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Ponte radio: venerdi si parla di Colombia
A condurre il prossimo ponte radio sarà radio Black out, venerdì 25 luglio dalle 13 alle 15 in diretta dal Festival Alta Felicità a Venaus, in Val di Susa. "Dalla Valsusa ai popoli indigeni dell'America Latina: lottare per l'autonomia territoriale".  Dallo studio mobile di RBO all'Alta Felicità, storico appuntamento della lotta No Tav, ci collegheremo in diretta con i territori della Liberación del Cauca colombiano, terre occupate e liberate dalle comunità indigene Nasa nel 2014, sottratte al latifondo e alle monocoltivazione della canna da zucchero e difese contro i violenti tentativi di sgombero da parte di polizia ed esercito. Come si è data una delle lotte di liberazione territoriale più importanti del mondo? Quale è il progetto politico di autonomia politica e di comunione con la Madre Tierra? Quali sono i punti di ispirazione e di scambio con le altre lotte per la difesa del territorio presenti nel mondo e nella nostra Valle?
Petro: “la Colombia via dalla Nato”
Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha annunciato, nel corso del suo intervento alla Conferenza internazionale su Gaza i cui lavori si sono conclusi ieri a Bogotà, che il suo Paese cesserà di essere l’unico partner globale latino-americano della Nato. «Dalla Nato dobbiamo uscire, non c’è altra strada» ha dichiarato […] L'articolo Petro: “la Colombia via dalla Nato” su Contropiano.
BOGOTA’: Vertice dell’Gruppo dell’Aia contro il genocidio in Palestina
Più di trenta paesi si sono riuniti a Bogotà il 15 e il 16 luglio per la Conferenza d’Emergenza convocata dal Gruppo dell’Aia, nato a gennaio 2025, con l’obiettivo di fermare il genocidio in corso a Gaza. la conferenza co-presieduta da Colombia e Subafrica ha avuto inizio in una piazza germita di persone con il […]
Gruppo dell’Aja a Bogotà. 12 paesi contro Israele e Petro contro la NATO
Al vertice del Gruppo dell’Aja tenutosi dal 15 al 16 luglio a Bogotà, in Colombia, 12 paesi hanno deciso di implementare misure molto nette contro il genocidio del popolo palestinese, per tagliare ogni legame con Israele e per sostenere l’azione legale per rendere finalmente i sionisti responsabili dei propri crimini. […] L'articolo Gruppo dell’Aja a Bogotà. 12 paesi contro Israele e Petro contro la NATO su Contropiano.
La Colombia non sarà più partner globale della Nato
L’annuncio è stato dato direttamente dal presidente colombiano Gustavo Petro, durante il vertice internazionale su Gaza che si è tenuto al Ministero degli Esteri a Bogotà. “Dobbiamo uscire dalla Nato, non c’è altra via. E il rapporto con l’Europa non può continuare con governi che tradiscono il proprio popolo e stanno aiutando a sganciare bombe. Il carbone colombiano non può trasformarsi in morte a Gaza, non può diventare una bomba israeliana per uccidere bambini: potranno aumentare i dazi o fare quello che vogliono. Ci aiuteranno altri popoli”. Rivolgendosi poi al Vecchio Continente Petro ha continuato: “Dobbiamo creare un esercito della luce con tutti i popoli del mondo che lo desiderano e dobbiamo dire all’Europa che, se vuole stare con l’America Latina o con l’Africa, deve smettere di sostenere chi commette crimini contro l’umanità, deve smettere di aiutare i nazisti. Il popolo americano deve aprire gli occhi, deve smettere di sostenere chi massacra innocenti. Che cosa ci facciamo nella Nato? Non è venuta l’ora di uscire? Come possiamo stare con eserciti che tirano bombe sui bambini?”, ha aggiunto Petro accusando i “principali leader” dell’Alleanza Atlantica di “essere complici del genocidio”. Il legame fra la Colombia e la Nato risale al 2017, quando il Paese diventò “partner globale” dell’Alleanza atlantica: è l’unico Stato dell’America Latina ad aver ottenuto questo status. Fonti: https://www.semana.com/ https://ottolinatv.it/ https://www.facebook.com/sognidiunuomonostracivilta Redazione Italia
Napoli non archivia Mario Paciolla: in centinaia in piazza per chiedere verità e giustizia
