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Kostaive® e i rischi ignorati: il vaccino anti-Covid autoreplicante approvato in UE senza risposte fondamentali
Un via libera europeo tra dubbi e silenzi Il 12 febbraio 2025 la Commissione Europea ha approvato Kostaive® (Zapomeran), il primo vaccino contro la COVID-19 basato su tecnologia mRNA autoreplicante (sa-mRNA). Una novità assoluta, capace – sulla carta – di amplificare la produzione della proteina Spike direttamente nelle cellule, in modo più duraturo rispetto ai precedenti vaccini di Pfizer e Moderna. Ma a quattro anni dall’introduzione delle piattaforme mRNA, il bilancio è tutt’altro che rassicurante. Né l’EMA né i governi membri, incluso quello italiano (che ha tempo fino al 23 giugno per opporsi), sembrano aver voluto sollevare dubbi. Eppure, dietro l’apparente entusiasmo, si celano interrogativi inquietanti: contenuto incerto delle fiale, studi preclinici lacunosi, biodistribuzione taciuta, effetti prolungati e ancora poco conosciuti. A Tokyo, durante l’International Crisis Summit 6 tenutosi nel settembre del 2024, questi temi sono stati al centro degli interventi di vari scienziati, tra cui il Dr. Panagis Polykretis , davanti alla Dieta giapponese. Tuttavia, il governo giapponese ha purtroppo ignorato le numerose perplessità riguardo alla sicurezza del vaccino autoreplicante, introducendolo nel sistema sanitario nazionale, nell’ottobre del 2024. In Europa, per il momento, tutto tace e l’immissione in commercio di questo prodotto farmaceutico alquanto controverso rischia di passare inosservata. Contenuto delle fiale: davvero sappiamo cosa viene iniettato? Un recente studio condotto nei laboratori della FDA ha rilevato livelli di DNA plasmidico residuo nelle fiale di vaccini mRNA fino a 470 volte superiori ai limiti consentiti. Ancora più allarmante: sono stati rilevati frammenti di SV40, un virus associato a potenziale oncogenicità. Questo DNA contaminante potrebbe integrarsi nel genoma umano – un’ipotesi che nessuno ha davvero escluso. Inoltre, i processi di produzione frammentano il DNA per tentare di eliminarlo, aumentando invece il rischio d’integrazione nel DNA umano. Senza test specifici di genotossicità, stiamo accettando il principio che “piccoli frammenti” equivalgano a sicurezza, senza prove a sostegno. Spike alterata: cosa viene davvero prodotto nelle cellule? La sostituzione dell’uridina con la N1-metilpseudouridina, ritenuto utile per stabilizzare l’mRNA, può introdurre errori di lettura (frameshift), generando forme aberranti della proteina Spike o sottoprodotti proteici sconosciuti. Lo ha evidenziato uno studio pubblicato su Nature: non sappiamo quali proteine siano effettivamente sintetizzate, né i loro effetti sulle cellule umane. Biodistribuzione sistemica: perché è stata ignorata? Già nel 2021, i documenti interni di Pfizer dimostravano che l’mRNA vaccinale si distribuisce in tutto l’organismo in meno di 48 ore. La stessa EMA lo ha riconosciuto nel suo rapporto di valutazione. Eppure, si è continuato a sostenere che il materiale resti confinato nel muscolo deltoide. Nel frattempo, sono emerse decine di casi clinici che documentano reazioni autoimmuni gravi, tra cui quello tragico di una quattordicenne giapponese deceduta per infiammazione multiorgano due giorni dopo il richiamo vaccinale. Non era prevedibile? Sì, lo era. Ma si è scelto di ignorarlo. mRNA nel latte materno e nella placenta: cosa si sapeva davvero? La presenza di mRNA vaccinale nel latte materno è stata confermata da uno studio del 2023. Eppure, milioni di donne incinte sono state vaccinate senza sapere che il materiale genetico poteva attraversare la placenta e indurre una risposta immunitaria nel feto. Solo in seguito è stato dimostrato – nei topi – che questo è possibile. Un sistema sanitario etico può permettersi di basare scelte così delicate su ipotesi non verificate? Persistenza cellulare: fino a 15 mesi di Spike Un caso clinico recente ha rilevato la proteina spike nelle lesioni cutanee di una paziente 15 mesi dopo l’ultima dose. Questo dato smentisce clamorosamente quanto affermato ancora oggi dall’Istituto Superiore di Sanità, che dichiara che l’mRNA “si degrada in pochi giorni”. Una dichiarazione non supportata da prove scientifiche. Efficacia che svanisce (e talvolta si inverte) Vari studi retrospettivi mostrano un’efficacia calante, fino a diventare negativa. Ciò significa che, in alcuni casi, i vaccinati risultano più esposti all’infezione rispetto ai non vaccinati. In questo scenario, il rischio-beneficio cambia radicalmente – soprattutto per soggetti sani e giovani. Con Kostaive® entriamo nell’era 2.0: e se fosse peggio? Il vaccino autoreplicante Kostaive® introduce ulteriori incognite: * Non conosciamo la dose effettiva di mRNA autoreplicato all’interno dell’organismo. * Non sono stati effettuati studi di farmacocinetica. * Non si esclude una diffusione intercellulare dell’mRNA tramite esosomi, ipotizzando addirittura una potenziale trasmissibilità tra individui tramite secrezioni. Uno studio dell’ISS ha ipotizzato questa possibilità. Nessuna smentita. Nessuna rassicurazione. Il principio di precauzione è sparito? Alla luce di tutto ciò, l’inserimento del Kostaive® nel SSN italiano rappresenta un azzardo. Per questo l’associazione AsSIS ha inviato un’istanza formale a EMA e AIFA, chiedendo l’accesso agli atti, la sospensione dell’autorizzazione e il rispetto del principio di precauzione. L’avvocato Renate Holzeisen ha inoltre presentato ricorso presso la Corte dell’Unione Europea. Nel frattempo, chi solleva dubbi continua a essere delegittimato. Ma la domanda resta: è prudente promuovere un vaccino di nuova generazione, poco studiato, per un virus che oggi ha una letalità minima nella popolazione generale? Domande aperte (in cerca di risposte scientifiche) 1. Qual è l’esatto contenuto molecolare delle fiale vaccinali? 2. Il DNA residuo può interagire con il genoma umano? 3. Quali proteine vengono effettivamente prodotte, e con quali effetti? 4. Dove si distribuisce l’mRNA vaccinale nel corpo? 5. Per quanto tempo continua la produzione di spike? 6. Qual è la reale efficacia del vaccino nel prevenire l’infezione? 7. Qual è l’entità dell’effetto di autoamplificazione dell’mRNA all’interno della cellula e, di conseguenza, quale risulta essere la dose effettiva di mRNA attivo nel caso del vaccino autoreplicante? 8. È stata esclusa la trasmissibilità interumana dell’mRNA tramite esosomi? Porre domande non è un atto antiscientifico. È esattamente l’opposto: è ciò che distingue la scienza dalla propaganda.   Kostaive®: Vaccino autoreplicante COVID e rischi irrisolti Kostaive® (Zapomeran) – vaccino sa-mRNA Approvazione UE: 12 febbraio 2025 * Principali criticità: Contenuto ignoto delle fiale → Contaminazione da DNA plasmidico contenente sequenze dell’oncovirus SV40 → Composizione molecolare non uniforme Spike alterata e proteine anomale → Rischio di sintesi errata per frameshift → Conseguenze cellulari non previste * Biodistribuzione sistemica → Materiale genetico trovato in organi lontani dal sito di iniezione → Miocarditi, infiammazioni multiorgano documentate * Presenza prolungata dell’mRNA → Spike vaccinale sintetizzata nei tessuti anche dopo 15 mesi (indice di prolungata emivita dell’mRNA vaccinale o della sua integrazione nel genoma cellulare) * Dubbi sull’efficacia vaccinale → Protezione temporanea o negativa Nuove incognite con il sa-mRNA → Dose non controllabile → Potenziale trasmissibilità via vescicole extracellulari Conclusione: Richiesta formale da parte di AsSIS di accesso agli atti e ricorso legale in corso. Senza studi completi e indipendenti, introdurre Kostaive® nel SSN è un rischio non giustificato. AsSIS
Disturbi dello spettro autistico (ASD) e disbiosi intestinale
