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Il governo spagnolo apre due centri di detenzione per migranti in Mauritania
Un’inchiesta di El Salto ricostruisce finanziamenti e strategie dietro i meccanismi di esternalizzazione delle frontiere. Questa inchiesta, pubblicata da El Salto, ricostruisce la recente apertura di due centri di detenzione per persone migranti in Mauritania da parte del governo spagnolo, analizzando gli accordi, i finanziamenti e le implicazioni delle politiche migratorie esternalizzate. Ringraziamo la redazione 1 e gli autori dell’inchiesta per averci concesso l’autorizzazione a tradurre e pubblicare il loro lavoro in italiano. La traduzione è stata curata da Juan Torregrosa. Entrambi i centri di detenzione sono stati costruiti dall’agenzia di cooperazione spagnola FIAP, del Ministero degli Affari Esteri e riservano spazi e persino culle per privare della libertà anche i migranti minorenni. Dizionario della RAE: Carcere: 1.f. Luogo destinato alla detenzione dei prigionieri. Dal 17 ottobre scorso la Mauritania dispone di due nuovi centri di detenzione per migranti, uno situato a Nouakchott, capitale del Paese, e l’altro a Nouadhibou, al confine con il Sahara occidentale occupato illegalmente dal Marocco. Entrambi i centri sono stati avviati dalla Fondazione per l’Internazionalizzazione delle Amministrazioni Pubbliche (FIAP), un’agenzia di cooperazione del governo spagnolo che dipende dal Ministero degli Affari Esteri. Le autorità spagnole affermano che questi spazi sono ispirati ai Centri di Assistenza Temporanea per Stranieri (CATE) delle Isole Canarie e ammettono che, a differenza della Spagna, priveranno della libertà anche i minori, compresi i neonati in fase di allattamento, cosa che la legislazione spagnola proibisce. Una fonte spagnola coinvolta nella creazione di questi centri afferma che, nonostante il loro nome ufficiale, “si tratta ovviamente di centri di detenzione” e precisa che i bambini saranno trattenuti lì solo se accompagnati da un familiare. Due fonti mauritane confermano questa affermazione. La FIAP, il governo mauritano e la Delegazione dell’Unione Europea in Mauritania non rispondono a nessuna delle domande formulate per questo articolo. Il centro di detenzione costruito dal governo spagnolo a Nouakchott dispone di almeno 107 posti, comprese due culle per neonati, secondo i documenti della FIAP a cui ha avuto accesso questa indagine, mentre quello di Nouadhibou avrà almeno 76 posti, oltre ad altre due culle. I lavori e le forniture per la realizzazione di questi edifici sono stati finanziati con fondi spagnoli e del Fondo fiduciario di emergenza dell’Unione Europea, attraverso il progetto di polizia Associazione Operativa Congiunta (POC, acronimo francese), guidato dalla FIAP. Il presidente della Repubblica Islamica di Mauritania, Mohamed Ould El Ghazouani, accoglie il presidente Pedro Sánchez all’aeroporto di Nouakchott. Fernando Calvo MONCLOA La Spagna esternalizza i propri confini in Mauritania Per comprendere la storia dietro le carceri per migranti che la Spagna ha aperto in Mauritania, bisogna risalire al 15 maggio 2024, quando 15 governi dell’Unione Europea hanno inviato una lettera alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, chiedendo di seguire l’esempio di Giorgia Meloni, presidente del governo italiano, che ha avviato un centro di detenzione per migranti in Albania. Il governo spagnolo non ha firmato quella missiva, ma una settimana prima, l’8 maggio 2024, aveva assegnato all’impresa edile CADG i lavori per allestire due centri di detenzione per migranti in Mauritania. Tre mesi dopo, nell’agosto 2024, il presidente spagnolo e la presidente europea si sono recati in Mauritania e hanno promesso di inviare oltre 500 milioni di euro al governo militare del generale Mohamed Ould El Ghazouani.  La FIAP non specifica se abbia messo in atto alcun meccanismo o protocollo per impedire alle autorità mauritane di maltrattare e torturare i detenuti. Negli ultimi anni, l’esecutivo presieduto da Pedro Sánchez ha anche aumentato il trasferimento di intelligence e attrezzature di polizia al regime mauritano con l’obiettivo di reprimere la partenza di imbarcazioni dirette alle Isole Canarie. Questo subappalto del controllo migratorio a Paesi terzi, noto come “esternalizzazione delle frontiere” e attuato attraverso la FIAP, ha portato la Mauritania a raddoppiare i raid per arrestare i migranti. Agenti della Guardia Civil e della Polizia Nazionale Spagnola dispiegati nel Paese partecipano a queste operazioni, che includono perquisizioni domiciliari senza autorizzazione giudiziaria e arresti arbitrari per motivi razziali. L’apertura di due centri di detenzione per migranti ha comportato una spesa totale di almeno 1.080.625 euro di fondi europei, secondo i documenti ufficiali a cui ha avuto accesso questa indagine. Tutti i contratti sono stati assegnati senza gara pubblica da parte della FIAP e hanno beneficiato di finanziamenti europei. La Mauritania è diventata una delle priorità finanziarie della FIAP in coincidenza con l’aumento del flusso migratorio sulla “rotta delle Canarie”. Senza andare oltre, il 1° novembre questa agenzia ha erogato 160.000 euro (senza gara d’appalto) per acquistare un numero indeterminato di veicoli 4×4 e droni con visori notturni per la polizia mauritana. In una comunicazione della FIAP successiva alla pubblicazione di questo articolo, l’agenzia nega categoricamente che l’appalto sia stato aggiudicato senza gara pubblica e sostiene che i contratti sono stati aggiudicati con “procedura pubblica” in base alla prima disposizione aggiuntiva della legge sugli appalti pubblici che regola i contratti all’estero. Questa agenzia di cooperazione del Ministero degli Affari Esteri, coinvolta nello scandalo di corruzione noto come “caso Mediador” o “caso Tito Berni”, non specifica se abbia messo in atto alcun meccanismo o protocollo per impedire alle autorità mauritane di maltrattare e torturare i detenuti, né fornisce il regolamento che ne disciplinerà il funzionamento. Sul suo sito web, la FIAP riconosce che questi centri contribuiranno a “determinare se [i migranti detenuti] sono vittime di tratta, minori non accompagnati, persone vulnerabili o richiedenti protezione internazionale” e assicura che i detenuti rimarranno in custodia per un massimo di 72 ore. Questa agenzia di cooperazione spagnola non ha risposto a nessuna delle domande poste, sostenendo che porCausa non è un mezzo di comunicazione. Inaugurazione del centro di detenzione per migranti a Nouakchott (Mauritania) – Foto Delegazione dell’UE in Mauritania L’inaugurazione di entrambi gli spazi ha avuto luogo lo scorso 17 ottobre alla presenza di agenti della Polizia Nazionale spagnola, rappresentanti dell’Unione Europea e del Ministro dell’Interno mauritano. La Spagna conta più di 80 funzionari e agenti della Guardia Civil, della Polizia Nazionale e del CNI dispiegati in modo permanente in Mauritania. Tre fonti con accesso a questi centri di detenzione affermano che le carceri per migranti della FIAP in Mauritania sono già pronte, ma non sono ancora entrate in fase operativa, quindi per il momento nessun migrante detenuto vi avrebbe pernottato. Inizialmente era prevista anche la partecipazione all’inaugurazione del commissario Abdel Fattah, capo dell’Ufficio per la lotta contro l’immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani della polizia mauritana. Fattah, incaricato di ricevere e gestire i dispositivi per il controllo dei flussi migratori che la Spagna fornisce alla Mauritania attraverso la FIAP, alla fine non ha partecipato alla cerimonia perché è stato sollevato dal suo incarico dopo che si è scoperto che riceveva tangenti dai trafficanti di esseri umani che organizzano i cayucos dirette