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Mille splendidi fiori, storie di cura, coraggio e comunità tra Afghanistan e Alto Adige
Martedì 5 agosto 2025 alle ore 21:00 Pavillon di San Vigilio di Marebbe (Provincia autonoma di Bolzano, Alto Adige) Evento organizzato da Costa Family Foundation, Insieme si può, Rawa, Gea, Dolomites San Vigilio Una serata per ascoltare voci spesso invisibili: donne che resistono, custodiscono e si fidano. Dall’Afghanistan dell’Associazione RAWA, dove anche una tisana può diventare gesto politico, all’Alto Adige, dove la violenza di genere si nasconde dietro porte chiuse e silenzi troppo lunghi. Un dialogo aperto tra mondi apparentemente distanti – impresa e sociale, poesia e attivismo – uniti dalla stessa tensione verso la dignità e la trasformazione. Parole, musica, volti e storie si intrecciano in un racconto collettivo. A chiudere, un gesto semplice: una tisana condivisa. Perché far fiorire, in fondo, è un atto rivoluzionario.     Redazione Italia
Cuba insegna che un’alternativa per le donne e le persone queer è possibile!
Mentre qui ci abituiamo a una crescente ondata repressiva verso le persone trans e le soggettività non conformi – tra censura, medicalizzazione forzata, violenze, criminalizzazione, assenza di servizi, precarietà e discriminazioni nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle strade – a Cuba viene approvata una riforma che riconosce legalmente […] L'articolo Cuba insegna che un’alternativa per le donne e le persone queer è possibile! su Contropiano.
PISA: “CI VOGLIAMO VIVE*. PER SAMANTHA, PER TUTTE*”. FIACCOLATA NEL QUARTIERE SANT’ERMETE
Il Senato ha approvato all’unanimità, nel pomeriggio di mercoledì 23 luglio 2025, il disegno di legge del governo Meloni sul femminicidio. Il provvedimento passerà ora alla Camera. La nuova norma introduce l’articolo 577-bis del codice penale e punisce con l’ergastolo chiunque provochi la morte di una donna “commettendo il fatto con atti di discriminazione, di odio o di prevaricazione, ovvero mediante atti di controllo, possesso o dominio verso la vittima in quanto donna”. Nel paese reale, però, la strage dei femminicidi continua. L’ultimo caso si è verificato ieri, martedì 22 luglio 2025, nel quartiere di Sant’Ermete a Pisa. Samantha Del Gratta, 45 anni, è stata uccisa da un uomo di 50, il suo compagno, una guardia giurata, che le ha sparato con la pistola d’ordinanza. “Ci vogliamo vive*, per Samantha, per tutte*”: con queste parole d’ordine la Comunità di quartiere di Sant’Ermete ha organizzato per questa sera, 23 luglio, alle 21, una fiaccolata. Sulle frequenze di Radio Onda d’Urto è intervenuta Carla, della Comunità di Quartiere di Sant’Ermete. Ascolta o scarica.
Donne de Borgata, raccolta fondi per l’educazione alla sessualità nelle scuole
Come Donne de Borgata, da tempo siamo impegnate nella costruzione di percorsi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole romane, soprattutto in quelle di periferia, dove più forte è la mancanza di strumenti, tutele, spazi di parola, ascolto e sostegno. La necessità è urgente, davanti ai continui femminicidi e alle violenze di […] L'articolo Donne de Borgata, raccolta fondi per l’educazione alla sessualità nelle scuole su Contropiano.
