f.Lotta: occupare il Mediterraneo per la libertà di movimento
IL CONTESTO E LE RAGIONI
Dal 14 al 16 settembre 2025, ci sarà un appuntamento in mare per partecipare ad
un’azione il cui nome contiene il programma: f.Lotta, un gioco di parole tra
“flotta di mare” e “lotta“ ad “indicare la natura politica e intransigente
dell’iniziativa”.
Notizie
F.LOTTA: UN’OCCUPAZIONE MARITTIMA CONTRO IL SISTEMA DEI CONFINI
Dal 10 al 20 settembre a sud di Lampedusa
28 Luglio 2025
Un movimento indipendente, orizzontale e auto-organizzato che prevede una
massiccia occupazione del Mediterraneo Centrale, a sud di Lampedusa per
rivendicare la libertà di movimento per ogni cittadino del mondo. Questa
“critical mass” del mare, nata dal basso, vuole contrastare il modello di
controllo e esternalizzazione – razzista, capitalista e neocoloniale – proposto
dalla Fortezza Europa.
Per tre giorni, in un “spazio” sempre attraversato da soggetti diversi -persone
che cercano di passare da una sponda all’altra, cosiddette guardie costiere
libiche e tunisine, droni, aerei e navi di Frontex, flotte civili che operano il
salvataggio e barche di pescatori – una quindicina di barche si danno
appuntamento.
Da Lampedusa al cuore del central Med, con l’idea di abitare questa frontiera
liquida. Il messaggio generale di f.Lotta è la libertà di movimento, ma, accanto
ad esso, si declinano 15 campagne politiche specifiche 1 di cui ogni barca sarà
portavoce e testimone.
A questa f.Lotta partecipa anche Tanimar, il cui progetto nasce nel 2022: da
marinaie e marinai, da ricercatrici e ricercatori che hanno deciso di entrare in
relazione con il Mediterraneo, provando a realizzare un’etnografia del mare e
nel mare, a cominciare dallo stretto di Sicilia, per continuare con la Tunisia
(2023) e con l’Egeo (2025).
Fotografia tratta da Linosa. Isolitudine. Equipaggio della Tanimar (2022)
Durante le precedenti navigazioni, hanno tentato di disegnare un percorso che si
intreccia con le rotte delle persone in movimento: per ricomporre memorie e
analisi, per rendere più visibile la polifonia di voci e la pluralità di visioni
sul futuro del Mediterraneo.
Per questa nuova navigazione, saliranno a bordo persone e organizzazioni
diverse, che, pur con linguaggio e strumenti diversi, hanno un comune
fondamentale denominatore: considerano le migrazioni come fenomeni che
attraversano confini – geografici, culturali, giuridici – e implicano memorie,
diritti e immaginari condivisi.
A bordo una fotografa e una filmaker, due professori di sociologia dei processi
culturali e migrazioni a Genova e Parma, un mediatore culturale per The Routes
Journal, volontari attivisti legati a OnBorders e Mem.Med. E poi il Progetto
Melting Pot che ha una storia comune con Tanimar e ne ha già amplificato la voce
che questa volta affida a me questa il racconto.
Avremo un equipaggio di terra, con gli studenti delle radio universitarie, ma
soprattutto coi testimoni del rapporto RRx che aspettano, nascosti negli uliveti
e in qualche hangar tra Tunisia e Libia, di poter partire.
In questa prospettiva Tanimar ha deciso di aderire alla campagna lanciata da
f.Lotta, organizzazione dal basso che promuove “un’occupazione massiccia del
Mediterraneo Centrale, con un’iniziativa orizzontale, dal basso, spontanea”.
Le ragioni di questa scelta sono evidenti per l’equipaggio che sale a bordo
durante l’iniziativa, dal 14 al 16 settembre. Innanzitutto, perché il discorso
politico e mediatico in Italia descrive il Mediterraneo come una barriera
naturale tra mondi distanti, una frontiera liquida da controllare, setacciare,
luogo in cui si scontrano le politiche europee di sorveglianza e repressione
della mobilità e la volontà delle persone migranti di continuare a muoversi.