alle Canarie, in cambio di informazioni errate fornite alla Guardia Civil, come rivelato da un’indagine di porCausa e dai quotidiani El País e Le Monde. Nel 2022 Fattah è stato insignito della medaglia al merito di polizia dal Ministro dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska. Questo ufficiale della polizia mauritana, cugino dell’ex presidente Mohamed Ould Abdel Aziz, è libero e non ha accuse a suo carico. Il commissario mauritano destituito, Abdel Fattah, riceve la medaglia al merito di polizia dalle mani del Ministro dell’Interno spagnolo Fernando Grande-Marlaska, nel 2022. PH: Agenzia Mauritana di Informazione Le aziende coinvolte Falcon Consultores, la società che ha redatto lo studio tecnico di queste carceri, non ha risposto alle domande poste per questo articolo. CADG, che ha realizzato i lavori e fornito anche arredi e attrezzature, sottolinea di avere “regole severe” per evitare pratiche corrotte e conflitti di interesse in conformità con le “norme etiche internazionali” e chiede di risolvere le questioni relative a queste carceri per migranti con la FIAP. In Mauritania entrambe le società si sono aggiudicate diversi contratti di TRAGSA, un’azienda di proprietà dello Stato spagnolo. Da quando Pedro Sánchez è arrivato alla Moncloa, TRAGSA è responsabile di diversi contratti relativi al controllo dell’immigrazione, come i lavori di ammodernamento delle recinzioni di confine di Ceuta e Melilla. Essendo costituita come società privata, i giornalisti non possono richiedere informazioni sui suoi contratti e sulle sue attività ai sensi della legge sulla trasparenza. In risposta alle domande poste, TRAGSA riconosce di aver ricevuto «un incarico dalla FIAP per la realizzazione del progetto costruttivo e l’esecuzione dei lavori dei centri di detenzione temporanea a Nouakchott e Nouadhibou» e chiarisce che successivamente, su richiesta della FIAP, «è stato deciso» e alla fine non ha eseguito tali lavori. FIAP sostiene che la risoluzione del contratto sia avvenuta in termini amichevoli e ha inviato il fascicolo che lo dimostra successivamente alla pubblicazione dell’articolo su El Salto. Il team di giornalisti che ha redatto questa informazione ha inviato alcune domande anche alle autorità della Mauritania, tramite il Ministero dell’Interno e l’ambasciata a Madrid. Il governo mauritano non ha risposto a nessuna delle domande poste, né ha chiarito cosa intende fare con i migranti privati della libertà nelle due prigioni costruite dalla Spagna. Abbandoni nel deserto sponsorizzati dalla Spagna e dall’UE Il regime mauritano effettua retate – con il sostegno e le informazioni fornite dalla Guardia Civil, dalla Polizia Nazionale e dal CNI – per arrestare arbitrariamente persone di colore, compresi bambini in età lattante. Le autorità mauritane utilizzano quad, veicoli 4×4, droni e dispositivi tecnologici forniti dalla FIAP per effettuare questi arresti. I migranti arrestati vengono privati di tutti i loro effetti personali (compresi documenti d’identità e telefoni), condotti in carcere e sottoposti a soggiorni di diversi giorni in condizioni disumane, senza cibo, acqua né accesso ai servizi igienici. Almeno due agenti della Polizia Nazionale spagnola si recano settimanalmente in questi centri, a Nouakchott e Nouadhibou, per rilevare le impronte digitali e scattare fotografie ai detenuti. L’ottenimento di questi dati non è banale: dal 2003 la Spagna e la Mauritania hanno un accordo in base al quale le autorità spagnole possono espellere cittadini di Paesi terzi verso la Mauritania.  Ogni settimana la Polizia Nazionale spagnola di stanza in Mauritania riceve liste con i nomi e cognomi delle persone che gli agenti mauritani abbandonano in zone remote. Infine, i detenuti vengono abbandonati in zone remote come Gogui, al confine desertico con il Mali, un territorio con un’alta presenza dell’organizzazione jihadista JNIM, affiliata ad Al Qaeda nel Sahel. Tra i migranti che subiscono questi abbandoni nel deserto spiccano persone con profilo di richiedenti asilo in fuga dalla guerra in Paesi come il Mali o il Niger e dalla violenza politica in nazioni come la Guinea Conakry. Ogni settimana la Polizia Nazionale spagnola di stanza in Mauritania riceve liste con i nomi e cognomi delle persone che gli agenti mauritani abbandonano in zone remote. Le prove a sostegno di queste informazioni sono contenute in un’inchiesta giornalistica coordinata da Lighthouse Reports, con la partecipazione di porCausa, e in un ampio rapporto dell’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch. L’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni sono a conoscenza di questi abusi, secondo documenti interni a cui porCausa ha avuto accesso. Tra queste vittime ci sono giovani come Sady Traoré, un musicista maliano fuggito da Bamako (Mali) dopo aver ricevuto minacce per aver organizzato concerti contro il colpo di Stato militare nel suo Paese. Traoré ha deciso di stabilirsi temporaneamente in Mauritania, ma dopo essere stato abbandonato due volte nel deserto dalle forze mauritane, ha deciso di emigrare in Spagna. Questo giovane è arrivato alle Canarie nel gennaio 2024 e da allora non ha potuto esercitare il suo diritto di chiedere asilo. Traoré attualmente dorme sotto un ponte in una località vicino a Valencia e sopravvive svolgendo lavori occasionali come bracciante nel settore agricolo. Il Comitato spagnolo di aiuto ai rifugiati (CEAR) sta cercando di aiutarlo a ottenere un appuntamento per richiedere l’asilo. Fundación porCausa Il giornalismo è una professione rischiosa in Mauritania. Un professionista dell’informazione che ha collaborato a questo reportage ha deciso di non firmare per paura di ritorsioni. Per motivi di sicurezza, questa informazione omette anche il nome e i dettagli di diverse fonti umane, tra cui diversi migranti vittime di questo schema e una mezza dozzina di funzionari delle forze di sicurezza spagnole e mauritane. Questa indagine è stata condotta con il sostegno del Pulitzer Center. La Fondazione porCausa è un’organizzazione indipendente di giornalismo e ricerca sulle migrazioni. Il lavoro di porCausa è reso possibile dalla sua comunità di soci. Anche tu puoi unirti a noi tramite questo link. Se desideri inviare informazioni sensibili a porCausa o El Salto, contattaci tramite Signal senza rivelare la tua identità al seguente numero di telefono: +33 7 81 52 99 58. El Salto è un progetto di circa 200 persone e oltre 10.000 soci, che promuove un giornalismo radicalmente diverso: indipendente, autogestito, orizzontale e assembleare. È un medium democratico, a proprietà collettiva, decentralizzato e finanziato dalla comunità, non da grandi corporazioni. Il suo obiettivo principale è contribuire alla trasformazione sociale attraverso giornalismo di qualità, analisi, inchiesta e anche umorismo. Melting Pot Europa
Il governo spagnolo apre due centri di detenzione per migranti in Mauritania
