
Geografie di confinamento e governance dell’eccezione: i campi per persone in movimento in Grecia. Corinto come lente di analisi
Progetto Melting Pot Europa - Saturday, August 30, 2025Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi. Per pubblicare il tuo lavoro consulta la pagina della rubrica e scrivi a collaborazioni@meltingpot.org.
Università di Bologna
Dipartimento Scienze Statistiche “Paolo Fortunati” – STAT
Corso di Laurea in Sviluppo e Cooperazione Internazionale
Geografie di confinamento e governance dell’eccezione: i campi per persone in movimento nella Grecia continentale.
Corinto come lente di analisi
Tesi di laurea in Geografia dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile
Elisa Lista (A.A. 2024/2025)
Scarica l’elaboratoIntroduzione
La seguente tesi si propone di analizzare in che modo la configurazione architettonica e spaziale, la localizzazione geografica e il sistema di governance dei campi per richiedenti asilo situati nell’entroterra greco – con particolare attenzione al campo di Corinto – riflettano e riproducano logiche di controllo, segregazione e marginalizzazione nei confronti delle persone in movimento che vi risiedono. Le stesse logiche di contenimento che caratterizzano le politiche migratorie e d’Asilo dell’Unione Europea. L’obiettivo è quello di interrogare le modalità attraverso cui il campo – lungi dall’essere uno spazio neutro – si configura come un dispositivo attivo nella gestione dei corpi dei migranti. Al tempo stesso, la ricerca intende esplorare come tale geografia venga quotidianamente vissuta, rinegoziata e abitata dalle persone che vi passano attraverso.
La riflessione si articola attorno ad alcune domande centrali: Che cosa si intende per “forma campo” (Rahola, 2003)? In che modo le scelte architettoniche, infrastrutturali e localizzative influenzano la vita quotidiana dei migranti? Come si intreccia l’organizzazione spaziale dei campi con la logica di contenimento che sottende le politiche europee in materia di migrazione e asilo? In che modo questo si declina nel contesto dei campi della Grecia continentale? Qual è l’impatto della governance multilivello dell’accoglienza – e in particolare della gestione dei fondi europei per la migrazione – nel plasmare materialmente e simbolicamente questi spazi? Infine, quali forme di socialità e resistenza emergono all’interno di ambienti pensati per segregare?
Per rispondere a questi interrogativi, è stato adottato un approccio misto, integrando strumenti di tipo qualitativo e autoetnografico con strumenti di tipo quantitativo. La ricerca si è articolata in due momenti di studio sul campo e in un’estensiva analisi documentale.
Nel corso di due mesi trascorsi a Corinto, nell’estate 2024, è stata condotta un’osservazione partecipante volta a comprendere le dinamiche quotidiane della vita nel campo di Corinto e a costruire relazioni che hanno permesso di accedere a spazi, pratiche e narrazioni spesso inaccessibili a osservatori esterni. Il coinvolgimento diretto e prolungato e le interazioni informali hanno reso possibile la raccolta di dati qualitativi densi e l’accesso a informazioni sul funzionamento del campo assenti nei report ufficiali del Governo greco. Nel dicembre 2024 è stato effettuato un breve ritorno in Grecia, finalizzato alla raccolta di ulteriori testimonianze e documentazione fotografica, attraverso un lavoro congiunto con Gaia Brunialti. Una parte delle informazioni presentate – in particolare nell’ultimo capitolo – derivano dalle esperienze condivise da persone che hanno vissuto per mesi o anni all’interno del campo di Corinto e che hanno acconsentito a raccontare le loro storie, anche attraverso interviste in differita nei mesi successivi al mio ritorno, e a condividere fotografie degli spazi interni del campo. Per tutelarne l’anonimato e proteggere la loro posizione giuridica – spesso precaria e vulnerabile – ogni riferimento personale è stato reso non identificabile. La maggior parte degli interlocutori coinvolti sono giovani uomini provenienti da Afghanistan, Iraq, Palestina e Iran. L’assenza di testimonianze femminili costituisce un limite dell’indagine, riconducibile alla ridotta partecipazione delle donne alle attività del Community Center, alla barriera linguistica importante e alla diffidenza nel condividere informazioni personali.
A complemento del lavoro qualitativo, si è affiancato un approfondito lavoro di ricerca documentale e quantitativa relativa alla governance dei fondi europei destinati alla gestione dei flussi migratori e all’accoglienza in Grecia. Sono state esaminate e confrontate fonti ufficiali e primarie, come documenti di programmazione finanziaria forniti dal Ministero dalla Migrazione e dell’Asilo Greco e dalla Commissione Europea, affiancate a report di monitoraggio di organizzazioni come Il Greek Council for Refugees, Refugee Support Aegean e Mobile Info Team, e schede informative dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
All’analisi della letteratura scientifica sul ruolo politico della geografia dei campi profughi, si affianca un’analisi cartografica basata su immagini satellitari e fotografie aeree che consentono di osservare la “mappa dei campi” presenti sul territorio greco e la configurazione spaziale del territorio che li circonda.