Quale percezione della violenza di genere tra i giovani
Per molti giovani italiani, la rete è il principale punto di riferimento per informarsi su relazioni affettive e sessualità. Secondo una ricerca condotta da Eumetra per Telefono Donna Italia, organizzazione attiva da oltre 30 anni nella tutela dei diritti delle donne, nella prevenzione e contrasto alla violenza di genere e nel supporto psicologico e legale alle vittime, quasi il 45% dei ragazzi tra i 16 e i 25 anni utilizza internet per ottenere informazioni su relazioni e sentimenti; più della metà lo fa per tematiche legate alla sessualità. In oltre 4 casi su 10, il primo contatto con questi argomenti avviene attraverso la pornografia. La ricerca, condotta su un campione rappresentativo di giovani italiani, restituisce un quadro in cui cresce la consapevolezza dell’importanza di un’educazione affettiva e sessuale di qualità, ma persistono forti criticità nei canali informativi: il ruolo di scuola e famiglia è percepito come marginale, lasciando ampio spazio a contenuti digitali non sempre affidabili. Questo scenario contribuisce alla diffusione di atteggiamenti problematici, talvolta offensivi o violenti. Il 79% delle ragazze e il 74% dei ragazzi, ad esempio, ritiene che i social network favoriscano comportamenti denigratori verso le donne. Le piattaforme ritenute più problematiche sono Instagram, TikTok e YouTube. “I dati della ricerca confortano almeno per questa ragione, racconta Stefania Bartoccetti, fondatrice di Telefono Donna Italia. I giovani sono consapevoli del problema. Per i ragazzi l’universo social rappresenta la loro zona d’ombra dal mondo, che però può risucchiarli senza aiutarli nei loro stessi bisogni. Siamo noi adulti a dover imparare come intervenire, rafforzando e migliorando i nostri messaggi e la nostra presenza”. Il disagio si estende anche al vissuto quotidiano: solo il 14% delle under 25 si sente pienamente libera nei contesti di svago, anche nella scelta di come vestirsi. Il 66% dichiara di avere timore di subire un’aggressione fisica e adotta precauzioni quando rientra a casa, come restare in contatto telefonico con un’amica o condividere i propri spostamenti. Le opinioni raccolte evidenziano inoltre una significativa distanza tra ragazze e ragazzi nella percezione della violenza di genere. Quasi due terzi, il 57% delle giovani intervistate ritiene che il tema sia sottovalutato dalla società, contro appena il 28% dei coetanei maschi. Anche le preferenze musicali riflettono queste divergenze. La musica è un elemento centrale nel tempo libero dei giovani, 9 su 10 dichiarano di ascoltarla frequentemente, ma le scelte variano: se la trap risulta trasversale, tra i ragazzi più giovani (16-17 anni) è più diffuso l’ascolto di brani incentrati su sesso (25%) e criminalità (30%). Allo stesso tempo, solo il 20% dei maschi manifesta un’opinione fortemente critica nei confronti del linguaggio violento, che per molti deve essere contestualizzato e non demonizzato. “Abbiamo ascoltato i giovani, si legge nel Rapporto, per comprendere il loro approccio all’affettività, relazionalità con l’altro sesso e sensibilità rispetto al tema della violenza. Ragazzi e ragazze hanno un approccio diametralmente opposto: le ragazze temono potenziali minacce e situazioni pericolose in maniera molto più frequente dei ragazzi. La gelosia di un partner, un locale notturno, i mezzi pubblici oltre un certo orario … tutte queste situazioni possono rappresentare un pericolo. Ed è molto difficile da evitare perché, a parere delle ragazze, certi avvicinamenti poco graditi prescindono dall’abbigliamento o da possibili momenti di debolezza come lo stato di alterazione causato da alcol o droghe. Questo genere di comportamenti aumenta in modo preoccupante con il passare del tempo e si riscontra in tanti ambiti, dai social network alla musica”. “Non possiamo più sottovalutare l’impatto che i media hanno sulla formazione emotiva e sociale delle nuove generazioni, ha sottolineato Matteo Lucchi, CEO di Eumetra. È necessario ripensare il modo in cui raccontiamo le storie. I contenuti con cui i giovani entrano in contatto ogni giorno non sono solo intrattenimento: influenzano visioni del mondo, comportamenti e aspettative. Costruire una cultura basata sul rispetto, sull’empatia e sulla parità di genere significa anche intervenire sul piano