PABLO FERNÁNDEZ, JOSÉ BAUTISTA, FUNDACIÓN PORCAUSA Questa inchiesta, pubblicata da El Salto, ricostruisce la recente apertura di due centri di detenzione per persone migranti in Mauritania da parte del governo spagnolo, analizzando gli accordi, i finanziamenti e le implicazioni delle politiche migratorie esternalizzate. Ringraziamo la redazione di El Salto 1 e gli autori dell’inchiesta per averci concesso l’autorizzazione a tradurre e pubblicare il loro lavoro in italiano. La traduzione è stata curata da Juan Torregrosa. Entrambi i centri di detenzione sono stati costruiti dall’agenzia di cooperazione spagnola FIAP, del Ministero degli Affari Esteri, e riservano spazi e persino culle per privare della libertà anche i migranti minorenni. Dizionario della RAE: Carcere: 1.f. Luogo destinato alla detenzione dei prigionieri. Dal 17 ottobre scorso la Mauritania dispone di due nuovi centri di detenzione per migranti, uno situato a Nouakchott, capitale del Paese, e l’altro a Nouadhibou, al confine con il Sahara occidentale occupato illegalmente dal Marocco. Entrambi i centri sono stati avviati dalla Fondazione per l’Internazionalizzazione delle Amministrazioni Pubbliche (FIAP), un’agenzia di cooperazione del governo spagnolo che dipende dal Ministero degli Affari Esteri. Le autorità spagnole affermano che questi spazi sono ispirati ai Centri di Assistenza Temporanea per Stranieri (CATE) delle Isole Canarie e ammettono che, a differenza della Spagna, priveranno della libertà anche i minori, compresi i neonati in fase di allattamento, cosa che la legislazione spagnola proibisce. Una fonte spagnola coinvolta nella creazione di questi centri afferma che, nonostante il loro nome ufficiale, “si tratta ovviamente di centri di detenzione” e precisa che i bambini saranno trattenuti lì solo se accompagnati da un familiare. Due fonti mauritane confermano questa affermazione. La FIAP, il governo mauritano e la Delegazione dell’Unione Europea in Mauritania non rispondono a nessuna delle domande formulate per questo articolo. Il centro di detenzione costruito dal governo spagnolo a Nouakchott dispone di almeno 107 posti, comprese due culle per neonati, secondo i documenti della FIAP a cui ha avuto accesso questa indagine, mentre quello di Nouadhibou avrà almeno 76 posti, oltre ad altre due culle. I lavori e le forniture per la realizzazione di questi edifici sono stati finanziati con fondi spagnoli e del Fondo fiduciario di emergenza dell’Unione Europea, attraverso il progetto di polizia Associazione Operativa Congiunta (POC, acronimo francese), guidato dalla FIAP. Il presidente della Repubblica Islamica di Mauritania, Mohamed Ould El Ghazouani, accoglie il presidente Pedro Sánchez all’aeroporto di Nouakchott. Fernando Calvo MONCLOA LA SPAGNA ESTERNALIZZA I PROPRI CONFINI IN MAURITANIA Per comprendere la storia dietro le carceri per migranti che la Spagna ha aperto in Mauritania, bisogna risalire al 15 maggio 2024, quando 15 governi dell’Unione Europea hanno inviato una lettera alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, chiedendo di seguire l’esempio di Giorgia Meloni, presidente del governo italiano, che ha avviato un centro di detenzione per migranti in Albania. Il governo spagnolo non ha firmato quella missiva, ma una settimana prima, l’8 maggio 2024, aveva assegnato all’impresa edile CADG i lavori per allestire due centri di detenzione per migranti in Mauritania. Tre mesi dopo, nell’agosto 2024, il presidente spagnolo e la presidente europea si sono recati in Mauritania e hanno promesso di inviare oltre 500 milioni di euro al governo militare del generale Mohamed Ould El Ghazouani. > La FIAP non specifica se abbia messo in atto alcun meccanismo o protocollo per > impedire alle autorità mauritane di maltrattare e torturare i detenuti. Negli ultimi anni, l’esecutivo presieduto da Pedro Sánchez ha anche aumentato il trasferimento di intelligence e attrezzature di polizia al regime mauritano con l’obiettivo di reprimere la partenza di imbarcazioni dirette alle Isole Canarie. Questo subappalto del controllo migratorio a paesi terzi, noto come “esternalizzazione delle frontiere” e attuato attraverso la FIAP, ha portato la Mauritania a raddoppiare i raid per arrestare i migranti. Agenti della Guardia Civil e della Polizia Nazionale Spagnola dispiegati nel paese partecipano a queste operazioni, che includono perquisizioni domiciliari senza autorizzazione giudiziaria e arresti arbitrari per motivi razziali. L’apertura di due centri di detenzione per migranti ha comportato una spesa totale di almeno 1.080.625 euro di fondi europei, secondo i documenti ufficiali a cui ha avuto accesso questa indagine. Tutti i contratti sono stati assegnati senza gara pubblica da parte della FIAP e hanno beneficiato di finanziamenti europei. La Mauritania è diventata una delle priorità finanziarie della FIAP in coincidenza con l’aumento del flusso migratorio sulla “rotta delle Canarie”. Senza andare oltre, il 1° novembre questa agenzia ha erogato 160.000 euro (senza gara d’appalto) per acquistare un numero indeterminato di veicoli 4×4 e droni con visori notturni per la polizia mauritana. In una comunicazione della FIAP successiva alla pubblicazione di questo articolo, l’agenzia nega categoricamente che l’appalto sia stato aggiudicato senza gara pubblica e sostiene che i contratti sono stati aggiudicati con “procedura pubblica” in base alla prima disposizione aggiuntiva della legge sugli appalti pubblici che regola i contratti all’estero. Questa agenzia di cooperazione del Ministero degli Affari Esteri, coinvolta nello scandalo di corruzione noto come “caso Mediador” o “caso Tito Berni”, non specifica se abbia messo in atto alcun meccanismo o protocollo per impedire alle autorità mauritane di maltrattare e torturare i detenuti, né fornisce il regolamento che ne disciplinerà il funzionamento. Sul suo sito web, la FIAP riconosce che questi centri contribuiranno a “determinare se [i migranti detenuti] sono vittime di tratta, minori non accompagnati, persone vulnerabili o richiedenti protezione internazionale” e assicura che i detenuti rimarranno in custodia per un massimo di 72 ore. Questa agenzia di cooperazione spagnola non ha risposto a nessuna delle domande poste, sostenendo che porCausa non è un mezzo di comunicazione. Inaugurazione del centro di detenzione per migranti a Nouakchott (Mauritania) – Foto Delegazione dell’UE in Mauritania L’inaugurazione di entrambi gli spazi ha avuto luogo lo scorso 17 ottobre alla presenza di agenti della Polizia Nazionale spagnola, rappresentanti dell’Unione Europea e del ministro dell’Interno mauritano. La Spagna conta più di 80 funzionari e agenti della Guardia Civil, della Polizia Nazionale e del CNI dispiegati in modo permanente in Mauritania. Tre fonti con accesso a questi centri di detenzione affermano che le carceri per migranti della FIAP in Mauritania sono già pronte ma non sono ancora entrate in fase operativa, quindi nessun migrante detenuto avrebbe pernottato in esse per il momento. Inizialmente era prevista anche la partecipazione all’inaugurazione del commissario Abdel Fattah, capo dell’Ufficio per la lotta contro l’immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani della polizia mauritana. Fattah, incaricato di ricevere e gestire i dispositivi per il controllo dei flussi migratori che la Spagna fornisce alla Mauritania attraverso la FIAP, alla fine non ha partecipato alla cerimonia perché è stato sollevato dal suo incarico dopo che si è scoperto che riceveva tangenti dai trafficanti di esseri umani che organizzano i cayucos dirette alle Canarie, in cambio di informazioni errate fornite alla Guardia Civil, come rivelato da un’indagine di porCausa e dai quotidiani El País e Le Monde. Nel 2022 Fattah è stato insignito della medaglia al merito di polizia dal ministro dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska. Questo ufficiale della polizia mauritana, cugino dell’ex presidente Mohamed Ould Abdel Aziz, è libero e non ha accuse a suo carico. Il commissario mauritano destituito, Abdel Fattah, riceve la medaglia al merito di polizia dalle mani del ministro dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska, nel 2022. PH: Agenzia Mauritana di Informazione LE AZIENDE COINVOLTE Falcon Consultores, la società che ha redatto lo studio tecnico di queste carceri, non ha risposto alle domande poste per questo articolo. CADG, che ha realizzato i lavori e fornito anche arredi e attrezzature, sottolinea di avere “regole severe” per evitare pratiche corrotte e conflitti di interesse in conformità con le “norme etiche internazionali” e chiede di