Tag - AsSIS

Vaccini e alluminio, i numeri che nessuno ti mostra. La realtà che nessuno vuole discutere
Perché parlare di alluminio nei vaccini? Nel primo anno di vita un bambino italiano riceve più alluminio che in qualsiasi altro periodo della sua esistenza, non perché lo ingerisca: perché lo iniettiamo. Abbiamo più volte trattato l’argomento (vedi QUI) mostrando come l’alluminio sia l’adiuvante più usato da decenni ma: * i meccanismi non sono completamente chiariti, * non esistono studi a lungo termine nei neonati, * e i limiti regolatori non considerano peso, co-somministrazione e cumulativo. L’obiettivo di questo nuovo articolo è semplice: mettere i numeri sul tavolo. I VACCINI NON SONO TUTTI UGUALI Ogni vaccino è un prodotto a sé: antigeni, adiuvanti, eccipienti, residui di produzione, stabilizzanti, tensioattivi. Dire “tutti i vaccini sono sicuri” è uno slogan, la realtà scientifica è semplice: ogni vaccino ha un suo rischio-beneficio unico. LE TECNOLOGIE VACCINALI * Vivi attenuati Imitano un’infezione naturale. * Inattivati / subunità Poco immunogeni → richiedono adiuvanti, soprattutto alluminio. * Vaccini genetici (mRNA, DNA, adenovirus) Non usano alluminio, ma altri stimoli immunologici. COSA FA L’ALLUMINIO? L’alluminio è il “segnale di pericolo” che attiva il sistema immunitario ma: * il suo comportamento nel corpo non è completamente noto, * i tempi di smaltimento non sono stati studiati nei neonati, * i sali vaccinali non hanno farmacocinetica paragonabile all’alluminio alimentare. Eppure l’alluminio nei vaccini viene considerato “sicuro” per tradizione, non per dati. QUANTO ALLUMINIO CONTENGONO I VACCINI ITALIANI? Dati ufficiali dei fogli illustrativi EMA: * Esavalente (Infanrix hexa) 0,82 mg * Prevenar 13 0,125 mg * Bexsero (MenB) 0,50 mg
 I NUMERI REALI DEL CALENDARIO ITALIANO A 2 mesi (peso medio 4,5 kg) * Esavalente → 0,82 mg * Prevenar → 0,125 mg * Bexsero → 0,50 mg Totale: 1,445 mg corrispondente a 321 μg/kg A 5 mesi (peso medio 6,5 kg) Stessa combinazione: Totale: 1,445 mg corrispondente a 222 μg/kg A 11 mesi (peso medio 9 kg) * Esavalente → 0,82 mg * Prevenar → 0,125 mg * Bexsero → 0,50 mg Totale: 1,445 mg corrispondente a 160 μg/kg Totale di alluminio iniettato nel primo anno * Esavalente: 3 × 0,82 mg = 2,46 mg * Prevenar: 3 × 0,125 mg = 0,375 mg * Bexsero: 3 × 0,50 mg = 1,50 mg Totale: 4,335 mg di alluminio nel primo anno Oltre 4,3 mg, senza che nessuno lo dica. I LIMITI STABILITI NON PROTEGGONO IL BAMBINO Limite regolatorio della FDA USA è 0,85 mg per singolo vaccino MA non esiste limite per: la somma dei vaccini nella stessa seduta
 i mg/kg di peso
 il totale annuale
 i neonati prematuri
 i neonati di peso inferiore. RISULTATO: A 2, 5 e 11 mesi un neonato riceve 1,445 mg a seduta, più del limite previsto per un singolo vaccino. E questo per tre volte. LA SOGLIA PRUDENZIALE ATSDR Soglia prudenziale sistemica → 1 μg/kg/die Esposizioni reali: * 2 mesi → 321 μg/kg * 5 mesi → 222 μg/kg * 11 mesi → 160 μg/kg Da 160 a 321 volte la soglia prudenziale. Un farmaco qualunque che superasse di 300 volte una soglia tossicologica
→ verrebbe ritirato immediatamente.
Ma sui vaccini?
Silenzio. ATSDR è una sigla che indica: Agency for Toxic Substances and Disease Registry (Agenzia per le Sostanze Tossiche e il Registro delle Malattie)È un’agenzia federale degli Stati Uniti, parte del Department of Health and Human Services (HHS), la stessa struttura del CDC. È l’ente che: * studia la tossicità delle sostanze chimiche * stabilisce livelli di esposizione considerati “minimali” o “a rischio” * pubblica limiti tossicologici per metalli pesanti, solventi, inquinanti * usa criteri molto più prudenti di quelli clinici o industriali * valuta l’impatto su popolazioni vulnerabili (bambini, neonati, donne incinte). È considerata l’autorità principale negli USA per le linee guida tossicologiche: i suoi valori (MRL, Minimal Risk Levels) vengono usati in epidemiologia, pediatria, tossicologia e salute ambientale. PERCHÉ È RILEVANTE NEL DISCORSO SULL’ALLUMINIO DEI VACCINI? Perché l’ATSDR ha stabilito un valore chiave: MRL orale per l’alluminio = 1 mg/kg/die
ma con assorbimento intestinale stimato allo 0,1%. Convertito in equivalente sistemico (cioè quello che realmente entra nel sangue), questo dà: ≈ 1 µg/kg/die Questo è il valore che molti tossicologi considerano una soglia di sicurezza “ragionevole” per neonati, e che è centinaia di volte inferiore rispetto alle dosi realmente iniettate nei bambini durante le sedute vaccinali. PERCHÉ È UN PROBLEMA? Nei vaccini la somministrazione è iniettiva, non orale; l’assorbimento è 100%, non lo 0,1% dell’intestino; il sistema immunitario è stimolato artificialmente; la clearance dei sali di alluminio è lenta, non immediata. RISULTATO? UN NEONATO PUÒ RICEVERE 160–321 VOLTE IL LIMITE PRUDENZIALE ATSDR IN UN SINGOLO GIORNO. DOVE VA L’ALLUMINIO NEL CORPO? Dati noti: * persiste nel muscolo per anni * accumulo nei macrofagi * migrazione verso fegato, milza, cervello * trovato in cervelli umani in quantità elevate (autismo, Alzheimer, SM) * attraversa la barriera ematoencefalica in condizioni immunoattivate * nessuno studio a lungo termine sui neonati Lo studio clinico a cui si fa riferimento per la sicurezza dell’alluminio ha una durata di 24 ore con 15 neonati.
Fine. MMF: LA LESIONE CHE NESSUNO VUOLE DISCUTERE La Miofascite Macrofagica: * macrofagi carichi di alluminio * granulomi nel deltoide * persistenza fino a 10–15 anni * sintomi riportati: stanchezza, mialgie, disturbi cognitivi Non esiste spiegazione alternativa.
Non esiste indagine sistemica.
Eppure è documentata. La posizione ufficiale OMS, FDA, EMA affermano che l’alluminio vaccinale è “sicuro” ma basano tutto su: * modelli matematici * ipotesi di clearance veloce * assenza totale di studi longitudinali sui neonati La co-somministrazione multipla del calendario italiano?
Ignorata. Fatti certi: 1. I mg di alluminio contenuti nei vaccini sono noti e precisi. 2. A ogni seduta si iniettano 1,445 mg. 3. Totale primo anno: oltre 4,3 mg. 4. Esposizione per kg: fino a 321× la soglia prudenziale. 5. Mancano studi sulla farmacocinetica nei neonati. 6. L’alluminio persiste e migra nei tessuti. 7. Esiste la possibilità che si depositi nel cervello umano. 8. Le agenzie non considerano peso, cumulativo, seduta multipla. 9. La sicurezza dell’alluminio è “presunta, non dimostrata”. I numeri ci sono.
Gli studi mancano.
Le garanzie non esistono. In scienza, quando i dati non ci sono, non si dice “sicuro”:
si dice “non lo sappiamo”. E nel caso dell’alluminio “Non lo sappiamo” significa che non possiamo dare per scontato nulla.
Nemmeno ciò che ci hanno sempre chiesto di credere. AsSIS
Autismo e vaccini, CDC crolla sotto il peso delle proprie certezze. E ora dobbiamo chiederci: quanto altro non ci è stato detto?
