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Campagna di solidarietà internazionale antifascista contro la repressione per i fatti di Budapest '23

Hanna S: richiesta di condanna a nove anni di carcere
Il primo grado di giudizio sul “Processo di Budapest” che si sta svolgendo in Germania si concluderà presto, con una richiesta di condanna spropositata  Nel processo contro Hanna S., dinanzi alla Corte d’Appello Regionale Superiore (OLG) di Monaco di Baviera, la Procura Federale ha chiesto lunedì una condanna a nove anni di carcere. Secondo la richiesta, la donna dovrebbe essere condannata per tentato omicidio, lesioni personali gravi e appartenenza a un’organizzazione criminale. L’accusa aveva inizialmente individuato il gruppo, composto da circa 20 persone, in concomitanza con il cosiddetto Complesso Antifa Ost in Germania. Ora si sostiene che il gruppo sia stato fondato puntualmente per organizzare i crimini commessi a Budapest, un fenomeno che la Procura Federale ha definito “turismo della violenza”. Il processo di Monaco di Baviera è stato il primo in Germania sul cosiddetto “Complesso di Budapest”. La magistratura accusa la studentessa d’arte Hanna di essere coinvolta in due dei cinque attacchi contro presunti neonazisti in occasione della “Giornata d’Onore” di estrema destra nella capitale ungherese nel febbraio 2023. Le vittime hanno riportato ferite alla testa da manganelli, in un caso potenzialmente fatali, secondo la Procura Federale. Poiché, oltre alle vittime, anche sei passanti sono stati esposti allo spray al peperoncino, S. potrebbe essere condannata anche per lesioni personali. Hanna S. è stata arrestata a Norimberga nel maggio 2024 e il suo processo è iniziato a febbraio davanti a cinque giudici. Due delle persone aggredite a Budapest sono state ammesse come parti in causa contro S. – sono rappresentate, tra gli altri, dall’avvocato del terrorista dell’NSU (Nationalsozialistischer Untergrund, Clandestinità Nazionalsocialista, cellula terroristica neonazista attiva tra il ’97 e il 2001) Ralf Wohlleben e hanno anche deposto la loro dichiarazione lunedì. Il processo si è concentrato sulla gravità delle ferite inflitte loro con un manganello telescopico. > Non ricordo alcun decesso causato dall’impatto di un manganello. > > Wolfgang Eisenmenger, perito L’accusa aveva convocato il medico legale in pensione Wolfgang Eisenmenger, che ha presentato prove sui suoi precedenti esperimenti con strumenti da impatto simili e un teschio metallico ricoperto di pelle di maiale. “Non ricordo alcun decesso causato dall’impatto di un manganello”, ha dichiarato Eisenmenger riferendosi ai suoi 20.000 esami forensi. Il penultimo giorno del processo, la difesa ha sottolineato che i manganelli telescopici in alluminio, come quelli utilizzati a Budapest, causavano anche lesioni significativamente meno gravi, quindi i paragoni con il teschio metallico e la pelle di maiale non erano applicabili. L’Ufficio di Polizia Criminale dello Stato della Sassonia, che sta conducendo l’indagine, sostiene di aver identificato Hanna S. anche attraverso un’esagerata indagine sui graffiti a Norimberga. Diversi testimoni ed esperti sono stati convocati per il processo, tra cui uno studioso di studi culturali freelance che ha presentato un rapporto sulla destra ungherese e i suoi legami con lo Stato. L’obiettivo degli oltre 30 giorni di processo era dimostrare che S. fosse identica a una “Persona di sesso femminile sconosciuta di 15 anni” documentata in immagini provenienti da Budapest. A tal fine, ore di video ripresi da tram e dashcam di veicoli sono stati trasmessi alla Corte d’Appello Regionale Superiore, nonché da telecamere private installate agli ingressi di un appartamento Airbnb e di un bar a Budapest. Anche il medico legale Dirk Labudde, che ha misurato biometricamente l’imputata contro la sua volontà per confrontarla con le riprese di videosorveglianza pubblica, ha testimoniato. Un super-riconoscitore della polizia, che ha anche confrontato le riprese, non è riuscito a convincere il tribunale. TRADOTTO DA ND-AKTUELL.DE
Riportare a casa Maja
Giornata di solidarietà internazionale: riportare Maja a casa!! Traduciamo l’appello ad una mobilitazione condivisa chiamata dal comitato Free Maja, lanciando anche a Milano nella giornata di sabato 13 settembre: -16.30 presidio al consolato tedesco in via Solferino 60 -17.30 dibattito coi comitati internazionali alla Dogana Occupata di via volta 22, a seguire live e djset”Vogliamo unirci alle numerose e straordinarie azioni di solidarietà per lo sciopero della fame di Maja e invochiamo una grande giornata di mobilitazione la prossima settimana! Maja è ancora ricoverata nell’ospedale del carcere e non è ancora chiaro quando potrà tornare in Germania o per quanto tempo sarà sottoposta alle disumane condizioni carcerarie. La prossima udienza in tribunale per Maja è il 22 settembre.Vogliamo dimostrare ancora una volta, in modo chiaro e forte, che non lasceremo Maja da sol*, nemmeno dopo lo sciopero della fame! Maja deve essere liberat* dall’isolamento e tornare a casa!La nostra solidarietà non va solo a Maja. Zaid è seriamente minacciato dall’estradizione in Ungheria, e l’estradizione non è esclusa nemmeno per gli altri imputati. Il verdetto nel procedimento penale contro Hanna è previsto per metà settembre presso la Corte d’Appello di Monaco. Altri due importanti processi politici sono previsti per questo autunno.Includiamoli nelle nostre azioni di solidarietà per Maja!Siate attiv*, creativ* e rumoros*!”
