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Incontro a Ravenna il 5 novembre per conoscere meglio il Movimento BDS
Il cosiddetto “Piano di pace” per Gaza, voluto dal Presidente Trump, non affronta le radici storiche della questione israelo- palestinese, anzi conferma l’impianto coloniale calato dall’alto. Si cerca la pace senza i palestinesi, senza considerare il loro diritto all’autodeterminazione. Non ci può essere pace e giustizia sotto occupazione. La grande mobilitazione sociale per la Palestina di questi mesi deve continuare fino a quando Israele non metterà fine alle sue politiche di occupazione illegale, colonialismo di insediamento, apartheid e genocidio del popolo palestinese. Ma cosa possiamo fare per fermare Israele e il genocidio a Gaza che continua? E’ la domanda che ci siamo fatt* in tant* in questi mesi. Uno strumento concreto per capire come possiamo agire in modo consapevole e responsabile, per non sentirci complici o impotenti è il Movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni verso Israele ). E’ un Movimento internazionale, a guida palestinese, che si ispira alla lotta anti-apartheid in Sudafrica. Un movimento nonviolento che organizza Campagne mirate di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni verso Israele finché non rispetterà il diritto internazionale e i diritti umani del popolo palestinese. Mercoledi 5 novembre a Ravenna, nella Sala Ragazzini in Largo Firenze, si terrà un’iniziativa per conoscere meglio il movimento. L’incontro è rivolto a chi desidera saperne di più sul BDS, conoscere le sue attività, le sue Campagne o diventare attivista e contribuire a fare pressione su Israele e suoi alleati per rompere ogni forma di complicità.   Coordinamento BDS Ravenna Redazione Romagna
La strada aperta dai portuali
IL 18 SETTEMBRE, GRAZIE AL COMITATO AUTONOMO PORTUALE DI RAVENNA, SONO STATI BLOCCATI DUE CAMION CON CONTAINER DI MUNIZIONI DIRETTI A ISRAELE. LA STRAORDINARIA PROTESTA DEI LAVORATORI PORTUALI DI DIVERSE CITTÀ D’EUROPA PREOCCUPA I PIANTI ALTI. NUMEROSI GIURISTI SUPPORTANO LE AZIONI APPELLANDOSI ALLA LEGGE 185 CHE NON CONSENTE IL TRANSITO DI ARMI CON STATI, COME ISRAELE, CHE COMMETTE CRIMINI DI GUERRA E GENOCIDIO. “LA PALESTINA NON È IN GUERRA MA È UN POPOLO CHE RESISTE DA DECENNI ALL’OCCUPAZIONE PERMANENTE, ALL’APARTHEID… – HA DETTO FRANCESCA ALBANESE DURANTE UN INCONTRO CON I PORTUALI DI RAVENNA – NON È IL PRIMO GENOCIDIO CHE SUCCEDE SOTTO I NOSTRI OCCHI, MA È IL PRIMO CHE POSSIAMO FERMARE…” “Quello che succede nel porto di Ravenna è gravissimo”. Lo ha ripetuto Francesca Albanese, Relatrice speciale Onu per i diritti umani sui territori occupati da Israele, che è stata sanzionata pesantemente dall’amministrazione Trump per aver fatto i nomi delle multinazionali coinvolte nel genocidio di Israele nel suo rapporto Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio. Invitata il 26 settembre a Ravenna per un convegno organizzato da tante associazioni delle società civile, Francesca Albanese ha voluto prima di tutto raggiungere il Terminal Container del Porto di Ravenna (in via Classicana) dove sono passati i container che trasportano armi per Israele, per incontrare l’appena nato Cap, il Comitato autonomo portuale di Ravenna con il quale ha parlato per circa un’ora. “Sono qui innanzitutto per ascoltarvi e capire il vostro punto di vista, ho capito qual è la situazione. Quello che succede nel porto di Ravenna è gravissimo e si sapeva: ancor più mi preoccupa quello che non si sa e se nelle istituzioni si sono convinti che le cose vanno cambiate. Non è il primo genocidio che succede sotto i nostri occhi, ma è il primo che possiamo fermare e di cui abbiamo consapevolezza. Io vi ringrazio tutte e tutti dei sacrifici che fate e dei rischi che prendete, lo so che è dura. La cosa più importante è fare rete. Perché se Trieste blocca i carichi e poi sono accettati a Ravenna, o quest’ultima rifiuta e poi li accetta Ancona non ha senso. Il traffico di armi con Israele ci rende tutte e tutti complici, quindi va fermato. Ho chiesto un incontro con il presidente dell’Autorità portuale ma non ho ricevuto risposta, mi incontrerò invece con il sindaco per esporre i miei dubbi e le mie preoccupazioni, perché devono capire che esiste anche la responsabilità penale personale”. Il 18 settembre grazie al Cap, che ha avvisato il sindaco e che a sua volta ha convinto Sapir (la Spa che gestisce il Terminale portuale di cui il Comune è azionista) sono