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Sulle macerie e sulle coste – Dal colonialismo genocidario israeliano alla villeggiatura in Sardegna
I fatti, più o meno, li conosciamo. La popolazione palestinese sta subendo un genocidio da parte dello stato di Israele, appoggiato da complici occidentali. La soluzione finale è in corso, come dichiarato dal Primo Ministro israeliano Netanyahu. La guerra di Israele contro la Palestina dura da più di settant’anni, con dei picchi di sterminio che partono dalla Nakba e che oggi superano qualsiasi misura mai conosciuta prima. E da allora la popolazione palestinese resiste. Cosa farne di una terra devastata non è mai stato un gran problema per lo Stato Ebraico. Da mesi si chiacchiera del progetto di costruzione della cosiddetta “Gaza Riviera”, che ora sembra concretizzarsi attraverso un piano di investimenti da parte di Israele e USA: il Washington Post ha reso noto che il Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation (GREAT) è stato effettivamente steso in un documento di 38 pagine. Ufficialmente “trasferimenti temporanei” e “partenze volontarie”, sono di fatto una deportazione degli oltre 2 milioni abitanti della Striscia a seguito di una guerra che ha raso al suolo il territorio palestinese e sterminato la sua popolazione. La guerra di Israele alla popolazione palestinese è sempre stata riconosciuta nella sua natura di guerra di insediamento coloniale per la realizzazione di un progetto etno-nazionalista, fondamentalista religioso, con la speficifica caratteristica di essere un solido baluardo capitalista occidentale nei paesi arabi. Cosa significa tutto questo è disvelato dagli espliciti discorsi sionisti, dal pronunciato odio verso la popolazione araba, dalla tecnologia militare e dal coinvolgimento totale della popolazione civile israeliana nella guerra. E ultimo, ma non per importanza, dai piani di ricostruzione del futuro della Striscia – futuro di cui i coloni israeliani si sono appropriati- e tra questi piani spicca appunto il GREAT. Così Israele si presenta come avanguardia colonialista per eccellenza, con il caratteristico sincretismo di lusso, investimenti immobiliari, turismo, Hi-tech, tutto sotto stretta sorveglianza militare. Arriviamo al dunque. C’è un filo nemmeno troppo sottile che collega l’industria del turismo di lusso modello israeliano e la Sardegna. Proprio questa estate, mentre a Gaza prosegue il genocidio, viene fatto su un mega yatch a largo della Costa Smeralda un summit con Steve Witkoff, rappresentante diplomatico statunitense, il primo ministro del Qatar e il ministro israeliano Ron Dermer, annunciato come una trattativa per il cessate fuoco a Gaza e conclusosi con un nulla di fatto ma con i tratti di una piacevole villeggiatura. E’ stata poi annunciata per giugno l’inaugurazione della nuova tratta diretta Olbia-Tel Aviv, rinforzata da controlli speciali su passeggeri e bagagli, che saranno gestiti in collaborazione con le autorità israeliane, ovvero agenti in borghese – con tutta probabilità, ci sentiamo di aggiungere, agenti del Mossad. La popolazione sarda durante gli ultimi mesi ha manifestato più volte in mille contesti e con mille strumenti differenti la propria solidarietà verso il popolo palestinese. Una solidarietà fatta da piccole azioni spontanee e individuali come l’esibizione di bandiere e striscioni durante le feste popolari e di mobilitazioni più strutturate da parte del mondo dell’associazionismo, dell’antagonismo, delle realtà politiche indipendentiste e della sinistra di classe fino ad arrivare al mondo cattolico. Anche nel caso degli arrivi da Tel Aviv questa solidarietà non è venuta meno e già dal primo arrivo, in data 27 agosto 2025, i turisti sionisti hanno trovato un nutrito comitato di accoglienza a destinazione. Durante il presidio di domenica 31 agosto circa 200 manifestanti sono addirittura riusciti a bloccare per 3 ore il transito dei turisti israeliani verso il loro hotel, ricevendo sostegno e solidarietà dal personale aeroportuale e da tanti altri turisti in transito all’aeroporto di Olbia. Come spesso accade, in funzione dell’arrivo del 4 settembre, probabilmente sotto pressioni del Mossad, la polizia italiana si è dotata delle dovute contromisure schierando l’antisommossa e scortando gli autobus del turismo sionista fino al loro hotel, arrivando addirittura a identificare 5 cittadine (di cui un bambino) che semplicemente passeggiavano in aeroporto perché riconosciute come solidali alla causa palestinese. La scelta della Sardegna come avamposto di villeggiatura e riposo per civili e militari israeliani non riteniamo sia casuale. Per cominciare, la Costa