Ci sono momenti in cui un’istituzione si tradisce da sola. Il CDC lo ha fatto il 19 novembre 2025, quando ha ammesso ciò che qualunque osservatore onesto sapeva da anni: la frase “i vaccini non causano l’autismo” non poggiava su prove solide. Non si tratta di una sfumatura linguistica, né di un aggiornamento tecnico. È un ribaltamento clamoroso di vent’anni di retorica ufficiale, una rivelazione che mette in discussione l’intero impianto comunicativo della sanità pubblica statunitense. Il CDC non dice che i vaccini causano l’autismo — lo ribadiamo. Ma ammette qualcosa di assai più grave: non è stato dimostrato che non lo causino, almeno per i vaccini somministrati nei primi mesi di vita. La domanda che ora si impone, con tutta la sua forza, è la più semplice e la più scomoda: come è stato possibile che un’agenzia federale abbia trasformato una mancanza di prove in una certezza assoluta? Il CDC, per la prima volta, dice esplicitamente ciò che per anni è stato nascosto dietro formule rassicuranti: * gli studi su MMR non stabiliscono cause, * e quelli sul calendario vaccinale dei neonati — DTaP, epatite B, Hib, IPV, pneumococco — sono insufficienti per dire sì o no. Le principali analisi indipendenti lo dicevano già dal 1991 al 2021: le prove non permettono né di escludere né di confermare un legame. E allora perché per vent’anni il messaggio è stato l’esatto opposto? Perché la comunicazione istituzionale ha presentato un “non c’è rapporto” come un dogma scolpito nella pietra? È stata una scelta. Una scelta politica, prima ancora che scientifica, una scelta che oggi implode Per due decenni il dibattito su autismo e vaccini è stato sterilizzato sistematicamente evocando un solo nome: Wakefield. Un episodio, per quanto controverso, è diventato il passe-partout per deridere i genitori, svalutare le testimonianze, ignorare ricerche emergenti, evitare qualunque analisi approfondita col risultato di una generazione intera di scienza mancata. Il CDC oggi ammette non solo che le prove erano insufficienti, ma anche che alcuni studi potenzialmente critici sono stati ignorati. È difficile immaginare una confessione più devastante per un’agenzia di sanità pubblica.  C’è un dettaglio contenuto nella nuova pagina del CDC che meriterebbe di aprire il telegiornale di qualunque Paese democratico: la vecchia frase “i vaccini non causano l’autismo” rimane online solo per un accordo politico con il presidente della Commissione Salute del Senato. Non per ragioni mediche. Non per ragioni scientifiche. Per ragioni politiche. Una frase che per anni è stata usata per zittire genitori, medici, giornalisti e ricercatori oggi viene smascherata nella sua natura: propaganda sanitaria. Quante altre affermazioni “scientifiche” sono state modellate allo stesso modo? Chi ha beneficiato di questa narrativa? E soprattutto: chi ne ha pagato il prezzo? Questo dietrofront arriva mentre l’amministrazione federale: * riapre le revisioni del NIH sulla sicurezza vaccinale, * ripristina la Task Force sui Vaccini dell’Infanzia più Sicuri, * riforma l’ACIP, * e mette in discussione dogmi che sembravano intoccabili. Quando un’istituzione cambia linguaggio, cambia anche la cornice del dibattito. E il CDC ha appena riscritto la cornice del dibattito globale sui vaccini. Non è retorica: la questione non è più chiusa. È ufficialmente aperta. LA DOMANDA PROIBITA ORA DIVENTA UNA PRIORITÀ: STUDIARE DAVVERO, FINALMENTE, I POSSIBILI MECCANISMI BIOLOGICI DELL’AUTISMO Per anni, ipotesi come: * neuroinfiammazione, * vulnerabilità mitocondriali, * adiuvanti, * disregolazione immunitaria precoce sono state liquidate come “teorie marginali”. Oggi, quelle stesse ipotesi entrano — per la prima volta — in uno spazio legittimo di ricerca. Non per concessione politica, ma perché il CDC ha ammesso ciò che da sempre avrebbe dovuto dire: non sappiamo ancora con sicurezza cosa accade nei neonati dopo una serie ravvicinata di stimoli immunitari. Ed è questo il punto: non lo sappiamo perché non lo abbiamo studiato a fondo. Non lo sappiamo perché per vent’anni abbiamo scambiato slogan per scienza. Il momento della verità è arrivato. E la scienza deve ripartire da qui. Siamo davanti a un’occasione irripetibile. Una porta si è aperta — tardi, troppo tardi, ma si è aperta. Ora servono: * studi seri, indipendenti, biologicamente fondati; * analisi su sottogruppi vulnerabili; * ricerche longitudinali; * trasparenza totale nei dati; * un nuovo modo di comunicare, che non scambi il pubblico per un bambino da rassicurare, ma per un cittadino da informare. Dopo vent’anni di frasi rassicuranti costruite sul vuoto, questo è il momento di affrontare la questione con rigore e coraggio. Davvero: se non ora, quando? Fonte: blog Maryanne DeMasi   Ulteriori informazioni: https://www.comilva.org/it/informazione/dal-mondo-ricerca-scientifica-editoriale-comilva/mmr-e-autismo-il-caso-wakefield-come https://www.comilva.org/it/informazione/danno-da-vaccino-redazionale-comilva/i-vaccini-non-causano-lautismo https://comilva.org/it/informazione/dal-mondo-redazionale-comilva/andrew-wakefield-e-i-retroscena-della-controversia https://www.comilva.org/it/informazione/dallitalia-danno-da-vaccino-editoriale-comilva/la-sentenza-riparatrice https://www.comilva.org/it/informazione/redazionale-comilva/bufale-e-controbufale https://comilva.org/it/informazione/giurisprudenza-danno-da-vaccino/autismo-e-vaccinazioni-una-nuova-sentenza-favorevole https://www.comilva.org/it/informazione/redazionale-comilva/non-accettate-notizie-dagli-sconosciuti   AsSIS
Comitato di Scopo per la Tutela della Salute Pubblica chiede la revoca della nomina di Matteo Bassetti al MUR
Ripubblichiamo di seguito il comunicato stampa del Comitato di Scopo per la Tutela della Salute Pubblica per la revoca della nomina di Matteo Bassetti al MUR e il testo della petizione lanciata. A tal proposito non possiamo che condividere le parole di AsSIS sulla petizione: “Abbiamo forti preoccupazioni riguardo la nomina del Prof. Matteo Bassetti ai vertici del gruppo di lavoro per la ricerca pubblica. Una decisione che suona come una provocazione: mentre si parla di trasparenza e indipendenza della scienza, si affida la regia dei fondi pubblici a chi è simbolo di conflitto d’interessi e comunicazione faziosa. È una questione che va oltre la persona: riguarda la credibilità stessa della ricerca italiana, la fiducia dei cittadini e il confine — oggi sempre più sottile — tra scienza e marketing. La petizione del Comitato chiede la revoca immediata della nomina, per restituire dignità, rigore e pluralità alla ricerca pubblica.”   “VERGOGNA E CONFLITTO D’INTERESSI”: IL COMITATO PER LA TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA CHIEDE LA REVOCA DELLA NOMINA DI MATTEO BASSETTI Milano, 12 Novembre 2025 – Il Comitato di Scopo per la Tutela della Salute Pubblica che rappresenta una vasta coalizione di centinaia di associazioni e comitati, annuncia oggi il lancio di una petizione nazionale indirizzata al Ministro dell’Università e della Ricerca per richiedere la revoca immediata della nomina del Prof. Matteo Bassetti a presidente del nuovo gruppo di lavoro che definirà i criteri dei bandi pubblici di ricerca competitiva. Il Comitato denuncia questa nomina come un “insulto alla scienza e alla coscienza civile” e un grave rischio per l’indipendenza della ricerca pubblica in Italia. I TRE PUNTI DI CONTESTAZIONE La petizione si fonda su tre pilastri principali di contestazione: 1. Grave CONFLITTO d’Interessi: La posizione del Prof. Bassetti, data la sua nota rete di rapporti con l’industria farmaceutica a vario titolo, risulta incompatibile con il ruolo di arbitro che deciderà sull’allocazione di milioni di euro di fondi pubblici. Il Comitato paventa il rischio di una “sudditanza della ricerca italiana agli interessi privati”. 2. Diffusione di Informazioni NON Scientifiche: Viene contestato l’uso dei canali mediatici e social per la diffusione di affermazioni prive di solido fondamento scientifico, come dimostrato dalle smentite di recenti dichiarazioni sul rapporto tra Covid/Influenza e rischio infarto. 