Lettere al carcere
Maja è in custodia cautelare in Ungheria da oltre un anno, lottando contro condizioni disumane e la minaccia assurda di una condanna a 24 anni. Per sostenere Maja, il 13 settembre dalle 16.30 a Milano si risponderà alla chiamata internazionale in solidarietà per Maja con un dibattito coi comitati internazionali. Essere solidali significa essere presenti e partecipi, quindi ci sarà anche il banchetto per inviare la posta a Maja e alle altre persone in stato di detenzione per i fatti di Budapest.Ci saranno carta e penna, materiali da allegare e molto altro.Nessunx verrà lasciato indietro, al fianco di chi lotta, facciamo sentire che non sono solx!
cena benefit con dibattono a Milano
Venerdì 5 Settembre dibattito con aggiornamenti sul processo di Budapest e organizzazione delle prossime iniziative di solidarietà internazionali. A seguire cena benefit Free All Antifas & music till late! Ore 19.00 @ COA T28 via dei Transiti, 28,Milano #FreeAllAntifas
Berlino, Budapest, “fino a Kathmandu”: come il padre di Maja T. lotta per su* figli*
16 luglio, 16:18: Maja T. è in Ungheria da circa un anno a seguito di un’estradizione illegale e ha appena interrotto uno sciopero della fame di 40 giorni. Suo padre, Wolfram Jarosch, cerca di starle accanto come meglio può. Cosa si prova quando un* figl* si ritrova nel bel mezzo di un disastro legale? Wolfram Jarosch è in cammino da alcune ore: stamattina ha iniziato la sua marcia di protesta dal carcere di Dresda a quello di Budapest, lo stesso percorso che sua figlia Maja T. ha seguito il 28 giugno dell’anno scorso. Una marcia che durerà diversi giorni. Nel caso di Maja, ci sono volute solo poche ore in elicottero, dopodiché l’estradizione alle autorità ungheresi è stata completata. Quella notte, secondo la banca dati giuridica “Beck-Online”, l’Ufficio di Polizia Criminale dello Stato della Sassonia, in consultazione con la Procura di Berlino, ha prelevato Maja dalla sua cella. Gli esperti legali criticano il fatto di non aver atteso la mozione d’urgenza della Corte Costituzionale Federale, arrivata con meno di un’ora di ritardo. Un dibattito che non giova più a Maja: è in carcere da circa un anno, nonostante la Corte Costituzionale Federale abbia dichiarato l’estradizione illegale. Da allora, i suoi genitori lottano per Maja. La madre, che ha lo stesso cognome di Maja, è sempre pronta ad offrire supporto e segue il marito in bici lungo il percorso. Wolfram Jarosch organizza manifestazioni, rilascia interviste pubbliche ed è costantemente disponibile, anche per i giornalisti. Ha camminato da Jena a Berlino per consegnare una petizione per il ritorno di Maja. Ora Jarosch sta camminando fino a Budapest, 730 chilometri. Senza cibo solido. “Purtroppo, a volte bisogna fare qualcosa di ben visibile per essere ascoltati”, afferma in un’intervista con Watson (il giornale da cui è preso l’articolo, ndr). Il padre di Maja T. viene a sapere dell’arresto durante la perquisizione domiciliare Ricorda il momento che gli ha stravolto la vita: era metà dicembre 2023. “Sono stato improvvisamente sorpreso dagli agenti di polizia che hanno bussato alla porta e poi hanno perquisito tutto”, racconta. “È stato, ovviamente, uno shock.” Racconta: “Alla fine della perquisizione domiciliare, un agente di polizia mi ha detto, molto semplicemente: ‘Maja è appena statx arrestatx’.” Solo attraverso il mandato di perquisizione ha scoperto di cosa era accusatx Maja: lesioni personali gravi. Secondo la Procura ungherese, Maja T., sospettatx di essere un’estremista di sinistra, sarebbe coinvoltx negli attacchi contro neonazisti a Budapest nel febbraio 2023. L’imputatx e i complici sono accusati di molteplici attacchi contro estremisti di destra… Maja T. viene condottx in tribunale al guinzaglio. Accuse che dovrebbero essere chiarite, devono esserlo, ma l’Ungheria è pesantemente criticata per la conduzione del processo. Maja T. viene condottx in aula con manette e catene alle gambe, con un guinzaglio intorno allo stomaco. Il politico di sinistra Martin Schirdewan ha parlato a Watson di un “processo farsa” politico. Dopo un giorno di processo, Schirdewan ha riferito che l’esperto aveva omesso gli effetti dello sciopero della fame (tra cui vertigini, mal di testa, nausea). L’accusa ha presentato dichiarazioni che erano già state confutate dalla difesa; il giudice era di parte. Wolfram Jarosch afferma che nessuno dei testimoni delle precedenti udienze ha riconosciuto Maja e non è stato mostrato alcun video che mostri Maja usare violenza. Il giornalista dello Spiegel, Timo Lehmann, che sta seguendo il processo sul