Ma il Central Med non è solo questo. Questo mare, il cui confine che separa non
si vede all’orizzonte ma su radar a bordo di barche, ha una storia che racconta
di incontri, attraversamenti, scambi.
PH: Roberta Derosas
Nelle sue acque fatte di incroci si intrecciano persone migranti, pescatori,
marinai, guardacoste, funzionari europei e statali, operatori umanitari e
solidali, ciascuno portatore di interessi e prospettive diverse.
Politiche migratorie europee basate sulla militarizzazione delle frontiere
marittime e terrestri hanno contribuito, come conseguenza diretta, a trasformare
il Mediterraneo in un confine mortale.
Da una sponda all’altra, viene criminalizzato chi offre sostegno e solidarietà a
chi è in transito, ma anche chi migra nel tentativo di raggiungere l’Europa:
l’assenza di vie legali di accesso all’Europa lascia alle persone che partono
l’unica possibilità di intraprendere viaggi rischiosi, su imbarcazioni di
fortuna.
Eppure, lo spazio mediterraneo continua a generare relazioni e pratiche che
superano le dicotomie sociali, intrecciando storie e vissuti in un tessuto
complesso. Luogo di incontro e campo di battaglia, spazio cruciale della
contemporaneità in cui si riproducono processi di razzializzazione legati alla
governance migratoria, il Mediterraneo è ugualmente orizzonte di desiderio e
possibilità. Viverlo, percorrerlo, osservarlo è l’unico modo per comprenderlo
davvero.
Questo Mediterraneo, che si tenta di chiudere con blocchi navali, fermi
amministrativi alle navi dei soccorritori civili, respingimenti operati dalle
cd. guardie costiere libiche e tunisine e accordi bilaterali che lasciano dietro
di sé una scia di sangue e morti, resta comunque aperto e poroso: continua ad
essere attraversato con ogni mezzo da chi esercita il proprio diritto alla fuga.
Ci sono molti modi di “stare” nel Mediterraneo: pattugliare, controllare,
soccorrere, osservare, accogliere, respingere, affondare, tessere, raccontare
sono tutte azioni possibili. Tanimar, ancora una volta, vuole essere testimone
civile di ciò che altrove viene nascosto o ridotto a spettacolo.
Per l’azione proposta da f.lotta, con il suo invito a “occupare in modo
massiccio il Mediterraneo”, l’equipaggio di Tanimar sarà composto da cittadini
provenienti da Africa ed Europa, filmaker, artist3, lavoratori sociali,
rifugiat3, ricercatrici e ricercatori, navigatrici e navigatori: al di là del
background, delle funzioni e delle professioni, li unisce credere alle leggi del
mare, all’obbligo di rendere soccorso, al doveroso diritto di ogni singolo
essere umano di poter scegliere dove vivere e di non essere respinto, violato,
mercificato, soggiogato, torturato.
Accanto al suo equipaggio di mare, ne avrà anche a terra: in Tunisia e in Libia,
grazie al contributo dei corrispondenti del Giornale delle Rotte (un progetto di
comunicazione alternativa sul tema della mobilità impedita animato da persone in
viaggio o bloccate in attesa di partire) e ai testimoni del rapporto RR[X] sul
fenomeno della tratta di Stato, ma anche grazie agli studenti delle radio
universitarie di Parma e Bologna e ai volontari che agiscono in altre frontiere,
di terra, che arrivano dopo l’approdo a Lampedusa.
Intrecciando attivismo, arte, nautica ed etnografia, Tanimar e i suoi equipaggi
vogliono continuare a raccontare l’incontro con il Mediterraneo attraverso
parole e immagini, suoni e visioni, in una tessitura che sia insieme politica e
poetica.
Il desiderio e la volontà dell’equipaggio sono di amplificare le voci di chi è
privato del diritto al movimento sulla sponda sud del Mediterraneo, partendo
dalle loro stesse parole, per non sostituirsi ad esse, ma condividere con chi
vive l’attraversamento, il diritto al racconto, costruendo narrazioni che devono
e possono essere incrocio di sguardi, parole, fili tessuti, patchwork a colori
che formano una sola coperta.