3. Intolleranza al DISSENSO: Si condanna l’atteggiamento aggressivo e il linguaggio denigratorio (“dementi“) utilizzato dal Prof. Bassetti contro colleghi, medici e cittadini che hanno espresso posizioni critiche o richiesto un confronto aperto sui temi sanitari. “Non possiamo permettere che la guida etica e finanziaria della ricerca pubblica venga affidata a chi ha fatto della propaganda e dell’arroganza il proprio marchio distintivo,” dichiara dott. Eugenio Serravalle. “L’Università e la Ricerca devono essere il tempio del rigore, della pluralità e dell’onestà intellettuale.” LA RICHIESTA UFFICIALE Il Comitato chiede al Ministero: * La revoca immediata della nomina del Prof. Matteo Bassetti. * L’adozione di criteri rigorosi di trasparenza e indipendenza per tutte le future nomine in posizioni di responsabilità nella ricerca nazionale. L’obiettivo è garantire una ricerca libera, etica e al servizio della verità, non delle lobby.   Testo della petizione: Nomina Bassetti (MUR): Un insulto alla SCIENZA e alla FORMAZIONE! Chi stabilisce i bandi di ricerca deve garantire rigore e indipendenza. Bassetti è simbolo di conflitto d’interessi e arroganza mediatica. La ricerca merita trasparenza.  Chi decide i fondi della ricerca deve rappresentare rigore, indipendenza e apertura al confronto — non chi è divenuto simbolo di arroganza mediatica e conflitto d’interessi. PERCHE’ QUESTA NOMINA E’ INACCETTABILE: 1) Conflitti d’interesse e opacità Da anni Bassetti intrattiene rapporti con l’industria farmaceutica, partecipa a convegni sponsorizzati e interviene nei media come “esperto” senza dichiarare in modo trasparente le sue relazioni economiche. Ora, come presidente di un gruppo che decide a chi andranno milioni di euro pubblici, dovrebbe essere il primo a garantire INDIPENDENZA e TRASPARENZA. Invece, il rischio evidente è che la ricerca italiana finisca ancora una volta sotto l’influenza dei grandi interessi privati. 2) Dichiarazioni senza prove scientifiche Negli ultimi anni Bassetti ha più volte diffuso sui social affermazioni prive di fondamento, trasformando i canali di comunicazione in palcoscenici personali. Ultimo esempio: ha sostenuto che “l’influenza o il Covid aumentano il rischio di infarto di 3-5 volte” — una frase smentita da cardiologi e studi clinici, poiché non supportata da prove scientifiche. La divulgazione non può diventare propaganda, e la semplificazione non può sostituire il metodo scientifico. 3) Aggressività e intolleranza verso il dissenso Ha definito “dementi” coloro che mettevano in discussione i vaccini e ha invocato “i carabinieri a casa dei non vaccinati”. Ha spesso screditato e deriso pubblicamente medici e ricercatori che chiedevano un confronto aperto. È questa la persona chiamata a decidere chi potrà fare ricerca in Italia? 4) La scienza non è proprietà di chi grida più forte L’università e la ricerca devono essere il tempio del dubbio e del rigore, non la vetrina di chi usa i social come pulpito e la paura come strumento di potere. La nomina di Bassetti rappresenta una deriva autoritaria e culturale: premiare chi ha diffuso semplificazioni e disprezzo, mentre si esclude chi chiede confronto e verità. Chiediamo La revoca immediata della nomina di Matteo Bassetti. L’adozione di criteri chiari di trasparenza e indipendenza per tutte le cariche pubbliche nella ricerca. Per una ricerca libera, etica e al servizio della verità La scienza appartiene ai cittadini, non alle lobby. Alla base di ogni progresso ci sono libertà, pluralità e onestà intellettuale — non arroganza e propaganda. FIRMA ORA Difendiamo insieme la dignità della ricerca pubblica e la libertà di pensiero scientifico.   Ulteriori informazioni: Censurata la petizione contro la nomina di Bassetti al ministero Nel novembre 2024, l’Associazione Liberi Specializzandi chiese la segnalazione di Matteo Bassetti all’Ordine dei Medici Redazione Italia
Il vero problema non è l’influenza, ma è come la raccontano
Ogni autunno riparte la stessa narrazione: “Stagione influenzale durissima in arrivo”, “Pronto soccorso a rischio collasso”, “Situazione mai vista”. Ma quando si va a guardare i dati reali della sorveglianza nazionale, l’immagine che emerge è molto meno drammatica anzi: spesso è semplicemente stagionale. Il nuovo bollettino RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) — il sistema che monitora le infezioni respiratorie in Italia — ci permette di capire cosa sta davvero accadendo. UNA PREMESSA: CONFRONTARE LE STAGIONI È DIVENTATO PIÙ DIFFICILE Fino a pochi anni fa l’Italia, come molti Paesi europei, monitorava la ILI (Influenza-Like Illness): la “sindrome simil-influenzale”, cioè l’insieme di sintomi che somigliano all’influenza, indipendentemente dal virus responsabile. ILI include sintomi come: * febbre improvvisa * tosse * malessere generale * dolori muscolari Era, di fatto, una definizione ristretta: l’attenzione era quasi totalmente sull’influenza. Con la pandemia è cambiato tutto. È stato introdotto il concetto di ARI (Acute Respiratory Infections), cioè infezioni respiratorie acute, molto più ampio e inclusivo. ARI comprende: * raffreddori comuni * faringiti * bronchiti * influenza * COVID-19 * rinovirus * virus parainfluenzali * RSV …e qualsiasi altra infezione respiratoria con tosse, febbre o disturbi delle alte vie. Tradotto: La base di ciò che monitoriamo è completamente diversa rispetto al passato. Per questo non ha senso fare confronti diretti con le stagioni precedenti: stiamo misurando qualcosa di più ampio e più eterogeneo. Ed è una differenza che andrebbe spiegata chiaramente anche al pubblico — invece di usare questi numeri per creare ansia. COSA DICONO DAVVERO I DATI ISS DI QUESTA STAGIONE Nell’ultimo bollettino (settimana 44, fine ottobre–inizio novembre): * l’incidenza totale delle ARI è 7,28 casi per 1000 assistiti, in leggera diminuzione rispetto alla settimana precedente; * il valore più alto è, come sempre, nei bambini 0–4 anni (circa 21 casi per 1000 assistiti), un dato tipico dell’inizio dell’autunno; * la positività ai virus influenzali resta bassa; * tra i virus identificati, prevalgono rhinovirus, parainfluenzali, SARS-CoV-2 e, in misura minore, Virus Respiratorio Sinciziale. Nulla che assomigli all’inizio di una stagione “eccezionale” o fuori controllo. L’incidenza osservata rientra nei valori normali per il periodo autunnale. E, soprattutto, non c’è nessun segnale che indichi: * sovraccarico improvviso dei servizi sanitari, * picchi fuori scala, * emergenze atipiche. La difficoltà nasce dal fatto che la sorveglianza è cambiata, e interpreta una platea molto più ampia di sintomi e virus rispetto al passato. PERCHÉ ALLORA CONTINUIAMO A SENTIR PARLARE DI “STAGIONE DRAMMATICA”? Ogni anno la stessa liturgia: si accende la tv e compaiono i soliti virologi da salotto, pronti a prevedere apocalissi che puntualmente non arrivano. Parlano di “picchi”, “ondate”, “stagioni peggiori di sempre”, ma basta aprire i report ufficiali per scoprire che la realtà è molto più modesta delle loro profezie. La verità è semplice: i virus fanno il loro mestiere, i numeri restano nei limiti, ma qualcuno deve pur riempire i palinsesti. Così, mentre si agita lo spauracchio dell’emergenza, il pubblico resta intrappolato in un eterno déjà-vu di allarmi infondati. Forse non servirebbero più esperti in tv, ma più persone disposte a leggere i dati prima di fare terrorismo psicologico perché l’unica ondata reale, quest’anno come sempre, è quella del sensazionalismo travestito da scienza. Nessuno nega che i virus respiratori circolino più intensamente nei mesi freddi. È fisiologico. Ma un conto è raccontare la realtà, un altro è costruire un’emergenza perenne. Oggi i numeri italiani mostrano: * un andamento stagionale tipico, * nessuna impennata anomala, * una circolazione virale composita e nella norma. Per informare le persone non serve gridare alla crisi, ma spiegare — con dati e chiarezza — cosa sta accadendo davvero AsSIS