I disturbi dello spettro autistico (ASD) sono un insieme di diverse alterazioni del neurosviluppo che si presentano in modo molto variabile, ma in generale caratterizzati dalla compromissione della comunicazione e dell’interazione sociale e dalla presenza di interessi e comportamenti ristretti e ripetitivi. La prevalenza stimata è di circa 1 su 31 bambini (CDC, 2023) in netto aumento rispetto a 1 su 36 di soli due anni prima. Tra i maschi il tasso è ancora più allarmante: 1 su 20 a livello nazionale in USA, mentre in California, dove i sistemi di tracciamento sono più sofisticati, raggiunge addirittura 1 su 12,5. Fino all’80% dei soggetti con ASD presenta anche sintomi gastrointestinali (GI), spesso associati a disbiosi intestinale. Numerosi studi (sia cross-sectional sia longitudinali) hanno evidenziato alterazioni significative nel microbiota intestinale nei soggetti con ASD rispetto ai controlli neurotipici. Le alterazioni più frequentemente riportate includono riduzione di Bifidobacterium e Prevotella, aumento di Clostridia spp., Desulfovibrio e Bacteroides fragilis e riduzione della diversità alfa e modifiche nella composizione funzionale (es. metabolismo degli acidi grassi a catena corta, SCFA). Studi recenti hanno collegato i Proteobatteri alla modulazione dell’asse intestino-cervello. Queste alterazioni sono associate a un aumento della permeabilità intestinale (“leaky gut”), infiammazione subclinica, e disfunzione della barriera emato-encefalica. L’asse microbiota–intestino–cervello è sempre più riconosciuto come mediatore nella patogenesi di diverse malattie neuropsichiatriche. In ASD, i meccanismi proposti includono: * Attivazione immunitaria cronica (↑ citochine pro-infiammatorie: IL-6, IL-1β, TNF-α) * Alterazioni nella sintesi e nel metabolismo dei neurotrasmettitori (GABA, serotonina, dopamina) * Modulazione epigenetica attraverso metaboliti microbici (SCFA, indoli) * Produzione di metaboliti neurotossici (es. p-cresolo, ammine biogene) Numerosi studi su topi (es. modello MIA – maternal immune activation) hanno dimostrato che: la disbiosi intestinale può indurre comportamenti tipo-autistico nei topi; il trapianto fecale da soggetti con ASD può trasferire fenotipi comportamentali in modelli murini; la modulazione del microbiota (probiotici, prebiotici, antibiotici o trapianto di microbiota fecale) può migliorare i sintomi comportamentali e GI. La disbiosi intestinale rappresenta una componente potenzialmente modulabile nel contesto dell’ASD. Tuttavia, non esistono ad oggi biomarcatori microbiologici o interventi standardizzati validati da trial clinici su larga scala. Servono ulteriori studi randomizzati controllati (RCT) e approcci sistemici (metagenomica, metabolomica, neuroimaging) per validare il ruolo causale e terapeutico del microbiota nei disturbi dello spettro autistico. Un recente studio, frutto di una collaborazione interdisciplinare che ha coinvolto la Scuola Superiore Sant’Anna, la Scuola Normale Superiore (Laboratorio BIO@SNS), l’Università di Pisa, l’Istituto di Neuroscienze del CNR, e il Max Planck Institute di Berlino, pubblicato su Cell Reports, ha evidenziato un legame causale tra disbiosi intestinale e sintomi neurologici nel CDD. Il disturbo da deficit di chinasi ciclina-dipendente di tipo 5 (CDKL5) (CDD) è un’encefalopatia a esordio precoce legata al cromosoma X causata da mutazioni nel gene CDKL5. La prevalenza stimata di questa condizione è compresa tra 1 su 40.000 e 1 su 60.000 nati vivi. I soggetti con CDD presentano gravi ritardi dello sviluppo globale, tra cui encefalopatia epilettica a esordio precoce, disabilità intellettiva, deficit visivi e motori, grave ipotonia, disturbi del sonno e stereotipie manuali. La disbiosi presente in diversi disturbi neuropsichiatrici, nei modelli murini è stata collegata a compromissioni comportamentali e funzionali cerebrali. Utilizzando modelli murini con deficit di CDKL5, i ricercatori hanno osservato che la composizione del microbiota intestinale era significativamente alterata rispetto ai controlli sani, soprattutto nelle fasi precoci dello sviluppo. Le alterazioni del microbiota intestinale contribuiscono alla gravità dei sintomi neurologici nella CDD. Interventi mirati, come la somministrazione di antibiotici per modulare il microbiota, hanno portato a un miglioramento delle risposte neuronali e del comportamento nei modelli affetti. La manipolazione del microbiota intestinale guidata da cocktail di antibiotici (ABX) influenza il fenotipo della microglia nei topi CDKL5 KO. Inoltre, il trapianto del microbiota da topi CDKL5-deficienti a topi sani ha indotto in questi ultimi sintomi neurologici simili, confermando il ruolo attivo della disbiosi nella patogenesi del disturbo, dimostrando che la manipolazione