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Ex-Mercati Generali: un vuoto da proteggere
È di horror vacui che soffre l’amministrazione romana. È quello che la porta a voler riempire ogni spazio in maniera ossessiva e coprire di segni l’enorme tela del territorio romano. Eppure lo spazio che appare vuoto non è vuoto, al contrario offre infinite occasioni di lettura e di avvenimenti. Quando il valore di uno spazio però si misura solo sulla sua capacità di produrre rendita finanziaria, non si riesce a progettare trasformazioni in grado di garantire giustizia sociale e ambientale. > Forse è dovuto a questo “terrore del vuoto” il grande entusiasmo del sindaco > Gualtieri nell’annunciare, insieme alla sua Giunta, la firma della Convenzione > che integra la concessione sottoscritta nel 2006 dalla giunta Veltroni per > l’area degli ex-Mercati Generali nel quartiere Ostiense. Allora il progetto di riqualificazione, firmato da Rem Koolhaas, era quello risultato vincitore tra le 11 proposte presentate in risposta al bando che prescriveva di realizzare un centro di aggregazione giovanile, «un luogo under 30 destinato alla musica, alla cultura, alla cucina multietnica, con parcheggio sotterraneo, maxi-mediateca e anche piscina e palestra». I lavori avrebbero dovuto essere realizzati, in project financing, da un pool di imprese che aveva come capo cordata il gruppo Lamaro dei Fratelli Toti, la gestione della struttura sarebbe stata affidata ai privati per un massimo di 60 anni. Il gruppo Lamaro, nonostante nella Capitale avesse realizzato milioni di metri cubi, dalla Nuova Fiera di Roma, al Centro Agroalimentare, dalla Galleria Alberto Sordi a numerosi centri commerciali, è stato travolto da una crisi che ha condotto la società al concordato preventivo per ripianare i debiti. di Ex Mercati Generali – BASTA Speculazione (Fb) Di quel progetto dunque non si è fatto nulla, i lavori erano iniziati, poi subito interrotti per poi fermarsi definitivamente durante l’amministrazione di Ignazio Marino. A ogni cambio di consiliatura il progetto veniva trasformato, tanto che l’architetto che l’aveva firmato si era ritirato. Nel 2012 era stato eliminato il teatro da 2400 posti, così come erano state ridotte le attività socio-culturali e lo spazio verde. Nel 2017 è la giunta Raggi ad approvare una delibera che prevedeva l’ennesima trasformazione delle destinazioni d’uso, con l’inserimento di una galleria pubblica, una biblioteca, una sala conferenza, un centro anziani, ma che confermava quasi il 50% a uso commerciale. E poi c’erano gli “spazi privati ad uso pubblico” ovvero i 5mila metri quadri destinati alla casa dello studente, ma affermava l’allora assessore Montuori «i canoni di affitto saranno quelli decisi dall’Adisu», dunque calmierati. > Di tutti questi progetti nessuno è stato realizzato. Quell’area viene > descritta «vuota, abbandonata, degradata, inaccessibile» e finalmente sarà > riempita di manufatti, largamente impermeabilizzata, grazie alla generosità di > un attore privato, che investirà 380 milioni di euro. Scrive Sarah Gainsforth che ha dettagliatamente analizzato il progetto preliminare: «Secondo l’ultimo piano economico preliminare del privato, il progetto garantirà ricavi privati per oltre 32 milioni di euro l’anno di cui 21 milioni dallo studentato, a fronte di un canone per l’area, pubblica, di 165mila euro l’anno». È la realizzazione della residenza universitaria, ovvero di una struttura turistica ricettiva, per 2000 posti letto, che garantirà gli introiti maggiori. «L’atto firmato oggi – scrive sul suo sito il Comune di Roma – punta a garantire la tutela dell’interesse pubblico e la restituzione a Roma Capitale, al termine dei 60 anni di concessione, di tutte le opere realizzate. Hines, che in Italia ha maturato una lunga esperienza in progetti complessi di rigenerazione urbana e valorizzazione di patrimonio pubblico e privato, guiderà la realizzazione dell’intervento nel rispetto delle tempistiche e degli standard