posto, racconta una storia simile. Finora non ha visto nulla nei video che indichi chiaramente Maja T. Non è chiaro nemmeno chi sia Maja nel video. Lehmann non era presente per tutti i giorni del processo; Jarosch era presente invece per cinque giorni. Maja stessx non ha commentato le accuse. Suo padre, Jarosch, fa riferimento alla presunzione di innocenza. Il giornalista dello Spiegel, Lehmann, riferisce che il tribunale “non ha il presentimento che questa presunzione di innocenza sia applicabile”. Controversia tra Ungheria e Commissione Europea sullo stato di diritto Le accuse devono essere esaminate nell’ambito di un giusto processo, ma “non ho affatto l’impressione che in Ungheria si stia seguendo tale giustizia”, critica Jarosch. Anche Schirdewan ne dubita. L’effettivo stato di diritto in Ungheria è da tempo un tema di cui si occupa la Commissione Europea. Alla fine del 2022, l’UE aveva già congelato i fondi destinati al Paese. Il rapporto sullo stato di diritto, pubblicato di recente, continua a classificare negativamente l’Ungheria, citando gravi carenze, tra cui l’indipendenza della magistratura. Ora Maja T. è nel vivo della questione. Se condannatx in Ungheria, rischia fino a 24 anni di carcere, una pena significativamente più alta di quella che si aspetterebbe in Germania. Il padre Wolfram Jarosch sta facendo di tutto per far tornare Maja in Germania, in modo che il processo possa svolgersi qui; o almeno che Maja possa essere postx agli arresti domiciliari in Ungheria, finora senza successo. Di recente, gli arresti domiciliari sono stati respinti anche perché Maja “non ha mostrato il minimo segno di sottomissione volontaria” e ha cercato di esercitare pressioni con lo sciopero della fame, secondo un comunicato stampa del tribunale. Jarosch accusa il tribunale di inventare continuamente nuove giustificazioni. Il fatto che nulla stia cambiando è frustrante per il padre. Il padre continua lo sciopero della fame, e spera per Wadephul Ecco perché Jarosch sta marciando. In un certo senso, aiuta anche lui, facendo così qualcosa che potrebbe avere un effetto senza restare con le mani in mano. Infatti, lo sciopero della fame interrotto da Maja dopo 40 giorni per motivi di salute, viene ripreso dal papà durante la sua marcia, astenendosi dal cibo solido. Spera che questo attiri maggiore attenzione sulla sua causa. L’obiettivo è quello di esercitare pressioni, aspettando l’intervento del Ministro degli Esteri Johann Wadephul, che aveva annunciato l’invio di una delegazione del Ministero degli Esteri in Ungheria. Il politico della CDU ha affermato che il primo obiettivo era migliorare le condizioni carcerarie. Maja ha segnalato parassiti nella cella e l’isolamento completo. Solo la videosorveglianza costante è stata interrotta. Ci sono anche controlli di nudità. “È ovviamente molto spiacevole doverlo fare ogni giorno davanti a guardie maschili, che poi prendono in giro, soprattutto per una persona non binaria”, afferma Jarosch. Qualche settimana fa, ha dichiarato di non poter più sopportare la prigionia: il motivo dello sciopero della fame. Le condizioni di Maja sono peggiorate drasticamente. È statx trasferitx in un ospedale carcerario. Secondo Jarosch, qui non ci sono cimici ed è “relativamente moderno e pulito rispetto al carcere”. Anche guardie, medici e infermieri sono un po’ più amichevoli. “Maja può guardare fuori dalla finestra e ha visto le stelle per la prima volta in un anno” – Maja ne era particolarmente soddisfatta. Le finestre del carcere sono coperte. Secondo la Corte Costituzionale Federale, ciò è consentito solo se non priva completamente i detenuti della vista sull’esterno. Jarosch ha visto Maja l’ultima volta a luglio. Durante la visita, gli è stato persino permesso di abbracciare Maja, ma non è sempre così. Le regole per le visite sono rigide. Sono consentite due ore al mese, non di più. Vorrebbe provare a organizzare un’altra visita per l’inizio di agosto, perché sarebbe bello poter abbracciare Maja dopo il lungo viaggio, dice. Jarosch è molto preoccupato per Maja, soprattutto a causa dell’isolamento. Anche in ospedale non è cambiato nulla. “Lo trovo assurdo”, dice il padre di Maja. “Un ospedale è lì per aiutarti a guarire.” L’isolamento è giustificato anche dall’identità di Maja. A causa del clima ostile, Maja potrebbe essere aggreditx, ma Jarosch non lo trova convincente. “Si potrebbe scegliere deliberatamente con chi Maja trascorrere il tempo in giardino.” La sua più grande paura in questo momento? Che l’isolamento continui. Anche per lui la situazione è difficile. “Ti piacerebbe andare lì e far uscire