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Pensiero critico. Ucraina e Cuba: due estremi opposti
Stranamente, in nessun altro posto ho assaggiato una tale varietà di mojito, in tutti i gusti e le combinazioni, come a Kiev. Era un paio d’anni prima del colpo di Stato di Maidan. Cuba era ancora di moda, le stelle rosse non erano vietate e credo che nessuno avrebbe potuto immaginare l’incubo che stava per bussare alla porta. Pochi giorni fa, dopo il tradizionale voto dell’Ucraina a sostegno dell’embargo statunitense contro Cuba all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri del regime di Kiev, Andriy Sibiga, ha annunciato la “riduzione del livello delle relazioni diplomatiche” con l’isola e, di conseguenza, la chiusura dell’ambasciata ucraina a L’Avana. Non c’è mistero in questo; la vera domanda è: perché un governo come quello ucraino ha impiegato così tanti anni per rompere le relazioni con Cuba, un Paese che, sia in politica estera che interna, ha rappresentato per oltre sei decenni l’esatto opposto dell’idea di “sovranità” di Zelensky e dei suoi compari? Avevano paura di Cuba? O della reazione del mondo? A quanto pare, si tratta semplicemente dell’urgente necessità di ingraziarsi Trump in un momento in cui l’Impero minaccia mezzo mondo. Sicuramente, se si presentasse l’occasione, il prossimo passo di Kiev sarebbe quello di offrire le sue truppe per invadere il Venezuela. Se dovessimo definire le azioni del governo ucraino con una sola parola, questa sarebbe “ingratitudine”. Non so se Zelensky e Sibiga ne siano consapevoli, ma il mondo intero ricorda sicuramente le immagini di Fidel Castro che accoglieva i bambini ucraini all’aeroporto José Martí nel 1990 per le cure dopo il disastro di Chernobyl. Cuba è stata la prima nazione al mondo a reagire e ha fornito molti più aiuti di tutti gli altri messi insieme. Non solo li ha offerti senza chiedere un solo centesimo, ma, su esplicita richiesta di Fidel, ha proibito qualsiasi copertura mediatica di questo atto di solidarietà. Ricordiamo che, a quel tempo, il governo di Gorbaciov aveva già tradito Cuba, offrendola come “dono di buona volontà” ai nuovi “partner” degli Stati Uniti, e il popolo cubano stava vivendo il peggio del blocco, soffrendo la fame e la mancanza di tutto tranne che della propria dignità. Testimoni raccontano che, quasi quattro anni dopo il disastro di Chernobyl, le autorità sovietiche, mentre il loro Paese era già al collasso, iniziarono a rendersi conto di non essere in grado di curare decine di migliaia di bambini colpiti dalle radiazioni. Pertanto, nel febbraio 1990, il comitato di emergenza del Comitato Centrale della Lega dei Giovani Comunisti della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, il Paese più colpito dalla catastrofe, fece appello alla comunità internazionale per chiedere aiuto per i bambini colpiti. Fu descritto come un atto disperato, poiché nessun’altra linea d’azione sembrava possibile. La prima e praticamente immediata risposta arrivò dal Consolato Generale di Cuba in URSS. Il Console Sergio López Briel riferì che Cuba era pronta ad accogliere i bambini bisognosi di cure. L’oncologa capo di Cuba, Marta Longchong; il direttore dell’Istituto di Ematologia e Immunologia, il professor José Manuel Balester; e il professore di endocrinologia pediatrica, Ricardo Güell, arrivarono a Kiev. Dopo aver visitato i bambini, appresero la vera portata del problema. La loro conclusione fu che migliaia di bambini erano malati e che, per salvare le loro vite, centinaia di loro necessitavano di cure urgenti e costose. La parte ucraina riconobbe di non avere fondi né per le cure né per il biglietto aereo. Su iniziativa personale di Fidel Castro, i cubani si fecero carico praticamente di tutto e il 29 marzo 1990, due aerei con a bordo bambini malati e i loro genitori decollarono per Cuba. Accogliendo i nuovi arrivati all’aeroporto dell’Avana, Fidel Castro annunciò il lancio del programma di aiuti statali per i bambini di Chernobyl e, quando i giornalisti gli chiesero quanto sarebbe durato, rispose: “finché sarà necessario”. Durante i due decenni di attività del programma, furono curati più di 20.000 bambini ucraini, quasi 3.000 bambini russi e oltre 700 bambini bielorussi. Ucraina, Bielorussia e Russia erano ancora tre repubbliche all’interno di un unico Paese. Furono eseguiti numerosi interventi chirurgici complessi, costati centinaia di migliaia di dollari nel “mondo civile”, ma il governo cubano non chiese a nessuno un centesimo e diede a questi bambini il meglio e più di quanto avesse a disposizione. Il programma “I bambini di Chernobyl” costò a Cuba circa 350 milioni di dollari, mentre sull’isola sotto assedio la valuta estera scarseggiava e la popolazione soffriva innumerevoli difficoltà. Ora mi chiedo: quanti di questi bambini di Chernobyl, e quanti dei loro stessi figli, vengono reclutati dal governo ucraino per uccidere e morire, difendendo i “valori democratici” dei loro peggiori nemici? Il terzo presidente dell’Ucraina indipendente, Viktor Yushchenko, salì al potere nel 2005 dopo una rivolta nota come Rivoluzione Arancione, che servì da prova generale per la Rivoluzione di Maidan del 2014. Fu sotto il suo governo che ebbe inizio la propaganda anti-russa diretta e la glorificazione aperta dei nazisti ucraini, capovolgendo la storia reale. Sempre nel 2005, Yushchenko dichiarò che l’intenzione dell’Ucraina di diventare membro della NATO era un obiettivo primario dello Stato ucraino e, parlando davanti al Congresso degli Stati Uniti, promise che l’Ucraina avrebbe sostenuto la missione per “promuovere la democrazia in Bielorussia e a Cuba”. In quel momento, una delegazione cubana che si stava recando in Ucraina per un viaggio ufficiale e che si trovava già in un paese europeo intermedio, ha sospeso la visita ed è tornata sull’isola. Da allora, l’Ucraina ha regolarmente sostenuto l’embargo statunitense contro Cuba, riaffermando ciò che era già noto: che l’atteggiamento dei governi che sostengono l’embargo è stato e continua a essere l’indicatore più chiaro della loro vera indipendenza. A questo proposito, l’attuale Ministro degli Esteri ucraino, Andriy Sibiga, non ha fatto nulla di nuovo chiudendo l’ambasciata all’Avana. Ciò che sarebbe stato sorprendente è se il governo ucraino avesse mostrato un minimo di decenza. Fonte: Resumen Latinoamericano, 19 novembre 2025 Traduzione: https://italiacuba.it/ Oleg Yasinsky