qualitativi definiti dalla Convenzione». Ma chi è la società Hines che vanta un così lungo elenco di operazioni di rigenerazione urbana nel nostro Paese? È una delle maggiori società immobiliari al mondo, con sedi in 30 Paesi e detiene 93,2 miliardi di dollari di asset in gestione. È la società immobiliare internazionale che ha raccolto 108 milioni di dollari da investitori israeliani per uno dei suoi principali fondi europei, l’Hines European Value Fund 2. Menora Mivtachim, una grande compagnia assicurativa israeliana che gestisce il più grande fondo pensione di Israele, ha investito 88 milioni di dollari in questo fondo. Menora Mivtachim insieme ad altre compagnie assicurative israeliane è complice del finanziamento della costruzione delle colonie, dello sfruttamento delle risorse naturali occupate e del complesso militare-industriale di Israele. > Nella vicenda degli ex-Mercati Generali non è da trascurare questo elemento > che contribuisce a definire i contorni dell’operazione finanziaria che si sta > configurando e i legami con quella che Francesca Albanese definisce «economia > del genocidio». Dal quel lontano 2006, quando fu firmata la prima concessione dell’area, molte cose sono cambiate. Roma è cresciuta, si è trasformata, i valori ambientali sono stati stravolti, molti spazi sono stati edificati. Oggi bisognerebbe ridisegnare il sistema dei parchi, le aree protette e i corridoi ecologici per garantire il collegamento fra le aree verdi, piuttosto che continuare a edificare. Per questo stupisce l’entusiasmo nell’annunciare la nuova convenzione. L’amministrazione dovrebbe proteggere i vuoti anziché riempirli. di Ex Mercati Generali – BASTA Speculazione (Fb) Sembra invece che le scelte dell’amministrazione non attribuiscano il giusto valore ai temi ambientali e climatici nel programmare le trasformazioni urbane. Il consumo di suolo non si è mai fermato, neanche negli anni della pandemia e i cambiamenti climatici in queste condizioni provocano devastanti effetti ecologici e sanitari. Secondo gli ultimi dati ISPRA del 2024, la percentuale di suolo consumato a Roma è arrivata al 13,18%, 70.620 ettari. Si agisce come se la risorsa suolo fosse inesauribile. > Lo scavo realizzato nell’area degli ex-Mercati Generali con i primi lavori > intorno ai bellissimi padiglioni ha portato alla luce l’acqua dell’antico > fiume Almone che scorre sotto il terreno, la natura ha trovato spazio per > riproporre l’habitat fluviale, con le più diverse specie di piante e animali. Molte zone definite “vuote” hanno assunto un grande valore naturalistico, zoologico e botanico e queste aree vanno considerate inedificabili. E invece si programma l’attività edilizia inarrestabile con i suoi premi edificatori, incentivi volumetrici e monetizzazione degli standard . Tutto questo impedirà di avere servizi adeguati, spazi verdi pubblici, qualità dell’aria e dell’abitare. Sarà negato il benessere ambientale, sociale, sanitario e climatico. Le piogge torrenziali e le bolle di calore renderanno la città sempre più invivibile.  Uno spazio vuoto, per di più di proprietà pubblica, assume quindi un grande valore. > Se ne sono accorti gli abitanti del quartiere che hanno formato il Comitato > cittadini per la trasparenza e la tutela dell’area ex-Mercati Generali – > Municipio VIII, che ha analizzato le criticità della convenzione e i danni che > l’edificazione porterà alla città. Hanno scritto in un comunicato: «Dopo oltre vent’anni di iter, il progetto dei Mercati Generali, nato come “Città dei Giovani”, appare oggi trasformato in una grande operazione immobiliare privata, incentrata su uno studentato di lusso e su funzioni commerciali, a fronte di benefici pubblici sempre più ridotti e indefiniti. Il progetto interessa un’area in centro storico ed è destinato ad avere un enorme impatto sui quartieri del quadrante Sud e su un territorio densamente popolato e privo di aree verdi. Lo studentato occupa oltre il 60% della superficie utile e garantisce al