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Verona: sabato 13 Tumulto pride
Tumulto pride è una manifestazione organizzata dal basso dalla Rete Verona Rainbow sabato 13 settembre: un pride intersezionale, al fianco della lotta palestinese, delle persone migranti con il protagonismo di lesbiche gay trans queer no binary trans. Il corteo parte sabato 13 alle 16 dalla Stazione di Porta Nuova per arrivare nel quartiere di Veronetta; il giorno precedente, venerdì 12 settembre alle ore 16, al campo sportivo Gigi Piccoli, via Caroto, incontro nazionale. Ne parliamo con un compagno del Circolo Pink
Se Israele blocca la Sumud, noi blocchiamo l’Europa – di Effimera
I portuali di Genova hanno capito tutto. E noi dovremmo seguirli, senza pensarci due volte, cogliendo lo spirito del tempo. I centri sociali del Nord Est hanno boicottato la Mostra del Cinema di Venezia, chiedendo l’esclusione dal programma di due star sioniste conclamate: il Lido è stato preso d’assalto da più di diecimila attivisti. [...]
Ridi del duol, che t’avvelena il cor! – di Abo
Appunti sulla fine di questo Leoncavallo, l'inutilità della nostalgia, l'urgenza di un frastuono. Lo sgombero più annunciato e rinviato di sempre, ha colto tutti di sorpresa un anonimo giovedì agostano. Con diciannove giorni di anticipo su quanto pattuito dall'ufficiale giudiziario (che dopo 133 rinvii s’è fatto ufficioso) e un’ordinanza firmata dal questore, il governo [...]
2 settembre assemblea L38Squat per una resistenza collettiva agli sgomberi
Con una compagna parliamo dell'assemblea domani alle 1830 al L38Squat a via Giuliotti al VI ponte del Laurentino.  Durante questa estate diverse realtà si trovano ad affrontare la speculazione violenta nei propri contesti di vita e di lotta. Roma e provincia sono cantieri a cielo aperto di progetti mortiferi e di colate di cemento che precedono sgomberi, sfratti e nuove espulsioni dalla città per chi non può permettersela. A Roma e nella regione intera, per legge le cantine ed i garage diventano luoghi abitabili in linea con la tendenza del governo nazionale che investe sull'edilizia carceraria come unica edilizia popolare consentita. Come collettivo che autogestisce L38Squat - il Centro sociale del sesto ponte - chiamiamo tuttx a raccolta per discutere gli sviluppi in corso nelle nostre situazioni e per aggiornare la nostra rete di relazioni su cosa sta cambiando velocemente nel nostro quartiere.  Vogliamo organizzare una resistenza collettiva e vogliamo farlo con gli altri focolai di lotta in città e con tutte le persone che vogliono aggiungersi con idee ed energie. La proposta è stata già raccolta dal collettivo del Bilancione Occupato per le lotte contro il porto crocieristico a Fiumicino, dal collettivo che autogestisce Strike e che vede sorgere un cantiere per una residenza di lusso per studenti nello spazio che BNL ha conquistato nella trattativa con l'ex OZ (Officine Zero), dal collettivo del De Lollis Underground che con uno studentato ci divide lo spazio e tutte le implicazioni questo comporta e dal collettivo del CSOAT Auro e Marco su quello che si muove tra sgomberi e riqualificazione nel quartiere di Spinaceto.  Invitiamo il quartiere e chi vuole lottare fianco a fianco ad aggiungersi:  martedì 2 settembre ore 18.30 a L38Squat, via Domenico Giuliotti 8x, sesto ponte del quartiere Laurentino 38  L38Squat - PALESTINA LIBERA
Sergio Fontegher Bologna sullo sgombero del Leoncavallo
Com’era prevedibile, alla proditoria azione di sgombero attuata dal Ministero per giocare d’anticipo e bloccare a) una programmata azione di mediazione del Comune di Milano con la ricerca di una nuova sede, b) un ricompattarsi di quel che resta del … Leggi tutto L'articolo Sergio Fontegher Bologna sullo sgombero del Leoncavallo sembra essere il primo su La Città invisibile | perUnaltracittà | Firenze.
