Nomi criptati dal concetto di razza. Tipologie e caratteristicheCon chiarezza d’intenti e cura documentaristica, Oiza Q. Obasuyi 1, studiosa di
diritti umani e dottoranda di ricerca all’università di Bologna, ne Lo
sfruttamento della razza. Le nuove gerarchie della segregazione, edizione Derive
Approdi 2025, incrocia i corpi il cui colore della pelle non è l’elemento
centrale della distinzione, bensì qualcosa di più ampio, un campo di possibilità
illimitato.
Una realtà incarnata da Soumaila Sacko, Moussa Balde 2, Satnam Singh, Saman
Abass, testimoni di una maggioranza di corpi – tra etnia, nazionalità, cultura e
religioni – che il capitalismo – costituzionalizzando i principi di qualunque
politica economica – nella sua indissolubile unione con colonialismo e razzismo
cripta nel concetto di razza.
Nell’analisi dei suoi contenuti, la crisi dei rifugiati, a cui l’immigrato
partecipa, concorrendo a creare “spostamenti funzionali nei campi discorsivi 3“,
rafforza il razzismo, già innato nella vita italiana 4.
Declinati, dunque, i flussi migratori in una gestione emergenziale, il migrante
internazionale – citando Fanon – forgia il soggetto occidentale moderno
ponendosi come sintesi passiva su cui si edificano tutte le sintesi attive.
A sorreggere quest’impianto, nei rilevamenti svolti dall’autrice, un
moltiplicarsi di frontiere, esterne ed interne – né naturali né eterne – che
realizzano un ‘doppio regime giuridico’, come un cortocircuito interno alla
democrazia, che, approfonditamente, si svolge con, attraverso e contro
l’umanità.
Un compito di traduzione, quello dei diritti, nel ‘terzo spazio’ dell’Unione
Europea – spazio di laboratorio – che, all’indomani della condanna dell’omicidio
razzista di George Floyd, accoglieva la migrazione dall’Ucraina e, in
contemporanea, discriminava alla frontiera cittadini e cittadine afro-asiatici
lì residenti smascherandone le deformità morali (p.33).
Corpi, in effetti, su cui regna sovrano il punto di vista coloniale e su cui si
annida un continuum di intrecci di poteri: schedati come non controllabili
malgrado il regime classista dei visti e la marketizzazione della cittadinanza
(p. 48); catalogati come un flusso anonimo a dispetto della multi causalità e
multi direzionalità delle migrazioni; classificati senza spessore umano
allorquando si esternalizzano le frontiere; si rinnova il memorandum con la
Libia e i suoi lager; si finanziano i pick up bianchi Nissan Navara 4 e, con
essi, gli stupri da parte della autorità tunisine a cui l’Unione Europea eroga
denaro. Azioni, per cui cala il numero dei migranti ed aumentano i crimini
contro l’umanità (p. 21).
Vite, dunque, costituite, in partenza, nei ‘singoli modi, atti e processi’ 5
come possibilità di vita: fluide (per la maggioranza) e inchiavistellate (per la
minoranza).
In un’ottica di giustizia – privata – volta alla difesa della popolazione bianca
(p.86), sanatorie; la Turco Napolitano; la Bossi Fini; i click day “una vera e
propria lotteria”; il ricorso alla detenzione non solo ai fini dell’espulsione
ma anche dell’accoglienza (p. 17) 6 si sono prestati ad individuare
caratteristiche insidiose e ad ordinare classi e soggetti socialmente pericolosi
nell’orizzonte totalizzante della Crimmigration (criminilitation of
immigration).
Parimenti, in nome del securitarismo, il business della permanenza (p. 90)
voluto dai decreti sicurezza prima e da quello Cutro poi – ha portato le
Prefetture a gare d’appalto per un costo pari a 56 milioni di euro per la
gestione da parte dei privati dei CPR presenti sul territorio, a fronte di un
residuo 10% di trattenuti effettivamente rimpatriati nel 2023.
Una permanenza che, estendendosi alle questure e alle loro illegittime prassi e
richieste, ha prodotto interminabili file di attesa, quasi a riabilitare una
strategia di logoramento, capace di stremare i nemici 7.
Nell’indagine su sfruttamento, gerarchia e segregazione – come descrive Obasuyi
– centrale è ripensare ai confini non più in termini fissi, ma in termini di una
serie di pratiche che si sviluppano in multiple azioni, attraverso cui
l’effettività del potere passa da un livello stato-centrico ad uno
multi-centrico costituito da più e diversi attori.