concessionario ricavi di oltre 21 milioni di euro l’anno, mentre il Comune incassa un canone irrisorio (165mila euro annui), cifra non aggiornata che potrebbe configurare un danno erariale. Se il concessionario è rimasto inadempiente dalla firma della prima convenzione nel 2006 con l’obiettivo di aggiornare l’opera alle condizioni di mercato per garantire la remunerazione dell’investimento, oggi i cittadini hanno il diritto di riformulare il progetto con funzioni che rispondano alle esigenze del quartiere, anche in considerazione della necessità di fermare il consumo di suolo e di incrementare il verde urbano, come previsto dal vigente Regolamento Europeo 2024/1991 sul Ripristino della Natura. Il progetto mortifica la componente ambientale dell’area e non prevede la rinaturalizzazione del tratto del fiume Almone oggi tombato. Manca una visione ecologica integrata, con verde permeabile e non di semplice arredo, visione che dovrebbe essere parte essenziale di ogni vera riqualificazione urbana». Chiedono l’avvio di un confronto pubblico trasparente e partecipato per un nuovo progetto sull’area in grado di superare le criticità evidenziate. Tutti e tutte insieme possiamo superare l’horror vacui e immaginare un’altra città? La copertina proviene dalla pagina Facebook Ex Mercati Generali – BASTA Speculazione SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Ex-Mercati Generali: un vuoto da proteggere proviene da DINAMOpress.
[2025-11-21] Resistere alla Turistificazione @ Laboratorio Politico Granma
RESISTERE ALLA TURISTIFICAZIONE Laboratorio Politico Granma - Via dei Lucani, 11 (venerdì, 21 novembre 18:00) Presentazione del libro di Marco Santopadre La rivolta nella città di plastica. La resistenza alla turistificazione nel Paese Basco (RedStarPress 2025) con Marco Santopadre (autore del libro) Adriano Cirulli (sociologo) Barbara Brollo (geografa) Turistificazione e gentrificazione rappresentano due modelli diversi ma spesso coincidenti o comunque complementari di messa a valore dei territori all’interno di economie sempre più finanziarizzate. L’impatto sulle nostre città e sulle nostre vite è sempre più ampio ed evidente: aumento dei prezzi, scarsità di alloggi a lungo termine, gentrificazione commerciale, omologazione culturale, precarizzazione e cementificazione sono solo alcune delle conseguenze più visibili. Se è vero che il “turismo porta ricchezza” e genera posti di lavoro, è anche vero che la turistificazione concentra i profitti in poche mani e socializza le perdite, scaricandole sulle comunità e sull’ambiente. A partire da una serie di interviste ad attivisti - sociali, sindacali e politici - e ricercatori, “La rivolta nella città di plastica” (Red Star Press) di Marco Santopadre ricostruisce le tappe che hanno portato la città basca di Donostia ad essere una delle località maggiormente turistificate d’Europa. Si tratta di un caso meno noto rispetto a quelli di Barcellona, Lisbona, Venezia o Firenze, ma che ci permette di analizzare un fenomeno che assume forme spesso molto simili in contesti diversi, al di là delle caratteristiche specifiche. Gli elementi di interesse sono rappresentati dal fatto che il processo di turistificazione di Donostia - messo nel libro a confronto con quello di Bilbao - si è inserito all’interno di un contesto caratterizzato per almeno un secolo da un alto tasso di conflittualità sociale e politica. E proprio l’allentamento di questa conflittualità sociale che ha condotto non solo la filiera turistica locale, ma soprattutto soggetti economici e finanziari statali e internazionali, a lanciare un’offensiva speculativa che nel giro di pochi anni ha letteralmente stravolto la città. La forte tradizione di combattività ha però prodotto già da alcuni anni una reazione organizzata alla turistificazione che tenta di trasformare il malcontento dei cittadini in mobilitazione e proposta politica, guidate dall'obiettivo della decrescita turistica in nome della priorità degli interessi degli abitanti.
