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All’Arena a San Severo non c’è l’elettricità da settimane: guasto tecnico o prove di sgombero?
All’arena, struttura nel comune di San Severo (FG) dove vivono attualmente circa un centinaio di persone, per la maggior parte impegnate nel lavoro in campagna, manca l’elettricità da quasi un mese. La stagione di raccolta del pomodoro sta per iniziare, seguita da quella dell’uva, quindi molti altri lavoratori arriveranno a breve per cercare un impiego […]
KCK: La posizione comune e la lotta dei popoli prevarranno
Trentatré attivisti hanno perso la vita e decine sono rimasti feriti. In occasione del loro anniversario, condanniamo ancora una volta, con tutta la nostra rabbia, questo spregevole attacco che ha preso di mira l’unità e la solidarietà dei popoli. Commemoriamo i 33 compagni caduti martiri con grande rispetto e gratitudine. Commemorandoli, commemoriamo tutti i martiri che hanno dato la vita per la rivoluzione e la lotta per la democrazia e la libertà. Ribadiamo che la posizione comune e la lotta dei nostri popoli prevarranno e su questa base verrà richiesta la resa dei conti storica per i massacri. La solidarietà e la lotta dei popoli svolgono un ruolo importante nella difesa della Rivoluzione del Rojava, sviluppatasi in risposta allo storico desiderio di libertà dei popoli del Medio Oriente. A tal fine la solidarietà e la lotta sviluppate dalle forze rivoluzionarie, democratiche, socialiste e di liberazione del popolo turco hanno avuto un significato storico. Questa posizione ha portato a un successo storico nella difesa e nella liberazione di Kobane. L’attacco di Daesh a Kobane, che rappresentava la più grande minaccia alla Rivoluzione del Rojava, è stato respinto grazie a questa storica solidarietà tra i popoli che ha portato all’inizio della sconfitta militare di Daesh. Con la sconfitta di Daesh a Kobane è stata difesa non solo la città, ma l’intera rivoluzione, che rappresenta la storica volontà di libertà dei popoli del Medio Oriente. Questo risultato storico ha dimostrato la forza e la qualità della solidarietà dei popoli. I compagni caduti martiri a Pirsûs(Suruç) sono il simbolo di questo sviluppo e di questo successo storico. Li ricordiamo ancora una volta con grande rispetto e gratitudine e ci inchiniamo al loro prezioso ricordo. La nostra lotta, entrata in una nuova fase con il “Processo di pace e società democratica”, ha ulteriormente rafforzato la nostra fede nella convivenza tra i popoli in libertà e uguaglianza e ci ha avvicinato alla realizzazione degli ideali per i quali abbiamo sacrificato i nostri martiri. Raggiungere questo obiettivo sarà il dono più grande che possiamo fare ai nostri martiri e ai nostri popoli e la risposta più appropriata ai massacri. Con questa convinzione, invitiamo i nostri popoli ad ampliare ulteriormente le loro alleanze e lotte democratiche e le forze rivoluzionarie, democratiche e socialiste a guidare la strada in questa impresa. La co-presidenza del Consiglio esecutivo della KCK L'articolo KCK: La posizione comune e la lotta dei popoli prevarranno proviene da Retekurdistan.it.
