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Gioia del Colle: il 36° Stormo per la prevenzione tumori con un aperitivo al tramonto
Il 36° Stormo di Gioia del Colle è uno dei reparti dell’aeronautica militare italiana con un ruolo cruciale nella difesa dello spazio aereo del Mediterraneo, nazionale e area NATO. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università registriamo quanto questo reparto sovrasti la vita della gente comune di Gioia del Colle, diventando purtroppo una costante. Ormai non è più possibile scindere la vita civile da quella militare, questo è quanto accade nei territori dove si investe più nel mondo bellico che in altro, come in Italia con il 5% del PIL per le spese militari. Se negli eventi mondani i caccia Eurofighter Typhoon del 36° Stormo vengono utilizzati come oggetti di allestimento, capita che qualcuno li usi come sfondo per ritrarre in foto sé stesso, gli amici e la sua famiglia. Così come sta diventando normale scegliere un luogo proprio delle forze armate per tenere un evento di informazione aperto alla cittadinanza, come è accaduto per il convegno sulla prevenzione del tumore al seno di venerdì 27 giugno, organizzato nell’aula magna dell’aeroporto militare. Protagonisti del convegno erano Breast Care Unit del Policlinico di Bari e l’associazione Noi ci rialziamo sempre! di Maria Di Giulio (clicca qui per le informazioni). Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università sappiamo del danno ambientale e alla salute prodotto dalle guerre, è talmente certo! Quindi ci chiediamo, perché scegliere l’aeronautica militare come partner di questo evento? E come può succedere che, tra tante possibilità, si finisca per scegliere un luogo proprio del mondo militare per parlare di prevenzione oncologica? Il 10 luglio scorso, sempre a Gioia del Colle presso l’areoporto (abbiamo lasciato invariato il termine “areoporto”, che compare due volte nel post diffuso sui social) militare “Antonio Ramirez”, si è svolto un evento (clicca qui per i particolari) che rappresenta bene la normalizzazione della presenza militare anche in contesti che con la guerra non hanno nulla a che vedere. Non sappiamo quanto costassero i biglietti, ma sappiamo che l’hangar militare del 36° Stormo ha fatto da scenario per un aperitivo al tramonto, accompagnato da dj set musicale. Vi ha preso parte anche il Vespa Club con mogli e figli al seguito. Noi aderenti all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università troviamo sconcertanti questi accostamenti perché sono l’esempio di una propaganda dall’apparenza rassicurante e amichevole che tende a normalizzare la presenza delle Forze Armate e della guerra nella vita quotidiana, preparandole menti ai futuri scenari bellici. Siamo preoccupati e preoccupate dal sostegno istituzionale che viene dato a tali iniziative e dalla condiscendenza con la quale vengono accolte dalla comunità. Invitiamo la comunità cittadina a prendere consapevolezza della pericolosità di una simile familiarizzazione con gli scenari bellici e ad avviare percorsi attivi di pace e di smilitarizzazione delle coscienze e dei territori. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Post diffuso sui social: GdC-10 10 luglio 2025 dalle 19.00 alle 01.00 Gioia del Colle, BA areoporto militare “Antonio Ramirez” Un occasione unica per godersi un aperitivo durante il tramonto, in una location esclusiva, un hangar militare del 36° stormo! Un sunset mozzafiato, ottimo ciboe musica, con importanti dj del panorama musicale Pugliese. Per ragioni di sicurezza, per l’accesso all’Areoporto militare, si potrà acquistare un solo biglietto per utente abbinando in fase di acquisto gli estremi del proprio documento di riconoscimento. https://eventi.booxit.it/sharelinks/gdc10?fbclid=PAQ0xDSwLObOlleHRuA2FlbQIxMQABp_tSWSldcimhH1AHKa7RaJfHsOakw9Mzyqu2BoZbL_1MoWFt-jmBWDa22KPh_aem_wfOfdVc9Syt6KhyDxB4x5A
Carabinieri e prevenzione a Livorno: chi dovrebbe veramente combattere il tumore al seno?
Segnaliamo questo articolo di propaganda uscito sulla cronaca locale di Livorno: I Carabinieri Paracadutisti del Tuscania in prima linea per la prevenzione: screening gratuiti contro il tumore al seno. A partire dal titolo, una “prima linea” che richiama tempi di guerra, l’immaginario evocativo dell’articolo mette al centro i corpi speciali dei Carabinieri come se fossero i protagonisti in un ambito dove, invece, di fatto non c’entrano nulla. I protagonisti della prevenzione sono e devono essere i medici, non certo i militari e a combattere purtroppo, non sono certo i militari, ma tutte le donne che oggi hanno un tumore e che forse avrebbero potuto prevenirlo, se avessero avuto la possibilità di controlli regolari. Condividiamo il messaggio di fondo – sia chiaro –  promuovere la cultura della prevenzione, e riportiamo integralmente le parole dei medici organizzatori «La diagnosi precoce consente di individuare lesioni anche di piccole dimensioni e quindi di intervenire tempestivamente, migliorando significativamente le possibilità di guarigione». Ma se «prendersi cura di sé è un dovere, ma anche un diritto» non capiamo come mai «operazioni di controllo clinico,[sono state] riservate [solo] alle militari e alle familiari dei militari», rendendo così quella che poteva essere un’iniziativa aperta a tutte, un mero privilegio di poche donne legato alla divisa militare. Se si possono  portare avanti operazioni di questo tipo – fondamentali per la salute pubblica  – «grazie alla disponibilità dell’Infermeria del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti Tuscania», quello che ci deve preoccupare è lo stato di funzionamento del nostro sistema sanitario che quindi non avrebbe lo spazio per un controllo basilare come la prevenzione al cancro al seno. Eppure questa infermeria fa in ogni caso parte del patrimonio pubblico, l’eccezionalità è data quando viene utilizzata in maniera esclusiva dai militari, non certo quando viene aperta ad un pubblico più ampio. Se veramente i militari del Tuscania si volessero mettere in gioco, potrebbero rinunciare alla costruzione di una nuova infrastruttura a loro dedicata all’interno del parco naturale di San Rossore, il cui costo complessivo è stimato in 520 milioni di euro. Con tale cifra, secondo le stime fatte in parlamento durante la discussione del DL per la riduzione delle liste di attesa si potrebbe  garantire la mammografia biennale a tutte le donne dai 45 anni e fino ai 74 anni per 4 anni. Peccato che questa primavera gli emendamenti proposti in commissione sanità che puntavano a potenziare lo screening sono stati bloccati in commissione bilancio. Il tutto mentre l’Italia si appresta dietro la spinta della Nato ad aumentare le spesi militari al 5% del PIL. Quindi si tagliano i fondi per la spesa sanitaria, si investe in armamenti, ma poi si fa propaganda per i bravi militari che promuovono la prevenzione per i tumori al seno. Quando la vera urgenza, come denunciato dall’associazione Europa Donna è assicurare la possibilità di uno screening mammografico ai 2 milioni di donne a cui oggi è negata la possibilità di prevenzione Fausto Pascali, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università