Indagare i torturatori israeliani
Il Comitato ONU contro la tortura, composto da 10 esperti indipendenti, chiede
alle autorità israeliane di creare “una commissione d'inchiesta ad hoc
indipendente, imparziale ed efficace incaricata di esaminare e indagare su tutte
le accuse di tortura e maltrattamenti commessi durante l'attuale conflitto.” Gli
esperti avvisano le autorità di Tel Aviv che la situazione si è “gravemente
intensificata” dall’inizio dell’aggressione a Gaza. Lo stesso Comitato ammette
implicitamente che difficilmente ci saranno azioni in merito, descrivendo la
situazione come “una politica di fatto statale di tortura e maltrattamenti
organizzati e diffusi.” Gli esperti indicano che le politiche volute dal governo
Netanyahu VI rischiano di tradursi in “condizioni di vita crudeli, disumane o
degradanti per la popolazione palestinese.” Parlando in audizione a Ginevra, il
relatore Peter Vedel Kessing ha dichiarato di essere rimasto “profondamente
sconvolto dalle descrizioni che abbiamo ricevuto.” Il rapporto elenca accuse di
pestaggi gravi ripetuti, attacchi di cani, elettroshock, waterboarding,
posizioni di stress prolungate e violenze sessuali. La risposta
dell’ambasciatore israeliano all’ONU, Daniel Meron, è quella che potete
aspettarvi. Le accuse avanzate dal Comitato sarebbero “disinformazione”: Meron
ha dichiarato che Israele “è impegnato a rispettare i propri obblighi in linea
con i nostri valori e principi morali, anche di fronte alle sfide poste da
un'organizzazione terroristica.” (OHCHR / the New Arab)
“In linea con i nostri valori e principi morali”: i soldati che erano stati
fermati in seguito alla circolazione del video in cui uccidevano a sangue freddo
2 palestinesi che si erano arresi sono stati rilasciati. I militari hanno
dichiarato di aver percepito un “pericolo reale per la loro vita” — entrambi i
palestinesi erano disarmati, e avevano anche mostrato di non avere esplosivi
addosso — e che hanno aperto il fuoco con l’obiettivo di “neutralizzare” i due
uomini, e non con l’intento di uccidere. La loro versione è stata considerata
credibile e coerente. Poche ore prima il portavoce ONU Jeremy Laurence aveva
dichiarato che le uccisioni costituivano “un’ulteriore esecuzione sommaria.” (X
/ Reuters)
A Gaza, nel frattempo, si continua a morire: due bambini sono stati uccisi a
colpi di arma da fuoco dalle forze israeliane a Bani Suheila, un centro abitato
a est di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Un terzo bambino, un
neonato, è morto mentre era in attesa di essere portato fuori dalla Striscia di
Gaza per ricevere le cure di cui avrebbe avuto bisogno per sopravvivere. Era
stato ferito in un attacco — di pochi giorni fa, condotto durante il cessate il
fuoco — in cui avevano perso la vita anche sua madre e sua sorella. (WAFA /
Instagram. Il link contiene un video che può urtare la vostra sensibilità, di
cui vi sconsigliamo la visione)