La rivoluzione in Rojava è la rivoluzione comune dei popoli
Sono trascorsi tredici anni dal 19 luglio che segnò l’inizio della Rivoluzione nel Rojava, uno degli eventi più importanti della storia. Ci congratuliamo con i popoli del Rojava e della Siria settentrionale e orientale, così come con tutti i popoli del Kurdistan e della Siria, con i popoli arabo, armeno, druso, turcomanno, siriaco e alevita, con i popoli del Medio Oriente e del mondo, in particolare con le donne, i giovani e tutte le forze socialiste, rivoluzionarie, democratiche e di liberazione in occasione della loro storica rivoluzione nel suo 13° anniversario. Celebriamo anche i compagni internazionalisti che hanno svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella difesa di questa rivoluzione storica. Rendiamo omaggio a questo sviluppo storico, che è una rivoluzione comune dei popoli, e commemoriamo ancora una volta tutti i martiri di questa rivoluzione con rispetto, amore e gratitudine. La Rivoluzione del Rojava ha portato nuove conquiste e nuovi valori alla nostra storia umana. Soprattutto, ha permesso alla società, indebolita, emarginata e indifesa dal sistema dominante degli stati nazionali, di riscoprire la propria forza di volontà. Ha aperto la strada alle dinamiche fondamentali della società, che era stata privata dei suoi diritti democratici, oppressa e sfruttata, affinché si organizzasse, diventasse consapevole e acquisisse la volontà e la forza di governarsi. La rivoluzione ha rimosso l’ostacolo tra le differenze di lingua, religione, credo ed etnia tra i popoli. Ha posto fine alle cause di conflitto tra i popoli e ha aperto la strada a una visione delle differenze come ricchezza della società. Ha creato un ambiente in cui popoli, credenze e culture possono convivere in fratellanza all’interno di questo quadro democratico. Ha permesso alle donne, relegate negli angoli più profondi e oscuri della vita sociale, di acquisire consapevolezza, organizzarsi e sollevarsi, e di assumere un ruolo guida sia nella difesa che nella costruzione della trasformazione sociale democratica e della rivoluzione. Ha creato le condizioni per l’emergere di una generazione di giovani consapevoli e organizzate. In breve, la Rivoluzione del Rojava è stata una soluzione importante con il suo sistema di Nazione Democratica e il paradigma della libertà delle donne. Ha dato prova di sé in molti modi negli ultimi 13 anni di pratica. Da un lato, i popoli e le forze rivoluzionarie si sono uniti per opporre una forte resistenza agli attacchi esterni volti a eliminare la rivoluzione, e la rivoluzione è stata difesa con successo. D’altra parte lo sviluppo del sistema democratico orientato alla libertà e comunitario è proseguito. In questo senso, la Rivoluzione del 19 luglio ha superato con successo un’importante soglia storica. La Rivoluzione del 19 luglio, messa in pratica nel Rojava e nella Siria settentrionale e orientale, rappresenta anche il modello di soluzione più accurato e realistico per la Siria nel suo complesso. L’attuale conflitto in Siria rivela chiaramente questa realtà. La soluzione ai problemi della Siria e il raggiungimento dell’unità possono essere raggiunti solo attraverso i principi della Rivoluzione del 19 Luglio: nazione democratica, autogoverno democratico e libertà delle donne. Imposizioni settarie e nazionaliste non faranno che aggravare il conflitto e i massacri, e rappresentano la più grande minaccia all’integrità della Siria. Ancora una volta celebriamo la storica Rivoluzione del 19 luglio con tutti i popoli. Crediamo che l’alleanza democratica, l’organizzazione e la lotta che i popoli svilupperanno lungo le linee della rivoluzione porteranno alla pace, alla vita democratica e alla libertà tanto attese in Medio Oriente. Co-presidenza del Consiglio esecutivo della KCK L'articolo La rivoluzione in Rojava è la rivoluzione comune dei popoli proviene da Retekurdistan.it.