Maja. Ma non è possibile.” Maja cerca di organizzare la sua giornata, fa yoga e impara l’italiano e l’ungherese. Maja vorrebbe studiare selvicoltura o giardinaggio; ha letto tutto il libro di testo che Wolfram Jarosch ha portato con sé in prigione. Trova “ammirevole” che sua figlia riesca a sopportare tutto questo. Non si sa quando le cose cambieranno. Wolfram Jarosch, che ora non è solo un insegnante ma anche un portavoce di Maja, vuole continuare a lottare. Scuola la mattina, Maja il pomeriggio. Al momento sono le vacanze, ed è per questo che la marcia di protesta è possibile. Trae forza dalla sua famiglia, dagli amici, da chi pensa: “E se succedesse a mio figlio?” e da sua moglie, che lo accompagna in bicicletta. L’intera situazione è una “clamorosa ingiustizia”, dice. “Andrei anche a piedi fino a Kathmandu per far liberare Maja”. Tratto e tradotto da politik.watson.de
Dal carcere di Moabit: Saluti di Nanuk a Maja
La lettera ci è arrivata solo a metà luglio, quando Maja aveva già terminato il suo sciopero della fame. Ciononostante, pubblichiamo qui la lettera di Nanuk sullo sciopero della fame di Maja.  Giugno 2025 – Carcere di Moabit, Berlino  Il 13 giugno ho appreso dalla stampa la decisione di Maja di iniziare uno sciopero della fame per lottare per migliori condizioni carcerarie e per il suo ritorno in Germania. Quel giorno, Maja aveva già rifiutato il cibo per una settimana e aveva già perso 7 kg. Trovo difficile esprimere a parole i miei pensieri: La mia preoccupazione per la salute di Maja, la mia paura: fino a che punto si spingerà il tribunale nell’autoritaria Ungheria? La magistratura metterà alla prova la volontà di Maja fino al processo e l’incompatibilità detentiva a causa delle gravi condizioni di salute? Verrà ordinata l’alimentazione forzata? Tutto per fare trionfare il sistema giudiziario ed estorcere una confessione?  Lo sciopero della fame di Maja, che dura ormai da oltre 20 giorni, rappresenta un passaggio da una percezione di impotenza a un’esperienza di autoaffermazione. Molti si chiederanno: perché una giovane dovrebbe arrivare al punto di usare la propria salute come arma? Perché rimane l’ultima risorsa nella lotta per la propria dignità umana. L’isolamento è e rimane una tortura. La privazione del sonno attraverso controlli orari è e rimane una tortura. Maja è stata sottoposta a questo trattamento per mesi; queste condizioni di detenzione lasciano cicatrici psicologiche e possono solo servire a costringerla a una resa totale.  Con il beneplacito del Tribunale Regionale Superiore, su decisione dell’Ufficio di Polizia Criminale dello Stato della Sassonia (LKA) nella persona dell’Unità Speciale Soko Linx, Maja è stata estradata illegalmente in Ungheria. Ciò significa che anche la Germania ha l’obbligo di riportare Maja indietro e quindi di rispettare e attuare la decisione del tribunale. Qui al carcere di Moabit, parlo spesso con i miei compagni di prigione delle condizioni di Maja. Molti detenuti hanno familiarità con il carcere anche al di fuori della Germania e sono sconvolti dalla situazione di Maja. Tutti le augurano coraggio e forza per la lotta che sta intraprendendo e sono solidali.  Riportiamo Maja in Germania e nessuna estradizione di Zaid in Ungheria!  Nanuk dal carcere di Moabit, Berlino -------------------------------------------------------------------------------- Di seguito un articolo pubblicato il 24 novembre 2024 AGGIORNAMENTO SULL’ARRESTO E SULLA SITUAZIONE ATTUALE DELL’ANTIFASCISTA NANUK Nanuk è stato arrestato dagli agenti dell’Ufficio Federale di Polizia Criminale (BKA)/Ufficio di Polizia Criminale Statale (LKA) della Sassonia nel pomeriggio del 21 ottobre 2024, mentre era in bicicletta a Berlino. Da Berlino, è stato prima condotto alla Corte Federale di Giustizia (BGH) di Karlsruhe, dove è stato portato davanti a un giudice il 22 ottobre 2024, che ne ha ordinato l’arresto. Da Karlsruhe, è stato riportato a Berlino e si trova in custodia cautelare nel carcere di Moabit dal 23 ottobre 2024. Dopo il suo arresto, sono state effettuate perquisizioni nel suo appartamento a Berlino e in un altro appartamento.  Per entrambi i viaggi gli è stato risparmiato un trasferimento in elicottero di alto profilo. Anche il ricevimento stampa a Karlsruhe, già noto per altri procedimenti nel “Complesso Antifa Est” („Antifa-Ost-Komplex“ in tedesco), non ha avuto luogo. Ciononostante, articoli sensazionalistici e incendiari sono apparsi sui tabloid e sulle reti di destra poco dopo il suo arresto e prima dei comunicati stampa ufficiali. Le informazioni sul suo arresto sono trapelate ancora una volta alla stampa, come ormai prassi comune nel “Processo Antifa Est”.  