Nel cuore di Trieste, un contro-evento artistico e politico riaccende la memoria del SilosArianna Locatelli 1
L’articolo è disponibile in francese sul blog Échanges et Partenariats (E&P).
Il Silos sgomberato, oggi circondato da inferriate e comunicazioni del Comune
Il 21 giugno 2024, a Trieste è stato sgomberato il Silos, una struttura
adiacente alla stazione centrale che per anni ha rappresentato un rifugio
spontaneo per le persone in movimento arrivate dalla Rotta Balcanica.
Negli spazi del Silos, quest’anno, è giunto il Cirque du Soleil con lo
spettacolo Alegría – In a New Light, invitato dal Comune, dal teatro Rossetti e
da Coop Alleanza 3.0.
La narrazione pubblica che ha accompagnato l’evento ha descritto il Silos come
un luogo di degrado da “restituire” alla città. In risposta, nei mesi precedenti
all’arrivo del Circo, attivistə, cittadinə e solidali hanno scritto una lettera
aperta per raccontare un’altra storia: quella di un luogo precario ma
attraversato da relazioni, scambi e forme di resistenza quotidiana.
In reazione a questa narrazione parziale, nei mesi precedenti all’arrivo del
Cirque du Soleil, un gruppo nutrito di cittadinǝ, attivistǝ e solidali ha deciso
di scrivere una lettera aperta al Circo per raccontare un’altra storia sul luogo
che avrebbe abitato per un mese, consapevoli del fatto che artiste e artisti non
potevano esserne al corrente.
Notizie
ALEGRÌA AL SILOS DI TRIESTE: LETTERA APERTA AL CIRQUE DU SOLEIL
Una memoria collettiva contro la retorica della riqualificazione
27 Maggio 2025
Perché il Silos di Trieste, luogo nato dal basso come conseguenza delle
inefficienze del sistema di accoglienza e di asilo italiano, nonostante le
difficoltà e la precarietà, non è stato solamente un luogo di degrado e miseria.
È stato uno spazio di incontro e scambio, una casa rotta (Khandwala dal pashto)
in cui cucinare, dormire, giocare a cricket, fare festa, imparare l’italiano, un
rifugio in risposta alle violenze dei confini europei, un atto di
riappropriazione dello spazio da parte di persone che, seppur ostacolate da un
sistema escludente, hanno saputo creare un’alternativa.
In una lettera, inviata sempre dal gruppo di solidali questa volta direttamente
agli artisti, si legge:
PH: Andrea Vivoda (Sabato 2 marzo 2024 centinaia di persone hanno attraversato
il Silos)
Now, let’s bring you in. Close your eyes and picture a large, empty space.
Imagine countless tents on the ground, furniture scattered around, strings
hanging between the arches to dry clothes. Objects that represented an attempt
to give meaning to that space. From the end of 2023, that intention was soon
supported: solidarians began entering the Silos with speakers and board games.
Where now lies the Grand Chapiteau, supporters mobilised to cut the grass and
organise cricket matches. With a bit of idealism, someone planned a party. A
banner outside read “Khandwala welcomes Trieste. From abandoned to welcoming
places”: Silos – or Khandwala as inhabitants used to call it – invited the city
to a 12-hour feast. Some cooked rice for 400 people, others ran back and forth
with plates; some met for the first time, others lit fires, beat drums, or
played trumpets. From that party, Silos constantly took new forms. Schools came
to visit, people gathered for lunch, art and photography classes. At sunset,
musicians used to sing traditional resistance songs. Some walls were painted,
flags of various nations timidly appeared next to the Italian one. Paper banners
were filled with poems, new words scribbling down so as not to forget. One
night, even a fire breather came to perform his magic tricks. A theater workshop
was suggested (though it was never held)».
In seguito allo sgombero si è parlato poco dello spazio del Silos. Nessuna
alternativa è stata fornita e le richieste di attivistǝ e solidali sono rimaste
inascoltate. Lo sgombero non ha rappresentato una soluzione, ma solamente
un’ulteriore violenza della frontiera, un atto di rimozione ed esclusione, volto
a spezzare le reti di solidarietà e a rendere ancora più invisibili le persone
migranti.
Gli edifici di Porto Vecchio, occupati dopo lo sgombero del SIlos, rappresentano
oggi la nuova versione di Khandwala
Oggi, a Trieste, esistono altri Silos. Il bisogno di richiedenti asilo e persone
in movimento di un luogo da abitare ha spinto le persone a occupare i magazzini
di Porto Vecchio, strutture adiacenti a quelle del Silos.
Queste nuove versioni di Khandwala, però, sono più problematiche e meno
comunitarie perché non sono riuscite a ricreare quel clima di condivisione e
festa che, a tratti, si generava nel Silos, quel senso di appartenenza nato in
diversi attori e attrici che per diverse ragioni lo hanno frequentato negli
anni.
Locandina per la giornata del 21
Per tutti questi motivi, per raccontare una storia diversa, si è deciso di
organizzare una giornata di festa e memoria – il 21 giugno 2025, a un anno dallo
sgombero – in Piazza della Libertà, luogo cardine della vita migratoria
triestina, a poche centinaia di metri dal Silos, dal Grand Chapiteau del Cirque
du Soleil e dai magazzini del Porto Vecchio. L’intento è stato quello di
ricordare ciò che il Silos è stato e farlo rivivere per un giorno in uno spazio
pubblico della città.
