“Trama recisa”, una poesia di Yuleisy Cruz Lezcano

Progetto Melting Pot Europa - Friday, August 15, 2025

Ho scritto questa poesia per dare voce all’orrore silenzioso che ha segnato la fine di Satnam Singh, bracciante indiano, morto il 19 giugno 2024 dopo essere stato ferito gravemente sul lavoro e abbandonato, con il braccio amputato chiuso in una cassetta, davanti alla sua abitazione, senza che nessuno chiamasse i soccorsi. La sua agonia, la sua solitudine e la sua morte non possono e non devono essere normalizzate.

È proprio in questo abbandono disumano, in questo rifiuto di soccorrere un uomo ferito, che si manifesta il volto più feroce dello sfruttamento: quello che nega l’umanità, che considera il corpo del lavoratore come un pezzo da usare e gettare. Non si tratta solo di negligenza.

Si tratta di una scelta brutale, di una cultura dell’impunità e della disumanizzazione che continua a colpire i più vulnerabili, spesso migranti, invisibili agli occhi dello Stato e della società.Ho scelto la poesia come strumento per raccontare questa storia perché la poesia può rompere il muro dell’indifferenza.

La poesia non fa sconti, entra nel dolore, lo rende visibile. Può scavare dove la cronaca si ferma. Può restituire dignità a chi è stato trattato come scarto. Scrivere versi su Satnam Singh non è stato un esercizio di stile, ma un atto di rabbia, di empatia, di giustizia.

Attraverso questa poesia ho voluto denunciare non solo il caporalato, lo sfruttamento e la violenza sistemica nei campi agricoli italiani, ma soprattutto l’orrore dell’abbandono. L’atto di non prestare soccorso a un uomo morente è un crimine morale oltre che penale. È il segno di una società malata, in cui il profitto viene prima della vita umana.

Satnam Singh è stato tradito due volte: prima dal lavoro che lo ha ferito, poi dalle mani che lo hanno lasciato morire. Con la poesia ho cercato di fare ciò che altri non hanno fatto per lui: restare, ascoltare, raccontare, chiamare aiuto. Perché il silenzio non sia più complice.

Yuleisy Cruz Lezcano 1

Trama recisa

Satnam camminava in silenzio,
con i piedi immersi nella polvere
di un campo che non era suo,
sotto un cielo che prometteva pioggia
ma non giustizia. Portava

negli occhi il riflesso del Punjab,
terra di grano e canti lontani.

Era uno dei tanti, uno dei senza volto,
foglia caduta in un autunno
che nessuno ha mai voluto contare.

Il suo nome su nessuna busta paga,
si aggrappava ai solchi della terra,
tra le voci dei compagni
e i silenzi del padrone.

Poi venne il giorno della ferita,
il ferro parlò al posto del mondo.
Il sangue cadde lento,
come una firma mai scritta.

Un urlo muto si frantumò contro l’acciaio,
un braccio strappato, gettato come scarto,
l’abbandono scolpito nel volto della terra,
dove nessuno vede il sangue dei dimenticati.

Il braccio, stelo infranto

sotto il peso d’una tempesta muta
restò lì, come foglia morta,
tra l’odore amaro di sangue e silenzio.
Sul ciglio della strada, l’uomo gettato,
in una borsa il suo braccio mutilato
divenne un grido
che neppure la polvere osò coprire.

Ora il suo corpo non lavora più.
Riposa tra le crepe
di uno Stato che dimentica
chi raccoglie il cibo
con mani senza diritti.

Satnam è diventato simbolo,
non per scelta, ma perché l’ingiustizia
ha bisogno di volti da ignorare
e tombe senza lapide.

A Latina è tornato tutto com’era,
la nebbia dei verbali,
la maschera dei contratti,
l’invisibilità come mestiere.

  1. Yuleisy Cruz Lezcano è una poetessa, scrittrice, attivista e professionista della salute, nata a Cuba e residente a Marzabotto, in provincia di Bologna. Laureata in Scienze Biologiche e successivamente in Scienze Infermieristiche e Ostetriche presso l’Università di Bologna, ha saputo coniugare una solida formazione scientifica con una profonda sensibilità umanistica ↩︎