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Comitato di Scopo per la Tutela della Salute Pubblica chiede la revoca della nomina di Matteo Bassetti al MUR
Ripubblichiamo di seguito il comunicato stampa del Comitato di Scopo per la Tutela della Salute Pubblica per la revoca della nomina di Matteo Bassetti al MUR e il testo della petizione lanciata. A tal proposito non possiamo che condividere le parole di AsSIS sulla petizione: “Abbiamo forti preoccupazioni riguardo la nomina del Prof. Matteo Bassetti ai vertici del gruppo di lavoro per la ricerca pubblica. Una decisione che suona come una provocazione: mentre si parla di trasparenza e indipendenza della scienza, si affida la regia dei fondi pubblici a chi è simbolo di conflitto d’interessi e comunicazione faziosa. È una questione che va oltre la persona: riguarda la credibilità stessa della ricerca italiana, la fiducia dei cittadini e il confine — oggi sempre più sottile — tra scienza e marketing. La petizione del Comitato chiede la revoca immediata della nomina, per restituire dignità, rigore e pluralità alla ricerca pubblica.”   “VERGOGNA E CONFLITTO D’INTERESSI”: IL COMITATO PER LA TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA CHIEDE LA REVOCA DELLA NOMINA DI MATTEO BASSETTI Milano, 12 Novembre 2025 – Il Comitato di Scopo per la Tutela della Salute Pubblica che rappresenta una vasta coalizione di centinaia di associazioni e comitati, annuncia oggi il lancio di una petizione nazionale indirizzata al Ministro dell’Università e della Ricerca per richiedere la revoca immediata della nomina del Prof. Matteo Bassetti a presidente del nuovo gruppo di lavoro che definirà i criteri dei bandi pubblici di ricerca competitiva. Il Comitato denuncia questa nomina come un “insulto alla scienza e alla coscienza civile” e un grave rischio per l’indipendenza della ricerca pubblica in Italia. I TRE PUNTI DI CONTESTAZIONE La petizione si fonda su tre pilastri principali di contestazione: 1. Grave CONFLITTO d’Interessi: La posizione del Prof. Bassetti, data la sua nota rete di rapporti con l’industria farmaceutica a vario titolo, risulta incompatibile con il ruolo di arbitro che deciderà sull’allocazione di milioni di euro di fondi pubblici. Il Comitato paventa il rischio di una “sudditanza della ricerca italiana agli interessi privati”. 2. Diffusione di Informazioni NON Scientifiche: Viene contestato l’uso dei canali mediatici e social per la diffusione di affermazioni prive di solido fondamento scientifico, come dimostrato dalle smentite di recenti dichiarazioni sul rapporto tra Covid/Influenza e rischio infarto. 3. Intolleranza al DISSENSO: Si condanna l’atteggiamento aggressivo e il linguaggio denigratorio (“dementi“) utilizzato dal Prof. Bassetti contro colleghi, medici e cittadini che hanno espresso posizioni critiche o richiesto un confronto aperto sui temi sanitari. “Non possiamo permettere che la guida etica e finanziaria della ricerca pubblica venga affidata a chi ha fatto della propaganda e dell’arroganza il proprio marchio distintivo,” dichiara dott. Eugenio Serravalle. “L’Università e la Ricerca devono essere il tempio del rigore, della pluralità e dell’onestà intellettuale.” LA RICHIESTA UFFICIALE Il Comitato chiede al Ministero: * La revoca immediata della nomina del Prof. Matteo Bassetti. * L’adozione di criteri rigorosi di trasparenza e indipendenza per tutte le future nomine in posizioni di responsabilità nella ricerca nazionale. L’obiettivo è garantire una ricerca libera, etica e al servizio della verità, non delle lobby.   Testo della petizione: Nomina Bassetti (MUR): Un insulto alla SCIENZA e alla FORMAZIONE! Chi stabilisce i bandi di ricerca deve garantire rigore e indipendenza. Bassetti è simbolo di conflitto d’interessi e arroganza mediatica. La ricerca merita trasparenza.  