risolvere le questioni relative a queste carceri per migranti con la FIAP. In Mauritania entrambe le società sono anche aggiudicatrici di diversi contratti di TRAGSA, un’azienda di proprietà dello Stato spagnolo. Da quando Pedro Sánchez è arrivato alla Moncloa, TRAGSA è responsabile di diversi contratti relativi al controllo dell’immigrazione, come i lavori di ammodernamento delle recinzioni di confine di Ceuta e Melilla. Essendo costituita come società privata, i giornalisti non possono richiedere informazioni sui suoi contratti e sulle sue attività ai sensi della legge sulla trasparenza. In risposta alle domande poste, TRAGSA riconosce di aver ricevuto «un incarico dalla FIAP per la realizzazione del progetto costruttivo e l’esecuzione dei lavori dei centri di detenzione temporanea a Nouakchott e Nouadhibou» e chiarisce che successivamente, su richiesta della FIAP, «è stato deciso» e alla fine non ha eseguito tali lavori. FIAP sostiene che la risoluzione del contratto sia avvenuta in termini amichevoli e ha inviato il fascicolo che lo dimostra successivamente alla pubblicazione dell’articolo su El Salto. Il team di giornalisti che ha redatto questa informazione ha inviato alcune domande anche alle autorità della Mauritania, tramite il Ministero dell’Interno e l’ambasciata a Madrid. Il governo mauritano non ha risposto a nessuna delle domande poste né ha chiarito cosa intende fare con i migranti privati della libertà nelle due prigioni costruite dalla Spagna. ABBANDONI NEL DESERTO SPONSORIZZATI DALLA SPAGNA E DALL’UE Il regime mauritano effettua retate – con il sostegno e le informazioni fornite dalla Guardia Civil, dalla Polizia Nazionale e dal CNI – per arrestare arbitrariamente persone di colore, compresi bambini in età lattante. Le autorità mauritane utilizzano quad, veicoli 4×4, droni e dispositivi tecnologici forniti dalla FIAP per effettuare questi arresti. I migranti arrestati vengono privati di tutti i loro effetti personali (compresi documenti d’identità e telefoni), condotti in carcere e sottoposti a soggiorni di diversi giorni in condizioni disumane, senza cibo, acqua né accesso ai servizi igienici. Almeno due agenti della Polizia Nazionale spagnola si recano settimanalmente in questi centri, a Nouakchott e Nouadhibou, per rilevare le impronte digitali e scattare fotografie ai detenuti. L’ottenimento di questi dati non è banale: dal 2003 la Spagna e la Mauritania hanno un accordo in base al quale le autorità spagnole possono espellere cittadini di paesi terzi verso la Mauritania. > Ogni settimana la Polizia Nazionale spagnola di stanza in Mauritania riceve > liste con i nomi e cognomi delle persone che gli agenti mauritani abbandonano > in zone remote. Infine, i detenuti vengono abbandonati in zone remote come Gogui, al confine desertico con il Mali, un territorio con un’alta presenza dell’organizzazione jihadista JNIM, affiliata ad Al Qaeda nel Sahel. Tra i migranti che subiscono questi abbandoni nel deserto spiccano persone con profilo di richiedenti asilo in fuga dalla guerra in paesi come il Mali o il Niger e dalla violenza politica in nazioni come la Guinea Conakry. Ogni settimana la Polizia Nazionale spagnola di stanza in Mauritania riceve liste con i nomi e cognomi delle persone che gli agenti mauritani abbandonano in zone remote. Le prove a sostegno di queste informazioni sono contenute in un’inchiesta giornalistica coordinata da Lighthouse Reports, con la partecipazione di porCausa, e in un ampio rapporto dell’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch. L’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni sono a conoscenza di questi abusi, secondo documenti interni a cui porCausa ha avuto accesso. Tra queste vittime ci sono giovani come Sady Traoré, un giovane musicista maliano fuggito da Bamako (Mali) dopo aver ricevuto minacce per aver organizzato concerti contro il colpo di Stato militare nel suo Paese. Traoré ha deciso di stabilirsi temporaneamente in Mauritania, ma dopo essere stato abbandonato due volte nel deserto dalle forze mauritane, ha deciso di emigrare in Spagna. Questo giovane è arrivato alle Canarie nel gennaio 2024 e da allora non ha potuto esercitare il suo diritto di chiedere asilo. Traoré attualmente dorme sotto un ponte in una località vicino a Valencia e sopravvive svolgendo lavori occasionali come bracciante nel settore agricolo. Il Comitato spagnolo di aiuto ai rifugiati (CEAR) sta cercando di aiutarlo a ottenere un appuntamento per richiedere l’asilo. -------------------------------------------------------------------------------- Fundación porCausa Il giornalismo è una professione rischiosa in Mauritania. Un professionista dell’informazione che ha collaborato a questo reportage ha deciso di non firmare per paura di ritorsioni. Per motivi di sicurezza, questa informazione omette anche il nome e i dettagli di diverse fonti umane, tra cui diversi migranti vittime di questo schema e una mezza dozzina di funzionari delle forze di sicurezza spagnole e mauritane. Questa indagine è stata condotta con il sostegno del Pulitzer Center. La Fondazione porCausa è un’organizzazione indipendente di giornalismo e ricerca sulle migrazioni. Il lavoro di porCausa è reso possibile dalla sua comunità di soci. Anche tu puoi unirti a noi tramite questo link. Se desideri inviare informazioni sensibili a porCausa o El Salto, contattaci tramite Signal senza rivelare la tua identità al seguente numero di telefono: +33 7 81 52 99 58. 1. El Salto è un progetto di circa 200 persone e oltre 10.000 soci, che promuove un giornalismo radicalmente diverso: indipendente, autogestito, orizzontale e assembleare. È un medium democratico, a proprietà collettiva, decentralizzato e finanziato dalla comunità, non da grandi corporazioni. Il suo obiettivo principale è contribuire alla trasformazione sociale attraverso giornalismo di qualità, analisi, inchiesta e anche umorismo ↩︎
Spagna: il governo annuncia l'avvio di un'indagine su Meta per presunte violazioni della privacy
Il Primo Ministro spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato che il suo governo avvierà un'indagine nei confronti di Meta, proprietaria di Facebook e Instagram, per una possibile violazione della privacy degli utenti delle sue applicazioni social. Come riferisce l'agenzia di stampa Reuters, l'inchiesta nasce da una ricerca condotta da diversi centri di ricerca internazionali, che hanno scoperto che l'azienda avrebbe utilizzato un meccanismo nascosto per tracciare l'attività web degli utenti di dispositivi Android, ha dichiarato l'ufficio di Sánchez in un comunicato. «In Spagna, la legge è al di sopra di qualsiasi algoritmo o grande piattaforma tecnologica», ha affermato Sánchez, secondo quanto riportato nella nota. «E chiunque violi i nostri diritti ne pagherà le conseguenze». Il governo ha dichiarato che Meta potrebbe aver violato diverse normative dell'Unione Europea in materia di sicurezza e privacy, tra cui il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), la Direttiva ePrivacy, il Digital Markets Act e il Digital Services Act. Fonte qui
Sarri sarri skapunk e guerra sporca
Un viaggio ai Paesi Baschi degli anni 70-90 accompagnati dalla storia di uno dei grandi gruppi dello ska punk basco, i Kortatu e del principale braccio armato del terrorismo di Stato, i GAL. Crisi del petrolio, deindustralizazione fortissima, disoccupazione, mentre altrove nello Stato Spagnolo il 77 segna la fine tappa di un momento di effervescenza politica dopo la morte di Franco, in Euskadi continuano e anzi si moltiplicano i movimenti sociali. In queste condizioni il punk rock attecchisce assieme a fanzine, radio libere, centri sociali (i gaztetxes) e iniziative autogestite e assemblearie, oltre ai movimenti operai e a quelli nazionalisti....