stati bloccati due camion con container di munizioni da imbarcare. Ma i portuali dicono che quei container sono stati ritrovati vuoti a Praga, e il contenuto potrebbe già essere in Israele. -------------------------------------------------------------------------------- LEGGI ANCHE: I portuali, la città e il traffico delle armi del genocidio) -------------------------------------------------------------------------------- Axel del Cap ringrazia Albanese e dice: “C’è ancora tanto da fare e noi vorremmo aiutare i lavoratori ed essere al servizio di sindacati e istituzioni per far si ché Ravenna non prenda parte a questo massacro-genocidio. Il lavoro che abbiamo fatto è stato mettere insieme sindacato, lavoratori e istituzioni e ciò ci ha permesso di essere schierati dalla stessa parte”. Francesca Albanese rassicura i giovani portuali dicendogli che le leggi ci sono, il quadro normativo è perfetto ma va applicato: “Ci sono i Giuristi e Avvocati per la Palestina, che ad oggi sono più di ottanta, e spiegano le violazioni giuridiche e offrono servizi alle istituzioni locali. Le risorse ci sono ma bisogna farle funzionare. Nel vostro caso la legge 185 del 1990 è violata se si garantisce il transito di armamenti, e c’è anche una violazione dell’accordo internazionale sulla circolazione di armi. Dal punto di vista legale è un caso già vinto ed è per questo che le autorità pubbliche non possono dire non sappiamo, abbiamo dubbi, non ci compete. Ti compete se sei un’autorità pubblica e anche se sei un’autorità privata. È importantissimo che la cittadinanza comprenda e vi sostenga e si schieri”. Axel del Cap: “C’è stata molta solidarietà sui social e alle manifestazioni e ci teniamo a rappresentare quei lavoratori che ci hanno informato e non si possono esporre. Loro sono i veri eroi”. Albanese è venuta a conoscenza che quel giorno stava arrivando un carico commerciale da Haifa, così ha chiesto ai lavoratori portuali come intendevano gestire la situazione e ha chiarito il perché non va fatta differenza tra armi e altre merci: “Non deve essere un problema il traffico commerciale in entrata. Mi sembra di capire si tratti di farmaci e prodotti ortofrutticoli, ebbene l’industria israeliana si basa sullo sfruttamento delle risorse palestinesi, terra, acqua, gas e minerali ed è così dall’inizio dell’occupazione dei territori palestinesi. Non c’è distinzione tra colonie e Israele. Siamo di fronte ad uno Stato che commette crimini di guerra contro l’umanità e genocidio, documentati dai più alti organismi di giustizia internazionali. Crimini di guerra sono l’istituzione delle colonie, gli sfollamenti forzati, la tortura usata in modo sistematico e diffuso. Non si commercia con Israele. Questa cosa dobbiamo capirla. La Palestina non è in guerra ma è un popolo che resiste da decenni all’occupazione permanente, all’apartheid. La Corte di Giustizia Internazionale aveva dato un anno a Israele per ritirarsi dai territori occupati. Questo termine scaduto il 18 di settembre non è stato rispettato e la Corte ha ordinato di interrompere ogni rapporto commerciale con Israele. È sbagliato non prendere posizione sulle merci commerciali. Se le democrazie bianche occidentali sostennero l’apartheid in Sudafrica abbiamo ora la possibilità di non comportarci allo stesso modo con i Palestinesi contro i quali c’è anche un razzismo di fondo che rende le loro morti invisibili. È terribile quello che sta succedendo a questo popolo”. Come possiamo fare? Le chiedono i portuali. E lei risponde: “La bacchetta magica non ce l’ho, ma ho deciso di impegnarmi perché mi rattrista moltissimo che dal punto di vista istituzionale in Italia si sia raggiunto un punto così basso. Il fatto che si usi il podio delle Nazioni Unite per offendere la Global Sumud Flotilla invece di difendere i diritti umani è gravissimo. La tragedia palestinese sta portando alla luce quello di cui facciamo parte. Siamo davvero democrazie liberali che garantiscono i princìpi fondamentali? Il mio ultimo rapporto alle nazioni Unite ha dimostrato che ci sono maglie economiche e finanziarie più importanti purtroppo dei diritti dei palestinesi e dei diritti di tutti voi. Il lavoratore che protesta può perdere il lavoro è vero, ma nessuno deve pagare in prima persona e questo si può ottenere solo con la solidarietà, come fanno i palestinesi che si aiutano gli uni con gli altri. Questa è la vera umanità e si vede molto di più dove il capitalismo non ha attecchito. Questa è