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L’esercito israeliano ha attaccato Handala in acque internazionali e rapito 21 civili disarmati
La Freedom Flotilla Coalition conferma che la nave civile Handala, in navigazione per rompere l’illegale e genocida blocco imposto da Israele alla popolazione palestinese di Gaza, è stata violentemente intercettata dalle forze militari israeliane in acque internazionali, a circa quaranta miglia nautiche dalla costa. Alle ore 11:43 (ora palestinese), le forze di occupazione hanno disattivato le telecamere a bordo della Handala e ogni comunicazione con l’equipaggio è stata interrotta. La nave, disarmata e impegnata in una missione umanitaria, trasportava beni di prima necessità destinati alla popolazione civile: latte in polvere per neonati, pannolini, alimenti e medicinali. L’intero carico era di natura civile e non militare, destinato alla distribuzione diretta a una popolazione stremata dalla fame indotta e dal collasso sanitario provocato dal blocco. A bordo della Handala si trovavano 21 civili provenienti da 12 Paesi, tra cui parlamentari, avvocatə, giornalistə, sindacalisti, ambientalisti e difensorə dei diritti umani. L’equipaggio comprende: Stati Uniti: Christian Smalls (fondatore dell’Amazon Labor Union), Huwaida Arraf (avvocata per i diritti umani, Palestina/USA), Jacob Berger (attivista ebreo-americano), Bob Suberi (veterano di guerra ebreo statunitense), Braedon Peluso (attivista e marinaio), Frank Romano (avvocato internazionale e attore, Francia/USA). Francia: Emma Fourreau (eurodeputata e attivista, Francia/Svezia), Gabrielle Cathala (parlamentare ed ex operatrice umanitaria), Justine Kempf (infermiera di Médecins du Monde), Ange Sahuquet (ingegnere e attivista per i diritti umani). Italia: Antonio Mazzeo (insegnante, ricercatore per la pace e giornalista), Antonio “Tony” La Picirella (attivista per la giustizia climatica e sociale). Spagna: Santiago González Vallejo (economista e attivista), Sergio Toribio (ingegnere e ambientalista). Australia: Robert Martin (attivista per i diritti umani), Tania “Tan” Safi (giornalista e attivista di origini libanesi). Norvegia: Vigdis Bjorvand (attivista per la giustizia di 70 anni). Regno Unito / Francia: Chloé Fiona Ludden (ex funzionaria ONU e scienziata). Tunisia: Hatem Aouini (sindacalista e attivista internazionalista). A bordo come giornalisti: Marocco: Mohamed El Bakkali (giornalista senior di Al Jazeera, con base a Parigi). Iraq / Stati Uniti: Waad Al Musa (cameraman e reporter di campo per Al Jazeera). Poco prima dell’arrembaggio, l’equipaggio della Handala aveva annunciato che, in caso di detenzione, avrebbe intrapreso uno sciopero della fame e rifiutato ogni forma di cibo dalle forze di occupazione israeliane. L’attacco alla Handala rappresenta il terzo atto di aggressione israeliana contro missioni civili della Freedom Flotilla nel solo 2025. A maggio, un drone ha bombardato la nave civile Conscience in acque europee, ferendo quattro persone e mettendo fuori uso l’imbarcazione. A giugno, la nave Madleen è stata illegalmente sequestrata e dodici civili — tra cui un membro del Parlamento europeo — sono stati rapiti. Israele continua a ignorare le ordinanze vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia, che obbligano lo Stato occupante a facilitare l’accesso umanitario alla Striscia di Gaza. Gli attacchi contro missioni civili e pacifiche rappresentano una gravissima violazione del diritto internazionale. “Israele non ha alcuna autorità legale per detenere civili internazionali a bordo della Handala,” ha dichiarato Ann Wright, membro del comitato direttivo della Freedom Flotilla. “Non si tratta di una questione interna a Israele. Parliamo di cittadini stranieri che agivano nel rispetto del diritto internazionale e si trovavano in acque internazionali. La loro detenzione è arbitraria, illegittima, e deve cessare immediatamente.” Appello alla mobilitazione civile: facciamo sentire la nostra voce Chiediamo con forza ai Ministri degli Esteri, alle ambasciate e