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«Mi hanno accusato di voler andare in Europa»
Profilazione razziale ed etnica, estorsione, arresti di massa, detenzione per giorni senza accesso a cibo e cure mediche, espulsioni collettive, percosse e torture: queste sono solo alcune delle violazioni che migranti e richiedenti asilo hanno subito negli ultimi anni, per mano delle forze di sicurezza, nel contesto del controllo delle frontiere e dell’immigrazione in Mauritania. Nel frattempo, quelle stesse forze hanno continuato a ricevere sostegno finanziario e materiale dall’Unione Europea e dalla Spagna 1. Il report di agosto 2025, redatto dall’organizzazione internazionale Human Rights Watch 2, cerca di fare chiarezza su questa situazione attraverso indagini e testimonianze raccolte dal 2020 al 2025 3.  Situata a sud del Marocco, la Repubblica Islamica di Mauritania confina con l’Oceano Atlantico, il Senegal, il Mali, l’Algeria e il Sahara occidentale occupato dal Marocco. Il Paese ha ottenuto l’indipendenza dalla Francia nel 1960, ma le sue istituzioni democratiche sono state soggette a forme di controllo militare per quasi cinquant’anni, trasformandolo in una sorta di eterna “democrazia pretoriana” 4. Questa continuità di leadership è dimostrata dall’elezione di Mohamed Ould Ghazouani, ex direttore generale della Sicurezza Nazionale e Capo di Stato Maggiore dell’esercito, nelle elezioni del 2019.  La Mauritania è comunque considerata dalla comunità internazionale uno Stato più affidabile rispetto ad alcuni dei suoi vicini del Sahel, anche perché le ultime elezioni hanno avviato un nuovo programma politico che mira a realizzare riforme in diversi settori, migliorare i servizi pubblici fondamentali e porre maggiore enfasi sulla giustizia sociale. Destinazione e paese di transito principalmente per i migranti dell’Africa occidentale e centrale, la Mauritania ospita anche richiedenti asilo e rifugiati, la maggior parte dei quali provenienti dal Mali, dove negli ultimi anni il conflitto armato e la violenza sono peggiorati.  Nonostante ciò, la Mauritania è ancora minacciata da fragilità profondamente radicate, come la diffusa disoccupazione e la persistente rivalità tra la maggioranza della popolazione mauritana nera – haratin e afromauritani – e l’élite minoritaria dei Bidhan, discendenti di arabi e berberi, che predominano nelle forze di sicurezza e ai livelli più alti del governo. Inoltre, il Paese è particolarmente soggetto ai cambiamenti climatici e al terrorismo islamico proveniente dai confini porosi. A causa delle crescenti pressioni migratorie e dell’insicurezza nel Sahel, tuttavia, la Mauritania ha acquisito importanza geostrategica per l’UE e in particolare per la Spagna, le cui Isole Canarie distano circa 700 chilometri dalla città più settentrionale del Paese, Nouadhibou. La rotta migratoria marittima dal nord-ovest dell’Africa alle Canarie, nota come “rotta atlantica” o “rotta nord-occidentale africana”, è diventata sempre più attiva dal 2020, diventando una delle rotte irregolari più trafficate e mortali verso l’Europa. Nel 2024, un numero record di quasi 47.000 migranti e richiedenti asilo – provenienti principalmente dall’Africa occidentale, centrale o settentrionale, con i maliani in testa – è arrivato alle Canarie su piccole imbarcazioni 5. Il 7 marzo 2024, l’Unione Europea e la Mauritania hanno siglato un accordo sulla migrazione del valore di 210 milioni di euro. L’accordo è stato promosso dall’UE e sostenuto dal governo spagnolo, preoccupato per l’aumento dell’immigrazione clandestina: a gennaio, sono stati registrati oltre 7.000 arrivi sulle isole 6. L’obiettivo è ridurre questi arrivi sostenendo le forze di frontiera e di sicurezza mauritane nella lotta al traffico di esseri umani e rafforzando le capacità di gestione e sorveglianza dei confini, col supporto di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera 7 . L’accordo promette anche fondi per la creazione di posti di lavoro nel paese, il rafforzamento del sistema di asilo e dei programmi di migrazione legale. In realtà, come emerge chiaramente dal report, l’accordo e, più in generale, la politica di esternalizzazione dei confini europei, hanno permesso ed esacerbato le violazioni dei diritti umani. Infatti, i progetti dell’UE tra il 2015 e il 2023, per un valore di almeno 61 milioni di euro, hanno adottato un approccio di securitizzazione che ha dato priorità al sostegno alle forze di controllo delle frontiere e dell’immigrazione della Mauritania, in particolare alla polizia, alla guardia costiera e alla gendarmeria, senza adeguate garanzie per affrontare i rischi di violazioni dei diritti umani.  PH: Lauren Seibert/Human Rights Watch Questo dato non include i 100 milioni di euro di finanziamenti concessi alla Mauritania nel 2024, per i quali l’UE non ha pubblicato alcun bilancio disaggregato, né include i milioni di euro di sostegno dell’UE alle forze armate mauritane per motivi di sicurezza e di “integrità territoriale”, che possono sovrapporsi al controllo delle frontiere. A livello bilaterale, anche la Spagna ha continuato e aumentato il sostegno al controllo delle frontiere da parte delle forze mauritane, in particolare della guardia costiera. Come denuncia il rapporto, le forze di sicurezza mauritane, col supporto europeo, hanno spesso sottoposto migranti e richiedenti asilo provenienti dai paesi africani a vessazioni e arresti arbitrari. Le autorità hanno preso di mira individui o gruppi sulla base di informazioni o supposizioni secondo cui fossero privi di documenti, stessero pianificando partenze irregolari verso i paesi nordafricani o la Spagna, o fossero coinvolti nel traffico di persone migranti; alcuni hanno utilizzato il controllo dell’immigrazione anche come pretesto per estorcere denaro. Sono riportati anche casi di tortura e di stupro compiuti dalla polizia.   Human Rights Watch ha intervistato 78 vittime di abusi, di cui molti hanno affermato che le forze di sicurezza li hanno sottoposti a profilazione razziale o hanno dimostrato un trattamento razzista perché neri: «Se hai la pelle nera, non ti rispettano, ti insultano e ti prendono i documenti», ha detto una persona migrante rientrato in Senegal 8. «Quando vedono me, una straniera, è come se vedessero qualcosa di strano o di losco», ha aggiunto una donna togolese a Nouakchott 9.  Altro fattore critico sono i centri di detenzione. Definiti dalle autorità “centri di transito”, in realtà sono vere e proprie prigioni in cui i migranti vengono rinchiusi per giorni o settimane, prima di venire espulsi, in condizioni disumane: si lasciano dormire per terra, in stanze sovraffollate, con accesso limitato ai bagni, alle cure mediche e al cibo.  Oltre a ciò, il rapporto mostra come il governo mauritano abbia regolarmente espulso gruppi di persone ai confini con Mali e Senegal, usando dei bus che partono dai centri di detenzione di Nouakchott e abbandonano i migranti in aree remote in cui è difficile chiedere aiuto: «li scaricano al confine senza cibo, senza soldi per il trasporto», ha dichiarato una rappresentante della comunità gambiana 10. È chiaro, quindi, che gli incentivi dell’UE e le pressioni per controllare i flussi migratori hanno incoraggiato i duri approcci descritti in questo rapporto, replicando la strategia europea documentata anche in Tunisia, Libia e Marocco. Il governo della Mauritania ha respinto le conclusioni del rapporto 11, affermando di aver recentemente adottato misure volte a proteggere i diritti delle persone migranti, e la Commissione Europea ha dichiarato che il suo accordo è fondato sul rispetto dei diritti umani 12. Nonostante ciò, l’impatto dei controlli migratori lungo la rotta atlantica negli ultimi cinque anni e gli abusi commessi dalle forze di sicurezza mauritane rivelano che l’esternalizzazione delle frontiere dell’UE ha spesso ignorato, o aggravato, le violazioni dei diritti. Come dichiara un operatore umanitario intervistato da Human Rights Watch, ancora una volta «gli africani stanno facendo il lavoro per l’UE, e loro lo sanno» 13. 