Persino Nancy Faeser non ha resistito a elogiare l’arresto: “Lo stato di diritto ha un potere duraturo nella lotta contro i pericolosi estremisti di sinistra. Nessuno può sentirsi al sicuro in clandestinità. Questo è un importante successo investigativo, tra gli altri, per l’Ufficio Federale di Polizia Criminale”. Secondo la teoria del ferro di cavallo”, qualsiasi antifascista che non si renda disponibile alle autorità di sicurezza deve essere “pericoloso”.  La realtà è ben diversa da questo plauso della stampa. Il mandato d’arresto della Corte Federale di Giustizia accusa Nanuk solo di aver sostenuto un'”organizzazione criminale” nell’ambito del “Processo Antifa-Est” tra il 2018 e il 2020 e di aver partecipato a un attacco al bar neonazista “Bulls Eye” di Eisenach nel 2019. E queste accuse, del tutto marginali, si basavano quasi esclusivamente sulle dichiarazioni del traditore e testimone chiave del primo “Processo Antifa Est”, Johannes Domhöver.  È in corso anche un altro processo riguardante gli incidenti della notte di Capodanno 2018/2019, quando la filiale della Corte Federale di Giustizia (BGH) e una confraternita studentesca a Lipsia furono attaccate. Al momento non è chiaro cosa sia accusato esattamente.  Sebbene Nanuk sia attualmente rinchiuso da 22 ore nel carcere di Moabit, le sue condizioni di salute, considerate le circostanze, sono buone. Riceve visite regolari dal suo avvocato, ha una radio, una televisione e accesso a due quotidiani, disponibili gratuitamente in carcere, e a riviste come Spiegel, che può ottenere a pagamento. Altri libri e riviste che desidera e che gli sono stati ordinati non gli sono ancora stati consegnati. Non ha ricevuto nemmeno posta, sebbene molte persone gli abbiano già scritto. Tutta la posta viene prima letta dai procuratori prima di essere consegnata a lui, e chiaramente non hanno fretta di permettergli di comunicare con il mondo esterno.  Ma questo non dovrebbe impedire a nessuno di continuare a scrivere lettere e cartoline a Nanuk. Le pareti grigie della sua cella aspettano di essere decorate con cartoline. Le dimostrazioni di solidarietà sono molto importanti e ce ne sono già state diverse dal suo arresto. C’è stato uno spettacolo pirotecnico davanti al carcere e una manifestazione in carcere il 2 novembre 2024. Nanuk accoglie ogni forma di solidarietà. Siate creativi. La solidarietà è la nostra arma. Ci aspettiamo che il procedimento si estenda per un periodo più lungo, quindi la solidarietà con Nanuk e il supporto per le spese legali continueranno a essere importanti anche nel 2025. Proprio come lo sono per tutti gli altri antifascisti criminalizzati.  Libertà per Nanuk! Libertà e felicità per tutti gli Antifa!
Repressione contro gli antifa. Qui e in Ungheria – aggiornamenti attuali
Dalla rivista Transmitter, ed. agosto e settembre 2025, Freies Sender Kombinat Il processo contro Maja continua a Budapest. Le informazioni in merito si trovano sul sito dei collettivi antifascisti solidali di Budapest: basc.news. Da inizio giugno Maja si trovava in sciopero della fame contro le condizioni detentive, che ha interrotto dopo 40 giorni per il grave pericolo di collasso degli organi interni. Maja ha argomentato la propria scelta come segue: “Non sono ancora pront* a fare il passo verso la morte imminente. Certo, potrebbero volerci ancora giorni, forse settimane. Ma se dovessi perdere conoscenza, avrei un debito nei confronti delle persone che combattono al mio fianco, un debito che non sono pront* a gravare su nessuno. Così come non sono pront* a sottopormi a misure coercitive.” A fronte di una serie di scioperi della fame passati dei/delle prigionieri/e politici/che antifascisti/e, che spesso hanno prodotto martiri per il movimento militante e sono stati strumentalizzati a fini propagandistici, bisogna chiedersi se questo porti effettivamente ad una liberazione. Questo è un argomento con cui i futuri attivisti/e dovranno confrontarsi se dovessero scegliere di rischiare la propria vita in questo modo. Nonostante lo sciopero della fame possa non portare immediatamente ad un miglioramento delle condizioni di detenzione, sicuramente ha destato in Germania in concomitanza con azioni solidali (come la grande manifestazione a Jena a metà giugno), un’attenzione mediatica che ancora non si era vista. In particolare, l’impegno del papà di Maja che ad inizio giugno ha intrapreso una marcia di protesta da Berlino e che attualmente si trova sulla strada per Budapest, ha portato al fatto che non solo i media di sinistra abbiano iniziato