20K è morto, viva 20K
Pubblichiamo il testo collettivo con cui il Progetto 20k ripercorre la fine
della propria esperienza politica nata e cresciuta alla frontiera di
Ventimiglia.
Nel luglio 2024 una casa bruciava nell’entroterra di Ventimiglia. Era quella che
da qualche anno tuttǝ noi chiamavamo CDP, casa del popolo. Lo spazio, che
avremmo voluto safe, solidale e accogliente, dove decine di persone negli anni
hanno trascorso periodi più o meno lunghi, mentre si sfidava
collettivamente quella maledetta frontiera. Anni vissuti in un flusso costante
di relazioni, emozioni, conflitti, alleanze, incomprensioni, gioia, rabbia, che
hanno cambiato radicalmente tuttǝ coloro che li hanno vissuti. Anni che hanno
generato legami profondi, frutto della vita in comune mentre si cospirava
assieme per la libertà di movimento; anni in cui sprazzi di libertà si sono
aperti, ma anche violentemente richiusi, in quel sistema razzista, patriarcale,
classista, abilista e omicida che è il confine.
Quello che le persone hanno portato e vissuto, anche in quella casa, ognunǝ con
le proprie differenti storie politiche e personali, non riusciremo a riportarlo
in queste poche righe. Tuttavia, riteniamo importante una presa di parola
collettiva, per quanto frutto di un ragionamento faticoso, lento e turbolento.
C’è voluto del tempo, e a distanza di quattordici mesi, possiamo dirci che
quella notte – dopo otto anni di lotta – finiva il progetto, il collettivo, la
rete o, come ci piace chiamarlo, semplicemente 20k.
Ph: Progetto20k
Ma oggi possiamo anche ammettere che quelle fiamme non sono state un
“incidente”, un “attacco” o la conseguenza di un “conflitto”, piuttosto l’ultimo
atto del disgregarsi di un progetto politico. L’apice di una progressiva
mancanza di responsabilizzazione reciproca: responsabilità del progetto, di chi
ne faceva parte, delle relazioni con le altre realtà sul territorio, delle
persone incontrate in frontiera. Reciprocità e solidarietà non come gesto
caritatevole dall’alto verso il basso, ma come azione relazionale orientata al
benessere collettivo; come atto politico e trasformativo. Responsabilizzazione
reciproca come pratica di cura che, in un luogo ostile e violento come la
frontiera, ha bisogno di costanti momenti collettivi di ripensamento,
autocritica, analisi, che purtroppo non siamo più riuscitǝ a mettere in pratica.
Nel tempo, infatti, è iniziata a sfumare l’importanza della condivisione precisa
e puntuale delle pratiche e dei saperi collettivi tra le persone che
attraversavano il progetto. Abbiamo lasciato che l’autogestione diventasse
assenza di regole condivise e che molte responsabilità ricadessero sulle spalle
di pochǝ compagnǝ. Abbiamo perpetrato il nostro razzismo interiorizzato e le
dinamiche patriarcali all’interno del collettivo, fallendo spesso nello
scardinarli e lasciando ferite che sono diventate fratture difficili da
ricomporre. Abbiamo smesso di domandarci cosa fosse necessario fare affinché il
progetto, contaminandosi e trasformandosi continuamente, potesse continuare a
produrre una piccola, ma comunque significativa e necessaria, frattura in quel
maledetto confine. Abbiamo smesso di chiederci come stavamo.
I progetti politici hanno un inizio e una fine, ne siamo consapevoli. Seppur in
ritardo, abbiamo provato a scrivere queste righe, perché pensiamo che lasciar
cadere tutto nell’oblio non renda giustizia a quelle gocce di speranza che in
questi otto anni sono piovute nel mare di merda che è la frontiera: spazi di
lotta, solidarietà e condivisione; momenti di presa di parola collettiva;
innumerevoli attraversamenti del confine.
Progetto20k si è concluso e dei tanti fili tessuti siamo giuntǝ al punto in cui
guardiamo con emozioni contrastanti la maglia rimastaci in mano. La frontiera,
invece, è sempre lì e continua a produrre violenza, morte, segregazione e
sfruttamento. Nonostante ciò, siamo felici di vedere che altri progetti
collettivi continuino a sfidarla, che nuove energie si stiano muovendo, che
focolai di resistenza continuino ad ardere. Individualmente e in altri
collettivi, ognunǝ di noi proverà a continuare a dare il suo contributo perché
un giorno quel confine non esista più per nessunǝ, perché tutte le frontiere
cessino di dettare i destini delle persone.
Lǝ compagnǝ di ciò che era Progetto20k