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Pini abbattuti a Ravenna,   scempio sotto al sole
Giovedì mattina 17 luglio, all’alba, le motoseghe sono entrate in azione nel viale alberato di Lido di Savio, abbattendo i pini, 𝐢𝐧 𝐩𝐢𝐞𝐧𝐚 𝐬𝐭𝐚𝐠𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐛𝐚𝐥𝐧𝐞𝐚𝐫𝐞. Da viale alberato a viale deserto in Italia è un attimo. Ma in piena emergenza climatica, con le città roventi, abbattere alberi è ancora più assurdo.  Da un anno va avanti il braccio di ferro tra comitati e Comune di Ravenna. Sui 49 pini del viale pende il progetto del “Parco Marittimo” finanziato con fondi PNRR. Lido di Savio ricade nel 4° stralcio del progetto insieme a Casalborsetti per 2 milioni 750 mila euro. “17 pini furono già abbattuti in febbraio 2024. Dieci in questi giorni con la scusa della loro pericolosità. I rimanenti 39 li abbatteranno nei prossimi mesi, a meno di una svolta da parte dell’amministrazione” spiega Claudia Lanzillotta, portavoce del Comitato Salviamo i Pini di Lido di Savio.   Nel maggio scorso le nuove elezioni avevano visto vincere il sindaco Barattoni (PD) successore di De Pascale (eletto a sua volta presidente della Regione) sostenuto da un “campo largo”: alleati anche 5 Stelle e Avs, che nonostante consiglieri e assessori, poco hanno fatto per fermare lo scempio.  “Le prove di trazione che hanno condannato i dieci pini sono costate ben 23 mila euro e sono state firmate da “Progetto Verde”, di Giovanni Morelli. Le prove però sono state subito contestate da luminari del calibro di Daniele Zanzi e dall’ideatore delle prove di trazione, l’ingegnere tedesco Wessolly, che ha scoperto un errore palese e decisivo da parte dell’esperto nell’ipotizzare il carico del vento sui pini, che sono fortemente protetti dagli edifici, contestando quindi numericamente la condanna a morte di alberi sani. Da qui il ricorso al Tar, perso, e poi l’appello al Consiglio di stato. Abbiamo anche presentato una denuncia perché si indagasse sull’utilizzo dei soldi pubblici. Ma prima ancora che la  Procura potesse effettuare indagini e test sugli alberi, e prima che il consiglio di stato si potesse pronunciare, gli alberi sono stati abbattuti” denunciano gli attivisti. “I servizi ecosistemici forniti dall’alberata sono pari a 200 mila euro l’anno. È stato presentato da un professionista persino un progetto per ripristinare il viale rispettando quello già approvato ma conservando i pini. I cittadini non si oppongono al “Parco Marittimo”, ma solo alle distruzioni scellerate” continuano da Italia Nostra Ravenna.  I pini italici del viale sono il simbolo di Ravenna, gli stessi romani piantarono le pinete. Che senso ha sostituirli con piante autoctone? Cosa c’è di più autoctono di piante che stanno lì da millenni e sono il simbolo della città? Come racconta Claudia Lanzillotta, “Il Comune di Ravenna ci aveva garantito un incontro non appena emessa la sentenza del TAR, proprio per un confronto pubblico da tenersi direttamente a Lido di Savio. Invece, appena emessa la sentenza, hanno deciso di abbattere. Senza attendere la conclusione delle indagini, il ricorso al Consiglio di Stato, nulla. E la possibilità di un confronto pubblico è ora completamente sfumata”. Ad aprile scorso, due attiviste, chiamate in caserma, sarebbero addirittura state intimidite. L’ufficiale avrebbe detto loro che, se si fossero legate agli alberi per impedire l’abbattimento, avrebbero subito un TSO. È democrazia minacciare l’utilizzo di un trattamento sanitario che dovrebbe essere richiesto da medici e solo per motivi sanitari, applicato invece per motivi di ordine pubblico? Linda Maggiori
San Giovanni sarà il patrono dell’ambiente? Due belle notizie del 24 giugno