Il lavoro di ricerca non è stato privo di ostacoli, in particolare nell’accesso a dati ufficiali e fonti istituzionali. La trasparenza da parte del governo greco risulta limitata, sia per quanto riguarda la pubblicazione di dati relativi ai campi, sia in merito all’impiego dei fondi europei destinati alla loro gestione. Sia sul sito del Ministero greco della Migrazione e dell’Asilo, sia su quello della Commissione Europea, reperire dati primari e non aggregati relativi all’utilizzo dei fondi europei risulta particolarmente complesso. Le informazioni pubblicate riguardano prevalentemente programmi generali di intervento, spesso espressi in termini vaghi o incoerenti tra loro. Non sono disponibili dati dettagliati sulle singole voci di spesa, né è possibile accedere a documentazione specifica per ciascun campo profughi. La trasparenza è quindi limitata a una panoramica delle misure di intervento o a progetti estesi all’insieme dei centri di accoglienza presenti sul territorio greco, senza distinzione tra strutture, località o modalità di implementazione.
L’accesso ai campi da parte delle ONG è fortemente regolato, e l’interazione con il personale interno spesso subordinata a lunghe trafile burocratiche, raramente efficaci. Le principali organizzazioni internazionali coinvolte nella governance dei campi, come l’OIM, si limitano alla diffusione di dati quantitativi sulla popolazione residente, evitando di affrontare in maniera critica le condizioni materiali dell’accoglienza.
Ostacoli significativi emergono anche nell’acquisizione di testimonianze dirette da parte delle persone che vivono nei campi. Tali difficoltà riflettono, in parte, l’esigenza di adottare modalità di ascolto attente e non intrusive: esporre la propria esperienza può essere difficile per le persone in movimento, soprattutto quando segnata da violenze e vissuti dolorosi. In secondo luogo, condividere informazioni può rischiare di compromettere il buon andamento della richiesta d’asilo o il rapporto con le autorità che gestiscono i campi. Per queste ragioni, è stato fondamentale adottare un approccio cauto e sensibile, che lasciasse spazio e voce alle persone in movimento nei limiti tracciati da loro stesse.
La tesi si articola in cinque capitoli.
Il primo capitolo offre una panoramica del contesto migratorio che ha interessato la Grecia negli ultimi anni, un crocevia tra la Rotta migratoria del Mediterraneo Orientale e la Rotta Balcanica. Sebbene geograficamente concepita come territorio di transito, la Grecia si è trasformata, a partire dal 2016 e in seguito all’accordo UE-Turchia, in un punto di stallo per migliaia di persone in movimento. In questo quadro, si analizza la politica di esternalizzazione dell’Unione Europea, che scarica la responsabilità di gestione dei flussi migratori agli Stati membri posti ai confini esterni dell’area Schengen, come la Grecia. Il capitolo approfondisce inoltre il funzionamento del sistema d’asilo a livello europeo e greco, evidenziando come i lunghi processi burocratici portino alla congestione di centri di accoglienza e all’istituzionalizzazione dei cosiddetti “campi profughi”.
Il secondo capitolo si concentra sull’analisi dei luoghi dell’accoglienza e sulla definizione della “forma campo”, approfondendone la storia e la funzione simbolica. Esplora la configurazione architettonica, spaziale e temporale dei campi, indagando il modo in cui le agenzie umanitarie ne fanno al contempo uno strumento politico di cura, sorveglianza e controllo. Viene inoltre affrontata la questione della depoliticizzazione del richiedente asilo, spesso ridotto alla figura passiva di mera vittima, ma anche la nuova attenzione della letteratura alle forme di socialità, agency e resistenza che emergono all’interno dei campi e che plasmano la loro materialità.
Il terzo capitolo è dedicato all’analisi dell’evoluzione del sistema di accoglienza in Grecia e delle modalità di gestione dell’asilo negli ultimi anni. A partire dalla fase emergenziale del 2016, si esamina la transizione dai programmi di accoglienza diffusa alla progressiva centralità dei campi come unica forma di accoglienza prevista. Viene analizzata la distribuzione territoriale dei campi nell’entroterra greco, il loro isolamento spaziale rispetto ai servizi essenziali, le loro caratteristiche materiali. Il capitolo affronta anche le difficoltà incontrate nell’accesso a dati pubblici sui campi, segnalando la limitata trasparenza del Governo greco nella gestione dei siti e le limitazioni nell’ingresso, che spesso impediscono di raccogliere testimonianze dirette dei residenti.
Il quarto capitolo è dedicato all’analisi dei fondi europei destinati alla gestione dei flussi migratori in Grecia, con un confronto tra il ciclo di programmazione 2014-2020 e l’attuale ciclo di programmazione 2021-2027. L’attenzione si concentra in particolare sui fondi utilizzati per la gestione dei campi dell’entroterra greco e sulla governance multilivello dell’accoglienza, che coinvolge attori istituzionali europei, autorità greche, organizzazioni internazionali e soggetti privati. Vengono infine discusse le implicazioni materiali derivanti dallo spostamento delle competenze gestionali dei campi esclusivamente nelle mani delle autorità greche, evidenziando il peggioramento delle condizioni di vita per i richiedenti asilo che vi abitano.
Il quinto capitolo si focalizza sul caso studio del campo di Corinto, adottando una prospettiva etnografica e spaziale e dando voce alle narrazioni delle persone in movimento che l’hanno abitato. Viene percorso il tragitto che collega il centro urbano al campo, analizzando gli spazi che lo compongono, con l’aggiunta di considerazioni derivanti dall’osservazione di immagini satellitari che mostrano la configurazione del territorio che lo circonda. L’attenzione si focalizza sulla carenza strutturale di servizi essenziali e sulle condizioni materiali di vita, ma anche sulle forme di appropriazione e politicizzazione dello spazio – come i graffiti – e sulle pratiche di socialità quotidiana. In parallelo, si affronta la condizione di sospensione e immobilità che caratterizza l’esperienza dell’attesa in un campo.