alle autorità consolari dei Paesi coinvolti di attivarsi subito per la liberazione immediata delle persone rapite e per la condanna pubblica di questo atto vile, illegale e intimidatorio da parte delle forze di occupazione israeliane. Invitiamo la cittadinanza a mobilitarsi ovunque: * Scriviamo ai ministri e alle ambasciate * Tempestiamo di email i rappresentanti politici * Contattiamo la stampa, i giornalisti, le ONG * Riempiamo i social di messaggi di denuncia Ogni minuto di silenzio è complicità. È il momento di agire, dal basso, con forza e dignità. La legalità non può essere sospesa ancora una volta quando si tratta di Palestina. La libertà di Gaza passa anche dal mare. Noi non ci fermeremo: continueremo a salpare fino a che la Palestina sarà libera. Inviare mail a: Ministro degli Esteri Antonio Tajani: segreteria.ministro@esteri.it Ambasciata d’Italia a Tel Aviv: amb.telaviv@esteri.it Unità di crisi Farnesina (per tutela cittadini all’estero): unita.crisi@esteri.it Redazione Italia
La vicenda del maestro Gergiev a Caserta: quando le crociate di regime uccidono la cultura
È stato annullato il concerto, previsto per la prossima domenica 27 luglio alla Reggia di Caserta, del grandissimo direttore d’orchestra russo Valery Gergiev, reo di aver espresso simpatie per l’attuale presidente del suo Paese – almeno secondo i 700 intellettuali che, lo scorso 18 luglio, hanno indirizzato una lettera di protesta al governatore della Campania Vincenzo De Luca. Si tratta di una chiara crociata ideologica in chiave anti-russa più che anti-putiniana – crociata che si era già fatta sentire nel 2022 con l’annullamento di un corso universitario sul grande scrittore Dostoevskij, in quanto considerato un imprescindibile esponente della cultura russa. Apparentemente, per i benpensanti dell’Università Bicocca di Milano andava stigmatizzato tutto ciò che è russo. Così, ieri, lunedì 21 luglio, il governatore De Luca ha dovuto cedere alle «logiche di preclusione» e al «rifiuto di dialogare» dei 700 intellettuali, sorretti da numerosi partiti politici, e ha accettato di allontanare dall’Italia uno dei più grandi direttori d’orchestra al mondo, colpevole di aver espresso l’opinione che la guerra in Ucraina sia stata istigata dalla NATO per destabilizzare la Russia. Punto di vista vietatissimo nella nostra sedicente democrazia, la quale impone, come in un qualsiasi regime autoritario, un Pensiero Unico sui fatti ucraini. Si tratta, tuttavia, di un Pensiero Unico pieno di contraddizioni: eccone una. Tutti sanno (ma molti cercano di dimenticare) che, sotto la presidenza di G.W. Bush, gli Stati Uniti hanno fatto molto di più di quanto la Russia di Putin stia facendo in Ucraina oggi. Infatti, nel 2003, gli USA hanno non solo invaso illegalmente il Paese sovrano dell’Iraq, ma l’hanno occupato per intero, bombardandolo selvaggiamente per ben 10 anni e al costo di oltre un milione di morti civili. Eppure, per quanto all’epoca ci fossero forti proteste dirette contro Bush, non ci sono stati tentativi istituzionali di istigare un clima di odio verso la cultura e la società statunitensi. In Italia, i corsi universitari su Hemingway si sono tenuti regolarmente, nessuno si è sognato di cancellarli e se il maestro statunitense James Levine non ha potuto tenere il suo concerto presso l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nel 2021, è soltanto perché egli è purtroppo deceduto tre mesi prima. Nessuno chiedeva l’annullamento del suo concerto perché avrebbe messo in buona luce la cultura statunitense – come il concerto di Gergiev metterebbe in buona luce la cultura russa. In pratica, non c’è stata nessuna campagna per estirpare l’influenza statunitense in Italia. Non c’è stata un’«inchiesta sull’utilizzo di fondi pubblici» per fermare eventi filo-americani, come invece hanno chiesto i 700 intellettuali per bloccare ogni evento filo-russo nel territorio dell’Unione Europea. Non c’è stata la richiesta di un «fondo culturale dedicato agli artisti che si oppongono» al regime a stelle e strisce, come invece oggi