Ravenna, 24 giugno 2025 – Nel giorno di San Giovanni dell’anno 2025, due bellissime notizie hanno squarciato  con un lampo di luce i tempi bui in cui stiamo vivendo. Partiamo da quella che riguarda direttamente Ravenna: l’associazione ambientalista Greepeace ha compiuto un pacifico e nonviolento assalto al rigassificatore al largo della costa di Punta Marina, riportando sulle prime pagine il tema che noi cerchiamo instancabilmente di far vivere da anni, cioè il fatto che il gas è fra le principali fonti di riscaldamento del pianeta e di  distruzione ambientale, e in più è del tutto inutile il continuo rafforzamento delle strutture dedicate, dal momento che il consumo nel nostro Paese sta diminuendo costantemente ormai da alcuni anni. Se anche fosse stata vera (e non lo era) la “fase di emergenza” dichiarata tre anni fa, continuare ora a buttare soldi, energie, tempo, salute  e beni ambientali in quel pozzo senza fondo che è il profitto del sistema fossile, è un’assurdità. Ringraziamo Greenpeace per l’azione di ieri, e dichiariamo tutto il nostro appoggio ad ogni iniziativa che l’associazione deciderà di produrre in futuro nel nostro territorio. La seconda bella notizia, a ben vedere strettamente collegata alla prima, viene dall’ Abruzzo, ma riguarda anche noi. E’ relativa al fatto che in Regione Abruzzo è stata approvata  una risoluzione presentata dal Pd (incredibile ma vero !) in cui si dice un secco NO alla realizzazione del gasdotto Snam “Linea Adriatica”, che dalla Puglia, passando per la provincia dell’Aquila, arriva in Emilia Romagna: la Commissione Ambiente del Consiglio regionale abruzzese, infatti, ha emesso all’unanimità una risoluzione presentata dal consigliere di opposizione, il dem Pierpaolo Pietrucci, nella quale  impegna i vertici dell’Esecutivo regionale a “sostenere in tutte le sedi istituzionali, la posizione di assoluta contrarietà della Regione Abruzzo al progetto”. Come tutte e tutti sanno, si tratta del faraonico gasdotto che dovrebbe portare il gas proveniente da sud est  lungo la costa orientale dell’ Italia e lungo la dorsale appenninica, passare per le Romagne, incluso il territorio ravennate e terminare nel bolognese. A questo punto le probabilità che l’opera non venga mai completata e non entri mai in funzione si fanno tutt’altro che trascurabili. Il problema è che i lavori di costruzione sono già in fase avanzata, hanno già prodotto enormi devastazioni nei territori interessati, hanno già succhiato i soldi dei cittadini. Anche a Ravenna, il gasdotto ha sventrato campagne, abbattuto frutteti, lesionato strade, creato disagi alla mobilità. Per non dire di quali e quante emissioni climalteranti e inquinanti tali lavori hanno prodotto. Chi risarcirà e chi verrà risarcito, qualora tutto finisse in nulla ? Peggio, se invece i lavori saranno portati a termine, e poi la struttura sarà ampiamente sottoutilizzata, visto l’andamento dei consumi di gas, a chi chiederemo il conto ? Al Governo Meloni, certo. Ma anche ai governi precedenti. Ed anche alle istituzioni regionali e locali, che – contrariamente a quanto accade nella Regione Abruzzo – hanno caldeggiato e sostenuto convintamente l’opera, con Bonaccini e De Pascale in testa al coro che continua ad auspicare il potenziamento di tutto ciò che è gas. Ci sarebbe da aggiungere che in realtà, una terza bella notizia viene anche dal Veneto, dove è stato bocciato l’inceneritore di ENI Rewind, contro il quale il nostro movimento si batte da tempo. Insomma, anche l’onnipotente ENI e le sue propaggini, qualche volta, sono costrette a trovare qualche bastone fra le ruote e qualche volta inciampano. Dovrebbe servire di lezione a tante e tanti, persone, aziende, istituzioni, sindaci, amministratori, politici di vario grado. Anche perché, aggiungiamo, con i venti di guerra sempre più prepotenti e sempre più generalizzati, essere uno snodo delle strutture fossile, come ci hanno costretto a diventare, ci rende fra i bersagli primari di ogni tipo di azione bellica. Uscire dal fossile è possibile, è necessario, è urgente. Dichiarare subito e senza equivoci che bisogna farlo, e iniziare a scrivere il percorso per farlo, lo è altrettanto. Speriamo che San Giovanni porti fortuna, lo indicheremo come patrono dell’ambiente.                             Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” Redazione Romagna
Ravenna, prove ed abbattimenti di pini senza ordinanze esposte e senza dispositivi sicurezza