microbica potrebbe rappresentare una strategia innovativa e non invasiva per migliorare i sintomi nei pazienti con CDD. L’ esperimento multi-sito ha evidenziato un’interazione significativa tra il background genetico murino —l’assenza della proteina CDKL5 — e le variabili ambientali, rappresentate da due differenti centri di allevamento situati in aree geografiche distinte, nel modellare la composizione del microbiota intestinale. I risultati ottenuti indicano che, nonostante la componente genetica contribuisca alla definizione del profilo microbico, l’ambiente riveste un ruolo predominante. Questo dato è in linea con precedenti evidenze sperimentali che dimostrano come fattori ambientali, quali dieta, esposizione microbica e condizioni di stabulazione, possano esercitare un’influenza maggiore rispetto alla genetica sull’assetto del microbiota intestinale. Le conclusioni dello studio rafforzano tale concetto, suggerendo che in modelli genetici murini come quello CDKL5-KO, l’ambiente può modulare in maniera sostanziale le caratteristiche microbiche intestinali, potenzialmente influenzando anche i fenotipi neurologici e sistemici associati. AsSIS
La fragile piramide della sicurezza vaccinale: il caso MenQuadfi
Reazioni gravi, controlli inadeguati e un meccanismo che ignora i veri rischi per i bambini. Quando un vaccino viene definito “sicuro”, ci aspettiamo che lo sia davvero, sulla base di studi solidi e indipendenti. Ma cosa accade se a certificare quella sicurezza è un sistema che si regge su confronti fasulli e su un conflitto d’interessi sistemico? Il caso MenQuadfi ci mostra come il castello di carte possa crollare al primo soffio di verità. Recentemente la FDA (l’Agenzia statunitense per gli alimenti e i medicinali) ha approvato in modo a dir poco discutibile il MenQuadfi di Sanofi — un vaccino contro il meningococco di cui abbiamo parlato QUI— per neonati a partire da 6 settimane fino a 2 anni di età. Questa approvazione si è basata su uno studio che ha confrontato MenQuadfi con un altro vaccino antimeningococcico, Menveo. Nel trial, il 5,3% dei bambini vaccinati con MenQuadfi e il 3,6% di quelli con Menveo hanno avuto una reazione avversa grave.   Secondo la definizione della FDA un evento avverso è considerato grave quando l’esito per il paziente è uno dei seguenti:  * Morte * Pericolo per la vita * Ricovero ospedaliero (iniziale o prolungato) * Disabilità o danno permanente * Anomalia congenita / difetto congenito Eppure, poiché queste percentuali sono risultate “simili”, la FDA ha deciso che il prodotto è “sicuro”, dando per scontato che anche Menveo lo sia. Su cosa si basa questa presunta sicurezza di Menveo? Menveo è stato approvato a sua volta sulla base di uno studio che usava il vaccino Menactra come vaccino di confronto. E Menactra? Anch’esso approvato grazie a uno studio che aveva come comparatore Menomune. E Menomune? Neanche questo è mai stato valutato in uno studio controllato con placebo. La cosa ancora più sconcertante è che nel foglietto illustrativo di Menomune viene citato proprio lo studio su Menactra (dove Menomune fungeva da controllo) come base della sua sicurezza. No, non è uno scherzo: non ci sarebbe bisogno di inventarsi nulla, perché la realtà supera ogni immaginazione. Questo è un perfetto esempio di come funziona lo schema piramidale della presunta sicurezza dei vaccini: Menomune fu approvato senza un adeguato studio controllato con placebo, poi usato come controllo per approvare Menactra; Menactra fu usato come controllo per Menveo; e infine Menveo per MenQuadfi. Risultato: uno studio in cui oltre il 5% dei neonati ha una reazione avversa grave con MenQuadfi, e il 3,6% con Menveo, e la FDA dà l’ok. Ciò che rende la faccenda ancora più inquietante è che, consapevole che quei numeri sono tutt’altro che rassicuranti, la FDA chiede a Sanofi di giustificare caso per caso ogni evento avverso grave. Se davvero la FDA fosse stata convinta che il vaccino di controllo fosse sicuro, sarebbe bastato un confronto statistico ma i funzionari della FDA sanno bene che la sicurezza di Menveo è tutta da dimostrare, perché anche Menveo si regge su controlli inadeguati. Così chiedono a Sanofi (cioè proprio l’azienda che cerca l’approvazione e il profitto dal vaccino) di spiegare ogni evento grave. E ovviamente, i ricercatori pagati da Sanofi nei loro rapporti alla FDA giustificano puntualmente ogni caso come “non correlato” al vaccino. La FDA cosa fa? Accetta diligentemente queste conclusioni. Che altro potrebbe fare? Ammettere che Menveo, su cui si basano le autorizzazioni successive, non era sicuro? Che forse sta causando reazioni gravi al 3,6% dei bambini, o anche solo a una parte di essi? Se lo facessero, il castello di carte crollerebbe: Menveo non avrebbe la licenza legittima (e non l’ha), Menactra nemmeno (e non l’ha), e lo stesso vale per Menomune. Il conflitto d’interessi e la parzialità della FDA sono un pericolo reale. Lasciare che sia Sanofi a stabilire se il proprio vaccino ha causato danni è un rischio enorme. Questo intero sistema piramidale, privo di basi solide per un confronto serio, si regge su supposizioni distorte a ogni nuova approvazione. Alla fine, la sicurezza di questi vaccini si fonda su dogmi e ipotesi non verificate. La FDA deve proteggere la propria immagine, e l’industria farmaceutica i propri miliardi di profitti: per questo nessuno si avventura a fare un confronto con un vero comparatore di sicurezza. Perché questo svelerebbe il reale profilo di sicurezza di questi prodotti (che, se guardiamo ai dati più affidabili, potrebbe essere davvero allarmante). QUI il testo dell’articolo originale in inglese tradotto con il consenso dell’autore, AAron Siri, che ringraziamo. AsSIS
Solidarietà al Dottor Eugenio Serravalle: per salvare la libertà di cura, di espressione e di divulgazione scientifica
“Mala tempora currunt”, ovvero “corrono tempi cattivi”. Ma i latini a loro volta aggiungevano: “sed peiora parantur” che significa “ma se ne preparano di peggiori”. E’ proprio quello che è successo recentemente, il 29 giugno, quando il sindaco di Rosignano Marittimo, Claudio Marabotti (eletto lo scorso anno in quota 5 Stelle), ha minacciato di revocare il patrocinio comunale all’Eco Festival della Val di Cecina se fosse salito sul palco dei relatori il dottor Eugenio Serravalle, grande pediatra, medico omeopata e divulgatore scientifico arcinoto a livello nazionale per le sue battaglie per la sana alimentazione, l’agroecologia, la difesa del latte materno, la salutogenesi, la prevenzione primaria, la salute pubblica, la libertà di cura, la libertà di scelta vaccinale, l’ecologia e l’ambiente, contro lo strapotere delle case farmaceutiche e i processi di medicalizzazione della società, oltre ad essere fondatore di AsSIS (Associazione di Studi e Informazione sulla Salute). Laureato in Medicina e Chirurgia a Pisa – Specializzato in Pediatria Preventiva e Puericultura e Patologia Neonatale a Pavia, Serravalle è diplomato in Omeopatia Classica presso la Scuola Omeopatica di Livorno Opera ed esercita come libero professionista presso lo studio privato a Pisa. Consulente e responsabile di progetti di educazione alimentare (Comune di Pisa, Asili nido e scuole materne di Uliveto Terme, Nodica, Calci, Il girotondo e Il Nido d’ape di Pisa), è docente presso l’Accademia di Omeopatia Classica Hahnemaniana di Firenze, relatore in numerose convegni e conferenze sul tema della salute in età pediatrica, oltre ad essere stato collaboratore del magistrato Ferdinando Imposimato sui temi della medicalizzazione della società e dell’ingerenza delle case farmaceutiche nelle politiche sanitarie italiane ai tempi dell’approvazione della Legge Lorenzin (119/2017). Ha collaborato con il Coordinamento del Movimento Italiano per la Libertà di Vaccinazione (Comilva) ed è membro della Commissione Medico-Scientifica Indipendente (CMSi) che si sta occupando di indagare la Covid-19 con un approccio sindemico, rigettando quello riduzionista proposto dalla narrazione ufficiale. Saggista e divulgatore scientifico sui temi della salute e delle vaccinazioni pediatriche, ha scritto numerosissimi saggi come: Bambini Supervaccinati (Edizioni Il leone verde); Tutto quello che occorre sapere prima di vaccinare proprio figlio (Edizioni SI); Vaccinare contro il tetano?; Vaccinare contro il papillomavirus? – (Edizioni Salus