Smeralda è un baluardo del turismo di lusso, un territorio di fatto inaccessibile alle persone sarde, proibitivo a causa dei costi diretti e indiretti, schiavile nei termini delle condizioni di lavoro con cui nostr3 compaesan3 vengono assunt3 nelle strutture ricettive. Materialmente e moralmente lontano dai nostri desideri su come vivere la nostra terra. A questo si aggiunge la militarizzazione diretta di così tante aree che qualsiasi destinazione turistica si ritrova confinante con basi Nato o altre strutture militari, dato probabilmente rilevante per chi ne fa una questione di sicurezza in un momento così teso dal punto di vista geopolitico. Togliendo le aree di turismo ad alto impatto e le zone militari, si capisce che a noi resta ben poco. Un insulto, per noi, essere la destinazione favorita dai coloni israeliani complici del genocidio. Un insegnamento, per loro, su come ri-valorizzare una terra ormai inaridita ma con un grande potenziale di estrattivismo economico. Così si intersecano senza troppi nodi i fili che legano un genocidio, l’economia della guerra, il colonialismo e il turismo. Da grandi condanne derivano grandi responsabilità: fare di tutto per liberare la Palestina è fare di tutto per togliere le basi alle guerre coloniali e ai grandi capitali partendo dai centri economici delle nostre terre occidentali. La proposta è già in atto ma ha bisogno di qualche chiarimento: l’intento dei presidi e delle azioni di disturbo all’aeroporto non è stato solo quello di esprimere un dissenso, ma quello di portare alla luce dove partono, dove atterrano e che itinerario percorrono i legami dei poteri forti da qui a Gaza. E’ a proposito di itinerari e ospitanti che ci proponiamo quindi di rendere pubbliche alcune informazioni che abbiamo reperito prima e durante le azioni di disturbo. L’obiettivo sarà quello di rendere la Sardegna un luogo dove i complici del genocidio non siano i benvenuti, e quindi la cancellazione della tratta Tel Aviv-Olbia, il rifiuto da parte delle strutture locali di ospitare e accogliere i responsabili della guerra in Palestina, decostruire il mito dell’industria turistica come possibilità di sviluppo; ma anche trasformare il dissenso e la solidarietà fine a se stessa in mobilitazione contro l’occupazione militare, la fabbrica di bombe RWM di Domusnovas, i rapporti economici fra università e istituzioni con lo stato di Israele, la partecipazione della Brigata Sassari a “missioni di pace” che di fatto sostengono l’occupazione sionista del Libano, il boicottaggio delle merci legate al genocidio. Insomma, lottare per liberare noi stesse e i nostri territori è un contributo attivo e diretto alla libertà del popolo palestinese. Fondamentale è per questo organizzarsi e sostenere chi di noi persone sarde lavora nel settore della ristorazione o nel settore alberghiero in condizioni contrattuali (o non contrattuali!) pessime, le stesse che non permettono di avere forza sindacale per rifiutarsi di far disossare la nostra terra da chi stermina la popolazione palestinese e dai pesci grossi del turismo. Così come la Sumud Flottilla prende il vento per rompere l’assedio grazie al sostegno di migliaia di persone, ognuna che fa il suo pezzo partendo dal proprio quotidiano e dal proprio luogo di studio o di lavoro, anche la Sardegna ha la responsabilità di aggredire le proprie contraddizioni. Rinnovando l’invito a prendere contatti e raccogliere informazioni , elenchiamo alcune delle strutture e infrastrutture coinvolte nell’accoglienza di coloni-turisti israeliani * Geasar, azienda che gestisce l’aeroporto di Olbia * Mangia’s Sardinia Resort, Santa Teresa, Via Antares 1 * Cantina Surrau, Arzachena, località Chilvagghja * Ristorante Pizzeria La Ruota, Arzachena, località Cascioni * Phi Beach Club, Baja Sardinia, località Forte Cappellini * Boutique del Mar, Palau, località Mannena Spiaggia Bruciata Questa invece la compagnia che organizza viaggi per i dipendenti del settore della comunicazione hi-tech, Vaad Cellcom: * https://ui-db.com/en/projects/vaad-cellcom/ * https://www.instagram.com/vaadcellcom?igsh=bjQ5c2dpOXFqbmN4 Alcune di queste strutture, come ad esempio il Mangia’s Sardinia Resort (Aeroviaggi) e il Phi Beach (la cui struttura è proprietà della Regione Sardegna), non rappresentano altro che la forma del colonialismo turistico che noi sarde conosciamo bene e che in questo caso particolare aggravano la loro presenza prepotente sulla nostra terra permettendosi di ospitare coloni di uno stato genocida. Strutture di coloni che ospitano altri coloni e che lucrano da decenni sul nostro territorio in cambio di qualche busta paga da cameriere e lavapiatti. Decostruire