20K è morto, viva 20K

Progetto Melting Pot Europa - Friday, October 10, 2025

Pubblichiamo il testo collettivo con cui il Progetto 20k ripercorre la fine della propria esperienza politica nata e cresciuta alla frontiera di Ventimiglia.

Nel luglio 2024 una casa bruciava nell’entroterra di Ventimiglia. Era quella che da qualche anno tuttǝ noi chiamavamo CDP, casa del popolo. Lo spazio, che avremmo voluto safe, solidale e accogliente, dove decine di persone negli anni hanno trascorso periodi più o meno lunghi, mentre si sfidava collettivamente quella maledetta frontiera. Anni vissuti in un flusso costante di relazioni, emozioni, conflitti, alleanze, incomprensioni, gioia, rabbia, che hanno cambiato radicalmente tuttǝ coloro che li hanno vissuti. Anni che hanno generato legami profondi, frutto della vita in comune mentre si cospirava assieme per la libertà di movimento; anni in cui sprazzi di libertà si sono aperti, ma anche violentemente richiusi, in quel sistema razzista, patriarcale, classista, abilista e omicida che è il confine.

Quello che le persone hanno portato e vissuto, anche in quella casa, ognunǝ con le proprie differenti storie politiche e personali, non riusciremo a riportarlo in queste poche righe. Tuttavia, riteniamo importante una presa di parola collettiva, per quanto frutto di un ragionamento faticoso, lento e turbolento. C’è voluto del tempo, e a distanza di quattordici mesi, possiamo dirci che quella notte – dopo otto anni di lotta – finiva il progetto, il collettivo, la rete o, come ci piace chiamarlo, semplicemente 20k.

Ph: Progetto20k

Ma oggi possiamo anche ammettere che quelle fiamme non sono state un “incidente”, un “attacco” o la conseguenza di un “conflitto”, piuttosto l’ultimo atto del disgregarsi di un progetto politico. L’apice di una progressiva mancanza di responsabilizzazione reciproca: responsabilità del progetto, di chi ne faceva parte, delle relazioni con le altre realtà sul territorio, delle persone incontrate in frontiera. Reciprocità e solidarietà non come gesto caritatevole dall’alto verso il basso, ma come azione relazionale orientata al benessere collettivo; come atto politico e trasformativo. Responsabilizzazione reciproca come pratica di cura che, in un luogo ostile e violento come la frontiera, ha bisogno di costanti momenti collettivi di ripensamento, autocritica, analisi, che purtroppo non siamo più riuscitǝ a mettere in pratica. Nel tempo, infatti, è iniziata a sfumare l’importanza della condivisione precisa e puntuale delle pratiche e dei saperi collettivi tra le persone che attraversavano il progetto. Abbiamo lasciato che l’autogestione diventasse assenza di regole condivise e che molte responsabilità ricadessero sulle spalle di pochǝ compagnǝ. Abbiamo perpetrato il nostro razzismo interiorizzato e le dinamiche patriarcali all’interno del collettivo, fallendo spesso nello scardinarli e lasciando ferite che sono diventate fratture difficili da ricomporre. Abbiamo smesso di domandarci cosa fosse necessario fare affinché il progetto, contaminandosi e trasformandosi continuamente, potesse continuare a produrre una piccola, ma comunque significativa e necessaria, frattura in quel maledetto confine. Abbiamo smesso di chiederci come stavamo.

I progetti politici hanno un inizio e una fine, ne siamo consapevoli. Seppur in ritardo, abbiamo provato a scrivere queste righe, perché pensiamo che lasciar cadere tutto nell’oblio non renda giustizia a quelle gocce di speranza che in questi otto anni sono piovute nel mare di merda che è la frontiera: spazi di lotta, solidarietà e condivisione; momenti di presa di parola collettiva; innumerevoli attraversamenti del confine.

Progetto20k si è concluso e dei tanti fili tessuti siamo giuntǝ al punto in cui guardiamo con emozioni contrastanti la maglia rimastaci in mano. La frontiera, invece, è sempre lì e continua a produrre violenza, morte, segregazione e sfruttamento. Nonostante ciò, siamo felici di vedere che altri progetti collettivi continuino a sfidarla, che nuove energie si stiano muovendo, che focolai di resistenza continuino ad ardere. Individualmente e in altri collettivi, ognunǝ di noi proverà a continuare a dare il suo contributo perché un giorno quel confine non esista più per nessunǝ, perché tutte le frontiere cessino di dettare i destini delle persone.

Lǝ compagnǝ di ciò che era Progetto20k