quei 700 intellettuali vorrebbero che ci fosse contro la Russia. Evidentemente, le invasioni e le occupazioni sono accettabili quando a farle è un Paese alleato, non un Paese competitore. Anzi, per le classi dirigenti occidentali, oggi il Paese di Putin è diventato non solo un concorrente, ma potenzialmente un nemico in guerra. Un nemico da abbattere per eliminare un competitore, certo, ma anche e soprattutto per potersi impadronire delle sue immense ricchezze energetiche. Così, dal momento che non sono bastati 18 pacchetti di sanzioni per far crollare la Russia, né un’estenuante guerra per procura “fino all’ultimo ucraino” (e quindi fino all’ultimo russo), il Regno Unito, la Francia e la Germania hanno deciso di alzare la posta: hanno formato un’alleanza per spingere l’UE a contemplare un conflitto diretto con la Russia per dare il colpo di grazia al suo regime attuale. Quei tre Paesi occidentali si ricordano bene, infatti, come il crollo dell’URSS nel 1989 abbia poi consentito all’UE e agli USA di insediare a Mosca il debole Boris Eltsin, disposto a consentire alle industrie energetiche europee e statunitensi di accaparrarsi buona parte delle enormi ricchezze russe. Così, la Francia, la Germania e soprattutto il Regno Unito vogliono fare oggi. E non solo per il petrolio: infatti, il crollo della Russia consentirebbe all’Europa – insieme agli Stati Uniti – di poter più facilmente aggredire in seguito la Cina, costretta a difendersi da sola. Anzi, per molti osservatori, questo è l’obiettivo principale dietro il tentativo di intrappolare e di indebolire la Russia provocando la guerra estenuante in Ucraina. L’ondata di propaganda antirussa che imperversa in Italia e in Europa da tre anni, dunque, sembrerebbe servire ai tre Paesi occidentali appena menzionati per raccogliere consensi per una guerra anche nucleare dell’Europa contro la Russia. Bisogna combattere questo indottrinamento e contrastare la dilagante propaganda antirussa. Bisogna creare legami e scambi tra il popolo italiano e quello russo a tutti i livelli. Legami d’amicizia che rendano poi più difficili i tentativi del Potere di trascinarci in una guerra demonizzando la Russia. Legami che renderebbero più difficile cancellare le espressioni della cultura russa, come il concerto che Valery Gergiev avrebbe dovuto tenere questa domenica alla Reggia di Caserta.   Patrick Boylan
Esproprio di spazi comuni, I Murazzi al Lido di Venezia
Nel XVIII secolo la Repubblica di Venezia eresse un’imponente opera ingegneristica a difesa del litorale dell’isola del Lido e di Pellestrina allo scopo di proteggere la città e la laguna dalle mareggiate: una lunga barriera composta da grossi scogli di pietra, lunga in totale 15 chilometri, denominata i Murazzi. Dopo l’alluvione del 1966, che fece breccia in alcuni punti, i Murazzi furono rinforzati e la loro efficienza migliorata da opere complementari come i penneli (piccole dighe perpendicolari alla costa) e da una parallela barriera sommersa. Per molti veneziani e abitanti del Lido i Murazzi rappresentano un paradiso, la spiaggia libera e naturalistica accessibile a tutti e facilmente raggiungibile in bicicletta. Ogni anno gruppi di volontari organizzano la pulizia dei Murazzi dalle plastiche accumulatesi durante l’inverno. Gli assidui frequentatori del luogo innalzano ripari e tettoie con il legname portato dal mare per proteggersi dal sole e godersi il mare con comodità. Queste capanne sono usufruibili da tutti gli amanti del posto che si impegnano a rispettarle e tenerle pulite. Qui si svolgono feste, grigliate, tornei di calcio e di bocce: un luogo di socializzazione gratuito e autogestito che non dà fastidio a nessuno, ma che anzi è entrato a far parte del paesaggio e della vita cittadina. Eppure e forse proprio per questo, il Comune di Venezia su ordine della Procura ha cominciato a demolire queste costruzioni spontanee equiparandole ad “abusi edilizi” e infliggendo multe salatissime. Si invoca la sicurezza pubblica, il “pericolo” di possibili rave party in occasione della festa