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Genocidio israelo-statunitense a Gaza: 618° giorno. 90° dalla fine unilaterale del cessate il fuoco. Bombardamenti contro tende e folle di affamati. Gli ospedali accolgono 65 morti, il bilancio delle vittime sale a 55.362
Gaza-InfoPal. Le forze nazi-sioniste di occupazione israeliane (IOF) hanno continuato la loro guerra genocida sulla Striscia di Gaza per il 90° giorno consecutivo dopo aver posto fine unilateralmente al cessate il fuoco, sostenuti politicamente, economicamente e militarmente dagli Stati Uniti, dall’Europa e da parte del mondo arabo. Decine di attacchi aerei e raffiche di artiglieria hanno colpito tutto il territorio, prendendo di mira case, tende e rifugi civili. Si tratta di una campagna sistematica di sterminio contro la popolazione civile di Gaza. L’esercito israeliano continua a lanciare attacchi mortali contro i civili a Gaza. Nelle ultime 24 ore, gli ospedali della Striscia di Gaza hanno ricevuto i corpi di 57 civili rimasti uccisi in nuovi attacchi israeliani, insieme ai corpi di altre otto persone dichiarate disperse in precedenti attacchi. Secondo quanto comunicato domenica dal ministero della Salute di Gaza, 315 cittadini sono rimasti feriti a seguito degli attacchi israeliani nelle ultime ore. Di conseguenza, un totale di 5.071 persone sono state uccise e altre 16.700 sono rimaste ferite da quando l’esercito di occupazione israeliano ha ripreso la sua guerra genocida contro Gaza il 18 marzo 2025. Le nuove vittime hanno portato il bilancio delle vittime della guerra genocida israeliana contro Gaza, iniziata il 7 ottobre 2023, a 55.362 martiri, ha dichiarato il ministero della Salute. Il Ministero ha aggiunto che anche il numero totale dei feriti è salito a 128.741. Almeno 26 richiedenti aiuti sono stati uccisi e più di 117 sono rimasti feriti, oggi sotto il fuoco israeliano, portando il numero totale di persone uccise da maggio scorso nei centri di distribuzione degli aiuti umanitari tra Stati Uniti e Israele a 300, con 2.649 feriti. Abbracciando il sandalo del padre, la bambina palestinese Bisan Qweider piange la perdita insopportabile del padre, Shadi, ucciso dalle forze israeliane mentre attendeva gli aiuti umanitari sostenuti dagli Stati Uniti a Rafah per sfamare i suoi 11 figli. È tornato dalla sua famiglia non con del cibo, ma come un corpo senza vita. (Fonti: Quds Press, Quds News network, PressTv, PIC, Wafa, The Cradle, Al-Mayadeen; ministero della Salute di Gaza; Euro-Med monitor, Telegram; credits foto e video: Quds News network, PIC, Wafa, ministero della Salute di Gaza, Telegram e singoli autori). Per i precedenti aggiornamenti: https://www.infopal.it/category/genocidio-e-pulizia-etnica-a-gaza
Genocidio israelo-statunitense a Gaza: 616° giorno. 88° dalla fine unilaterale del cessate il fuoco. 26 morti e oltre 294 feriti presso i punti di distribuzione degli aiuti. Bilancio attuale delle vittime: oltre 55.200 morti e 128.000 feriti
Gaza-InfoPal. Le forze nazi-sioniste di occupazione israeliane (IOF) hanno continuato la loro guerra genocida sulla Striscia di Gaza per il 88° giorno consecutivo dopo aver posto fine unilateralmente al cessate il fuoco, sostenuti politicamente, economicamente e militarmente dagli Stati Uniti, dall’Europa e da parte del mondo arabo. Decine di attacchi aerei e raffiche di artiglieria hanno colpito tutto il territorio, prendendo di mira case, tende e rifugi civili. Si tratta di una campagna sistematica di sterminio contro la popolazione civile di Gaza. Civili affamati e sfollati vengono uccisi con il pieno sostegno politico e militare statunitense, nel silenzio internazionale e in un tradimento senza precedenti da parte della comunità internazionale. Gli sviluppi delle ultime ore. Secondo fonti mediche, dall’alba di venerdì sono state segnalate numerose vittime in tutta la Striscia di Gaza a causa di attacchi aerei israeliani. Fonti locali hanno confermato che diversi palestinesi sono stati uccisi e altri feriti quando le forze israeliane hanno preso di mira una tenda che ospitava famiglie sfollate