
La “gaffe” di Giorgia Meloni al vertice USA-Ucraina-Europa
Pressenza - Friday, August 22, 2025«Non voglio mai parlare con la mia stampa», ipse dixit Giorgia Meloni il 19 agosto scorso alla Casa Bianca pochi istanti prima che cominciasse l’incontro ai vertici in cui i leader americano, ucraino ed europei hanno confrontato le rispettive opinioni sulle possibilità di concordare con la Russia la fine della guerra combattuta in Ucraina da 4 anni.
Le telecamere che riprendevano la riunione erano già accese poco prima che cominciasse il dibattito e mentre i partecipanti chiacchieravano tra loro informalmente, così è stato documentato anche che il presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana ha commentato così un’osservazione del Capo di Stato finlandese.
Dal 2017 al 2024 vicepresidente della BCE / Banca Europea degli Investimenti, dal 2014 leader del Partito di Coalizione Nazionale (uno schieramento liberal-conservatore) e dal 2024 presidente della Repubblica finlandese, Alexander Stubb si era rivolto a Trump – certo informalmente, comunque consapevole della rilevanza della propria osservazione – esprimendo il proprio stupore per la sua scelta di svolgere i colloqui alla presenza della stampa.
Seduta accanto a Trump, Giorgia Meloni è intervenuta precedendo la risposta del presidente degli USA e, palesemente, cercando di attirare l’attenzione degli altri leader che, intanto, parlavano tra loro a bassa voce. Accompagnando le proprie parole pronunciate ad alta voce con una risata fragorosa, ha detto: “Ma a lui [Trump] piace. Gli piace sempre. Io invece non voglio mai parlare con la mia stampa”.
Ovviamente questa ‘battuta’ non è passata inosservata all’attenzione dei reporter presenti in sala… e ha subito fatto il proverbiale giro del mondo.
“Il Primo Ministro italiano è di nuovo sotto i riflettori”, sottolinea THE ECONOMIC TIMES nella didascalia al filmato pubblicato su YouTube con il titolo “Non voglio mai parlare con la stampa italiana”: il fuori-onda di Giorgia Meloni con Trump diventa virale.
In Italia, dove un anno fa sulle prime pagine dei quotidiani faceva scalpore l’inchiesta di FANPAGE nei circoli di Gioventù Nazionale che mostrava attitudini e opinioni di alcuni esponenti del suo partito, questa affermazione pronunciata dalla premier al vertice internazionale alla Casa Bianca e anche il suo suggerimento al ‘padrone di casa’ di non concedere ai reporter l’opportunità di fare domande – “Penso sia meglio di no, siamo troppi e andremmo troppo per le lunghe” / Ilario Lombardo, LA STAMPA – hanno scatenato molte polemiche.
I leader dell’opposizione hanno reagito indignati:
- “Il fastidio di Giorgia Meloni verso i giornalisti non è un dettaglio: rivela un’idea di democrazia debole, autoritaria, figlia di una cultura politica che conosciamo bene” – Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del PD
- “Giorgia Meloni si sottrae al ruolo che i giornalisti hanno in una democrazia: quello di fare domande e chiedere conto delle scelte del governo” – Angelo Bonelli, AVS
- “La sua idea della democrazia? Tutti buoni e zitti, mentre lei riverisce il capo di turno per fare bella figura” – Nicola Fratoianni, SI
- “Disprezzo per la stampa e la libertà di informazione: d’altronde abbiamo ben capito che Meloni vorrebbe giornalisti compiacenti e stampa adulante” – Riccardo Magi, segretario di +Europa
- “Una premier che scappa dai giornalisti scappa anche dai cittadini” – Silvia Fregolent, IV
- “Fastidio verso la dialettica, tipico dei leader non democratici e illiberali” – Barbara Floridia, M5S e presidente della Vigilanza Rai
« Che la presidente del Consiglio non ami i giornalisti e le domande della stampa è cosa nota – ha dichiarato Alessandra Costante, segretaria generale della FNSI / Federazione Nazionale della Stampa Italiana – Negli anni ha sostituito le conferenze stampa (tranne quella di fine anno) con lunghi monologhi online, senza contraddittorio, senza domande. Propaganda, non informazione».
« Meloni percepisce [i giornalisti] come un ostacolo alla propria leadership carismatica», ha annotato Paolo Gallo su IL FATTO QUOTIDIANO.
Un collaboratore della Business School Bocconi e autore de La Bussola del Successo (Rizzoli, 2016), Paolo Gallo ha rilevato che la gaffe di Giorgia Meloni è sintomatica: « Sebbene pronunciata in un contesto informale, rivela molto più di quanto la premier avrebbe probabilmente voluto: non un semplice imbarazzo personale, ma il sintomo di un rapporto problematico con il controllo democratico, con il dissenso e con l’obbligo della rendicontazione pubblica. In questo contesto, ammettere l’imbarazzo davanti alla stampa non è una debolezza personale: è la conferma di una strategia politica che punta a depotenziare il giornalismo come cane da guardia del potere».
Infatti, nella frase pronuciata da Giorgia Meloni rivolgendosi ai colleghi seduti al tavolo e, però, davanti ai reporter che assistevano all’incontro, spicca l’aggettivo “mia” con cui la premier italiana ha qualificato la stampa della nazione che lei governa e rappresenta. Ciò rileva considerando anche che, come riportato nelle sue biografie ufficiali e nel suo curriculum vitae depositato nell’archivio del DAIT / Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali del Ministero dell’Interno, Giorgia Meloni è una giornalista professionista.
Il 9 GENNAIO 2025 alla conferenza stampa organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione stampa parlamentare rivolgendosi a loro come propri colleghi Giorgia Meloni aveva rammentato ai giornalisti i valori e principi della deontologia professionale e, dopo aver fornito dettagliate spiegazioni sul proprio operato, ha chiesto loro di rispettare il suo lavoro. Invece, denigrando i colleghi e ostendando la propria sfiducia e diffidenza nei loro confronti, purtroppo, la presidente del Consiglio dei Ministri si è dimostrata indegna di governare e rappresentare la “Repubblica democratica, fondata sul lavoro” (Art. 1 / Costituzione).