Milano e lo sgombero del Leoncavallo: la posta in gioco è la città
Hanno sfrattato e sgomberato il Leo, il centro sociale “più famoso” della penisola e anche oltre, il centro di Fausto e Iaio, uccisi dai fascisti, uno spazio autogestito attraversato da generazioni, luogo di militanza, creatività, cultura o anche semplicemente di svago, un pezzo di Milano, un capostipite e, in ultima analisi, il simbolo di una storia molto più grande. Questo e molto altro è il Leoncavallo e dobbiamo ricordarcelo sempre per cogliere il significato di quanto avvenuto ieri 21 agosto e di quanto non avvenuto negli anni precedenti. Tutto il resto potrà essere anche importante, ma oggi e qui è irrilevante, perché quello che accade al Leo non riguarda solo il Leo, ma riguarda tutti e tutte noi. Il Leoncavallo sarebbe stato sfrattato questo autunno, il 9 settembre, data fissata dall’ufficiale giudiziario, o poco dopo. Lo sapeva chiunque in città. Ma poi dalle parti degli ex missini hanno annusato il sangue e il 30 luglio scorso una delegazione lombarda di FdI si è recata dal Ministro degli Interni Piantedosi, chiedendo esplicitamente lo sgombero anticipato. Già, perché aspettare la data istituzionale e pure con il rischio di qualche soluzione negoziata in extremis? Meglio fare l’azione di forza, rivendicare lo scalpo dell’odiato centro sociale e nel contempo avviare la campagna elettorale delle destre per le comunali di Milano. E così hanno fatto e per essere proprio sicuri di non venire fraintesi hanno pure aggiunto un piuttosto inedito sgarbo istituzionale, non preavvisando nemmeno il Sindaco. Insomma, i tempi stanno cambiando rapidamente e anche se non siamo ancora alla situazione trumpiana o ungherese, quello è l’approdo che si immaginano le destre post fasciste e salviniane. Cioè, non si fa neanche più finta di rispettare la forma e chi dissente dal governo sa cosa si deve aspettare. Prima prendiamo atto che le cose stanno così e ci regoliamo di conseguenza, meglio è. Ma se la responsabilità di questo sgombero agostano è tutta governativa, non possiamo certo ignorare il fatto che sia avvenuto nella Milano amministrata dal centrosinistra da ormai da 14 anni. E tutto si può dire tranne che la “questione Leoncavallo” sia un fulmine a ciel sereno. Anzi, innumerevoli sono state le discussioni e le promesse da parte delle amministrazioni comunali in questi anni, ma fatti concreti neanche uno. Ci spiegheranno che ci hanno provato, ma che c’erano problemi, ostacoli, difficoltà, eppure non si può non notare il contrasto evidente con la disinvoltura e l’efficienza mostrate per assecondare i vari Catella. Ora il Sindaco Sala dice che farà quello che non ha fatto fino ad ora. Vedremo. A proposito, ora cosa succederà sull’area “finalmente restituita ai legittimi proprietari”? Semplice, sorgeranno palazzi, com’è già successo tutto attorno al Leo, perché nel frattempo quell’ex area dismessa è diventata valorizzabile. E se avete qualche dubbio, date un occhio a quello che è successo ieri in borsa, quando il titolo della società immobiliare di Cabassi ha preso il volo. È il modello Milano, bellezza. Appunto, il Leoncavallo ci riguarda tutti e tutte, perché riguarda la legittimità e la possibilità di costruire spazi di autogesione e di opposizione sociale e riguarda il modello di città che vogliamo per Milano. Giù le mani dalla città! è il titolo dell’appello che chiama il corteo nazionale del 6 settembre a Milano, deciso dall’assemblea che si è tenuta ieri davanti il Leo sgomberato. Vediamo di costruirlo bene, insieme, all’altezza della situazione, perché spontaneamente non accade nulla e tutto dipende da noi. Articolo pubblicato originariamente su Milano In Movimento, il 22 agosto 2025. Immagine di copertina e nell’articolo di Milano in Movimento SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Milano e lo sgombero del Leoncavallo: la posta in gioco è la città proviene da DINAMOpress.