del Redentore nella notte del 19 luglio e non ultimo la proprietà demaniale che impone il divieto di transito e di accesso, mai fatto rispettare negli ultimi 70 anni. Ma di questi tempi per i Murazzi, come per il Lido di Venezia, si parla di “valorizzazione” cioè di esproprio dei beni comuni. Per l’attuale giunta Brugnaro l’isola del Lido deve tornare a essere la spiaggia internazionale dei super ricchi, come lo fu a inizio secolo. Al Lido si può ancora autorizzare l’apertura di nuovi alberghi, possibilmente a cinque stelle e si possono stipare i turisti che a Venezia non ci stanno più. Non solo la città, ma anche le isole vanno gentrificate in funzione turistica. Fino a 10 anni fa la spiaggia libera del Lido si trovava nella parte più centrale del litorale, poi è stata data in gestione a una società privata e la spiaggia libera, che ogni Comune deve garantire, è rimasta confinata al margine estremo dell’isola. Spiaggia più che libera abbandonata, non dotata di alcun servizio, nemmeno dell’indispensabile pulizia dell’arenile. Questa volta però di fronte alle demolizioni delle capannine dei Murazzi la città è insorta compatta: petizioni, manifestazioni sul posto, dibattito tra giunta e opposizioni. Domandiamoci: come mai proprio ora il Demanio fa valere i suoi divieti sui Murazzi? L’erosione degli spazi collettivi è conseguenza e al tempo stesso premessa della crescita sfrenata del liberismo capitalistico, della logica del profitto. A breve ci sarà vietato anche immergerci nel mare, se non pagando un ticket d’ingresso.   Redazione Italia
Protestare non è educato
In questi giorni oggetto di discussione sui giornali e nella piazza social è la protesta dello studente e della studentessa, che si sono rifiutati di sostenere la prova orale all’esame di maturità. Credo che quello che l’azione dei due e le varie reazioni, arrivate come sempre dalle parti più disparate […] L'articolo Protestare non è educato su Contropiano.
Giustizia per Mario Paciolla! Evento a Napoli
Martedì 15 luglio 2025 alle 18 Piazza Municipio, Napoli Martedì 15 luglio 2025, a cinque anni dalla morte di #MarioPaciolla, cooperante ONU trovato senza vita in Colombia nel 2020, Napoli scende di nuovo in piazza per chiedere verità e giustizia. Il corteo partirà alle ore 18.30 da Piazza Municipio per concludersi alle 19.30 in Piazza Dante. Seguirà alle 20.00 un evento pubblico al Parco Ventaglieri, con la proiezione dell’inchiesta giornalistica firmata da Antonio Musella per Fanpage, interventi istituzionali, testimonianze e contributi musicali. A moderare la serata sarà il giornalista Massimo Romano. La manifestazione avviene a seguito dell’archiviazione del caso da parte del Tribunale di Roma, che ha recentemente ritenuto la morte un suicidio. Una decisione che la famiglia, il Collettivo Giustizia per Mario Paciolla e numerose realtà sociali considerano inaccettabile, alla luce delle gravi contraddizioni mai chiarite. Interverranno tra gli altri Laura Lieto, vicesindaca del Comune di Napoli; Don Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele; Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana; Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21; Marco Sarracino, deputato del Partito Democratico; Dario Carotenuto, deputato del Movimento 5 Stelle; Luigi de Magistris, portavoce di Unione Popolare; i docenti Chiara Ghidini e Diego Lazzarich dell’Università L’Orientale; Lia Cacciottoli e Mario Leombruno in rappresentanza del Direttivo del Festival del Cinema dei Diritti Umani; Don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis; Don Tonio Dell’Olio, referente della Pro Civitate Christiana; Don Paolo Iannaccone del centro Ernesto Balducci di Udine. La serata sarà arricchita dalla partecipazione di importanti artisti della scena musicale napoletana, tra cui PeppOh, Giuseppe Di Taranto, Dario Sansone, Maldestro e la Banda Basaglia, che attraverso la musica contribuiranno a tenere viva la memoria e il messaggio di Mario. Durante l’iniziativa sarà anche presentato e sottoscritto da tutte le realtà presenti un Manifesto collettivo, che verrà consegnato come atto formale e pubblico della mobilitazione in corso. Il Collettivo invita cittadine e cittadini, istituzioni, università, movimenti e organizzazioni a partecipare numerosi: la memoria di Mario non può essere archiviata e la verità non può essere ignorata. Per informazioni e adesioni: giustiziapermariopaciolla@gmail.com       Redazione Napoli