Appello in solidarietà al Dott. Paolo Bellavite e al Dott. Eugenio Serravalle
Care amiche e cari amici, vi invitiamo a sottoscrivere l’appello a sostegno della libertà di ricerca, di parola e di confronto pluralistico in ambito scientifico, in difesa del diritto di ogni medico e scienziato di esprimere opinioni motivate e basate su prove documentate, senza subire delegittimazioni personali. Il testo integrale dell’appello è riportato di seguito. Vi invitiamo a leggerlo e a diffonderlo affinché sempre più voci si uniscano in questa richiesta di libertà, trasparenza e pluralismo scientifico. Appello in solidarietà del Dott. Paolo Bellavite e del Dott. Eugenio Serravalle Le Associazioni firmatarie esprimono apprezzamento per la recente decisione del Ministro della Salute di rinnovare il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni (NITAG), adottando un’impostazione che riconosce e valorizza il pluralismo delle competenze. Riteniamo che la tutela della salute pubblica richieda un dibattito aperto, inclusivo e basato sulle migliori prove scientifiche disponibili. La discussione deve essere libera, pluralistica e basata su prove documentate, e ogni forma di delegittimazione personale è contraria ai principi etici e ai diritti costituzionali perché va sempre garantita la libertà di ogni professionista di esprimersi nel rispetto della scienza e della propria coscienza. Limitare oggi la voce di chi chiede trasparenza sulla base delle prove scientifiche, mette a rischio il diritto di ogni cittadino a ricevere cure basate su verità rigorose e verificate e indipendenza professionale. Paolo Bellavite e Eugenio Serravalle sono stati etichettati da alcuni come “antiscientifici” per le loro posizioni critiche sulla gestione della pandemia e, in particolare, sui cosiddetti vaccini anti-COVID. Alcuni commentatori si sono arrogati il diritto di decidere cosa sia “scienza” e cosa non lo sia, pronunziando un verdetto senza possibilità di replica. Eppure, i loro curricula e le testimonianze della loro attività clinica dimostrano preparazione, esperienza e contributi reali alla ricerca. La loro “colpa” è aver mantenuto il diritto di porsi domande e di esprimere dubbi in pubblico — proprio ciò che, da sempre, alimenta il progresso e la conoscenza. Etichettare e delegittimare non è scienza: è arbitrio. La scienza non è un dogma, è un metodo che si basa sulla verifica di teorie anche contrapposte: alla fine ‘vince’ chi porta i dati e le prove più valide e forti. Il fondamento del metodo è basato sul dubbio costruttivo e sul confronto delle prove, non su articoli di fede e censure. Di fronte a prove migliori di quelle che possono presentare, Bellavite e Serravalle hanno reso pubblico l’impegno a riconoscerlo pubblicamente, auspicando analoga disponibilità da parte degli interlocutori. In un’epoca in cui decisioni complesse in sanità pubblica devono essere prese talvolta con dati incompleti, è indispensabile che organi come il NITAG siano composti da professionisti con competenze diverse, liberi da condizionamenti e capaci di valutare criticamente ogni prova. Chiediamo che la libertà di ricerca e di parola dei medici e degli scienziati sia garantita, che il dissenso argomentato sia accolto come risorsa e che il pluralismo scientifico venga riconosciuto come condizione necessaria per decisioni equilibrate e trasparenti. La scienza vive solo dove c’è confronto libero. Si può firmare entro venerdì 16 agosto, ore 18:00, inviando una mail all’indirizzo segreteria@assis.it con la vostra adesione.   AsSIS
Quando domina il profitto: gli incentivi vaccinali e la deriva della medicina pubblica
di Eugenio Serravalle | Ago 7, 2025 | Diritti Negli Stati Uniti, una recente inchiesta di Children’s Health Defense ha portato all’attenzione del pubblico un aspetto poco noto della pratica vaccinale pediatrica: l’attribuzione di incentivi economici ai medici per ogni bambino completamente vaccinato entro una certa età. Un pediatra può ricevere fino a 400 dollari per ogni paziente se raggiunge, ad esempio, l’80% di copertura vaccinale nel proprio studio per l’intero panel di vaccini raccomandati. Questa dinamica può apparire estrema o lontana, la domanda da porci oggi è: in Italia esiste forse un modello simile? IL MODELLO AMERICANO È GIÀ REALTÀ ANCHE IN ITALIA In Italia, il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV), attualmente in vigore nella versione 2023-2025, stabilisce obiettivi numerici di copertura vaccinale, imponendo alle Regioni di garantire almeno il 95% di adesione per i vaccini obbligatori e percentuali crescenti per i raccomandati. I livelli essenziali di assistenza (LEA) – stabiliti con DPCM 12 gennaio 2017 – legano strettamente le prestazioni vaccinali agli standard da rispettare per l’erogazione di fondi statali. Inoltre, il Sistema Nazionale di Verifica e Controllo sull’Assistenza Sanitaria (SiVeAS) valuta le performance regionali anche sulla base dei tassi vaccinali. Di conseguenza: * le ASL ricevono finanziamenti legati ai risultati raggiunti; * i dipartimenti di prevenzione sono incentivati economicamente per le coperture ottenute; * in alcune Regioni e aziende sanitarie, sono previsti premi di risultato anche per singoli operatori coinvolti nella campagna vaccinale. Anche se in forma indiretta e distribuita, l’incentivo economico esiste ed è attivo, ed è difficile non notare le analogie con quanto avviene negli Stati Uniti. Nel caso della Regione Toscana, un esempio emblematico, si stabilisce al punto 4.3 dell’AIR (Accordo Integrativo Regionale) del 2001, ancora vigente, che stabilisce che, per le attività connesse alle vaccinazioni – informazione, promozione, acquisizione del consenso informato, somministrazione, registrazione, segnalazione degli inadempienti e recupero – il pediatra ha diritto a due livelli di retribuzione:  Compenso per prestazione: * 15,00 € per ogni atto vaccinale, sia mono che pluri-somministrazione. Premi per obiettivi di copertura (valutati annualmente): * 1.000 € per copertura >95% della terza dose di esavalente * 1.000 € per copertura >95% del morbillo * 1.000 € per copertura >80% del papilloma virus nelle femmine I premi vengono dimezzati in caso di coperture inferiori, e annullati del tutto sotto una certa soglia (es. <92% per esavalente e morbillo). Sono esclusi dal conteggio solo i soggetti irreperibili o con dissenso formale firmato. Tutto regolare, tutto lecito, tutto “in nome della salute pubblica”… ma è davvero etico? IL CONFLITTO DI INTERESSI È SISTEMICO Questi incentivi economici trasformano di fatto il pediatra da consulente sanitario a promotore retribuito della campagna vaccinale, creando una situazione in cui: * l’obiettivo clinico (il benessere del singolo) viene subordinato all’obiettivo statistico (la copertura di massa); * la firma del consenso informato diventa un passaggio obbligato per il pagamento della prestazione; * il recupero degli “inadempienti” – cioè delle famiglie che scelgono legittimamente di non aderire – viene incentivato come parte dell’attività professionale. In tale contesto, il consenso informato perde ogni autenticità: non è più un atto libero e consapevole, ma una condizione necessaria perché il sistema remuneri il medico. E se da un lato l’art. 32 della Costituzione afferma che nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario, dall’altro l’intero impianto normativo e organizzativo lo spinge a farlo “spontaneamente”, ma sotto pressione economica, burocratica, sociale. Questa asimmetria di potere mette le famiglie in una posizione vulnerabile e snatura il rapporto fiduciario con il pediatra, che non può più essere percepito come neutrale, ma come portatore di un interesse economico nel convincere (o forzare) l’adesione. VACCINI SEPARATI: PERCHÉ NON SI POSSONO FARE? E SOPRATTUTTO… CHI CI GUADAGNA? Sempre più genitori chiedono di poter separare i vaccini: un’esigenza legittima, dettata da buon senso e attenzione al benessere del bambino. Eppure, la risposta del sistema è quasi sempre la stessa: “Non si può”. Ma è proprio vero? La legge Lorenzin non ha stabilito obbligo per l’esavalente o per il quadrivalente (MPRV), ma per quelle 10 vaccinazioni.  