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Caso “La Stampa”. Il prezzo di stare dalla parte giusta
Sabato sera. Cena. La Tv gira per conto suo. Arrivano le parole: “Ignobile, vile, grave, irresponsabile, anni di piombo”. Guardo le immagini: ragazzi entrano nella sede del quotidiano La Stampa e come si direbbe oggi in linguaggio antagonista “lo sanzionano”. Mi colpiscono i volti scoperti. Santa ingenuità. Con un governo di […] L'articolo Caso “La Stampa”. Il prezzo di stare dalla parte giusta su Contropiano.
I terroristi siamo anche noi
-------------------------------------------------------------------------------- Disegno di Gianluca Foglia Fogliazza -------------------------------------------------------------------------------- Nell’arco di pochi giorni, abbiamo ricevuto attraverso media e social media due notizie in sé sconvolgenti, ma che sono state accolte tutto sommato come ordinaria amministrazione. La prima è contenuta in un filmato che riprende soldati dell’esercito israeliano, durante un’operazione in Cisgiordania, a Jenin, che uccidono a sangue freddo due persone inermi, disarmate, con le braccia alzate – nell’ipotesi più bellicista, due miliziani di Hamas che si sono arresi. La seconda arriva dagli Stati Uniti, l’ha diffusa il quotidiano Washington Post e riferisce dell’ordine che avrebbe dato, nel settembre scorso, il segretario alla Difesa Peter Hegseth al reparto delle forze armate che aveva appena bombardato un’imbarcazione venezuelana – “di narcoterroristi” secondo la non verificabile affermazione delle autorità statunitensi – e che chiedeva che cosa fare di due sopravvissuti aggrappati ai resti galleggianti dell’imbarcazione; due persone, pare di capire, che sarebbe stato possibile salvare. Il ministro avrebbe ordinato di uccidere tutti, anche i due superstiti, e così è stato. Il ministro in verità ha negato la ricostruzione, parlando di “fake news”, ma ha rivendicato il diritto di uccidere liberamente “i narcoterroristi che stanno avvelenando il popolo americano”. Queste due notizie non hanno dato particolare scandalo, né alimentato un serio dibattito su quale sarebbe la conclamata etica democratica dell’occidente, quali i valori occidentali cui vari governi si richiamano ogni volta che intervengono, anche militarmente, sulla scena internazionale. In realtà, solo negli ultimi mesi, fra Gaza e Venezuela, per non dire dell’Iran e del Qatar, abbiamo accumulato abbastanza notizie, sufficienti orrori, per avere il dovere, quanto meno, di “abbassare la cresta” in quanto “occidente”: il complesso di superiorità che abbiamo meticolosamente coltivato e che continua a innervare il dibattito pubblico, la retorica politica e giornalistica, non ha più ragione di essere, ammesso che ne abbia mai avuta. E in aggiunta, di fronte al filmato riguardante l’esercito israeliano, alle rivelazioni del Washington Post e ai proclami di Hegseth, sarebbe giusto ridefinire la nozione di terrorismo, usata a piene mani dai governi occidentali negli ultimi anni per giustificare le peggiori azioni militari, i peggiori crimini di guerra e contro l’umanità. Che cos’altro è, se non terrorismo, l’esecuzione a freddo di due persone inermi (per non dire di buona parte degli attacchi a Gaza, dei cercapersone fatti esplodere, del tentativo di eliminare con i missili i negoziatori di Hamas in Qatar); che cos’altro è la distruzione decisa a tavolino di imbarcazioni venezuelane, con decine di persone uccise perché ritenute “narcoterroriste”, non solo senza inchieste giudiziarie e senza processi, ma anche senza informazioni verificabili. Guardiamoci nello specchio, noi occidentali: riconosceremo i tratti tipici del terrorista. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo I terroristi siamo anche noi proviene da Comune-info.
Escalation degli Stati Uniti contro il Venezuela. Adesso l’accusa è di terrorismo
L’amministrazione Trump, con un ulteriore e grave fatto compiuto, ha definito il Presidente venezuelano Nicolas Maduro e i suoi alleati di governo come membri di un’organizzazione terroristica, il “Cartel de los Soles”. La mossa arriva nel mezzo di una campagna che da mesi gli Stati Uniti stanno conducendo contro il Venezuela con […] L'articolo Escalation degli Stati Uniti contro il Venezuela. Adesso l’accusa è di terrorismo su Contropiano.