La menzogna come strumento essenziale contro Cuba
Sin dalla vittoria della Rivoluzione cubana nel 1959, gli Stati Uniti hanno utilizzato la CIA e la loro Agenzia Nazionale di Informazione per progettare e realizzare campagne con informazioni false o distorte, con l’obiettivo di offuscare l’immagine del processo e dei suoi principali leader, per sottrarre loro il sostegno popolare e internazionale. Ciò è dimostrato da molti documenti segreti ormai declassificati, come la stessa Operazione Mangosta, in cui si afferma senza mezzi termini: “Le operazioni psicologiche aumenteranno il risentimento della popolazione nei confronti del regime”. Allo stesso modo si afferma: “Il Dipartimento di Stato sta concentrando i propri sforzi sulla riunione dei ministri degli Esteri dell’OEA, che avrà inizio il 22 gennaio, nella speranza di ottenere un ampio sostegno dall’emisfero occidentale per le risoluzioni dell’OEA che condannano Cuba e la isolano dal resto dell’emisferoName=n1070; HotwordStyle=BookDefault; . […] La riunione dell’OEA sarà sostenuta da manifestazioni pubbliche in America Latina, organizzate dalla CIA e da campagne psicologiche assistite dall’USIA (Agenzia di informazione degli Stati Uniti). Ricordiamo la tristemente famosa Operazione Peter Pan, in cui la CIA, con il sostegno della Chiesa cattolica, riuscì a separare 14.038 bambini dai loro genitori a Cuba per mandarli da soli negli Stati Uniti, con il falso pretesto di impedire che la Rivoluzione li privasse della potestà genitoriale. Niente di tutto questo è propaganda comunista, è la verità assoluta e l’elenco delle menzogne è infinito. In questi giorni il membro del Congresso Mario Díaz-Balart, figlio di un prestanome del dittatore Fulgencio Batista, insiste nel promuovere un’opinione pubblica contro Cuba, chiedendo in una lettera al Nunzio Apostolico negli Stati Uniti e al Vaticano di pronunciarsi sulla presunta repressione religiosa a Cuba e di “affermare senza ambiguità il loro sostegno al desiderio di libertà dei cubani e al loro diritto fondamentale di professare la propria fede”. Il membro del Congresso, appartenente alla mafia terroristica di Miami, mente consapevolmente, perché sa perfettamente che ciò non accade sull’isola e ne sono prova le chiese gremite di fedeli nel giorno della Carità del Cuore Immacolato di Maria, patrona di Cuba, e le strade con migliaia di persone nelle processioni per venerare la loro Santa Madre, tra le altre simili ricorrenze patronali. Se il Vaticano non si esprime contro la Rivoluzione è perché sa perfettamente che Díaz-Balart mente. A Cuba esiste un’ampia libertà religiosa, sancita dalla Costituzione che stabilisce: “l’uguaglianza di tutte le manifestazioni religiose davanti alla legge e il diritto dei cittadini di professare il culto di loro preferenza, di cambiare credo o di non averne alcuno”. Sull’isola sono presenti diverse religioni, tra cui il cristianesimo (cattolici, protestanti, ortodossi di rito russo e greco), l’ebraismo, l’islamismo, il buddismo, lo spiritismo, le religioni cubane di origine africana (yoruba, abacuá, bantu), la fede bahá’í e lo yoga. Tutte sviluppano liberamente i propri principi dottrinali, teologici e organizzativi. Queste istituzioni religiose sono proprietarie dei propri beni e immobili, compresi i templi. Più di 900 templi e cappelle, di proprietà delle 55 chiese evangeliche e protestanti, mantengono le porte aperte al popolo. Ci sono anche 2.550 case di culto in tutto il paese. Diverse istituzioni religiose evangeliche cubane possiedono centri per la formazione del proprio personale. La Chiesa cattolica dispone inoltre di seminari propri per la formazione del proprio clero regolare all’interno del Paese. Cuba è l’unico Paese del continente che ha ricevuto la visita degli ultimi tre Papi e tutti hanno constatato la piena libertà religiosa. Perché il membro del Congresso non si preoccupa della persecuzione contro la religione negli Stati Uniti, dove i musulmani sono respinti e sorvegliati segretamente dall’FBI, accusati ingiustamente di essere terroristi? Questo legislatore anticubano ha costruito la sua carriera politica sostenendo azioni terroristiche contro il popolo cubano e non ha mai condannato coloro che a Miami hanno organizzato gli attentati dinamitardi in diversi hotel dell’Avana. Non ha mai alzato la voce per chiedere giustizia contro i responsabili dell’attentato dinamitardo contro un aereo civile cubano, in cui sono stati uccisi 73 innocenti, e i cui autori hanno vissuto a Miami come rifugiati fino alla loro morte. Mario Díaz-Balart mente con premeditazione quando afferma che “il regime cubano utilizza il suo apparato di sicurezza e sorveglianza per perseguitare i leader religiosi”. A quanto pare suo padre, fervente collaboratore del dittatore Fulgencio Batista, non gli ha mai raccontato la verità su ciò che accadeva a Cuba prima del 1959. Per questo dovrebbe studiare la storia di Cuba per scoprire che il 12 agosto 1953, durante il governo di Batista, il padrino di battesimo di suo fratello Lincoln, il capo del tenebroso Buró de Investigaciones, Armando Suarez Suquet, e diversi suoi agenti fecero irruzione violenta nel Palazzo Cardinalizio dell’Avana e picchiarono senza pietà