Le città vuote
Quella che più di un decennio fa era iniziata come una crisi abitativa si è trasformata in realtà quotidiana, in una ferita collettiva. UNA FERITA COLLETTIVA Scriviamo da Barcellona e Palermo, due capitali mediterranee che fungono come termometri di ciò che è diventato buona parte del Sud Europa: una destinazione turistica dove i propri abitanti riconoscono a malapena le proprie strade. Città in cui l’industria del turismo divora la vita quotidiana, ma che allo stesso tempo innesca nuove resistenze e tentativi di riconquistare i propri spazi urbani e sociali. La nostra lingua, la nostra cultura, la nostra storia e la nostra comunità vengono progressivamente espulse da un modello economico che tratta la città – e i suoi abitanti – come una merce. RAVALEAR A Barcellona, quartieri come Gràcia subiscono un processo di turistificazione a un ritmo più rapido di quanto il tessuto locale possa effettivamente assorbire. Le botteghe storiche chiudono i battenti, sostituiti da attività orientate al rapido consumo e alle tasche del visitatore straniero. In appena due anni, in un raggio di circa 50 metri, hanno aperto ben cinque gelaterie e diverse caffetterie in franchising, mentre librerie e macellerie sono scomparse. Il risultato è una crescente sensazione di espulsione simbolica: sono luoghi dove i residenti non si sentono più benvenuti. Un caso emblematico è il ristorante storico Can Lluis, nel quartiere del Raval. Aperto da oltre novant’anni,  è stato un punto di ritrovo per tassisti, politici, artisti e giornalisti. Un luogo di dibattiti, convivialità e comunità. Finché un fondo d’investimento non ha acquistato l’edificio, chiudendo di fatto il locale. «Non hanno comprato solo un ristorante – ricorda Pol, figlio dell’ultimo gestore – ma la nostra storia, la nostra identità». Un decennio dopo, Pol ha tradotto quella memoria in una serie documentaria prodotta da HBO, intitolata Ravalear. Secondo Pol, la piattaforma ha scommesso su un progetto politico perché «il problema della casa è diventato così grande che ormai è impossibile ignorarlo. Milioni di persone sono stanche, e raccontare queste storie ci permette di entrare in contatto con un pubblico più vasto». Ravalear diventa così una metafora di ciò che accade in città: interi quartieri soffocati dalla speculazione, dove la cultura mediterranea della convivialità – tempo, conversazione e incontro – è stata sostituita dalla logica del profitto economico immediato. LA CITTÀ ATTRAVERSATA Negli ultimi anni il turismo in Sicilia ha conosciuto un enorme boom. Tra le forze trainanti è la serie di HBO White Lotus, la cui seconda stagione è girata a Taormina, in provincia di Messina. La serie  ha avuto un’audience di ben  4,8 milioni di spettatori e il suo successo ha fatto sì che nel 2022 ricerche della parola “Sicilia” su Google siano raddoppiate negli Stati Uniti. Il fenomeno ha provocato un importante afflusso turistico, consolidando l’isola come la meta di tendenza di quell’estate. Borgo Parrini, villaggio rurale nell’entroterra palermitano che negli ultimi anni si è promosso come destinazione turistica / Bruna Cases – RUIDO Photo Nell’entroterra palermitano, nel territorio di Partinico, la piccola frazione rurale di Borgo Parrini accoglie numerosi di questi turisti, illustrando come l’identità locale si trasformi in spettacolo da baraccone. Le case, decorate con murales di ispirazione gaudiniana e con colori mediterranei, attirano visitatori in cerca di una Sicilia da cartolina. Nelle sue strade vengono esibiti simboli come le teste di moro, i carretti siciliani o i pupi, presentati come merce in un processo di folclorizzazione che