a parlarne, ma che anche deputati dell’SPD come Falko Droßmann (deputato parlamentare di Amburgo) si siano espressi sul caso e che il Ministro degli Esteri tedesco abbia conferito con le istituzioni ungheresi sullo stesso. Può sembrare poco, ma considerando la politica intrapresa in passato dal parlamento tedesco riguardo alle persone prigioniere politiche antifasciste detenute all’estero, è un grande traguardo. Un traguardo che si basa sull’opinione della Corte Costituzionale tedesca che ha definito l’estradizione in Ungheria di Maja illegale. Il crescente interesse per la situazione di Maja non ha impedito alla magistratura tedesca di adottare misure severe contro altre persone antifasciste incriminate di aver preso parte ai fatti di Budapest. A metà giugno alla corte d’appello di Düsseldorf il Procuratore Federale Generale ha avanzato le accuse di tentato omicidio nei confronti delle persone antifa che si erano consegnate alla polizia in Germania. Gli avvocati degli imputati hanno dichiarato: “Il Procuratore Generale ignora deliberatamente anche la valutazione giuridica già effettuata dal Giudice Istruttore presso la Corte Federale di Giustizia. Il Giudice si era rifiutato di emettere mandati d’arresto per tentato omicidio perché non vi erano sospetti di tale reato: nessuno dei/delle nostr* client* è quindi in custodia cautelare con questa accusa. Il fatto che il Procuratore Generale presuma comunque l’intento omicida è preoccupante e fa temere che ciò sia motivato politicamente“. Questo avviene in un contesto dove in alcune parti della Germania fino al 40% della popolazione vota AfD e neonazisti militanti hanno piena libertà di azione, infatti la Corte d’Appello di Düsseldorf lo sottolinea. Essendo che la maggior parte delle persone imputate ha legami sociali a Jena, ci si sarebbe aspettati un atto di accusa pure lì, dal momento che molti delle persone imputate non presenti a Budapest hanno legami in Turingia. Tuttavia, non vi è alcun collegamento con la Renania Settentrionale-Vestfalia. Si ha l’impressione che un’incriminazione a Jena sia stata deliberatamente evitata, poiché minacce e attacchi da parte delle forze di destra sono all’ordine del giorno in questa regione. Date le circostanze, la questione della legittimità di un’incriminazione così esagerata si porrebbe in modo molto concreto dinanzi al Tribunale Regionale Superiore di Jena. Il Procuratore Generale Federale sembra inoltre voler evitare un processo in una città in cui le persone imputate possono contare sul sostegno delle loro famiglie, dei loro amici e sull’ampia solidarietà antifa, come è accaduto di recente in occasione di una manifestazione di 10.000 persone a Jena.
Anche Zaid rischia la deportazione in Ungheria
Zaid A. è un compagno con cittadinanza siriana, residente in Germania, che era latitante poichè accusato per i fatti in occasione della giornata dell’onore a Budapest nel 2023. Insieme ad altr* coimputat* aveva deciso di consegnarsi alle autorità a Febbraio del 2025 e ha passato 3 mesi in carcere. Il 2 maggio è stato scarcerato e si trova a piede libero anche se con molte restrizioni. Tuttavia su di lui pende ancora la richiesta di estradizione dell’Ungheria e nelle prossime settimane si capirà se la giurisdizione del suo caso sarà di competenza del tribunale di Colonia o del Tribunale Federale a Berlino. Le accuse che il Tribunale tedesco rivolge ai 6 compagn* di nazionalità tedesca che si sono consegnati (Nele A., Emilie D., Paula P., Luca S., Moritz S. e Clara W.,) includono: l’appartenenza a un’organizzazione criminale, lesioni personali gravi e tentato omicidio, ciascuna con diversi gradi di coinvolgimento. La Procura Generale Federale (GBA) li accusa essenzialmente di aver fondato un’organizzazione criminale nazionale e, in quanto tali, di aver teso imboscate e aggredito persone durante il “Giorno dell’Onore” in Ungheria. Per alcune di queste persone sono stati emessi mandati di arresto europei. Tuttavia, la GBA ha dichiarato che l’azione penale nazionale ha la precedenza sui cittadini tedeschi e che l’azione penale contro i tedeschi avrà quindi luogo in Germania. Il caso di Zaid è diverso perché è straniero. A causa della sua mancanza di cittadinanza, il principio di personalità attiva, che consente a uno Stato di perseguire penalmente i propri cittadini, non si applica a lui. Anche se potesse essere indagato per coinvolgimento in un’organizzazione criminale nazionale, le accuse di lesioni personali commesse contro di lui in Ungheria non potrebbero essere perseguite in Germania.
Maja conclude lo sciopero della fame. La sua lettera.