Infirmorum); Vaccinazioni: alla Ricerca del Rischio Minore; Coronavirus – COVID-19 —No! Non è andato tutto bene (Editore: Il Leone Verde). Quando un sindaco – rappresentante ufficiale dei principi e dei valori della nostra Carta Costituzionale su cui ha prestato giuramento – utilizza il proprio potere per censurare il diritto di parola di un medico perché non ne condivide il pensiero critico, è sintomo di una sempre più crescente deriva antidemocratica. Chi conosce il dottor Serravalle sa bene che la sua prima passione è la difesa della “verità”, un paladino della difesa del diritto alla salute contro chi la vorrebbe ridurre a mera merce di scambio in nome di profitto, mercato, marketing e business. Basta scorrere i titoli degli articoli inseriti su AsSIS per rendersi conto del suo rigore scientifico che smaschera i conflitti di interesse che si nascondono dietro alcuni vaccini, soprattutto quelli riservati all’età pediatrica. Come ha scritto Serravalle: “Avrei dovuto partecipare al Val di Cecina Eco Festival di Rosignano M.mo, per condividere riflessioni su salute e prevenzione nei bambini – temi che da anni tratto con rigore scientifico e spirito divulgativo. L’incontro è stato annullato a seguito della minaccia del Sindaco di Rosignano di revocare il patrocinio comunale all’evento, qualora io vi avessi preso parte. Così è stato riferito dagli organizzatori. Se questo è davvero accaduto, siamo di fronte a un grave atto di censura, proveniente proprio da quell’Istituzione pubblica che per sua natura e funzione dovrebbe essere garante della libertà, del confronto e dei valori costituzionali. Una forma di censura tanto più preoccupante quanto più sottile: non serve vietare esplicitamente la parola quando si può agire per vie indirette, minacciando, condizionando, scoraggiando. (…) Quando un potere politico decide chi può o non può parlare in uno spazio pubblico sulla base delle sue idee – e non dei suoi atti o della veridicità di ciò che afferma – non è più un garante della democrazia, ma un suo ostacolo. Colpisce, e addolora, che questo bavaglio arrivi da forze politiche che si dichiarano progressiste. Quelle che a parole si ispirano ai valori della partecipazione, della tolleranza, dell’inclusione, dell’onestà intellettuale. Eppure oggi sembrano dire: “Progressisti sì, ma non con chi dissente”. La libertà di parola è universale o non è. Come ammoniva Pier Paolo Pasolini: “La verità non sta in un solo sogno, ma in molti sogni.” E se la verità è fatta di molte voci, allora il silenzio imposto a una di esse non è protezione del bene comune, ma paura della complessità. Ricordava Norberto Bobbio che “Una democrazia senza opposizione è una contraddizione in termini.” Ed è proprio nel riconoscere la legittimità del dissenso che si misura la tenuta di una società civile e democratica. È essenziale vigilare. Non solo per difendere la mia libertà di parola, ma per la libertà di tutti: di chi la pensa come me e di chi non la pensa affatto così. Perché la libertà di espressione non è un favore da concedere, ma un diritto da rispettare. E solo attraverso un dialogo aperto, rispettoso e plurale possiamo costruire una società più giusta, più consapevole e più forte.” Ancora più grave è il fatto che la censura provenga da un sindaco proveniente dal MoVimento 5 Stelle, movimento politico nato nel 2009 ispirandosi agli ideali della decrescita, dell’ambientalismo, dell’anti-corruzione e in critica a tutti quei processi di ingerenza delle multinazionali sul “governo della vita” (per citare il giurista Stefano Rodotà) delle persone e che ne minano l’indipendenza e l’autonomia nell’agire e nello scegliere in libertà soprattutto sui temi della salute, della cura, della libertà di scelta vaccinale e dell’alimentazione. La gravità della decisione del sindaco di Rosignano di censurare un medico della statura del dottor Serravalle, noto in tutta Italia per la sua preparazione e per il suo rigore, sia dal punto di vista scientifico che umano, avrebbe trovato in Beppe Grillo, fondatore del movimento 5 Stelle, un supporter di primissimo piano. “Ma anche questo – come ha scritto la giornalista Patrizia Bardelli – è il segno dei tempi ed anche i 5 