Il Brasile rifiuta il nuovo ambasciatore israeliano e Tel Aviv dichiara Lula “persona non grata”

InfoPal - Wednesday, August 27, 2025

Brasilia-InfoPal. Si è aggravata la frattura diplomatica tra Israele e Brasile dopo che il paese latinoamericano ha rifiutato di accettare il candidato di Tel Aviv come nuovo ambasciatore, spingendo il regime occupante a declassare le relazioni diplomatiche e a dichiarare il presidente Luiz Inácio Lula da Silva “persona non grata”.

Lula ha respinto lunedì la nomina di Gali Dagan, ex ambasciatore in Colombia, come nuovo inviato a Brasilia, lasciando la sede vacante.

Il Times of Israel ha citato il ministero degli Esteri israeliano, che ha confermato come i rapporti con il Brasile siano ora condotti a un livello inferiore: “Dopo che il Brasile, in modo inusuale, ha evitato di rispondere alla richiesta di gradimento per l’ambasciatore Dagan, Israele ha ritirato la candidatura e i rapporti tra i due paesi sono ora condotti a un livello diplomatico più basso”.

L’episodio segna un nuovo punto critico nelle relazioni tra Brasilia e Tel Aviv, già tese per via del genocidio israeliano a Gaza.

Il Brasile aveva già richiamato il proprio ambasciatore da Israele lo scorso anno in segno di protesta contro l’altissimo numero di vittime civili, senza poi nominarne uno nuovo.

In risposta, Israele aveva dichiarato Lula “persona non grata”, dopo che il presidente aveva paragonato il genocidio di Gaza alle azioni della Germania nazista: “Quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza non è una guerra. È un genocidio. Non è una guerra tra soldati contro soldati. È una guerra di un esercito addestrato contro donne e bambini”, aveva dichiarato Lula.

Lunedì Israele ha ribadito lo status di “persona non grata” per Lula. In diplomazia, tale definizione indica che un rappresentante straniero è considerato inaccettabile e, solitamente, costretto a lasciare il paese ospitante.

Il Brasile si è distinto fin dall’inizio del genocidio israeliano a Gaza, nel 2023, come sostenitore della causa palestinese.

In una mossa diplomatica significativa, a luglio ha annunciato la sua intenzione di aderire al ricorso del Sudafrica contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia, coerentemente con la sua politica di lungo corso: già nel 2010, infatti, aveva riconosciuto ufficialmente la Palestina come Stato entro i confini del 1967.

Nel frattempo, l’esercito israeliano continua a massacrare civili palestinesi a Gaza, colpendo l’enclave assediata con bombardamenti aerei e di artiglieria.

Dal 7 ottobre 2023, la campagna genocida israeliana ha provocato almeno 62.744 morti palestinesi nella Striscia.