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Tennis, prevenzione e carri armati: la militarizzazione avanza spedita
Dal 12 al 14 settembre Torino ha ospitato la manifestazione “Tennis and Friends – Salute e sport”, svoltasi nella centralissima Piazza Castello, che gli studenti e le studentesse dell’acampada di quella che ormai è nota come “Piazza Palestina” – presidio permanente a sostegno della popolazione di Gaza che ha da poco “compiuto” 100 giorni di vita – hanno dovuto lasciare, trasferendosi in una piazza non lontana (clicca qui per la notizia). “Tennis and Friends”, che si svolge dal 2011 “come Official Charity delle Nitto ATP Finals” (https://www.tennisandfriends.it/torino-25/), riscuote un buon successo di pubblico in questo periodo di “sinnerizzazione” della società e di innamoramento collettivo per il tennis, che sembra aver affiancato il calcio come potente “arma di distrazione di massa”. Ciò che però è rilevante agli occhi dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università è che tra gli enti patrocinanti dell’evento troviamo il Ministero della Difesa, poiché le Forze Armate, così come la Polizia di Stato, sono coinvolte nelle attività di prevenzione e screening proposte in queste giornate. Sul sito del dicastero leggiamo: “Lo Stato Maggiore della Difesa contribuisce al “Villaggio della Salute”, aperto nei giorni sabato e domenica, con un’area promossa dall’Ispettorato Generale della Sanità Militare […]. Cittadini e cittadine possono usufruire di visite gratuite in Otorinolaringoiatria, Cardiologia, Oculistica e Ginecologia: un’occasione concreta per prendersi cura della propria salute, in modo semplice e accessibile” (https://www.difesa.it/smd/news-italia/difesa-a-torino-per-tennis-and-friends-tre-giorni-sport-salute-prevenzione/78942.html).  Il personale in divisa ha proposto alla cittadinanza non solo visite mediche garantite dalle strutture sanitarie militari, ma anche momenti ludici rivolti in particolare alle scuole (https://www.tennisandfriends.it/wp-content/uploads/2025/09/PROGRAMMA-TORINO2025.pdf). Nel programma della giornata di venerdì 12 troviamo proposte che spaziano dal simulatore di tiro Biathlon a fucili laser al simulatore di pagaiata, passando per una dimostrazione di blsd a cura della Polizia di Stato e senza dimenticare attività proposte dagli atleti dei gruppi sportivi militari. Il tutto è stato allietato dalla fanfara della Brigata Alpina Taurinense e dalla presenza di madrine e padrini del calibro di Cristina Chiabotto e Albano Carrisi. Le giornate di sabato 13 e domenica 14 sono state dedicate ad attività di screening e prevenzione “offerte” in parte dalla ASL di Torino e in parte da medici in divisa, mentre proseguivano le manifestazioni sportive e gli incontri con specialisti della salute e personaggi pubblici, fino alla chiusura della manifestazione con l’esibizione della Fanfara III Reggimento Carabinieri.  Dal punto di vista dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università eventi e manifestazioni come quella in esame sono pienamente riconducibili al progetto di diffusione della “cultura della difesa”, di cui il Programma di Comunicazione del Ministero della Difesa indica obiettivi e intenti. Tra i “temi di comunicazione” individuati dal documento troviamo proprio la sanità, che è inserita tra le funzioni che devono essere valorizzate e ricondotte a un sistema volto a presentare la “Difesa al servizio del Paese non solo per la sicurezza” (https://www.difesa.it/assets/allegati/3706/pc_md_2025.pdf, p. 25), con l’obiettivo di “cambiare la percezione dello Strumento Militare nazionale” attraverso “una mutua contaminazione reciprocamente vantaggiosa con il mondo civile” (p. 17). Ciò che qui intendiamo ribadire è che il processo di normalizzazione della presenza di Forze Armate e Forze dell’Ordine in ambito civile non è né casuale né (tantomeno) neutro, ma è al contrario l’esito di un progetto di lungo periodo, intenzionalmente e consapevolmente pianificato proprio con la finalità di “occupare” spazi e a dare risposte a esigenze non sempre adeguatamente soddisfatte da un welfare in crisi. Questo è particolarmente evidente proprio guardando al settore sanitario: la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale, già erosa da decenni di tagli, è oggi minacciata dal disinvestimento in questo capitolo di spesa a favore della crescita delle spese militari nel contesto del piano riarmo europeo. Il paradosso è evidente: le Forze Armate guadagnano credibilità e sostegno