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Fai la cosa giusta! Sostieni Contropiano
Siamo a fine anno e il giornale ha bisogno di mettere fieno in cascina e dunque rimpinguare le casse. Purtroppo e per fortuna abbiamo buoni motivi per chiedere ai nostri lettori di sottoscrivere e sostenere Contropiano. Per fortuna ci siamo resi utili in questa stagione di grandi mobilitazioni che sta […] L'articolo Fai la cosa giusta! Sostieni Contropiano su Contropiano.
Licenziamento alla Scala | Quattro domande a Roberto D’Ambrosio, Gianni Giovannelli e Alessandro Villari – di Effimera
Effimera ha rivolto quattro domande al sindacalista della CUB Roberto d'Ambrosio e agli avvocati, Gianni Giovannelli e Alessandro Villari, che hanno rappresentato e difeso la lavoratrice de teatro milanese La Scala licenziata per aver gridato "Palestina libera". Il giudice ha annullato il licenziamento e stabilito che la giovane venga risarcita. Il fatto non ha [...]
Il potere pretende la libertà di mentire
Allora. Come protocollo vuole, il proprietario – Alain Elkann, nipote dell’Avvocato Gianni Agnelli e distruttore della Fiat – ha fatto visita ai suoi dipendente della sezione informazione, sottomarchio La Stampa, per mostrare il proprio volto umano di imprenditore sensibile. “L’attacco che questa redazione ha subito due giorni fa è stato […] L'articolo Il potere pretende la libertà di mentire su Contropiano.
Caso “La Stampa” | Il prezzo di stare dalla parte giusta – di Cristina Roncari
Sabato sera. Cena. La Tv gira per conto suo. Arrivano le parole: “Ignobile, vile, grave, irresponsabile, anni di piombo”. Guardo le immagini: ragazzi entrano nella sede del quotidiano La Stampa e come si direbbe oggi in linguaggio antagonista “ lo sanzionano”. Mi colpiscono volti scoperti. Santa ingenuità. Con un governo di estrema destra e [...]
Fake news, propaganda e linguaggio mediatico: una conversazione con Giuliana Sgrena
Dalla manipolazione dell’informazione alla narrazione dei femminicidi: la riflessione di Giuliana Sgrena risuona oggi con forza e lucidità. Viviamo nell’epoca della manipolazione digitale, dei conflitti raccontati in diretta e delle narrazioni tossiche che deformano la realtà più rapidamente di quanto la si possa verificare. Le fake news non sono più semplici distorsioni: sono strumenti politici, economici e bellici, capaci di orientare masse, polarizzare società, innescare crisi e condizionare decisioni cruciali. Nel corso degli anni, Giuliana Sgrena ha denunciato con forza come la manipolazione dell’informazione non sia un fenomeno isolato, ma una distorsione trasversale che attraversa ogni ambito del dibattito pubblico. Nel suo saggio Manifesto per la verità (Il Saggiatore), compie una diagnosi impietosa dei mali dell’informazione contemporanea, mostrando come la falsificazione della realtà colpisca in modo particolare i soggetti più vulnerabili: le donne, raccontate con un linguaggio che giustifica la violenza; i migranti, la cui verità “si inabissa come un corpo affogato”; le popolazioni in guerra, di cui arrivano solo frammenti distorti, piegati agli interessi dei governi. «Per papa Francesco», ricorda Sgrena, «Eva è stata vittima della prima fake news uscita dalla bocca del serpente». Una metafora che conserva oggi una drammatica attualità e che ben descrive il peso che le narrazioni tossiche continuano ad avere nelle società moderne. Una voce autorevole, rigorosa e sempre attenta a questi meccanismi, Sgrena offre strumenti fondamentali per comprendere il presente. Di seguito, la conversazione integrale. INTERVISTA A GIULIANA SGRENA «Fu un giorno fatale quello nel quale il pubblico scoprì che la penna è più potente del ciottolo e può diventare più dannosa di una sassata», scrive Oscar Wilde. Quanto ritiene sia ancora attuale questa famosa citazione di Wilde? La libertà di espressione è una grande conquista ma è anche una spina nel fianco dei