CARI FRATELLI, COMPAGNI E SOSTENITORI, Mi chiamo Maja. Sono in sciopero della fame dal 5 giugno. L’ho iniziato come protesta contro l’estradizione illegale e ancora irrisolta dalla Germania all’Ungheria un anno fa, contro la persecuzione repressiva degli antifascisti, contro lo svolgimento pregiudizievole e discutibile del processo, nonché contro l’isolamento permanente e le condizioni disumane nelle carceri ungheresi. Ora, dopo quasi sei settimane, ho deciso di interrompere lo sciopero della fame. Non voglio mettere ulteriormente a dura prova la mia salute, perché sento che se non torno indietro ora, sarà presto troppo tardi. Anche se le mie richieste venissero accolte, servirebbe a poco. Ne sarei segnat* a vita, e forse lo sono già. Non ho mai voluto che si arrivasse a questo punto; speravo ingenuamente che un passo così radicale come lo sciopero della fame avrebbe finalmente sensibilizzato chi ricopre posizioni di responsabilità e tutti coloro che possono fare la differenza, in modo che agissero dopo un anno di rassicurazioni, sorrisi e ignoranza. Ormai non rimane molto di me. Il mio corpo è uno scheletro, con uno spirito intatto, combattivo e vibrante. Sorride, cerca libertà e comunità all’orizzonte e si rifiuta di accettare che non ci sia giustizia. Ma non sono pronto a fare il passo verso la morte imminente. Certo, è incerto; potrebbero esserci ancora giorni, forse settimane. Ma se dovessi perdere conoscenza, avrei un debito nei confronti delle persone che combattono al mio fianco, un debito che non sono pronto a gravare su nessuno. Così come non sono pronto a sottopormi a misure coercitive. Il 1° luglio sono stat* trasferit* in un ospedale carcerario a 250 km da Budapest, perché già allora si temeva seriamente per la mia salute. Il nuovo posto è più tranquillo del carcere nella grande città, ma altrettanto isolato, se non di più. I contatti con la mia famiglia sono altrettanto limitati. Il mio avvocato, sempre un supporto indispensabile, ora ha bisogno di un giorno intero per farmi visita. Durante la mia passeggiata di un’ora nel cortile, non incontro altri detenuti. Trascorro le restanti 23 ore in cella, perché qui non ci sono attività ricreative. La solitudine mi sta dilaniando, la nostalgia di casa aleggia all’orizzonte. Dal punto di vista medico, è possibile curare il mio corpo fino alla guarigione qui, ma un recupero mentale sembra impossibile persino qui. Con un imminente trasferimento a Budapest, nulla sarebbe cambiato, perché ciò che ha reso necessario lo sciopero della fame mi attende lì. Né l’ospedale né il carcere in Ungheria possono essere una soluzione. Le mie richieste rimangono invariate! Devo essere rimpatriat* in Germania o posti agli arresti domiciliari e sottopost* a un regolare processo. Sono determinat* a non rimanere in silenzio domani e continuerò a protestare finché sarà necessario. Concludo lo sciopero ora affinché nessuno sia ritenuto responsabile di danni alla salute a lungo termine o permanenti. Tuttavia, questo passo non esonera nessuno dalla responsabilità di creare condizioni carcerarie umanitarie, libere da dolore e sofferenza per tutti, di condurre un processo indipendente e giusto che non pregiudichi, e di garantire l’integrità dei prigionieri, rispettandone la dignità anziché disprezzarli e punirli. Se ciò non accadrà, e se le mie richieste continueranno a essere ignorate, sono determinat* a riprendere lo sciopero della fame. Chiedo ciò che è necessario: poter tornare a casa con la mia famiglia, poter realizzare il mio potenziale attraverso la scuola, il lavoro, ecc., potermi preparare al processo in condizioni di parità e non essere sepolto vivo in una cella. Aspetto ancora una dichiarazione chiara e onesta, delle scuse da parte dei responsabili dell’estradizione e un’offerta di risarcimento. Anche se dovesse arrivare per ultima, è la cosa più importante per me. Grazie a tutti coloro che hanno parlato, che sono al nostro fianco, e a coloro che sono stati lì coraggiosamente per molto tempo, a coloro che sostengono con fermezza il necessario antifascismo, a coloro che sostengono, che sacrificano notte e giorno, che donano e sono punti di riferimento. Questa diversità significa resistenza e utopia allo stesso tempo. I miei pensieri sono sempre con la famiglia e i compagni più cari, percependo il dolore che stanno attraversando e ammirando il coraggio e l’altruismo con cui sopportano. Il mio ringraziamento di oggi ha parole. Ma state tranquilli, il seme della solidarietà con ciò che è possibile giace in terreno fertile. Quindi spero che non solo io, ma molti altri siamo stati in grado di unire coraggio e forza di volontà nelle ultime settimane per guardare al futuro mano nella mano, senza mai perdonare, ma con un sorriso. In solidarietà. A presto, mi farò viv*. Maja
Ipotesi di revoca dell’immunità ad Ilaria
La proposta di revoca dell’immunità di Ilaria, inizialmente calendarizzata per il 24 giugno, è stata rinviata nella giornata di ieri. La commissione affari giuridici e in seconda battuta il parlamento europeo, dovranno votare sulla legittimità della sua posizione istituzionale, consapevoli dei rischi per la sua persona in caso di ritorno alla condizione detentiva. La destra italiana e unghere speculano, la libertà non ha confini.