la grande lezione di oggi, bisogna ripensare ad una società che abbia meno privilegi per pochi e più diritti per tutti. Nessun lavoratore, studente o persona che protesta dovrebbe perdere lavoro o diritti per essere stato dalla parte giusta”. Inoltre il porto di Ravenna ha un altro grosso problema riprende Albanese: “È coinvolto nel progetto Undersec del programma europeo Horizon che trasferisce fondi europei ad Israele sostenendo progetti di ricerca in apparenza neutrali ma che invece non lo sono. L’impegno di oggi è vedere quali altri porti abbiano accordi in questo senso. È importante chiedere aiuto ai presidenti delle Regioni e coinvolgerli”. Il porto ravennate collabora direttamente con l’Università di Tel Aviv, il Ministero della Difesa d’Israele e la Raphael che produce armi: “Si sa pochissimo di quello che viene fatto ai palestinesi. Anche in questo momento sono uccisi con armi non convenzionali adattate da ingegneri. C’è gente che studia come diventare fornitrice dei servizi per l’industria del genocidio. Ce lo dicono direttamente gli accademici israeliani che le università sono i primi poli di concezione dell’armamentario narrativo e operativo della loro apartheid. L’impunità e l’illegalità di Israele ha raggiunto un punto di non ritorno e la chiusura nei suoi confronti deve essere totale”. Le associazioni che con la giornalista Linda Maggiori hanno organizzato il convegno con Francesca Albanese al Manualetto presso la Darsena (sala piena con cinquecento persone e fuori molta gente che sperava di entrare) chiedono: divulgare le informazioni sul traffico di armi: lo stop di ogni container diretto ad Haifa; annullare tutte le rotte almeno fino a quando non cesserà il genocidio. Il porto di Ravenna in questi anni ha firmato importanti contratti commerciali con la compagnia navale israeliana Zim e la compagnia MSC che fanno settimanalmente rotta verso Israele. Ieri attraccata al porto ravennate c’era proprio una nave MSC. Forse nei prossimi giorni si sapranno che carichi sono stati imbarcati. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo La strada aperta dai portuali proviene da Comune-info.
Sbarco a Ravenna per i 37 naufraghi salvati dalla Ocean Viking
“Ieri i 37 naufraghi salvati dalla Ocean Viking sono sbarcati a Ravenna. Sul molo sono stati accolti calorosamente da un gruppo di persone con cartelli di benvenuto.” Lo annuncia su X la Ong del soccorso in mare SOS Mediterranee Italia. “83 giorni sono stati persi durante il transito solo nel 2025. 83 giorni che avremmo potuto trascorrere nel Mediterraneo centrale compiendo il nostro dovere. I giorni di transito in mare per i sopravvissuti ritardano l’accesso alle cure di cui hanno bisogno sulla terraferma” conclude la Ong in un post di denuncia.   Redazione Italia
Pini abbattuti a Ravenna,   scempio sotto al sole
Giovedì mattina 17 luglio, all’alba, le motoseghe sono entrate in azione nel viale alberato di Lido di Savio, abbattendo i pini, 𝐢𝐧 𝐩𝐢𝐞𝐧𝐚 𝐬𝐭𝐚𝐠𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐛𝐚𝐥𝐧𝐞𝐚𝐫𝐞. Da viale alberato a viale deserto in Italia è un attimo. Ma in piena emergenza climatica, con le città roventi, abbattere alberi è ancora più assurdo.  Da un anno va avanti il braccio di ferro tra comitati e Comune di Ravenna. Sui 49 pini del viale pende il progetto del “Parco Marittimo” finanziato con fondi PNRR. Lido di Savio ricade nel 4° stralcio del progetto insieme a Casalborsetti per 2 milioni 750 mila euro. “17 pini furono già abbattuti in febbraio 2024. Dieci in questi giorni con la scusa della loro pericolosità. I rimanenti 39 li abbatteranno nei prossimi mesi, a meno di una svolta da parte dell’amministrazione” spiega Claudia Lanzillotta, portavoce del Comitato Salviamo i Pini di Lido di Savio.   Nel maggio scorso le nuove elezioni avevano visto vincere il sindaco Barattoni (PD) successore di De Pascale (eletto a sua volta presidente della Regione) sostenuto da un “campo largo”: alleati anche 5 Stelle e Avs, che nonostante consiglieri e assessori, poco hanno fatto per fermare lo scempio.  “Le prove di trazione che hanno condannato i dieci pini sono costate ben 23 mila euro e sono state firmate da “Progetto Verde”, di Giovanni Morelli. Le prove però sono state subito contestate da luminari del calibro di Daniele Zanzi e dall’ideatore delle prove di trazione, l’ingegnere tedesco Wessolly, che ha scoperto un errore palese e decisivo da parte dell’esperto nell’ipotizzare il carico del vento sui pini, che sono fortemente protetti dagli edifici, contestando quindi numericamente la condanna a morte di alberi sani. Da qui il ricorso al Tar, perso, e poi l’appello al Consiglio di stato. Abbiamo anche presentato una denuncia perché si indagasse sull’utilizzo dei soldi pubblici. Ma prima ancora che la  Procura potesse effettuare indagini e test sugli alberi, e prima che il consiglio di stato si potesse pronunciare, gli alberi sono stati abbattuti” denunciano gli attivisti. “I servizi ecosistemici forniti dall’alberata sono pari a 200 mila euro l’anno. È stato presentato da un professionista persino un progetto per ripristinare il viale rispettando quello già approvato ma conservando i pini. I cittadini non si oppongono al “Parco Marittimo”, ma solo alle distruzioni scellerate” continuano da Italia Nostra Ravenna.  I pini italici del viale sono il simbolo di Ravenna, gli stessi romani piantarono le pinete. Che senso ha sostituirli con piante autoctone? Cosa c’è di più autoctono di piante che stanno lì da millenni e sono il simbolo della città? Come racconta Claudia Lanzillotta, “Il Comune di Ravenna ci aveva garantito un incontro non appena emessa la sentenza del TAR, proprio per un confronto pubblico da tenersi direttamente a Lido di Savio. Invece, appena emessa la sentenza, hanno deciso di abbattere. Senza attendere la conclusione delle indagini, il ricorso al Consiglio di Stato, nulla. E la possibilità di un confronto pubblico è ora completamente sfumata”. Ad aprile scorso, due attiviste, chiamate in caserma, sarebbero addirittura state intimidite. L’ufficiale avrebbe detto loro che, se si fossero legate agli alberi per impedire l’abbattimento, avrebbero subito un TSO. È democrazia minacciare l’utilizzo di un trattamento sanitario che dovrebbe essere richiesto da medici e solo per motivi sanitari, applicato invece per motivi di ordine pubblico? Linda Maggiori
San Giovanni sarà il patrono dell’ambiente? Due belle notizie del 24 giugno
Ravenna, 24 giugno 2025 – Nel giorno di San Giovanni dell’anno 2025, due bellissime notizie hanno squarciato  con un lampo di luce i tempi bui in cui stiamo vivendo. Partiamo da quella che riguarda direttamente Ravenna: l’associazione ambientalista Greepeace ha compiuto un pacifico e nonviolento assalto al rigassificatore al largo della costa di Punta Marina, riportando sulle prime pagine il tema che noi cerchiamo instancabilmente di far vivere da anni, cioè il fatto che il gas è fra le principali fonti di riscaldamento del pianeta e di  distruzione ambientale, e in più è del tutto inutile il continuo rafforzamento delle strutture dedicate, dal momento che il consumo nel nostro Paese sta diminuendo costantemente ormai da alcuni anni. Se anche fosse stata vera (e non lo era) la “fase di emergenza” dichiarata tre anni fa, continuare ora a buttare soldi, energie, tempo, salute  e beni ambientali in quel pozzo senza fondo che è il profitto del sistema fossile, è un’assurdità. Ringraziamo Greenpeace per l’azione di ieri, e dichiariamo tutto il nostro appoggio ad ogni iniziativa che l’associazione deciderà di produrre in futuro nel nostro territorio. La seconda bella notizia, a ben vedere strettamente collegata alla prima, viene dall’ Abruzzo, ma riguarda anche noi. E’ relativa al fatto che in Regione Abruzzo è stata approvata  una risoluzione presentata dal Pd (incredibile ma vero !) in cui si dice un secco NO alla realizzazione del gasdotto Snam “Linea Adriatica”, che dalla Puglia, passando per la provincia dell’Aquila, arriva in Emilia Romagna: la Commissione Ambiente del Consiglio regionale abruzzese, infatti, ha emesso all’unanimità una risoluzione presentata dal consigliere di opposizione, il dem Pierpaolo Pietrucci, nella quale  impegna i vertici dell’Esecutivo regionale a “sostenere in tutte le sedi istituzionali, la posizione di assoluta contrarietà della Regione Abruzzo al progetto”. Come tutte e tutti sanno, si tratta del faraonico gasdotto che dovrebbe portare il gas proveniente da sud est  lungo la costa orientale dell’ Italia e lungo la dorsale appenninica, passare per le Romagne, incluso il territorio ravennate e terminare nel bolognese. A questo punto le probabilità che l’opera non venga mai completata e non entri mai in funzione si fanno tutt’altro che trascurabili. Il problema è che i lavori di costruzione sono già in fase avanzata, hanno già prodotto enormi devastazioni nei territori interessati, hanno già succhiato i soldi dei cittadini. Anche a