nella zona di Al-Mawasi, a ovest di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza meridionale. Sono state segnalate vittime a seguito di un attacco israeliano nell’area intorno ad Al-Da’wah, a nord-est del campo profughi di al-Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale. Le forze israeliane hanno preso di mira civili riuniti per ricevere aiuti nella zona di Al-Sudaniya, a nord della città di Gaza, ferendone a decine. Sei martiri, tra coloro che attendevano aiuto, sono stati trasportati all’ospedale Al-Shifa dopo essere stati presi di mira ad Al-Sudaniya. L’artiglieria israeliana ha bombardato aree a nord del campo di al-Nuseirat e a est del quartiere di Al-Zaytoun, nella Striscia di Gaza sud-orientale. Un elicottero israeliano ha aperto il fuoco a est della città di Gaza e aerei da guerra hanno preso di mira la moschea di Al-Taqwa, già distrutta, nel campo profughi di Al-Bureij. Le forze di occupazione hanno lanciato bengala intorno al ponte di Wadi Gaza e hanno bombardato i palestinesi in attesa di aiuti in via Salah Al-Din, nel centro della Striscia di Gaza. Il giovane Hamza Mohammad Abdullah è stato ucciso in un attacco aereo su Jabalia, a nord. Un palestinese è stato ucciso e diversi feriti in un attacco contro un gruppo a est di Al-Matahin, a sud di Deir al-Balah. Altre sei persone sono state uccise e diverse ferite dopo che le forze israeliane hanno preso di mira un gruppo di cittadini nel campo di Al-Maghazi, nel centro della Striscia di Gaza. Quattro persone sono state uccise e altre ferite in un attacco contro la zona delle Torri di Al-Muqawasi, a nord-ovest della città di Gaza. Le forze israeliane hanno demolito case a nord-est della città di Gaza e nel quartiere di Al-Tuffah. Due palestinesi sono stati uccisi nella zona di Be’er Al-Na’ja, a ovest del campo di Jabalia, mentre i jet israeliani lanciavano pesanti attacchi sulla città. Due civili sono stati uccisi in un attacco su Batn Al-Samin, a sud di Khan Yunis. Due civili sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco dalle forze di occupazione vicino al centro di soccorso di Al-Shakoush, a nord-ovest di Rafah. Fonti mediche dell’ospedale al-Nasser hanno riferito di aver ricevuto un martire, ucciso da un attacco di droni israeliani ad Abasan Al-Kabira, a est di Khan Yunis. Le forze israeliane stanno demolendo edifici nella parte orientale e meridionale di Khan Yunis. L’ospedale Al-Awda di al-Nuseirat ha riportato 13 morti e 200 feriti dopo che le forze di occupazione hanno aperto il fuoco sui richiedenti aiuti umanitari vicino al corridoio di Netzarim. Bilancio delle vittime in aumento. Fonti mediche palestinesi hanno confermato che 64 civili, tra cui 26 persone affamate, sono stati uccisi e oltre 218 feriti, nelle ultime 24 ore. Il ministero della Salute di Gaza ha dichiarato che oggi sono stati registrati 26 morti e oltre 294 feriti presso i punti di distribuzione degli aiuti. Il numero totale di palestinesi morti durante la ricerca di aiuti umanitari ha raggiunto quota 245, con oltre 2.152 feriti. Le ultime statistiche del ministero confermano che dal 7 ottobre 2023 il bilancio delle vittime dell’aggressione militare israeliana ha raggiunto quota 55.207, con 127.821 feriti. Dal 18 marzo 2025, quando il cessate il fuoco è stato rotto e il genocidio è ripreso, il numero dei martiri ha raggiunto quota 4.924, con 15.780 feriti. Quattro palestinesi sono stati confermati uccisi dopo una serie di attacchi israeliani notturni contro civili e richiedenti aiuti nella città di Gaza. I loro corpi sono stati trasportati al Complesso Medico Al-Shifa questa mattina presto. Due persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite in un attacco aereo israeliano che ha preso di mira una tenda per sfollati a Mawasi Al-Qarara, a nord di Khan Younis. Mentre Internet e le telecomunicazioni sono completamente interrotte, gli aerei da guerra israeliani bombardano Jabalia Al-Balad, nel nord di Gaza. (Fonti: Quds Press, Quds News network, PressTv, PIC, Wafa, The Cradle, Al-Mayadeen; ministero della Salute di Gaza; Euro-Med monitor, Telegram; credits foto e video: Quds News network, PIC, Wafa, ministero della Salute di Gaza, Telegram e singoli autori). Per i precedenti aggiornamenti: https://www.infopal.it/category/genocidio-e-pulizia-etnica-a-gaza