Solo perché rom
Alcune riflessioni sono necessarie riguardo al linguaggio, e al metalinguaggio che veicola, usato dal leader della Lega, attuale Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture. Mi riferisco al suo commento in un post su X alla notizia dell’identificazione dei minori coinvolti nell’incidente stradale a Milano che ha causato la morte della signora Cecilia De Astis (per la quale ci sentiamo addolorati). I quattro minori sono tre bambini e una bambina rom (tra gli 11 e i 13 anni di età), cittadini italiani, che si son dati alla fuga dopo l’investimento. Il Ministro ha utilizzato un linguaggio a lui caro: «Campo rom da sgomberare subito, e poi radere al suolo dopo tanti anni di furti e violenze…». Linguaggio simile, utilizzato spesso in passato da leader della Lega (usare la ruspa); da Ministro dell’Interno, inoltre, l’onorevole Salvini aveva proposto un censimento dei campi rom in Italia -. In aggiunta, anche l’espressione «pseudo “genitori” da arrestare e patria potestà da annullare». Quante bravate di minori italiani finite in tragedia abbiamo letto sui giornali o ascoltato al giornale radio? Immaginiamo un simile linguaggio applicato alle famiglie sventurate di tali giovani: si dovrebbero radere al suolo case, forse interi condomini… Questo linguaggio – utilizzato in questi tempi in cui abbiamo notizie di altri sgomberi e di radimenti al suolo di intieri quartieri di città nella Striscia di Gaza – fa venire i brividi. Veicola, inoltre, un messaggio nascosto che emerge nei commenti: bruciare i campi rom (con le persone dentro), usare i gas, ecc. Oltre al fatto che, come è accaduto nel passato, è sempre possibile che qualche malintenzionato il fuoco lo appicchi veramente, questo linguaggio evidenzia in modo inequivocabile il brodo di cultura sicuritaria di stampo fascista in cui siamo immersi e che una parte consistente della politica nostrana rivendica. Pierpaolo Loi
TRENTINO: MANGANELLATE E PIOGGIA DI LACRIMOGENI SUI PARTECIPANTI DI ‘FREE SPRING’
Violento sgombero dell’evento “Free Spring”, free party di musica ed socialità iniziato giovedì 1 maggio sui prati di Malga Lomasone, nei pressi di Comano Terme, provincia di Trento. La festa sarebbe dovuta durare fino a domenica 4 maggio, ma dopo la denuncia lanciata dal sindaco Fabio Zambotti già nella prima giornata di inizio del Free Spring, venerdì, sono intervenuti polizia, carabinieri, vigili urbani e vigili del fuoco per sgomberare i partecipanti in base alla norma approvata a inizio mandato del Governo Meloni, quella anti-rave. Tra i partecipanti alla festa a nord del Lago di Garda, oltre duecento persone, erano presenti anche “bambini, anziani”, sottolinea l’organizzazione in un comunicato diffuso a seguito degli scontri. I manifestanti hanno affermato di aver prontamente comunicato alle forze di polizia la volontà di collaborare pacificamente. “Le forze dell’ordine hanno intimato di smontare immediatamente il tendone e l’impianto audio, altrimenti li avrebbero presi con la forza”. “Dopo qualche ora”, riferiscono i manifestanti, “finito di smontare il tendone, abbiamo iniziato a smontare il palco. Con l’arrivo del buio la situazione ha continuato a scaldarsi: è arrivata una camionetta dei vigili del fuoco. Illuminati da quest’ultima, quaranta guardie armate sono avanzate senza comunicare nulla, spingendoci contro le impalcature del bar, manganellando persone disarmate e creando una situazione di panico”. “Mentre ci picchiavano e sparavano gas lacrimogeni hanno rubato un furgone vuoto, supponendo che ci fosse l’impianto audio all’interno. Sfruttando la confusione hanno violentemente sequestrato tre persone. Sotto una pioggia di lacrimogeni durata una trentina di minuti, sparando anche ad altezza uomo, hanno cominciato ad allontanarsi seguendo il furgone rubato. Nel frattempo è stata chiamata un’ ambulanza, a cui inizialmente hanno impedito di scendere”. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto la testimonianza di un partecipante che preferisce restare anonimo. Ascolta o scarica Il commento dell’avvocato penalista trentino Nicola Canestrini. Ascolta o scarica