trasforma l’eredità culturale in un prodotto di consumo. A ridosso del villaggio, la cooperativa sociale NOE (No Emarginazione), che dal 1998 lavora su terreni confiscati alla mafia, promuove progetti di agricoltura sperimentale e attività educative. Tuttavia, il Comune di Partinico utilizzerà una porzione del bene confiscato per realizzare un’area di sosta destinata agli autobus turistici. Nonostante la mobilitazione della cooperativa, il 4 giugno 2025 una sentenza del TAR ha stabilito che il Comune di Partinico non dovrà pagare alcun risarcimento alla cooperativa per quanto riguarda il parcheggio realizzato sui terreni della cooperativa. > Mentre Palermo si promuove come destinazione internazionale – nel 2022 il > “National Geographic” l’ha inserita tra le migliori città al mondo per > lavorare da remoto insieme a Bali e a Lima – la popolazione locale del centro > città continua a diminuire. Secondo i dati ISTAT, dal 2011 il capoluogo ha > perso oltre 50.000 abitanti. Gli affitti medi si aggirano intorno ai 595 euro > per un appartamento di una o due stanze, mentre il reddito medio di una > persona sola supera a malapena i 440 euro. La continua crescita di piattaforme come Airbnb aggrava ulteriormente la situazione: già nel 2019 a Palermo si contavano oltre 6.000 annunci attivi. Come spiega il ricercatore Federico Prestileo e attivista di APRO (Assemblea Permanente Resistenza Overtourism), a Palermo, «non si tratta più soltanto di gentrificazione, ma di un modello in cui investitori internazionali facilitano l’introduzione in città di popolazioni temporanee. La città si trasforma in uno spazio di rotazione continua». L’effetto è visibile nel centro storico. Strade come la centralissima via Maqueda si sono trasformate in corridoi pedonali saturi di ristoranti e negozi di souvenir, dove lo spazio pubblico è ormai ridotto solamente al consumo. I mercati tradizionali – Ballarò, Capo, Vucciria – un tempo fulcro del quotidiano locale, oggi sono orientati al più becero turismo: prezzi più alti, qualità inferiore dei prodotti venduti e un folclore teatralizzato pensato per attirare i visitatori. Mercato di Ballarò a Palermo, dove molti mercanti si rivolgono principalmente ai turisti stranieri / Bruna Cases – RUIDO Photo Di fronte a questo modello, spazi comunitari come l’ex-convento San Basilio resistono. Occupato nel 2011, oggi funziona come centro sociale con attività educative, ospitando una frequentatissima palestra popolare. Ma il suo futuro è a rischio: il comune di Palermo prevede di riconvertirlo in una “Casa delle Culture”, legata a un piano da 90 milioni di euro di fondi europei per interventi nel centro storico, elaborato senza partecipazione cittadina. Per gli attivisti dell’ex-convento San Basilio, si tratta dell’ennesimo esempio di come il turismo finisca per espellere i residenti a vantaggio di interessi esterni ed opachi. IL TURISMO CAMBIA LA CITTÀ Secondo l’Istituto di Statistica della Catalogna (Idescat) e Input-Output Barcelona, il turismo rappresenta l’11% del PIL produttivo catalano e il 13,8% dell’occupazione in Spagna (dati del Ministero del Lavoro). Tuttavia, i suoi impatti urbani sono di gran lunga più profondi. > Come spiega Jaime Palomera, portavoce del Sindicat de Llogateres, «vale la > pena avere 30 milioni di turisti all’anno se chi li accoglie non può > permettersi di vivere in città? Il turismo genera ricchezza, ma è concentrata > nelle mani di pochi: catene alberghiere, fondi d’investimento e grandi > proprietari». Ciò che questo comporta è una pressione crescente sul mercato abitativo. Tra il 2019 e il 2024, gli affitti a Barcellona sono aumentati del 39%, a fronte