e spaccarono la testa al cardinale Manuel Arteaga Betancourt, allora arcivescovo della capitale. A causa delle minacce di quei teppisti, la gerarchia cattolica accettò di attribuire le ferite e altre lesioni a un “incidente domestico”. Alcuni giorni dopo, in un’omelia, il cardinale dichiarò che “era stato il risultato di un tentativo di reato comune”. Di fronte a questa situazione, nel settembre dello stesso anno, il cardinale si recò a Roma per «riposarsi». La Rivoluzione non ha mai fatto nulla di simile e, nonostante alcuni sacerdoti abbiano prestato le chiese per dare rifugio ad assassini, terroristi e cospiratori legati alla CIA, non ha mai chiuso un tempio né un ordine religioso. Oggi alcuni sacerdoti e suore legati alle organizzazioni anticubane di Miami diffondono falsità e accuse contro la Rivoluzione, esortando persino alla disobbedienza civile in totale violazione delle norme legali, ma nessuno di loro è stato arrestato e tanto meno perseguito, nonostante seguano le direttive provenienti dall’estero. Batista, invece, non permetteva ai sacerdoti di uscire dalle regole del gioco imposte a Cuba dopo il colpo di Stato del 10 marzo 1952 e per questo motivo arrestò i sacerdoti gesuiti Armando Llorente e Francisco Barbeito, a seguito delle iniziative intraprese dalla Lega della Decenza, che il dittatore considerava sovversive. Questo e molti altri motivi hanno dato origine alla Rivoluzione che tanto odiano e che fanno di tutto per soffocare, affinché il popolo, stanco di tante privazioni, scenda in piazza e, come esposto testualmente nell’Operazione Mangosta: “Scatenare tutto questo deve essere un obiettivo primario del progetto. […] Se necessario, il movimento popolare chiederebbe aiuto ai paesi liberi dell’emisfero occidentale e, se possibile, gli Stati Uniti, di concerto con altre nazioni dell’emisfero, fornirebbero un sostegno aperto alla rivolta del popolo cubano. Tale sostegno includerebbe una forza militare, se necessario”. Quel sogno è ancora vivo e per questo i cubani sono vigili per non tornare a quel passato che gli yankee si ostinano a cancellare, perché, come ha sottolineato José Martí: «… ho lo spirito mortale, per le gravi notizie che vengono alla luce sul modo pericoloso e arrogante con cui in questo paese si propone di trattare i nostri…». #anaic #italiacuba #mentiras #fakenews #usa #cuba #eeuuterroriststate #nomasbloqueoacuba Fonte: El Heraldo Cubano Traduzione:italiacuba.it Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Segretario Esecutivo dell’ALBA Rander Peña: “Il Venezuela sostiene la pace per tutta l’America Latina”
Al termine della conferenza stampa settimanale del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), abbiamo avuto l’opportunità di conversare con Rander Peña, Segretario Esecutivo dell’ALBA, e anche incaricato di dirigere l’organizzazione dell’Internazionale Antifascista, che sta riunendo di nuovo a Caracas delegati provenienti da tutto il mondo. Lei sta svolgendo il ruolo di Segretario Esecutivo dell’ALBA, l’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America, fondata da Cuba e Venezuela, che sta perdendo forza dopo il ritorno a destra di alcuni paesi membri: un compito assai complesso in questo momento, di fronte alla minaccia imperialista nei Caraibi. Come vede dal suo punto di osservazione ciò che sta accadendo nella Patria Grande, ma anche a livello mondiale? L’America Latina è minacciata da poteri suprematisti che cercano di imporre i propri interessi con la forza. L’America Latina ha però deciso da tempo di intraprendere il cammino della sovranità, dell’indipendenza, dell’autodeterminazione dei popoli e di proteggere la pace al di sopra di ogni cosa. Nel 2014, al vertice de L’Avana, dove si riunirono i paesi della CELAC, una delle grandi decisioni che furono prese lì, e che rimarrà registrata per la storia, è dichiarare l’America Latina come una zona di pace: e questo è un bene prezioso che abbiamo difeso in quel momento, che difendiamo ora e difenderemo sempre in qualsiasi circostanza. Se c’è qualcosa che il Venezuela ha fatto in tutto questo tempo, in cui vediamo una minaccia reale, provocazioni reali per generare un “cambio di regime”, non è sostenere se stesso. Il Venezuela non sostiene se stesso. Il Venezuela sostiene la pace intera di tutta l’America Latina. Una situazione indesiderabile per il Venezuela, avrà un impatto su tutta la regione. Fortunatamente, la maggior parte dei paesi della regione lo capisce, ed è per questo che hanno contribuito, attraverso le loro azioni e dichiarazioni, a proteggere quella pace che tanto vogliamo e a cui tanto aneliamo. L’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America [ALBA] è stata in prima linea in ognuno di questi scenari, attraverso dichiarazioni, azioni, attraverso vertici straordinari che abbiamo realizzato, ognuno dei presidenti che fanno parte dell’Alleanza, i primi ministri dei Caraibi Orientali. Insomma, in questa fase stiamo difendendo il nostro diritto a vivere in pace, il nostro diritto al futuro, ed è qualcosa che continueremo a fare con tutta la forza indomita di questo popolo latinoamericano, ma specialmente quando parliamo del Venezuela, parliamo anche del popolo bolivariano, che è già una responsabilità storica che abbiamo noi figli e figlie di Bolívar. E questo carico storico ci dà una responsabilità, una altissima responsabilità, e in nome di Bolívar continueremo a difendere la nostra autodeterminazione, la nostra indipendenza e la pace che abbiamo conquistato. Da alcuni paesi dei Caraibi, che sono passati a destra, ma anche quelli in cui governa una falsa sinistra, parliamo ad esempio della Guyana, arriva un attacco anche alla Caricom, un attacco all’integrazione latinoamericana, ma anche una concreta minaccia militare. Come stanno rispondendo gli altri paesi? E cosa sta