UNICEF: I bambini di Gaza lottano per procurarsi un pasto al giorno “se sono fortunati”
PressTV. Un portavoce del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) ha avvertito che i bambini malnutriti di Gaza ricoverati negli ospedali potrebbero non sopravvivere la prossima settimana a causa del blocco imposto da Israele, sottolineando che la maggior parte di loro lotta per procurarsi anche solo un pasto al giorno. James Elder, in un’intervista a Sky News, sabato, ha sottolineato la terribile situazione a Gaza, affermando che la maggior parte delle madri nella regione è costretta a sacrificare il proprio cibo per garantire ai propri figli qualcosa da mangiare. “È il momento peggiore che abbiano mai vissuto donne e bambini qui a Gaza“, ha detto. “Vedo bambini negli ospedali che non saranno vivi la prossima settimana a causa del livello di malnutrizione e perché i rifornimenti non li possono raggiungere. “La maggior parte delle madri con cui parlo mangia un pasto a giorni alterni perché sacrifica il cibo che ha per i propri figli”, ha aggiunto. Elder ha raccontato le terrificanti conseguenze dei bombardamenti indiscriminati del regime israeliano sui bambini di Gaza, facendo luce sulle esperienze traumatiche di chi ha subito la perdita degli arti a causa dei continui attacchi. “Quello che mi colpisce stavolta sono le urla negli ospedali. Ho visto un centinaio di bambini con amputazioni”. Secondo le organizzazioni delle Nazioni Unite e altre agenzie umanitarie, i beni (cibo, carburante, forniture mediche e acqua) indispensabili per la sopravvivenza delle persone sono esauriti o si prevede che finiranno nei prossimi giorni. Le organizzazioni umanitarie hanno ripetutamente avvertito che se nei prossimi giorni il blocco imposto da Israele non sarà tolto, l’intera popolazione sprofonderà in una catastrofe umanitaria su vasta scala, con migliaia di bambini che moriranno di fame. Ministero della Salute: gli attacchi israeliani a Gaza uccidono almeno 95 Palestinesi nelle ultime 48 ore. Almeno 95 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise dagli attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza, negli ultimi due giorni. Secondo la Classificazione della fase di sicurezza alimentare integrata (IPC), l’intera popolazione di Gaza affronta elevati livelli di acuta insicurezza alimentare, con mezzo milione di persone (una su cinque) che rischiano di morire di fame. “Dall’11 maggio alla fine di settembre 2025, l’intero territorio è classificato come Emergenza (Fase 4 dell’IPC), con l’intera popolazione che si prevede affronti la Crisi o, la peggiore insicurezza alimentare acuta (Fase 3 o oltre dell’IPC)”, ha affermato  l’IPC. “Questo comprende 470.000 persone (il 22% della popolazione) in Catastrofe (Fase 5 dell’IPC), oltre un milione di persone (il 54%) in Emergenza (Fase 4 dell’IPC) e il restante mezzo milione (il 24%) in Crisi (Fase 3 dell’IPC)”, ha aggiunto l’IPC. Secondo le statistiche pubblicate dal ministero della Salute di Gaza, dal 7 ottobre 2023, quando il regime israeliano ha iniziato la sua guerra genocida contro Gaza, ha ucciso circa 55.000 Palestinesi e ne ha feriti più di 126.000, la maggior parte dei quali bambini e donne. (Foto: il bambino palestinese Osama Kamal Al Rakab lotta per sopravvivere, Khan Yunis, Gaza, 14 aprile 2025. Di Anadolu Agency). Traduzione per InfoPal di Edy Meroli
I centri di distribuzione degli aiuti a Gaza si trasformano in trappole di morte collettiva