regimi autoritari e dei dittatori che utilizzano ogni mezzo per impedire qualsiasi critica o qualsiasi pensiero libero. Nel suo saggio Manifesto per la verità, racconta come si possano innescare conflitti dalla scintilla di una notizia falsa o manipolata. Come è possibile difendersi e accedere a informazioni sicure? Purtroppo quando una falsa notizia ha l’obiettivo di scatenare una guerra è sostenuta da una campagna di propaganda mediatica che non si può fermare. Lo si è visto nella seconda guerra del Golfo (2003), quando il movimento pacifista portò in piazza milioni di persone, e fu definito dal New York Times la seconda potenza mondiale, ma non riuscì a bloccare l’invasione dell’Iraq. «La fotografia sconfigge le fake news», queste le parole di Oliviero Toscani durante la conferenza stampa del 2017 per la presentazione della seconda edizione del talent show Master of Photography. Ritiene veritiera questa affermazione? Non è vera. Purtroppo oggi anche le fotografie sono manipolabili e falsificabili. Un esempio clamoroso è quello del fotografo brasiliano Eduardo Martins, che si era costruito un profilo perfetto sui social: trentadue anni, alto, biondo, bellissimo, surfista, scampato alla leucemia. Presente in tutte le guerre, dove scattava foto bellissime vendute alle più note agenzie del mondo. Le foto migliori venivano vendute per beneficenza e il ricavato devoluto ai bambini di Gaza. Troppo bello per essere vero e infatti era tutto falso. Martins non è mai esistito e le sue foto erano tutte rubate e falsificate. Ma anche senza arrivare a questo estremo ci sono foto manipolate e altre diffuse con una falsa didascalia. Alcuni politici si servono di Twitter (280 caratteri) per comunicare, a discapito del confronto giornalistico. Cosa pensa della politica ai tempi del social? I politici si sono facilmente convertiti a Twitter che permette loro di lanciare solo slogan, perché in 280 battute non si può esprimere un concetto complesso. I social sono diventati lo strumento per fare politica evitando il confronto con i giornalisti, che vengono sbeffeggiati per minare la loro credibilità. Così possono far circolare fake news e dati falsi senza essere smentiti e, quando lo sono, definiscono le proprie affermazioni «fatti alternativi», come ha fatto Trump. Nelle cronache di violenze verso le donne troppo spesso incontriamo superficialità linguistica. Espressioni come “amore malato”, “raptus di passione”, “era un gigante buono” lasciano nelle donne violate il dubbio sulle loro ragioni. In quale direzione bisognerebbe andare per invertire una rotta così dannosa? Il modo di descrivere la violenza contro le donne è impregnato di cultura patriarcale. La donna stuprata e ammazzata viene descritta come una che se l’è andata a cercare, mentre si cercano le attenuanti o giustificazioni per chi commette un femminicidio. Le giornaliste dell’Associazione Giulia, insieme alle Commissioni Pari Opportunità della Fnsi e dell’Usigrai, hanno elaborato il Manifesto di Venezia, che indica le regole per una corretta informazione. Gli argomenti trattati nei suoi libri mettono spesso sotto accusa il mondo del giornalismo. Non si è mai lasciata impressionare dalle naturali ripercussioni che questo tipo di inchieste avrebbero comportato? Nel mio libro (Manifesto per la verità) ho fatto un’analisi spietata del modo di fare informazione soprattutto su alcuni temi particolarmente sensibili o manipolabili, per responsabilizzare chi fa informazione e chi ha il diritto di essere informato. Presentando questo libro, che è stato utilizzato anche in alcuni corsi di formazione per giornalisti, ho trovato molti colleghi che condividono le mie critiche. Si avvicina una data importante: il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Lei, che si è sempre occupata di condizione femminile, quale pensiero desidera lasciare alle donne abusate che cercano di reagire ai loro