facendo lei come Segretario esecutivo dell’Alba? Gli Stati uniti adotteranno sempre stratagemmi per strumentalizzare alcuni governi che hanno deciso di non curarsi dei loro popoli, ma di difendere gli interessi degli Stati Uniti. Questo accade con alcuni governi, non solo dei Caraibi, ma dell’America Latina. Sono presidenti che sono arrivati al potere politico con una chiara intenzione, un chiaro obiettivo, che è quello di poter beneficiare gli interessi degli Stati Uniti in ciascuno di questi paesi. Noi, di fronte a ciò, confidiamo nella saggezza di ognuno dei popoli dell’America Latina. Se c’è qualcosa che hanno dimostrato lungo tutta questa storia è che sono popoli con una profonda vocazione di difesa della sovranità, dell’indipendenza, dell’autodeterminazione. Prima o poi, i fiumi torneranno al loro corso e quei governi che hanno deciso di sottomettersi agli interessi imperialisti, la storia li espellerà dalle sue pagine. E lì non rimarrà che un pessimo ricordo di quei governi che hanno ceduto o hanno preteso di cedere i loro paesi a interessi stranieri. I popoli dell’America Latina, dei Caraibi, ricorderanno, invece, i presidenti che hanno saputo proteggere gli interessi del loro popolo. Nessuno, assolutamente nessuno parlerà dei leader di estrema destra nella regione. Ma sono sicuro che passeranno 300, 400, 500 anni e tutti parleranno di Hugo Chávez, di Fidel Castro, dei nostri dirigenti e delle nostre dirigenti: di Nicolás Maduro, di Raúl Castro, di Daniel Ortega. Insomma, questa è la storia. Ognuno decide come vivere la propria vita. Noi abbiamo deciso di viverla in coerenza con il desiderio, con l’anelito dei nostri popoli e lo stiamo facendo. Difendiamo a ogni costo gli interessi del popolo venezuelano. Per questo siamo tanto attaccati dall’imperialismo nordamericano. Perché se Nicolás Maduro si fosse arreso agli interessi imperiali, avrebbe sicuramente un tappeto rosso a Washington, ma il popolo in questo momento starebbe soffrendo. Abbiamo deciso di unire la nostra sorte a quella del nostro popolo, all’interesse del nostro popolo, all’anelito del nostro popolo, al desiderio del nostro popolo e lo stiamo facendo. Come quadro politico socialista, come vede questo piano di Trump, che non riguarda solo la Patria Grande, ma una ricerca di nuova egemonia da parte di un imperialismo che è in una crisi di modello conclamata? Come vede il futuro dell’Alba e quali sono le contromisure a livello generale che il Venezuela può mettere in campo? Vediamo chiaramente quali siano gli interessi imperialisti, che cercano sempre di fare, commettere o intraprendere azioni atte a raggiungere i loro obiettivi. In America Latina agiscono due dottrine antagoniste tra loro, che hanno combattuto storicamente e che combattono anche ora, la dottrina bolivariana e la dottrina monroista. Il nuovo monroismo intende l’America Latina come un territorio che deve essere disarticolato per far sì che l’imperialismo nordamericano possa realizzare i suoi desideri e interessi nella regione. Il bolivarianismo propone tutto il contrario. Intende che l’America Latina debba essere unita, rafforzata. Crediamo nell’unione latinoamericana come principio fondamentale per poter raggiungere gli obiettivi e i grandi aneliti dei popoli dell’America Latina, dei Caraibi. E questi scontri fanno sì che ci siano posizioni inconciliabili tra l’imperialismo nordamericano e i desideri e le aspirazioni del popolo latinoamericano. Quell’anelito continuerà, con loro là con i soliti piani di aggressione, noi qui con la nostra agenda: un’agenda di pace, di sovranità, di autodeterminazione, un’agenda di pace con giustizia sociale. Loro, invece, intendono la pace attraverso la forza, lo hanno dichiarato, e agiscono in questo senso, e sembrano sentirsi orgogliosi di usare il termine pace attraverso l’uso della forza. Noi no, noi crediamo nella pace attraverso la giustizia sociale, attraverso l’incontro con l’altro, nella pace, accompagnata sempre dalla felicità, utilizzando la massima bolivariana della ricerca della maggiore somma di felicità possibile per tutti e tutte. Lei ha organizzato l’Internazionale Antifascista. Una proposta di estrema attualità per il mondo. Che bilancio fa fino ad oggi e come proseguirà questa proposta? L’Internazionale Antifascista è un potente movimento che si è formato in tutto il mondo. Più di 77 paesi stanno formando l’Internazionale Antifascista con diversi capitoli, con un chiaro messaggio, che è condannare quello che sta cercando di essere la rinascita di nuove forme del fascismo, e neofascismo come si definisce. E i neofascisti stanno usando diversi strumenti, ma per fare ciò che hanno sempre fatto in passato: sterminare l’avversario, uccidere l’altro, fare i propri comodi attraverso l’odio e la violenza. Noi non possiamo permettere la rinascita di cose maligne per l’umanità. Se c’è qualcosa in cui crediamo e di cui siamo convinti, è che dobbiamo mettere a disposizione tutto ciò che abbiamo per difendere l’esistenza stessa dell’umanità. Ed è quello che stiamo facendo. L’Internazionale Antifascista, se ha uno scopo, è impedire che il neofascismo possa avanzare, perché l’avanzare del neofascismo è il regresso dell’umanità. Ed è quello che noi ci proponiamo e che stiamo facendo: impediamo che il neofascista avanzi, perché il neofascismo fa regredire l’umanità, e può arrivare fino allo sterminio completo di un’intera civiltà, come vediamo con il genocidio in Palestina. Quello che vediamo in Palestina fa parte di quelle azioni sioniste, neofasciste, che riuniscono il peggio che ci possa essere, o i peggiori orrori dell’umanità e tentano di applicarlo. Questo è per noi inammissibile. Per questo, se c’è qualcosa di molto attuale, oggi, è l’Internazionale Antifascista. Fonte Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Cosa è el Toque?