di un incremento salariale del 13%. Nel 2019 la spesa media per l’affitto equivaleva al 38% del salario; oggi supera il 50%. Non è un caso se le mura delle città sono ricolme di graffiti che ripetono: «El turismo mata la ciudad» – Il turismo uccide la città». La crisi della casa a Barcellona attraversa l’intera società. Colpisce tanto le famiglie lavoratrici quanto i giovani studenti, le persone migranti, i creativi e gli operatori culturali. Nessuno ne è escluso. Un esempio è Okdhuu, chef e concorrente dell’ultima edizione di MasterChef España. Lo stabile  in cui viveva, in Calle Sant Agustí, nel quartiere di Gràcia, è stato acquistato dal fondo New Amsterdam, che lo ha trasformato in appartamenti per affitti stagionali e stanze destinate ai nomadi digitali. Sebbene sia riuscito a prorogare il suo contratto, oggi continua a lottare per riuscire a mantenere l’alloggio. Condivide lo stabile con stanze di 6–15 m² affittate a 700–900 euro al mese, con bagno in comune. Il salario minimo in Spagna è di 1.200 euro, il che rende questi prezzi inaccessibili per la maggior parte dei residenti. Secondo Okdhuu, il 60% degli inquilini sono nomadi digitali statunitensi. Odkhuu, designer e residente del Bloc Sant Agustí, alle prese con uno sfratto causato dall’acquisto del suo stabile da parte di New Amsterdam, fondo di investimenti che converte gli appartamenti in unità di co-living ad alto costo / Bruna Cases – RUIDO Photo Con il sostegno del Sindicat de Llogateres, i residenti dell’edificio si sono organizzati per resistere allo sfratto. «Questa città è fatta per viverci, non è la Riviera Maya. Qui la gente lavora, non tutto è turismo», afferma Okdhuu. Il suo caso riflette una questione più ampia: ciò che un decennio fa era iniziato come una lotta operaia contro gli sfratti, si è esteso oggi alle classi medie, ai professionisti e ai creativi. L’abitare è diventato un mercato speculativo globale, in cui resta sempre meno spazio per chi rende possibile la vita quotidiana in città. LA CITTÀ OSTILE Mentre Barcellona ha iniziato il suo processo di turistificazione con i Giochi Olimpici del 1992, Palermo vive oggi un fenomeno simile, che si ripete anche in altre città dell’area euromediterranea: dalle isole Baleari a Venezia, Dubrovnik, Santorini o Lisbona. Il boom palermitano è cominciato nel 2015, con la dichiarazione del suo patrimonio arabo-normanno come Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Nel 2018, la città ha ospitato la biennale d’arte Manifesta ed è stata proclamata Capitale Italiana della Cultura. Da allora, una forte campagna di marketing e nuovi investimenti ne hanno accelerato la trasformazione. Protesta di massa per chiedere la regolamentazione degli affitti e la fine degli sfratti a Barcellona / Bruna Cases – RUIDO Photo La turistificazione risponde a un modello molto preciso: maschile, bianco, produttivo, ovvero qualcuno capace di sopportare un bombardamento costante di stimoli sensoriali”, afferma Federico Prestileo. «Dopo la pandemia la situazione è peggiorata: chiunque abbia difficoltà a sopportare le folle vive in una città ostile». Di fronte a questo modello economico che trasforma la città in una merce, emergono forme di resistenza: sindacati degli inquilini, collettivi di quartiere e centri sociali che rivendicano un’idea semplice e condivisa in tutto il Mediterraneo: la città non è un parco tematico ma un luogo in cui vivere dignitosamente. La copertina è di Bruna Cases (RUIDO Photo). La pubblicazione di questo articolo è stata supportata da Journalismfund Europe SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno L'articolo Le città vuote proviene da DINAMOpress.