API. In una scena tragica che si ripete quotidianamente, i centri di distribuzione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza — gestiti spesso da società americane — si stanno trasformando in luoghi di sterminio di massa. Il cittadino, sfinito dalla fame, si reca in questi centri nella speranza di tornare dai suoi figli con un pacco alimentare o un sacco di farina, ma spesso vi trova la morte o finisce fatto a pezzi dai proiettili dell’esercito di occupazione israeliano. L’esercito israeliano continua a esercitare pratiche sadiche contro civili disarmati, nell’ambito di una politica sistematica di genocidio e fame forzata. Oggi si è consumato un nuovo massacro, che ha provocato decine di martiri e feriti, rendendo questo uno dei giorni più sanguinosi dall’inizio della guerra. Facciamo appello al mondo libero — alle sue istituzioni, organizzazioni e popoli — affinché si assuma le proprie responsabilità umanitarie e morali, e agisca immediatamente per: Fermare l’aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza. Garantire l’ingresso immediato degli aiuti umanitari bloccati ai cancelli del valico di Rafah. Fornire protezione ai civili e ai centri di distribuzione alimentare. Porre fine alla guerra della fame sistematica condotta contro oltre due milioni di persone. Dopo venti mesi di guerra genocida ininterrotta, il silenzio internazionale è diventato complice del crimine. È giunto il momento di un’azione concreta che salvi ciò che resta delle vite innocenti. Associazione dei Palestinesi in Italia (API)
Moni Ovadia: a Gaza, la più atroce delle barbarie
Di Moni Ovadia. Quella che si sta compiendo è la più atroce delle barbarie. La questione del genocidio palestinese non riguarda solo la Palestina, che lo sta pagando con i corpi, con i bambini, con la distruzione quotidiana della propria esistenza: riguarda tutti noi. Perché chi oggi sceglie di non schierarsi, e non parlo di schieramenti di partito, sta rinunciando a decidere tra civiltà e barbarie. Un giorno, quando i peggiori dittatori del futuro compiranno crimini indicibili con apparente legittimità, e qualcuno proverà a invocare i diritti umani, essi potranno rispondere: “Zitti, buffoni. Cosa avete fatto con la Palestina?”. E avranno ragione. Non avremo più titolo per parlare. Dobbiamo riconquistarci quel titolo, ricostruire la nostra credibilità morale. L’umanità ha impiegato secoli per arrivare alla Dichiarazione universale dei diritti umani. I cosiddetti democratici occidentali l’hanno calpestata. Hanno fatto carne di porco della legalità internazionale. Se un giorno ci sarà un processo – lo si chiamerebbe “processo di Norimberga”, ma io preferirei un altro nome, perché quello fu comunque un processo di vincitori – ebbene, su quel banco degli imputati dovranno sedersi certo i criminali di guerra, gli assassini sionisti, ma anche tutti i presidenti degli Stati Uniti, tutti i governi europei. Quelli che oggi versano qualche lacrima di coccodrillo. Ma occorre dire qualcosa di fondamentale: non si illudano gli indifferenti. Gramsci ce l’ha insegnato: sono i più detestabili, i più codardi, perché non si assumono la responsabilità della storia. Dante li chiamava “ignavi”: Non ti curar di loro, ma guarda e passa. Eppure io dico: no, non possiamo passarci sopra. Gli indifferenti saranno giudicati lo stesso. Forse non da noi, ma dai loro figli, dai loro nipoti. Un giorno qualcuno della loro discendenza li guarderà negli occhi e chiederà conto del loro silenzio. E loro abbasseranno lo sguardo. E saranno sputati in faccia, per essere stati così vili. Il popolo palestinese è perseguitato da settantasette anni. Assassinato, torturato, espropriato, vessato. E l’Unione Europea, dove stava? Io ho cominciato il mio impegno politico sulla Palestina quarant’anni fa. Ho ricevuto insulti, maledizioni, minacce di morte. Ma adesso voglio guardarli in faccia, questi “moderati”. Perché non c’è peste peggiore della moderazione, quando si tratta di crimini contro l’umanità. La moderazione ci ha regalato l’indifferenza verso la mafia, la ‘ndrangheta, la complicità con il Vietnam, con l’Afghanistan, con l’Iraq, con la Siria, con l’India di Modi. E ora con Gaza. Sapete qual è il numero delle vittime imputabili all’imperialismo statunitense e ai suoi servi? Cinquanta, forse sessanta milioni. E poi hanno anche il coraggio di venire a fare la morale al comunismo. Io non ho ricette in tasca. Ma so una cosa: dobbiamo alzare la voce, e farlo con forza. Basta understatement, basta