El Toque è uno strumento di manipolazione progettato per deteriorare l’economia cubana. Nel corso delle indagini sulla piattaforma El Toque, è emerso che sono coinvolti 18 dirigenti dell’organizzazione, residenti in diversi paesi, oltre a un gruppo di collaboratori. L’economia cubana risente di squilibri accumulati nel tempo, che incidono su settori chiave quali la produzione, l’approvvigionamento energetico, la logistica interna, il funzionamento del sistema finanziario e l’accesso alle valute estere, a cui si aggiungono errori interni che aggravano ulteriormente le difficoltà. Tuttavia, il fattore più determinante in questo scenario rimane l’impatto prolungato dell’embargo statunitense, che limita le entrate estere, aumenta i costi finanziari, limita le possibilità di pagamento internazionale ed esercita pressioni sul Paese su più fronti. In questo contesto avverso, la piattaforma El Toque amplifica qualsiasi perturbazione economica e aumenta la dipendenza dal mercato informale, che a sua volta riproduce distorsioni e danneggia direttamente la popolazione. Secondo la seconda edizione del programma televisivo Razones de Cuba: Denuncia del pueblo de Cuba contra El Toque, le indagini rivelano che questo mezzo di comunicazione è nato sotto l’egida dell’emittente olandese Radio Nederland – inizialmente creata con scopi sovversivi contro l’allora Unione Sovietica – che riceveva finanziamenti dal governo statunitense per organizzare e attuare un’escalation di azioni terroristiche contro l’isola. Secondo il giornalista Raúl Antonio Capote, Radio Nederland aveva come obiettivo fondamentale la formazione di una leadership controculturale di nuovo tipo, per la quale venivano tenuti corsi di formazione per leader in Europa, perché «avevano bisogno di giornalisti laureati nelle università cubane, persone che potessero identificarsi con la popolazione e che fossero in grado di esercitare la professione». Così, nell’aprile 2017, sotto la direzione di José Jasán Nieves Cárdenas, è stata costituita la Fondazione Colectivo Más Voces, formalmente presentata come «una fondazione pubblica senza scopo di lucro, ma che, in pratica, riceveva fondi dalle strutture del governo degli Stati Uniti, dal Dipartimento di Stato, dall’Agenzia per lo sviluppo internazionale (Usaid) e dalla Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED), con l’obiettivo di lavorare contro il sistema socialista cubano”, ha spiegato il colonnello Francisco Estrada Portales, capo del dipartimento dell’Organo di Istruzione dei Reati contro la Sicurezza dello Stato, del Ministero dell’Interno (Minint). Il processo investigativo, ha aggiunto, dimostra anche che, dopo l’accreditamento della Fondazione e la creazione della società Media Plux Experience da parte di Nieves Cárdenas, hanno cominciato a diffondersi attività apertamente allineate agli interessi dei finanziatori, «perché all’inizio era in qualche modo mascherata». SABOTAGGIO ECONOMICO Il governo degli Stati Uniti paga stipendi con lo scopo di minare la pace interna a Cuba, e «questo costituisce un reato, una violazione delle leggi. «L’attuale direttore di El Toque, Nieves Cárdenas, ammette di essere un dipendente con l’esplicito scopo di distruggere la Rivoluzione Cubana». Siamo di fronte a una persona che commette, spudoratamente, atti «che potrebbero essere classificati come diversi reati previsti dalle nostre leggi, con l’aggravante che lo sta facendo contro il suo Paese natale e per denaro. Sta commettendo sabotaggio economico, agendo in modo aggressivo contro il popolo», ha precisato Estrada Portales. In questo contesto, si riconosce allo stesso modo che Nieves Cárdenas ha compiuto operazioni illegali all’interno della Grande Antille, con il denaro assegnato. Un esempio concreto è Xavier Billingsley, ex vicecapo della sezione Relazioni pubbliche dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Cuba, che ha offerto denaro a cittadini cubani affinché presentassero progetti di sovversione contro il Paese, con pagamenti convogliati attraverso El Toque. PIATTAFORMA INDIPENDENTE? El Toque, la stessa piattaforma che impone tassi di cambio informali e che è diventata uno strumento di manipolazione, non sarà mai un’alternativa al giornalismo indipendente. Secondo il capo del dipartimento dell’organo di istruzione dei reati contro la sicurezza dello Stato del Minint, è attualmente in corso un’indagine penale che individua le attività criminali commesse dai suoi membri. Ad oggi, ha aggiunto, sono coinvolti 18 dirigenti, residenti in diversi paesi, oltre a un gruppo di collaboratori. «El Toque è indagato come organizzazione delle entità che utilizza per la sua attività e per il suo coinvolgimento nella guerra non convenzionale contro Cuba». Inoltre, gli esperti stanno analizzando i vari modi in cui manipola il tasso di cambio, falsifica i dati che pubblica e altera le informazioni ricevute per adeguare quotidianamente un tasso illegale. «Tutta questa presunta trasparenza è una farsa. Truccano i dati per legittimare una quotazione che incide direttamente sull’economia nazionale e sul benessere della popolazione», ha concluso. Fonte: Granma Traduzione: italiacuba.it Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Come si organizza una campagna contro Cuba? Una nuova “invenzione cinese”
Tutto inizia con un’immagine radar meteorologica di Cuba del 13 novembre pubblicata da ClearCast Communiqué, in cui si osserva solo un modello atipico generato da artefatti radar. Il sito afferma che si notano “modelli circolari irregolari” e apparenti “anelli concentrici”. Non viene affermato nulla di militare o geopolitico. Successivamente, l’account Falcon @FlconEYES ritwitta il contenuto di ClearCast e trasforma questa osservazione neutra in un’interpretazione geopolitica priva di prove, affermando che Cuba starebbe utilizzando antenne, probabilmente cinesi, per monitorare l’attività militare nella regione. Infine, UHN Plus, una pubblicazione anticubana residuale, co-diretta da Yulier Suárez (un collaboratore di Rosa María Payá), riprende questa speculazione e la presenta come un allarme informativo, citando “analisti” non identificati e attribuendo i modelli a un sistema di sorveglianza militare regionale, senza fornire ulteriori prove. Nessuno degli attori aggiunge dati tecnici verificabili, ma piuttosto amplifica la narrazione fino a trasformare un’anomalia meteorologica in un presunto atto di spionaggio. Il contenuto è una fake news perché le conclusioni diffuse non hanno alcun fondamento tecnico o fattuale. I modelli circolari osservati sono artefatti comuni nei radar meteorologici pubblici — causati da interferenze, condizioni atmosferiche o errori di rendering — e non corrispondono a emissioni di radar militari o antenne di sorveglianza. Inoltre, i radar meteorologici non sono in grado di rilevare sistemi di spionaggio o antenne terrestri, quindi l’interpretazione militare è priva di fondamento.     