Nella lettera aperta, che ha raccolto quasi 1.500 firme in pochi giorni, si
esprimeva il desiderio di una presa di coscienza collettiva sulla storia del
Silos e si lanciava un invito diretto al Cirque du Soleil: portare fuori dal
tendone, a disposizione di tutt3, quell’alegría promessa dal loro spettacolo.
L’invito è rimasto inascoltato dalle istituzioni e dal circo, ma
l’organizzazione della giornata è proseguita con delle open call ad artistǝ
locali triestinǝ per creare un Cirque du Silos durante la giornata del 21.
L’organizzazione ha coinvolto la cittadinanza solidale, da attivisti a titolo
personale, a volontari, persone in movimento, partiti e associazioni locali.
CIRQUE DU SILOS: LA GIORNATA DEL 21 GIUGNO
Da piazza della Libertà, il 21 giugno, è passata molta gente. L’obiettivo di
raggiungere un pubblico più ampio, non direttamente coinvolto nella vita
migratoria e solidale, è riuscito solo in parte, ma per un giorno piazza della
Libertà è tornata a vestirsi di quell’allegria che si poteva trovare nel Silos.
Senza retorica, in maniera consapevole, cittadinǝ, attivistǝ e richiedenti asilo
hanno condiviso una giornata di musica, teatro, chiacchiere e memoria.
La mattina si sono svolti vari interventi di persone che per motivi diversi sono
entrati a contatto con la realtà del Silos, cercando di ragionare attorno a una
serie di tematiche che ad oggi più che mai risultano urgenti e attuali, non solo
per Trieste ma per il sistema di asilo e accoglienza nazionale. Dopo un pranzo
condiviso, si è dato avvio a una serie di laboratori artistici, performance ed
esercizi teatrali che hanno coinvolto i partecipanti per tutto il pomeriggio.
La giornata si è poi conclusa con l’usuale distribuzione serale della cena in
piazza della libertà. Ma per un giorno, il clima che si respirava anche durante
la distribuzione, è stato caratterizzato dall’energia che si è vissuta durante
tutto l’arco dell’evento, con danze condivise al centro della piazza.
Foto della giornata del 21
Tutta la giornata si è costruita attorno a una domanda semplice e urgente, che
stride con la narrativa delle istituzioni e dei media sull’arrivo del Cirque du
Soleil:
perché dall’Alegría promessa da municipio, Rossetti, Coop e Circo sono state
escluse le persone che hanno abitato per anni il Silos?
Il progetto del Cirque si inserisce in un’ottica ormai dominante in tantissime
città italiane (e non solo): quella di una riqualificazione urbana volta però
alla turistificazione, che rimuove tracce considerate indesiderabili.
Con un prezzo medio di 80 euro a biglietto, lo spettacolo è rimasto
inaccessibile a chi – secondo la retorica istituzionale – avrebbe vissuto in
quel “degrado” tanto denunciato.
Il progetto di tale riqualificazione non parte dal basso, non va incontro alle
esigenze delle persone che quello spazio lo hanno abitato.
La volontà è quella di creare una vetrina escludente, mentre a Trieste – e non
solo – centinaia di Silos continuano ad esistere, come centinaia di sgomberi che
non portano ad alcuna soluzione se non a ulteriore precarietà.
Reportage e inchieste
TRIESTE, CITTÀ DI FRONTIERA
Piazza Libertà, dove il confine prende corpo
1 Luglio 2025
Nella lettera agli artisti, due dei ragazzi coinvolti nell’organizzazione hanno
provato a descrivere lo spettacolo del Silos.
Consapevoli dell’estrema precarietà, partecipi della bellezza.
Bellezza che il 21 in piazza si è rivista in una giornata che ha lasciato tuttǝ
soddisfattǝ e paghǝ di un’energia che si è creata spontaneamente attorno allo
scambio, all’arte, ai racconti.
Concludo il racconto di questa giornata di “gioia e rivoluzione” (dal nome del
gruppo organizzativo) con le parole che si leggono nella lettera agli artisti
citata precedentemente:
«We’re not here to offer answers or dictate your actions. We believe artists are
not inherently problem-solvers, nor should they be. We are here to share and
reflect. Because before any show arrived, an art already existed here –
performed daily in acts of resistance, gestures of survival, and stories shared
despite the violence endured. This art wasn’t official or remembered, but it was
real».
Uno spettacolo già esisteva. Uno spettacolo di resistenza, sopravvivenza, di
storie intrecciate, di atti di cura e condivisione. Uno spettacolo che si tenta
in continuazione di sradicare, di soffocare, di invisibilizzare. Consapevoli
della necessità di lavorare su un sistema di accoglienza che sia più efficace e
che non sia oggettificante, è necessario conservare la memoria di luoghi e
realtà come quella del Silos, lottando per il diritto delle persone di
rivendicare uno spazio, un luogo da abitare e da vivere in quanto proprio.
Uno dei laboratori artistici-teatrali organizzati lungo la giornata.«We are here
to share possibilities, meanings, myths, joy. We need to return Silos its lost
Alegrìa. We hope to welcome you as guests in this construction of new worlds»
1. Mi sono laureata in antropologia culturale ed etnologia a Bologna. Sono
un’attivista e una studentessa e negli ultimi anni ho girato varie città
seguendo progetti di ricerca e volontariato su diverse frontiere in supporto
alle persone in movimento. Attualmente lavoro per Migreurop e recentemente
sono entrata nel CD di OnBorders ↩︎