Pini di via Maggiore, prove ed abbattimenti senza Ordinanze esposte e senza dispositivi sicurezza. Soldi pubblici per piantare a fine giugno ancora lecci al posto di quelli già secchi. Cittadini in Questura presentano esposto.   Lotta serrata contro il pino domestico, diventato uno dei nemici pubblici di Ravenna, contro il quale si sta attuando una vera e propria campagna di “pulizia etnica” senza badare né a mezzi né a spese. Dopo l’escamotage inqualificabile dello scambio delle Ordinanze da parte del Comune a Lido di Savio riguardo ai pini di viale Romagna, scoperto in extremis da un’attivista, è andato in scena un assalto piratesco ai poveri pini storici di via Maggiore, per salvare i quali i cittadini hanno già presentato un ricorso al TAR in febbraio. Giovedì 18 giugno, senza alcun preavviso, ordinanza esposta, cartello o quant’altro, come invece previsto dal Codice della Strada, e senza il preavviso obbligatorio delle 48 ore, sono state effettuate analisi visive e prove di trazione, prontamente segnalate da diversi residenti che da mesi stanno provando a salvare i pini, e con essi la vivibilità del viale, ridotto in molti punti ad un forno sconcio ed assolato. Svariati cittadini del gruppo Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna si sono recati sul posto, verificando che i lavori si stavano svolgendo tra le auto parcheggiate e tra i pedoni, senza transenne, mentre il personale della ditta incaricata lavorava in condizioni che definire di pericolo è un eufemismo. Scalette appoggiate all’arrembaggio sui fusti dei pini, nessun dispositivo di protezione individuale, nessuna cautela per i passanti e nemmeno per le auto regolarmente parcheggiate sotto l’alberatura. Sono state chiamate più volte alcune Forze dell’Ordine, inutilmente. Chiamata due volte persino l’AUSL, per verificare le condizioni di lavoro, ma nessuno si è presentato. Come mai nessun preavviso? E’ corretto questo modo di operare di una pubblica amministrazione, su un bene pubblico e sulla principale strada comunale di accesso alla città? Non bastasse, sempre senza alcun preavviso, nel pomeriggio è stato abbattuto un pino. Il tutto nel periodo che il Regolamento Comunale del Verde vieta per nidificazione. E’ stato depositato immediatamente accesso atti tramite il consigliere Ancisi. Ma a completare la “pulizia etnica”, ci pensa il neo assessore Schiano, colui che raccontava: “𝐵𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑎 𝑠𝑐𝑒𝑔𝑙𝑖𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑜𝑙𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑒𝑟𝑛𝑎𝑡𝑖𝑣𝑒 𝑎𝑙𝑙‘𝑎𝑏𝑏𝑎𝑡𝑡𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑖𝑛𝑖“: non appena insediato, forse urtato dall’articolo di Lista per Ravenna e Rosanna Biondi che riporta la crisi dei poveri lecci piantati qualche mese fa dal collega del Movimento 5 Stelle Gallonetto di cui ha preso il posto in Giunta, prosegue con l’opera scellerata di sostituzione del pino con il leccio, e lo fa… a fine giugno! Eppure il dottore forestale Gian Pietro Cantiani, uno dei più noti esperti di alberature storiche d’Italia, aveva avvertito sull’inadeguatezza della sostituzione, invece garantita dalla solita Azimut, società mista pubblico-privata controllata dal Comune, gli stessi che supervisionavano giovedì l’ “arrembaggio”. Il tutto prelevando dalle tasche dei cittadini, sia per i poveri alberi piantati e sacrificati in via Maggiore, sia per le improbabili annaffiature in piena estate. I cittadini, con la sottoscrizione di Italia Nostra e del consigliere Alvaro Ancisi, hanno depositato oggi, 20 giugno, presso la Questura di Ravenna un documentato esposto sugli sconcertanti fatti accaduti in via Maggiore.    Il gruppo di cittadini “Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna” Redazione Romagna
Dietro ogni guerra c’è un giacimento fossile
Il mondo ambientalista parte attiva nella manifestazione del 21 giugno a Roma per il disarmo    Crediamo che nell’opposizione alle guerre e nella costruzione di nuovi rapporti sociali fra i popoli debba trovare un posto speciale l’impegno per la difesa della Terra, per una nuova relazione fra l’essere umano e la Natura e per la conservazione della biodiversità. Le guerre distruggono le vite delle persone ed inquinano territori, rendendoli spesso invivibili per intere generazioni; desertificano intere aree, costringendo sterminate masse di esseri umani a migrazioni bibliche; comportano l’avvelenamento dell’aria, dell’acqua, del suolo; creano un sempre maggior numero di danneggiati permanenti dal modello energetico