il mito dell’industria turistica, smascherarne i ritmi di lavoro disumani, sindacalizzare le lavoratrici, criticarne e combatterne la presenza sul territorio è un obbiettivo urgente che dovremmo porci e quest’ultima gravissima contraddizione ci dà l’occasione di cominciare. In sostanza, sappiamo che il genocidio inizia anche da qui, da dietro casa nostra, dai porti e aeroporti che visitiamo spesso quando costrette ad emigrare, dai luoghi del lusso della Costa Smeralda, cioè il parco giochi dei coloni per altri coloni, dai poligoni e dalle installazioni militari. Dunque, cosa possiamo fare noi? Come anche il BDS suggerisce, le pratiche possono essere tante, diverse e creative. * Presidiare e disturbare i luoghi frequentati dai sionisti, affinché sia evidente che il popolo sardo sa cosa succede e di che crimini siano macchiati. * Essere presenti agli arrivi da Tel Aviv all’aeroporto di Olbia, sia ai presidi pubblici sia individualmente. * Boicottare tutti i locali elencati sopra. * Chiedere loro conto della complicità al genocidio: dal vivo, per e-mail, sui social. Intasiamo i loro canali: ospitano e intrattengono criminali di guerra. * Fare pressione alle amministrazioni locali e regionali affinché si esprimano e blocchino lo scempio in atto. * Diffondere queste informazioni affinché tutte/i possano posizionarsi in merito. * Contattarci per segnalazioni a riguardo, locali o strutture coinvolte, aggressioni sioniste ai danni delle lavoratrici in Gallura. * Organizzare e partecipare alle mobilitazioni contro la guerra. La lotta non è semplice, spesso ci sentiamo impotenti di fronte a ciò che accade in Palestina, però sappiamo che non siamo sole: i popoli del mondo intero si stanno schierando con i propri corpi contro il genocidio, in ogni modo possibile. Abbiamo amici dappertutto! I governi sostengono lo sterminio, ma le persone no; sta a noi, con la nostra forza e la consapevolezza di essere dalla parte giusta, riconquistare una vita e una terra di libertà, per noi e per il popolo palestinese. E non solo. Il silenzio è complicità. La storia chiederà il conto. Contra sa gherra Palestina libera, Sardigna libera
Weekend di azione globale 18-21 settembre
La società civile palestinese chiede un'escalation delle azioni di disturbo del BDS contro gli Stati, le aziende e le istituzioni complici, fino ad arrivare a un'azione di disturbo di massa dal 18 al 21 settembre, data fissata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite come termine ultimo in cui Israele deve porre fine all’occupazione illegale e all’apartheid. Palestina occupata, 28 agosto 2025 – L'iniziativa Integrated Food Security Phase Classification (IPC), sostenuta dall'ONU, ha infine confermato lo stato di carestia in cui versano centinaia di migliaia di palestinesi che vivono nel nord di Gaza. La carestia, conseguenza diretta della politica israeliana sostenuta dagli Stati Uniti di usare la fame come arma, colpirà molte più persone nel sud di Gaza entro la fine del prossimo mese, afferma l'IPC. Nessuno può affermare di non esserne a conoscenza. Persino il complice Segretario Generale delle Nazioni Unite, che in più di 22 mesi di genocidio ha espresso solo “preoccupazione”, è stato costretto a menzionare finalmente Israele come responsabile di questa carestia indotta. Poiché si tratta di una questione di vita o di morte, chiediamo la formazione di ampie coalizioni e l'organizzazione, ove possibile, di potenti azioni di disturbo di massa, adeguate al contesto, pacifiche e strategiche, che prendano di mira le entità complici e chiedano la fine della complicità e l'imposizione di sanzioni legali, in particolare embarghi militari ed energetici completi, in qualsiasi giorno durante il Disrupt Complicity Weekend, dal 18 al 21 settembre. Alcuni esempi¹: * Bloccare, occupare o comunque interrompere il funzionamento di autostrade strategiche, ponti, porti, strutture di aziende complici nel settore delle armi, della tecnologia, dei media, della finanza e altro; * Proteste di massa e azioni pacifiche di disturbo presso sedi governative (ad esempio ministeri del commercio, dei trasporti o degli affari esteri) o parlamenti, chiedendo che rispettino i loro obblighi legali ai sensi del diritto internazionale. Come richiesto da decine di esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani, queste includono: * L’imposizione di “un embargo totale sulle armi a Israele, interrompendo tutti gli accordi, le importazioni, le esportazioni e i trasferimenti di armi, compresi i beni a duplice uso”. * L’annullamento o la sospensione “delle relazioni economiche, degli accordi commerciali e dei rapporti accademici con Israele che possono contribuire alla sua presenza illegale e al regime di apartheid nei territori palestinesi occupati”. * L’adesione al Gruppo dell'Aia, finora l'iniziativa interstatale più promettente volta a promuovere sanzioni concrete e misure di responsabilità significative e consequenziali, e l’approvazione e l’attuazione della Dichiarazione di Bogotá del Gruppo.  * L’espulsione di Israele, stato che pratica l'apartheid, dall'ONU, revoca del suo accreditamento all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e pressione per sanzioni legali contro di esso simili a quelle imposte al Sudafrica dell'apartheid.  * Scioperi², ove possibile, e obiezione di coscienza alla complicità nel genocidio nelle istituzioni e nei luoghi di lavoro, comprese le università, i consigli comunali e altri; * Intensificazione delle campagne di boicottaggio contro gli obiettivi prioritari del movimento BDS, compresi disturbi pacifici nei negozi e nelle sedi delle aziende, nonché azioni sui social media; * Lancio di ampie campagne intersezionali per costringere le istituzioni, compresi i consigli comunali, le università, i sindacati, gli ospedali, ecc., ad adottare politiche di approvvigionamento e di investimento etiche, ove applicabile, che escludano le aziende consapevolmente e persistentemente coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani, in particolare crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio. Nel settembre 2024 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) ha votato a stragrande maggioranza a favore di sanzioni contro Israele, per la prima volta in decenni, confermando la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia del luglio 2024 secondo cui la presenza di Israele nei territori palestinesi occupati è assolutamente illegale, costituisce apartheid e deve essere portata a termine. L'UNGA ha inoltre dato a Israele un ultimatum con scadenza al 18 settembre 2025 per porre fine alla sua occupazione illegale di Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Non solo Israele non ha per nulla posto fine all'occupazione, ma ha anche intensificato la sua depravata violenza genocida a Gaza, anche contro il personale e le strutture delle Nazioni Unite, e ha aumentato drasticamente il furto di terre, l'espansione delle colonie e gli attacchi contro i palestinesi in Cisgiordania. Ora più che mai, Israele rappresenta una minaccia mortale non solo per i palestinesi, ma anche per l'umanità intera. Già un anno fa, i relatori speciali delle Nazioni Unite avevano avvertito: “Il mondo è sul filo del rasoio: o ci incamminiamo collettivamente verso un futuro di pace e legalità, oppure precipitiamo verso l'anarchia e la distopia, in un mondo in cui conta solo la legge della forza”.  Nonostante lo slogan “Mai più” che ha seguito l'Olocausto, il mondo non è riuscito a fermare i genocidi, dal Ruanda all'ex Jugoslavia al Myanmar. Ora, tutti gli Stati e gli organismi interstatali, così come tutte le istituzioni, hanno l'obbligo legale, e non solo etico, di fermare il primo genocidio al mondo trasmesso in diretta streaming: i crimini atroci di stampo nazista commessi da Stati Uniti e Israele contro 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza occupata illegalmente. Il regime israeliano di colonialismo d’insediamento e apartheid, che dura da 77 anni, sta ora cercando di “portare a termine il lavoro” di sterminio dei sopravvissuti alla sua Nakba continua  di espropriazione e pulizia etnica. In questa fase più terribile del genocidio, la società civile palestinese è unita nel ribadire l'appello alle persone di coscienza di tutto il mondo affinché canalizzino il loro immenso dolore e la loro rabbia per recidere i legami di complicità di stati, aziende e istituzioni con questo regime genocida e con tutte le istituzioni e le aziende che ne rendono possibili i crimini. Il più alto obbligo morale è innanzitutto quello di non nuocere, di porre fine alla complicità.  Non siamo mai stati così vicini come ora all'imposizione di un regime di sanzioni completo ed efficace. Sempre più stati e municipalità stanno procedendo all'imposizione di sanzioni parziali e alla revisione dei legami e dei contratti. La maggioranza globale oggi è chiaramente a favore della liberazione della Palestina, e anche negli stati che sono partner di Israele nel genocidio, come gli Stati Uniti, la Germania, il Regno Unito, i Paesi Bassi e altri, la maggioranza delle persone oggi ha un’opinione negativa di Israele e sostiene i diritti dei palestinesi, e sta procedendo a un isolamento informale, ma non per questo meno incisivo, di Israele. Dobbiamo incanalare questa energia potenziale nella costruzione di una massa critica di potere popolare in grado di costringere i governi, le aziende e le istituzioni complici a porre fine alla loro complicità.  