narrativo”. E Laura Parolin, psicologa, psicoterapeuta e professoressa ordinaria di Psicologia dinamica all’Università di Milano-Bicocca ha aggiunto: “Per comprendere fenomeni come la violenza di genere tra i giovani abbiamo bisogno di andare oltre l’impatto emotivo della cronaca e delle rappresentazioni mediatiche. In questo senso i dati di ricerca, introducendo uno sguardo sistematico sulla complessità, permettono di leggere in profondità dinamiche relazionali e culturali che troppo spesso restano opache. È solo attraverso strumenti conoscitivi solidi che possiamo evitare semplificazioni, orientare la riflessione pubblica e progettare interventi educativi e di prevenzione realmente efficaci”. Qui la Ricerca:L’immagine-della-donna-nelle-forme-di-intrattenimento Giovanni Caprio
Diciamo “Basta alla violenza di genere”: al via la campagna di UN Women Italy
Il Comitato italiano dell’agenzia Onu per l’uguaglianza e l’empowerment femminile lancia “In tutte le lingue del mondo”, un’iniziativa di sensibilizzazione e raccolta fondi per fermare la strage silenziosa che si consuma ogni giorno in ogni angolo del globo: «La violenza sulle donne è un linguaggio universale, nessun Paese è immune, incluso il nostro, come dimostrano gli ultimi tragici casi di femminicidio» Roma, 26 giugno 2025 – Con una donna uccisa in media ogni dieci minuti, oltre 50 mila in un anno, il femminicidio è l’emblema di una strage silenziosa che si consuma ogni giorno in ogni angolo del globo. Si stima siano almeno 736 milioni (una su tre) le donne sopra i 15 anni che hanno subìto violenza fisica e/o sessuale almeno una volta nel corso della propria vita (9 su 10 per mano di un partner). E l’Italia non fa eccezione, come dimostrano gli ultimi tragici casi di cronaca, di cui a colpire è, oltre all’efferatezza, la giovane età delle vittime e dei presunti autori. Per fermare tutto questo è urgente uno sforzo collettivo che faccia leva sulla prevenzione e sull’educazione. Va in questa direzione la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “In tutte le lingue del mondo” lanciata da UN Women Italy per dire «basta» alla violenza di genere. Per sostenere l’organizzazione e i suoi programmi è possibile donare accedendo alla pagina dedicata dona.unwomenitaly.org. «La violenza contro le donne è, tragicamente, un linguaggio universale. Nessun Paese, neanche il nostro, è immune. Di fronte a un fenomeno inaccettabile dobbiamo moltiplicare gli sforzi. Serve una forte mobilitazione collettiva. Perché la violenza contro le donne non è inevitabile. Possiamo prevenirla. Eppure solo lo 0,2% della spesa globale in aiuti allo sviluppo va al contrasto alla violenza di genere», spiega Loredana Grimaldi, Head of Fundraising di UN Women Italy. LA VIOLENZA SULLE DONNE IN GUERRA Al di fuori delle mura domestiche il mondo si rivela un posto altrettanto ostile per donne e ragazze. In guerra in particolare violenza e abusi diventano una pratica sistematica. Il moltiplicarsi dei conflitti armati (135 quelli registrati nel 2024, inclusi 61 statali, il numero più alto dal 1946) ha conseguenze drammatiche per donne e ragazze. Mentre il numero di chi vive in zone di guerra ha superato i 600 milioni (in crescita del 50% rispetto al 2017), nel 2023 le vittime uccise in teatri bellici sono raddoppiate (4 su 10). Nella sola Striscia di Gaza, secondo le stime di UN Women, oltre 28 mila tra donne e ragazze hanno perso la vita dall’inizio del conflitto nell’ottobre 2023, in media due ogni ora. Specularmente i conflitti moltiplicano la violenza sessuale, con lo stupro impiegato come arma di guerra. Circa 3.700 i casi verificati dalle Nazioni Unite nel solo 2023 (+50%). Numeri allarmanti ma con ogni probabilità sottostimati dal momento che molti casi non vengono denunciati o non possono essere verificati. SUDAN Conseguenza inevitabile delle guerre, gli sfollamenti forzati aumentano in modo esponenziale il rischio di abusi e violenza di genere. È il caso del Sudan, dove la guerra civile che imperversa da oltre due anni ha innescato una delle peggiori crisi umanitarie al mondo e «i corpi delle donne sono diventati campi di battaglia». Oltre 6 milioni tra donne e ragazze sono state sfollate mentre l’Onu ha registrato un drammatico aumento delle vittime di violenza di genere (quasi +300%) e documentato l’uso sistematico dello stupro ai danni in particolare