L’industria armiera in Europa diffonde fake news

Pressenza - Monday, August 25, 2025

Pubblichiamo la prima parte di una intervista a Gianni Alioti,uno dei maggiori esperti italiani sul mercato delle armi

L’industria delle armi in Europa e il suo impatto sul lavoro

Il governo italiano ha trasferito 4,9 miliardi di euro dal fondo per la transizione ecologica e sociale dell’automotive all’aumento delle spese militari.

Non è semplice far digerire gli investimenti al comparto bellico a un’opinione pubblica, cosciente dei corrispettivi tagli a sanità, istruzione, welfare.

Intorno a ReArm Europe e all’euforia dei mercati finanziari, impegnati a investire una montagna di soldi nei titoli di borsa delle principali industrie militari europee, è molto forte il rischio di un “abbaglio” sulle aspettative in termini di ricadute occupazionali.

Il Ministro dell’imprese e del made in Italy, Adolfo Urso è arrivato a prospettare per le aziende della filiera dell’automotive incentivi per riconvertirsi verso il settore aerospaziale e della difesa, mentre il suo Governo – con la Legge di Bilancio 2025 – trasferiva 4,9 miliardi di euro dal fondo per la transizione ecologica e sociale dell’automotive all’aumento delle spese militari.

Spettro della guerra

Non è semplice per qualsiasi governo far digerire l’aumento delle spese militari a un’opinione pubblica, cosciente dei corrispettivi tagli a sanità, istruzione, welfare.
Evocare lo spettro della guerra con la Russia, evidentemente non basta.

In questo caso è meglio giocarsi la carta delle ricadute industriali e occupazionali.
Non è la prima volta che succede.

Ricordate, ad esempio, i diecimila nuovi posti di lavoro “messi sul piatto” nel 2006 dal Capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare, Leonardo Tricarico e dal sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri (Governo Prodi) se avessimo acquistato i caccia-bombardieri F-35 della Lockeed Martin ?
A distanza di 20 anni possiamo verificare quanto fosse una fakenews, per condizionare il dibattito pubblico.

Ma penso sia sbagliato liquidare con una semplice battuta i risvolti che l’economia di guerra ha sul sistema industriale europeo e sul lavoro.

Meglio procedere secondo un rigore logico.

È vero, come sostengono alcuni, che la corsa agli armamenti può salvare l’economia europea?
E rilanciare l’occupazione industriale?

Analisi della realtà

A queste domande cercherò di rispondere non in base alle mie convinzioni etiche e politiche, ma attraverso l’analisi della realtà e dei dati (a consuntivo) inerenti sia l’andamento delle spese militari, sia la dimensione dell’industria aerospaziale e della difesa in Europa.

I dati ufficiali del Consiglio Europeo (https://www.consilium.europa.eu/en/policies/defence-numbers/) ci dicono che dal 2014 al 2024 nei paesi UE le spese militari sono più che raddoppiate a prezzi costanti (+121%).

Sono passate da 147 a 326 miliardi di euro.

All’interno delle spese militari, quelle specifiche per armamenti e ricerca-sviluppo sono addirittura quadruplicate (+325%).

Se consideriamo non i Paesi UE, ma i Paesi europei della NATO le spese militari nel 2024 sono state di più: 440 invece di 326 miliardi di euro.
La crescita negli ultimi dieci anni registra una tendenza simile.

Tendenze del settore

Secondo il rapporto pubblicato a novembre 2024 da ASD, European Aerospace, Security and Defence Industries[3] che riguarda i 27 Paesi UE + Norvegia, Regno Unito e Turchia, a fine 2023 gli occupati totali diretti nell’industria aerospaziale e della difesa in Europa risultano, un milione e 27 mila, di cui 518 mila relativi al militare .

Il fatturato complessivo nel 2023 è stato di 290,4 miliardi di euro, di cui il 55 per cento nel militare.

Partire dai dati forniti da ASD ha il vantaggio dell’attendibilità e della continuità nel tempo, consentendo analisi e valutazioni di natura strutturale sulle tendenze del settore.

Possiamo, infatti, analizzare cosa è successo in termini di fatturato e occupazione nello stesso arco di tempo di dieci anni (2014-2023) nel quale le spese militari sono cresciute del 90 per cento.

Crescita del 65 per cento

I ricavi nel militare nell’intera industria del settore in Europa sono cresciuti del 65 per cento, mentre l’occupazione è aumentata del 26 per cento da 407 mila e 800 a 518 mila addetti.

Redazione Italia