Mai più è davvero ora. Insieme, possiamo e dobbiamo interrompere ogni complicità nella “soluzione finale” di Israele per il popolo indigeno della Palestina. Insieme possiamo sostenere lo smantellamento dell'apartheid israeliano proprio come è stato smantellato l'apartheid sudafricano. * Palestinian General Federation of Trade Unions (PGFTU - Gaza) * Council of National and Islamic Forces in Palestine * Palestinian BDS National Committee (BNC)  * Global Palestine Right of Return Coalition * General Union of Palestinian Workers * Palestinian Federation of New Unions * General Union of Palestinian Teachers (GUPT) * Palestinian Federation of Unions of University Professors and Employees (PFUUPE) * General Union of Palestinian Women * General Union of Palestinian Writers * Engineers Association - Jerusalem Center * Palestinian Bar Association * General Union of Palestinian Peasants * Palestinian Union of Postal, IT & Telecommunications Workers * Union of Professional Associations * Palestinian NGO Network (PNGO) * Palestinian National Institute for NGOs * Federation of Independent Trade Unions * Veterinarians Syndicate - Jerusalem Center * Occupied Palestine and Syrian Golan Heights Initiative (OPGAI) * Union of Palestinian Farmers * Grassroots Palestinian Anti-Apartheid Wall Campaign (STW) * Palestinian Campaign for the Academic & Cultural Boycott of Israel (PACBI) * Popular Struggle Coordination Committee (PSCC) * Civic Coalition for the Defense of Palestinian Rights in Jerusalem * Coalition for Jerusalem * Union of Palestinian Communities’ Institutions and Activities in Europe (IGMAH) * Palestinian Youth Movement (PYM) * Palestine Community in Belgium and Luxembourg * Palestinian Community of Catalonia * Union of Palestinian Charitable Organizations * Women's Campaign to Boycott Israeli Products * Agricultural Cooperatives Union * National Committee for Grassroots Resistance * Southern Electricity Company Employees Union * Association of Employees of The Financial Sector, Palestine  * Health Services Employees’ Association * Union of Workers in Kindergartens and Private Schools * Jawwal Employee Association * Union of Workers' Unions in Local Authorities - Hebron * Palestinian Electricians Union - Hebron ¹ Per ridurre al minimo i rischi legali, raccomandiamo sempre di consultare prima gli avvocati del movimento. ² Laddove uno sciopero potrebbe causare danni significativi ai lavoratori, è preferibile “darsi malati”: malati a causa del genocidio e della fame usata come arma da Israele e malati a causa della complicità dell’istituzione di cui si fa parte in entrambe queste cose.
Azione urgente necessaria prima della Conferenza sul Trattato sul commercio delle armi.
Dal 25 al 29 agosto 2025 si terrà a Ginevra, in Svizzera, la Conferenza sul Trattato sul commercio delle armi (2025 Arms Trade Treaty, ATT). Israele, firmatario dell'ATT, sta commettendo un genocidio contro  2,3 milioni di palestinesi a Gaza da oltre 22 mesi, utilizzando forniture militari acquistate da e trasferite da/attraverso gli Stati parti del trattato. Gli Stati che aderiscono al trattato e forniscono a Israele materiale militare, compresi articoli a duplice uso, stanno violando palesemente le norme dell'ATT che si sono impegnati a rispettare.  In quanto documento delle Nazioni Unite giuridicamente vincolante, l'ATT deve essere rispettato al di là della mera retorica e il comportamento degli Stati aderenti non deve essere preso alla leggera. Gli Stati aderenti non solo non hanno adottato misure per scoraggiare, porre fine e punire i crimini di Israele, ma sono stati anche complici nell'armarli, finanziarli e in altro modo renderli possibili.   Firma e invia la seguente lettera Per smartphone, clicca su questo link automatico. Se hai problemi con il link sopra indicato o stai utilizzando un laptop/desktop, copia e incolla questo modello.   Chiediamo ai nostri sostenitori di appoggiare la dichiarazione del movimento globale BDS che invita i rappresentanti degli Stati a rispettare i loro obblighi legali e morali, come esplicitamente specificato nel Trattato, che gli Stati membri hanno costantemente violato. Chiediamo che venga esercitata pressione sugli Stati affinché pongano fine alla loro complicità nel genocidio perpetrato da Israele, almeno attraverso le seguenti misure:  1. Applicare il meccanismo dell'ATT vietando efficacemente tutti i trasferimenti, compresi l'esportazione, l'importazione, il transito, il trasbordo e l'intermediazione, da e verso Israele di armi, munizioni o loro parti e componenti, nonché di prodotti a duplice uso.  2. Garantire che i sistemi di controllo nazionali siano efficaci e che le violazioni dell'ATT da parte degli Stati membri siano soggette a sanzioni adeguate e a misure di responsabilità; 3. Revocare qualsiasi privilegio diplomatico concesso a Israele in qualità di firmatario dell'ATT. Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS
REPAK: La condanna a morte di Sharifeh Mohammadi è un attacco alla vita e ai diritti di tutte le donne
L’Ufficio curdo per le relazioni internazionali delle donne (REPAK) ha condannato fermamente la condanna a morte dell’attivista iraniana per i diritti dei lavoratori Sharifeh Mohammadi e ha invitato la comunità internazionale a mostrare solidarietà e protestare. Sharifeh Mohammadi è stata arrestata a Rasht nel dicembre 2023. Nel luglio 2024 un tribunale rivoluzionario l’ha condannata a morte per presunta “propaganda anti-stato”. Dopo i ricorsi, la sentenza è stata inizialmente annullata a ottobre, ma è stata nuovamente inflitta a febbraio e recentemente confermata dalla Corte suprema iraniana. Ciò significa che la donna di 45 anni potrebbe essere giustiziata in qualsiasi momento. La dichiarazione del REPAK, che descrive il verdetto come un attacco alla vita e ai diritti delle donne in Iran comprende quanto segue: “Quando osserviamo i regimi che nel corso della storia si sono difesi e hanno mantenuto la loro esistenza attraverso guerre e distruzioni, vediamo che non sono mai stati in grado di stabilire pace e tranquillità nei loro paesi, ma sono stati piuttosto spinti in un caos sempre più profondo. Anche il regime dei Mullah in Iran non è riuscito a stare al fianco del suo popolo nemmeno nei momenti più critici, rifiutandosi di ascoltare le sue voci e le sue richieste. Invece di difendere gli interessi del popolo, ha fatto ricorso a una violenza crescente giorno dopo giorno spingendo il Paese in un vicolo cieco. Ci sono molti esempi di questo nel corso della storia: i regimi che hanno basato il loro potere esclusivamente sul monopolio e hanno ignorato le richieste del popolo non sono mai stati in grado di mantenere la loro esistenza, mentre i regimi che sono rimasti al fianco del loro popolo di fronte all’ingiustizia e alla disuguaglianza e si sono impegnati a trovare soluzioni hanno sempre avuto successo. La condanna a morte pronunciata contro Sherifeh Mohammadi, che ha lottato contro le violazioni dei diritti umani, la violenza, lo sfruttamento e l’ingiustizia, non si basa su un sistema giudiziario fondato sullo stato di diritto, bensì su una mentalità che salvaguarda il predominio maschile e colpisce il diritto alla vita delle donne. Sherifeh Mohammadi, residente nella città di Rasht, è stata arrestata nel dicembre 2023 con l’accusa di “propaganda anti-statale”. Il 4 luglio 2024 è stata condannata a morte dalla Corte Rivoluzionaria Iraniana. In seguito a appello, la sentenza è stata annullata il 12 dicembre 2024. Tuttavia, solo due mesi dopo, il 13 febbraio 2025, la Seconda Camera della Corte Rivoluzionaria ha confermato la stessa sentenza. Come centinaia di donne che lottano per la propria libertà, anche lei è diventata un bersaglio del regime. Il popolo non è rimasto in silenzio di fronte a questa ingiustizia, e non rimarrà in silenzio perché ogni silenzio apre la strada a nuove ingiustizie e prepara il terreno per la loro legittimazione sotto la maschera della legge. Il regime dei mullah in Iran ha ripetutamente dimostrato di essere nemico non solo delle donne, ma di chiunque difenda i diritti umani e faccia sentire la propria voce. Migliaia di persone sono state gettate in prigione per vari motivi e il destino di molte rimane sconosciuto. La rivendicazione dei diritti è stata criminalizzata e la morte è stata presentata come l’unica soluzione. In un luogo in cui regnano una così grave oppressione e tirannia, il silenzio o la ritirata non sono un’opzione. Invece di cercare soluzioni, ogni tentativo è considerato una minaccia per il sistema dominato dagli uomini e represso con la forza. Tutto questo sta accadendo sotto gli occhi di tutti e la sua gravità aumenta di giorno in giorno. Noi, come REPAK, chiediamo al regime iraniano di porre fine ai crimini contro i diritti umani, agli attacchi sistematici contro le donne e alla pena di morte. L’unica via verso una soluzione e la pace passa attraverso la comprensione democratica, la tutela della voce del popolo e la salvaguardia dei diritti. Facciamo inoltre appello alla comunità democratica internazionale: siate la voce del popolo che cerca la libertà, si opponete alle esecuzioni ovunque e mostrate solidarietà.”
