
Ecuador post-elezioni: una società divisa e polarizzata
Pressenza - Thursday, April 24, 2025«Tutti come me, ha detto il Presidente: usurpando un onore che non meritavamo, con un lavoro che non sapevamo fare». (Gabriel García Márquez, Dodici racconti raminghi)
Dopo la prima settimana post-elettorale, la popolazione dell’Ecuador è tornata alle sue attività quotidiane, divisa tra il riconoscimento del trionfo elettorale del candidato presidente Daniel Noboa e la denuncia di mega-frodi da parte della candidata dell’opposizione Luisa González. Secondo le norme elettorali, il Tribunale elettorale sta attualmente aspettando il completamento del conteggio finale prima di poter presentare eventuali ricorsi. Il partito Revolución Ciudadana ha annunciato che contesterà le elezioni.
Al di là di questa evidenza, sembra che resteranno impunite quelle irregolarità commesse dal candidato alla presidenza che minano la legittimità del processo elettorale, come l’uso di fondi pubblici nella campagna elettorale, l’inadempimento alla Costituzione tramite il rifiuto di chiedere l’aspettativa come presidente per portare avanti la sua campagna elettorale, o l’impedimento alla vicepresidentessa [Verónica Abad, NdT] di assumere le funzioni presidenziali mentre era in campagna elettorale. Le elezioni di ballottaggio del 13 aprile sono macchiate da queste illegittimità.
Il clima di incertezza non si è normalizzato nel Paese. Ci sono state azioni ufficiali intimidatorie e repressive. Una di queste è la pubblicazione di una lista di oltre cento persone a scopo di persecuzione, secondo l’ex candidato vicepresidente Diego Borja (Radio Pichincha, 21/04/2025). Allo stesso tempo, invece di affrontare le accuse di illegittimità, il regime ha lanciato una narrazione persecutoria con l’annuncio che sicari dal Messico stavano arrivando nel Paese per attentare alla vita dell’attuale presidente, fatto immediatamente smentito dal Ministero degli esteri messicano e che «ha intensificato la crisi tra Messico ed Ecuador con gli attacchi di Noboa dopo la sua vittoria» (El País América, 21/04/2025).
La preoccupazione maggiore per il futuro, al di là dell’esito finale delle elezioni contestate, è che ci troviamo con una società molto divisa e polarizzata, a lungo alimentata con l’odio politico da chi è al potere e dai mass media, oltre che assediata dalla paura della violenza inarrestabile proveniente dal crimine organizzato e dalla sfiducia seminata nella popolazione da più di un anno di militarizzazione della “guerra interna”.
In questo clima di scontro che stiamo vivendo, il Ministro del Governo ha insinuato che dietro il piano di assassinare il Presidente ci sia la vendetta di chi non sa perdere. A questo proposito, Ramiro Ávila, ex giudice della Corte Costituzionale, avverte che è preoccupante la classificazione in buoni o cattivi dei cittadini da parte del governo, poiché questa retorica dopo un processo elettorale non fa bene, anzi è sospettosa e malsana, e crea nemici in una società e annuncia che ci saranno persone che subiranno violazioni dei diritti umani (Radio Pichincha, 21/04/2025).
Si prospettano tempi non facili per la popolazione ecuadoriana. La riflessione, la costruzione di nuove proposte e la ricomposizione della capacità di mobilitazione sono, senza dubbio, un percorso possibile.
Traduzione dallo spagnolo di Mariasole Cailotto. Revisione di Thomas Schmid.