La circolare 0001174 del 15/01/2018 del Ministero della Salute prevede questa possibilità con lo schema per il recupero dei minori inadempienti agli obblighi vaccinali, introdotto dal Decreto Legge 73/2017. In Italia non sono disponibili vaccini monocomponenti per morbillo, parotite, rosolia, difterite e pertosse. Una scelta strategica, non scientifica. Per epatite B e Haemophilus influenzae B i monovalenti esistono, per cui l’esavalente si potrebbe tecnicamente scomporre in: * un quadrivalente (DTPa + polio) * due monovalenti (epatite B e Hib) per assolvere all’obbligo vaccinale. (i monovalenti contro tetano, poliomielite e varicella sono disponibili) Questa possibilità non viene mai offerta ai genitori, anzi spesso si sostiene che tali vaccini NON ESISTONO! Nel 2011, lo stesso Working Group pediatrico dell’AIFA raccomandava di evitare il vaccino MPRV (morbillo-parotite-rosolia-varicella) per la prima dose perché il rischio di convulsioni febbrili è più che doppio rispetto a MPR + varicella somministrati separatamente. Eppure… la somministrazione separata non è mai la prassi. Nemmeno oggi. Una scelta clinica saggia e prudente è stata trasformata in un’opzione scomoda e raramente praticata. In pratica, il pediatra ha un interesse economico diretto nel non separare, nel non dilazionare, nel non offrire alternative. Ogni genitore che chiede una personalizzazione rischia di abbassare le performance, far saltare gli obiettivi e tagliare i bonus. Questa è una medicina che ha perso la sua anima. Una medicina che premia chi si adegua, non chi riflette. Una sanità che non ascolta le famiglie, ma impone protocolli pensati per fare statistica, non per proteggere la persona. Il consenso informato è stato svuotato. La personalizzazione delle scelte cliniche è scoraggiata. Il dialogo con le famiglie è sostituito da automatismi retribuiti. I vaccini separati “non si possono fare” non per ragioni scientifiche, ma per logiche economiche e organizzative. La salute non è un target e il bambino non è un dato statistico. Il medico non è un esecutore premiato per l’adesione cieca ai piani. Essere medici significa custodire l’integrità della cura, difendere l’autonomia professionale, agire per coscienza, anche quando è scomodo. Tutto il resto è burocrazia che si disinteressa del paziente, è gestione amministrativa mascherata da atto medico, è un’illusione di scientificità piegata alla logica dell’obbedienza. AsSIS
Kostaive® e i rischi ignorati: il vaccino anti-Covid autoreplicante approvato in UE senza risposte fondamentali
Un via libera europeo tra dubbi e silenzi Il 12 febbraio 2025 la Commissione Europea ha approvato Kostaive® (Zapomeran), il primo vaccino contro la COVID-19 basato su tecnologia mRNA autoreplicante (sa-mRNA). Una novità assoluta, capace – sulla carta – di amplificare la produzione della proteina Spike direttamente nelle cellule, in modo più duraturo rispetto ai precedenti vaccini di Pfizer e Moderna. Ma a quattro anni dall’introduzione delle piattaforme mRNA, il bilancio è tutt’altro che rassicurante. Né l’EMA né i governi membri, incluso quello italiano (che ha tempo fino al 23 giugno per opporsi), sembrano aver voluto sollevare dubbi. Eppure, dietro l’apparente entusiasmo, si celano interrogativi inquietanti: contenuto incerto delle fiale, studi preclinici lacunosi, biodistribuzione taciuta, effetti prolungati e ancora poco conosciuti. A Tokyo, durante l’International Crisis Summit 6 tenutosi nel settembre del 2024, questi temi sono stati al centro degli interventi di vari scienziati, tra cui il Dr. Panagis Polykretis , davanti alla Dieta giapponese. Tuttavia, il governo giapponese ha purtroppo ignorato le numerose perplessità riguardo alla sicurezza del vaccino autoreplicante, introducendolo nel sistema sanitario nazionale, nell’ottobre del 2024. In Europa, per il momento, tutto tace e l’immissione in commercio di questo prodotto farmaceutico alquanto controverso rischia di passare inosservata. Contenuto delle fiale: davvero sappiamo cosa viene iniettato? Un recente studio condotto nei laboratori della FDA ha rilevato livelli di DNA plasmidico residuo nelle fiale di vaccini mRNA fino a 470 volte superiori ai limiti consentiti. Ancora più allarmante: sono stati rilevati frammenti di SV40, un virus associato a potenziale oncogenicità. Questo DNA contaminante potrebbe integrarsi nel genoma umano – un’ipotesi che nessuno ha davvero escluso. Inoltre, i processi di produzione frammentano il DNA per tentare di eliminarlo, aumentando invece il rischio d’integrazione nel DNA umano. Senza test specifici di genotossicità, stiamo accettando il principio che “piccoli frammenti” equivalgano a sicurezza, senza prove a sostegno. Spike alterata: cosa viene davvero prodotto nelle cellule? La sostituzione dell’uridina con la N1-metilpseudouridina, ritenuto utile per stabilizzare l’mRNA, può introdurre errori di lettura (frameshift), generando forme aberranti della proteina Spike o sottoprodotti proteici sconosciuti. Lo ha evidenziato uno studio pubblicato su Nature: non sappiamo quali proteine siano effettivamente sintetizzate, né i loro effetti sulle cellule umane. Biodistribuzione sistemica: perché è stata ignorata? Già nel 2021, i documenti interni di Pfizer dimostravano che l’mRNA vaccinale si distribuisce in tutto l’organismo in meno di 48 ore. La stessa EMA lo ha riconosciuto nel suo rapporto di valutazione. Eppure, si è continuato a sostenere che il materiale resti confinato nel muscolo deltoide. Nel frattempo, sono emerse decine di casi clinici che documentano reazioni autoimmuni gravi, tra cui quello tragico di una quattordicenne giapponese deceduta per infiammazione multiorgano due giorni dopo il richiamo vaccinale. Non era prevedibile? Sì, lo era. Ma si è scelto di ignorarlo. mRNA nel latte materno e nella placenta: cosa si sapeva davvero? La presenza di mRNA vaccinale nel latte materno è stata confermata da uno studio del 2023. Eppure, milioni di donne incinte sono state vaccinate senza sapere che il materiale genetico poteva attraversare la placenta e indurre una risposta immunitaria nel feto. Solo in seguito è stato dimostrato – nei topi – che questo è possibile. Un sistema sanitario etico può permettersi di basare scelte così delicate su ipotesi non verificate? Persistenza cellulare: fino a 15 mesi di Spike Un caso clinico recente ha rilevato la proteina spike nelle lesioni cutanee di una paziente 15 mesi dopo l’ultima dose. Questo dato smentisce clamorosamente quanto affermato ancora oggi dall’Istituto Superiore di Sanità, che dichiara che l’mRNA “si degrada in pochi giorni”. Una dichiarazione non supportata da prove scientifiche. Efficacia che svanisce (e talvolta si inverte) Vari studi retrospettivi mostrano un’efficacia calante, fino a diventare negativa. Ciò significa che, in alcuni casi, i vaccinati risultano più esposti all’infezione rispetto ai non vaccinati. In questo scenario, il rischio-beneficio cambia radicalmente – soprattutto per soggetti sani e giovani. Con Kostaive® entriamo nell’era 2.0: e se fosse peggio? Il vaccino autoreplicante Kostaive® introduce ulteriori incognite: * Non conosciamo la dose effettiva di mRNA autoreplicato all’interno dell’organismo. * Non sono stati effettuati studi di farmacocinetica. * Non si esclude una diffusione intercellulare dell’mRNA tramite esosomi, ipotizzando addirittura una potenziale trasmissibilità tra individui tramite secrezioni. Uno studio dell’ISS ha ipotizzato questa possibilità. Nessuna smentita. Nessuna rassicurazione. Il principio di precauzione è sparito? Alla luce di tutto ciò, l’inserimento del Kostaive® nel SSN italiano rappresenta un azzardo. Per questo l’associazione AsSIS ha inviato un’istanza formale a EMA e AIFA, chiedendo l’accesso agli atti, la sospensione dell’autorizzazione e il rispetto del principio di precauzione. L’avvocato Renate Holzeisen ha inoltre presentato ricorso presso la Corte dell’Unione Europea. Nel frattempo, chi solleva dubbi continua a essere delegittimato. Ma la domanda resta: è prudente promuovere un vaccino di nuova generazione, poco studiato, per un virus che oggi ha una letalità minima nella popolazione generale? Domande aperte (in cerca di risposte scientifiche) 1. Qual è l’esatto contenuto molecolare delle fiale vaccinali? 