
Comunicazione politica e dimensione umana nell’era dell’algoritmo. Seminario a Cuba.
Pressenza - Saturday, October 18, 2025Si sono conclusi ieri, 17 ottobre 2025, all’Avana, Cuba, i lavori del III Incontro Internazionale delle Riviste Teoriche della Sinistra, uno spazio di relazione e approfondimento che coinvolge le pubblicazioni teoriche del campo della sinistra, delle forze democratiche avanzate, progressiste, marxiste, e che si propone di attrezzare il lavoro politico e culturale e sviluppare il coordinamento, orientato all’azione, delle riviste politico-culturali soprattutto nella direzione di tre grandi obiettivi di iniziativa: contro il fascismo, il neofascismo e il tecnofascismo; contro la guerra ibrida e comunicazionale, la guerra di “quinta generazione”; e, in definitiva, contro ogni forma di colonialismo culturale. Ricchissimo il programma della tre giorni, tra seminari, conferenze magistrali, tavoli di lavoro; tre in particolare: la “battaglia delle idee” nell’era digitale; la teoria rivoluzionaria di fronte alle nuove sfide e al fascismo di tipo nuovo; l’intelligenza artificiale in relazione alle lotte dei movimenti di progresso e di trasformazione. Quest’ultimo ha trovato poi una sua declinazione specifica nel trattare della “Comunicazione politica nell’era dell’algoritmo”, intorno a tre assi tematici (pensiero critico; mobilitazione digitale; e sovranità tecnologica), fornendo, nell’ampia relazione magistrale di Miguel Pérez Pirela, filosofo, scrittore ed esperto di comunicazione e nuovi media, alcuni spunti di notevole interesse, sia, in generale, per l’impegno della comunicazione in prospettiva emancipatrice e trasformatrice, sia, in particolare, nel senso del «giornalismo di pace».
Il punto di partenza, secondo Pérez Pirela, è la “conquista dell’attenzione”: il campo di battaglia comunicazionale attuale è proprio la conquista dell’attenzione, e questa contesa si svolge nella forma di una disputa per i 7 secondi, vale a dire, l’attuale durata media dell’attenzione – sette secondi. Questo è il punto da cui partire per individuare i fattori che sono alla base della logica comunicazionale (e mediatica) dominante: espansionismo, imperialismo, neofascismo e, in definitiva, suprematismo; sono, al tempo stesso, gli elementi che permettono di esercitare una vera e propria “dittatura dell’attenzione”, perché intorno a queste categorie si cattura, si monopolizza e si polarizza l’attenzione pubblica, esercizio nel quale la destra politica e mediatica è maestra, nonché gli elementi che consentono di monopolizzare la comunicazione, ambito nel quale, tra gli altri, il presidente statunitense, Donald Trump, è campione, come dimostra il fatto che catalizza l’attenzione su di sé e tutti sono portati a parlare di ciò che dice e ciò che fa. Occorre ribellarsi a tale stato di cose – ma come, e con quale efficacia? La nuova logica mediatica non passa più per le dichiarazioni ufficiali, ma per comunicazioni (30 secondi) brevi e messaggi (7 secondi) ancora più brevi, un tweet o un reel; la dimensione mediatica che fa da sfondo a questa logica mediatica è la virtualità, lo spazio virtuale (l’ecosistema virtuale, lo spazio online, i social media, la messaggistica istantanea, le varie e diverse applicazioni dell’intelligenza artificiale generativa).
Viene dunque meno l’oggettività perché i fatti stessi contano sempre meno (e non è un fattore di poco conto, sia dal punto di vista deontologico, in merito alla qualità e all’affidabilità dell’informazione, sia dal punto di vista politico, dal momento che, ad esempio, il pensiero-prassi della sinistra, basato sulla dinamica di struttura e sovrastruttura, si basa propriamente su contenuti fattuali, sulla materialità delle condizioni di vita, sulla realtà, è cioè un pensiero-prassi del reale e della sua trasformazione). Così, la narrazione sostituisce il fatto e si fa punta di diamante del discorso dominante, delle diverse forme di suprematismo. Si dipana, così, un vero e proprio “doppio fronte”: la dittatura dell’attenzione sostenuta dalla dittatura dell’algoritmo. Dunque, se questo è vero, il problema non è (solo) tecnico ma (soprattutto) politico, perché non riguarda in particolare la definizione dell’algoritmo e il calcolo dei dati, ma, eminentemente, la riduzione dell’umanità e il ridimensionamento del fattore umano, accompagnati in particolare, in questo campo, da una vera e propria analfabetizzazione di massa (immediatezza di testi e immagini; assenza di approfondimento e di argomentazione; uso di forme grafiche elementari anziché di esposizioni logiche articolate, al limite, stickers anziché parole). Tende sempre più a decadere, di conseguenza, la funzione intellettuale fondamentale, vale a dire l’associazione, pertinente ed efficace, della parola alla cosa. È anche un disegno politico, in definitiva, al tempo stesso profondamente anti-progressista e intrinsecamente anti-umanista. Vanno quindi rimesse al centro la «dimensione propriamente umana dell’umano» e la questione fondamentale della liberazione umana; occorrono mezzi di comunicazione – e approcci alla comunicazione – umanizzanti. La missione della sinistra in questo campo, se può essere racchiusa in due sole parole, è proprio quella della emancipazione umana e dell’avanzamento dei popoli.
Che fare, dunque? Se è vero che «riscattare la dimensione dell’umanità è un salvacondotto per la libertà», occorre attivare strumenti propriamente umani: leggere e scrivere; conoscere e argomentare; difendere la pace e i diritti umani, come “tutti i diritti umani per tutti e per tutte”; porre gli strumenti della tecnologia al servizio dell’umanità. Difendere, in sostanza, le conquiste dell’umanità, comunicazione umana, democrazia, welfare, relazioni, stato sociale e giustizia sociale, dignità e libertà. In pratica: creare un vero e proprio “ecosistema di comunicazione”; formare “nostre” reti sociali e reti di integrazione; potenziare la literacy, l’educazione letteraria, umanistica, scientifica, su base umana; sviluppare conoscenze, capacità, competenze; attrezzare una propria “sovranità tecnologica”, con un ruolo cruciale, in questo senso, della Repubblica popolare cinese e delle reti di integrazione del Sud Globale, non ultimi i Brics. Il tutto per un progetto che, appunto, non è algoritmico, ma politico, proprio perché riguarda e interessa profondamente lo spazio dell’umanità e delle relazioni.
Riferimenti:
Unesco, What you need to know about literacy, 05.09.2025: https://www.unesco.org/en/literacy/need-know
Johann Rossi Mason, La dittatura dell’attenzione: come l’inquinamento cognitivo sta saturando la nostra mente, Huffington Post, 27.01.2025:
Madeleine Sautié Rodríguez, Fidel e la cultura, l’eterna battaglia, Granma, 11.08.2025:
https://it.granma.cu/cultura/2025-08-11/fidel-e-la-cultura-leterna-battaglia