Sanità: Bene solo 13 Regioni, mentre 8 peggiorano rispetto al 2022
Nel 2023 solo 13 Regioni sono risultate adempienti rispetto ai Livelli
Essenziali di Assistenza – LEA, un numero identico a quello del 2022: Campania,
Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Provincia
Autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto. Sono i
dati del Ministero della Salute sulle prestazioni sanitarie che tutte le Regioni
e Province Autonome devono garantire gratuitamente o previo il pagamento del
ticket, che la Fondazione GIMBE ha rielaborato e diffuso nei giorni scorsi. La
Fondazione GIMBE ha elaborato anche una classifica di Regioni e Province
Autonome, il cui punteggio totale evidenzia in maniera più netta il divario
Nord-Sud: infatti, tra le prime 10 Regioni 6 sono del Nord, 3 del Centro e solo
1 del Sud. Nelle ultime 7 posizioni, fatta eccezione per la Valle d’Aosta, si
trovano esclusivamente Regioni del Mezzogiorno. Le prime 6 sono: Veneto,
Toscana, Emilia-Romagna, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte e Lombardia. Le
ultime 6 sono invece: Sardegna, Basilicata, Abbruzzo, Calabria, Sicilia e Valle
d’Aosta. Alcune Regioni (Campania, Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte, Veneto,
Umbria), indipendentemente dal livello delle loro performance, hanno una
uniformità nell’erogazione dell’assistenza, mentre altre Regioni mostrano forti
squilibri nel posizionamento tra le tre aree, che sono: prevenzione collettiva e
sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. in
particolare, Calabria, Valle D’Aosta, Liguria, Provincia Autonoma di Bolzano. Si
tratta di differenze che stanno ad evidenziare che anche quando si raggiunge la
soglia della sufficienza, permangono squilibri troppo marcati nella qualità
dell’assistenza. Come sottolinea la Fondazione GIMBE, una sanità che funziona
bene soltanto in ospedale oppure esclusivamente sul territorio non si può
considerare realmente efficace, né tantomeno in grado di rispondere ai bisogni
delle persone.
Le differenze tra gli adempimenti LEA 2022 e 2023, evidenziano come nel 2023 8
Regioni abbiano registrato un peggioramento rispetto all’anno precedente,
seppure con gap di entità molto variabile: a perdere almeno 10 punti sono state
il Lazio (-10), la Sicilia (-11), la Lombardia (-14) e la Basilicata (-19). Si è
avuta, insomma, una riduzione delle performance anche in Regioni storicamente
con una “buona sanità”, a dimostrazione che la tenuta del SSN non è più
garantita nemmeno nei territori con maggiore disponibilità di risorse o
reputazione sanitaria. È un ennesimo campanello d’allarme, sottolinea GIMBE, che
non può essere ignorato. Sul fronte opposto, due Regioni del Mezzogiorno
mostrano invece un netto miglioramento: Calabria (+41) e Sardegna (+26).
“Il monitoraggio LEA 2023, ha dichiarato il presidente della Fondazione GIMBE,
Nino Cartabellotta, certifica ancora una volta che la tutela della salute
dipende in larga misura dalla Regione di residenza e che la frattura tra il Nord
e il Sud del Paese non accenna a ridursi. Anzi, è più ampia di quanto i numeri
lascino intendere: infatti, il set di indicatori NSG CORE, pur rappresentando la
“pagella” ufficiale con cui lo Stato misura l’erogazione dei LEA, non riflette
in maniera accurata la qualità dell’assistenza. Si tratta più di uno strumento
di political agreement tra Governo e Regioni, basato su pochi indicatori e
soglie di “promozione” troppo basse, che tendono ad appiattire le differenze tra
Regioni. Per questo la Fondazione GIMBE chiede un ampliamento del numero di
indicatori e una rotazione periodica di quelli utilizzati nella “pagella”
ministeriale. E invoca una radicale revisione di Piani di rientro e
commissariamenti: strumenti che hanno indubbiamente contribuito a riequilibrare
i bilanci regionali, ma che hanno inciso poco sulla qualità dell’assistenza e
sulla riduzione dei divari tra Nord e Sud del Paese”.
Qui per approfondire: https://www.gimbe.org/index.php.
Giovanni Caprio