[2025-10-27] Tra turismo e gentrificazione @ Zazie nel metrò
TRA TURISMO E GENTRIFICAZIONE Zazie nel metrò - Via Ettore Giovenale 16, Roma (lunedì, 27 ottobre 18:30) Tra turismo e gentrificazione, Zazie nel Metrò, 27 ottobre alle 19:00. In tempi di crisi climatica, il turismo globale è una delle pratiche destinate a finire. Giunta al termine dell'economia dell'abbondanza, l'umanità non può più consumare il mondo come sta facendo dalla prima rivoluzione industriale, bensì deve ricominciare a vivere in modo più sobrio e meno impattante. Il sistema economico-politico-mediatico che ci governa e ci influenza, non potendo più negare l'emergenza in corso, sta addomesticando il cambiamento in modo che non alteri lo status quo, attraverso un'enorme operazione di riduzionismo ecologico che decide quali sono le emissioni climalteranti di cui preoccuparsi e quali quelle da sminuire, quali colpevolizzare e quali scagionare. Ne parleremo a partire dal libro "Turismo insostenibile" di Alex Giuzio.
Sabato 27 settembre dal Laurentino 38 saremo al corteo di Quarticciolo
Quando dei movimenti globali scatenano la solidarietà e la lotta degli oppressi e delle oppresse, nei quartieri popolari possiamo respirare quella forza. Che sia il grido di libertà delle donne a spingere maree di proteste, che siano i/le più giovani ad opporsi allo sfruttamento dell’uomo sulla natura, che sia una popolazione intera a resistere in … Leggi tutto "Sabato 27 settembre dal Laurentino 38 saremo al corteo di Quarticciolo"
[2025-09-24] Cosa succede dietro al muro? @ Strike s.p.a.
COSA SUCCEDE DIETRO AL MURO? Strike s.p.a. - via Umberto Partini 21 (mercoledì, 24 settembre 19:00) Cosa succede dietro il miro di Strike? Discussione aperta per parlare della residenza di lusso per student in costruzione a casalbertone e della speculazione che si riversa nei contesti di vita e di lotta. Aperitivo vegan condiviso Porta cio' che vorresti trovare STRIKE, via Umberto Partini 21
Gaza Riviera: genocidio come governance. Ma arriva l’Onda – di Maresa Lippolis e Sergio Tringali
Il piano G.R.E.A.T Trust* (Gaza, Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust), diffuso dal Washington Post alla fine dell’estate 2025, non è soltanto un documento geopolitico. È il sintomo di un immaginario di governo che prende forma da tempo: un miscuglio di tecnocrazia autoritaria, privatizzazione della sovranità e ingegneria sociale. L'ideologia alla base di queste [...]
[2025-09-11] Cosa succede dietro al muro? @ Strike s.p.a.
COSA SUCCEDE DIETRO AL MURO? Strike s.p.a. - via Umberto Partini 21 (giovedì, 11 settembre 19:30) Cosa succede dietro il miro di Strike? Discussione aperta per parlare della residenza di lusso per student in costruzione a casalbertone e della speculazione che si riversa nei contesti di vita e di lotta. Aperitivo vegan condiviso Porta cio' che vorresti trovare STRIKE, via Umberto Partini 21
La risposta giusta – di Effimera
La giornata di manifestazioni che ha attraversato Milano il 6 settembre 2025, in risposta allo sgombero del centro sociale Leoncavallo, è stata un avvenimento di grande valore che ha spezzato, almeno per un attimo, la narrazione negativa che ci circonda da ogni lato con i suoi corollari di impotenza e di paura. A nostro [...]