dominante. Le guerre quasi sempre scoppiano quando si inasprisce oltre certi limiti la contesa per le fonti di energia e le materie prime necessarie allo sviluppo estrattivista. Anche in assenza di conflitti armati nei propri territori, le spese militari comportano inquinamento ed enormi emissioni climalteranti. Vasti territori vengono sottratti alla difesa della biodiversità, alla produzione di cibo, alle attività ricreative, alle relazioni umane ed a quelle multispecie. Inoltre le industrie estrattiviste dedicate a lavorazione, trasporto, stoccaggio e all’utilizzo delle fossili sono potenziali obiettivi di azioni militari, di atti terroristici, di sabotaggi.  Solo la fuoriuscita dalla schiavitù del fossile e la costruzione di un modello alternativo basato sulla produzione energetica rinnovabile, diffusa e decentrata, su rispettosi equilibri ecosistemici e sul superamento del capitalismo, può estinguere definitivamente le guerre in atto ed allontanare quelle potenziali. Per queste ragioni invitiamo tutte e tutti all’ impegno per una partecipazione significativa al corteo di sabato 21 prossimo a Roma indetta dalla campagna No Ream Europe, alla quale anche noi aderiamo e saremo presenti da Ravenna e dall’ Emilia Romagna. Ci concentreremo alla partenza a Porta San Paolo, e vi parteciperemo  con uno striscione tematico che richiami la lotta comune contro militarismo, guerre e fossile a cui vorremo si avvicinassero  tutti coloro condividono questi contenuti.   Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” Redazione Romagna
Il neo assessore al Verde Schiano, del Movimento 5 Stelle, è atteso alla prova dei fatti sui pini di Lido di Savio
Auguri di buon lavoro alla nuova Giunta dal gruppo di cittadini Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna, che pone subito all’attenzione del neo Assessore al Verde Pubblico e Riforestazione, e Partecipazione Giancarlo Schiano, le sue stesse parole. Nel rivendicare la sua netta distanza da molte scelte devastanti nei confronti dell’ambiente operate dalla precedente Giunta di cui il suo partito, il Movimento 5 Stelle, faceva parte (rigassificatore, cemento, consumo di suolo record in Italia, e molto altro), il consigliere Schiano ha senza dubbio ottenuto un risultato tangibile: nessuno stop alle opere contestate, ma un buon numero di voti che gli ha consentito di scavalcare il collega Gallonetto e ricoprire il posto, molto ben remunerato, che era di Gallonetto, nella nuova Giunta. Dunque, in che modo si esplicherà la piena continuità che il neosindaco Barattoni ha garantito rispetto alla politica del sindaco precedente, quello del “Sì a tutto”, saltato dalla poltrona di primo cittadino, senza finire il mandato, alla guida della Regione? Ad ogni modo, per quel che ci riguarda, queste sono le parole chiare del neo Assessore Schiano, pronunciate convintamente in ottobre 2024 dagli scranni della maggioranza durante la discussione della petizione sottoscritta da quasi 3000 cittadini che chiedono la tutela dei pini di Lido di Savio: “Ritengo che l’ambiente vada tutelato nel miglior modo possibile”. “Ci auspichiamo che vengano scelte soluzioni alternative”. “Bisogna scegliere soluzioni alternative all’abbattimento dei pini”, rafforzava deciso subito dopo in un post sui social. Dunque, ora che ha possibilità non solo di “auspicare”, ma anche di decidere, l’assessore Schiano cosa farà?  Metterà la parola fine e salverà il 49 magnifici pini cinquantennali di viale Romagna? O invece si nasconderà, a scelta, dietro le frasi di rito, quali: “È competenza dell’Assessore ai Lavori Pubblici”. “È un progetto licenziato dalla Giunta precedente”. “Siete andati al TAR, ci dispiace per voi, attenderemo il pronunciamento del TAR (e ve li abbatteremo in ogni caso)”. “Abbiamo le perizie del dott. Morelli [che ha usato coefficienti non rispondenti allo stato dei luoghi, n.d.r.], sono pericolosi e vanno abbattuti”…? Ma certamente ci stiamo sbagliando, e attendiamo fiduciosi una risposta, che non sia di “deforestazione” urbana. Il gruppo di cittadini ‘Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna’ Redazione Romagna
Il Consiglio territoriale di Castiglione ospita i pini di viale Romagna giovedì 12 giugno. Invitati tutti i cittadini.