diplomazie. C’è una sola soluzione, limpida, netta, necessaria: uno Stato unico per tutti gli abitanti della Palestina storica. Tutti con gli stessi diritti. Tutti, fino all’ultimo. Persino il diritto di camminare deve essere garantito. Eppure già si comincia a sentire: “Sì, ma è un po’ esagerato”. E vogliono fare i distinguo, i “puntini sulle i”. Ma è tutto chiaro: fin dalla sua origine, il sionismo è un progetto colonialista. Fin dall’inizio. Quando si presenta al mondo con lo slogan “una terra senza popolo per un popolo senza terra”, ciò che dice è: eliminiamo chi c’è, chi non vogliamo vedere. Netanyahu non è un’eccezione: è il frutto più autentico del sionismo. Basta con le ipocrisie. Netanyahu è il mostro? Ma Ben Gurion ordinò la distruzione di cinquecento villaggi palestinesi. Golda Meir negava perfino l’esistenza di un popolo palestinese. Le radici del crimine sono lì, non oggi. Anche progetti apparentemente “positivi”, come l’imboschimento della terra, in realtà servivano a nascondere le devastazioni, a seppellire corpi che non si potevano nemmeno nominare. E la cosa più oscena che hanno fatto è stata decidere quando inizia la storia: il 7 ottobre. Tutto ciò che è accaduto prima non conta. Nessun bambino ucciso, nessun arresto arbitrario, nessun furto di terra o di acqua. Niente massacri, niente apartheid. Solo il 7 ottobre. A denunciare questa menzogna sono stati alcuni israeliani. Dissidenti coraggiosi. E anche a voi voglio chiedere una cosa: non chiamatelo Stato ebraico. Noi siamo centinaia di migliaia di ebrei antisionisti. Chiamatelo con il suo vero nome: Stato sionista. Perché il crimine si chiama sionismo. Proprio ieri ho finito una riunione con un gruppo di ebrei italiani e israeliani fuggiti da Israele. Stiamo costruendo una rete antisionista italiana, da collegare a quelle americane, inglesi, francesi. È tempo di parlare chiaro. Anche la parola genocidio va detta. Serenamente. Perché questo è ciò che accade: un genocidio. Il primo a usare questa parola in Israele è stato Amos Goldberg, massimo esperto di Shoah. In un testo di venti righe ha usato sei volte la parola genocidio. Alla fine ha scritto: “Genocidio intenzionale”. Non una reazione, non una perdita di controllo. Uno scopo preciso: cancellare un popolo. Deportarlo. Distruggere la sua cultura, la sua lingua, la sua istruzione. Avremo tanto da fare. E sarà una lotta lunga. Io compirò ottant’anni l’anno prossimo. Ma vi chiedo una cosa: non abbassate la tensione. Quando vi diranno “ora va un po’ meglio”, ricordatevi che non esiste il “un po’ meglio”. Esiste la giustizia, o l’ingiustizia. Non c’è via di mezzo. E vi dico un’altra cosa, che ho saputo da un’inchiesta giornalistica seria. La storia della “Riviera” sul Mediterraneo, che alcuni volevano costruire a Gaza, non è un’invenzione. Era un progetto di un’istituzione sionista. Volevano fare la “Riviera” perché sotto il mare di Gaza si trova il terzo giacimento di gas del Mediterraneo. E non solo: volevano costruire un canale, simile al Canale di Suez, che avrebbe tagliato in due Gaza. Non parliamo solo di ideologia: parliamo di affari. I corpi possono marcire, possono bruciare, possono dissolversi. Ma i soldi devono girare. Ecco perché è necessario un movimento che leghi la lotta contro questa violenza alla lotta contro la violenza delle violenze: l’economia turbocapitalista, che è un’economia di morte. Avete visto cosa succede con il business delle armi? Gaza è il laboratorio. I sionisti sperimentano armi nuove. C’è un video in cui si vede una donna palestinese camminare da sola tra le macerie. Le hanno sparato un’arma che l’ha dissolta in una nuvola di polvere. Polvere. Così non resta nulla da seppellire. Nemmeno quel corpo da stringere, come si faceva fin dai tempi della guerra di Troia. Questa è una barbarie mai vista prima. Si credeva che l’umanità avesse toccato il fondo. Non era vero. Dobbiamo reagire. Dobbiamo diventare milioni. Avete visto la manifestazione di Amsterdam? Quella di Parigi? Tocca anche a noi italiani. Un tempo eravamo un paradigma della lotta. Che cazzo ci è successo?