Dichiarazione di DAANES sui colloqui con l’amministrazione di Damasco
In una dichiarazione sui colloqui con il governo di transizione siriano, DAANES ha dichiarato: “Aderiamo agli obiettivi della rivoluzione del 15 marzo e del 19 luglio, che invocano democrazia, giustizia e libertà. Affermiamo che impegnarci nel processo politico è la nostra scelta strategica”. L’Amministrazione autonoma democratica della Siria settentrionale e orientale (DAANES) ha rilasciato una dichiarazione in merito ai colloqui con il governo di transizione siriano.  La dichiarazione recita quanto segue: “I recenti incontri tra la delegazione dell’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale e il governo siriano, alla presenza di rappresentanti dei governi americano e francese, rappresentano un passo cruciale verso l’avvio di un serio processo di dialogo siriano-siriano, che auspichiamo da tempo fin dallo scoppio della rivoluzione siriana. L’Unità è un principio non negoziabile In questo contesto, esprimiamo i nostri più sinceri ringraziamenti e la nostra gratitudine sia agli Stati Uniti d’America sia alla Repubblica francese per il loro ruolo costruttivo e per i loro continui sforzi volti a sostenere la stabilità, la pace e la democrazia in Siria. Dopo anni di conflitto e di separazione, sedersi allo stesso tavolo tra le forze siriane per discutere questioni cruciali con serietà e trasparenza è una conquista politica e storica. Ripristinare la fiducia tra gli attori siriani è diventata una necessità nazionale, e superarla può essere raggiunto solo attraverso un dialogo responsabile. È tempo di andare oltre questa retorica, che minaccia di lacerare il tessuto siriano e di approfondire le divisioni politiche e sociali. La diversità in Siria non è una minaccia alla sua unità, ma piuttosto una fonte di forza che deve essere protetta e consolidata. Il partenariato, non l’esclusione, è il fondamento della costruzione dello Stato. Dichiariamo chiaramente e inequivocabilmente che l’unità del territorio siriano è un principio non negoziabile e un pilastro fondamentale della visione dell’Amministrazione autonoma e di tutte le forze politiche coinvolte con noi nel progetto di cambiamento nazionale. Esagerare in questa materia serve solo a coloro che cercano di minare le possibilità di una soluzione politica. Le richieste che avanziamo oggi per un sistema democratico pluralistico, di giustizia sociale, uguaglianza di genere e una costituzione che garantisca i diritti di tutte le componenti non sono nuove; sono il fulcro di ciò per cui i siriani protestano dal 2011. Rifiutare queste richieste ed etichettarle come secessione è una deliberata distorsione della verità della lotta siriana contro la tirannia. Per decenni i siriani hanno sofferto a causa di un sistema centralizzato che ha monopolizzato il potere e la ricchezza, marginalizzato le volontà locali e trascinato il Paese in una serie di crisi. Oggi aspiriamo a essere partner efficaci nella costruzione di una nuova Siria, una Siria decentralizzata che abbracci tutto il suo popolo e ne garantisca equamente i diritti. Aderiamo agli obiettivi della rivoluzione del 15 marzo e del 19 luglio, che invocano democrazia, giustizia e libertà. Affermiamo che impegnarci nel processo politico è la nostra scelta strategica. Lavoreremo con diligenza per garantire il successo delle negoziazioni. Esprimiamo la nostra piena disponibilità a integrarci nelle istituzioni statali su base democratica e a partecipare alla stesura di una nuova Costituzione che rifletta le aspirazioni di tutti i siriani. Pertanto invitiamo tutte le parti a esercitare la responsabilità nazionale, a respingere l’incitamento all’odio e la violenza e a contrastare ogni tentativo di trascinare il Paese in conflitti interni distruttivi. Invitiamo inoltre tutte le forze politiche nazionali a unirsi in questa fase delicata per proteggere il dialogo siriano dai tentativi di interromperlo e per realizzare le aspirazioni del nostro popolo a uno Stato giusto, democratico e civile. I siriani hanno sofferto per decenni a causa di un sistema centralizzato che ha monopolizzato potere e ricchezza, marginalizzato le volontà locali e trascinato il Paese in crisi successive. Oggi aspiriamo a essere partner efficaci nella costruzione di una nuova Siria, una Siria decentralizzata che abbracci tutto il suo popolo e ne garantisca equamente i diritti. Aderiamo agli obiettivi della rivoluzione del 15 marzo e del 19 luglio, che invocano democrazia, giustizia e libertà. Affermiamo che impegnarci nel processo politico è la nostra scelta strategica. Lavoreremo con diligenza per garantire il successo dei negoziati. Esprimiamo la nostra piena disponibilità a integrarci nelle istituzioni statali su base democratica e a partecipare alla stesura di una nuova costituzione che rifletta le aspirazioni di tutti i siriani. L'articolo Dichiarazione di DAANES sui colloqui con l’amministrazione di Damasco proviene da Retekurdistan.it.
