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Egitto paese sicuro? Una storia paradigmatica di reclusione e deportazione dal CPR di Gradisca d’Isonzo [OPUSCOLO]
In Italia come in Egitto le persone spariscono. Vengono rapite dal regime di al-Sisi e detenute arbitrariamente nelle carceri egiziane. Sono almeno 60mila i prigionieri politici. Anche in Italia le persone vengono sequestrate, perché prive del documento giusto. Sono gli ostaggi della guerra ai migranti della fortezza europa. Vengono rinchiusi nei CPR. Pubblichiamo di seguito […]
GLOBAL MARCH TO GAZA: SCONTRI E ARRESTI A ISMAILIA, LUNEDì DELEGAZIONE A RAFAH
L’Egitto accelera con la repressione dei partecipanti alla Global March To Gaza. Dopo respingimenti, fermi e deportazioni dagli aeroporti al Cairo, un gruppo rimane in attesa di istruzioni da parte delle autorità egiziane nella capitale, tra questi anche i 200 italiani e italiane, mentre altre delegazioni internazionali, diverse quelle Europee, si è mosso verso la città di Ismailia per tentare di superare i check point ed incamminarsi verso Rafah. Qui però sono intervenute le forze di polizia egiziane che li hanno bloccate, realizzando fermi e intimando i manifestanti di tornare al Cairo. Presidi nella cittadina attaccati anche da alcuni civili, protetti dalla polizia egiziana. L’aggiornamento delle ore 13 dal Cairo, con Stefano Bertoldi della delegazione italiana della March to Gaza. Ascolta o scarica
GLOBAL MARCH TO GAZA: AGGIORNAMENTI DI VENERDI’ DALLE ATTIVISTE ITALIANE ATTUALMENTE A IL CAIRO
In Egitto circa 1.500 attivisti internazionalisti cercano di affluire, da 50 Paesi, alla Global March To Gaza, nonostante respingimenti, fermi e deportazioni, in particolare da Il Cairo Bloccato invece a Sirte, Libia, il convoglio Sumud, partito via terra con 2mila partecipanti, tra cui medici, attivisti, avvocati e cittadini comuni, a bordo di 300 tra cui autobus e automobili . Partita da Tunisi, la “Carovana – spiega Gaza FreeStyle – ha attraversato Sousse, Sfax, Gabes, Medenine e Ben Guerdane, per poi entrare in Libia dal valico di Ras Ajdir”, accolta dalla popolazione locale. Le autorità della Cirenaica al momento però bloccano l’avanzata in direzione est. Sempre oggi, venerdì, è poi prevista la partenza di un secondo convoglio “Al Bunyan Al Marsous” dal valico turco di Tal AlHawa, diretto verso Gaza attraverso Siria, Giordania e il valico giordano-palestinese di Wadi Araba, con l’obiettivo dichiarato di rompere l’assedio israeliano. Dall’Italia circa 200 le persone che vorrebbero raggiungere Al Arish, nel Sinai, e da lì marciare a piedi verso il border di Rafah. Al momento però gli egiziani bloccano tutto e tutti già a Il Cairo. Dall’Egitto Chiara Di Giovanbattista e Valeria Balzarini, due attiviste bresciane della Global March To Gaza. Ascolta o scarica Vi proponiamo anche la testimonianza di 5 attiviste partite da Torino, espulse dall’Egitto nella giornata di giovedì e spedite, via aereo, a Istanbul; sono Sara, Caterina, Isabella, Vittoria e Cecilia, che abbiamo sentito su Radio Onda d’Urto nella serata di giovedì 12 giugno, da Istanbul. Ascolta o scarica
FERMI E DEPORTAZIONI DI ATTIVISTI E ATTIVISTE DELLA GLOBAL MARCH TO GAZA GIUNTI IN EGITTO
Dura repressione delle autorità egiziane contro centinaia di attivisti e attiviste arrivati da tutto il mondo presso l’aeroporto internazionale del Cairo per partecipare alla Global March to Gaza. Convogli di civili e migliaia di persone da tutto il mondo (7mila secondo le ultime stime dell’organizzazione) stanno raggiungendo l’Egitto per marciare insieme verso il valico di Rafah, confine con la Striscia di Gaza, per rompere via terra l’assedio imposto da Israele e portare aiuti umanitari alla popolazione civile ridotta alla fame dalle forze di occupazione israeliane. Presso l’aeroporto internazionale del Cairo, a partire dalla serata di ieri, chiunque arrivasse da scali internazionali – in particolare da Italia ed Europa – è stato fermato, interrogato e in diversi casi rimpatriato. Sono ancora in corso interrogatori e fermi: nonostante gli organizzatori fossero in contatto con la diplomazia egiziana, il Cairo ha mobilitato esercito e polizia per bloccare attivisti e attiviste. A molti di loro sono stati sequestrati passaporti e telefoni e si trovano da ore bloccati all’aeroporto. Diverse persone sono già state rimpatriate in Italia. Altre sono state deportate in Turchia e poi rimpatriate. Ore 9.30 – Il collegamento con Antonietta Chiodo, portavoce italiana della Global March to Gaza. Ascolta o scarica.