Ho conosciuto Anna e Pino Paciolla durante la presentazione del libro Restare vivi di Valentina Barile, ospitata dalla libreria IoCiSto. Era un’occasione raccolta, intensa, attraversata da parole profonde e sguardi che dicevano molto più di quanto fosse possibile raccontare. In quell’incontro silenzioso ma denso, il dolore si è intrecciato alla dignità e alla determinazione. Da allora, come libreria e come Presidio Permanente di Pace, abbiamo scelto di camminare al loro fianco, con la discrezione che meritano e la convinzione che questa vicenda ci riguardi tutte e tutti. La manifestazione del 15 luglio è nata all’indomani della seconda archiviazione dell’inchiesta sulla tragica morte di Mario, cooperante ONU trovato senza vita in Colombia nel luglio 2020. Il Tribunale di Roma, il 30 giugno 2025, ha confermato l’ipotesi del suicidio, chiudendo definitivamente il fascicolo. Un atto che ha lasciato sgomento e indignazione, rilanciando in modo urgente la mobilitazione civile e politica. L’evento di ieri è stato la risposta a questa archiviazione, una voce collettiva che ha detto con forza: “Noi non archiviamo”. Nel tardo pomeriggio, un corteo composto da centinaia di persone ha attraversato Napoli, da Piazza Municipio a Piazza Dante, fino al Parco Ventaglieri. Una camminata lenta, profonda, composta, fatta di cartelli, passi, silenzi e canti. Una città intera si è riconosciuta attorno a una famiglia che da cinque anni cerca risposte, e non si arrende. Il corteo si è concluso al Parco Ventaglieri, uno spazio urbano che nel tempo è diventato anche luogo di relazione, ascolto e partecipazione. Una scelta non casuale, che riflette il desiderio di tenere insieme memoria, territorio e impegno collettivo. Accanto ad Anna e Pino Paciolla, tra i presenti anche Luigi de Magistris e don Luigi Ciotti, che hanno voluto esprimere pubblicamente la loro vicinanza e l’urgenza di proseguire nella ricerca della verità. Parole forti sono arrivate da de Magistris: “Non è un suicidio. È inutile che ci vogliano convincere di una cosa che non esiste. È un po’ come, tra virgolette, uccidere Mario un’altra volta. Questo non è accettabile. Bisogna riaprire le indagini, non fermarsi e ricercare la verità.” E parole altrettanto nette da don Luigi Ciotti: “Tutto il nostro Paese, l’Italia della civiltà, si deve mettere in moto per cercare la verità. Ci devono restituire il diritto fondamentale per tutte le persone alla verità. Stiamo camminando insieme in questo corteo, ma la coscienza delle persone deve crescere di più. Questo è stato un omicidio mascherato, punto e basta. E allora facciamo in modo che non si suicidi la verità nel nostro Paese.” La madre di Mario ha ribadito con fermezza: “Non ci fermeremo, se servirà andremo alla Corte europea dei diritti umani”. Il padre ha parlato della solitudine di questi anni, della mancanza di risposte da parte del Governo, della necessità che questa vicenda non venga seppellita sotto la polvere delle archiviazioni. Il caso Paciolla, al di là dei dettagli giudiziari, è diventato ormai una questione pubblica e civile. Troppe domande senza risposta, troppe incongruenze rimaste in ombra, troppi silenzi da parte delle Nazioni Unite. La scena del crimine bonificata con fretta, la promozione di funzionari coinvolti, il mancato accesso ai documenti, la mancanza di collaborazione concreta. Eppure, ancora oggi, nessuna vera assunzione di responsabilità. Chi era ieri in piazza non cercava clamore. Cercava verità. E chi ha ascoltato, raccolto e camminato con quella famiglia lo ha fatto sapendo che ogni passo, ogni parola, ogni stretta di mano, è parte di una memoria resistente, che non si spegne e non si rassegna. Il nome di Mario, ieri, è tornato a risuonare nelle voci e nei volti di chi c’era. Un nome che non si cancella, una vita che non si archivia. Il Presidio Permanente di Pace e la redazione italiana di Pressenza, esprimono la loro vicinanza affettuosa e solidale alla famiglia di Mario Paciolla. La loro ricerca di verità e giustizia è anche la nostra.   Lucia Montanaro