Oltre 500 Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana in tutta Italia
NELLE ULTIME SETTIMANE SONO GIUNTE OLTRE 100 NUOVE RICHIESTE DI ADESIONE ALLA CAMPAGNA SPAZI LIBERI DALL’APARTHEID ISRAELIANA (SPLAI), ARRIVANDO COSÌ A SUPERARE I 500 SPAZI CHE IN ITALIA HANNO DECISO DI RIFIUTARE OGNI COMPLICITÀ CON IL GENOCIDIO E LA PULIZIA ETNICA DI ISRAELE IN ATTO CONTRO I PALESTINESI E CON IL SUO REGIME DI COLONIALISMO, OCCUPAZIONE E APARHEID. Tra le adesioni recenti si contano bar, ristoranti, artisti, librerie, liberi professionisti e molti circoli ARCI, anche in seguito all’adesione di ARCI Nazionale. Una vera e propria ondata di solidarietà e resistenza in risposta anche agli attacchi che hanno subito i gestori della Taverna a Santa Chiara, accusati ingiustamente di antisemitismo per aver risposto alle provocazioni di due turisti israeliani che difendevano il genocidio del loro paese a Gaza. La campagna di odio contro uno spazio che ha scelto di schierarsi in difesa del diritto internazionale e dei diritti dei palestinesi ha avuto come effetto quello di produrre una reazione solidale di associazioni, attività commerciali e singoli cittadini e di dare slancio alle campagne di boicottaggio dei prodotti israeliani e delle aziende complici. Il 19 luglio 2024 la Corte Internazionale di Giustizia ha confermato la discriminazione sistemica e sistematica che differenzia i palestinesi dagli ebrei israeliani. Ha dichiarato Israele colpevole di apartheid e la sua occupazione militare illegale, ordinando a Israele di porre fine all’occupazione militare della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est. QUINDI DICHIARARSI SPAZIO LIBERO DALL’APARTHEID NON HA NULLA A CHE VEDERE CON L’ANTISEMITISMO. NE È LA PROVA ANCHE IL FATTO MOLTI EBREI IN TUTTO IL MONDO HANNO FATTO PROPRIA LA DENUNCIA DEI CRIMINI DELL’APARTHEID E DEL COLONIALISMO ISRAELIANO E SONO SOLIDALI CON I PIENI DIRITTI DEI PALESTINESI. In Italia gli spazi liberi dall’apartheid si impegnano a non acquistare e vendere prodotti e servizi di imprese – israeliane e internazionali – implicate nelle violazioni dei diritti dei palestinesi, come indicato nella guida al boicottaggio di BDS Italia. Gli spazi culturali si impegnano a non ospitare o partecipare a eventi culturali, accademici e sportivi finanziati o sponsorizzati da Israele o che ne coinvolgano i suoi rappresentanti ufficiali, rispettando le linee guida sul boicottaggio culturale SPLAI fa parte della campagna internazionale del BDS “Apartheid Free Zones”, una rete internazionale di solidarietà con la Palestina attiva, oltre che in Italia, anche in Belgio, Norvegia, Spagna, Grecia, Finlandia, Stati Uniti, Brasile, Cile, Argentina, Australia, Marocco. In molti altri paesi continua a raccogliere nuove adesioni, con 180 spazi attivi in Sud America, 115 in Finlandia, 170 in Irlanda, per citarne alcuni. In Sudafrica l’apartheid fu sconfitta dalla resistenza della popolazione nera, dalle azioni di boicottaggio internazionale e dalle sanzioni varate dalla comunità internazionale. Nel 2005, ispirandosi alla lotta sudafricana, la società civile palestinese ha lanciato un appello per un movimento internazionale di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), come forma di pressione nonviolenta su Israele, affinché rispetti il diritto internazionale e i diritti dei palestinesi. La solidarietà concreta con la resistenza delle e dei palestinesi contro il genicidio e la pulizia etnica e con la loro lotta per la libertà, la giustizia e l'uguaglianza, oggi passa anche dal rafforzamento della rete di spazi liberi da ogni forma di discriminazione e da ogni complicità con il regime di oppressione israeliano. Invitiamo associazioni, sindacati, movimenti, attività produttive e commerciali, centri sociali e culturali, squadre di sport popolare e altri spazi ad aderire alla campagna SPLAI. Chiediamo a tutte le persone solidali di sostenere gli SPLAI e di invitare gli spazi frequentati ad aderire alla campagna. Tutte le informazioni sulla campagna SPLAI a questa pagina. 
