Pini abbattuti a Ravenna, scempio sotto al sole
Giovedì mattina 17 luglio, all’alba, le motoseghe sono entrate in azione nel
viale alberato di Lido di Savio, abbattendo i pini, 𝐢𝐧 𝐩𝐢𝐞𝐧𝐚
𝐬𝐭𝐚𝐠𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐛𝐚𝐥𝐧𝐞𝐚𝐫𝐞. Da viale alberato a viale deserto in Italia è
un attimo. Ma in piena emergenza climatica, con le città roventi, abbattere
alberi è ancora più assurdo.
Da un anno va avanti il braccio di ferro tra comitati e Comune di Ravenna. Sui
49 pini del viale pende il progetto del “Parco Marittimo” finanziato con fondi
PNRR. Lido di Savio ricade nel 4° stralcio del progetto insieme a Casalborsetti
per 2 milioni 750 mila euro.
“17 pini furono già abbattuti in febbraio 2024. Dieci in questi giorni con la
scusa della loro pericolosità. I rimanenti 39 li abbatteranno nei prossimi mesi,
a meno di una svolta da parte dell’amministrazione” spiega Claudia Lanzillotta,
portavoce del Comitato Salviamo i Pini di Lido di Savio.
Nel maggio scorso le nuove elezioni avevano visto vincere il sindaco Barattoni
(PD) successore di De Pascale (eletto a sua volta presidente della Regione)
sostenuto da un “campo largo”: alleati anche 5 Stelle e Avs, che nonostante
consiglieri e assessori, poco hanno fatto per fermare lo scempio.
“Le prove di trazione che hanno condannato i dieci pini sono costate ben 23 mila
euro e sono state firmate da “Progetto Verde”, di Giovanni Morelli. Le prove
però sono state subito contestate da luminari del calibro di Daniele Zanzi e
dall’ideatore delle prove di trazione, l’ingegnere tedesco Wessolly, che ha
scoperto un errore palese e decisivo da parte dell’esperto nell’ipotizzare il
carico del vento sui pini, che sono fortemente protetti dagli edifici,
contestando quindi numericamente la condanna a morte di alberi sani. Da qui il
ricorso al Tar, perso, e poi l’appello al Consiglio di stato. Abbiamo anche
presentato una denuncia perché si indagasse sull’utilizzo dei soldi pubblici. Ma
prima ancora che la Procura potesse effettuare indagini e test sugli alberi, e
prima che il consiglio di stato si potesse pronunciare, gli alberi sono stati
abbattuti” denunciano gli attivisti.
“I servizi ecosistemici forniti dall’alberata sono pari a 200 mila euro l’anno.
È stato presentato da un professionista persino un progetto per ripristinare il
viale rispettando quello già approvato ma conservando i pini. I cittadini non si
oppongono al “Parco Marittimo”, ma solo alle distruzioni scellerate” continuano
da Italia Nostra Ravenna.
I pini italici del viale sono il simbolo di Ravenna, gli stessi romani
piantarono le pinete. Che senso ha sostituirli con piante autoctone? Cosa c’è di
più autoctono di piante che stanno lì da millenni e sono il simbolo della città?
Come racconta Claudia Lanzillotta, “Il Comune di Ravenna ci aveva garantito un
incontro non appena emessa la sentenza del TAR, proprio per un confronto
pubblico da tenersi direttamente a Lido di Savio. Invece, appena emessa la
sentenza, hanno deciso di abbattere. Senza attendere la conclusione delle
indagini, il ricorso al Consiglio di Stato, nulla. E la possibilità di un
confronto pubblico è ora completamente sfumata”.
Ad aprile scorso, due attiviste, chiamate in caserma, sarebbero addirittura
state intimidite. L’ufficiale avrebbe detto loro che, se si fossero legate agli
alberi per impedire l’abbattimento, avrebbero subito un TSO. È democrazia
minacciare l’utilizzo di un trattamento sanitario che dovrebbe essere richiesto
da medici e solo per motivi sanitari, applicato invece per motivi di ordine
pubblico?
Linda Maggiori