Il gruppo di cittadini ‘Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna’ coglie l’invito del Consiglio territoriale Area 9 – Castiglione, per giovedì 12 giugno, alle ore 20.45. Alcuni membri del Consiglio, tra cui il vicepresidente Avv. Giuliano Lelli Mami, si sono adoperati per proporre ed ottenere la convocazione del consiglio territoriale. All’ordine del giorno, un’informativa all’assemblea “Sulla condizione di salute e non pericolosità e sull’opportunità di non abbattimento e di recupero dei pini a Lido di Savio”. Sarà l’occasione per comprendere da vicino la situazione, illustrata tramite documentazione scientifica redatta da esperti di rango internazionale appositamente per il bellissimo viale alberato, per ascoltare le proposte e le possibili soluzioni affinché possa essere completato nel migliore dei modi il recupero del viale ed, eventualmente, per fare il punto sulle vicende legali, non sempre facili da seguire. Aspettiamo numerosi tutti i cittadini che hanno a cuore le sorti del Lido, e ringraziamo il Consiglio Territoriale per l’invito, auspicando la presenza dei tecnici del Comune di Ravenna e dell’Assessora ai Lavori Pubblici uscente Del Conte. Domenica 8 giugno i cittadini avevano depositato una Denuncia/Querela in Questura contro le prove dell’agronomo Morelli da cui discende la condanna a morte dei pini di viale Romagna. Tra le altre cose, vengono anche contestate le dichiarazioni del Comune che parla di numerosi sinistri dovuti ai pini, quanto invece i sinistri imputabili agli alberi sono zero, come da risposta formale della Polizia Locale. Una serie incredibile di “acrobazie” aventi, evidentemente, l’unico obiettivo di distruggere il viale alberato storico incuranti della reale salute degli alberi, delle evidenze scientifiche e delle istanze di migliaia di cittadini. Redazione Romagna
“Cantare amantis est”
È stata Ravenna, quest’anno, a ospitare il Viaggio dell’Amicizia, nel cuore pulsante del Ravenna Festival 2025. E proprio qui, l’1 e 2 giugno, migliaia di voci provenienti da ogni angolo d’Italia si sono intrecciate sotto la guida magistrale di Riccardo Muti, nel segno alto e solenne di Giuseppe Verdi. La città bizantina ha accolto la prima edizione di Italia in coro, un progetto corale di straordinaria portata, che ha visto riunirsi oltre tremila cantori, professionisti e appassionati, per un’esperienza musicale e civile senza precedenti. Nel giorno della Festa della Repubblica, la voce collettiva dell’Inno di Mameli ha chiuso un evento che non è stato solo artistico, ma profondamente simbolico: un’alleanza tra generazioni, territori, accenti e storie. Un gesto corale di unità, di pace, di bellezza condivisa. Cantare è proprio di chi ama, scriveva Agostino. E non si ama mai senza tremare un poco. A Ravenna, in questi giorni, tremavano le voci, i respiri, perfino le mani. Tremavano le attese. Non per timore, ma per commozione, per l’infinita gioia. Perché qui, in questa città che da secoli custodisce il silenzio dei mosaici e l’eco dei cori bizantini, è accaduto qualcosa che ha il passo di una rivelazione. Più di tremila coristi, provenienti da ogni parte d’Italia, si sono dati appuntamento per cantare insieme sotto la guida di Riccardo Muti. Non una performance, ma un rito laico e collettivo. Un’esplorazione profonda del senso del canto come atto d’amore, come forma di appartenenza, come dichiarazione dell’essere nel mondo. Nessuno era lì per se stesso soltanto. Si cantava per stare. Per restare. Per dire: ci sono. In fondo, in ogni nota che si alzava dal Pala De André, c’era una memoria. C’era il suono del tempo che passa e che restituisce. C’erano le storie, intrecciate come voci in polifonia. E c’ero io. Con la mia voce, semplice e imperfetta, parte del coro della Libreria IoCiSto, diretto da Francesca Curti Giardina, che ha saputo guidarci con passione e dedizione. Una voce tra tante, eppure necessaria. Perché ogni voce ha il suo posto, e solo insieme si crea l’armonia. Ma Riccardo Muti non ha diretto solo la musica. Ha diretto l’ascolto. Il rispetto. La postura della voce che diventa