Chi decide i fondi della ricerca deve rappresentare rigore, indipendenza e apertura al confronto — non chi è divenuto simbolo di arroganza mediatica e conflitto d’interessi. PERCHE’ QUESTA NOMINA E’ INACCETTABILE: 1) Conflitti d’interesse e opacità Da anni Bassetti intrattiene rapporti con l’industria farmaceutica, partecipa a convegni sponsorizzati e interviene nei media come “esperto” senza dichiarare in modo trasparente le sue relazioni economiche. Ora, come presidente di un gruppo che decide a chi andranno milioni di euro pubblici, dovrebbe essere il primo a garantire INDIPENDENZA e TRASPARENZA. Invece, il rischio evidente è che la ricerca italiana finisca ancora una volta sotto l’influenza dei grandi interessi privati. 2) Dichiarazioni senza prove scientifiche Negli ultimi anni Bassetti ha più volte diffuso sui social affermazioni prive di fondamento, trasformando i canali di comunicazione in palcoscenici personali. Ultimo esempio: ha sostenuto che “l’influenza o il Covid aumentano il rischio di infarto di 3-5 volte” — una frase smentita da cardiologi e studi clinici, poiché non supportata da prove scientifiche. La divulgazione non può diventare propaganda, e la semplificazione non può sostituire il metodo scientifico. 3) Aggressività e intolleranza verso il dissenso Ha definito “dementi” coloro che mettevano in discussione i vaccini e ha invocato “i carabinieri a casa dei non vaccinati”. Ha spesso screditato e deriso pubblicamente medici e ricercatori che chiedevano un confronto aperto. È questa la persona chiamata a decidere chi potrà fare ricerca in Italia? 4) La scienza non è proprietà di chi grida più forte L’università e la ricerca devono essere il tempio del dubbio e del rigore, non la vetrina di chi usa i social come pulpito e la paura come strumento di potere. La nomina di Bassetti rappresenta una deriva autoritaria e culturale: premiare chi ha diffuso semplificazioni e disprezzo, mentre si esclude chi chiede confronto e verità. Chiediamo La revoca immediata della nomina di Matteo Bassetti. L’adozione di criteri chiari di trasparenza e indipendenza per tutte le cariche pubbliche nella ricerca. Per una ricerca libera, etica e al servizio della verità La scienza appartiene ai cittadini, non alle lobby. Alla base di ogni progresso ci sono libertà, pluralità e onestà intellettuale — non arroganza e propaganda. FIRMA ORA Difendiamo insieme la dignità della ricerca pubblica e la libertà di pensiero scientifico.   Ulteriori informazioni: Censurata la petizione contro la nomina di Bassetti al ministero Nel novembre 2024, l’Associazione Liberi Specializzandi chiese la segnalazione di Matteo Bassetti all’Ordine dei Medici Redazione Italia
Il vero problema non è l’influenza, ma è come la raccontano
Ogni autunno riparte la stessa narrazione: “Stagione influenzale durissima in arrivo”, “Pronto soccorso a rischio collasso”, “Situazione mai vista”. Ma quando si va a guardare i dati reali della sorveglianza nazionale, l’immagine che emerge è molto meno drammatica anzi: spesso è semplicemente stagionale. Il nuovo bollettino RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) — il sistema che monitora le infezioni respiratorie in Italia — ci permette di capire cosa sta davvero accadendo. UNA PREMESSA: CONFRONTARE LE STAGIONI È DIVENTATO PIÙ DIFFICILE Fino a pochi anni fa l’Italia, come molti Paesi europei, monitorava la ILI (Influenza-Like Illness): la “sindrome simil-influenzale”, cioè l’insieme di sintomi che somigliano all’influenza, indipendentemente dal virus responsabile. ILI include sintomi come: * febbre improvvisa * tosse * malessere generale * dolori muscolari Era, di fatto, una