capitale da investire in settori come la sanità, l’istruzione e anche la sicurezza portando benefici concreti e duraturi all’intera società. Qui il Report: https://www.tortuga-econ.it/wp-content/uploads/2025/07/La-pesante-eredita.pdf

E di passaggi generazionali in Italia si occupa anche una ricerca del Censis, che cerca di esplorare il passaggio generazionale non solo come successione lineare o trasferimento dell’eredità materiale, ma come coesistenza intergenerazionale di valori, attitudini e capacità che si rinnovano nella pratica quotidiana del fare. Un approccio oggi necessario a costruire un futuro in cui le nuove generazioni possano avere lo spazio e la legittimità per sperimentare modi innovativi di fare impresa. Tra le evidenze di questa ricerca colpisce soprattutto che per molte donne l’impresa di famiglia resta un’eredità da custodire, più che uno spazio di azione e decisione: solo il 24,7% delle giovani donne ha un ruolo proprietario nell’impresa familiare (contro il 37,4% degli uomini); il 16,1% delle donne collabora occasionalmente, in ruoli non strutturati ma significativi (contro il 9,3% degli uomini); il 13,3% delle donne, pur non coinvolte oggi, desidera esserlo in futuro (contro il 4,1% degli uomini); il 10,3% gestisce il patrimonio familiare senza lavorare nell’impresa (contro il 4,7% degli uomini).

Qui la ricerca del Censis “I passaggi generazionali in Italia: coesistenze, giovani eredi e DNA imprenditoriali”: https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Passaggi%20generazionali%20Censis.pdf

 

Giovanni Caprio