Il trasporto di armi non è un servizio essenziale
Il 25 giugno scorso USB ha proclamato uno sciopero contro il trasporto di un carico di missili presso l’aeroporto civile di Montichiari (BS). Il Garante degli scioperi, basandosi su alcune delibere emesse in materia, ha chiesto di revocare lo sciopero, sostenendo che il trasporto di armi è un servizio essenziale e che solo un accordo sindacale validato dalla commissione di garanzia può escludere tale attività dall’applicazione della legge sui servizi pubblici essenziali. Lo sciopero per l’occasione è stato revocato dal sindacato, dopo che si è avuta la garanzia che il volo in questione fosse cancellato. La protesta comunque è proseguita tramite un presidio fuori dall’aeroporto a cui hanno partecipato, oltre a USB, diversi lavoratori, partiti, comitati, associazioni, centri sociali che si battono contro la guerra. In risposta alle dichiarazioni del Garante, il sindacato Usb sostiene invece che il trasporto di armi non è un servizio essenziale e che non esiste un accordo che lo escluda dalle merci sulle quali si applica la legge. Il sindacato afferma inoltre che in questo caso imporre l’obbligo dei tempi di preavviso e del tentativo di conciliazione sarebbe assurdo. In particolare nella legge 146/90 che regolamenta lo sciopero, nei servizi pubblici essenziali non viene mai citato il trasporto di materiale bellico. Anzi, il dirigente di USB Staccioli afferma che in un caso come questo dovrebbe subentrare il diritto all’obiezione di coscienza per affermare una posizione etica e politica contro la guerra e il genocidio in corso a Gaza. Quello che è successo all’aeroporto di Montichiari è un atto gravissimo; domani potrà accadere nei porti italiani, nei nodi ferroviari e perfino nelle scuole dove ci batte contro la loro militarizzazione. Ancora una volta è in corso un attacco al diritto di sciopero e ai diritti dei lavoratori. Dato l’aggravarsi della guerra e della situazione internazionale è necessario che tutti i sindacati e tutto il movimento  contro la guerra siano uniti nel difendere tali diritti e si mobilitino per esprimere solidarietà e vicinanza ai lavoratori che denunciano il traffico di armi e  che non vogliono essere complici della macchina bellica.   Redazione Italia
Tranvieri a Milano, cotti dal sole
Riceviamo dal sindacato degli autoferrotranvieri milanesi A.L. Cobas SGC (sindacato generale di classe) e più che volentieri pubblichiamo questo comunicato, anche perché la forma di scrittura ha raggiunto degli ottimi livelli di semplicità e capacità comunicativa, cosa che spesso nei sindacati manca. Buona lettura. Siamo sicuri che sarà interessante, per capire non solo cosa avviene in un luogo specifico di lavoro, ma anche quali sono le dinamiche che toccano la stragrande parte dei lavoratori e delle lavoratrici di questo Paese. Non faremo la fine della rana bollita! Nuova estate, vecchi problemi  Sono decenni che i tranvieri milanesi denunciano le altissime temperature che si sviluppano all’interno dei vecchi tram, quelli corti. Qualche anno fa i lavoratori raccolsero circa 300 firme, poi consegnate alla RSU locale, con le quali si chiedeva l’installazione di un sistema di “climatizzazione” affinché le temperature fossero sopportabili per i passeggeri, ma soprattutto per i conducenti. Come tutto ciò che finisce nelle mani delle RSU, anche queste firme finirono in qualche cassetto e ai lavoratori non fu data nessuna risposta sul perché non si potesse installare l’aria condizionata su questi tram. Non è neanche concesso togliere la paretina che almeno farebbe passare un po’ d’aria, dicono “per la sicurezza”: ma quale sicurezza?  