offrendo “gratuitamente” ed erogando come se fosse un “regalo” alla cittadinanza servizi che il SSN non riesce più a fornire. La distorsione è grave e incisiva anche dal punto di vista della percezione da parte dei cittadini: quello che è un diritto (la salute, le cure mediche, la prevenzione) non è garantito dai soggetti istituzionali che appaiono (e sono, in effetti) carenti per scelte (politiche) che rafforzano anche economicamente il settore militare, il quale ha così buon gioco nel presentarsi come un deus ex machina salvifico nel vicariare funzioni che non gli pertengono. L’esito perverso è l’aumento, da parte dei cittadini, della sfiducia nei confronti di settori che non vengono adeguatamente finanziati, parallelamente alla crescita di prestigio e popolarità delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine, anche perché il contesto in cui il servizio è erogato è appositamente pensato per attrarre i destinatari sia con iniziative ludiche, sia grazie a una sapiente regia capace di giocare (indirettamente) su crescenti sentimenti di paura e insicurezza: non a caso proprio a Torino ha “vegliato” sulla manifestazione “un VTMM ‘Orso’, mezzo militare in configurazione ‘ambulanza’, che consente al personale medico di operare in sicurezza, garantendo un rapido intervento in area di operazioni”. A essere normalizzata, è evidente, non è più la sola presenza di personale in divisa nelle città, ma l’idea stessa che le stesse città o comunque il “nostro” tranquillo Occidente possa in un tempo neanche troppo remoto doversi riabituare all’idea e alla presenza della guerra. Qui alcuni scatti di compagni e compagne della Scuola per la Pace di Torino e Piemonte. Irene Carnazza, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Torino
La fragilità come forza educativa: il progetto “Forza Uguale e Contraria” a Napoli
-------------------------------------------------------------------------------- Nell’estate appena trascorsa, a Napoli, si è discusso molto del tema della fragilità grazie a un progetto che unisce scuola e terzo settore. “Forza Uguale e Contraria” nasce dalla collaborazione tra il Liceo Artistico Statale, la Cooperativa Era, la Cooperativa Partecipiamo e il Centro Polifunzionale Ciro Colonna di Ponticelli (Cooperativa NuReCo), con il sostegno del Comune di Napoli. L’iniziativa si propone come punto di riferimento per l’assistenza specialistica nelle scuole, con l’obiettivo di accompagnare i ragazzi più vulnerabili e sostenere, al tempo stesso, gli adulti che se ne ricevono cura. L’idea di fondo è affrontare la fragilità non come un limite, ma come condizione umana universale e valore da riconoscere. Oggi spesso mancano parole capaci di contenere emozioni e sentimenti, e sembra rifiutata una convivenza basata su equilibrio e ascolto reciproco. Rendere la fragilità un terreno possibile di incontro significa contrastare l’isolamento e la violenza, e aprire la strada a una vita condivisa, in cui l’altro non è percepito come minaccia ma come possibilità di relazione. Il progetto si concentra sugli adolescenti con dipendenze, disturbi dell’umore o tratti di personalità problematici. Con loro si lavora partendo da un presupposto semplice ma potente: nell’istinto animale la ferita deve restare nascosta per non diventare debolezza; l’essere umano, invece, può trasformare la ferita in parola, pensiero, desiderio di futuro. Durante gli “incontri di mezza luna”, che si svolgono ogni martedì, ragazzi, docenti e specialisti si siedono in semicerchio e riflettono insieme sul vissuto della settimana. È un tempo sospeso, in cui il ragazzo si sente al centro dei pensieri di un adulto che lo accoglie e lo contiene, trovando il coraggio di esprimere emozioni difficili. La metodologia prevede una coppia educativa formata da docente e specialista: l’insegnante guida la lezione, mentre lo psicologo osserva in silenzio, posizionato alle spalle degli studenti. Questa presenza discretamente crea uno spazio di fiducia: i ragazzi sanno che l’adulto c’è, pur non vedendolo, e possono affidarsi a lui per dare forma a pensieri e parole. Così si costruisce una terza area intermedia, protetta, in cui nasce la possibilità di trasformare paure e conflitti in dialogo. Il progetto chiama in causa anche il mondo interiore degli adulti. Per sostenere i giovani, infatti, docenti e specialisti devono fare i conti con le proprie emozioni più resistenti e dolorose, imparando a elaborarle e trasformarle. È qui che prende senso il richiamo al “comandante”: la parte più profonda dell’Io che, attraversando tempeste emotive e fragilità, cerca di mantenere il rottame, tenendo insieme il mondo interno e il contatto vivo con l’esterno. In questo spazio di ricerca condivisa, l’arte del progettare insieme diventa cura: emergono pensieri cupi, fragilità e sofferenze, ma anche possibilità di trasformazione. Lo stupore e la meraviglia, motori del progetto, evidenziano una dimensione educativa che accoglie la differenza e la pluralità, offrendo ai ragazzi e alla comunità un futuro più libero e consapevole. Per informazioni: info@nureco.it Redazione Napoli