RADIO AFRICA: IN MALI CONTINUA LO SCONTRO TRA MILITARI E JIHADISTI, “RISCHIO COLLASSO ECONOMICO E SOCIALE”
Radio Africa: nuova puntata, giovedì 20 novembre, per l’approfondimento quindicinale dedicato all’Africa sulle frequenze di Radio Onda d’Urto, dentro la Cassetta degli Attrezzi. Questa puntata è interamente dedicata al Mali, dove la situazione generale è sempre più critica. Il Paese è governato da una giunta militare dal 2020, ma l’instabilità continua a crescere. I gruppi jihadisti, in particolare quelli legati ad al-Qaeda, hanno conquistato nuovo terreno e negli ultimi mesi hanno imposto un duro blocco ai rifornimenti diretti verso la capitale Bamako. La mancanza di carburante sta provocando blackout, chiusura delle attività produttive, scuole chiuse e un forte aumento dei prezzi, mettendo in difficoltà milioni di persone. In varie zone del Paese proseguono gli scontri tra l’esercito maliano — affiancato dalle forze russe — e diversi gruppi ribelli, mentre gli attacchi jihadisti contro basi militari e villaggi causano continuamente vittime. La popolazione civile si trova schiacciata tra la violenza dei gruppi armati e le dure repressioni governative. Le agenzie umanitarie parlano di un rischio reale di collasso economico e sociale, con un numero crescente di sfollati e comunità isolate dai combattimenti. Il Mali, insomma, vive una delle fasi più delicate degli ultimi anni: un Paese diviso, impoverito e minacciato da un conflitto che continua ad ampliarsi. La puntata di Radio Africa, su Radio Onda d’Urto, andata in onda giovedì 20 novembre alle ore 18.45 (in replica venerdì 21 novembre, alle ore 6.30) con le voci di Andrea Spinelli, cofondatore della testata giornalistica Slow News nonché firma del Manifesto e di Africa Rivista e di  Amara Nouhoum Keïta, giornalista e attivista, che ha lasciato il Mali alcuni mesi fa per rifugiarsi in Costa d’Avorio. Ascolta o scarica
IERI BANDITI, OGGI TERRORISTI
Due riflessioni a margine dell’iscrizione di movimenti rivoluzionari nelle liste terroristiche. Cattivi pensieri, fanno il giro del mondo e poi ritornano. Dopo l’omicidio dell’influencer suprematista Charlie Kirk per mano di un cane sciolto dalle idee ambigue, il Dipartimento di Stato USA ha preso la palla al balzo per iscrivere la sigla ANTIFA nelle liste terroristiche (https://www.state.gov/releases/office-of-the-spokesperson/2025/11/terrorist-designations-of-antifa-ost-and-three-other-violent-antifa-groups/). Era dal 2020, quando gli USA erano squassati dalle rivolte a seguito dell’assassinio poliziesco di George Floyd, che Trump serbava questo desiderio, e questo settembre è riuscito a realizzarlo per decreto. A seguire, ha fatto lo stesso il suo triste clone Viktor Orban, motivando la sua decisione con i fatti del “Processo di Budapest”. È notizia di settimana scorsa, la decisione di Marco Rubio di mettere nella lista anche quattro organizzazioni europee: FAI/FRI per l’Italia, Antifa Ost per la Germania, e i due gruppi militanti greci “Giustizia Proletaria Armata” e “Autodifesa di Classe Rivoluzionaria”. La natura strumentale di questo provvedimento emerge già dalle sigle nominate. FAI/FRI è stata una firma anarchica informale, che pertanto rifiutava di identificarsi come organizzazione, inattiva da diversi anni, mentre “Antifa Ost” è un teorema giudiziario che ad oggi non trova riscontri fattuali sull’essere un gruppo strutturato. Ma appunto, i cattivi pensieri fanno il giro del mondo e poi ritornano, e quindi guardando il passato possiamo arguire che abbiamo già vissuto tutto questo. Nel biennio 1919–1920, mentre l’Europa è attraversata da rivolte operaie e dall’ombra lunga della rivoluzione sovietica, gli Stati Uniti reagiscono con quello che passerà alla storia come “Red Scare”. L’assioma ideologico vigente è che se il conflitto sociale cresce, non è perché milioni di lavoratori vivono condizioni insostenibili, ma perché un “virus rosso” li agita. Le mobilitazioni sindacali, gli scioperi generali, le lotte nei porti e nelle fabbriche non vengono letti come espressioni di tensioni strutturali del