Stelle hanno perso evidentemente quella verve e quella indipendenza di pensiero critico che ha fatto del loro fondatore un caso nazionale”. Come ha dichiarato il dottor Serravalle a ToscanaToday: “La libertà di parola non serve per ascoltare chi ci rassicura, ma chi ci sfida. Non si difende quando ci è comoda: si difende quando mette in discussione le nostre certezze. Chi amministra la cosa pubblica dovrebbe onorare la Costituzione, non piegarla al proprio tornaconto o alle convenienze ideologiche. Un patrocinio negato perché qualcuno dissente è un atto di debolezza, non di autorevolezza. Io continuerò a parlare. In piazza, nei libri, nei teatri. Non per polemica, ma perché educare al pensiero critico è un atto d’amore verso la democrazia. E ricordiamolo tutti: Il silenzio degli altri non è libertà, è complicità”. Pubblichiamo la Lettera aperta del dottor Eugenio Serravalle al Sindaco di Rosignano: Egregio Signor Sindaco, ho appreso con dispiacere che la mia partecipazione all’Eco Festival di Val di Cecina è stata annullata, a seguito della Sua decisione – esplicita o implicita – di revocare il patrocinio del Comune in caso di mia presenza. Una scelta che, pur legittima sotto il profilo amministrativo, merita una riflessione pubblica più ampia, alla luce del ruolo istituzionale che Lei ricopre e dei valori che una democrazia matura è chiamata a difendere. L’articolo 21 della nostra Costituzione afferma che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” È una dichiarazione potente, netta, nata dalle macerie del fascismo proprio per garantire che nessuna autorità, neppure la più benintenzionata, possa impedire l’espressione libera del pensiero, anche – e soprattutto – quando quel pensiero è scomodo, minoritario o controcorrente. Negare o condizionare la partecipazione a un evento culturale in base alle opinioni personali di un relatore – per quanto distanti possano essere dalle sue – non è solo una scelta discutibile: è un segnale preoccupante. Significa subordinare il dibattito alla convenienza politica, trasformando il patrocinio pubblico in uno strumento di censura indiretta. In nome di cosa? Del decoro? Della reputazione dell’ente? O, più banalmente, del timore del dissenso? Vorrei ricordare – a Lei e a chi ha deciso con Lei – che la libertà di parola non si difende quando è comoda: si difende proprio quando ci mette alla prova. Scriveva Evelyn Beatrice Hall, riassumendo il pensiero di Voltaire: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo.” Questa è la postura etica che ogni rappresentante delle istituzioni dovrebbe assumere di fronte alle opinioni altrui: non condivisione, ma rispetto; non approvazione, ma garanzia di agibilità. La mia attività, da anni, si basa sullo studio, sull’analisi dei dati scientifici, sull’invito al pensiero critico e sulla promozione della salute attraverso stili di vita consapevoli. Ho certamente espresso visioni non allineate a quelle dominanti, talvolta provocatorie, sempre argomentate e fondate su fonti scientifiche. Questo, in una società viva, dovrebbe essere accolto come una risorsa, non come una minaccia. In un festival che porta nel nome il valore dell’“eco” – ovvero dell’ambiente, della pluralità, del ritorno delle voci – non dovrebbe mai mancare lo spazio per il confronto aperto. Che messaggio riceveranno oggi i giovani, i cittadini, gli educatori, di fronte a questa censura mascherata da patrocinio? Che il dissenso va zittito? Che il pensiero critico deve restare fuori dalle piazze? Che è meglio tacere per non perdere appoggi? Eppure, proprio oggi, in un mondo sempre più conformista e polarizzato, abbiamo bisogno di tornare a educare al dubbio, al confronto, alla responsabilità del pensiero. Non esiste democrazia senza libertà di parola. Non esiste comunità sana senza la possibilità di ascoltare voci diverse. Signor Sindaco, questa lettera non è un atto di polemica, ma un appello: difendere la libertà di espressione non è un favore che si concede, è un dovere che si onora. Non per me, ma per la dignità della nostra Costituzione e per il futuro del pensiero libero nel nostro Paese. Cordialmente, Eugenio Serravalle Medico, pediatra e cittadino Lorenzo Poli