Martedì 2 settembre al Laurentino 38
Martedì 2 settembre al Laurentino 38 Appello a chi lotta in città per una discussione aperta. Durante questa estate diverse realtà si trovano ad affrontare la speculazione violenta nei propri contesti di vita e di lotta.Roma e provincia sono cantieri a cielo aperto di progetti mortiferi e di colate di cemento che precedono sgomberi, sfratti … Leggi tutto "Martedì 2 settembre al Laurentino 38"
Gli effetti della storica offensiva del 15 agosto continuano a manifestarsi oggi
Si avvicina il 41° anniversario dell’offensiva lanciata il 15 agosto 1984. Essa segna una svolta fondamentale nella storia del Kurdistan. A questo proposito, prima di tutto, rendiamo omaggio con rispetto agli eroi di questa storica offensiva, in particolare al comandante Egîd, ed esprimiamo loro la nostra profonda gratitudine per aver guidato questa storica iniziativa che ha portato grande valore al popolo curdo e all’umanità intera. Celebriamo la storica offensiva del 15 agosto, avviata dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan in memoria dei martiri e al servizio non solo del popolo curdo, ma di tutta l’umanità. Celebriamo questa occasione con la guerriglia per la libertà del Kurdistan, con tutti i compagni, con tutti coloro che resistono nelle prigioni, con tutti i patrioti, le donne, i giovani, i popoli del Medio Oriente e con tutte le forze socialiste e democratiche del mondo. Mentre celebriamo questo anniversario che si avvicina, ricordiamo con grande rispetto, amore e gratitudine i nostri grandi comandanti Nûreddîn Sofî e Koçero Urfa, e anche il coraggioso giovane militante Bahtiyar Gabar, il cui martirio è stato recentemente annunciato. Essi sono nati dalla tradizione instaurata dall’offensiva del 15 agosto. .In loro memoria, onoriamo tutti i martiri che hanno dato la vita per la lotta per la democrazia e la rivoluzione e ci inchiniamo davanti ai loro preziosi ricordi. Sofî, Koçero e Bahtiyar, militanti apoisti hanno combattuto eroicamente nella tradizione del 15 agosto e hanno scritto la storia. Dovrebbero essere onorati come eroi della tradizione del 15 agosto da tutti i rivoluzionari e i patrioti. La mentalità negazionista in Kurdistan è stata sconfitta, il processo di annientamento è stato fermato e il processo di esistenza democratica nazionale è iniziato. Il popolo è stato ricreato dalle proprie ceneri attraverso l’offensiva del 15 agosto. Ha dimostrato che un popolo che si era cercato di annientare può riemergere con grande forza attraverso la filosofia, i principi e i valori della tradizione del 15 agosto e che può contribuire con grandi valori all’umanità. È storico e ha creato valori importanti non solo per il popolo curdo, ma per tutta l’umanità. Oggi, il popolo curdo, guidato dal movimento delle donne libere è in prima linea nella lotta per l’uguaglianza, la libertà e la democrazia per i popoli, le donne, le classi oppresse e l’umanità, attingendo ai propri valori democratici, ecologici e orientati alla libertà e al dinamismo che deriva da questi valori. La storica offensiva del 15 agosto è un processo in corso. Continua a creare valori sia per il popolo curdo che per l’umanità. La grande lotta per la libertà continua a svilupparsi in linea con il suo spirito e i suoi principi. L’offensiva del 15 agosto non è stata semplicemente un proiettile sparato contro il nemico genocida, colonialista e negazionista; è stata un proiettile sparato contro il nemico genocida, colonialista e negazionista nella mente delle persone. È stata tanto una rivoluzione mentale quanto un’azione militare. Oggi l’offensiva del 15 agosto continua a svilupparsi e a creare risultati storici nel “Processo di pace e società democratica”, che sta attraversando una trasformazione storica. Come è stato finora, d’ora in poi, tutti i popoli e gli amici internazionali, in particolare il nostro popolo, dovrebbero celebrare la storica offensiva del 15 agosto con grande importanza, morale, entusiasmo e partecipazione. Su questa base, invitiamo tutti a contribuire allo sviluppo del “Processo di Pace e Società Democratica” e ad ampliare la lotta con lo spirito dell’offensiva del 15 agosto, il suo profondo impegno per la libertà, la coscienza democratica e lo stile militante. Su questa base, celebriamo ancora una volta tutti in occasione dell’anniversario di quest’anno della Festa della Rinascita del Popolo. Come è stato finora, d’ora in poi, tutti i popoli e gli amici internazionali, in particolare il nostro popolo, dovrebbero celebrare la storica offensiva del 15 agosto con grande importanza, morale, entusiasmo e partecipazione. Su questa base, invitiamo tutti a contribuire allo sviluppo del “Processo di pace e società democratica” e ad ampliare la lotta con lo spirito dell’offensiva del 15 agosto, il suo profondo impegno per la libertà, la coscienza democratica e lo stile militante. Su questa base, celebriamo ancora una volta tutti in occasione dell’anniversario di quest’anno della festa della rinascita del popolo. 13 agosto 2025 Co-Presidenza del Consiglio esecutivo della KCK The post Gli effetti della storica offensiva del 15 agosto continuano a manifestarsi oggi first appeared on Retekurdistan.it. L'articolo Gli effetti della storica offensiva del 15 agosto continuano a manifestarsi oggi proviene da Retekurdistan.it.