1. EU Projects on Border Control and Migration Management in Mauritania ↩︎ 2. “They Accused Me of Trying to Go to Europe”. Migration Control Abuses and EU Externalization in Mauritania, HRW (27 agosto 2025) ↩︎ 3. Human Rights Watch ringrazia tutte le persone che hanno fornito testimonianze e prove per questo rapporto, nonché i partner che hanno offerto un prezioso supporto alla ricerca, tra cui l’Association Mauritanienne des Droits Humains (AMDH); l’Association Mauritanienne pour la Citoyenneté et le Développement (AMCD); l’Association Malienne des Expulsés; DIADEM Senegal; e altri ↩︎ 4. Per approfondire ISPI ↩︎ 5. EU deal fuelling Mauritania’s abuse of migrants – rights group, BBC (27 agosto 2025) ↩︎ 6. The EU-Mauritania migration deal is destined to fail, Al Jazeera (marzo 2024) ↩︎ 7. L’Ue firma un nuovo partenariato sulla migrazione con la Mauritania. E impegna 210 milioni di euro, EuroNews (marzo 2024) ↩︎ 8. Intervista di Human Rights Watch con Abdou Khadre Diop, leader dell’Association des Migrants de retour au Sénégal, Dakar, Senegal, 22 febbraio 2023 ↩︎ 9. Intervista di Human Rights Watch con una donna togolese, Nouakchott, Mauritania, 21 giugno 2022 ↩︎ 10. Intervista di Human Rights Watch con rappresentante della comunità del Gambia, Nouakchott, Mauritania, settembre 2023 ↩︎ 11. Qui la risposta del governo ↩︎ 12. Reply – Human Rights Watch Report on Mauritania ↩︎ 13.  “They Accused Me of Trying to Go to Europe”, p. 1 ↩︎
Spagna, Sanchez annuncia azioni immediate contro Israele per il genocidio a Gaza
L’8 settembre 2025 il governo spagnolo guidato da Pedro Sánchez ha varato un pacchetto di nove misure immediate volte a contrastare il “genocidio a Gaza”. Le azioni, che vanno dal consolidamento dell’embargo sulla vendita di armi a Israele alla sospensione di programmi di cooperazione, fino alla pressione su vari organi internazionali perchè siano realizzate sanzioni contro Tel Aviv, giungono in un clima di forte pressione politica per Sanchez – che ha cominciato il proprio discorso ricordando la persecuzione storica degli ebrei e sottolineando il diritto di Israele a difendersi. I collettivi spagnoli a sostegno della Palestina hanno attribuito la mossa del governo alla «forte pressione sociale organizzata», sottolineando l’importanza di continuare a esercitare tale pressione anche in futuro. Le misure annunciate da Sanchez includono il consolidamento giuridico dell’embargo sulle vendite di armi a Israele; il divieto di accesso nei porti e nello spazio aereo spagnoli a navi e aerei che trasportino equipaggiamenti destinati al sostegno militare di Tel Aviv; il divieto d’ingresso in Spagna per funzionari e militari israeliani coinvolti direttamente nelle operazioni a Gaza; un incremento sostanziale degli aiuti umanitari alla popolazione palestinese; la sospensione di programmi di cooperazione e ricerca con aziende e istituzioni israeliane legate al settore bellico; la revoca di contratti di fornitura militare con imprese israeliane; la promozione, in sede ONU ed europea, di un embargo internazionale sulle armi destinate a Israele; il sostegno attivo alle cause legali aperte presso la Corte Internazionale di Giustizia contro lo Stato ebraico; e, infine, una campagna diplomatica volta a isolare Israele nei principali consessi internazionali, inclusi eventi culturali e sportivi. La scelta segna di certo un passo politico fino a oggi inedito per un Paese occidentale nel contesto dell’attuale conflitto israelo-palestinese. Si affianca ad altri interventi in chiave legale e diplomatica, con l’obiettivo dichiarato di esercitare pressione sul governo di Tel Aviv e mitigare la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza. Già negli scorsi mesi, la Spagna aveva assunto iniziative ambiziose e coerenti con questa direzione. A luglio 2024, Madrid si era unita alla causa intentata dal Sudafrica presso la Corte Internazionale di Giustizia contro Israele, considerandola colpevole di genocidio nei confronti dei palestinesi di Gaza. In dicembre 2024, gli Stati Uniti – attraverso la Commissione Federale Marittima –avevano avviato un’indagine preliminare contro la Spagna per la decisione di negare l’uso dei porti iberici a navi sospettate di trasportare armamenti a Israele. Gli USA minacciavano misure quali multe salate o interdizione dalle rotte marittime americane. Nel corso del 2025, Madrid ha continuato a mantenere una politica di dissenso. Ad aprile, ha annullato unilateralmente un contratto di fornitura di proiettili per la Guardia Civil da parte di un’azienda israeliana, Imi Systems, per un valore di 6,6 milioni di euro. La rescissione è stata motivata da pressioni interne e da una netta contraddizione con le posizioni del governo. Pochi giorni dopo, Spagna, Slovenia e Islanda – attraverso riflessi su emittenti pubbliche come RTVE – si erano schierate formalmente contro la partecipazione di Israele all’Eurovision Song Contest. L’iniziativa è stata motivata dall’obbligo di denunciare violazioni della legge internazionale e segna un esempio evidente di boicottaggio culturale. Nel giugno 2025, Sánchez aveva inoltre convocato l’incaricato d’affari israeliano a Madrid per protestare contro un comunicato dell’ambasciata israeliana ritenuto “inaccettabile”. In sede di Consiglio Europeo, aveva chiesto la sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele, invocando le palesi violazioni dei diritti umani da parte di Israele. Il pacchetto annunciato da Sánchez non rappresenta un episodio isolato, ma il punto di arrivo di una strategia politica perseguita da mesi. L’esecutivo iberico ha alternato atti concreti di disimpegno militare e sanzioni economiche a iniziative legali e proteste diplomatiche, costruendo un fronte coerente di contrapposizione a Israele. Questa linea ha però alimentato tensioni: sul piano interno, con pressioni e divisioni nella maggioranza di centrosinistra; sul piano esterno, con reazioni dure da parte di Tel Aviv e dei tradizionali alleati occidentali. Tuttavia, le misure non sono esenti da un certo numero di contraddizioni: come sottolinea il collettivo Acampadaxpalestina di Madrid, per esempio, il divieto di transito di carburante a Israele nei porti spagnoli non comprende quello di altri materiali strategici, come per esempio l’acciaio, diretti anch’essi verso Tel Aviv, mentre il divieto di importazione di prodotti realizzati in Israele non assicura sanzioni a tutte le aziende che collaborano con il Paese. Inoltre, nonostante il governo spagnolo abbia dichiarato di aver interrotto decine di contratti di compravendita di armi con lo Stato israeliano, le inchieste giornalistiche di Olga Rodriguez hanno dimostrato che il Paese ha stipulato più di 40 contratti di questo genere con Tel Aviv dopo il 7 ottobre 2023. Tuttavia, va detto, il Paese è uno dei pochissimi in Europa che si è speso in azioni concrete, mentre dall’UE non arrivano nulla più di dichiarazioni generiche.   L'Indipendente
La spesa militare è il vero crimine
