Un Atlante di genere per una città femminista. L’esperienza di Bologna
Il Comune di Bologna, ufficio Pari opportunità e le associazioni Period Think
Tank di Bologna e Sex & the City di Milano hanno dato vita all’Atlante di genere
con l’intento di approfondire come le differenze di genere influiscono
sull’esperienza urbana delle persone.
La realizzazione dell’Atlante di genere di Bologna per una città femminista
rappresenta un momento chiave per dare luce, in modo sistematico e strutturato,
alla condizione delle donne e di tutte le soggettività di genere nel contesto
urbano bolognese.
Attraverso una prospettiva integrata e intersezionale, la pubblicazione consente
di individuare servizi, iniziative, reti e attività presenti sul territorio che,
consapevolmente o meno, supportano la quotidianità delle donne e delle
soggettività non conformi al genere dominante.
Grazie all’uso combinato di dati disaggregati per genere e mappe tematiche,
l’Atlante consente di far emergere gli usi differenziati della città e
contribuisce a evidenziare le disuguaglianze che richiedono interventi mirati.
“L’orizzonte femminista, scrive Emily Marion Clancy, Vicesindaca del Comune di
Bologna, nella prefazione dell’Atlante, non è mai raggiunto una volta per tutte
(e tutti), ma è un orizzonte mobile che spingiamo sempre più in là con le nostre
azioni, i nostri pensieri, le nostre lotte.
Di questo abbiamo l’ambizione di parlarvi in questo Atlante, seppure, proprio
per la mobilità del nostro orizzonte, senza alcuna pretesa di esaustività e anzi
con la possibilità, e la promessa, di aggiornamento, estensione, modulabilità
dell’Atlante stesso negli anni a venire.
Vi invito dunque a tenere a mente questa indicazione di percorso, prospettiva e
ampliamento nello scorrere l’Atlante. Di seguito non troverete un semplice
“catalogo” di quello che la città di Bologna offre in una prospettiva di genere,
ma uno strumento di analisi e insieme di proposta per il futuro”.
Il cuore del lavoro è una lettura critica della città attraverso una lente
femminista intersezionale che incrocia dati quantitativi e qualitativi, rendendo
visibili dinamiche spesso trascurate. La disaggregazione dei dati per genere,
infatti, permette di portare alla luce fenomeni altrimenti invisibili e di
fornire alla pubblica amministrazione uno strumento di orientamento concreto per
l’elaborazione di politiche urbane evidence-based.
In quest’ottica, la programmazione pubblica può diventare più trasparente,
efficace e aderente alla realtà vissuta da chi abita la città, influenzando
positivamente ambiti fondamentali come urbanistica, mobilità, educazione,
sanita, politiche sociali e pari opportunità.
L’Atlante mira anche a mettere a sistema informazioni che solitamente risultano
frammentate tra enti diversi, restituendo uno strumento di lettura critica,
nonché una guida ai servizi della città per donne e per tutte le soggettività di
genere.
Le diverse sezioni dell’Atlante affrontano tematiche quali la sicurezza nello
spazio pubblico (reale e percepita), la mobilità talvolta condizionata da
barriere fisiche e culturali, la salute e i servizi sanitari, l’abitare e
l’accesso alla casa, la toponomastica cittadina ancora sbilanciata rispetto alla
rappresentanza femminile, e il sex work.
Il processo di costruzione dell’Atlante ha coinvolto soggetti pubblici e
privati, in un dialogo utile a identificare e condividere le aree su cui
intervenire con maggiore urgenza.
Ad esempio, in un paese in cui il 74% del lavoro di cura e domestico non
retribuito è ancora a carico delle donne, non si tratta di supportarle nel
mantenere questo carico, ma di ripensare radicalmente le città affinché
infrastrutture, reti e servizi siano pensati per rispondere ai bisogni reali
della popolazione, superando le disuguaglianze di genere.
Allo stesso modo, è essenziale affrontare la questione della paura e della
percezione di vulnerabilità che molte donne e minoranze di genere sperimentano
nello spazio pubblico, soprattutto in orari serali e notturni.
Normalizzare questa paura significa ignorare il problema più ampio
dell’accessibilità e della libertà urbana.
Occorre quindi interrogarsi: di chi è la città? Chi può davvero viverla in modo
sicuro e autonomo? Quali corpi sono accolti e quali respinti?
Bologna, con la sua tradizione di innovazione sociale, si configura come un
laboratorio ideale per esplorare l’intersezione tra genere e variabili come
condizione socio-economica, provenienza geografica, età, disabilità e
orientamento sessuale, al fine di stimolare nuove politiche per l’eguaglianza
sostanziale.
Qui per visionare e scaricare l’Atlante di genere di Bologna per una città
femminista:
https://www.comune.bologna.it/myportal/C_A944/api/content/download?id=67f6670ee068140098583c63.
Giovanni Caprio