definizione ristretta: l’attenzione era quasi totalmente sull’influenza. Con la pandemia è cambiato tutto. È stato introdotto il concetto di ARI (Acute Respiratory Infections), cioè infezioni respiratorie acute, molto più ampio e inclusivo. ARI comprende: * raffreddori comuni * faringiti * bronchiti * influenza * COVID-19 * rinovirus * virus parainfluenzali * RSV …e qualsiasi altra infezione respiratoria con tosse, febbre o disturbi delle alte vie. Tradotto: La base di ciò che monitoriamo è completamente diversa rispetto al passato. Per questo non ha senso fare confronti diretti con le stagioni precedenti: stiamo misurando qualcosa di più ampio e più eterogeneo. Ed è una differenza che andrebbe spiegata chiaramente anche al pubblico — invece di usare questi numeri per creare ansia. COSA DICONO DAVVERO I DATI ISS DI QUESTA STAGIONE Nell’ultimo bollettino (settimana 44, fine ottobre–inizio novembre): * l’incidenza totale delle ARI è 7,28 casi per 1000 assistiti, in leggera diminuzione rispetto alla settimana precedente; * il valore più alto è, come sempre, nei bambini 0–4 anni (circa 21 casi per 1000 assistiti), un dato tipico dell’inizio dell’autunno; * la positività ai virus influenzali resta bassa; * tra i virus identificati, prevalgono rhinovirus, parainfluenzali, SARS-CoV-2 e, in misura minore, Virus Respiratorio Sinciziale. Nulla che assomigli all’inizio di una stagione “eccezionale” o fuori controllo. L’incidenza osservata rientra nei valori normali per il periodo autunnale. E, soprattutto, non c’è nessun segnale che indichi: * sovraccarico improvviso dei servizi sanitari, * picchi fuori scala, * emergenze atipiche. La difficoltà nasce dal fatto che la sorveglianza è cambiata, e interpreta una platea molto più ampia di sintomi e virus rispetto al passato. PERCHÉ ALLORA CONTINUIAMO A SENTIR PARLARE DI “STAGIONE DRAMMATICA”? Ogni anno la stessa liturgia: si accende la tv e compaiono i soliti virologi da salotto, pronti a prevedere apocalissi che puntualmente non arrivano. Parlano di “picchi”, “ondate”, “stagioni peggiori di sempre”, ma basta aprire i report ufficiali per scoprire che la realtà è molto più modesta delle loro profezie. La verità è semplice: i virus fanno il loro mestiere, i numeri restano nei limiti, ma qualcuno deve pur riempire i palinsesti. Così, mentre si agita lo spauracchio dell’emergenza, il pubblico resta intrappolato in un eterno déjà-vu di allarmi infondati. Forse non servirebbero più esperti in tv, ma più persone disposte a leggere i dati prima di fare terrorismo psicologico perché l’unica ondata reale, quest’anno come sempre, è quella del sensazionalismo travestito da scienza. Nessuno nega che i virus respiratori circolino più intensamente nei mesi freddi. È fisiologico. Ma un conto è raccontare la realtà, un altro è costruire un’emergenza perenne. Oggi i numeri italiani mostrano: * un andamento stagionale tipico, * nessuna impennata anomala, * una circolazione virale composita e nella norma. Per informare le persone non serve gridare alla crisi, ma spiegare — con dati e chiarezza — cosa sta accadendo davvero AsSIS
Appello in solidarietà al Dott. Paolo Bellavite e al Dott. Eugenio Serravalle