capitalismo americano, ma come avvisaglie di una rivoluzione eterodiretta. Così l’intero apparato statale si ricompatta intorno a una funzione precisa: difendere il capitale sotto la bandiera della sicurezza nazionale. La violenza poliziesca, le deportazioni, la criminalizzazione degli stranieri stabiliscono la repressione preventiva come metodo di governo, così da sterilizzare l’idea stessa che il mondo del lavoro possa organizzarsi come soggetto. E infatti il Red Scare opera soprattutto sul piano simbolico: costruisce una narrativa in cui ogni forma di conflitto diventa minaccia, ogni tentativo di autogestione diventa infiltrazione, ogni sindacato combattivo diventa “agente del caos”. Ciò che rimane, alla fine, è la prova generale di un dispositivo storico che si sta ripetendo proprio ora: quando il capitalismo attraversa una fase di instabilità e deve per forza di cose aprire una fase imperialista per ristrutturarsi, si inventa il “nemico interno” per disciplinare il corpo sociale. Oggi, il fatto che la potenza imperialista egemone criminalizzi l’antifascismo militante è un modo per dare mandato agli imperialismi subalterni d’Europa di stringere il nodo scorsoio della repressione sulle organizzazioni conflittuali. I grandi blocchi e scioperi in solidarietà al popolo palestinese che hanno attraversato vari Paesi europei, Italia in primis, questo autunno sono stati l’avvisaglia che le masse possono reagire alle decisioni della classe dominante e quest’ultima, con l’orizzonte ormai quasi certo della guerra guerreggiata contro le potenze emergenti, non si può permettere un fronte interno. Il nodo intorno alle nostre gole si stringerà sempre di più, ma oltre a contrastarlo materialmente, è utile anche disvelare il carattere fittizio di questi ridicoli provvedimenti. Il dominio non teme il terrorismo, spauracchio agitato per giustificare lo stato d’eccezione permanente, ma l’organizzazione della classe che abolisce lo stato di cose presente. I servi del denaro sono i veri banditi. Free All Antifas – Italy
USA: “TERRORISMO” ANTIFA e “FOLLOW THE MONEY” – LE ZONE “GRIGIO SCURO” DEL MERCATO DELLA SORVEGLIANZA@2
Estratti dalla puntata del 20 ottobre 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia USA: ANTIFA E “FOLLOW THE MONEY” Andiamo negli Stati Uniti per continuare a descrivere la traiettoria autoritaria intrapresa dal secondo governo Trump. Iniziamo osservando alcuni elementi economici e politici che stanno plasmando la cornice di questa rivoluzione reazionaria, dalla minaccia rappresentata […]
USA: “TERRORISMO” ANTIFA e “FOLLOW THE MONEY” – LE ZONE “GRIGIO SCURO” DEL MERCATO DELLA SORVEGLIANZA@0
Estratti dalla puntata del 20 ottobre 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia USA: ANTIFA E “FOLLOW THE MONEY” Andiamo negli Stati Uniti per continuare a descrivere la traiettoria autoritaria intrapresa dal secondo governo Trump. Iniziamo osservando alcuni elementi economici e politici che stanno plasmando la cornice di questa rivoluzione reazionaria, dalla minaccia rappresentata […]
USA: “TERRORISMO” ANTIFA e “FOLLOW THE MONEY” – LE ZONE “GRIGIO SCURO” DEL MERCATO DELLA SORVEGLIANZA@1
Estratti dalla puntata del 20 ottobre 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia USA: ANTIFA E “FOLLOW THE MONEY” Andiamo negli Stati Uniti per continuare a descrivere la traiettoria autoritaria intrapresa dal secondo governo Trump. Iniziamo osservando alcuni elementi economici e politici che stanno plasmando la cornice di questa rivoluzione reazionaria, dalla minaccia rappresentata […]
Annullata l’estradizione dell’attentatore del Nord Stream arrestato in Italia
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione presa lo scorso mercoledì dalla Corte d’appello di Bologna, che aveva dato disposizione di procedere con l’estradizione in Germania di Serhii Kuznietsov, ex capitano dell’Esercito ucraino a riposo ed ex membro dello SBU (il servizio di sicurezza di Kiev). Il militare era stato arrestato […] L'articolo Annullata l’estradizione dell’attentatore del Nord Stream arrestato in Italia su Contropiano.