Se qualche conducente dovesse svenire per il caldo non osiamo neanche immaginare cosa potrebbe succedere. A questo punto chiediamo una cosa banalmente realizzabile: basta prendere un piccolo impianto di aria condizionata (come quello di una Panda) e rinfrescare almeno la cabina, visto che i conducenti rimangono al posto guida per più di sette ore al giorno. Chiediamo a tutti i soggetti interessati di fare del benessere dei conducenti una priorità; ai sindacalisti di farsi qualche turno pomeridiano su questi tram, cosi si ricordano cosa vuol dire lavorare al caldo e ai colleghi ricordiamo di quando questi signori gli chiedevano il voto. Ora non bastano più le letterine e la vigile attesa. Sappiamo già che la risposta sarà che le Carrelle (così sono chiamati questi vecchi tram) andranno via via in dismissione, ma nel frattempo rischiamo di fare la fine della rana bollita! Analogo problema, mai risolto, lo riscontrano i conducenti di bus che ogni anno combattono contro i guasti all’aria condizionata. Qui il problema è l’assenza di manutenzione programmata e conservativa, ormai affidata totalmente ai privati attraverso gli appalti. Ciò ha decretato il disastro delle officine, che è quotidianamente sotto gli occhi di tutti. Da sempre diciamo che gli appalti sono il cancro che attanaglia tutti i servizi pubblici. In ATM se guardiamo come sono gestite le pulizie dei bagni e delle vetture nessuno può negare il disastro e se pensiamo che agli appalti e sub-appalti sarà affidato l’intero servizio pubblico di trasporto ci vengono i brividi… d’estate! Non solo aria condizionata Il cambiamento climatico, con estati sempre più torride, impone un cambio di mentalità della dirigenza aziendale, ferma ai primi del ‘900, che obbliga i conducenti a somigliare ai cocchieri del secolo scorso. La cura della salute e del benessere dei lavoratori deve passare anche attraverso la fornitura di un abbigliamento consono alla mansione svolta e all’ambiente di lavoro. Occorre dotare i conducenti di abbigliamento leggero e di qualità: magliette e pantaloni di cotone, leggeri e, perché no, corti (tipo bermuda). Oppure, per tutelare la cieca immagine dell’azienda, si è disposti a sacrificare la salute dei tranvieri? È preferibile vedere un tranviere in bermuda o uno con i pantaloni tirati su fino al ginocchio, come siamo costretti a fare per difenderci dall’afa? Nel frattempo quello che va fatto urgentemente è accorciare gli orari pomeridiani, in particolar modo nei mesi estivi e aumentare le pause, soprattutto ai conducenti alla guida delle Carrello. Sostituire immediatamente i bus con aria condizionata guasta, intervenendo anche sulle assurde resistenze degli operatori della Sala Operativa. Ricordiamo che sicurezza, salute, benessere, appalti, carichi di lavoro, abbigliamento e salari sono da più di tre anni i temi che hanno contraddistinto le nostre battaglie e i nostri scioperi e che porteremo sempre avanti!   Redazione Milano
Venezia, finto matrimonio in Piazza San Marco: nuova protesta di Extinction Rebellion per le nozze di Bezos
Extinction Rebellion ha organizzato un finto matrimonio in Piazza San Marco, in segno di protesta contro lo sfarzoso matrimonio del miliardario Jeff Bezos e Lauren Sanchez. Il movimento denuncia le influenze dei super ricchi sulla crisi ecoclimatica e sugli equilibri democratici di molti Paesi del mondo. È il primo dei tre giorni del matrimonio di lusso di Jeff Bezos e Lauren Sanchez, e a Venezia non si fermano le proteste. Questa mattina è tornata in azione Extinction Rebellion, con due figure mascherate in abito nuziale comparse in Piazza San Marco, legate con una mano a un finto pianeta e con l’altra ad altre persone che reggevano cartelli con scritto “i governi”, “i media”, “l’economia” e la “giustizia”. Alle loro spalle avrebbero dovuto issare un grande striscione che recitava “The 1% ru(i)ns the world” (ovvero “L’1% rovina il mondo”). Ma la polizia è intervenuta immediatamente disperdendo una pacifica manifestazione e sgomberando di peso decine di persone. Questo nonostante