Sanità: Bene solo 13 Regioni, mentre 8 peggiorano rispetto al 2022

Pressenza - Thursday, September 4, 2025

Nel 2023 solo 13 Regioni sono risultate adempienti rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza – LEA, un numero identico a quello del 2022: Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto. Sono i dati del Ministero della Salute sulle prestazioni sanitarie che tutte le Regioni e Province Autonome devono garantire gratuitamente o previo il pagamento del ticket, che la Fondazione GIMBE  ha rielaborato e diffuso nei giorni scorsi. La Fondazione GIMBE ha elaborato anche una classifica di Regioni e Province Autonome, il cui punteggio totale evidenzia in maniera più netta il divario Nord-Sud: infatti, tra le prime 10 Regioni 6 sono del Nord, 3 del Centro e solo 1 del Sud. Nelle ultime 7 posizioni, fatta eccezione per la Valle d’Aosta, si trovano esclusivamente Regioni del Mezzogiorno. Le prime 6 sono: Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte e Lombardia. Le ultime 6 sono invece: Sardegna, Basilicata, Abbruzzo, Calabria, Sicilia e Valle d’Aosta. Alcune Regioni (Campania, Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte, Veneto, Umbria), indipendentemente dal livello delle loro performance, hanno una uniformità nell’erogazione dell’assistenza, mentre altre Regioni mostrano forti squilibri nel posizionamento tra le tre aree, che sono: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. in particolare, Calabria, Valle D’Aosta, Liguria, Provincia Autonoma di Bolzano. Si tratta di differenze che stanno ad evidenziare che anche quando si raggiunge la soglia della sufficienza, permangono squilibri troppo marcati nella qualità dell’assistenza. Come sottolinea la Fondazione GIMBE, una sanità che funziona bene soltanto in ospedale oppure esclusivamente sul territorio non si può considerare realmente efficace, né tantomeno in grado di rispondere ai bisogni delle persone.

Le differenze tra gli adempimenti LEA 2022 e 2023, evidenziano come nel 2023 8 Regioni abbiano registrato un peggioramento rispetto all’anno precedente, seppure con gap di entità molto variabile: a perdere almeno 10 punti sono state il Lazio (-10), la Sicilia (-11), la Lombardia (-14) e la Basilicata (-19). Si è avuta, insomma, una riduzione delle performance anche in Regioni storicamente con una “buona sanità”, a dimostrazione che la tenuta del SSN non è più garantita nemmeno nei territori con maggiore disponibilità di risorse o reputazione sanitaria. È un ennesimo campanello d’allarme, sottolinea GIMBE, che non può essere ignorato. Sul fronte opposto, due Regioni del Mezzogiorno mostrano invece un netto miglioramento: Calabria (+41) e Sardegna (+26).

Il monitoraggio LEA 2023, ha dichiarato il presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellottacertifica ancora una volta che la tutela della salute dipende in larga misura dalla Regione di residenza e che la frattura tra il Nord e il Sud del Paese non accenna a ridursi. Anzi, è più ampia di quanto i numeri lascino intendere: infatti, il set di indicatori NSG CORE, pur rappresentando la “pagella” ufficiale con cui lo Stato misura l’erogazione dei LEA, non riflette in maniera accurata la qualità dell’assistenza. Si tratta più di uno strumento di political agreement tra Governo e Regioni, basato su pochi indicatori e soglie di “promozione” troppo basse, che tendono ad appiattire le differenze tra Regioni. Per questo la Fondazione GIMBE chiede un ampliamento del numero di indicatori e una rotazione periodica di quelli utilizzati nella “pagella” ministeriale. E invoca una radicale revisione di Piani di rientro e commissariamenti: strumenti che hanno indubbiamente contribuito a riequilibrare i bilanci regionali, ma che hanno inciso poco sulla qualità dell’assistenza e sulla riduzione dei divari tra Nord e Sud del Paese”.

Qui per approfondire: https://www.gimbe.org/index.php.  

Giovanni Caprio