Processo di Budapest: aggiornamenti su Maja, Tobi, Gabri e Ilaria
Da inizio giugno con la ripresa delle udienze del processo contro Maja, si sono moltiplicate le iniziative di solidarietà in Germania, Ungheria e in Europa. Il primo appuntamento pubblico è stato il 2 giugno a Budapest durante l’udienza di Maja. In quella giornata le decine di solidali antifascisti arrivati da Germania, Austria, Francia e Italia hanno presidiato il Tribunale supportando Maja con cori e striscioni nonostante la numerosa presenza di nazisti e poliziotti che hanno aggredito verbalmente e provocato di continuo i partecipanti al presidio. Maja con la sua dichiarazione ha espresso una grandissima soddisfazione per la solidarietà dimostrata e ha esortato a moltiplicare le azioni di lotta contro la repressione, inoltre ha iniziato uno sciopero della fame che ha oramai raggiunto i 10 giorni. Sabato 14 giugno si è tenuta una grande manifestazione a Jena in Germania con centinaia di partecipanti. Nel frattempo anche in Germania continua il processo contro gli Antifa in modo sempre più opprimente: a Tobi sono stati negati gli arresti domiciliari e il processo contro Hanna continua. Nemmeno in Francia e in Italia dobbiamo abbassare la guardia, infatti, nonostante siano state bloccate le istanze di estradizione, il procedimento contro Gino, Ilaria e Gabri continua e l’Ungheria non intende lasciar perdere. Il 24 giugno si terrà la votazione sulla proposta di revoca dell’immunità di Ilaria in commissione affari giuridici e a inizio luglio sarà la plenaria a doversi esprimere. Sulla stampa di destra sono già iniziate le speculazioni sulla probabile revoca. Per quanto riguarda Gabri, il Tribunale di Milano ha bloccato la sua richiesta di estrazione verso l’Ungheria, tuttavia rimane formalmente imputato per i fatti di Budapest e il processo va avanti anche per lui con l’eventualità di udienze da remoto di cui una teoricamente calendarizzata per il 20 di giugno. Nel suo caso non sono ancora chiare le implicazioni di un processo in contumacia rispetto alla giurisprudenza Ungherese, ma se venisse condannato ci sarebbe il rischio di dover scontare la sentenza decisa dall’Ungheria in Italia. Crediamo quindi che sia importante moltiplicare le azioni di solidarietà e di difesa politica e militante delle pratiche antifasciste in Europa: striscioni, presidi e assemblee informative, diffusione della controinformazione, manifestazioni e momenti benefit a sostegno delle casse anti-repressione devono diventare una pratica costante nel tempo e non solo dettata dall’emergenza del momento. — Una delle difficoltà di questa inchiesta transnazionale è anche il coordinamento delle informazioni, degli aggiornamenti e delle iniziative di solidarietà che avvengono nei vari paesi coinvolti. Di seguito una mappatura non esaustiva dei vari canali online a disposizione. Campagna Free All Antifas (ita) Aggiornamenti, documenti, iniziative benefit, iban per donazioni Web https://freeallantifas.noblogs.org/  Canale telegram t.me/freeallantifas Raccolta fondi (ita) Ospitata dalle Brigate Volontarie per l’Emergenza ODV IBAN: IT20Z0623001616000015293082 Paypal: https://www.paypal.com/paypalme/brigatevolontarie?country.x=IT&locale.x=it_IT Comité pour la libération de Gino (fr) Web https://free-gino.fr/  Instagram https://www.instagram.com/liberez_gino/ Free Maja (ger) Instagram https://www.instagram.com/free.maja/ Budapest Antifascist Solidarity Committee (ger) Web https://www.basc.news/  Instagram https://www.instagram.com/freebudapesttwo/ Siamo tutti Antifa Solidarietà con le persone colpite dall’articolo 129 del codice penale tedesco (ger) Web https://alleantifa.noblogs.org/
Aggiornamenti da Budapest
Diffondiamo da Basc.news Il processo a Budapest continua. La Procura continua ad attaccare gli imputat* e tenta di tutto per giustificare la minacciata condanna a due cifre. Nel frattempo, i neonazisti ungheresi si stanno mobilitando contro Maja e i suoi sostenitori. Vogliamo sostenere Maja sul posto e l’imputato di Berlino, processato in contumacia, con la nostra presenza, osservare criticamente l’operato della magistratura ungherese. Siamo uniti e solidali: per gli accusati del complesso di Budapest, per un antifascismo coerente, per un mondo migliore. Le date del processo sono il 4, 6, 12, 18 e il 20.6.2025 alle ore 9:00 presso il Tribunale della città di Budapest. Per ogni data sarà programmato un raduno a partire dalle ore 7:00 circa. Seguiranno ulteriori istruzioni e informazioni sulle precauzioni di sicurezza Per qualsiasi domanda o altro, potete contattarci scrivendo a: solibudapest_prozess@systemli.org.