carnefici? Le donne devono denunciare le violenze subite, ma le autorità devono proteggerle. Non basta aumentare le pene per chi commette femminicidi: occorre evitarli. E questo si può fare finanziando le case che accolgono le donne che hanno subito violenze; invece questi finanziamenti vengono tagliati e le case chiuse. Giuliana Sgrena venne rapita il 4 febbraio 2005 dall’Organizzazione del Jihād islamico mentre si trovava a Baghdad per realizzare reportage. Fu liberata trenta giorni dopo, in un’operazione in cui rimase ucciso Nicola Calipari. Cosa è cambiato nella sua vita da quel tragico giorno? Preferirei non rispondere a questa domanda. Le parole di Giuliana Sgrena mostrano come la ricerca della verità sia un impegno che non riguarda solo i giornalisti, ma l’intera società. Nel rumore informativo che caratterizza il nostro tempo, riconoscere le manipolazioni, denunciare le distorsioni e pretendere un linguaggio rispettoso e accurato è un atto di responsabilità collettiva. Lucia Montanaro
Allarme rosso. Con la scusa della “guerra ibrida” vogliono imbavagliare politica e informazione
Nella riunione del Consiglio Supremo di Difesa di lunedi, il ministro della Difesa Crosetto ha presentato un rapporto su “Il contrasto alla guerra ibrida” curato dallo stesso Ministero e dagli apparati di intelligence. Si tratta di un documento che merita la dovuta attenzione e deve suscitare altrettanto allarme. Alla presenza […] L'articolo Allarme rosso. Con la scusa della “guerra ibrida” vogliono imbavagliare politica e informazione su Contropiano.
E alla fine arrivò il “Ministero europeo della verità”…
Per difendere “la libertà” cosa c’è di meglio che limitarla alle voci “certificate”? Per assicurare che l’informazione diffusa sia attendibile cosa c’è di meglio che istituire un organo che la affida ad un’unica fonte? Il risultato finale viene già quotidianamente illustrato dai comportamenti di tale Pina Picerno et similia. Nessuno […] L'articolo E alla fine arrivò il “Ministero europeo della verità”… su Contropiano.
L’informazione come motore del cambiamento
Nell’ambito dell’incontro internazionale Pressenza, giovedì 6 novembre all’ULB (Università Libera di Bruxelles) è stato lanciato un invito a tutti gli attori del cambiamento a scambiarsi le proprie esperienze di impegno. Una quarantina di persone hanno risposto all’invito: giornalisti di diversi media, storici, registi, formatori, professori, attivisti e militanti hanno condiviso le loro azioni e aspirazioni per un’informazione indipendente e libera, in grado di mettere in luce i conflitti dimenticati dai media tradizionali e proporre soluzioni positive partendo dalla base sociale. La particolarità di questo evento è stata probabilmente il mix culturale, che ha permesso di aprire gli occhi e comprendere meglio altre realtà. Persone provenienti da Senegal, Mauritania, Congo RDC, Cile, Italia, Perù, Spagna, Francia, Belgio, Germania, Stati Uniti e Argentina hanno così condiviso le loro aspirazioni e proposte per un futuro pieno di speranza. foto Redazione Bruxelles Rédaction Bruxelles
Forse questa è l’ultima volta che potrò scrivere questa cosa – di Emanuele Braga
Il problema emerso dalla contestazione a Ca’ Foscari, con le proteste contro Emanuele Fiano, tocca il nodo centrale della questione: l’equiparazione tra antisemitismo e antisionismo. Qual è la posizione principale che viene censurata nel discorso mainstream in Italia, e che genera reazioni violente? Ve lo dico io: è la posizione secondo cui lo Stato [...]
Quanto siamo lontani dal genocidio?
Quanto siamo lontani dal genocidio? Anni luce, in questo silenzio avvolgente, in quest’aria ferma che ci accoglie e induce smemoratezza e afasia. In questa bolla, sotto la cui campana rimaniamo – attoniti. Ci hanno detto che a Gaza inizia la pace, e che non si può trasmettere “No Other Land” […] L'articolo Quanto siamo lontani dal genocidio? su Contropiano.