Ravenna, il gasdotto ha sventrato campagne, abbattuto frutteti, lesionato strade, creato disagi alla mobilità. Per non dire di quali e quante emissioni climalteranti e inquinanti tali lavori hanno prodotto. Chi risarcirà e chi verrà risarcito, qualora tutto finisse in nulla ? Peggio, se invece i lavori saranno portati a termine, e poi la struttura sarà ampiamente sottoutilizzata, visto l’andamento dei consumi di gas, a chi chiederemo il conto ? Al Governo Meloni, certo. Ma anche ai governi precedenti. Ed anche alle istituzioni regionali e locali, che – contrariamente a quanto accade nella Regione Abruzzo – hanno caldeggiato e sostenuto convintamente l’opera, con Bonaccini e De Pascale in testa al coro che continua ad auspicare il potenziamento di tutto ciò che è gas. Ci sarebbe da aggiungere che in realtà, una terza bella notizia viene anche dal Veneto, dove è stato bocciato l’inceneritore di ENI Rewind, contro il quale il nostro movimento si batte da tempo. Insomma, anche l’onnipotente ENI e le sue propaggini, qualche volta, sono costrette a trovare qualche bastone fra le ruote e qualche volta inciampano. Dovrebbe servire di lezione a tante e tanti, persone, aziende, istituzioni, sindaci, amministratori, politici di vario grado. Anche perché, aggiungiamo, con i venti di guerra sempre più prepotenti e sempre più generalizzati, essere uno snodo delle strutture fossile, come ci hanno costretto a diventare, ci rende fra i bersagli primari di ogni tipo di azione bellica. Uscire dal fossile è possibile, è necessario, è urgente. Dichiarare subito e senza equivoci che bisogna farlo, e iniziare a scrivere il percorso per farlo, lo è altrettanto. Speriamo che San Giovanni porti fortuna, lo indicheremo come patrono dell’ambiente.                             Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” Redazione Romagna
Ravenna, prove ed abbattimenti di pini senza ordinanze esposte e senza dispositivi sicurezza
Pini di via Maggiore, prove ed abbattimenti senza Ordinanze esposte e senza dispositivi sicurezza. Soldi pubblici per piantare a fine giugno ancora lecci al posto di quelli già secchi. Cittadini in Questura presentano esposto.   Lotta serrata contro il pino domestico, diventato uno dei nemici pubblici di Ravenna, contro il quale si sta attuando una vera e propria campagna di “pulizia etnica” senza badare né a mezzi né a spese. Dopo l’escamotage inqualificabile dello scambio delle Ordinanze da parte del Comune a Lido di Savio riguardo ai pini di viale Romagna, scoperto in extremis da un’attivista, è andato in scena un assalto piratesco ai poveri pini storici di via Maggiore, per salvare i quali i cittadini hanno già presentato un ricorso al TAR in febbraio. Giovedì 18 giugno, senza alcun preavviso, ordinanza esposta, cartello o quant’altro, come invece previsto dal Codice della Strada, e senza il preavviso obbligatorio delle 48 ore, sono state effettuate analisi visive e prove di trazione, prontamente segnalate da diversi residenti che da mesi stanno provando a salvare i pini, e con essi la vivibilità del viale, ridotto in molti punti ad un forno sconcio ed assolato. Svariati cittadini del gruppo Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna si sono recati sul posto, verificando che i lavori si stavano svolgendo tra le auto parcheggiate e tra i pedoni, senza transenne, mentre il personale della ditta incaricata lavorava in condizioni che definire di pericolo è un eufemismo. Scalette appoggiate all’arrembaggio sui fusti dei pini, nessun dispositivo di protezione individuale, nessuna cautela per i passanti e nemmeno per le auto regolarmente parcheggiate sotto l’alberatura. Sono state chiamate più volte alcune Forze dell’Ordine, inutilmente. Chiamata due volte persino l’AUSL, per verificare le condizioni di lavoro, ma nessuno si è presentato. Come mai nessun preavviso? E’ corretto questo modo di operare di una pubblica amministrazione, su un bene pubblico e sulla principale strada comunale di accesso alla città? Non bastasse, sempre senza alcun preavviso, nel pomeriggio è stato abbattuto un pino. Il tutto nel periodo che il Regolamento Comunale del Verde vieta per nidificazione. E’ stato depositato immediatamente accesso atti tramite il consigliere Ancisi. Ma a completare la “pulizia etnica”, ci pensa il neo assessore Schiano, colui che raccontava: “𝐵𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑎 𝑠𝑐𝑒𝑔𝑙𝑖𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑜𝑙𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑒𝑟𝑛𝑎𝑡𝑖𝑣𝑒 