È il momento di sostenere la pace, la democrazia e la convivenza
In seguito all’appello per la pace e per una società democratica lanciato da presidente Abdullah Öcalan il 27 settembre, si è aperta una nuova e concreta possibilità di porre fine al conflitto armato decennale tra lo Stato turco e il popolo curdo, e soprattutto di avviare una soluzione politica della questione curda in Turchia. In risposta a questo appello, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) ha tenuto il suo 12° e ultimo congresso, giungendo a una decisione storica: sciogliere ufficialmente il partito e concludere la lotta armata. Oggi, su proposta dello stesso Öcalan, il primo gruppo di guerriglieri ha tenuto una cerimonia pubblica in cui ha distrutto le proprie armi, inviando un segnale simbolico ma potente di impegno verso il processo di pace, davanti all’opinione pubblica e allo Stato turco. Perché questo processo arrivi a compimento è indispensabile che entrambe le parti si impegnino in modo sincero e responsabile in un percorso di soluzione politica e democratica. Primo passo imprescindibile è la costituzione di una commissione parlamentare che istituzionalizzi e segua da vicino ogni fase del processo di pace. A questo fine, chiediamo con forza che le istituzioni internazionali, i mezzi di informazione e l’opinione pubblica mantengano alta l’attenzione su questo percorso, vincolando il governo turco agli impegni assunti e sostenendo ogni sforzo verso una pace duratura. Facciamo appello a tutti perché comprendano le ragioni e il potenziale storico di questo processo, che potrebbe avere un impatto positivo non solo per il popolo curdo e per la Turchia, ma per l’intera regione, segnata da conflitti e massacri.   L'articolo È il momento di sostenere la pace, la democrazia e la convivenza proviene da Retekurdistan.it.
È il momento di sostenere la pace, la democrazia e la convivenza
In seguito all’appello per la pace e per una società democratica lanciato da presidente Abdullah Öcalan il 27 settembre, si è aperta una nuova e concreta possibilità di porre fine al conflitto armato decennale tra lo Stato turco e il popolo curdo, e soprattutto di avviare una soluzione politica della questione curda in Turchia. In risposta a questo appello, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) ha tenuto il suo 12° e ultimo congresso, giungendo a una decisione storica: sciogliere ufficialmente il partito e concludere la lotta armata. Oggi, su proposta dello stesso Öcalan, il primo gruppo di guerriglieri ha tenuto una cerimonia pubblica in cui ha distrutto le proprie armi, inviando un segnale simbolico ma potente di impegno verso il processo di pace, davanti all’opinione pubblica e allo Stato turco. Perché questo processo arrivi a compimento è indispensabile che entrambe le parti si impegnino in modo sincero e responsabile in un percorso di soluzione politica e democratica. Primo passo imprescindibile è la costituzione di una commissione parlamentare che istituzionalizzi e segua da vicino ogni fase del processo di pace. A questo fine, chiediamo con forza che le istituzioni internazionali, i mezzi di informazione e l’opinione pubblica mantengano alta l’attenzione su questo percorso, vincolando il governo turco agli impegni assunti e sostenendo ogni sforzo verso una pace duratura. Facciamo appello a tutti perché comprendano le ragioni e il potenziale storico di questo processo, che potrebbe avere un impatto positivo non solo per il popolo curdo e per la Turchia, ma per l’intera regione, segnata da conflitti e massacri.      
