Flotilla, speranza al diminutivo

Comune-info - Wednesday, September 3, 2025
Foto Udi Genova

Di cosa ci parla l’emozione suscitata dalla Global Sumud Flotilla (da Spagna, Italia, Tunisia sono salpate 50 navi, di tutte le dimensioni, con a bordo 500 persone di 40 Paesi del mondo per portare aiuti alla popolazione palestinese e rompere il blocco navale israeliano, ndr) che cerca di rompere il blocco marittimo e aprire un corridoio umanitario verso Gaza? Credo che non abbia tanto e solo a che vedere con un’illusione o una fiducia nelle sue possibilità di successo, quanto piuttosto con la gioia stessa del tentativo. Ciò che ci emoziona (penso) è proprio lo sforzo di aprire una breccia, la sua insistenza, la sua perseveranza, contro la complicità e la rassegnazione generale.

In altre parole, la Flotilla non agisce solo “lì”, ma anche “qui”. Come un raggio di speranza. Non la speranza sciocca di un lieto fine, né la speranza ingenua di un “si può fare”, ma la speranza (senza garanzie) dell’impossibile, dell’imprevedibile, dell’inaspettato. Non ci commuove la credenza o la certezza dei risultati, ma il tentativo di aprire un possibile dentro e contro l’avversità.

Speranza senza ottimismo. Speranza minima, come diceva Günther Anders. Speranza al diminutivo, come la stessa Flottiglia. Non potente, astratta o totalizzante, né grandiosa, ma precaria, fragile, concreta, sobria, vicina.

Ciò che ci emoziona è accompagnare, incoraggiare, condividere questo nuovo tentativo, contro l’impotenza generale. E lasciarcene impregnare.

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