Gli effetti della storica offensiva del 15 agosto continuano a manifestarsi oggi
Si avvicina il 41° anniversario dell’offensiva lanciata il 15 agosto 1984. Essa segna una svolta fondamentale nella storia del Kurdistan. A questo proposito, prima di tutto, rendiamo omaggio con rispetto agli eroi di questa storica offensiva, in particolare al comandante Egîd, ed esprimiamo loro la nostra profonda gratitudine per aver guidato questa storica iniziativa che ha portato grande valore al popolo curdo e all’umanità intera. Celebriamo la storica offensiva del 15 agosto, avviata dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan in memoria dei martiri e al servizio non solo del popolo curdo, ma di tutta l’umanità. Celebriamo questa occasione con la guerriglia per la libertà del Kurdistan, con tutti i compagni, con tutti coloro che resistono nelle prigioni, con tutti i patrioti, le donne, i giovani, i popoli del Medio Oriente e con tutte le forze socialiste e democratiche del mondo. Mentre celebriamo questo anniversario che si avvicina, ricordiamo con grande rispetto, amore e gratitudine i nostri grandi comandanti Nûreddîn Sofî e Koçero Urfa, e anche il coraggioso giovane militante Bahtiyar Gabar, il cui martirio è stato recentemente annunciato. Essi sono nati dalla tradizione instaurata dall’offensiva del 15 agosto. .In loro memoria, onoriamo tutti i martiri che hanno dato la vita per la lotta per la democrazia e la rivoluzione e ci inchiniamo davanti ai loro preziosi ricordi. Sofî, Koçero e Bahtiyar, militanti apoisti hanno combattuto eroicamente nella tradizione del 15 agosto e hanno scritto la storia. Dovrebbero essere onorati come eroi della tradizione del 15 agosto da tutti i rivoluzionari e i patrioti. La mentalità negazionista in Kurdistan è stata sconfitta, il processo di annientamento è stato fermato e il processo di esistenza democratica nazionale è iniziato. Il popolo è stato ricreato dalle proprie ceneri attraverso l’offensiva del 15 agosto. Ha dimostrato che un popolo che si era cercato di annientare può riemergere con grande forza attraverso la filosofia, i principi e i valori della tradizione del 15 agosto e che può contribuire con grandi valori all’umanità. È storico e ha creato valori importanti non solo per il popolo curdo, ma per tutta l’umanità. Oggi, il popolo curdo, guidato dal movimento delle donne libere è in prima linea nella lotta per l’uguaglianza, la libertà e la democrazia per i popoli, le donne, le classi oppresse e l’umanità, attingendo ai propri valori democratici, ecologici e orientati alla libertà e al dinamismo che deriva da questi valori. La storica offensiva del 15 agosto è un processo in corso. Continua a creare valori sia per il popolo curdo che per l’umanità. La grande lotta per la libertà continua a svilupparsi in linea con il suo spirito e i suoi principi. L’offensiva del 15 agosto non è stata semplicemente un proiettile sparato contro il nemico genocida, colonialista e negazionista; è stata un proiettile sparato contro il nemico genocida, colonialista e negazionista nella mente delle persone. È stata tanto una rivoluzione mentale quanto un’azione militare. Oggi l’offensiva del 15 agosto continua a svilupparsi e a creare risultati storici nel “Processo di pace e società democratica”, che sta attraversando una trasformazione storica. Come è stato finora, d’ora in poi, tutti i popoli e gli amici internazionali, in particolare il nostro popolo, dovrebbero celebrare la storica offensiva del 15 agosto con grande importanza, morale, entusiasmo e partecipazione. Su questa base, invitiamo tutti a contribuire allo sviluppo del “Processo di Pace e Società Democratica” e ad ampliare la lotta con lo spirito dell’offensiva del 15 agosto, il suo profondo impegno per la libertà, la coscienza democratica e lo stile militante. Su questa base, celebriamo ancora una volta tutti in occasione dell’anniversario di quest’anno della Festa della Rinascita del Popolo. Come è stato finora, d’ora in poi, tutti i popoli e gli amici internazionali, in particolare il nostro popolo, dovrebbero celebrare la storica offensiva del 15 agosto con grande importanza, morale, entusiasmo e partecipazione. Su questa base, invitiamo tutti a contribuire allo sviluppo del “Processo di pace e società democratica” e ad ampliare la lotta con lo spirito dell’offensiva del 15 agosto, il suo profondo impegno per la libertà, la coscienza democratica e lo stile militante. Su questa base, celebriamo ancora una volta tutti in occasione dell’anniversario di quest’anno della festa della rinascita del popolo. 13 agosto 2025 Co-Presidenza del Consiglio esecutivo della KCK
A San Severo i lavoratori delle campagne sono in sciopero! Vogliamo i bagni, la luce, la residenza e case vere!
Oggi, 8 agosto, 2025, i lavoratori delle campagne di San Severo hanno scioperato, rifiutandosi di andare al lavoro e restando invece in presidio sotto il comune per l’intera mattinata. Le richieste: bagni, luce, residenza e case vere! Da settimane, come già riportato in un comunicato precedente, gli abitanti dell’Arena chiedono al comune il ripristino dell’elettricità […]