Care amiche e cari amici, vi invitiamo a sottoscrivere l’appello a sostegno della libertà di ricerca, di parola e di confronto pluralistico in ambito scientifico, in difesa del diritto di ogni medico e scienziato di esprimere opinioni motivate e basate su prove documentate, senza subire delegittimazioni personali. Il testo integrale dell’appello è riportato di seguito. Vi invitiamo a leggerlo e a diffonderlo affinché sempre più voci si uniscano in questa richiesta di libertà, trasparenza e pluralismo scientifico. Appello in solidarietà del Dott. Paolo Bellavite e del Dott. Eugenio Serravalle Le Associazioni firmatarie esprimono apprezzamento per la recente decisione del Ministro della Salute di rinnovare il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni (NITAG), adottando un’impostazione che riconosce e valorizza il pluralismo delle competenze. Riteniamo che la tutela della salute pubblica richieda un dibattito aperto, inclusivo e basato sulle migliori prove scientifiche disponibili. La discussione deve essere libera, pluralistica e basata su prove documentate, e ogni forma di delegittimazione personale è contraria ai principi etici e ai diritti costituzionali perché va sempre garantita la libertà di ogni professionista di esprimersi nel rispetto della scienza e della propria coscienza. Limitare oggi la voce di chi chiede trasparenza sulla base delle prove scientifiche, mette a rischio il diritto di ogni cittadino a ricevere cure basate su verità rigorose e verificate e indipendenza professionale. Paolo Bellavite e Eugenio Serravalle sono stati etichettati da alcuni come “antiscientifici” per le loro posizioni critiche sulla gestione della pandemia e, in particolare, sui cosiddetti vaccini anti-COVID. Alcuni commentatori si sono arrogati il diritto di decidere cosa sia “scienza” e cosa non lo sia, pronunziando un verdetto senza possibilità di replica. Eppure, i loro curricula e le testimonianze della loro attività clinica dimostrano preparazione, esperienza e contributi reali alla ricerca. La loro “colpa” è aver mantenuto il diritto di porsi domande e di esprimere dubbi in pubblico — proprio ciò che, da sempre, alimenta il progresso e la conoscenza. Etichettare e delegittimare non è scienza: è arbitrio. La scienza non è un dogma, è un metodo che si basa sulla verifica di teorie anche contrapposte: alla fine ‘vince’ chi porta i dati e le prove più valide e forti. Il fondamento del metodo è basato sul dubbio costruttivo e sul confronto delle prove, non su articoli di fede e censure. Di fronte a prove migliori di quelle che possono presentare, Bellavite e Serravalle hanno reso pubblico l’impegno a riconoscerlo pubblicamente, auspicando analoga disponibilità da parte degli interlocutori. In un’epoca in cui decisioni complesse in sanità pubblica devono essere prese talvolta con dati incompleti, è indispensabile che organi come il NITAG siano composti da professionisti con competenze diverse, liberi da condizionamenti e capaci di valutare criticamente ogni prova. Chiediamo che la libertà di ricerca e di parola dei medici e degli scienziati sia garantita, che il dissenso argomentato sia accolto come risorsa e che il pluralismo scientifico venga riconosciuto come condizione necessaria per decisioni equilibrate e trasparenti. La scienza vive solo dove c’è confronto libero. Si può firmare entro venerdì 16 agosto, ore 18:00, inviando una mail all’indirizzo segreteria@assis.it con la vostra adesione.   AsSIS
La fragile piramide della sicurezza vaccinale: il caso MenQuadfi
Reazioni gravi, controlli inadeguati e un meccanismo che ignora i veri rischi per i bambini. Quando un vaccino viene definito “sicuro”, ci aspettiamo che lo sia davvero, sulla base di studi solidi e indipendenti. Ma cosa accade se a certificare quella sicurezza è un sistema che si regge su confronti fasulli e su un conflitto d’interessi sistemico? Il caso MenQuadfi ci mostra come il castello di carte possa crollare al primo soffio di verità. Recentemente la FDA (l’Agenzia statunitense per gli alimenti e i medicinali) ha approvato in modo a dir poco discutibile il MenQuadfi di Sanofi — un vaccino contro il meningococco di cui abbiamo parlato QUI— per neonati a partire da 6 settimane fino a 2 anni di età. Questa approvazione si è basata su uno studio che ha confrontato MenQuadfi con un altro vaccino antimeningococcico, Menveo. Nel trial, il 5,3% dei bambini vaccinati con MenQuadfi e il 3,6% di quelli con Menveo hanno avuto una reazione avversa grave.   