Le pubblicazioni si basano esclusivamente su una lettura sensazionalistica di un’immagine meteorologica senza consultare fonti specializzate, senza prove indipendenti e senza convalida tecnica, il che conferma che si tratta di disinformazione costruita su un’apparenza visiva che è stata deliberatamente fraintesa. Su di essa si è immediatamente scatenata la muta politica della Florida per alimentare la sua feroce campagna anticubana. La congressista Maria Elvira Salazar, nota per le sue apparizioni televisive, basa su queste speculazioni infondate l’affermazione che Cuba è il più grande avversario degli Stati Uniti a sole 90 miglia di distanza e una minaccia alla loro sicurezza nazionale contro la quale è necessario agire.   Così, sulla base di supposizioni e menzogne, si articola una campagna contro Cuba. Resta da vedere se qualche mezzo di comunicazione di estrema destra statunitense si unirà per amplificare questo nuovo ciclo di bufale, il cui scopo non è altro che quello di alimentare le forze che oggi incoraggiano lo schieramento militare imperiale nei Caraibi.   Fonte: CUBADEBATE Traduzione: italiacuba.it Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Cuba, Relatrice ONU Douhan: “L’applicazione e il recente rafforzamento delle sanzioni statunitensi aggravano le difficoltà della popolazione cubana”
La Sig.ra Alena Douhan, Relatrice Speciale del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sull’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sul godimento dei diritti umani (1), ha terminato ieri – 21 novembre – la sua visita ufficiale a Cuba, dopo essere arrivata l’11 novembre 2025. Ieri, al termine della sua visita ufficiale a Cuba, ha affermato in una dichiarazione: “Gli Stati Uniti devono revocare le sanzioni unilaterali imposte a Cuba, che stanno causando effetti significativi in tutti gli aspetti della vita sull’isola. (…) Per oltre 60 anni, gli Stati Uniti hanno mantenuto un ampio regime di restrizioni economiche, commerciali e finanziarie contro Cuba, la più lunga politica di sanzioni unilaterali nelle relazioni estere degli Stati Uniti”. “Di conseguenza, generazioni di cubani hanno vissuto sotto misure coercitive unilaterali, che hanno plasmato il panorama economico e sociale del Paese”. Douhan ha affermato di aver sentito dire che le restrizioni sono state progressivamente inasprite dal 2018, con ulteriori misure imposte a quelle già esistenti e un’intensificazione significativa nel 2021, in seguito alla nuova designazione di Cuba come “Stato sponsor del terrorismo”. Queste e molte altre restrizioni, aggravate dalla riduzione del rischio e dall’eccessiva conformità da parte di terzi, limitano la capacità del Governo e dei cittadini di pianificare a lungo termine e stanno soffocando il tessuto sociale della società cubana. Nonostante l’ampio sostegno costantemente espresso alla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite “Necessità di porre fine all’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba” e la sua inequivocabile richiesta di porre fine al blocco, le misure non solo continuano a rimanere in vigore, ma i loro impatti vengono intensificati dagli Stati Uniti, ha affermato l’esperto. “La carenza di macchinari essenziali, pezzi di ricambio, elettricità, acqua, carburante, cibo e medicine, insieme alla crescente emigrazione di lavoratori qualificati, tra cui personale medico, ingegneri e insegnanti, hanno gravi conseguenze sul godimento dei diritti umani, tra cui il diritto alla vita, al cibo, alla salute e allo sviluppo”, ha affermato. Le iniziative sociali ed economiche sono spesso ostacolate da cancellazioni improvvise, ostacoli amministrativi e incertezza. Le procedure di appalto diventano lunghe e imprevedibili, con cancellazioni dell’ultimo minuto che aumentano i costi, ritardano l’assistenza e ostacolano l’implementazione dei progetti. Douhan ha inoltre osservato che l’imprevedibilità delle misure coercitive unilaterali degli Stati Uniti e le elevate sanzioni imposte a chi le aggira creano diffidenza tra le aziende straniere. Anche in caso di licenze ed esenzioni, gli investitori rimangono diffidenti nell’impegnarsi in progetti a lungo termine, data la possibilità di cambiamenti politici negli Stati Uniti. Per valutare la portata completa della situazione, Douhan ha incontrato un’ampia gamma di stakeholder, tra cui funzionari governativi, diplomatici, agenzie internazionali, organizzazioni non governative, rappresentanti della Chiesa, membri del mondo accademico, personale medico e rappresentanti del settore privato. Ha inoltre ricevuto un numero record di contributi che andranno ad arricchire il rapporto. “Esorto tutti gli Stati ad aderire ai principi e alle norme del diritto internazionale e a garantire che le preoccupazioni umanitarie siano pienamente rispettate, fondate sui principi di rispetto reciproco, solidarietà, cooperazione e multilateralismo”, ha affermato il Relatore speciale. Un rapporto sulla visita, contenente le sue conclusioni e raccomandazioni, sarà presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel settembre 2026. https://www.ohchr.org/en/press-releases/2025/11/enforcement-and-recent-strengthening-us-sanctions-deepen-hardships-cuban   (1) Il ruolo di Relatore Speciale del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sull’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sul godimento dei diritti umani è stato creato da una risoluzione del 2014 al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite presentata dall’Iran per conto del Movimento dei Paesi Non-Allineati, e Alena Douhan è la seconda a ricoprire il ruolo. Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno votato contro la risoluzione per creare il suo ruolo mentre Russia, Cina, Venezuela e Arabia Saudita hanno votato a favore della risoluzione. (2) I Relatori Speciali/Esperti Indipendenti/Gruppi di Lavoro sono esperti indipendenti in materia di diritti umani nominati dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Insieme, questi esperti sono denominati Procedure Speciali del Consiglio per i Diritti Umani. Gli esperti delle Procedure Speciali lavorano su base volontaria; non fanno parte del personale delle Nazioni Unite e non ricevono alcun compenso per il loro lavoro. Sebbene l’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani funga da segretariato per le Procedure Speciali, gli esperti prestano servizio a titolo individuale e sono indipendenti da qualsiasi governo o organizzazione, inclusi l’OHCHR e le Nazioni Unite. Qualsiasi punto di vista o opinione presentata è esclusivamente quella dell’autore e non rappresenta necessariamente quella delle Nazioni Unite o dell’OHCHR. Le osservazioni e le raccomandazioni specifiche per Paese formulate dai meccanismi delle Nazioni Unite per i diritti umani, tra cui le procedure speciali, gli organi dei trattati e la Revisione periodica universale, sono reperibili nell’Indice universale dei diritti umani .   Lorenzo Poli