2. Il DNA residuo può interagire con il genoma umano? 3. Quali proteine vengono effettivamente prodotte, e con quali effetti? 4. Dove si distribuisce l’mRNA vaccinale nel corpo? 5. Per quanto tempo continua la produzione di spike? 6. Qual è la reale efficacia del vaccino nel prevenire l’infezione? 7. Qual è l’entità dell’effetto di autoamplificazione dell’mRNA all’interno della cellula e, di conseguenza, quale risulta essere la dose effettiva di mRNA attivo nel caso del vaccino autoreplicante? 8. È stata esclusa la trasmissibilità interumana dell’mRNA tramite esosomi? Porre domande non è un atto antiscientifico. È esattamente l’opposto: è ciò che distingue la scienza dalla propaganda.   Kostaive®: Vaccino autoreplicante COVID e rischi irrisolti Kostaive® (Zapomeran) – vaccino sa-mRNA Approvazione UE: 12 febbraio 2025 * Principali criticità: Contenuto ignoto delle fiale → Contaminazione da DNA plasmidico contenente sequenze dell’oncovirus SV40 → Composizione molecolare non uniforme Spike alterata e proteine anomale → Rischio di sintesi errata per frameshift → Conseguenze cellulari non previste * Biodistribuzione sistemica → Materiale genetico trovato in organi lontani dal sito di iniezione → Miocarditi, infiammazioni multiorgano documentate * Presenza prolungata dell’mRNA → Spike vaccinale sintetizzata nei tessuti anche dopo 15 mesi (indice di prolungata emivita dell’mRNA vaccinale o della sua integrazione nel genoma cellulare) * Dubbi sull’efficacia vaccinale → Protezione temporanea o negativa Nuove incognite con il sa-mRNA → Dose non controllabile → Potenziale trasmissibilità via vescicole extracellulari Conclusione: Richiesta formale da parte di AsSIS di accesso agli atti e ricorso legale in corso. Senza studi completi e indipendenti, introdurre Kostaive® nel SSN è un rischio non giustificato. AsSIS
Disturbi dello spettro autistico (ASD) e disbiosi intestinale
I disturbi dello spettro autistico (ASD) sono un insieme di diverse alterazioni del neurosviluppo che si presentano in modo molto variabile, ma in generale caratterizzati dalla compromissione della comunicazione e dell’interazione sociale e dalla presenza di interessi e comportamenti ristretti e ripetitivi. La prevalenza stimata è di circa 1 su 31 bambini (CDC, 2023) in netto aumento rispetto a 1 su 36 di soli due anni prima. Tra i maschi il tasso è ancora più allarmante: 1 su 20 a livello nazionale in USA, mentre in California, dove i sistemi di tracciamento sono più sofisticati, raggiunge addirittura 1 su 12,5. Fino all’80% dei soggetti con ASD presenta anche sintomi gastrointestinali (GI), spesso associati a disbiosi intestinale. Numerosi studi (sia cross-sectional sia longitudinali) hanno evidenziato alterazioni significative nel microbiota intestinale nei soggetti con ASD rispetto ai controlli neurotipici. Le alterazioni più frequentemente riportate includono riduzione di Bifidobacterium e Prevotella, aumento di Clostridia spp., Desulfovibrio e Bacteroides fragilis e riduzione della diversità alfa e modifiche nella composizione funzionale (es. metabolismo degli acidi grassi a catena corta, SCFA). Studi recenti hanno collegato i Proteobatteri alla modulazione dell’asse intestino-cervello. Queste alterazioni sono associate a un aumento della permeabilità intestinale (“leaky gut”), infiammazione subclinica, e disfunzione della barriera emato-encefalica. L’asse microbiota–intestino–cervello è sempre più riconosciuto come mediatore nella patogenesi di diverse malattie neuropsichiatriche. In ASD, i meccanismi proposti includono: * Attivazione immunitaria cronica (↑ citochine pro-infiammatorie: IL-6, IL-1β, TNF-α) * Alterazioni nella sintesi e nel metabolismo dei neurotrasmettitori (GABA, serotonina, dopamina) * Modulazione epigenetica attraverso metaboliti microbici (SCFA, indoli) * Produzione di metaboliti neurotossici (es. p-cresolo, ammine biogene) Numerosi studi su topi (es. modello MIA – maternal immune activation) hanno dimostrato che: la disbiosi intestinale può indurre comportamenti tipo-autistico nei topi; il trapianto fecale da soggetti con ASD può trasferire fenotipi comportamentali in modelli murini; la modulazione del microbiota (probiotici, prebiotici, antibiotici o trapianto di microbiota fecale) può migliorare i sintomi comportamentali e GI. La disbiosi intestinale rappresenta una componente potenzialmente modulabile nel contesto dell’ASD. Tuttavia, non esistono ad oggi biomarcatori microbiologici o interventi standardizzati validati da trial clinici su larga scala. Servono ulteriori studi randomizzati controllati (RCT) e approcci sistemici (metagenomica, metabolomica, neuroimaging) per validare il ruolo causale e terapeutico del microbiota nei disturbi dello spettro autistico. Un recente studio, frutto di una collaborazione interdisciplinare che ha coinvolto la Scuola Superiore Sant’Anna, la Scuola Normale Superiore (Laboratorio BIO@SNS), l’Università di Pisa, l’Istituto di Neuroscienze del CNR, e il Max Planck Institute di Berlino, pubblicato su Cell Reports, ha evidenziato un legame causale tra disbiosi intestinale e sintomi neurologici nel CDD. Il disturbo da deficit di chinasi ciclina-dipendente di tipo 5 (CDKL5) (CDD) è un’encefalopatia a esordio precoce legata al cromosoma X causata da mutazioni nel gene CDKL5. La prevalenza stimata di questa condizione è compresa tra 1 su 40.000 e 1 su 60.000 nati vivi. I soggetti con CDD presentano gravi ritardi dello sviluppo globale, tra cui encefalopatia epilettica a esordio precoce, disabilità intellettiva, deficit visivi e motori, grave ipotonia, disturbi del sonno e stereotipie manuali. La disbiosi presente in diversi disturbi neuropsichiatrici, nei modelli murini è stata collegata a compromissioni comportamentali e funzionali cerebrali. Utilizzando modelli murini con deficit di CDKL5, i ricercatori hanno osservato che la composizione del microbiota intestinale era significativamente alterata rispetto ai controlli sani, soprattutto nelle fasi precoci dello sviluppo. Le alterazioni del microbiota intestinale contribuiscono alla gravità dei sintomi neurologici nella CDD. Interventi mirati, come la somministrazione di antibiotici per modulare il microbiota, hanno portato a un miglioramento delle risposte neuronali e del comportamento nei modelli affetti. La manipolazione del microbiota intestinale guidata da cocktail di antibiotici (ABX) influenza il fenotipo della microglia nei topi CDKL5 KO. Inoltre, il trapianto del microbiota da topi CDKL5-deficienti a topi sani ha indotto in questi ultimi sintomi neurologici simili, confermando il ruolo attivo della disbiosi nella patogenesi del disturbo, dimostrando che la manipolazione microbica potrebbe rappresentare una strategia innovativa e non invasiva per migliorare i sintomi nei pazienti con CDD. L’ esperimento multi-sito ha evidenziato un’interazione significativa tra il background genetico murino —l’assenza della proteina CDKL5 — e le variabili ambientali, rappresentate da due differenti centri di allevamento situati in aree geografiche distinte, nel modellare la composizione del microbiota intestinale. I risultati ottenuti indicano che, nonostante la componente genetica contribuisca alla definizione del profilo microbico, l’ambiente riveste un ruolo predominante. Questo dato è in linea con precedenti evidenze sperimentali che dimostrano come fattori ambientali, quali dieta, esposizione microbica e condizioni di stabulazione, possano esercitare un’influenza maggiore rispetto alla genetica sull’assetto del microbiota intestinale. Le conclusioni dello studio rafforzano tale concetto, suggerendo che in modelli genetici murini come quello CDKL5-KO, l’ambiente può modulare in maniera sostanziale le caratteristiche microbiche intestinali, potenzialmente influenzando anche i fenotipi neurologici e sistemici associati. AsSIS