di minoranze etniche. UCRAINA Anche in Ucraina molte donne vittime di violenza sessuale hanno deciso di rompere il silenzio, come testimoniano le storie raccolte da UN Women. La missione di monitoraggio delle Nazioni Unite dall’inizio del conflitto, nel febbraio del 2022, all’agosto del 2024 ha registrato 342 casi, di cui 104 ai danni di donne e ragazze. GAZA In tempo di guerra anche le strutture sanitarie diventano facile bersaglio, privando milioni di donne del diritto alla salute, a cominciare da quella sessuale e riproduttiva. Drammatica in questo senso la condizione delle donne incinte a Gaza, circa 55 mila. Con solo una manciata di ospedali ancora in grado di fornire assistenza alle gestanti, tra carenza di farmaci e dispositivi medici, malnutrizione e stress acuto, una su tre affronta gravidanze ad alto rischio, mentre i neonati prematuri e sottopeso sono almeno uno su cinque. AFGHANISTAN A cadere vittima dei conflitti sono anche i diritti umani. Emblematico l’Afghanistan, dove dopo il ritorno al potere nel 2021, il regime talebano ha progressivamente eroso le libertà di donne e ragazze fino a rimuoverle dalla vita pubblica, privandole del diritto all’istruzione, al lavoro e alla salute in quello che è considerato uno dei casi più estremi di apartheid di genere. Secondo l’Afghan Gender Index 2024 di UN Women, il Paese mostra il più ampio divario di genere al mondo, secondo solo allo Yemen, con otto donne su dieci che non studiano né lavorano. Allarmanti i numeri sul fronte della violenza fisica e sessuale per mano del partner, tra i più elevati al mondo già prima del 2021. La presa di Kabul non ha fatto che esacerbare i fattori di rischio, dal controllo istituzionalizzato degli uomini alla perdita dell’indipendenza economica delle donne fino all’abolizione delle tutele legali per le vittime di violenza. Senza contare il persistere di pratiche tradizionali come il delitto d’onore, i matrimoni forzati e precoci e il “baad”, la cessione delle donne usate come merce di scambio per appianare controversie. UN WOMEN, DA 15 ANNI A FIANCO DELLE DONNE IN TUTTO IL MONDO Quest’anno UN Women, la più giovane agenzia delle Nazioni Unite, spegne 15 candeline. Da quando è nata, sostiene milioni di donne e ragazze in tutto il mondo per porre fine alla violenza di genere, promuovere la parità e favorire l’indipendenza economica. È quello che fa per esempio in Ucraina, dove nel 2024 attraverso 54 organizzazioni locali ha supportato nel complesso oltre 180 mila tra donne e ragazze, fornendo assistenza umanitaria, protezione e supporto alle vittime di violenza di genere, supporto legale e psico-sociale. A Gaza e in Cisgiordania i programmi dell’agenzia puntano su sostentamento economico e accesso al lavoro, parità e partecipazione, contrasto alla violenza di genere e protezione delle vittime. Dall’inizio del conflitto nella Striscia, UN Women è sul campo anche per fornire alla popolazione servizi essenziali. Allo stesso modo UN Women è in prima linea in Sudan, dove negli ultimi due anni ha lavorato insieme a oltre 60 organizzazioni locali per garantire assistenza umanitaria e supporto economico a donne sfollate dalla guerra e vittime di violenza di genere. In Afghanistan UN Women non ha indietreggiato dopo l’avvento del regime talebano. In prima linea contro il rischio cancellazione di donne e ragazze dalla vita pubblica, tra 2024 e 2025 ha sostenuto 240 organizzazioni femminili in tutte le 34 province del Paese asiatico per fornire sostegno alle vittime di violenza, assistenza umanitaria, supporto economico e formazione professionale anche nelle aree più remote. In Italia, dove UN Women è approdata appena un anno fa, il Comitato nazionale ha promosso numerose iniziative. Ultima in ordine di tempo, il capitolo italiano di HeforShe, il movimento globale creato dalle Nazioni Unite nel 2014 per promuovere la parità di genere con il coinvolgimento diretto di uomini e ragazzi. «Per eliminare la violenza contro le donne e favorire la parità di genere dobbiamo concentrare i nostri sforzi sulla prevenzione e sull’educazione per imprimere un cambiamento culturale radicale. E per riuscirci è necessario che uomini e ragazzi giochino un ruolo da protagonisti», afferma Darya Majidi, presidente di UN Women Italy. UN Women Italy è il Comitato nazionale che sostiene in Italia la missione di UN