Ed è anche per questo che a bordo sarà portata quella di Yousuf, che è nata e
continua a crescere per creare un legame tra le storie dei singoli, primo passo
verso la nascita di una comunità.
Partecipare a f.Lotta nella navigazione dello spazio mediterraneo significa
anche diventare portabandiera e testimone di una specifica campagna nel contesto
globale della lotta per la libertà di movimento.
La Tanimar
Anche Tanimar ne porta una:
Stop State trafficking of human beings between Tunisia and Libya. Fermare la
tratta di stato di esseri umani tra Tunisia e Libia.
Come rivelato dal Rapporto 2 di RR[X] (un gruppo di ricerca internazionale che
ha deciso di anonimizzarsi sotto uno pseudonimo collettivo per proteggere le
proprie fonti), presentato al Parlamento europeo il 25 febbraio, il progressivo
inasprimento delle politiche di frontiera dell’UE ha generato una conseguenza
inquietante: la vendita e lo riduzione in schiavitù delle persone migranti
subsahariani ad opera degli apparati militari e di polizia tunisini.
Rapporti e dossier
STATE TRAFFICKING SVELA LA TRATTA DI MIGRANTI TRA TUNISIA E LIBIA
Un rapporto con 30 testimonianze da un confine esterno della UE
Redazione
1 Marzo 2025
Il rapporto Tratta di Stato, accompagnato da un accurato sommario delle
violazioni dei diritti umani nel corso delle operazioni di espulsione e
deportazione curato da ASGI, intende riaprire il dibattito sulla responsabilità
dell’Unione e dei singoli stati nell’esposizione alla morte e alla schiavitù
delle persone in viaggio, così come sullo statuto di “paese sicuro” assegnato
alla Tunisia, al suo ruolo di partner e beneficiario economico nella gestione
della frontiera esterna della UE.
L’equipaggio di Tanimar è potuto entrare in relazione con i testimoni del
rapporto RR[X] sulla Tratta di Stato fra Tunisia e Libia e ha deciso di
contribuire ad amplificare le loro storie e le loro richieste.
I testimoni di RR[X] dopo la presentazione del rapporto al parlamento europeo, e
in Italia al Senato e alla Camera dei deputati, hanno presentato numerose
interrogazioni parlamentari senza ricevere risposta alcuna dalle istituzioni a
cui si sono rivolti.
La richiesta principale di questo collettivo che l’equipaggio di Tanimar vuole
veicolare è l’apertura di un corridoio legale-umanitario affinché le voci delle
vittime della tratta di Stato possano arrivare di fronte a un tribunale europeo.
Durante i giorni dell’imbarco, testimoni e corrispondenti ancora in Libia e
Tunisia racconteranno non solo la loro esperienza di vendita e deportazione alla
frontiera, ma anche la loro lotta per il diritto alla mobilità e per avere
giustizia e riparazione.
Attraverso diversi canali – la pagina Instagram del Giornale delle Rotte, una
rete di radio universitarie studentesche, il progetto Melting Pot – l’equipaggio
di Tanimar intende così contribuire ad amplificare la consapevolezza su un
fenomeno recente e ancora poco conosciuto.
Nonostante la retorica europea della lotta ai trafficanti, le politiche di
esternalizzazione della frontiera hanno generato un effetto paradossale: alla
frontiera tunisino-libica, il trafficante di esseri umani indossa ora
un’uniforme.
In questo mare che è insieme luogo di transito, crocevia di esistenze, spazio di
azione e di resistenza, gli equipaggi di Tanimar navigheranno ascoltando,
osservando, raccogliendo, raccontando.
Portare a bordo la coperta di Yousuf, amplificare la voce dei testimoni della
Tratta di Stato, intrecciare saperi e pratiche dal mare e dalla terra, significa
parlare di un altro Mediterraneo: aperto, solidale, plurale, fondato non sul
possesso o sul controllo, ma sull’incontro, sulla cura e sulla responsabilità
collettiva e condivisa.
1. Tutte le informazioni sulle campagne ↩︎
2. Consulta il sito del rapporto ↩︎