𝑎𝑙𝑙‘𝑎𝑏𝑏𝑎𝑡𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑖𝑛𝑖“: non appena insediato, forse urtato dall’articolo di Lista per Ravenna e Rosanna Biondi che riporta la crisi dei poveri lecci piantati qualche mese fa dal collega del Movimento 5 Stelle Gallonetto di cui ha preso il posto in Giunta, prosegue con l’opera scellerata di sostituzione del pino con il leccio, e lo fa… a fine giugno! Eppure il dottore forestale Gian Pietro Cantiani, uno dei più noti esperti di alberature storiche d’Italia, aveva avvertito sull’inadeguatezza della sostituzione, invece garantita dalla solita Azimut, società mista pubblico-privata controllata dal Comune, gli stessi che supervisionavano giovedì l’ “arrembaggio”. Il tutto prelevando dalle tasche dei cittadini, sia per i poveri alberi piantati e sacrificati in via Maggiore, sia per le improbabili annaffiature in piena estate. I cittadini, con la sottoscrizione di Italia Nostra e del consigliere Alvaro Ancisi, hanno depositato oggi, 20 giugno, presso la Questura di Ravenna un documentato esposto sugli sconcertanti fatti accaduti in via Maggiore.    Il gruppo di cittadini “Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna” Redazione Romagna
Dietro ogni guerra c’è un giacimento fossile
Il mondo ambientalista parte attiva nella manifestazione del 21 giugno a Roma per il disarmo    Crediamo che nell’opposizione alle guerre e nella costruzione di nuovi rapporti sociali fra i popoli debba trovare un posto speciale l’impegno per la difesa della Terra, per una nuova relazione fra l’essere umano e la Natura e per la conservazione della biodiversità. Le guerre distruggono le vite delle persone ed inquinano territori, rendendoli spesso invivibili per intere generazioni; desertificano intere aree, costringendo sterminate masse di esseri umani a migrazioni bibliche; comportano l’avvelenamento dell’aria, dell’acqua, del suolo; creano un sempre maggior numero di danneggiati permanenti dal modello energetico dominante. Le guerre quasi sempre scoppiano quando si inasprisce oltre certi limiti la contesa per le fonti di energia e le materie prime necessarie allo sviluppo estrattivista. Anche in assenza di conflitti armati nei propri territori, le spese militari comportano inquinamento ed enormi emissioni climalteranti. Vasti territori vengono sottratti alla difesa della biodiversità, alla produzione di cibo, alle attività ricreative, alle relazioni umane ed a quelle multispecie. Inoltre le industrie estrattiviste dedicate a lavorazione, trasporto, stoccaggio e all’utilizzo delle fossili sono potenziali obiettivi di azioni militari, di atti terroristici, di sabotaggi.  Solo la fuoriuscita dalla schiavitù del fossile e la costruzione di un modello alternativo basato sulla produzione energetica rinnovabile, diffusa e decentrata, su rispettosi equilibri ecosistemici e sul superamento del capitalismo, può estinguere definitivamente le guerre in atto ed allontanare quelle potenziali. Per queste ragioni invitiamo tutte e tutti all’ impegno per una partecipazione significativa al corteo di sabato 21 prossimo a Roma indetta dalla campagna No Ream Europe, alla quale anche noi aderiamo e saremo presenti da Ravenna e dall’ Emilia Romagna. Ci concentreremo alla partenza a Porta San Paolo, e vi parteciperemo  con uno striscione tematico che richiami la lotta comune contro militarismo, guerre e fossile a cui vorremo si avvicinassero  tutti coloro condividono questi contenuti.   Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” Redazione Romagna
Il neo assessore al Verde Schiano, del Movimento 5 Stelle, è atteso alla prova dei fatti sui pini di Lido di Savio
Auguri di buon lavoro alla nuova Giunta dal gruppo di cittadini Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna, che pone subito all’attenzione del neo Assessore al Verde Pubblico e Riforestazione, e Partecipazione Giancarlo Schiano, le sue stesse parole. Nel rivendicare la sua netta distanza da molte scelte devastanti nei confronti dell’ambiente operate dalla precedente Giunta di cui il suo partito, il Movimento 5 Stelle, faceva parte (rigassificatore, cemento, consumo di suolo record in Italia, e molto altro), il consigliere Schiano ha senza dubbio ottenuto un risultato tangibile: nessuno stop alle opere contestate, ma un buon numero di voti che gli ha consentito di scavalcare il collega Gallonetto e ricoprire il posto, molto ben remunerato, che era di