Agenzia ONU: i civili di Gaza subiscono pesanti attacchi mentre cercano cibo nei centri di aiuto
Gaza – MEMO. L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi (UNRWA) ha riferito sabato che i civili che soffrono la fame nella Striscia di Gaza sono stati oggetto di pesanti attacchi israeliani mentre cercavano cibo nei centri di distribuzione degli aiuti, secondo quanto riportato da Anadolu. L’UNRWA ha citato in una dichiarazione la testimonianza di un palestinese sopravvissuto a un attacco contro un centro di distribuzione a Rafah, istituito dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta da Stati Uniti e Israele, con il pretesto di fornire aiuti umanitari. La dichiarazione ha osservato che i palestinesi affamati, nella loro disperata ricerca di cibo, sono esposti a intensi attacchi israeliani contro i cosiddetti centri di distribuzione, mettendo a grave rischio la loro vita. Ha affermato che molti tornano a casa a mani vuote dopo essere sopravvissuti agli attacchi. La dichiarazione ha sottolineato l’urgente necessità di riprendere la distribuzione sicura degli aiuti alla popolazione di Gaza e ha sottolineato che tale operazione deve essere effettuata tramite le agenzie delle Nazioni Unite, tra cui l’UNRWA. Dal 27 maggio, l’esercito israeliano ha lanciato attacchi contro le zone di distribuzione istituite con il pretesto di fornire aiuti umanitari dalla GHF, sostenuta da Israele e Stati Uniti. Le forze israeliane hanno aperto il fuoco sui civili che si accalcavano nei centri di distribuzione nelle “zone cuscinetto” create da Israele. Secondo i dati dell’Ufficio Stampa di Gaza, tra il 27 maggio e il 6 giugno, le forze israeliane hanno effettuato attacchi contro i palestinesi nei centri di distribuzione, uccidendo 110 persone e ferendone 583. I corpi di nove palestinesi risultano ancora dispersi.
ONU: “Nel nord di Gaza non è operativo un solo ospedale”
Gaza. Le Nazioni Unite affermano che tutti gli ospedali nel nord della Striscia di Gaza hanno cessato di funzionare a causa dell’aggressione militare israeliana, mentre la consegna degli aiuti continua a essere bloccata a causa del persistente rifiuto del regime di consentire l’accesso. “I nostri colleghi sul campo ci dicono che gli ultimi dati indicano che nelle ultime tre settimane, più di 100 mila persone sono state costrette a fuggire solo nei governatorati di Gaza Nord e nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato il portavoce Stephane Dujarric in una conferenza stampa, mercoledì. Ha affermato che i partner sanitari hanno avvertito che le strutture sono “gravemente colpite dalle ostilità in corso”, con un numero crescente che interrompe le operazioni ogni giorno. “Lunedì, il personale e i pazienti rimanenti dell’Ospedale Indonesiano, nel nord di Gaza, sono stati evacuati. Di conseguenza, nessun ospedale è ancora operativo nel nord di Gaza”, ha aggiunto Dujarric. Ha affermato che, mentre le Nazioni Unite continuano a consegnare aiuti attraverso il valico di Karem Abu Salem (Kerem Shalom), Israele ha approvato solo 50 camion carichi di farina su un lotto di 130 che avevano già ricevuto l’autorizzazione preliminare. Ha riferito che un convoglio di aiuti è stato completamente bloccato, mentre un altro è riuscito a recuperare solo circa 12 camion. Dalla riapertura del valico sono stati riuniti meno di 400 camion, ha aggiunto. Solo lunedì, le operazioni delle Nazioni Unite hanno dovuto affrontare sei dinieghi di accesso in tutta Gaza, inclusi tentativi falliti di consegnare acqua e carburante. Dujarric ha sottolineato che i dinieghi israeliani impediscono alle Nazioni Unite “di svolgere interventi critici come la consegna di acqua a chi ne ha bisogno”. Oltre a negare la consegna degli aiuti e a condurre attacchi, Israele continua a colpire il sistema sanitario di Gaza. Lunedì, l’esercito israeliano ha completamente demolito il centro di dialisi di Noura al-Kaabi, l’unica struttura medica che fornisce dialisi renale ai pazienti palestinesi nella Striscia di Gaza settentrionale. Sempre domenica, il direttore dell’ospedale al-Shifa ha dichiarato che cinque pazienti oncologici muoiono ogni giorno nelle loro case nella Striscia di Gaza a causa della mancanza di cure mediche causata dal brutale assalto e assedio israeliano. Traduzione per InfoPal di F.L. (Fonti: ONU, PressTV).