GLOBAL MARCH TO GAZA: ANCHE DUE BRESCIANE ALLA MARCIA PER ROMPERE L’ASSEDIO DI ISRAELE SULLA PALESTINA
Global march to Gaza. Migliaia di attivisti, attiviste e civili da tutto il mondo si sono organizzati per marciare verso la Striscia di Gaza e cercare di rompere il soffocante assedio di Israele sulla Palestina. Già partiti i primi convogli da Tunisia e Algeria. 54 le delegazioni internazionali. Da giovedì 12 giugno diversi parteciparti alla marcia partiranno anche dall’Italia, in direzione Egitto. Il convoglio italiano, che vede come referente nazionale Antonietta Chiodo, ha tra i 200 partecipanti anche due bresciane. Una di loro è Chiara, già volontaria alla Festa di Radio Onda d’Urto e attivista. Radio Onda d’Urto l’ha intervistata. Ascolta o scarica.
CAROVANA DI ATTIVISTI, PARLAMENTARI E GIORNALISTI ITALIANI VERSO GAZA. LA TESTIMONIANZA DI MARCO GRIMALDI DA IL CAIRO
Carovana solidale italiana verso Rafah, Striscia di Gaza. Questo venerdì 16 maggio una delegazione di numerose realtà sociali impegnate da anni a fianco della popolazione palestinese insieme a 15 parlamentari e 2 eurodeputati di Pd, M5S e AVS si trova in Egitto e proverà, dal valico sigillato di Rafah, a entrare nella Striscia di Gaza. “Andiamo lì per aprire dei varchi, per far dire che l’umanità non può rimanere fuori da Gaza e per non sentirci complici di questo sterminio”, le parole di Marco Grimaldi, deputato di AVS, partecipe alla carovana. All’iniziativa – la seconda di questo genere – promossa AOI, Arci, Assopace Palestina e CISS sono presenti anche 13 giornalisti, accademici, attivisti ed esperti di diritto internazionale. La delegazione solidale, venerdì mattina, ha incontrato profughi e giornalisti palestinesi. Il collegamento da Il Cairo, Egitto, con Marco Grimaldi, deputato di AVS, racconta le loro storie. Ascolta o scarica.
PALESTINA: SOLIDARIETÀ SENZA FRONTIERE. DELEGAZIONE ITALIANA IN PARTENZA PER IL VALICO DI RAFAH E LA STRISCIA DI GAZA
Martedì 13 maggio, alle ore 13, presso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana in via delle Botteghe Oscure 54 a Roma, si è svolta la conferenza stampa promossa dall’Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale, Arci e Assopace Palestina, per la presentazione della delegazione italiana che partirà dal 16 al 19 maggio per il valico di Rafah e la Striscia di Gaza. Al convoglio umanitario parteciperanno, oltre agli operatori e alle operatrici delle organizzazioni della società civile, anche 15 parlamentari, 2 eurodeputati, 13 giornalisti, accademici ed esperti di diritto internazionale. Durante la conferenza stampa sono stati presentati gli obiettivi umanitari, le finalità politiche e il programma della missione. La trasmissione è stata realizzata con le voci di Silvia Stilli, presidente dell’Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale, che ha riportato il messaggio di Issam Younis, direttore dell’Al Mezan Center for Human Rights di Gaza, Cecilia Strada, membro del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo, e con gli interventi durante la conferenza stampa e le interviste realizzate dal nostro collaboratore Stefano Bertoldi. Ascolta o scarica. La nota stampa diffusa in seguito alla conferenza stampa: “Roma, 13 maggio 2025 – Si è tenuta oggi a Roma la conferenza stampa di presentazione della missione che, dal 15 al 19 maggio, vedrà una delegazione composta da rappresentanti di AOI, ARCI, Assopace Palestina, 14 parlamentari dell’Intergruppo per la pace tra Israele e Palestina, 3 eurodeputati, 13 giornaliste e giornalisti, accademici ed esperte di diritto internazionale, raggiungere Rafah e la Striscia di Gaza. A un anno dalla Carovana Solidale “Gaza oltre il confine” — la delegazione più numerosa mai arrivata a Rafah — le organizzazioni promotrici tornano al confine per testimoniare ancora una volta la situazione drammatica in cui versa la popolazione palestinese. “Già un anno fa il quadro che ci venne restituito era apocalittico. Oggi, le previsioni più catastrofiche si sono tragicamente avverate”, ha dichiarato Alfio Nicotra di AOI. “Dal 2 marzo la Striscia è completamente sigillata: non entra nemmeno uno spillo. Le vittime per fame, sete e malattie aumentano ogni giorno in modo esponenziale. Voltarsi dall’altra parte, fingere di non vedere il genocidio in atto, è una forma di