Faremo il passo che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan vuole che facciamo
Per promuovere ulteriormente il processo di “Pace e società democratica” il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ha lanciato un nuovo appello. L’appello è stato condiviso con l’opinione pubbica ieri. Innanzitutto, siamo molto lieti che il video del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan sia arrivato al mondo esterno. Crediamo che abbia portato la stessa gioia al nostro popolo e a tutti i nostri amici. In questa occasione, salutiamo con rispetto il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, il desiderato compagno del nostro popolo e dei nostri amici, ed esprimiamo il nostro desiderio e la nostra gratitudine. Questo nuovo appello, elaborato dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, è il secondo dopo quello del 27 febbraio 2025. Entrambi hanno un impatto storico. In questo nuovo storico appello, il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ha riassunto gli sviluppi riguardanti i principi e gli obiettivi fondamentali del processo verso “Pace e società democratica” e ha delineato le azioni future. Ha ribadito ancora una volta con chiarezza e forza il suo impegno, affermando di continuare a difendere l’”Appello per la pace e la società democratica” del 27 febbraio 2025. Come Movimento di liberazione del Kurdistan abbiamo valutato lo storico appello del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan e riteniamo necessario condividere le conclusioni a cui siamo giunti con il nostro popolo e l’opinione pubblica in piena trasparenza. Abbiamo dichiarato di sostenere pienamente il processo verso “Pace e società democratica” annunciato nell’appello del 27 febbraio 2025 e che adempiremo pienamente a tutte le responsabilità che ci competono. Fino ad ora, sulla base della nostra convinzione nell’”Appello per la Pace e una società democratica” e della nostra responsabilità storica di realizzare gli obiettivi stabiliti in questo appello, abbiamo adottato decisioni strategiche e intrapreso le azioni necessarie. Il nostro popolo sostiene questo processo storico portato avanti dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan con grande attenzione, sensibilità e fiducia. Tuttavia, la Repubblica Turca e l’attuale governo non hanno ancora adottato alcuna misura in risposta alle esigenze del processo o alle misure concrete da noi intraprese. Ne siamo consapevoli. Ciononostante, sosteniamo il processo perché crediamo negli obiettivi delineati nell’”Appello per la pace e una società democratica”. Ci siamo impegnati a mantenere questa posizione con grande sensibilità. Crediamo che i nostri sforzi in questa direzione siano stati compresi. Adesso, in risposta a questo nuovo appello storico, dichiariamo che faremo il passo concreto che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ci ha chiesto di compiere. Stiamo compiendo questo nuovo passo, come quelli fatti finora, spinti dalla nostra lealtà verso il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan e dalla convinzione che il nostro popolo e l’umanità si libereranno attraverso l’attuazione del “Manifesto della società democratica”. Nel suo appello del 19 giugno 2025, il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ha sottolineato che tutti devono fare la propria parte e ha specificato i passaggi da intraprendere, delineando così come procederà il processo. Le prospettive del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan devono essere tenute in considerazione e comprese. Il suo appello non è rivolto solo a noi, ma anche allo Stato, in particolare al Parlamento, a tutte le istituzioni politiche e a tutti coloro che hanno responsabilità. Finora, abbiamo adottato misure strategiche grazie alla nostra responsabilità storica e alla nostra elevata sensibilità. Siamo determinati a compiere il passo che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan desidera. Stiamo compiendo questo nuovo passo pensando al nostro popolo e a tutti i popoli interessati. Tuttavia è importante comprendere che il processo non procederà unilateralmente, ma solo con i passi che noi adotteremo. Il processo deve essere gestito correttamente e devono essere adottate le misure necessarie. Su questa base, la persistente situazione di ostaggio del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, promotore del “Processo di pace e società democratica” deve porre fine. Perché solo se il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan sarà libero questo processo potrà svilupparsi e raggiungere il suo scopo. Non è possibile compiere ulteriori progressi se le condizioni attuali vengono mantenute. In secondo luogo è necessario adottare le misure necessarie per una politica democratica e le conseguenti modifiche legislative. La politica, in particolare il parlamento, deve assumere l’iniziativa e adottare le misure necessarie. Un processo significativo e progressi significativi sono possibili solo in questo modo. In conclusione, pur dimostrando la nostra determinazione a compiere questo passo storico, sentiamo il bisogno di ribadire ciò che deve essere fatto con lo stesso senso di responsabilità. Ci auguriamo che quanto affermato venga compreso e attuato di conseguenza. Stiamo compiendo questo passo, come tutti quelli che abbiamo fatto finora, convinti che porterà un grande vantaggio al nostro popolo. Continuiamo a credere che i nostri passi saranno ricambiati e che il processo verso “Pace e società democratica” avrà successo. Co-Presidenza Consiglio Esecutivo della KCK 10 luglio 2025
Faremo il passo che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan vuole che facciamo