Women, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile. Fondato nel giugno 2024, è parte di una rete globale di 13 Comitati nazionali, organizzazioni non governative senza scopo di lucro, indipendenti, laiche e apartitiche. UN Women Italia promuove i diritti delle donne, raccoglie fondi dal settore privato e dà visibilità globale alle istanze di donne e ragazze. Al centro della sua azione c’è la promozione di un cambiamento culturale profondo, condizione imprescindibile per superare le disuguaglianze e costruire una società più equa e sostenibile. Opera attraverso partnership strategiche con istituzioni, governi, imprese e associazioni. Le sue aree di intervento includono: parità di genere, diritti umani, empowerment economico e giovanile, lotta alla violenza contro le donne, leadership femminile e partecipazione al dibattito sociale e culturale considerando la tecnologia come fattore abilitante che offre nuove possibilità, libertà e opportunità di indipendenza. Per saperne di più: unwomenitaly.org Redazione Italia
Free Female Power: a Pescara la performance collettiva sull’empowerment femminile
Il 29 giugno in Piazza della Rinascita un’azione artistica partecipata contro la violenza di genere Domenica 29 giugno 2025, alle ore 17:00, Piazza della Rinascita a Pescara ospiterà Free Female Power, un’azione performativa partecipata nata per promuovere l’empowerment femminile attraverso l’arte relazionale. L’evento – ideato dall’artista italo-colombiana Lalula Vivenzi e promosso da Pubblica_Lab ETS – vedrà la presenza di centinaia di persone riunite in un’azione collettiva, simbolica e trasformativa. Al centro della performance: un minuto di grida corali, in sostituzione del silenzio, per rompere l’isolamento e trasformare la vulnerabilità in forza collettiva. Le persone partecipanti, tutte/i vestite/i di bianco, indosseranno maschere di cartone raffiguranti volti di donne della storia che hanno incarnato libertà, lotta, resistenza e creatività. Un gesto semplice e potente per rendere visibile ciò che troppo spesso resta invisibile. «Invitiamo tutte le soggettività che credono nella libertà, nella dignità e nella giustizia a unirsi a noi in questo rito collettivo di presenza e affermazione. Free Female Power è uno spazio di connessione, un grido comune contro ogni forma di oppressione. Per partecipare è possibile iscriversi attraverso il sito oppure scrivendo una mail. Più siamo, più facciamo rumore», dichiara Benedetta La Penna, coordinatrice del progetto a Pescara, attivista transfemminista del Collettivo Zona Fucsia e componente della Commissione Pari Opportunità della Regione Abruzzo. Lalula Vivenzi, artista che ha portato Free Female Power in Italia, Finlandia e Spagna, spiega: «Questa azione nasce dal bisogno di riconoscerci nei corpi delle altre. Maschere diverse, stesse lotte. Attraverso la voce e la presenza, ci riappropriamo dello spazio pubblico e della possibilità di raccontarci in prima persona. Non c’è liberazione individuale senza liberazione collettiva». L’iniziativa è realizzata con il patrocinio del Comune di Pescara e il CSV Abruzzo, il sostegno di Coop 3.0, Accademia NAMI e Fondazione ARIA. Collaborano inoltre: Cooperativa sociale On the Road, le associazioni Il Guscio e Ananke, i brand di moda ética Mirabiliae, Votes For People e l’azienda TessProject, tra altre realta del territorio.   INFO E ADESIONI Email: freefemalepower@gmail.com Web: https://pubblica-lab.art/eventi/free-female-power  Tel: 320 9211198 (Lalula Vivenzi) – 3806964812 (Benedetta La Penna)  Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=J7pTd1PD8ko Redazione Abruzzo
NAPOLI: CENTINAIA IN CORTEO “PER MARTINA E PER TUTTE”
Dopo il femminicidio della 14enne Martina Carbonaro, uccisa dal fidanzato 18enne perché – ha dichiarato lui stesso – “non voleva più stare con lui”, giovedì 29 maggio 2025 in centinaia si sono radunate in piazza San Domenico alle ore 20 per poi partire in corteo per le vie del centro di Napoli precedute dallo striscione “Ci vogliamo libere, felici e vive“. Domani, sabato 31 maggio 2025, alle ore 21, nuovo appuntamento di lotta in piazza Gianturco ad Afragola, la città del Napoletano in cui viveva Martina. Il racconto della manifestazione su Radio Onda d’Urto con Azzurra, degli Studenti Autorganizzati Campani, una delle realtà che avevano chiamato la piazza. Ascolta o scarica.