Relatrice ONU Alena Douha a Cuba per indagare impatto del bloqueo sui diritti umani del popolo cubano
La Sig.ra Alena Douhan, Relatrice Speciale del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sull’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sul godimento dei diritti umani (1), è arrivata l’11 novembre 2025 a Cuba per una visita ufficiale. Questa è la sua seconda visita nel Paese, dopo la sua partecipazione a un evento accademico presso l’Università dell’Avana nel 2023. Da ieri, Douha, è in visita a Cuba per indagare – da parte dell’ONU – come il bloqueo imposto dagli Stati Uniti violi i diritti umani del popolo cubano. Un ferrea risposta a tutti coloro che affermano che “el bloqueo non esiste”, soprattutto per chi non vuole vederlo. Alena Douhan visiterà la Repubblica di Cuba dall’11 al 21 novembre 2025. Al suo arrivo all’Avana, la Relatrice speciale è stata ricevuta da Alejandro González Behmaras, Direttore delle Organizzazioni Internazionali del Ministero degli Esteri cubano, e da Francisco Pichón, Coordinatore residente del sistema delle Nazioni Unite a Cuba. Durante la sua permanenza, Douhan completerà un ampio programma di lavoro che comprende visite e scambi con diversi settori della vita economica, politica e sociale, per valutare in prima persona l’impatto del  bloqueo imposto dagli Stati Uniti. Douhan incontrerà funzionari governativi, rappresentanti di organizzazioni internazionali, la comunità diplomatica, nonché associazioni, istituzioni finanziarie, comunità imprenditoriale, mondo accademico e altri soggetti interessati non governativi. La Relatrice Speciale valuterà i vari settori interessati dalle sanzioni unilaterali, tra cui le sanzioni secondarie e l’eccessiva conformità alle sanzioni. Esaminerà inoltre le buone pratiche, nonché iniziative e politiche di mitigazione e gestione. L’esperto terrà una conferenza stampa il 21 novembre 2025 presso il Centro de Presse Internacional (CPI) dell’Avana. L’accesso sarà strettamente limitato ai giornalisti accreditati. Il rapporto finale sulla sua visita sarà presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel settembre 2026. Alena Douhan ha assunto l’incarico di Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani dei popoli della Bielorussia il 25 marzo 2020. È laureata e docente di Diritto Internazionale presso l’Università Statale Bielorussa, controllata da Aleksandr Lukashenko. È anche direttrice del Centro di Ricerca sulla Pace. Douhan ha conseguito un dottorato di ricerca in diritto internazionale presso l’Università statale nel 2005 e una laurea in diritto internazionale e diritto europeo nel 2015. Il riassunto del curriculum vitae pubblicato sul sito web ufficiale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani evidenzia che i suoi interessi di ricerca si concentrano sui settori del diritto internazionale, delle sanzioni e dei diritti umani. Nel dicembre 2020, Douhan ha chiesto agli Stati Uniti di revocare le sanzioni contro la Siria , affermando che “potrebbero inibire la ricostruzione delle infrastrutture civili siriane” distrutte dal conflitto e potrebbero “violare i diritti umani del popolo siriano”. I suoi commenti sono stati accolti con favore dal governo siriano e respinti dall’inviato speciale degli Stati Uniti per la Siria. Nel novembre 2022, Douhan ha visitato la Siria e ha nuovamente invitato gli Stati Uniti, l’Unione Europea e alcuni stati arabi a revocare le loro sanzioni, che, ha affermato, stavano avendo un grande effetto negativo “in tutti i ceti sociali del paese” e stavano “portando a carenze di medicinali e attrezzature mediche che influenzano la vita dei siriani comuni”.  Douhan ha visitato il Venezuela nell’agosto 2020 per indagare sull’impatto delle sanzioni internazionali. Dichiarò nei suoi risultati preliminari, mentre partiva il 12 febbraio: che le sanzioni contro il Venezuela hanno avuto un impatto negativo sia sull’economia che sulla popolazione. Nel suo rapporto, Douhan affermò che le sanzioni contro il Venezuela avevano peggiorato la crisi economica e umanitaria del paese, dando responsabilità politiche ed economiche anche la governo Maduro. Il governo venezuelano accolse con favore il rapporto, mentre la destra venezuelana la accusò di “fare il gioco del regime” di Nicolás Maduro, cosa assolutamente smentita dai fatti. I Relatori Speciali/Esperti Indipendenti/Gruppi di Lavoro sono esperti indipendenti in materia di diritti umani nominati dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Insieme, questi esperti sono denominati Procedure Speciali del Consiglio per i Diritti Umani. Gli esperti delle Procedure Speciali lavorano su base volontaria; non fanno parte del personale delle Nazioni Unite e non ricevono alcun compenso per il loro lavoro. Sebbene l’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani funga da segretariato per le Procedure Speciali, gli esperti prestano servizio a titolo individuale e sono indipendenti da qualsiasi governo o organizzazione, inclusi l’OHCHR e le Nazioni Unite. Qualsiasi punto di vista o opinione presentata è esclusivamente quella dell’autore e non rappresenta necessariamente quella delle Nazioni Unite o dell’OHCHR. Le osservazioni e le raccomandazioni specifiche per Paese dei meccanismi delle Nazioni Unite per i diritti umani, comprese le procedure speciali, gli organi dei trattati e la Revisione periodica universale, sono disponibili nell’Indice universale dei diritti umani https://uhri.ohchr.org/en/   (1) Il ruolo di Relatore Speciale del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sull’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sul godimento dei diritti umani è stato creato da una risoluzione del 2014 al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite presentata dall’Iran per conto del Movimento dei Paesi Non-Allineati, e Douhan è la seconda a ricoprire il ruolo. Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno votato contro la risoluzione per creare il suo ruolo mentre Russia, Cina, Venezuela e Arabia Saudita hanno votato a favore della risoluzione.  Lorenzo Poli