La fragile piramide della sicurezza vaccinale: il caso MenQuadfi
Reazioni gravi, controlli inadeguati e un meccanismo che ignora i veri rischi per i bambini. Quando un vaccino viene definito “sicuro”, ci aspettiamo che lo sia davvero, sulla base di studi solidi e indipendenti. Ma cosa accade se a certificare quella sicurezza è un sistema che si regge su confronti fasulli e su un conflitto d’interessi sistemico? Il caso MenQuadfi ci mostra come il castello di carte possa crollare al primo soffio di verità. Recentemente la FDA (l’Agenzia statunitense per gli alimenti e i medicinali) ha approvato in modo a dir poco discutibile il MenQuadfi di Sanofi — un vaccino contro il meningococco di cui abbiamo parlato QUI— per neonati a partire da 6 settimane fino a 2 anni di età. Questa approvazione si è basata su uno studio che ha confrontato MenQuadfi con un altro vaccino antimeningococcico, Menveo. Nel trial, il 5,3% dei bambini vaccinati con MenQuadfi e il 3,6% di quelli con Menveo hanno avuto una reazione avversa grave.   Secondo la definizione della FDA un evento avverso è considerato grave quando l’esito per il paziente è uno dei seguenti:  * Morte * Pericolo per la vita * Ricovero ospedaliero (iniziale o prolungato) * Disabilità o danno permanente * Anomalia congenita / difetto congenito Eppure, poiché queste percentuali sono risultate “simili”, la FDA ha deciso che il prodotto è “sicuro”, dando per scontato che anche Menveo lo sia. Su cosa si basa questa presunta sicurezza di Menveo? Menveo è stato approvato a sua volta sulla base di uno studio che usava il vaccino Menactra come vaccino di confronto. E Menactra? Anch’esso approvato grazie a uno studio che aveva come comparatore Menomune. E Menomune? Neanche questo è mai stato valutato in uno studio controllato con placebo. La cosa ancora più sconcertante è che nel foglietto illustrativo di Menomune viene citato proprio lo studio su Menactra (dove Menomune fungeva da controllo) come base della sua sicurezza. No, non è uno scherzo: non ci sarebbe bisogno di inventarsi nulla, perché la realtà supera ogni immaginazione. Questo è un perfetto esempio di come funziona lo schema piramidale della presunta sicurezza dei vaccini: Menomune fu approvato senza un adeguato studio controllato con placebo, poi usato come controllo per approvare Menactra; Menactra fu usato come controllo per Menveo; e infine Menveo per MenQuadfi. Risultato: uno studio in cui oltre il 5% dei neonati ha una reazione avversa grave con MenQuadfi, e il 3,6% con Menveo, e la FDA dà l’ok. Ciò che rende la faccenda ancora più inquietante è che, consapevole che quei numeri sono tutt’altro che rassicuranti, la FDA chiede a Sanofi di giustificare caso per caso ogni evento avverso grave. Se davvero la FDA fosse stata convinta che il vaccino di controllo fosse sicuro, sarebbe bastato un confronto statistico ma i funzionari della FDA sanno bene che la sicurezza di Menveo è tutta da dimostrare, perché anche Menveo si regge su controlli inadeguati. Così chiedono a Sanofi (cioè proprio l’azienda che cerca l’approvazione e il profitto dal vaccino) di spiegare ogni evento grave. E ovviamente, i ricercatori pagati da Sanofi nei loro rapporti alla FDA giustificano puntualmente ogni caso come “non correlato” al vaccino. La FDA cosa fa? Accetta diligentemente queste conclusioni. Che altro potrebbe fare? Ammettere che Menveo, su cui si basano le autorizzazioni successive, non era sicuro? Che forse sta causando reazioni gravi al 3,6% dei bambini, o anche solo a una parte di essi? Se lo facessero, il castello di carte crollerebbe: Menveo non avrebbe la licenza legittima (e non l’ha), Menactra nemmeno (e non l’ha), e lo stesso vale per Menomune. Il conflitto d’interessi e la parzialità della FDA sono un pericolo reale. Lasciare che sia Sanofi a stabilire se il proprio vaccino ha causato danni è un rischio enorme. Questo intero sistema piramidale, privo di basi solide per un confronto serio, si regge su supposizioni distorte a ogni nuova approvazione. Alla fine, la sicurezza di questi vaccini si fonda su dogmi e ipotesi non verificate. La FDA deve proteggere la propria immagine, e l’industria farmaceutica i propri miliardi di profitti: per questo nessuno si avventura a fare un confronto con un vero comparatore di sicurezza. Perché questo svelerebbe il reale profilo di sicurezza di questi prodotti (che, se guardiamo ai dati più affidabili, potrebbe essere davvero allarmante). QUI il testo dell’articolo originale in inglese tradotto con il consenso dell’autore, AAron Siri, che ringraziamo. AsSIS
Solidarietà al Dottor Eugenio Serravalle: per salvare la libertà di cura, di espressione e di divulgazione scientifica
“Mala tempora currunt”, ovvero “corrono tempi cattivi”. Ma i latini a loro volta aggiungevano: “sed peiora parantur” che significa “ma se ne preparano di peggiori”. E’ proprio quello che è successo recentemente, il 29 giugno, quando il sindaco di Rosignano Marittimo, Claudio Marabotti (eletto lo scorso anno in quota 5 Stelle), ha minacciato di revocare il patrocinio comunale all’Eco Festival della Val di Cecina se fosse salito sul palco dei relatori il dottor Eugenio Serravalle, grande pediatra, medico omeopata e divulgatore scientifico arcinoto a livello nazionale per le sue battaglie per la sana alimentazione, l’agroecologia, la difesa del latte materno, la salutogenesi, la prevenzione primaria, la salute pubblica, la libertà di cura, la libertà di scelta vaccinale, l’ecologia e l’ambiente, contro lo strapotere delle case farmaceutiche e i processi di medicalizzazione della società, oltre ad essere fondatore di AsSIS (Associazione di Studi e Informazione sulla Salute). Laureato in Medicina e Chirurgia a Pisa – Specializzato in Pediatria Preventiva e Puericultura e Patologia Neonatale a Pavia, Serravalle è diplomato in Omeopatia Classica presso la Scuola Omeopatica di Livorno Opera ed esercita come libero professionista presso lo studio privato a Pisa. Consulente e responsabile di progetti di educazione alimentare (Comune di Pisa, Asili nido e scuole materne di Uliveto Terme, Nodica, Calci, Il girotondo e Il Nido d’ape di Pisa), è docente presso l’Accademia di Omeopatia Classica Hahnemaniana di Firenze, relatore in numerose convegni e conferenze sul tema della salute in età pediatrica, oltre ad essere stato collaboratore del magistrato Ferdinando Imposimato sui temi della medicalizzazione della società e dell’ingerenza delle case farmaceutiche nelle politiche sanitarie italiane ai tempi dell’approvazione della Legge Lorenzin (119/2017). Ha collaborato con il Coordinamento del Movimento Italiano per la Libertà di Vaccinazione (Comilva) ed è membro della Commissione Medico-Scientifica Indipendente (CMSi) che si sta occupando di indagare la Covid-19 con un approccio sindemico, rigettando quello riduzionista proposto dalla narrazione ufficiale. Saggista e divulgatore scientifico sui temi della salute e delle vaccinazioni pediatriche, ha scritto numerosissimi saggi come: Bambini Supervaccinati (Edizioni Il leone verde); Tutto quello che occorre sapere prima di vaccinare proprio figlio (Edizioni SI); Vaccinare contro il tetano?; Vaccinare contro il papillomavirus? – (Edizioni Salus Infirmorum); Vaccinazioni: alla Ricerca del Rischio Minore; Coronavirus – COVID-19 —No! Non è andato tutto bene (Editore: Il Leone Verde). Quando un sindaco – rappresentante ufficiale dei principi e dei valori della nostra Carta Costituzionale su cui ha prestato giuramento – utilizza il proprio potere per censurare il diritto di parola di un medico perché non ne condivide il pensiero critico, è