Olocausto israelo-statunitense a Gaza: 607° giorno. 79° dalla fine unilaterale del cessate il fuoco. Israele continua ad ammazzare i civili in cerca di aiuti alimentari
Gaza-InfoPal. Le forze nazi-sioniste di occupazione israeliane (IOF) hanno continuato la loro guerra genocida sulla Striscia di Gaza per il 79° giorno consecutivo dopo aver posto fine unilateralmente al cessate il fuoco, sostenuti politicamente, economicamente e militarmente dagli Stati Uniti, dall’Europa e da parte del mondo arabo. Decine di attacchi aerei e raffiche di artiglieria hanno colpito tutto il territorio, prendendo di mira case, tende e rifugi civili. Si tratta di una campagna sistematica di sterminio contro la popolazione civile di Gaza. Questa notte, gli aerei israeliani hanno nuovamente aperto il fuoco sui civili radunati nel corridoio di Netzarim, dove erano arrivati per attendere aiuti umanitari. Migliaia di giovani palestinesi continuano a radunarsi ogni notte nel corridoio di Netzarim, nel centro della Striscia di Gaza, rischiando la vita a temperature gelide in cerca di cibo e aiuti. La scena riflette la disastrosa situazione umanitaria, poiché i limitati aiuti che raggiungono la zona, a quanto pare, coprono meno del 10% delle persone bisognose. Ieri sera, sono stati registrati 5 morti e molti feriti dopo che un attacco aereo israeliano ha preso di mira una tenda che ospitava civili sfollati all’interno del porto di Gaza. (Fonti: Quds Press, Quds News network, PressTv, PIC, Wafa, The Cradle, Al-Mayadeen; ministero della Salute di Gaza; Euro-Med monitor, Telegram; credits foto e video: Quds News network, PIC, Wafa, ministero della Salute di Gaza, Telegram e singoli autori). Per i precedenti aggiornamenti: https://www.infopal.it/category/genocidio-e-pulizia-etnica-a-gaza
Il capo dell’ONU chiede un’indagine dopo che le forze israeliane hanno ucciso 75 palestinesi affamati in 6 giorni
Gaza – Press TV. Le forze israeliane hanno nuovamente aperto il fuoco sui palestinesi che cercavano aiuti umanitari da un sito di distribuzione a Gaza, portando il numero delle vittime uccise nel tentativo di ottenere cibo a oltre 75 in meno di sei giorni. Lunedì, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha chiesto un’indagine indipendente sulle ripetute sparatorie di massa contro i richiedenti aiuti a Gaza. “È inaccettabile che i palestinesi rischino la vita per il cibo”, ha dichiarato. “Chiedo un’indagine immediata e indipendente su questi eventi e che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni”. L’esercito israeliano ha vergognosamente negato di aver preso di mira i civili, sostenendo che i suoi soldati hanno sparato “colpi di avvertimento” contro individui che “rappresentavano una minaccia”. Secondo il ministero della Salute di Gaza, tre palestinesi sono stati uccisi e almeno 35 feriti quando le forze israeliane hanno aperto il fuoco nei pressi di un sito di distribuzione di aiuti a Rafah gestito dalla Fondazione Umanitaria per la Gaza (GHF), sostenuta da Israele e Stati Uniti. Il ministero ha riferito che almeno 75 palestinesi sono stati uccisi e più di 400 sono rimasti feriti mentre erano in coda per il cibo dal 27 maggio presso i punti di distribuzione di aiuti gestiti da GHF. “L’esercito israeliano ha aperto il fuoco sui civili che cercavano di mettere le mani su qualsiasi tipo di aiuto alimentare, senza alcun preavviso”, ha riferito Al-Jazeera da Deir el-Balah, nella Striscia di Gaza centrale. “Questo è un modello ampiamente condannato dalle organizzazioni umanitarie internazionali perché aggrava il disordine civile senza garantire che gli aiuti umanitari possano essere ricevuti da chi ne ha disperatamente bisogno”. Secondo quanto riportato, cecchini e droni quadricotteri israeliani monitorano regolarmente i punti di distribuzione di aiuti gestiti da GHF. Le uccisioni di lunedì sono avvenute poche ore dopo che le forze israeliane avevano ucciso almeno 35 palestinesi in due punti di distribuzione di cibo gestiti da Stati Uniti e