comunità. Ha guidato il coro tra le pieghe di Verdi, “Patria oppressa”, “Gerusalemme!”, “Va’ pensiero”, come se fossero vie segrete per raggiungere qualcosa di più alto del semplice suono. Il senso di una lingua comune. Un paese invisibile fatto di note, in cui sentirsi parte, finalmente. E nel giorno in cui si festeggia la Repubblica, ha voluto che intonassimo tutti insieme l’Inno di Mameli. È stato un momento solenne, profondo, quasi una preghiera civile. Il maestro, con passione rara, ha più volte ricordato quanto sia fondamentale difendere la cultura italiana, musicale, letteraria, artistica, come patrimonio ineguagliabile. Ha parlato dell’Italia come di una terra unica, forgiata dalla bellezza e dall’intelligenza, ma troppo spesso dimentica di sé stessa. Le sue parole hanno acceso i pensieri. Il suo gesto ha acceso i cuori. È stato un atto di bellezza concreta, viva. Lì dove i sogni sembrano appartenere alla giovinezza, Ravenna li ha restituiti maturi, più densi. Ha accolto chi il sogno l’aveva solo pronunciato a bassa voce. Ha dato spazio a chi lo aveva sepolto sotto le giornate, i doveri, le paure. E lo ha fatto senza enfasi, con la naturalezza dei luoghi che sanno custodire. Essere lì, fra tremila voci che si sollevano insieme, non è stato un evento. È stato un tempo fuori dal tempo. È stato il cuore che canta, come quando ama davvero. Sì, cantare è proprio di chi ama, come diceva Sant’Agostino. E lì, per la prima volta, l’ho capito davvero. Io ho amato. Ho amato l’idea di poter esserci. Ho amato la meraviglia di non sentirmi sola, ma parte. Ho amato l’Italia, la musica, i volti intorno a me. Ho amato persino il mio stupore. E ho pensato che non bisogna per forza sapere fare le cose per poterle vivere. A volte basta lasciarsi chiamare. Mi sono sentita viva. Anzi, rinata. Come se un frammento dimenticato di me avesse trovato finalmente la sua forma, il suo nome. Conosco il suono della bellezza da spettatrice. Lo riconosco nei libri, nella danza, nelle parole ben scritte. Ma qui, a Ravenna, non ho guardato la bellezza, ci sono entrata. Sono stata parte di un’onda, un respiro, un’unione che aveva qualcosa di sacro. C’è stato un momento, preciso, in cui ho pensato: “È come se stessi giocando con Maradona, senza aver mai giocato a calcio.” È stato così, una possibilità che la vita ti regala senza preavviso. E che per questo ti commuove fino alle lacrime. Mi porterò dentro ogni nota, ogni pausa, ogni vibrazione condivisa. Ma più di tutto, porterò la certezza che ci sono momenti in cui ciò che credevi impossibile diventa vero. E quando accade, non sei più la stessa. Perché l’amore, quello vero, l’amore per la bellezza, per l’armonia, per la vita, muove davvero il sole, e le altre stelle. In un mondo che alza muri e confini, un grande coro può ancora insegnarci che l’unione non è un’utopia, ma un’armonia possibile.  Ed è lì che, anche solo per un istante, ho sentito cos’è davvero la pace: non l’assenza di conflitto, ma la presenza vibrante dell’altro dentro di me.   Federica Flocco Olivier Turquet
Ravenna nella nuova era Barattoni: di verde nemmeno le allodole
Inaugurata con la ripresa di abbattimenti di alberi senza sosta la legislatura della neoeletta amministrazione a guida PD, supportata da Verdi e 5 Stelle, nella Ravenna della retorica sempre più green del neosindaco Alessandro Barattoni. In un’intervista gli alleati del sindaco sottolineano come “l’ambiente occuperà il primo posto nelle nuove scelte di governo della città, non per una precedenza alfabetica ma per la sostenibilità ambientale che si intende perseguire”. Imbarazzo dunque per le parole della nuova amministrazione che, in perfetta continuità con la precedente, pensa di affrontare il problema dell’inquinamento, della salute, delle isole di calore in città e della sostenibilità ambientale perseguendo una gestione del patrimonio arboreo e naturale sempre più miope, avventata e priva di trasparenza. Un esempio che tocca direttamente il gruppo di cittadini “Salviamo i pini di Lido di Savio”, impegnati da quasi un anno a salvare viale Romagna dalle