non vi fossero problemi per ordine pubblico e sicurezza. “Il diritto di manifestare pacificamente è garantito dalla Costituzione e la polizia può disperdere i manifestanti solo se pongono un pericolo per la sicurezza e l’ordine pubblico” afferma Elisa, una delle persone spostate di peso. “Il nostro messaggio di dissenso non può essere silenziato con la forza: il matrimonio di Jeff Bezos e dei suoi 250 invitati ultraricchi nella città simbolo della crisi climatica è uno dei paradossi del nostro tempo” continua Elisa. “Questo accade mentre la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi super miliardari sta influenzando l’intero sistema globale, condizionando i governi, i media, minacciando le democrazie e aggravando la crisi eco-climatica, di cui Venezia è un triste simbolo tangibile”. Ancora una volta, Extinction Rebellion riporta l’attenzione sull’impatto sproporzionato dei consumi e dello stile di vita delle persone più ricche del pianeta sul riscaldamento globale. Secondo uno degli ultimi studi pubblicati su Nature, infatti, si stima che l’1% più ricco della popolazione mondiale sia responsabile di circa il 20% dell’aumento delle temperature globali. Negli ultimi anni, inoltre, l’influenza delle persone più ricche del mondo è cresciuta in molti settori, da quello politico e quello mediatico. Sono diversi infatti i governi che sono stati, e vengono ancora oggi, supportati direttamente o indirettamente da ultra miliardari, influenzando molte delle politiche in tema di diritti, innovazione tecnologica e transizione energetica. Molte sono anche le piattaforme mediatiche di proprietà di pochi imprenditori miliardari che ne influenzano la libertà e la qualità di informazione, come Mark Zuckerberg, Elon Musk e lo stesso Bezos. Egli è infatti proprietario del Washington Post, giornale al quale, a partire dall’autunno scorso, ha imposto una linea editoriale che si occuperà solo di “libertà personali e libero mercato”, non potendo quindi più pubblicare opinioni contrarie a questi principi. “Mentre Venezia combatte, anno dopo anno, con l’intensificarsi degli effetti della crisi climatica e della speculazione, i nostri politici invitano la città a rimanere asettica di fronte all’arrivo di chi sta contribuendo in modo sproporzionato alla condizione in cui siamo” commenta Angela, riferendosi al commento del presidente della Regione Veneto sulle numerose proteste degli ultimi giorni. “Democrazia non è stare zitti, ma poter esercitare il diritto al pacifico dissenso!”. La protesta di oggi segue infatti quella di martedì all’Hotel Danieli, in cui 4 persone avevano appeso uno striscione in cima ad una gru con scritto “Tassare i ricchi per ridare al pianeta”, e quelle del comitato cittadino “No space for Bezos” e di Greenpeace. Proteste che sono state capaci di far spostare le nozze dalla Scuola Grande della Misericordia all’Arsenale, un luogo più semplice da “difendere” da eventuali altre iniziative di dissenso. Iniziano così tre giorni di festeggiamenti che promettono sfarzo senza precedenti, tra feste in palazzi storici e l’invasione della laguna di Venezia da parte di yacht di lusso, mentre crescono le diseguaglianze nel mondo, che hanno raggiunto livelli estremi e costituiscono, come ricorda il Presidente Mattarella, una minaccia per la democrazia. Fonti * Il Manifesto, https://ilmanifesto.it/bezos-e-in-citta-i-comitati-preparano-la-festa * Nature Cliamte Change, https://www.theguardian.com/environment/2025/may/07/two-thirds-of-global-heating-caused-by-richest-study-suggests#:~:text=Two%2Dthirds%20of%20global%20heating,suggests%20%7C%20Climate%20crisis%20%7C%20The%20Guardian * The Guardian, https://www.theguardian.com/business/2025/jan/22/influence-of-super-rich-on-donald-trump-threatens-democracy-say-patriotic-millionairesTax Justice Network, * Wired, https://www.wired.it/article/jeff-bezos-washington-post-sezione-opinioni-trump/ * Venezia Today, https://www.veneziatoday.it/politica/zaia-matrimonio-bezos-venezia.html * Italia Che Cambia, https://www.italiachecambia.org/news/jeff-bezos-extinction-rebellion/ * BBC, https://www.bbc.com/news/articles/cd0vjr07570oOpen, https://www.open.online/2025/06/14/venezia-matrimonio-jeff-bezos-polemiche-zaia-brugnaro/ * Corriere della Sera, https://www.corriere.it/economia/finanza/25_maggio_28/chi-sono-i-centimiliardari-e-perche-fanno-male-alla-democrazia-i-nuovi-oligarchi-e-la-societa-piu-diseguale-dell-antico-egitto-aac394a8-e702-4713-a4f6-4a062a442xlk.shtml * AskaNews, https://askanews.it/2025/04/04/monito-di-mattarella-sulla-democrazia-concentrare-potere-la-indebolisce-2/   Extinction Rebellion