“Mantenere operativa la squadra antincendio tutto l’anno è assurdo e uno spreco”. Suárez-Quiñones, assessore all’Ambiente, alla Casa e alla Pianificazione territoriale di Castiglia e León.  https://www.eldiario.es/castilla-y-leon/politica/administracion-peores-incendios-castilla-leon-quinones-nuevo-centro-polemica_1_12529427.html>  I cittadini degli Stati membri della NATO devono “accettare di fare sacrifici”, come tagli alle pensioni, alla sanità e ai sistemi di sicurezza, per aumentare la spesa per la difesa… Dichiarazioni di M. Rutte, Segretario Generale della NATO, il 12.12.2024. <https://es.euronews.com/video/2024/12/12/rutte-pide-a-los-ciudadanos-europeos-sacrificios-para-aumentar-el-gasto-en-defensa> Pedro Sánchez annuncia un aumento straordinario di 10,471 miliardi di euro nella spesa militare per quest’anno. Rispetteremo gli impegni con l’UE “senza toccare un centesimo della spesa sociale” 26.03.2025 https://www.elsaltodiario.com/gasto-militar/pedro-sanchez-anuncia-un-aumento-del-gasto-defensa-10000-millones-euros> I terribili incendi delle ultime settimane, nel mezzo di una lunga ondata di caldo, ci portano a chiederci ancora una volta cosa dobbiamo davvero difendere, cosa ci dà sicurezza. In altri articoli abbiamo insistito sul fatto che sono i servizi pubblici, la previdenza sociale, l’istruzione pubblica, la sanità, il sistema pensionistico pubblico, le case di riposo, la casa, gli asili nido e molto altro ancora a darci davvero sicurezza. A questo lungo elenco vanno aggiunti i vigili del fuoco e i pochi servizi di protezione civile e, nel caso degli incendi, i vigili del fuoco forestali, veri difensori del territorio, della diversità biologica, dei beni, delle colture e della popolazione stessa dei Comuni. Come in altri servizi pubblici, constatiamo minacce comuni quali la precarietà lavorativa, la riduzione del personale, i posti vacanti, gli obblighi legali non rispettati, la privatizzazione del servizio, il subappalto o la riduzione diretta del budget, che comportano un servizio scadente, l’insicurezza e il mancato rispetto delle norme di prevenzione e protezione. Spesso si aggiunge l’incompetenza dei responsabili, scelti più per criteri politici che per qualificazione e reale volontà di servizio.  Il cambiamento climatico è ormai una certezza e, secondo gli esperti, sta accelerando più rapidamente di quanto inizialmente previsto. Tutto indica che gli episodi di temperature estreme, piogge torrenziali, grandinate, venti da uragano o enormi nevicate saranno sempre più frequenti, per cui, per non ipotecare ulteriormente il futuro dell’umanità, è urgente affrontare definitivamente la decarbonizzazione e le emissioni nell’atmosfera che accelerano il cambiamento climatico. Negare il cambiamento climatico è criminale perché impedisce di affrontare in modo efficace le minacce alla vita. Lo abbiamo visto nella tempesta che ha devastato alcune zone di Valencia dopo che il governo regionale ha soppresso l’Unità di Emergenza Valenciana. In tutte le cosiddette catastrofi “naturali” degli ultimi tempi in Spagna ci sono tre questioni fondamentali da criticare: la mancanza di risorse, la mancanza di previsione e la mancanza di budget per la prevenzione e la ricostruzione. È qui che il confronto con i mezzi investiti nella spesa militare è più stridente. Si sostiene che sia uno spreco mantenere vigili del fuoco forestali, attrezzature e macchinari pesanti adeguati in inverno, ma quasi nessuno vede come uno spreco criminale avere 120.000 militari inattivi in inverno e in estate, in primavera e in autunno, “nel caso in cui” il nemico ci invada, creati per continuare ad alimentare il militarismo e le sue dinamiche di dominio e saccheggio. Lo stesso vale per l’equipaggiamento. Per ogni eventualità, carissimi carri armati, veicoli di ogni tipo, aerei e navi si trovano nei loro hangar militari o, peggio ancora, in esercitazione, inquinando il pianeta e cercando nemici in tutto il mondo. Mentre il fuoco continuava a bruciare ettari di terreno, i Comuni attendevano idrovolanti o attrezzature che dovevano arrivare da migliaia di chilometri di distanza perché non era prioritario disporre di maggiori risorse nel caso in cui ci fosse più di un grande incendio. È necessario ascoltare le lamentele dei residenti non solo per quanto riguarda la grave mancanza di risorse, ma anche per quanto riguarda la sicurezza del territorio, dei loro beni e delle loro vite. Obbligare gli abitanti a evacuare i paesi senza ulteriori indugi può essere necessario in alcuni casi, ma non deve essere la prima né l’unica opzione. Le amministrazioni devono prendere sul serio la necessità di dotare ogni Comune, ogni regione dei materiali necessari per affrontare il fuoco, in questo caso, nella fase iniziale, quando è più facile spegnerlo, sfruttando la motivazione e la conoscenza del territorio da parte della popolazione. Sarà necessario investire nella formazione di tecnici e specialisti e stabilire protocolli di coordinamento. Sarà necessario investire nella creazione di zone protette intorno ai centri abitati, ripiantare specie autoctone più resistenti al fuoco e cambiare il modello di approvvigionamento delle risorse dei boschi. È vero che tutto ciò richiede decisioni politiche e denaro. 17 miliardi sono l’1% del PIL, che basterebbe per molte politiche di prevenzione. Per “imposizione” del gangster dell’impero spenderemo il 5% del PIL[1] per preparare la guerra, fabbricando e acquistando armi americane di cui non abbiamo bisogno. È necessario mobilitarsi per fermare questa follia e investire in ciò che ci dà davvero sicurezza. Le guerre sono evitabili, prevedibili, prescindibili, sono un prodotto umano profondamente radicato nella cultura patriarcale militarista in cui viviamo. Le catastrofi sono inevitabili, possiamo solo prevenirne e mitigarne in parte alcune conseguenze. Sono ora il nostro vero nemico, non cerchiamo oltre. È fondamentale mettere in evidenza il costo opportunistico che comporta lo spreco militare. Ad esempio, con il costo di un caccia F35 si potrebbero acquistare 10 elicotteri antincendio. Possiamo fare l’equivalenza in scuole, ospedali, asili nido, alloggi popolari o finanziamenti alle università. Alimentare il militarismo ci porta alla distruzione reciproca assicurata come scenario finale. Superare il militarismo ci porterebbe a scongiurare la minaccia della distruzione e della guerra e a investire quelle enormi risorse per affrontare il cambiamento climatico, vera minaccia oggi per la vita. Ogni euro, ogni milione di euro investito in spese militari è un euro, un milione di euro che ci viene rubato, contro la vita. Smettiamo di investire nella preparazione della distruzione e della morte ciò di cui abbiamo bisogno per prenderci cura delle persone e del pianeta.  Nessun euro per il riarmo! Nessun voto per la guerra! Tutto il bilancio militare deve essere destinato alla difesa e alla sicurezza del territorio, delle persone e della biodiversità! Traduzione dallo spagnolo di Stella Maris Dante Revisione di Anna Polo [1] Visto che questo dato contraddice ciò che hanno riferito i mass media italiani, secondo cui la Spagna è stato l’unico Paese a rifiutare l’ultimatum di Donald Trump riguardo alle spese militari, abbiamo chiesto chiarimenti. L’autore, Alternativas Noviolentas, ci ha risposto così: Pedro Sanchez si vanta di rimanere al 2% del PIL, ma nel documento non compare alcuna eccezione e la realtà è che arriveremo al 5%. Se sommiamo la spesa militare nascosta, gli interessi sul debito militare e le voci extra-bilancio approvate quasi in ogni consiglio dei ministri, la spesa reale supera già il 4% del PIL.   Redacción España
Global Sumud Flotilla, rinviata partenza dalla Tunisia