Gallonetto, nella nuova Giunta. Dunque, in che modo si esplicherà la piena continuità che il neosindaco Barattoni ha garantito rispetto alla politica del sindaco precedente, quello del “Sì a tutto”, saltato dalla poltrona di primo cittadino, senza finire il mandato, alla guida della Regione? Ad ogni modo, per quel che ci riguarda, queste sono le parole chiare del neo Assessore Schiano, pronunciate convintamente in ottobre 2024 dagli scranni della maggioranza durante la discussione della petizione sottoscritta da quasi 3000 cittadini che chiedono la tutela dei pini di Lido di Savio: “Ritengo che l’ambiente vada tutelato nel miglior modo possibile”. “Ci auspichiamo che vengano scelte soluzioni alternative”. “Bisogna scegliere soluzioni alternative all’abbattimento dei pini”, rafforzava deciso subito dopo in un post sui social. Dunque, ora che ha possibilità non solo di “auspicare”, ma anche di decidere, l’assessore Schiano cosa farà?  Metterà la parola fine e salverà il 49 magnifici pini cinquantennali di viale Romagna? O invece si nasconderà, a scelta, dietro le frasi di rito, quali: “È competenza dell’Assessore ai Lavori Pubblici”. “È un progetto licenziato dalla Giunta precedente”. “Siete andati al TAR, ci dispiace per voi, attenderemo il pronunciamento del TAR (e ve li abbatteremo in ogni caso)”. “Abbiamo le perizie del dott. Morelli [che ha usato coefficienti non rispondenti allo stato dei luoghi, n.d.r.], sono pericolosi e vanno abbattuti”…? Ma certamente ci stiamo sbagliando, e attendiamo fiduciosi una risposta, che non sia di “deforestazione” urbana. Il gruppo di cittadini ‘Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna’ Redazione Romagna
Il Consiglio territoriale di Castiglione ospita i pini di viale Romagna giovedì 12 giugno. Invitati tutti i cittadini.
Il gruppo di cittadini ‘Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna’ coglie l’invito del Consiglio territoriale Area 9 – Castiglione, per giovedì 12 giugno, alle ore 20.45. Alcuni membri del Consiglio, tra cui il vicepresidente Avv. Giuliano Lelli Mami, si sono adoperati per proporre ed ottenere la convocazione del consiglio territoriale. All’ordine del giorno, un’informativa all’assemblea “Sulla condizione di salute e non pericolosità e sull’opportunità di non abbattimento e di recupero dei pini a Lido di Savio”. Sarà l’occasione per comprendere da vicino la situazione, illustrata tramite documentazione scientifica redatta da esperti di rango internazionale appositamente per il bellissimo viale alberato, per ascoltare le proposte e le possibili soluzioni affinché possa essere completato nel migliore dei modi il recupero del viale ed, eventualmente, per fare il punto sulle vicende legali, non sempre facili da seguire. Aspettiamo numerosi tutti i cittadini che hanno a cuore le sorti del Lido, e ringraziamo il Consiglio Territoriale per l’invito, auspicando la presenza dei tecnici del Comune di Ravenna e dell’Assessora ai Lavori Pubblici uscente Del Conte. Domenica 8 giugno i cittadini avevano depositato una Denuncia/Querela in Questura contro le prove dell’agronomo Morelli da cui discende la condanna a morte dei pini di viale Romagna. Tra le altre cose, vengono anche contestate le dichiarazioni del Comune che parla di numerosi sinistri dovuti ai pini, quanto invece i sinistri imputabili agli alberi sono zero, come da risposta formale della Polizia Locale. Una serie incredibile di “acrobazie” aventi, evidentemente, l’unico obiettivo di distruggere il viale alberato storico incuranti della reale salute degli alberi, delle evidenze scientifiche e delle istanze di migliaia di cittadini. Redazione Romagna
“Cantare amantis est”
È stata Ravenna, quest’anno, a ospitare il Viaggio dell’Amicizia, nel cuore pulsante del Ravenna Festival 2025. E proprio qui, l’1 e 2 giugno, migliaia di voci provenienti da ogni angolo d’Italia si sono intrecciate sotto la guida magistrale di Riccardo Muti, nel segno alto e solenne di Giuseppe Verdi. La città bizantina ha accolto la prima edizione di Italia in coro, un progetto corale di straordinaria portata, che ha visto riunirsi oltre tremila cantori, professionisti e appassionati, per un’esperienza musicale e civile senza precedenti. Nel giorno della Festa della Repubblica, la voce collettiva dell’Inno di Mameli ha chiuso un evento che non è stato solo artistico, ma profondamente simbolico: un’alleanza tra generazioni, territori, accenti e storie. Un gesto corale di unità, di pace, di bellezza