disumanità, una resa morale inaccettabile”. La tregua annunciata il 19 gennaio 2025 non ha prodotto alcun passo avanti concreto: né verso un cessate il fuoco permanente, né per garantire la protezione della popolazione civile. Al contrario, dal 18 marzo la ripresa dei bombardamenti e la nuova offensiva di terra da parte dell’esercito israeliano hanno aggravato ulteriormente la crisi, segnando una pericolosa deriva verso un progetto di pulizia etnica apertamente sostenuto da esponenti dell’amministrazione Trump e da una larga parte della coalizione di governo di Netanyahu. “Torniamo a Rafah perchè dal marzo scorso nulla è cambiato, tutto è drammaticamente peggiorato e non possiamo stare solo a guardare. Torniamo al confine per far sentire la nostra voce per chi non ha più voce e speranza di futuro. Chiediamo ancora una volta la fine dell’assedio, un cessate il fuoco immediato e l’apertura di tutti i valichi per l’ingresso degli aiuti umanitari. Vogliamo continuare a tenere acceso un faro su una apocalisse che sta distruggendo un popolo, una cultura e tutta l’umanità che ci condannerà indistintamente nella storia. ”, ha aggiunto Walter Massa, presidente di ARCI. Le organizzazioni denunciano come Israele continui deliberatamente a colpire la popolazione civile, utilizzando la fame, la sete, il blocco degli aiuti e l’assenza di carburante e cure mediche come armi di guerra. “Netanyahu sta attuando un terrorismo di Stato, con disprezzo assoluto per la vita umana e per il diritto internazionale. Il genocidio è sotto gli occhi di tutti, ma il mondo ha scelto di voltarsi dall’altra parte. Insieme alle oltre 52mila vittime palestinesi, a Gaza è morta anche la moralità dell’Occidente”, ha denunciato Stefania Ascari, deputata M5S e coordinatrice dell’Intergruppo parlamentare. Sulla stessa linea le parole di Laura Boldrini, deputata PD: “Come se non bastassero i bombardamenti indiscriminati e la Striscia rasa al suolo, a Gaza si muore di fame, di sete e di malattie per un piano preciso e dichiarato del governo Netanyahu. Un piano criminale che prevede anche l’invasione totale della Striscia e la deportazione dei palestinesi. Nel silenzio complice della comunità internazionale, è necessario tenere alta l’attenzione sullo sterminio in corso, vedere con i propri occhi, raccontare e denunciare i crimini che Netanyahu e il suo governo stanno compiendo”. Durante la missione, la delegazione incontrerà attivisti palestinesi, operatori umanitari, agenzie internazionali e delle Nazioni Unite, per raccogliere testimonianze dirette dai sopravvissuti e da chi da oltre 18 mesi lavora al fianco della popolazione civile, tanto a Gaza quanto in Cisgiordania. “Sono appena rientrato dalla missione Occhi in Palestina in Cisgiordania, dove l’occupazione si è fatta ancora più violenta dopo il 7 ottobre”, ha dichiarato Marco Grimaldi, deputato di AVS. “Ora ripartiamo verso quei valichi che rappresentano oltre 580 giorni di crimini contro l’umanità. Vogliamo entrare a Gaza e non ci fermeranno. Il disegno di annessione e pulizia etnica è ormai evidente, anche attraverso gli sfollamenti forzati. Speriamo che quei varchi si aprano prima del nostro arrivo e che venga interrotto l’uso dell’ignobile arma letale del blocco degli aiuti”. Nette le parole di Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina, che ha lanciato un appello alle istituzioni italiane ed europee: “Basta complicità: si agisca ora per fermare il genocidio e la pulizia etnica e ristabilire il rispetto del diritto internazionale. Non è più il tempo delle dichiarazioni di principio né delle condanne generiche: servono atti concreti. L’Italia e l’Unione Europea devono sospendere immediatamente ogni fornitura militare a Israele e adottare sanzioni economiche e diplomatiche efficaci, come previsto dal diritto internazionale nei confronti di chi si rende responsabile di crimini di guerra e contro l’umanità”. A concludere la conferenza, è intervenuta l’europarlamentare Cecilia Strada, rilanciando l’allarme sull’inerzia dell’Europa di fronte alla catastrofe umanitaria: “Sotto le macerie di Gaza sta morendo anche l’Europa. I governi e le istituzioni europee che non fanno nulla per fermare Netanyahu rivelano tutta la loro ipocrisia. Così facendo, ci stanno consegnando ai libri di storia come complici di un genocidio”.