sintomo di una sempre più crescente deriva antidemocratica. Chi conosce il dottor Serravalle sa bene che la sua prima passione è la difesa della “verità”, un paladino della difesa del diritto alla salute contro chi la vorrebbe ridurre a mera merce di scambio in nome di profitto, mercato, marketing e business. Basta scorrere i titoli degli articoli inseriti su AsSIS per rendersi conto del suo rigore scientifico che smaschera i conflitti di interesse che si nascondono dietro alcuni vaccini, soprattutto quelli riservati all’età pediatrica. Come ha scritto Serravalle: “Avrei dovuto partecipare al Val di Cecina Eco Festival di Rosignano M.mo, per condividere riflessioni su salute e prevenzione nei bambini – temi che da anni tratto con rigore scientifico e spirito divulgativo. L’incontro è stato annullato a seguito della minaccia del Sindaco di Rosignano di revocare il patrocinio comunale all’evento, qualora io vi avessi preso parte. Così è stato riferito dagli organizzatori. Se questo è davvero accaduto, siamo di fronte a un grave atto di censura, proveniente proprio da quell’Istituzione pubblica che per sua natura e funzione dovrebbe essere garante della libertà, del confronto e dei valori costituzionali. Una forma di censura tanto più preoccupante quanto più sottile: non serve vietare esplicitamente la parola quando si può agire per vie indirette, minacciando, condizionando, scoraggiando. (…) Quando un potere politico decide chi può o non può parlare in uno spazio pubblico sulla base delle sue idee – e non dei suoi atti o della veridicità di ciò che afferma – non è più un garante della democrazia, ma un suo ostacolo. Colpisce, e addolora, che questo bavaglio arrivi da forze politiche che si dichiarano progressiste. Quelle che a parole si ispirano ai valori della partecipazione, della tolleranza, dell’inclusione, dell’onestà intellettuale. Eppure oggi sembrano dire: “Progressisti sì, ma non con chi dissente”. La libertà di parola è universale o non è. Come ammoniva Pier Paolo Pasolini: “La verità non sta in un solo sogno, ma in molti sogni.” E se la verità è fatta di molte voci, allora il silenzio imposto a una di esse non è protezione del bene comune, ma paura della complessità. Ricordava Norberto Bobbio che “Una democrazia senza opposizione è una contraddizione in termini.” Ed è proprio nel riconoscere la legittimità del dissenso che si misura la tenuta di una società civile e democratica. È essenziale vigilare. Non solo per difendere la mia libertà di parola, ma per la libertà di tutti: di chi la pensa come me e di chi non la pensa affatto così. Perché la libertà di espressione non è un favore da concedere, ma un diritto da rispettare. E solo attraverso un dialogo aperto, rispettoso e plurale possiamo costruire una società più giusta, più consapevole e più forte.” Ancora più grave è il fatto che la censura provenga da un sindaco proveniente dal MoVimento 5 Stelle, movimento politico nato nel 2009 ispirandosi agli ideali della decrescita, dell’ambientalismo, dell’anti-corruzione e in critica a tutti quei processi di ingerenza delle multinazionali sul “governo della vita” (per citare il giurista Stefano Rodotà) delle persone e che ne minano l’indipendenza e l’autonomia nell’agire e nello scegliere in libertà soprattutto sui temi della salute, della cura, della libertà di scelta vaccinale e dell’alimentazione. La gravità della decisione del sindaco di Rosignano di censurare un medico della statura del dottor Serravalle, noto in tutta Italia per la sua preparazione e per il suo rigore, sia dal punto di vista scientifico che umano, avrebbe trovato in Beppe Grillo, fondatore del movimento 5 Stelle, un supporter di primissimo piano. “Ma anche questo – come ha scritto la giornalista Patrizia Bardelli – è il segno dei tempi ed anche i 5 Stelle hanno perso evidentemente quella verve e quella indipendenza di pensiero critico che ha fatto del loro fondatore un caso nazionale”. Come ha dichiarato il dottor Serravalle a ToscanaToday: “La libertà di parola non serve per ascoltare chi ci rassicura, ma chi ci sfida. Non si difende quando ci è comoda: si difende quando mette in discussione le nostre certezze. Chi amministra la cosa pubblica dovrebbe onorare la Costituzione, non piegarla al proprio tornaconto o alle convenienze ideologiche. Un patrocinio negato perché qualcuno dissente è un atto di debolezza, non di autorevolezza. Io continuerò a parlare. In piazza, nei libri, nei teatri. Non per polemica, ma perché educare al pensiero critico è un atto d’amore verso la democrazia. E ricordiamolo tutti: Il silenzio degli altri non è libertà, è complicità”. Pubblichiamo la Lettera aperta del dottor Eugenio Serravalle al Sindaco di Rosignano: Egregio Signor Sindaco, ho appreso con dispiacere che la mia partecipazione all’Eco Festival di Val di Cecina è stata annullata, a seguito della Sua decisione – esplicita o implicita – di revocare il patrocinio del Comune in caso di mia presenza. Una scelta che, pur legittima sotto il profilo amministrativo, merita una riflessione pubblica più ampia, alla luce del ruolo istituzionale che Lei ricopre e dei valori che una democrazia matura è chiamata a difendere. L’articolo 21 della nostra Costituzione afferma che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” È una dichiarazione potente, netta, nata dalle macerie del fascismo proprio per garantire che nessuna autorità, neppure la più benintenzionata, possa impedire l’espressione libera del pensiero, anche – e soprattutto – quando quel pensiero è scomodo, minoritario o controcorrente. Negare o condizionare la partecipazione a un evento culturale in base alle opinioni personali di un relatore – per quanto distanti possano essere dalle sue – non è solo una scelta discutibile: è un segnale preoccupante. Significa subordinare il dibattito alla convenienza politica, trasformando il patrocinio pubblico in uno strumento di censura indiretta. In nome di cosa? Del decoro? Della reputazione dell’ente? O, più banalmente, del timore del dissenso? Vorrei ricordare – a Lei e a chi ha deciso con Lei – che la libertà di parola non si difende quando è comoda: si difende proprio quando ci mette alla prova. Scriveva Evelyn Beatrice Hall, riassumendo il pensiero di Voltaire: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo.” Questa è la postura etica che ogni rappresentante delle istituzioni dovrebbe assumere di fronte alle opinioni altrui: non condivisione, ma rispetto; non approvazione, ma garanzia di agibilità. La mia attività, da anni, si basa sullo studio, sull’analisi dei dati scientifici, sull’invito al pensiero critico e sulla promozione della salute attraverso stili di vita consapevoli. Ho certamente espresso visioni non allineate a quelle dominanti, talvolta provocatorie, sempre argomentate e fondate su fonti scientifiche. Questo, in una società viva, dovrebbe essere accolto come una risorsa, non come una minaccia. In un festival che porta nel nome il valore dell’“eco” – ovvero dell’ambiente, della pluralità, del ritorno delle voci – non dovrebbe mai mancare lo spazio per il confronto aperto. Che messaggio riceveranno oggi i giovani, i cittadini, gli educatori, di fronte a questa censura mascherata da patrocinio? Che il dissenso va zittito? Che il pensiero critico deve restare fuori dalle piazze? Che è meglio tacere per non perdere appoggi? Eppure, proprio oggi, in un mondo sempre più conformista e polarizzato, abbiamo bisogno di tornare a educare al dubbio, al confronto, alla responsabilità del pensiero. Non esiste democrazia senza libertà di parola. Non esiste comunità sana senza la possibilità di ascoltare voci diverse. Signor Sindaco, questa lettera non è un atto di polemica, ma un appello: difendere la libertà di espressione non è un favore che si concede, è un dovere che si onora. Non per me, ma per la dignità della nostra Costituzione e per il futuro del pensiero libero nel nostro Paese. Cordialmente, Eugenio Serravalle Medico, pediatra e cittadino Lorenzo Poli