Le barche a vela che trasportano aiuti umanitari diretti a Gaza e che avrebbero dovuto salpare oggi dalla Tunisia per unirsi alla Global Sumud Flotilla hanno rinviato la loro partenza a mercoledì prossimo “a causa di problemi tecnici e logistici”, come annuncia l’organizzazione. La partenza era prevista per oggi dal porto di Sidi Bou Said, a 20 chilometri dalla capitale tunisina, dopo essere stata rinviata giovedì scorso a causa di ritardi nella navigazione delle imbarcazioni salpate dalla Spagna. Aymen Bhiri, membro del gruppo di attivisti, ha confermato all’agenzia stampa spagnola EFE che il nipote dell’ex presidente sudafricano Nelson Mandela, Mandla Mandela, si imbarcherà sulle barche che salperanno dalla Tunisia per raggiungere quelle partite dalla costa spagnola, con a bordo l’attivista ambientale svedese Greta Thunberg e l’ex sindaco di Barcellona Ada Colau. Redazione Italia
L’uomo nuovo. Diario di viaggio della Global Sumud Flotilla
Ripubblichiamo alcuni diari di viaggio dei membri dell’equipaggio della Global Sumud Flotilla. In questa occasione, ringraziamo Manolo Teniente per le sue dichiarazioni e i suoi ricordi, i ricordi di una storia che appartiene a tutti noi. Grazie, Manolo! Ieri sera, 2 settembre, il mare era piuttosto mosso. Per molto tempo non siamo riusciti ad avanzare perché una delle nostre piccole imbarcazioni si è guastata e abbiamo dovuto attendere l’arrivo di un rimorchio da Barcellona per poter proseguire il viaggio. Diverse piccole imbarcazioni, tre o quattro, hanno dovuto tornare a Barcellona con qualche tipo di avaria. Le imbarcazioni sono state donate o acquistate dall’organizzazione di seconda mano e, nonostante la revisione effettuata nel porto di Barcellona, come le auto vecchie presentano nuove avarie. Questo non riguarda molte persone, poiché si tratta di equipaggi di quattro o cinque membri, che potremo recuperare durante la sosta prevista nel porto di Tunisi, dove potranno arrivare in aereo e imbarcarsi nuovamente. Lì si aggiungeranno altre imbarcazioni alla flottiglia e, più avanti, si uniranno anche imbarcazioni di altri Paesi come l’Italia o la Grecia. Solo quando ci riuniremo al largo dell’Egitto sapremo davvero quante navi comporranno la Global Sumud Flotilla. Alcuni di noi hanno già sofferto di mal di mare e vomito, ma ci stiamo riprendendo grazie alle cure e all’affetto dei nostri compagni e compagne di viaggio. Stasera siamo rimasti senza wifi. Anche sulla Sirius abbiamo avuto un guasto elettrico che ci ha lasciato senza luce per quasi tutta la notte, ma questa mattina è stato riparato, così abbiamo potuto comunicare con le altre navi, la famiglia, gli amici e il grande movimento per la Palestina. La stampa ufficiale continua a citare Greta Thunberg e Ada Colau come esponenti della flottiglia. Nonostante l’ammirazione per loro, voglio continuare a parlare delle persone meno conosciute. Sulla Sirius, come ho detto, abbiamo diverse persone che sono o sono state rappresentanti politici in Spagna o in Argentina. Il fatto che siano su questa nave e che affrontino i rischi del progetto di creare un corridoio umanitario per Gaza, nonostante lo scontro che ciò comporta con l’esercito genocida del regime sionista, è già una prova tangibile che sono politici che difendono i migliori progetti della sinistra, la pace, i diritti umani, l’uguaglianza. Per questo bisogna insistere, come diceva Julio Anguita, sul fatto che non tutti i politici sono uguali. Qui, oltre a sopportare le privazioni di questo tipo di nave, dormendo per terra, senza docce, con cinque fornelli per cucinare per una trentina di persone, con provviste e acqua appena sufficienti, dimostrano di essere ottimi compagni. Tutti puliscono, tutti aiutano in cucina, tutti si prendono cura di tutti offrendo aiuto in ogni momento. È in questo tipo di azioni collettive intrise di solidarietà umana che si costruisce l”’uomo nuovo”, un concetto utilizzato da Che Guevara, teorizzando che una nuova società doveva essere costruita con un nuovo tipo di persone, che credono nella collaborazione e non nella competizione, che credono nei diritti e nell’azione collettiva e non negli interessi egoistici individuali che si ottengono calpestando il prossimo. Ma al di là di questo, l’apprendimento del lavoro di pulizia e di cura che svolgiamo insieme alle nostre compagne ci porta a fare un altro passo avanti e a parlare già della persona nuova, la persona che, pur essendo donna, è il capitano di una nave e la persona che, pur essendo uomo, spazza il pavimento della mensa. Le nuove persone possono costruire un mondo nuovo, dove il genocidio e i crimini di guerra siano storie di un mondo ancora selvaggio, dove l’avidità, la ricchezza e lo sfruttamento dei lavoratori e dei popoli più indifesi erano la norma dei più potenti. Così abbiamo visto anche oggi sulla stampa che il governo neofascista e razzista degli Stati Uniti continua a fare piani per espellere tutta la popolazione palestinese da Gaza, per trasformarla in un luogo di vacanze, svago e affari. A coloro che se ne andranno volontariamente, daranno 5.000 dollari e sussidi per 4 anni per coprire le spese di vitto e alloggio. Chi non vorrà andarsene sarà rinchiuso in città speciali a Gaza, dove tutti gli abitanti saranno controllati elettronicamente. Per questo uccidono tutte le persone a Gaza, tutti i bambini, tutti gli uomini e le donne, con le bombe (hanno usato l’equivalente distruttivo  di 7 bombe atomiche del calibro di quelle di Hiroshima e Nagasaki), con le malattie, con la fame, con la sete. Per creare un terrore insopportabile che li costringa all’esilio dalla loro terra. Gli irriducibili saranno confinati in moderne città-prigioni, fino alla loro estinzione. Ma i piani dell’imperialismo e del sionismo non andranno oltre i progetti, perché di fronte hanno un popolo deciso a resistere fino alla morte, e non potranno ucciderli tutti; la maggior parte sopravvivrà e costruirà la Palestina Libera. E Gaza, la Palestina, non sono sole. Di fronte alle minacce di Netanyahu di trattare gli attivisti della flottiglia come terroristi, incarcerandoli per lunghi anni e confiscando tutte le navi, il sindacato dei portuali di Genova, in Italia, ha risposto con forza: “Se anche solo per 20 minuti perdiamo il contatto con le nostre barche, le nostre compagne e i nostri compagni, noi blocchiamo l’Europa. Insieme al nostro sindacato Usb, insieme a tutti i lavoratori portuali, insieme a tutta la città di Genova. Da questa regione escono 13-14mila container all’anno per Israele. Non faremo uscire più nemmeno un chiodo. Lanceremo lo sciopero internazionale, bloccheremo le strade. Bloccheremo tutto. Devono tornare indietro le nostre ragazze e i nostri ragazzi senza un graffio, e tutta la nostra merce, che è del popolo, fino all’ultimo cartone, deve arrivare dove deve arrivare”. Mi è giunto anche il seguente comunicato dalla Spagna, tra le migliaia di iniziative che si stanno svolgendo in tutto il Paese: “Più di cinquanta docenti di Marea Palestina: L’istruzione contro il genocidio si sono chiusi nel Circolo delle Belle Arti di Madrid per chiedere al governo l’approvazione del decreto legge che vieta la vendita di armi allo Stato di Israele. Non è normale iniziare l’anno scolastico con normalità. Invitiamo il personale educativo e culturale a unirsi a questa iniziativa.” Prima del tramonto abbiamo iniziato a vedere le montagne di Maiorca. Stasera pernotteremo alla periferia del porto di Mahón per raggruppare tutta la flotta e continuare domani la navigazione con tutte le barche insieme. Vi lascio con una foto scattata dalla Sirius, con le montagne di Maiorca sullo sfondo. Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo Redacción Barcelona