Pertanto, dal Niger a Cutro 8 passando dall’Albania, le logiche di sicurezza
internazionale hanno incentivato procedure di law enforcement e articolato
paesaggi di bordescape 9, entro cui, per la letteratura a riguardo,
imprescindibile è la discrezionalità degli agenti, dalle cui prassi si edifica
il concetto di deportabilità.
Inoltre, dispositivi misti, di ordine amministrativo e penale, confinando il
campo di possibilità che realizza la vita nella sua dimensione progettuale,
hanno formalizzato l’apartheid de facto (p. 72) producendo, oltremodo,
meccanismi di proliferazione razziale come dispositivo che mette “le persone
nere nella condizione di avere maggiore probabilità di essere uccise rispetto a
quelle bianche” (p. 107). Per un colpo partito dalla Beretta calibro 22, Youns
El Boussettauoi cadde esangue a Voghera e per tre colpi partiti da una pistola
d’ordinanza Moussa Diarra morì a Verona.
Hossain Faisal, Moussa Balde, Ousmane Sylla, Gill Singh, Luigi Coclite, Mohamed
El Farhane, Mohamed Toukabri, Bouzekri Rahimi, Taoufik Haidari, Saman Abbas
diventano, dunque,nomi che sfruttano la nozione di razza mai esistita.
Vite costruite e rese funzionali all’uso del costruttore, espunte, il cui spazio
– mentale e fisico – di mobilità, accesso occupazionale, assistenza sanitaria,
alloggio, nazionalità – quest’ultima in grado di “sopprimere la realtà delle
reazioni sociali concrete, il lavoro, l’amicizia, gli affetti” – è fissato 10 da
strateghi del dominio a tutto spettro 11.
A tal riguardo – riprende la scrittrice – eliminando le diseguaglianze
strutturali, Saman Abbas avrebbe potuto proseguire gli studi e si sarebbe potuta
rendere giustizia alle tante vittime sul lavoro.
Nell’intersezione tra razza, classe e genere, di cui si avvale il razzismo di
Stato, i confini, nelle loro porosità 12, rimangono, dunque, funzionali al
filtraggio e alla stratificazione sociale, capaci di selezionare e segmentare la
forza lavoro del migrante uomo in lavori 3D (dirty, dangerous, demeaning) o in
essential worker – come visto durante la pandemia Covid 19 – e la forza del
migrante donna in lavori 3C (cooking, cleaning and caring).
A confermare che il “confinare non sia un’azione, ma un’interazione”, l’ultima
direttiva UE sulla violenza domestica(2024/1385) esclude dalla protezione le
donne migranti prive di documenti, mentre, in Italia, l’applicazione dell’art.
59 della Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere è successivo solo
al permesso di soggiorno e ad una violenza che può definirsi tale solo se è
continuativa (p. 124), relegando il fenomeno nella cronaca nera, declassato nel
privato 13
A New York, nel 1741, marinai e schiavi fraternizzzavano, nonostante gli sforzi
delle autorità di criminalizzare e prevenire le adunanze […] le bande
multietniche venivano denunciate come un’idra dalla molte teste 14.
L’omicidio di Jerry Essan Masslo a Villa Literno portò al primo sciopero dei
lavoratori contro il caporalato, al blocco dei raccolti nei campi e, il 7
ottobre 1989, alla prima manifestazione antirazzista nazionale che inglobò
200.000 persone 15. Ciò significa – menzionando Bartoli– che si possono
inventare e istituzionalizzare nuove razze rispetto a quelle che ci ha
consegnato il XX secolo, se nuovi tratti distintivi diventano elemento di
insuperabile alterità 16.
Nel corso degli anni, le violenze degli argini hanno ingrossato le acque del
fiume, come attestano le chilometriche manifestazioni abitate da donne, etiopi,
marocchini, somali, filippini, immigrati regolari ed irregolari, italiani
malpagati e sfruttati, studenti e studentesse, colf e badanti, rider, cristiani
e musulmani, laici e religiosi, volontari, bambini e bambine, sempre più
numerosi espropriati della vita, nelle cui fila si confondono le nuove gerarchie
della razza.
Una motley crew 17, una “squadra multietnica”, composta da “persone che eseguono
uno stesso compito o diverso allo stesso fine” , un “movimento dal basso”, che,
allora come oggi, “fa luce sull’intersezionalità come prassi critica e getta
luce sul lavoro di giustizia sociale (p. 114)”, compatibile con un quadro
sostenibile di diritti.
E quei nomi dobbiamo ricordarli almeno finché esisteranno potenti e oppressione
da combattere 18.
