Informazione: vince ancora la TV e si fa sempre più strada la prossimità

Pressenza - Wednesday, June 18, 2025

Nonostante il drastico calo dell’interesse per le notizie, sceso da oltre il 70% a meno del 40% in un decennio, gli italiani e le italiane restano sorprendentemente legati al flusso informativo, interrogando costantemente i propri dispositivi e consultando le notizie con grande frequenza. Anche se il modo in cui fruiamo le news risulta  frammentario, rapido e spesso guidato dall’algoritmo più che dalla sostanza. E’ quanto si legge nel Digital News Report Italia, realizzato da Alessio Cornia (assitant professor a Dublin City University e già responsabile della parte italiana del Reuters Institute Digital News Report) e Marco Ferrando, Paolo Piacenza e Celeste Satta del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino, che mette a disposizione degli addetti ai lavori e del pubblico dati e analisi di assoluta rilevanza per comprendere i principali cambiamenti in corso nel mondo dell’informazione, sia dal punto di vista della domanda che dell’offerta. Il Report conferma che la televisione mantiene una solida leadershipoltre la metà del pubblico la considera fonte primaria, nonostante un lento declino – mentre l’online fatica a trovare slancio. “Non si tratta di rifiuto tecnologico, si sottolinea, ma di abitudini radicate nella centralità storica del mezzo televisivo. Eppure emergono eccezioni virtuose: alcune testate native digitali hanno conquistato un pubblico significativo grazie a formati agili, community profilate e strategie mirate sulle piattaforme, dimostrando che l’innovazione può ancora prosperare in un mercato maturo. Ci sono inoltre esempi di testate storiche che, rinnovandosi, continuano a soddisfare i loro lettori tradizionali e a conquistarne di nuovi”.

La fiducia nell’informazione risale lievemente al 36%, ma cresce l’allarme verso influencer e figure politiche come vettori di disinformazione, un segnale che evidenzia come la sfiducia non sia diretta solo contro il giornalismo tradizionale, ma investa l’intero ecosistema informativo. Uomini, anziani e persone con livelli di reddito e istruzione elevati mostrano maggiore interesse per le notizie. Anche chi si colloca a sinistra registra un interesse particolarmente marcato. In generale, gli italiani consultano spesso le notizie: il 59% lo fa più volte al giorno, delineando un “paradosso ”: siamo ultimi per interesse ma secondi per frequenza di fruizione, dietro la Finlandia. L’81% degli italiani sono poi interessati all’informazione di prossimità con la cronaca nera in testa con il 58%. Come si diceva, la TV rimane un importante punto di riferimento per gli italiani: il 66% la usa settimanalmente e il 51% la considera la propria fonte principale. Tra i media online, i social guidano al 17%, seguiti da testate native digitali e giornalisti indipendenti al 9%, mentre i siti di quotidiani e di testate radiotelevisive si fermano all’8% e al 5%. La carta stampata è fonte principale solo per il 2%. L’Italia è l’unico tra i sei paesi in cui la TV è la fonte principale. Ultimo nell’uso dei media cartacei, il nostro Paese si distingue per il ricorso a testate native digitali e giornalisti alternativi. L’uso di fonti online, tuttavia, è inferiore a tutti gli altri mercati tranne la Francia. Podcast e chatbot di intelligenza artificiale si affermano poi come fonti aggiuntive (usati settimanalmente dal 6% e dal 4%), ma restano fonte principale per una quota trascurabile di italiani (1%). L’uso settimanale delle fonti informative mostra un calo in tutti i media: la TV scende al 65% (era all’85% nel 2017) e le fonti online al 66% (dall’81%), mentre radio e stampa cartacea registrano riduzioni ancora più marcate. Tra le fonti online, l’impiego di social media diminuisce, l’accesso tramite siti e app di emittenti radiotelevisive si riduce di un terzo rispetto al 2017 e quello dei quotidiani web quasi si dimezza, mentre le testate native digitali e giornalisti indipendenti resistono con solo un lieve calo.

Facebook resta la piattaforma più usata per le notizie, ma il suo ruolo informativo è in netta flessione: se nel 2020 il 56% degli utenti lo impiegava per le news, oggi è il 36%, con un calo ancora più marcato tra gli under 35 (da 62% a 21%). Guadagnano invece terreno le piattaforme “visual”, usate ora dal 40% degli italiani per informarsi: Instagram (22%) e YouTube (20%) mantengono il primato, mentre TikTok cresce rapidamente (dal 2% al 10% in cinque anni), spinto soprattutto dagli under 35.  Solo il 5% degli italiani usa X (Twitter) per informarsi (era il 10% fino al 2018) e, a differenza degli Stati Uniti, non è particolarmente popolare tra il pubblico di destra.  Pur essendo usate dall’85% degli italiani, le app di messaggistica servono per informarsi solo al 26%. Il loro impiego per le news è in calo, con WhatsApp che scende dal 27% al 21% e Telegram dal 9% al 6% tra 2023 e 2025. Anche sui social il 52% degli utenti presta principalmente attenzione alle fonti professionali (testate e giornalisti tradizionali e nativi digitali), il 37% si affida a creator e personalità online e il 28% a contributi di persone comuni.  X, Facebook e, in parte, YouTube restano spazi dominati da fonti professionali, mentre Istagram e TikTok puntano maggiormente su creatori di contenuti e giornalisti nativi digitali. Solo il 9% degli italiani ha però pagato per accedere alle notizie online (−1 punto rispetto al 2024), il livello più basso di sempre e fanalino di coda tra i paesi di riferimento. Chi paga per le notizie online è soprattutto un giovane uomo con reddito e istruzione elevati, politicamente centrista o di centrosinistra, con alto interesse per la politica e abituato a informarsi tramite testate tradizionali online.

Qui per scaricare il Digital News Report Italia 2025: https://mastergiornalismotorino.it/progetti/digital-news-report-italia/.  

Giovanni Caprio