Il vero problema non è l’influenza, ma è come la raccontano

Pressenza - Monday, November 17, 2025

Ogni autunno riparte la stessa narrazione: “Stagione influenzale durissima in arrivo”, “Pronto soccorso a rischio collasso”, “Situazione mai vista”.
Ma quando si va a guardare i dati reali della sorveglianza nazionale, l’immagine che emerge è molto meno drammatica anzi: spesso è semplicemente stagionale.

Il nuovo bollettino RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) — il sistema che monitora le infezioni respiratorie in Italia — ci permette di capire cosa sta davvero accadendo.

Una premessa: confrontare le stagioni è diventato più difficile

Fino a pochi anni fa l’Italia, come molti Paesi europei, monitorava la ILI (Influenza-Like Illness): la “sindrome simil-influenzale”, cioè l’insieme di sintomi che somigliano all’influenza, indipendentemente dal virus responsabile.

ILI include sintomi come:

  • febbre improvvisa
  • tosse
  • malessere generale
  • dolori muscolari

Era, di fatto, una definizione ristretta: l’attenzione era quasi totalmente sull’influenza.

Con la pandemia è cambiato tutto. È stato introdotto il concetto di ARI (Acute Respiratory Infections), cioè infezioni respiratorie acute, molto più ampio e inclusivo.

ARI comprende:

  • raffreddori comuni
  • faringiti
  • bronchiti
  • influenza
  • COVID-19
  • rinovirus
  • virus parainfluenzali
  • RSV
    …e qualsiasi altra infezione respiratoria con tosse, febbre o disturbi delle alte vie.

Tradotto:
La base di ciò che monitoriamo è completamente diversa rispetto al passato.
Per questo non ha senso fare confronti diretti con le stagioni precedenti: stiamo misurando qualcosa di più ampio e più eterogeneo.

Ed è una differenza che andrebbe spiegata chiaramente anche al pubblico — invece di usare questi numeri per creare ansia.

Cosa dicono davvero i dati ISS di questa stagione

Nell’ultimo bollettino (settimana 44, fine ottobre–inizio novembre):

  • l’incidenza totale delle ARI è 7,28 casi per 1000 assistiti, in leggera diminuzione rispetto alla settimana precedente;
  • il valore più alto è, come sempre, nei bambini 0–4 anni (circa 21 casi per 1000 assistiti), un dato tipico dell’inizio dell’autunno;
  • la positività ai virus influenzali resta bassa;
  • tra i virus identificati, prevalgono rhinovirusparainfluenzaliSARS-CoV-2 e, in misura minore, Virus Respiratorio Sinciziale.

Nulla che assomigli all’inizio di una stagione “eccezionale” o fuori controllo.

L’incidenza osservata rientra nei valori normali per il periodo autunnale.
E, soprattutto, non c’è nessun segnale che indichi:

  • sovraccarico improvviso dei servizi sanitari,
  • picchi fuori scala,
  • emergenze atipiche.

La difficoltà nasce dal fatto che la sorveglianza è cambiata, e interpreta una platea molto più ampia di sintomi e virus rispetto al passato.

Perché allora continuiamo a sentir parlare di “stagione drammatica”?

Ogni anno la stessa liturgia: si accende la tv e compaiono i soliti virologi da salotto, pronti a prevedere apocalissi che puntualmente non arrivano. Parlano di “picchi”, “ondate”, “stagioni peggiori di sempre”, ma basta aprire i report ufficiali per scoprire che la realtà è molto più modesta delle loro profezie.

La verità è semplice: i virus fanno il loro mestiere, i numeri restano nei limiti, ma qualcuno deve pur riempire i palinsesti. Così, mentre si agita lo spauracchio dell’emergenza, il pubblico resta intrappolato in un eterno déjà-vu di allarmi infondati.

Forse non servirebbero più esperti in tv, ma più persone disposte a leggere i dati prima di fare terrorismo psicologico perché l’unica ondata reale, quest’anno come sempre, è quella del sensazionalismo travestito da scienza.

Nessuno nega che i virus respiratori circolino più intensamente nei mesi freddi. È fisiologico.
Ma un conto è raccontare la realtà, un altro è costruire un’emergenza perenne.

Oggi i numeri italiani mostrano:

  • un andamento stagionale tipico,
  • nessuna impennata anomala,
  • una circolazione virale composita e nella norma.

Per informare le persone non serve gridare alla crisi, ma spiegare — con dati e chiarezza — cosa sta accadendo davvero

AsSIS