condivisa. Cantare è proprio di chi ama, scriveva Agostino. E non si ama mai senza tremare un poco. A Ravenna, in questi giorni, tremavano le voci, i respiri, perfino le mani. Tremavano le attese. Non per timore, ma per commozione, per l’infinita gioia. Perché qui, in questa città che da secoli custodisce il silenzio dei mosaici e l’eco dei cori bizantini, è accaduto qualcosa che ha il passo di una rivelazione. Più di tremila coristi, provenienti da ogni parte d’Italia, si sono dati appuntamento per cantare insieme sotto la guida di Riccardo Muti. Non una performance, ma un rito laico e collettivo. Un’esplorazione profonda del senso del canto come atto d’amore, come forma di appartenenza, come dichiarazione dell’essere nel mondo. Nessuno era lì per se stesso soltanto. Si cantava per stare. Per restare. Per dire: ci sono. In fondo, in ogni nota che si alzava dal Pala De André, c’era una memoria. C’era il suono del tempo che passa e che restituisce. C’erano le storie, intrecciate come voci in polifonia. E c’ero io. Con la mia voce, semplice e imperfetta, parte del coro della Libreria IoCiSto, diretto da Francesca Curti Giardina, che ha saputo guidarci con passione e dedizione. Una voce tra tante, eppure necessaria. Perché ogni voce ha il suo posto, e solo insieme si crea l’armonia. Ma Riccardo Muti non ha diretto solo la musica. Ha diretto l’ascolto. Il rispetto. La postura della voce che diventa comunità. Ha guidato il coro tra le pieghe di Verdi, “Patria oppressa”, “Gerusalemme!”, “Va’ pensiero”, come se fossero vie segrete per raggiungere qualcosa di più alto del semplice suono. Il senso di una lingua comune. Un paese invisibile fatto di note, in cui sentirsi parte, finalmente. E nel giorno in cui si festeggia la Repubblica, ha voluto che intonassimo tutti insieme l’Inno di Mameli. È stato un momento solenne, profondo, quasi una preghiera civile. Il maestro, con passione rara, ha più volte ricordato quanto sia fondamentale difendere la cultura italiana, musicale, letteraria, artistica, come patrimonio ineguagliabile. Ha parlato dell’Italia come di una terra unica, forgiata dalla bellezza e dall’intelligenza, ma troppo spesso dimentica di sé stessa. Le sue parole hanno acceso i pensieri. Il suo gesto ha acceso i cuori. È stato un atto di bellezza concreta, viva. Lì dove i sogni sembrano appartenere alla giovinezza, Ravenna li ha restituiti maturi, più densi. Ha accolto chi il sogno l’aveva solo pronunciato a bassa voce. Ha dato spazio a chi lo aveva sepolto sotto le giornate, i doveri, le paure. E lo ha fatto senza enfasi, con la naturalezza dei luoghi che sanno custodire. Essere lì, fra tremila voci che si sollevano insieme, non è stato un evento. È stato un tempo fuori dal tempo. È stato il cuore che canta, come quando ama davvero. Sì, cantare è proprio di chi ama, come diceva Sant’Agostino. E lì, per la prima volta, l’ho capito davvero. Io ho amato. Ho amato l’idea di poter esserci. Ho amato la meraviglia di non sentirmi sola, ma parte. Ho amato l’Italia, la musica, i volti intorno a me. Ho amato persino il mio stupore. E ho pensato che non bisogna per forza sapere fare le cose per poterle vivere. A volte basta lasciarsi chiamare. Mi sono sentita viva. Anzi, rinata. Come se un frammento dimenticato di me avesse trovato finalmente la sua forma, il suo nome. Conosco il suono della bellezza da spettatrice. Lo riconosco nei libri, nella danza, nelle parole ben scritte. Ma qui, a Ravenna, non ho guardato la bellezza, ci sono entrata. Sono stata parte di un’onda, un respiro, un’unione che aveva qualcosa di sacro. C’è stato un momento, preciso, in cui ho pensato: “È come se stessi giocando con Maradona, senza aver mai giocato a calcio.” È stato così, una possibilità che la vita ti regala senza preavviso. E che per questo ti commuove fino alle lacrime. Mi porterò dentro ogni nota, ogni pausa, ogni vibrazione condivisa. Ma più di tutto, porterò la certezza che ci sono momenti in cui ciò che credevi impossibile diventa vero. E quando accade, non sei più la stessa. Perché l’amore, quello vero, l’amore per la bellezza, per l’armonia, per la vita, muove davvero il sole, e le altre stelle. In un mondo che alza muri e confini, un grande coro può ancora insegnarci che l’unione non è un’utopia, ma un’armonia possibile.  Ed è lì che, anche solo per un istante, ho sentito cos’è davvero la pace: non l’assenza di conflitto, ma la presenza vibrante dell’altro dentro di me.   Federica Flocco Olivier Turquet