Per promuovere ulteriormente il processo di “Pace e società democratica” il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ha lanciato un nuovo appello. L’appello è stato condiviso con l’opinione pubbica ieri. Innanzitutto, siamo molto lieti che il video del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan sia arrivato al mondo esterno. Crediamo che abbia portato la stessa gioia al nostro popolo e a tutti i nostri amici. In questa occasione, salutiamo con rispetto il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, il desiderato compagno del nostro popolo e dei nostri amici, ed esprimiamo il nostro desiderio e la nostra gratitudine. Questo nuovo appello, elaborato dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, è il secondo dopo quello del 27 febbraio 2025. Entrambi hanno un impatto storico. In questo nuovo storico appello, il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ha riassunto gli sviluppi riguardanti i principi e gli obiettivi fondamentali del processo verso “Pace e società democratica” e ha delineato le azioni future. Ha ribadito ancora una volta con chiarezza e forza il suo impegno, affermando di continuare a difendere l'”Appello per la pace e la società democratica” del 27 febbraio 2025. Come Movimento di liberazione del Kurdistan abbiamo valutato lo storico appello del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan e riteniamo necessario condividere le conclusioni a cui siamo giunti con il nostro popolo e l’opinione pubblica in piena trasparenza. Abbiamo dichiarato di sostenere pienamente il processo verso “Pace e società democratica” annunciato nell’appello del 27 febbraio 2025 e che adempiremo pienamente a tutte le responsabilità che ci competono. Fino ad ora, sulla base della nostra convinzione nell'”Appello per la Pace e una società democratica” e della nostra responsabilità storica di realizzare gli obiettivi stabiliti in questo appello, abbiamo adottato decisioni strategiche e intrapreso le azioni necessarie. Il nostro popolo sostiene questo processo storico portato avanti dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan con grande attenzione, sensibilità e fiducia. Tuttavia, la Repubblica Turca e l’attuale governo non hanno ancora adottato alcuna misura in risposta alle esigenze del processo o alle misure concrete da noi intraprese. Ne siamo consapevoli. Ciononostante, sosteniamo il processo perché crediamo negli obiettivi delineati nell'”Appello per la pace e una società democratica”. Ci siamo impegnati a mantenere questa posizione con grande sensibilità. Crediamo che i nostri sforzi in questa direzione siano stati compresi. Adesso, in risposta a questo nuovo appello storico, dichiariamo che faremo il passo concreto che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ci ha chiesto di compiere. Stiamo compiendo questo nuovo passo, come quelli fatti finora, spinti dalla nostra lealtà verso il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan e dalla convinzione che il nostro popolo e l’umanità si libereranno attraverso l’attuazione del “Manifesto della società democratica”. Nel suo appello del 19 giugno 2025, il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ha sottolineato che tutti devono fare la propria parte e ha specificato i passaggi da intraprendere, delineando così come procederà il processo. Le prospettive del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan devono essere tenute in considerazione e comprese. Il suo appello non è rivolto solo a noi, ma anche allo Stato, in particolare al Parlamento, a tutte le istituzioni politiche e a tutti coloro che hanno responsabilità. Finora, abbiamo adottato misure strategiche grazie alla nostra responsabilità storica e alla nostra elevata sensibilità. Siamo determinati a compiere il passo che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan desidera. Stiamo compiendo questo nuovo passo pensando al nostro popolo e a tutti i popoli interessati. Tuttavia è importante comprendere che il processo non procederà unilateralmente, ma solo con i passi che noi adotteremo. Il processo deve essere gestito correttamente e devono essere adottate le misure necessarie. Su questa base, la persistente situazione di ostaggio del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, promotore del “Processo di pace e società democratica” deve porre fine. Perché solo se il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan sarà libero questo processo potrà svilupparsi e raggiungere il suo scopo. Non è possibile compiere ulteriori progressi se le condizioni attuali vengono mantenute. In secondo luogo è necessario adottare le misure necessarie per una politica democratica e le conseguenti modifiche legislative. La politica, in particolare il parlamento, deve assumere l’iniziativa e adottare le misure necessarie. Un processo significativo e progressi significativi sono possibili solo in questo modo. In conclusione, pur dimostrando la nostra determinazione a compiere questo passo storico, sentiamo il bisogno di ribadire ciò che deve essere fatto con lo stesso senso di responsabilità. Ci auguriamo che quanto affermato venga compreso e attuato di conseguenza. Stiamo compiendo questo passo, come tutti quelli che abbiamo fatto finora, convinti che porterà un grande vantaggio al nostro popolo. Continuiamo a credere che i nostri passi saranno ricambiati e che il processo verso “Pace e società democratica” avrà successo. Co-Presidenza Consiglio Esecutivo della KCK 10 luglio 2025 L'articolo Faremo il passo che il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan vuole che facciamo proviene da Retekurdistan.it.