Gioia del Colle: il 36° Stormo per la prevenzione tumori con un aperitivo al tramonto
Il 36° Stormo di Gioia del Colle è uno dei reparti dell’aeronautica militare italiana con un ruolo cruciale nella difesa dello spazio aereo del Mediterraneo, nazionale e area NATO. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università registriamo quanto questo reparto sovrasti la vita della gente comune di Gioia del Colle, diventando purtroppo una costante. Ormai non è più possibile scindere la vita civile da quella militare, questo è quanto accade nei territori dove si investe più nel mondo bellico che in altro, come in Italia con il 5% del PIL per le spese militari. Se negli eventi mondani i caccia Eurofighter Typhoon del 36° Stormo vengono utilizzati come oggetti di allestimento, capita che qualcuno li usi come sfondo per ritrarre in foto sé stesso, gli amici e la sua famiglia. Così come sta diventando normale scegliere un luogo proprio delle forze armate per tenere un evento di informazione aperto alla cittadinanza, come è accaduto per il convegno sulla prevenzione del tumore al seno di venerdì 27 giugno, organizzato nell’aula magna dell’aeroporto militare. Protagonisti del convegno erano Breast Care Unit del Policlinico di Bari e l’associazione Noi ci rialziamo sempre! di Maria Di Giulio (clicca qui per le informazioni). Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università sappiamo del danno ambientale e alla salute prodotto dalle guerre, è talmente certo! Quindi ci chiediamo, perché scegliere l’aeronautica militare come partner di questo evento? E come può succedere che, tra tante possibilità, si finisca per scegliere un luogo proprio del mondo militare per parlare di prevenzione oncologica? Il 10 luglio scorso, sempre a Gioia del Colle presso l’areoporto (abbiamo lasciato invariato il termine “areoporto”, che compare due volte nel post diffuso sui social) militare “Antonio Ramirez”, si è svolto un evento (clicca qui per i particolari) che rappresenta bene la normalizzazione della presenza militare anche in contesti che con la guerra non hanno nulla a che vedere. Non sappiamo quanto costassero i biglietti, ma sappiamo che l’hangar militare del 36° Stormo ha fatto da scenario per un aperitivo al tramonto, accompagnato da dj set musicale. Vi ha preso parte anche il Vespa Club con mogli e figli al seguito. Noi aderenti all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università troviamo sconcertanti questi accostamenti perché sono l’esempio di una propaganda dall’apparenza rassicurante e amichevole che tende a normalizzare la presenza delle Forze Armate e della guerra nella vita quotidiana, preparandole menti ai futuri scenari bellici. Siamo preoccupati e preoccupate dal sostegno istituzionale che viene dato a tali iniziative e dalla condiscendenza con la quale vengono accolte dalla comunità. Invitiamo la comunità cittadina a prendere consapevolezza della pericolosità di una simile familiarizzazione con gli scenari bellici e ad avviare percorsi attivi di pace e di smilitarizzazione delle coscienze e dei territori. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Post diffuso sui social: GdC-10 10 luglio 2025 dalle 19.00 alle 01.00 Gioia del Colle, BA areoporto militare “Antonio Ramirez” Un occasione unica per godersi un aperitivo durante il tramonto, in una location esclusiva, un hangar militare del 36° stormo! Un sunset mozzafiato, ottimo ciboe musica, con importanti dj del panorama musicale Pugliese. Per ragioni di sicurezza, per l’accesso all’Areoporto militare, si potrà acquistare un solo biglietto per utente abbinando in fase di acquisto gli estremi del proprio documento di riconoscimento. https://eventi.booxit.it/sharelinks/gdc10?fbclid=PAQ0xDSwLObOlleHRuA2FlbQIxMQABp_tSWSldcimhH1AHKa7RaJfHsOakw9Mzyqu2BoZbL_1MoWFt-jmBWDa22KPh_aem_wfOfdVc9Syt6KhyDxB4x5A
Carabinieri e prevenzione a Livorno: chi dovrebbe veramente combattere il tumore al seno?