Approfondimenti/Arti e cultura
PERCHÉ L’ITALIA È UN PAESE RAZZISTA
Il libro di Anna Curcio che distrugge il mito degli "italiani brava gente"
Vanna D’Ambrosio
31 Marzo 2025
1. (Ancona, 1995) è una studiosa di diritti umani, migrazioni, diaspore
afrodiscendenti e razzismo sistemico. Attualmente è dottoranda
all’Università di Bologna. Ha collaborato con varie testate giornalistiche,
tra cui «The Vision» e «Internazionale». Il suo primo libro è stato Corpi
Estranei (People, 2020), in cui decostruisce gli stereotipi sessisti e
razzisti filtrati attraverso il vissuto di una donna italiana
afrodiscendente. Consulta la pagina autrice di Oiza Q. Obasuyi su Melting
Pot ↩︎
2. Processo per la morte di Moussa Balde: il Cpr di Torino come «uno zoo», Il
Manifesto (24 ottobre 2025) ↩︎
3. G. C. Spivak, In other worlds: essays in cultural politics, Melthuen, 1987
↩︎
4. Si veda Gobineau, Lombroso, Lidio Cipriani. Tra la fine del ‘700 e gli
inizi dell ‘800 fu tutto un proporre tabelle e tassonomia relative alla
diverse gradazioni di sfumature tra europei e africani ↩︎
5. Cfr. D. Fassin, Le vite ineguali. Quanto vale un essere umano, Feltrinelli,
2019 ↩︎
6. In ultimo, il D.L. 18/2025 (Ddl 1660) ha introdotto nuovi reati e inasprito
quelli già esistenti, anche nei centri di accoglienza e nelle carceri ↩︎
7. Il 28 gennaio 2025, un cittadino rumeno fu trovato senza vita davanti
all’Ufficio immigrazione di Roma, deceduto, presumibilmente, per ipotermia.
Molti che cercano di ottenere un permesso di soggiorno, già dalla notte, e
a volte con le tende, si preparano all’attesa ↩︎
8. A Cutro, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, le attività di
soccorso furono rimpiazzate da azioni di polizia e di contrasto
all’immigrazione clandestina. Dei 180 a bordo, sono 94 i morti in mare, di
cui 34 bambini ↩︎
9. Questa concetto enfatizza come i confini siano prodotti di relazione di
potere e in quanto tali, spazi soggetti a continue negoziazioni e
permeabilità ↩︎
10. A. Dal Lago, Non Persone. L’esclusione dei migranti in una società globale,
Feltrinelli, 2004 p. 207 “In breve, sono le norme relative alla
cittadinanza che fanno di qualcuno una persona e non viceversa” ↩︎
11. J. Pilger, I nuovi padroni del mondo, Fandango, 2002, p. 119 ↩︎
12. Vedi S. Mezzadra, B. Neilson, Confini e Frontiere. La moltiplicazione del
lavoro nel mondo globale, 2014. Più che frontiere chiuse, l’Europa ha un
sistema di confini porosi capaci di selezionare la forza lavoro migrante ↩︎
13. M. Rediker, I ribelli dell’Atlantico. La storia perduta di un’utopia
libertaria, p.233 ↩︎
14. M. Rediker, I ribelli dell’Atlantico. La storia perduta di un’utopia
libertaria, p.233 ↩︎
15. Jerry Essan Masslo ↩︎
16. C. Bartoli, Razzisti per legge. L’Italia che discrimina, Editori Laterza,
2012, p. 53 ↩︎
17. Con motley crew si faceva riferimento o ad un gruppo di persone che
eseguiva uno stesso compito o un compito diverso ma allo stesso fine lungo
la strada della cooperazione oppure ci si riferiva ad una formazione
sociopolitica del porto e della città del XVII secolo dove si connettevano
la massa urbana e la folla rivoluzionaria. Una squadra multietnica che
modellò la storia sociale, ad esempio, promuovendo l’abolizionismo e
lanciando il panafricanismo. Nel corso del tempo il significato della
squadra si fece politico quando la Motley Crew, muovendosi da terra a mare,
si univa alle comunità del porto, configurandosi come elemento di
“sincronizzazione o di coordinazione effettiva tra le sollevazioni del
popolo della citta portuale”.
Cfr. M. Rediker, I ribelli dell’Atlantico. La storia perdua di un’utopia
libertaria, Feltrinelli, 2008.
↩︎
18. M. Rediker, Canaglie di tutto il mondo, Eleuthera, 2020 ↩︎