Giugno 23, 24, 25…a Milano: la città dà il meglio di sè – VIDEO
In questi giorni a Milano abbiamo visto un brulicare di attività, proteste, flash mob, che hanno fatto sentire viva tutta questa umanità che continua a battersi perché genocidio, bombe, morte, finiscano subito. Sono ormai 9 giorni che prosegue la presenza quotidiana in piazza Duomo, dalle 18.30 alle 19.30, come un basso continuo. Lunedì 23 giugno, a ridosso dell’attacco israeliano e statunitense contro l’Iran, si è tenuto un presidio sotto il consolato Usa. Almeno 200 persone hanno urlato a lungo la loro rabbia contro quel simbolo di uno strapotere sempre più avversato – crediamo – da ogni parte del mondo. Le parole che arrivano dai governi di Usa e Israele lasceranno il segno della loro infinita arroganza, della manifesta supremazia, del dilagante razzismo. Come dice un detto palestinese: “Coloro che scavano una buca malvagia, vi cadranno dentro”. Martedì 24 giugno, quasi in contemporanea al presidio in Duomo, due momenti paralleli a denunciare il genocidio in due forme diverse: un enorme die-in nei pressi della Darsena, dove un centinaio di persone si sono buttate a terra, con grande effetto su tutti coloro che passavano e (una volta tanto) ripresi anche dalla Rai locale, e un presidio in piazza Mercanti organizzato dal comitato che si batté per la liberazione di Julian Assange e che ha ricordato le centinaia di giornalisti uccisi in Palestina. Mercoledì 25 giugno, partita da Firenze e diffusasi in tutte le città italiane, finalmente è arrivata anche a Milano la denuncia al genocidio attraverso la musica: “La musica contro il silenzio. Contro l’apartheid e il genocidio in Palestina”. Un concerto meraviglioso: oltre duecento musicisti, un centinaio di coristi, e diverse centinaia di uomini e donne attorno pronti a intonare Bella Ciao nel gran finale. Abbiamo bisogno di questo: di vita, di riscatto, di bellezza, di forza per resistere e soprattutto sostenere chi sta resistendo in quelle terre martoriate. Grazie Milano. Nei prossimi giorni le iniziative continueranno, eccone alcune: Giovedì 26, ore 18-20: presidio a Sesto San Giovanni delle donne per la pace per un futuro senza violenza (piazza 4 Novembre, metro sesto Rondò). Venerdì 27, ore 17.30 piazza Bottini, stazione Lambrate (MI) tenda contro la guerra. Sabato 28, Pride, che sicuramente vedrà tante bandiere palestinesi…. Domenica 29 Giugno, ore 18, piazza San Babila, presidio: Fermiamo il genocidio in Palestina. Sempre domenica 29 Giugno (Spino d’Adda) e martedì 1° luglio (anfiteatro Martesana, Mi): DABKE, una performance di danza tradizionale palestinese, organizzato da Casapace Milano. Ognuna di queste iniziative punta a trasformare un mondo pieno di ingiustizie e violenza in un mondo giusto, libero e accogliente per tutti e tutte. Ci auguriamo che possano moltiplicarsi e crescere come un’onda inarrestabile. Andrea De Lotto
Manifestazione contro la guerra ad Atene
Migliaia di persone si sono riunite in Piazza della Costituzione – Sintagma – ad Atene per manifestare contro la guerra, contro l’attacco statunitense all’Iran e a favore del disimpegno della Grecia dalla NATO, condannando la cooperazione del governo e dell’UE con Israele. Si tratta di una serie di mobilitazioni che si stanno svolgendo in molte città e capitali europee in vista della riunione di alto livello della NATO che si terrà all’Aja, nei Paesi Bassi, dal 24 al 26 giugno. Foto di Evita Paraskevopoulou | Pressenza Pressenza Athens