Segnaliamo questo articolo di propaganda uscito sulla cronaca locale di Livorno: I Carabinieri Paracadutisti del Tuscania in prima linea per la prevenzione: screening gratuiti contro il tumore al seno. A partire dal titolo, una “prima linea” che richiama tempi di guerra, l’immaginario evocativo dell’articolo mette al centro i corpi speciali dei Carabinieri come se fossero i protagonisti in un ambito dove, invece, di fatto non c’entrano nulla. I protagonisti della prevenzione sono e devono essere i medici, non certo i militari e a combattere purtroppo, non sono certo i militari, ma tutte le donne che oggi hanno un tumore e che forse avrebbero potuto prevenirlo, se avessero avuto la possibilità di controlli regolari. Condividiamo il messaggio di fondo – sia chiaro –  promuovere la cultura della prevenzione, e riportiamo integralmente le parole dei medici organizzatori «La diagnosi precoce consente di individuare lesioni anche di piccole dimensioni e quindi di intervenire tempestivamente, migliorando significativamente le possibilità di guarigione». Ma se «prendersi cura di sé è un dovere, ma anche un diritto» non capiamo come mai «operazioni di controllo clinico,[sono state] riservate [solo] alle militari e alle familiari dei militari», rendendo così quella che poteva essere un’iniziativa aperta a tutte, un mero privilegio di poche donne legato alla divisa militare. Se si possono  portare avanti operazioni di questo tipo – fondamentali per la salute pubblica  – «grazie alla disponibilità dell’Infermeria del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti Tuscania», quello che ci deve preoccupare è lo stato di funzionamento del nostro sistema sanitario che quindi non avrebbe lo spazio per un controllo basilare come la prevenzione al cancro al seno. Eppure questa infermeria fa in ogni caso parte del patrimonio pubblico, l’eccezionalità è data quando viene utilizzata in maniera esclusiva dai militari, non certo quando viene aperta ad un pubblico più ampio. Se veramente i militari del Tuscania si volessero mettere in gioco, potrebbero rinunciare alla costruzione di una nuova infrastruttura a loro dedicata all’interno del parco naturale di San Rossore, il cui costo complessivo è stimato in 520 milioni di euro. Con tale cifra, secondo le stime fatte in parlamento durante la discussione del DL per la riduzione delle liste di attesa si potrebbe  garantire la mammografia biennale a tutte le donne dai 45 anni e fino ai 74 anni per 4 anni. Peccato che questa primavera gli emendamenti proposti in commissione sanità che puntavano a potenziare lo screening sono stati bloccati in commissione bilancio. Il tutto mentre l’Italia si appresta dietro la spinta della Nato ad aumentare le spesi militari al 5% del PIL. Quindi si tagliano i fondi per la spesa sanitaria, si investe in armamenti, ma poi si fa propaganda per i bravi militari che promuovono la prevenzione per i tumori al seno. Quando la vera urgenza, come denunciato dall’associazione Europa Donna è assicurare la possibilità di uno screening mammografico ai 2 milioni di donne a cui oggi è negata la possibilità di prevenzione Fausto Pascali, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Dagli incidenti non si può tornare indietro
Video per promuovere l’uso dei dispositivi anti-caduta per attività in quota. La sicurezza deve essere applicata preventivamente: non si può tornare indietro in caso di incidente. Incidents do not offer any rewind option.