Israele a Rafah e nella Striscia di Gaza centrale. Testimoni oculari e funzionari locali hanno affermato che le truppe israeliane hanno aperto il fuoco direttamente sui civili, colpendoli alla testa o al petto. Domenica, il Commissario Generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA) ha dichiarato che i nuovi siti di distribuzione degli aiuti nella Striscia di Gaza sono diventati “trappole mortali” per i civili affamati nel territorio bloccato. Philippe Lazzarini ha ulteriormente condannato il modello di distribuzione degli aiuti introdotto dal regime israeliano e dagli Stati Uniti, affermando: “Questo sistema umiliante ha costretto migliaia di persone affamate e disperate a camminare per decine di chilometri verso un’area praticamente distrutta dai pesanti bombardamenti” dell’esercito israeliano. Ha inoltre osservato che la distribuzione degli aiuti deve essere su vasta scala e sicura, sottolineando che ciò può essere fatto solo attraverso le Nazioni Unite, inclusa l’UNRWA. Munir al-Barsh, Direttore generale del ministero della Salute a Gaza, ha condannato “il silenzio internazionale sui massacri commessi contro gli abitanti affamati della Striscia di Gaza”, aggiungendo che la grave carenza di forniture mediche nel territorio sta causando “condizioni disastrose” negli ospedali. Ha poi aggiunto che 3 mila camion carichi di forniture mediche di prima necessità sono attualmente fermi al confine, accusando Israele di “diffondere deliberatamente malattie infettive ed epidemie” attraverso il blocco. La crisi umanitaria a Gaza si è aggravata drammaticamente dal 18 marzo, quando il regime israeliano ha violato l’accordo di cessate il fuoco con il gruppo di resistenza Hamas. Secondo la Classificazione Integrata della Sicurezza Alimentare (IPC), sostenuta dalle Nazioni Unite, Gaza soffre di carestia di fase 5 e quasi 71 mila bambini sotto i cinque anni sono a rischio di malnutrizione acuta. Traduzione per InfoPal di F.L.
Gaza affronta una catastrofica crisi idrica mentre la distruzione delle IOF lascia la città arida
Gaza – PIC. Il Comune di Gaza ha emesso domenica un allarme urgente in merito a una grave crisi idrica in atto in città, a causa dell’aumento delle temperature estive che accresce la domanda sia tra i residenti che tra le famiglie sfollate. Secondo una dichiarazione condivisa sul suo account ufficiale su X, il Comune ha affermato che la città sta affrontando condizioni catastrofiche dopo che le forze di occupazione israeliane (IOF) hanno distrutto quasi il 75% dei pozzi d’acqua di Gaza dall’inizio del genocidio, il 7 ottobre 2023. I pozzi rimanenti sono a malapena operativi a causa della grave carenza di carburante. Il Comune ha anche citato la ricorrente interruzione del pompaggio idrico da parte di Israele tramite la compagnia nazionale Mekorot come uno dei principali fattori scatenanti la crisi. Questa interruzione ha lasciato ampie zone di Gaza in preda a una grave sete, minacciando un imminente disastro sanitario e ambientale a meno che le agenzie internazionali non intervengano con un supporto urgente. I funzionari hanno chiesto alle organizzazioni umanitarie di garantire rifornimenti di carburante di emergenza, contribuire a ripristinare le infrastrutture danneggiate e ripristinare un approvvigionamento idrico stabile per la popolazione. Attualmente, Gaza riceve solo circa 35 mila bicchieri d’acqua al giorno, meno di un terzo dei 120 mila bicchieri distribuiti in periodi analoghi prima del genocidio. Di questa quantità ridotta, circa 20 mila bicchieri provengono dalle forniture Mekorot, mentre 15 mila provengono da pozzi comunali, attivi solo per poche ore al giorno a causa della continua crisi di elettricità e carburante. Una piccola quantità proviene anche da pozzi privati, ma l’accesso rimane estremamente limitato. Il comune ha sottolineato che l’attuale fornitura è drasticamente inferiore ai bisogni primari della città, mettendo a rischio decine di migliaia di vite. Traduzione per InfoPal di F.H.L.