CHIARI: IL COMUNE REVOCA PATROCINIO (E SPAZIO) ALL’EVENTO DELLA RETE DI DAPHNE
A Chiari, nell’ovest bresciano, è stata annullata la quarta edizione del Festival “Facciamo Rete… di Daphne”, organizzata dal centro antiviolenza Rete di Daphne e in programma l’8 giugno a Villa Mazzotti. Un evento di autofinanziamento che, attraverso talk, spettacoli, laboratori, banchetti ed enogastronomia, punta a sensibilizzare sulla violenza di genere e a sostenere l’omonima associazione che si occupa dei centri antiviolenza nei 44 comuni dell’ovest bresciano. Il Comune di Chiari, guidato dalla destra, aveva inizialmente concesso il patrocinio nel mese di gennaio. Tuttavia, come spiegano le stesse volontarie del centro antiviolenza clarense nel comunicato diramato per annunciare l’annullamento dell’iniziativa, “L’8 maggio, ad un mese dall’evento, ci viene comunicato dal Sindaco, tramite mail, la revoca del patrocinio e la negazione degli spazi previsti”. Le ragioni della revoca contenute nella mail si rifarebbero a “una presunta mancanza di rapporto fiduciario basato su ‘no politica e no vostre provocazioni'”. Nel mirino – secondo quanto viene riportato sui social dei partiti di destra come Lega e FdI – soprattutto la scelta di invitare le Della Move, un gruppo di ballerine antifasciste nate all’interno del Laboratorio Occupato Kasciavìt di Milano. Secondo la Giunta clarense, quindi, invitare – si legge testualmente – “un gruppo, nato in un CENTRO SOCIALE DI MILANO, composto da BALLERINE ANTIFASCISTE che si impegnano socialmente per inclusione e resistenza” sarebbe divisivo e slegato dal combattere la cultura patriarcale alla base della violenza di genere. La reazione e il commento a caldo di Giulia, del progetto Della Move, al centro delle contestazioni della destra clarense Ascolta o scarica Immediata anche la reazione delle realtà femministe, transfemministe e solidali del territorio che, proprio in queste ore, stanno rispondendo all’appello e alla richiesta di sostegno pubblicata dalla Rete di Daphne sui propri profili social. Radio Onda d’Urto ha raccolto alcune delle loro voci. Il commento di Edo di Brescia Pride Ascolta o scarica La presa di parola di Paola Arcari, coordinatrice dell’ufficio tutela dell’associazione ADL a Zavidovici e del Centro Aristofane di Brescia Ascolta o scarica L’intervento di Donatella Albini, medica del centro studi e informazione sulla medicina di genere, già delegata alla sanità del Comune di Brescia Ascolta o scarica
BRESCIA: PRESIDIO AL LICEO LEONARDO DOPO LA DENUNCIA DI MOLESTIE DI UN PROFESSORE DENUNCIATE DA UNA ALUNNA
Un presidio nella mattinata del 10 maggio 2025 è stato promosso, prima dell’inizio delle lezioni, al Liceo Leonardo di Brescia. Una iniziativa organizzata dal Collettivo Onda Studentesca in solidarietà con tutte le studentesse che hanno subito molestie “da parte di chi dovrebbe guidarle in un percorso di crescita” affermano in un comunicato, aggiungendo “Siamo stufe del silenzio, della paura, di vedere chi denuncia subire pressioni e chi molesta continuare ad insegnare come se nulla fosse”. La mobilitazione vuole essere una risposta alla denuncia pubblica di molestie da parte di un professore nei confronti di un’alunna lo  scorso 26 marzo. Al presidio presenti anche studenti e studentesse di altri collettivi delle scuole bresciane e attiviste di diversi centri antiviolenza bresciani. Su Radio Onda d’Urto abbiamo riproposto gli interventi che si sono susseguiti durante l’inziativa: Matilde del Collettivo Onda Studentesca, Laura Leviani – centro antiviolenza Butterfly, anna Zinelli di “Gazebo Viola” e Kay del Collettivo Olivieri-Tartaglia.Ascolta o scarica