motoseghe del progetto Parco Marittimo: a Lido di Savio, nel fervore della cementificazione ex art. 18 comparto S17, per la solita Immobiliare Ritmo che colonizza da 50 anni tutta la costa, dove sono già stati abbattuti a colpi di ruspa numerosi alberi in salute che ornavano da decenni via Byron, è stato abbattuto nella giornata di mercoledì 28 maggio un nuovo pino, senza alcuna valutazione e in pieno periodo di tutela della nidificazione. Nell’avviso si legge che “per il completamento della rotatoria” il Comune autorizza la Ritmo e il sig. Pulazza in indirizzo “in deroga all’art. 7.9 del Regolamento Comunale del Verde in urgenza entro il 30 Maggio 2025 l’abbattimento di n. 1 albero di Pinus pinea sito in Viale Byron a Lido di Savio, Ravenna”. Quindi il regolamento comunale vieta i tagli se non per motivi di effettiva urgenza (albero  pericolante), ma per far posto alle opere della cementificazione Ritmo, si può abbattere lo stesso. In un’epoca di grave crisi climatica i piani progettuali dovrebbero, in un’ottica lungimirante, considerare le alberate preesistenti e adottare soluzioni che le conservino. Invece il Comune, per assegnare appalti di lavori discutibili ai soliti nomi noti, in deroga alle normative di tutela dell’avifauna europee, nazionali e comunali, senza alcuna remora e senza nessuna giustificazione effettiva, si permette di continuare a decretare la morte di grandi alberi sani e la distruzione di patrimonio arboreo collettivo per vezzi architettonici e manomissioni di strade che un disegno progettuale più accorto avrebbe potuto tutelare. Del resto, ricordiamo che il Gruppo Ritmo è riuscito a fare spostare le opere a terra del rigassificatore, che avrebbero interferito con altre sue lottizzazioni in programma a Punta Marina. E, a proposito di rigassificatore, della prevista “foresta” da settantamila piante a compensazione del pesantissimo impatto ambientale, naturalmente neanche un ciuffetto d’erba. A cosa servono, dunque, i regolamenti comunali? Non è stata sufficiente a fermare l’abbattimento la diffida consegnata agli Uffici comunali di competenza e la richiesta di accesso atti, rimasta senza riscontro, per capire con quali motivazioni il Comune possa fare carta straccia del suo stesso regolamento. Una strage in uno dei comuni più cementificati e con qualità dell’aria peggiore d’Italia che secondo il Rapporto ISPRA 2024 continua a piazzarsi sul podio dei Comuni italiani per superficie di suolo consumata. Redazione Romagna
Burrasca forte a Lido di Savio: pini tutti in piedi, crollano le transenne messe dal Comune per chiudere il viale
Temporali intensi e venti “da Nord-Est fino a valori di burrasca moderata (62-74 km/h) e raffiche di intensità superiore su mare, costa”. Questo il bollettino dell’allerta meteo per le giornate di venerdì 16 e sabato 17 maggio diramata da Arpae. A Lido di Savio il vento ha raggiunto punte di 45 nodi (circa 83 km/h) con medie di 30/40 nodi. Una forte burrasca come non succedeva da tempo, che ha divelto tendoni e provocato danni. Il Comune ha ordinato l’ennesima chiusura dei tratti di viale Romagna dove sorgono i pini che le valutazioni dell’agronomo Morelli (con coefficienti non rispondenti allo stato dei luoghi) hanno giudicato pericolosissimi. Ebbene, di pericoloso sul viale c’erano solo le transenne usate per chiuderlo! Sono infatti tutte cadute, abbattute dalla furia del vento. I pini, protetti dalla cortina di edifici e giudicati in salute da ben due esperti di rango internazionale, sono rimasti ben saldi, a dispetto delle valutazioni e del progetto “Parco (?) Marittimo”, che vuole eliminarli praticamente tutti. Com’è possibile continuare con le chiusure e gli allarmismi, quando i fatti dicono altro? I cittadini attendono fiduciosi il pronunciamento del TAR. A questo link video girato durante la burrasca di giovedì notte, e foto delle transenne divelte https://drive.google.com/drive/folders/1JfY8B5RAnrxEs8Ma3m8xG3tDrJAH2lTh Il gruppo di cittadini “Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna” Redazione Romagna
Pini Lido Savio, chiusura delle strade, un po’ di chiarezza