Cuba accelera le ricerche sul virus chikungunya
Cuba accelera l’avvio delle ricerche scientifiche relative al virus chikungunya, nell’ambito di una risposta nazionale in cui la scienza svolge un ruolo di primo piano, secondo quanto reso noto oggi. Con una vasta esperienza nella lotta antivettoriale come compito strategico fondamentale, il Paese caraibico sta mettendo in atto azioni integrate nell’ambito del Piano Nazionale di Controllo delle Arbovirosi, ha segnalato il Ministero della Salute Pubblica (Minsap) sul suo portale Infomed. Si tratta di un programma che articola tutte le componenti socio-sanitarie, preventive-epidemiologiche e di assistenza medica, secondo la fonte. Esso pone particolare enfasi sulla preparazione, il superamento e la formazione continua delle risorse umane. Queste azioni rientrano in una strategia nazionale che articola gli sforzi della scienza, della sanità pubblica e dell’innovazione, e rispondono alla complessa situazione epidemiologica che la malattia presenta nel Paese, sfruttando le esperienze lasciate dalla lotta alla pandemia di Covid-19. La dottoressa Ileana Morales Suárez, direttrice della Scienza e dell’Innovazione Tecnologica del Minsap, ha sottolineato che il Comitato per l’Innovazione nella Salute ha valutato nuove azioni in tre direzioni fondamentali. Tra queste, contrastare i tassi di infestazione della zanzara vettore, perfezionare il trattamento clinico della malattia e ridurre o eliminare le sequele che essa lascia nei pazienti guariti. In particolare, è stata data priorità all’avvio delle ricerche relative alla chikungunya, una malattia di più recente comparsa a Cuba. Nei prossimi giorni inizierà il primo studio clinico su questa malattia, che sarà condotto in quattro ospedali delle province di Matanzas e L’Avana. L’obiettivo dello studio è valutare l’efficacia del farmaco cubano Juzvinza nel trattamento delle manifestazioni infiammatorie articolari che persistono in molti pazienti una volta superata l’infezione. Tale studio fa parte del sistema nazionale di innovazione sanitaria, che mira a fornire risposte rapide, sicure e sostenibili alle principali sfide epidemiologiche del Paese. A questa iniziativa parteciperanno scienziati affermati con una vasta esperienza nella ricerca biomedica, insieme a giovani ricercatori e specialisti impegnati nello sviluppo scientifico e nella salute della popolazione cubana. Secondo la dottoressa María Guadalupe Guzmán, direttrice della Ricerca, Diagnosi e Riferimento dell’Istituto Pedro Kourí, l’aumento dei contagi da chikungunya è dovuto principalmente al fatto che il virus non aveva mai circolato prima con l’attuale intensità, il che spiega i bassi livelli di immunità nella popolazione. Il controllo dei vettori continua ad essere una priorità essenziale, a cui si aggiungono la progettazione e la valutazione di interventi profilattici, terapeutici e riabilitativi, volti ad affrontare in modo globale gli effetti del virus. Le autorità sanitarie confermano che queste ricerche fanno parte di una risposta coerente, basata su prove scientifiche e sull’esperienza accumulata dal sistema sanitario cubano, che continua a puntare sull’innovazione, la cooperazione e l’impegno umano come pilastri per proteggere la salute della popolazione. Fonte: CubaSi Traduzione: italiacuba.it Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Zohran Mamdani: “Cuba e Venezuela? Credo che sia Nicolas Maduro che Miguel Díaz-Canel siano dittatori”
Zohran Mamdani, il nuovo sindaco di New York che è stato definito dai media mainstream occidentali quasi in senso negativo, “socialista”, conferma di avere posizioni in politica estera abbastanza ambigue e ed inclini alla politica estera USA di sempre: quella che guarda all’America Latina come il proprio “cortile di casa”. Certo, per Trump, può rappresentare un avversario ma siamo negli Stati Uniti ove, spesso, in politica “cambiano i suonatori ma la musica rimane la stessa”. Infatti, nel pieno dell’orgia di entusiasmo neoliberal generale per la sua elezione, anche in Italia, Zohran Mamdani può rappresentare un avversario alla politica aggressiva USA contro Cuba e Venezuela? Per capirlo è importante ricordare il suo pensiero espresso poche settimane fa sull’argomento al The Latin Times: “Voglio essere chiaro su dove mi trovo. Credo che sia Nicolas Maduro che Miguel Díaz-Canel siano dittatori. Le loro amministrazioni hanno soffocato elezioni libere ed eque, imprigionato gli oppositori politici e soppresso la stampa libera e leale. Eppure, la lunga storia di politiche punitive del nostro governo federale nei confronti di entrambi i paesi, comprese le uccisioni extragiudiziali di venezuelani e la continuazione di un blocco decennale di Cuba, hanno solo peggiorato queste condizioni. Il socialismo democratico riguarda la dignità, la giustizia e la responsabilità. E soprattutto, si tratta di costruire una democrazia che funzioni per i lavoratori, non una che li depreda”. Sebbene in campagna elettorale servono i voti di tutti, soprattutto quando votano in pochi, ma anche Zohran Mandani ha dovuto fare la sua “marchetta” anticomunista per abbracciare, politicamente, tutti/e e “cedere” alla destra, anche mediatica, che lo ha voluto stanare su questo argomento. Si spera che neo-sindaco di New York possa contribuire per rompere il bloqueo USA contro Cuba e Venezuela e lo faccia, negli spazi di legge, avviando una rapporto con Cuba e Venezuela che sia l’opposto dell’aggressione imperialista che i diversi governi, Democratici e Repubblicani, da decenni conducono contro i due Paesi. In questa scelta, questa si di cambio reale, troverà la solidarietà ed il sostegno dei movimenti sociali e di volontariato. Siamo ingenui? Forse, ma la speranza rimane. Vogliamo, positivamente, credere che anche negli Stati Uniti una politica si possibile e che faccia “carta straccia” del suo imperialismo. Vedremo quale sarà la politica futura di Zohran Mamdani su Cuba e Venezuela: se come un vero socialista vorrebbe, o come tutti i neoliberal desiderano. https://www.latintimes.com/mamdani-breaks-silence-about-maduro-cuban-president-diaz-canel-how-jorge-ramos-daughter-paola-589809 Lorenzo Poli
Martí, Fidel e Che: la continuità rivoluzionaria di Cuba nell’era di Díaz-Canel
La storia della Rivoluzione cubana non è soltanto la cronaca di una vittoria politica o militare, ma un processo profondo di trasformazione umana, culturale e morale che attraversa più di un secolo di lotte per la libertà. Da José Martí a Fidel Castro, fino a Ernesto Che Guevara, il cammino […] L'articolo Martí, Fidel e Che: la continuità rivoluzionaria di Cuba nell’era di Díaz-Canel su Contropiano.