Secondo la definizione della FDA un evento avverso è considerato grave quando l’esito per il paziente è uno dei seguenti:  * Morte * Pericolo per la vita * Ricovero ospedaliero (iniziale o prolungato) * Disabilità o danno permanente * Anomalia congenita / difetto congenito Eppure, poiché queste percentuali sono risultate “simili”, la FDA ha deciso che il prodotto è “sicuro”, dando per scontato che anche Menveo lo sia. Su cosa si basa questa presunta sicurezza di Menveo? Menveo è stato approvato a sua volta sulla base di uno studio che usava il vaccino Menactra come vaccino di confronto. E Menactra? Anch’esso approvato grazie a uno studio che aveva come comparatore Menomune. E Menomune? Neanche questo è mai stato valutato in uno studio controllato con placebo. La cosa ancora più sconcertante è che nel foglietto illustrativo di Menomune viene citato proprio lo studio su Menactra (dove Menomune fungeva da controllo) come base della sua sicurezza. No, non è uno scherzo: non ci sarebbe bisogno di inventarsi nulla, perché la realtà supera ogni immaginazione. Questo è un perfetto esempio di come funziona lo schema piramidale della presunta sicurezza dei vaccini: Menomune fu approvato senza un adeguato studio controllato con placebo, poi usato come controllo per approvare Menactra; Menactra fu usato come controllo per Menveo; e infine Menveo per MenQuadfi. Risultato: uno studio in cui oltre il 5% dei neonati ha una reazione avversa grave con MenQuadfi, e il 3,6% con Menveo, e la FDA dà l’ok. Ciò che rende la faccenda ancora più inquietante è che, consapevole che quei numeri sono tutt’altro che rassicuranti, la FDA chiede a Sanofi di giustificare caso per caso ogni evento avverso grave. Se davvero la FDA fosse stata convinta che il vaccino di controllo fosse sicuro, sarebbe bastato un confronto statistico ma i funzionari della FDA sanno bene che la sicurezza di Menveo è tutta da dimostrare, perché anche Menveo si regge su controlli inadeguati. Così chiedono a Sanofi (cioè proprio l’azienda che cerca l’approvazione e il profitto dal vaccino) di spiegare ogni evento grave. E ovviamente, i ricercatori pagati da Sanofi nei loro rapporti alla FDA giustificano puntualmente ogni caso come “non correlato” al vaccino. La FDA cosa fa? Accetta diligentemente queste conclusioni. Che altro potrebbe fare? Ammettere che Menveo, su cui si basano le autorizzazioni successive, non era sicuro? Che forse sta causando reazioni gravi al 3,6% dei bambini, o anche solo a una parte di essi? Se lo facessero, il castello di carte crollerebbe: Menveo non avrebbe la licenza legittima (e non l’ha), Menactra nemmeno (e non l’ha), e lo stesso vale per Menomune. Il conflitto d’interessi e la parzialità della FDA sono un pericolo reale. Lasciare che sia Sanofi a stabilire se il proprio vaccino ha causato danni è un rischio enorme. Questo intero sistema piramidale, privo di basi solide per un confronto serio, si regge su supposizioni distorte a ogni nuova approvazione. Alla fine, la sicurezza di questi vaccini si fonda su dogmi e ipotesi non verificate. La FDA deve proteggere la propria immagine, e l’industria farmaceutica i propri miliardi di profitti: per questo nessuno si avventura a fare un confronto con un vero comparatore di sicurezza. Perché questo svelerebbe il reale profilo di sicurezza di questi prodotti (che, se guardiamo ai dati più affidabili, potrebbe essere davvero allarmante). QUI il testo dell’articolo originale in inglese tradotto con il consenso dell’autore, AAron Siri, che ringraziamo. AsSIS