In attesa dell’udienza del 15 maggio, il Comune sta procedendo a transennare tratti di viale Romagna, appoggiandosi sulle allerte meteo. Quella attuale, tra l’altro, non ha allerte di vento, ma si è presa lo stesso l’occasione per chiudere. In questo modo, operatori commerciali, residenti e turisti rischiano di finire nel caos e nel disagio, proprio all’inizio della stagione turistica, e la colpa si scarica contro i poveri pini e contro i cosiddetti “ambientalisti”, ovvero i cittadini che si battono per la tutela del decoro della località turistica, di cui il bellissimo viale di pini è la principale attrattiva. Se da un lato possiamo comprendere il Comune, che si basa sulle prove del suo tecnico, dall’altro riteniamo doveroso precisare che: 1) le prove a trazione, che il Comune ha deciso di fare solo dopo la petizione di 3000 firme, e che stabiliscono la pericolosità degli alberi, redatte da “Progetto Verde”, dell’agronomo Giovanni Morelli, presentano alcune grosse anomalie, individuate da chi ha introdotto queste prove in Italia circa 20 anni fa, ovvero esperti su cui non c’è alcun dubbio circa la loro competenza. In particolare, è stato preso un coefficiente per il vento che non corrisponde alla situazione reale. Per questo motivo gli abbattimenti che conseguono da quelle prove sono stati oggetto di un Ricorso al TAR, e fermati dal Tribunale con l’accoglimento della sospensiva. 2) Le prove di trazione, costate ben 23 mila euro, si eseguono solo per alberi oggettivamente malati e a rischio, cosa che non risulta all’analisi visiva effettuata da un altro tecnico di chiara fama per conto dei cittadini. Il Comune ha voluto lo stesso procedere in questa direzione e, sarà sicuramente un caso, gli alberi malati sono proprio dal lato dove il progetto “Parco Marittimo” prevede l’eliminazione totale dei pini, mentre risulta da non abbattere uno dei pini che teoricamente sarebbe stato da mantenere, sul lato monte. Preveggenza miracolosa del progettista del Parco Marittimo, lo studio Paisà, nelle cui relazioni approvate non risulta la benché minima valutazione sui pini, chiamati “marittimi” anziché “domestici”, e da abbattere solo per un vezzo architettonico? 3) I cittadini hanno chiesto da subito di poter svolgere anch’essi prove a trazione, a proprie spese e con tecnici specializzati: il Comune ha respinto sdegnato. Perché? Si parla di “sicurezza”: una motivazione stupefacente, come se i tecnici che da sempre svolgono questo lavoro non sappiano come agire, ovvero in sicurezza. Altri comuni, ad esempio Padova, concedono in modo trasparente qualsiasi verifica sul patrimonio pubblico delle alberature urbane. 4) Gli alberi sono malati e a rischio crollo, o no? Dalle verifiche sulle prove di Morelli, se fosse stato usato il parametro corrispondente alla situazione reale, i pini sarebbero tutti in classe di sicurezza. 5) Ma se risultassero comunque in classe di rischio, la soluzione unica è l’abbattimento? No, ci sono numerose tecniche che permettono di salvare gli alberi con classe di rischio al limite di sicurezza; solo quelli davvero pericolosi vanno abbattuti. Pensiamo solo a Lignano Sabbiadoro, che ha recuperato e consolidato oltre 300 pini di 70 anni sottoposti alle sferzate di bora direttamente sul lungomare. Per concludere, commercianti e cittadini pensino a cosa diventerebbe il viale senza i suoi pini durante la stagione balneare: un forno rovente, con conseguente fuga di turisti, deprezzamento degli immobili ed aumento delle bollette. Basti pensare al valore delle case a Milano Marittima, che i suoi pini se li tiene stretti. Oltre 50 i gradi misurati la scorsa estate con termocamera professionale nel tratto già realizzato. Davvero vogliono questo? I cittadini si stanno battendo non solo per i pini, ma per tutta Lido di Savio e per chi ci abita e lavora, e anche per il Comune stesso, che rischia di provocare un danno irreparabile al proprio patrimonio verde basandosi su progetti e prove quantomeno discutibili.   gruppo di cittadini “Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna”  Redazione Romagna