Solo la democratizzazione può prevenire futuri massacri
Sono trascorsi trentadue anni dal massacro di Sêwas (tr. Sivas). Con grande rabbia e dolore, ricordiamo il massacro, condanniamo ancora una volta i suoi autori, le forze razziste-fasciste e allo stesso tempo commemoriamo rispettosamente tutti coloro che hanno perso la vita in questo giorno. Il massacro di Sêwas è stato così brutale che difficilmente si può trovare nulla di paragonabile nella storia. Coloro che si trovavano a Sêwas per un evento culturale, la maggior parte dei quali erano scrittori, artisti, giornalisti e intellettuali, sono stati brutalmente assassinati quando l’Hotel Madımak dove alloggiavano è stato dato alle fiamme. Molti di loro erano ancora molto giovani. Questo massacro ha lasciato una profonda ferita nella memoria della comunità alevita, del popolo del Kurdistan e del popolo turco. Il massacro di Sêwas, come i massacri di Gurgum (tr. Kahramanmaraş) e Çorum, non fu solo una minaccia e un attacco contro la comunità alevita, ma anche un attacco alle menti rivoluzionarie e democratiche della società turca. L’obiettivo di questi massacri, frutto della mentalità monista e fascista dello Stato-nazione, era quello di oscurare il futuro comune libero e democratico dei popoli, di mettere la società contro se stessa, di creare inimicizia e di soggiogarla. Ciò è stato chiaramente dimostrato in tutti i massacri perpetrati contro la comunità alevita. Ogni volta che sono stati schierati provocatori e forze paramilitari, si è tentato di creare antagonismo tra gli strati sociali, e questo è stato sempre seguito da un attacco e da un massacro. Dietro tutti questi massacri c’era lo stesso Stato. L’attitudine dello Stato nel proteggere e assolvere i responsabili dei massacri ne rivela chiaramente il ruolo. Inoltre coloro che hanno compiuto il massacro di Sêwas sono stati protetti per anni e alla fine sono stati assolti. L’approccio dello Stato nei confronti degli aleviti è stato lo stesso del suo approccio nei confronti del popolo curdo. Proprio come l’identità curda è stata negata e i curdi sono stati massacrati e presi di mira per il genocidio durante il processo repubblicano, anche l’identità alevita è stata negata e gli aleviti sono stati oppressi per le loro convinzioni e la loro cultura e sottoposti a massacri e genocidi. Lo stesso approccio è stato adottato nei confronti di altri popoli e culture. In quanto popolo che ha vissuto profondamente questa realtà, il popolo curdo ha dimostrato forte empatia e solidarietà con tutti i popoli che hanno subito massacri, in particolare gli aleviti. Questo approccio negazionista, massacrante e genocida, imposto a tutti i popoli indistintamente, affonda le sue radici nella mentalità nazionalista dello Stato-nazione. L’unica via d’uscita da questa storia di massacri e genocidi è superare questa mentalità, e ciò è possibile attraverso la democratizzazione della repubblica. L’appello per la pace e una società democratica, elaborato dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, mira essenzialmente a superare la storia di massacri e genocidi e a costruire una vita democratica in cui i popoli vivano insieme come fratelli e sorelle sulla base dell’uguaglianza e della libertà. Crediamo fermamente che la società democratica si svilupperà sulla base delle alleanze e della lotta organizzata dei popoli e che la vita democratica e libera che i popoli desiderano sarà realizzata attraverso di essa. La risposta più appropriata ai massacri perpetrati contro i popoli è il raggiungimento di questo obiettivo storico. Con questo sentimento e questa convinzione, commemoriamo ancora una volta le vittime del massacro di Sêwas. La Co-presidenza del Consiglio esecutivo della KCK