Il rione che non smette di giocare contro

Comune-info - Monday, August 4, 2025

Si dice che, in origine, il Rione Sanità fosse una zona cimiteriale. Di certo oggi il legame con la morte resta forte, ma lo è anche quello con la vita, per quanto poco raccontato

Foto di E.R.

Rione Sanità, 3 agosto 2025. Fabrizio ha poco più di vent’anni, fa il cameriere ed è bravo nel suo lavoro. Racconta però che negli ultimi tempi il lavoro è calato. Gli omicidi recenti, come quello di Giovanni Durante (vent’anni), hanno fatto arretrare l’effetto di riqualificazione avviato da Don Antonio Loffredo. È come il gioco dell’oca: tre passi avanti, poi di nuovo al punto di partenza.

Tra le tragedie che hanno portato il Rione Sanità di Napoli al centro delle attenzioni mediatiche, spicca quella di Genny Cesarano, un ragazzo di diciassette anni, ucciso mentre giocava a calcio in piazza. “Bum bum bum bum…”, diversi colpi sparati in aria, due finiti nel suo petto. Fabrizio pensa che sia morto prima di infarto, e poi di ferraglia nelle arterie.

Foto di E.R.
Tavola in bronzo realizzata da Paolo La Motta e donata nel 2018 dalla Fondazione di Comunità San Gennaro Onlus al Rione Sanità grazie al progetto “l’Arte aiuta l’Arte”, a un anno dalla tragica scomparsa di Genny Cesarano. “In-ludere”, cioè giocare contro quel potere che ha spezzato la vita di Genny. Foto di E.R.

Gli racconto che episodi simili accadono anche in Ciociaria: un ragazzo di diciannove anni, di nome Thomas, ha perso la vita nel 2023, colpito per errore, vittima di un odio cieco, disgraziato e a quel tempo non “riqualificato”. Fabrizio ascolta e nonostante tutto ha gli occhi pieni di speranza. Racconta che continua a lavorare ogni giorno, e quando può, esce con gli amici, passeggia per il quartiere, ride, beve e scherza. Non sente il bisogno di sentirsi potente attraverso un’arma. “A loro non servono i soldi, hanno le armi. E con quelle, se vogliono, ti fottono i soldi”.

Si dice che, in origine, il Rione Sanità fosse una zona cimiteriale. Oggi il legame con la morte resta forte, ma lo è anche quello con la vita. Una vita che don Antonio Loffredo ha cercato di trasmettere ai ragazzi della cooperativa sociale “La Paranza” (nata vent’anni fa per favorire la riscoperta del patrimonio artistico e culturale di Napoli, come la Catacomba di San Gaudioso e le Catacombe di San Gennaro), che oggi, insieme ad altri gruppi attivi nel territorio, gestiscono importanti presidi culturali.

Foto di E.R.
Alcune opere di Jago. Foto di E.R.

Anche Jago, artista e scultore contemporaneo originario della Ciociaria, ha scelto di esporre le sue opere proprio qui, nella chiesa seicentesca di Sant’Aspreno ai Crociferi (il nuovo polo museale del Rione Sanità, oltre alle sculture di Jago ospita alcuni progetti dedicati ai ragazzi del Rione). Il suo gesto è un dono profondo alla città di Napoli, e in particolare a questo quartiere che ama. “La Sanità è un quartiere polarizzante, con un’energia fortissima che può affascinare o respingere – racconta Jago – È una scuola di vita, dove sei costantemente messo alla prova e costretto a riflettere su te stesso e sul mondo”.

Di sicuro l’arte in tanti contesti è una delle molte vie per non soccombere alla morte gratuita. E Fabrizio, semplicemente continuando a vivere, lavorare e credere, ce lo insegna.

Eleonora Russo vive nella provincia di Frosinone. Psicoterapeuta psicoanalitica e insegnante di scuola primaria, avvia la sua esperienza lavorativa nel 1996, operando a stretto contatto con bambini e adolescenti in diversi contesti educativi e sociali. Grazie all’esperienza dentro situazioni complesse e contesti a rischio, matura una profonda consapevolezza della necessità di una didattica laboratoriale centrata sulla persona e sul gruppo, affinando l’uso di strumenti come l’ascolto, l’osservazione, l’arte e il gioco come leve fondamentali per promuovere crescita e apprendimento.

LEGGI ANCHE QUESTO ARTICOLO DI ALEX ZANOTELLI:

Un popolo in cammino

L'articolo Il rione che non smette di giocare contro proviene da Comune-info.